Obiezione di coscienza, Papa Francesco risponde all’Europa: «è un obbligo morale!»

papa medici2E’ arrivata ieri la notizia della nuova crociata contro i medici obiettori di coscienza: il Consiglio d’Europa (anzi, un sotto-comitato di 14 membri) ha infatti accolto un ricorso della Cgil, sostenendo che i medici non obiettori in Italia verrebbero discriminati e che sarebbe ostacolato alle donne l’accesso all’aborto.

Solite sciocchezze che ciclicamente rispuntano fuori, un giudizio oltretutto in contraddizionecome ha fatto notare Luca Volonté- con il pronunciamento che lo stesso Consiglio d’Europa aveva pubblicato nel 2010, nel quale non solo si invitavano gli Stati membri a tutelare innanzitutto il diritto all’obiezione di coscienza per tutti, ma anche – in quella sede – si era valutata la posizione italiana e si era preso atto che essa non era solo corretta, ma contemperava, da un lato, i diritti della donna e, dall’altro, i diritti degli obiettori di coscienza. Oltretutto, le stesse percentuali di obiettori di coscienza in Italia (oltre l’80%) esistono –secondo uno studio del 2011- anche negli USA. Il motivo è molto semplice, lo abbiamo già scritto: gli obiettori continuano ad aumentare perché la coscienza dei medici non riesce più a non ribellarsi di fronte all’evidenza di chi è l’embrione, una persona umana degna di non essere soppressa. Come, d’altra parte, ammettono anche i ginecologi abortisti.

Quel che ancora nessuno ha notato, tuttavia, è che questa mattina, durante l’omelia quotidiana, Papa Francesco sembra aver risposto proprio all’intervento del Consiglio d’Europa. Precisiamo che è una nostra ipotesi, ma è sostenuta da ottimi motivi. Il Pontefice ha ricordato i «cristiani che festeggiavano la Pasqua nel Pakistan, martirizzati proprio perché festeggiavano il Cristo Risorto. Ma c’è un’altra persecuzione della quale non si parla tanto», una persecuzione «travestita di cultura, travestita di modernità, travestita di progresso. È una persecuzione – io direi un po’ ironicamente – ‘educata’. E’ quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di Figlio di Dio».

Questa “persecuzione educata”, ha proseguiti il Papa, «è una persecuzione contro Dio Creatore nella persona dei suoi figli! E così vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. E’ la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Questa è la persecuzione del mondo che toglie la libertà. Il capo della persecuzione ‘educata’, Gesù lo ha nominato: il principe di questo mondo. E quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del Figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio Creatore. E’ la grande apostasia. Così la vita dei cristiani va avanti con queste due persecuzioni». A noi sembra abbastanza evidente a cosa si riferisce il Pontefice: parla di poteri progressisti che vogliono imporre delle leggi contrarie ai valori del Figlio di Dio e perseguitano le nazioni che non si sottomettono, cita proprio la volontà di voler eliminare l’obiezione di coscienza.

Possiamo anche sbagliare, siamo sicuri comunque che questo è il pensiero di Francesco poiché parole simili le ha pronunciate proprio dentro al Parlamento europeo: «l’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Serve «un impegno importante e ammirevole, poiché persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l’utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi».

Addirittura nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, Francesco, oltre a ricordare «il diritto alla vita del bambino innocente che cresce nel seno di sua madre», ha ricordato alla donna «che in nessun modo è possibile presentare come un diritto sul proprio corpo la possibilità di prendere decisioni nei confronti di tale vita, che è un fine in sé stessa e che non può mai essere oggetto di dominio da parte di un altro essere umano. Perciò a coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza».

Dunque, non esiste un diritto all’aborto, l’embrione è una vita a sé sulla quale la madre non ha diritti e l’obiezione di coscienza è un obbligo morale per i medici. Prendano bene nota l’inutile sindacato rosso di Susanna Camusso e i burocrati europei.

La redazione
(articolo inserito nell’archivio dedicato alla tematiche su aborto e obiezione di coscienza)

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Aumentano i ginecologi obiettori? La realtà vince sull’ideologia

A Child Is BornÈ curioso come ultimamente gli obiettori di coscienza si ritrovino ostacolati da chi é di convinzione contraria alla loro. Il presupposto su cui molti abortisti, come Marilisa D`Amico, fanno leva riguarda il fatto che il 90% dei medici in Italia sono obiettori di coscienza e ciò non permetterebbe una libera e totale applicazione della legge 194.

