Obiezione di coscienza, Papa Francesco risponde all’Europa: «è un obbligo morale!»
E’ arrivata ieri la notizia della nuova crociata contro i medici obiettori di coscienza: il Consiglio d’Europa (