Secondo la D’Amico la soluzione sta ” nella corretta e severa applicazione dello stesso [ decreto 146] “ e quindi: “L’Europa […]è chiamata a pronunciarsi su questa questione e ancora una volta ci costringe a tenere conto della ormai imprescindibile dimensione multilivello della tutela e garanzia dei diritti. Diritti che hanno anche i propri rovesci, ma che non possono essere svuotati di significato per motivi ideologici”.  Innanzitutto occorre mettere in chiaro il fatto che tali motivi non possono essere dichiarati ideologici, in quanto le “credenze” su cui si basano fanno fondamento ad una visione oggettiva della vita umana e non soggettiva, né tantomeno “comodi” in quanto per un farmacista vendere o non vendere una pillola in più non comporta meno fatica, né maggior guadagno (anzi…). Inoltre é da sottolineare che questo “indispettimento” mette in evidenza una negazione della realtà nella sua totalità.

L’esistenza della maggioranza di medici obiettori è un dato che non va negato né ridotto a problema soggettivo, ma considerato come realtà oggettivamente degna di imparzialità. Sì, lo so, molti potrebbero negare l’affermazione sopra fatta chiamando in causa i diritti della donna, perciò credo che sia giunto il momento di rivolgersi ad un giudice imparziale: la realtà.

a) Prendiamo per buona l’indagine fatta da un gruppo di politici del PD in Lombardia che dichiara che su 63 ospedali con reparto di ginecologia e ostetricia, 11 contengono il 100% dei medici obiettori.
b) A Milano abbiamo un tasso 67,8% di obiettori medici e una percentuale di 85,7% di ginecologi obiettori. Confidando perciò in una maggiore competenza del medico che dopo la laurea in medicina e chirurgia si specializza in ginecologia oncologica (purtroppo non abbiamo ancora una percentuale pubblicata per gli ostetrici) rispetto agli altri medici, possiamo iniziare a dedurre che più che di convinzioni ideologiche/religiose qui si potrebbe parlare di convinzioni scientifiche della personalità del feto e dell’embrione umano.

Come è stato fatto notare, perché non valutare le vere ragioni per cui esistono così tanti medici obiettori di coscienza, sopratutto nella Regione in cui la sanità e le competenze sanitarie sono un’eccellenza italiana? Il numero tanto alto di ginecologi contrari all’aborto è una vittoria della realtà sull’ideologia, è la vittoria della vita sulla morte e sulla discriminazione, è la vittoria della scienza sulla speculazione filosofica contro l’embrione.

Lorenzo Bartolacci

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La Laiga: «nel 2016 termineranno gli aborti»…evviva!

Medici in sala operatoriaLa libertà di coscienza è sempre stata un forte ostacolo a tutte le ideologie nate negli ultimi due secoli. Anche quella abortista, legalizzata per la prima volta grazie al regime nazista di Adolf Hitler (seguito da quello sovietico) e diffusasi grazie ad una sua ammiratrice, l’eugenista Margaret Sanger fondatrice di Planned Parenhtood ancora oggi la più grande catena di cliniche abortiste al mondo, deve farci i conti.

Oggi grazie alla tecnologia e alle moderne ecografie presenti negli ospedali, nessun medico può dire che l’aborto non è un omicidio di un essere umano, privato del diritto alla vita. Non a caso, indipendentemente dalle loro posizioni religiose o filosofiche, la gran parte dei medici si rifiuta di essere complice di tale pratica.

E’ la Laiga (associazione ginecologi favorevoli all’applicazione della legge 194/78) ad annunciare la bella notizia: entro quattro anni scompariranno, in Italia, i medici capaci di praticare l’aborto terapeutico! Secondo l’Associazione Luca Coscioni la situazione sarebbe ancora più rosea: solo un medico su dieci, in Lazio, non rifiuta l’interruzione di gravidanza. Finalmente sarà impossibile privare un essere umano del diritto alla vita, ovviamente senza contempraneamente aumentare i tassi di mortalità materna dato che i Paesi in cui l’aborto è illegale, come Irlanda e Cile, sono anche in vetta alla classifica dei luoghi più sicuri per la salute della donna (al contrario dei Paesi fortemente abortisti, come gli USA, la Spagna e la Gran Bretagna). L’obiezione di coscienza è stata ufficialmente difesa e sostenuta dal Consiglio d’Europa nel 2010, proprio grazie ai simpatizzanti dell’Associazione Luca Coscioni: avendo provato a limitare la libertà di coscienza si sono trovati in minoranza, facendo vincere la visione opposta, ovvero quella del rispetto alla libertà personale.

«Le università non stanno preparando le nuove generazioni di professionisti», si lamentano gli abortisti. Era ora che nella formazione universitaria dei medici venisse messo al centro l’etica del Giuramento d’Ippocrate, ovvero la consegna al medico di battersi sempre per salvare e salvaguardare la vita non per distruggerla. «Una cultura che non è in grado di riconoscere i deboli, e l’embrione ne è l’esempio più evidente, può assumere dei tratti non umani: ciascuno di noi potrebbe venirsi a trovare in condizione di debolezza e non trovare riconoscimento e protezione», ha spiegato il filosofo Antonio Maria Baggio.

Inutili i libri di Chiara Lalli nel tentativo di mascherare l’interruzione di gravidanza come un “intervento dolce”, privo di conseguenze. Inutili le campagne discriminatorie della Consulta di Bioetica Laica di Maurizio Mori contro i medici obiettori, definiti “cattivi medici” (qui la nostra contro-campagna). Inutili le proposte della Laiga per penalizzare lavorativamente ed economicamente gli obiettori di coscienza: la vita è più forte della morte e la verità è più forte della menzogna. Anche i medici lo sanno.

Ne approfittiamo per segnalare altre tre buone notizie: il 24 aprile 2013 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha invitato ufficialmente «gli Stati membri ad accogliere le credenze religiose nella sfera pubblica, garantendo la libertà di pensiero in relazione alla sanità, all’istruzione e al servizio civile». Sempre il 24 aprile scorso, due ostetriche scozzesi hanno vinto il ricorso contro la decisione di un tribunale di costringerle a prendere parte indirettamente ad un aborto contro la loro volontà. In Francia, almeno 15.000 sindaci si rifiuteranno di celebrare i matrimoni tra due persone dello stesso sesso .

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Aborto : fortunatamente aumentano gli obiettori di coscienza

Come abbiamo già avuto modo di vedere, gli obiettori di coscienza, in tema di aborto, sono sempre più numerosi. Cresce, infatti, il numero dei medici che scelgono di non praticare interruzioni di gravidanza perché convinti che la vita sia tale fin dal concepimento. A tal proposito, un articolo comparso su “Il Corriere della Sera, mostra come, anche nel nostro Paese, questa tendenza sia in aumento.

Il quotidiano nazionale, infatti, riporta alcune interessanti statistiche che confermano l’aumento dei medici obiettori: per i ginecologi, si è passati da un 58,7% del 2005 ad un 69,3% nel 2010, mentre per gli anestesisti la percentuale si è spostata dal 45,7% al 50,8%. Interessante, poi, notare un aumento degli obiettori anche tra il personale non medico, dove si è passati dal 38,6% del 2005 al 44,7% del 2010. In generale, i valori più alti sono stati registrati nel Sud Italia, con punte dell’85% dei ginecologi in Basilicata, del 78,1% degli anestesisti in Sicilia e del 79,4% del personale non medico in Calabria.

Questo dato, costituisce senza dubbio un duro colpo per tutti coloro che si battono contro la libertà dei medici, e che considerano l’obiezione di coscienza in tema di aborto una malattia che va debellata; per costoro, infatti, il buon medico non dovrebbe obiettare. Se questa tesi fosse corretta, è evidente che dovremmo rivedere, e rivalutare, completamente la figura del medico perché, in questa fantasiosa visione, egli non sarebbe altro che un “automa” programmato per eseguire gli ordini del paziente, e sarebbe costretto ad esercitare la sua professione dimenticandosi completamente della sua coscienza. E’ evidente, che la figura del medico si svuoterebbe completamente di qualsiasi tipo di competenza e professionalità, e non diventerebbe altro che una “scappatoia” per la risoluzione di tutti i problemi.

Un altro interessante dato riportato dal “Corriere”, è la diminuzione del numero di aborti; tra il 2010 e il 2011, le interruzioni di gravidanza sono scese del 5,6%.

Non si può certo ignorare, poi, la famosa pillola RU486, a lungo oggetto di una feroce battaglia ideologica che l’ha introdotta anche nel nostro Paese. Secondo “Avvenire” tuttavia, il ricorso all’aborto chimico non è stato così frequente come inizialmente ipotizzato; in Lombardia, ovvero in una delle regioni più popolose, le interruzioni di gravidanza tramite aborto chimico sono state “appena” 444, in Toscana i casi sono stati 760, in Piemonte 1.356 e in Emilia Romagna 2.271. Secondo i dati raccolti, è ipotizzabile che, a fine anno, gli aborti chimici saranno meno di 7.000, ovvero, indicativamente, solo il 6% del totale. Numeri, quindi, assolutamente modesti.

La strada è certamente ancora lunga e tortuosa, ma questi dati indicano che la diffusa mentalità che considera l’aborto come un diritto inalienabile, e non come un dramma esistenziale, comincia seriamente a mostrare tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni.

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Buone notizie per la natalità a Jesi: tutti i medici sono obiettori di coscienza

Sui maggiori quotidiani nazionali a inizio settembre ha trovato spazio la notizia della sospensione del servizio di interruzione volontaria della gravidanza presso l’Unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Jesi,  guidata dal dottor Angelo Curatola, dove tutti i dieci ginecologi che ne fanno parte si sono dichiarati obiettori di coscienza.

Ciò avviene in realtà dal mese di agosto e le donne richiedenti a tutt’oggi sono impossibilitate ad avvalersi dell’ultima fase del servizio, quello di day surgery, l’intervento vero e proprio effettuato in reparto. Abbiamo già riferito di situazioni analoghe avvenute precedentemente in Italia, come si può leggere su altre pagine di questo sito, e quanto accade a Jesi ripropone con ogni evidenza come le scelte pro life prendano piede sempre più massicciamente proprio tra gli addetti al settore, ginecologi e personale sanitario. Nel caso delle Marche, i vertici regionali della CGIL si sono rifatti allarmati ai dati forniti dal Ministero della Sanità che illustrano come gli obiettori di coscienza in quella regione costituiscono il 62% dei medici, il 50% degli anestesisti e il 43% del personale non medico.

Ad individuare la giusta soluzione, che viene invocata come toccasana per tutti i casi di obiezione di coscienza in materia di interruzione volontaria della gravidanza, ci pensa invece la presidente della locale sezione della AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) che da Ascoli Piceno, con molto pragmatismo e pure un certo fastidio per le ovvietà, fa sapere che “un governo tecnico non dovrebbe quindi avere difficoltà nel risolvere ‘tecnicamente’ il fenomeno dell’obiezione di coscienza diffusa, se inquadrato come deve essere nell’ambito della violazione di un diritto sancito dalla legge”. La soluzione, dunque, è quella già auspicata a suo tempo dagli ineffabili radicali: eliminare l’obiezione di coscienza con riferimento alla interruzione di gravidanza.

Evidentemente quelli della AIED  ignorano che lo scorso 30 luglio 2012, il Comitato Nazionale di Bioetica ha approvato l’atteso parere sul rapporto tra obiezione di coscienza e bioetica; le conseguenze di tale dichiarazionem i cui contenuti sono stati magistralmente messi in evidenza da Aldo Vitale in un precedente articolo su questo sito, non possono essere disattesi all’interno di una Nazione come la nostra che, osiamo ancora sperarlo, voglia dirsi e comportarsi di conseguenza come Stato di Diritto. Nel richiamato parere, infatti, si evidenzia la piena liceità del diritto all’obiezione di coscienza, inteso, dunque, come diritto fondamentale della persona tutelato dalla vigente Costituzione (artt. 2, 3, 10, 19 e 21) e come tale quindi inviolabile. L’obiettore cioè rifiuta di obbedire a una legge rilevante in campo bioetico motivando tale modo di agire con l’esigenza di non violare le proprie convinzioni morali o principi religiosi, testimoniando così una certa visione del mondo senza che l’ordinamento giuridico possa sanzionarlo per tale scelta. Il succitato parere vieta qualunque soluzione “creativa”, per non dire “persecutoria”, che miri a danneggiare o a dissuadere gli obiettori; la soluzione, semmai, è da rinvenire nelle “conclusioni e raccomandazioni” finali del parere stesso, dove viene evidenziata l’esigenza di assicurare la sostenibilità dell’obiezione di coscienza in campo bioetico, impegnando l’ordinamento giuridico a trovare altre soluzioni.

Invece, resta del tutto irrisolta la questione dell’aborto visto come conquista di civiltà, vero diritto civile a tutela delle donne. Sotto il profilo giuridico, la 194 è legge vigente nell’ordinamento italiano e, come ogni altra normativa in materia di diritti civili, richiede di essere applicata. Ma la positività di una legge – cioè la sua vigenza che discende dal solo fatto di essere stata deliberata, approvata e pubblicata secondo l’iter previsto dall’attuale Costituzione –  vale anche a sancirne l’effettivo valore presso il popolo che dovrebbe riconoscerla come conforme ai suoi principi? Detta in altri termini: questa legge “riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio” come recita l’articolo 1 della legge stessa? E lo fa nel modo più giusto, conforme al diritto naturale?

Concludiamo cercando di capire meglio in concreto cosa significhi essere obiettore di coscienza e del perché maturi questa scelta in un operatore sanitario grazie ad una  sconvolgente testimonianza, alla cui lettura rinviamo con questo link. Da Maddalena Bertolini, di professione ostetrica, parole che non ammettono alcun tipo di commento; solo attenta lettura e riflessione. Perché la vita, quella che deve ancora nascere e quella di chi la custodisce nutrendola, non è né utopia né astrazione. Anche se, ad onor del vero, più  che di vita, nel leggere queste righe crude nella loro schiettezza ho avuto l’impressione di assistere ad una macellazione. Ma non c’erano di mezzo vitelli, tori, pecore…soltanto esseri umani.

Salvatore Di Majo

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“L’obiettore è un buon medico”, contro-campagna di UCCR

La Consulta di Bioetica Laica, associazione che si è imposta l’obiettivo di promuovere la cosiddetta cultura pro-death: aborto, eutanasia, testamento biologico, fecondazione assistita, suicidio assistito, ecc., è divenuta particolarmente famosa nel marzo 2012, quando attraverso uno studio pubblicato su “Journal of Medical Ethics”  due sui responsabili hanno promosso la teorizzazione dell’infanticidio.

I presidenti onorari di tale ente si chiamano Beppino Englaro e Carlo Flamigni (presidente onorario anche degli atei fondamentalisti dell’UAAR), mentre il responsabile ultimo è Maurizio Mori, il quale ha appoggiato attraverso un comunicato la tesi dei suoi due collaboratori sostenendo che non è da scartare «a priori solo perché scuote sentimenti profondi o tocca corde molto sensibili».

Il 6 giugno 2012 la Consulta di Bioetica Laica è tornata a farsi sentire avviando una nuova campagna, chiamata “Il buon medico non obietta”con lo scopo chiaro: debellare l’obiezione di coscienza dei medici. In molti hanno aderito entusiasti, spinti dalla tesi del giurista Stefano Rodotà, guru laicista, secondo cui «la possibilità dell’obiezione di coscienza dei medici andrebbe semplicemente abolita». Anche Emma Bonino, altra guru laicista, ha recentemente affermato che «in Italia c’è una malattia contagiosa, un’epidemia rapida che si chiama obiezione di coscienza». Un vero e proprio attacco alla libertà dei medici (in Italia l’85% e negli USA l’86%), promosso da tanti quotidiani e in particolare su “Repubblica” (anche qui).

 

UCCR ha voluto contattare alcuni medici, giuristi ed esperti di bioetica per chiedere loro un parere su questa azione intimidatoria verso la libertà di coscienza, avviando una contro-campagna chiamata: “L’obiettore è un buon medico”. Qui sotto i link alle nostre tre interviste.

“L’obiettore è un buon medico”, di RENZO PUCCETTI, specialista in medicina Interna, membro della Research Unit della European Medical Association, referente per l’area bioetica della società medico-scientifica interdisciplinare Promed Galileo e socio fondatore dell’Associazione Scienza & Vita.

 

“L’obiettore è un buon medico”, di ASSUNTINA MORRESI, professore associato di Chimica fisica all’Università di Perugia, ha svolto attività di ricerca presso il Csic (Consejo Superior de Investigaciones Científicas) a Madrid e alla Technische Universität di Braunschweig (Germania), ed è membro del Comitato nazionale di bioetica

 

“L’obiettore è un buon medico”, di STEFANO BRUNI, pediatra, già dirigente medico presso il Dipartimento di Emergenza e Urgenza Pediatrica dell’Ospedale Materno Infantile di Ancona e ricercatore e docente della Clinica Pediatrica dell’Università Politecnica delle Marche. Si è occupato tra le altre cose di neonatologia, medicina d’urgenza e malattie genetiche rare.

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Comitato Nazionale di Bioetica: «l’obiezione di coscienza è un diritto inviolabile»

 

di Aldo Vitale*
*ricercatore in filosofia e storia del diritto

 

Lo scorso 30 luglio 2012, il Comitato Nazionale di Bioetica (CNB)  ha approvato l’atteso parere sul rapporto tra obiezione di coscienza e bioetica nel quale si afferma, tra gli altri elementi, che «l’obiezione di coscienza in bioetica è un diritto costituzionalmente fondato (con riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo), costituisce un’istituzione democratica, in quanto preserva il carattere problematico delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali senza vincolarle in modo assoluto al potere delle maggioranze, e va esercitata in modo sostenibile».

Senza dubbio, almeno ad una prima ricognizione, potrebbe apparire superfluo specificare che l’obiezione di coscienza possa essere annoverata tra i diritti costituzionalmente fondati, poiché già il portato degli articoli 19 e 21 della Costituzione medesima sembrerebbero offrire la massima garanzia per la tutela del cosiddetto “foro interno”. Potrebbe sembrare anche del tutto tautologico e ridondante ritenere, oggi come oggi, che la obiezione di coscienza costituisca una istituzione democratica, soprattutto considerando la stabilizzazione culturale dell’idea di autodeterminazione, soprattutto nell’ambito bioetico. A ciò aggiungasi, inoltre, che un’epoca come quella attuale in cui il soggettivismo morale, sia per bocca dei suoi sostenitori che dei suoi detrattori, si erge ad unico paradigma per la costruzione di un’etica pubblica e condivisa lasci trasparire la superfluità di ribadire e anche soltanto problematizzare il diritto all’obiezione di coscienza.

Nonostante ciò l’obiezione di coscienza comincia ad essere intesa come un fattore disgregante del tessuto dell’ordinamento giuridico e talvolta perfino un ostacolo allo stesso diritto di autodeterminazione che presiede a diverse tipologie di interventi medici, come per esempio l’interruzione volontaria di gravidanza. Insomma, come nota il Prof. Francesco D’Agostino, esplode in tutta la sua tragicità il paradosso contemporaneo sull’obiezione di coscienza che per un verso viene esaltata come unico riferimento per la fondazione dell’individualità, mentre per altro verso viene ad essere intesa come istituto pericoloso per la sua vocazione intrinsecamente anarchica e per la sua pretesa di insindacabilità diretta a rifiutare formalmente qualunque controllo sociale nei confronti del soggetto obiettore.  Si considerino come esempi delle due opposte prospettive da un lato la possibilità per gli atei di non giurare su Dio, intervenuta con un’apposita modifica alle norme processuali coinvolte a seguito di una celebre pronuncia della Corte Costituzionale, quale rivendicazione della libertà di coscienza del non-credente, e dall’altro l’esigenza sempre più socializzata di limitare la possibilità per medici e operatori sanitari di sollevare obiezione di coscienza in quanto questo loro diritto causerebbe una indebita interruzione di un servizio pubblico fondamentale quale è quello dell’assistenza medica e contrasterebbe, per esempio, con il diritto all’autodeterminazione delle donne che dovessero ricorrere ad IVG.

Ed ecco emergere l’autentico problema: l’obiezione di coscienza, definita come “malattia” da debellare da una nota esponente dei Radicali Italiani (proprio loro che negli anni ’70, prima che venisse varata la legge di riforma dell’ordinamento militare, lottavano affinché fosse riconosciuta la libertà di coscienza ), è la manifestazione di una istanza della coscienza che in quanto tale accede al piano veritativo della dimensione etica della vita, o è piuttosto un espediente politico-ideologico strumentalizzato dal singolo per pubblicizzare la propria individualistica weltanschauung ed opporsi all’ordine costituito con mezzi pacifici? L’obiezione di coscienza quindi non sembra essere soggetta ad univoca interpretazione, a causa di diversi motivi, primo tra i quali il travisamento sulla sua stessa natura.

L’obiezione di coscienza, infatti, lungi dall’essere una mera manifestazione dell’opinione soggettiva espressa in dissonanza con quella dominante, è qualcosa di ben diverso, qualcosa di più. Trattandosi della coscienza, della libertà della coscienza, significa trovarsi di fronte a ciò che Robert Spaemann ha identificato quale elemento costitutivo dell’essere persona («La coscienza costituisce la dignità della persona»); la coscienza dunque non è svincolata da principi ad essa superiori ai quali, anzi, deve uniformarsi, o meglio, non costituisce essa stessa un criterio per essere svincolati dai principi superiori a cui, invece, deve orientarsi; la coscienza, si potrebbe osare, è l’elemento con cui l’uomo accede alla sua identità, alla sua verità di persona («in interiore homine habitat veritas» scriveva S. Agostino ), al suo essere. L’accesso all’essere mediante la coscienza è un elemento che coinvolge tutto l’essere e tutta la coscienza; l’uomo, attraverso la coscienza, scopre se stesso, comprende se stesso (per esempio nella relazione di differenza che lo distingue dal resto del creato); l’atto della coscienza presuppone dunque l’esercizio della ragione; del resto, gli stessi principi a cui la coscienza si orienta nel suo giudicare sé e il mondo sono principi che sussistono nella dimensione del diritto naturale, cioè di quel diritto che presuppone l’esercizio della ragione, della recta ratio, per utilizzare una celebre formula.
La coscienza tuttavia non deve essere ridotta a banale psicologismo, cioè a mezzo per una riflessione incentrata sulla psicologia dell’intimismo, in quanto essa nel suo determinarsi sul piano morale, cioè nel distinguere il bene dal male, si configura quale momento di intellezione dei valori morali; in altri termini, la coscienza presuppone la soggettività dell’intellezione, ma non pone questa soggettività quale criterio di determinazione dei valori morali medesimi essendo questi fondati su elementi oggettivi: in sostanza non si ricerca il bene secondo la verità della coscienza, ma la coscienza ricerca il bene secondo verità, o, se si preferisce, la coscienza non ricerca veramente il bene fino a quando non ricerca il vero bene. Come preciserebbe Jacques Maritain, tramite la coscienza si assiste al passaggio dall’etica della felicità all’etica del bene.

Posti questi pur sommari perimetri, comunque da approfondire, per la comprensione della coscienza si intuisce la gravità della proposta di chi ritiene che debba abolirsi il diritto all’obiezione di coscienza e la forza civile che il CNB ha espresso nel parere che tutela il diritto all’obiezione di coscienza. Il diritto all’obiezione di coscienza costituisce dunque l’esercizio del diritto ad accedere alla verità individualmente, ma non individualisticamente, soggettivamente, ma non soggettivisticamente. Il diritto all’obiezione di coscienza, essendo la coscienza elemento costitutivo della persona, non può che essere inteso, dunque, come diritto fondamentale della persona, e come tale non può che essere inviolabile e costituzionalmente non solo fondabile, ma del tutto fondato. In questa prospettiva il diritto all’obiezione di coscienza non è già un diritto “contra legem”, ma “secundum legem”, sebbene occorre tener sempre presente la differenza da taluni delineata tra “obiezione” ed “opzione di coscienza”, inverandosi la prima nel caso in cui il soggetto rifiuti di obbedire alla legge positiva che contrasti con una legge morale, ed inverandosi la seconda nel caso in cui la stessa legge positiva contempli la possibilità di tenere un comportamento alternativo rispetto a quello che il soggetto dovrebbe osservare se rispettasse l’obbligo di legge al quale non può obbedire per l’insorgere del suddetto conflitto tra norma legale e norma morale.

Il CNB in sostanza ha ribadito un fondamentale principio basilare dello Stato di diritto, cioè che lo Stato non può invadere e controllare l’interiorità dell’uomo, principio già affermato nell’“Apologia” di Socrate e cristallizzato nei primi secoli del Cristianesimo allorquando le prime comunità cristiane perseguitate si rifiutarono non già di riconoscere l’autorità politica dell’Imperatore, ma di venerarlo come figura divina. Tante sono le problematiche etiche, filosofiche, religiose e giuridiche riguardo al diritto all’obiezione di coscienza, ma questi pochi spunti possono essere considerati un modesto punto di partenza per cominciare a riflettere e problematizzare la questione del suddetto diritto che, ahinoi, secondo alcuni sprovveduti del pensiero dovrebbe essere eliso dal panorama giuridico in genere ed italiano in particolare.

Si comprende, allora, perché il CNB nel suo parere abbia ricordato che in un ordinamento giuridico di uno Stato di diritto, in cui non sia la volontà del singolo a prevalere su quella della collettività né quella della collettività a prevalere su quella del singolo, si debba trovare il giusto equilibrio affinché non vi sia «né sabotaggio della legge da parte dell’obiezione di coscienza, né sabotaggio dell’obiezione di coscienza da parte della legge». Il parere del CNB lungi dall’essere una conclusione, quindi, non può che rappresentare un nuovo punto di partenza.

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Buone notizie: nel Lazio il 91% dei ginecologi è obiettore di coscienza

Buone notizie arrivano dal Lazio: in 9 strutture pubbliche su 31,  i medici che hanno voluto rimanere coerenti al Giuramento d’Ippocrate, che invita a «perseguire la difesa della vita», sono ormai pressoché la totalità e infatti qui non si eseguono soppressioni dell’essere umano nella prima fase della sua esistenza (azione chiamata tecnicamente “aborto”).

A queste –riporta Il Messaggero– ne vanno aggiunte altre 3, di cui due (Formia e Palestrina) hanno sospeso il servizio, e una (Policlinico Tor Vergata) pur avendo la struttura che lo permetterebbe non pratica interruzioni di gravidanza. Alla faccia della Consulta di Bioetica Laica, che vorrebbe privare i medici della libertà di agire secondo coscienza, il 91,3% dei ginecologi ospedalieri è obiettore. Personale medico competente che –come spiega il giurista Filippo Vari- si accorge cosa sia l’embrione, anche grazie «alle moderne tecnologie» che «rendono sempre più evidente come la vita sia tale sin dal concepimento», e ha il coraggio di rispettare quel che vede.

Per la gioia dei neoconcepiti, Mirella Parachini, ginecologa membro di Laiga (medici abortisti) si è lamentata del fatto che: «molti dei medici non obiettori sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati, per la mancanza di formazione professionale». La Laiga sta dunque valutando l’ipotesi di agire legalmente verso le direzioni sanitarie delle strutture inadempienti, ma non si capisce dove vogliano arrivare. Se non ci sono medici abortisti disponibili, come possono essere incolpate le strutture sanitarie?

Sarebbe molto meglio che queste associazioni si domandassero perché mai tra i medici e i ginecologi del mondo (negli USA l’86%, ad esempio) la percentuale di obiettori e contrari all’aborto sia più alta della media riferita invece all’intera popolazione.

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Per Emma Bonino l’obiezione di coscienza «è una malattia»

Alla Camera sono state presentate quattro mozioni per dare attuazione a una risoluzione del Consiglio d’Europa del 2010 che tutela l’obiezione di coscienza di medici e paramedici. Il primo firmatario della mozione di estensione e tutela dell’obiezione di coscienza è stato Luca Volontè (Udc), e il testo reca anche la firma del Pd Beppe Fioroni (sempre solo lui del Pd??), di Eugenia Roccella (PDL), Alfredo Mantovano (PDL), Rocco Buttiglione (UDC) e Paola Binetti (UDC), la quale ha scritto anche una interessante riflessione. Le altre mozioni sono presentate dai Radicali, da alcuni democratici e dall’Italia dei Valori.

Come ha spiegato perfettamente il filosofo Tommaso Scandroglio, «l’obiezione di coscienza dal punto di vista giuridico consiste in un riconoscimento da parte dello Stato della maggior importanza dei principi valoriali del soggetto rispetto ad alcune specifiche condotte prescritte come obbligatorie dall’ordinamento giuridico […]. Del riconoscimento dell’oggettiva priorità delle convinzioni personali rispetto ad alcune e ben individuate norme giuridiche. Se vi è conflitto tra le idee del singolo e lo Stato, quest’ultimo decide di fare un passo indietro perché consapevole che le leggi sono fatte per l’uomo e non l’uomo per le leggi».

L’istituto dell’obiezione di coscienza si fonda sull’art. 3 della Costituzione, ma per gli animi nostalgici del comunismo che ancora albergano nella nostra società invece, lo Stato deve imporsi sempre e comunque sul soggetto, privandolo della sua libertà. Non a caso Stefano Rodotà (già militante del Partito radicale e poi indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano), ha affermato: «a più di trent’anni dall’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza, la possibilità dell’obiezione di coscienza dei medici andrebbe semplicemente abolita». 

 L’Associazione italiana per l’educazione demografica, cioè abortisti che martellano sulla bufala della bomba demografica, hanno persino chiesto di promuovere concorsi appositi per medici non obiettori di coscienza, in modo da garantire l’intervento di interruzione volontaria di gravidanza.  Un’idea discriminatoria, ha continuato Scandroglio, «che penalizza l’obiezione di coscienza. Invece obiettare non è una zeppa negli ingranaggi dello Stato, un bastone tra le ruote per le donne che vogliono abortire. L’obiezione di coscienza fa salva la libertà del medico e del farmacista e non ostacola in nessun modo la donna che vuole abortire, la quale semplicemente potrà rivolgersi ad altro professionista».

La leader radicale Emma Bonino, ritratta in questa foto mentre compie un aborto con una pompa di bicicletta in occasione del convegno ha affermato che «in Italia c’è una malattia contagiosa, una epidemia rapida che si chiama obiezione di coscienza».

Perfino la Consulta per la Bioetica Laica è tornata a farsi risentire, dopo aver avvalorato attraverso il suo presidente, Maurizio Mori, la tesi dell’infanticidio promossa da due responsabili dell’Associazione. Ricordano in un comunicato di aver «organizzato una manifestazione nazionale in vista della Campagna contro l’Obiezione di Coscienza in sanità “Il buon medico non obietta”». Il buon medico sopprime la vita umana? Il buon medico è quello che pratica l’infanticidio, così come teorizzato da loro? E’ curioso e paradossale venire a sapere proprio dalla Consulta di Bioetica Laica che l’80% dei medici italiani e l’86% di quelli americani non sarebbe un “buon medico”!

Per chi volesse approfondire l’argomento si invita a leggere questa riflessione di Francesco Viola, ordinario di Filosofia del diritto presso l’Università di Palermo, intitolata L’obiezione di coscienza come diritto”.

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Al Policlinico di Napoli vince la vita, nessun medico abortista

Al Policlinico federiciano di Napoli ha vinto la vita, per un po’ nessun essere umano verrà più soppresso perché non c’è più un medico disposto ad uccidere quel che l’embriologia definisce “nuovo essere umano, unico e irripetibile”. La decisione è stata di sospendere il servizio di Ivg e la somministrazione della pillola Ru486.

Dopo il blocco delle liste d’attesa, le donne sono state dirottate in altri presidi ospedalieri, la decisione è maturata dopo la morte del ginecologo Francesco Leone, unico medico abortista rimasto. Il direttore generale del Policlinico, Giovanni Persico, ha chiesto alla Regione l’autorizzazione ad assumere un altro ginecologo non obiettore, ma come ci dicono le statistiche gli obiettori superano notevolmente l’80%. D’altra parte sono solo loro che vedono cosa sia davvero l’embrione e il feto umano, e bisogna riflettere sul perché vi sia questa maggioranza bulgara di medici non disposti ad uccidere un essere umano.

Per restare in tema, fanno ridere, se non indignare, le urla di Maria Antonietta Farina Coscioni, deputato radicale e presidente onoraria dell’Associazione Luca Coscioni (sai che onore…), che si scaglia contro il cimitero per i feti abortiti a Firenze, voluto dal sindaco Matteo Renzi (PD), inneggiando a «provvedimenti contro i farmacisti “obiettori”». La definisce una decisione «di retroguardia e oscurantista» quella di provvedimenti che prevedono «la sepoltura di feti come fossero esseri umani, sconcerta che un analoga decisione sia ora adottata dalla giunta di centro-sinistra di Firenze». Evidentemente il centro sinistra dovrebbe ignorare le evidenze scientifiche (e nella maggior parte dei casi effettivamente lo fa, mentre il centro destra non ignora ma fa poco per essere coerente con questa presa di coscienza). Le posizioni oscurantiste della Coscioni superano perfino l’alleanza politica dato che lo stesso Renzi milita nella stessa area politica, il quale comunque risponde prontamente parlando di “norma di civiltà”.

 

Qui sotto un video dimostrativo di cosa sia il feto umano dalla 10° alla 14° settimana (si consideri che in Italia l’aborto è previsto fino alla 22°)

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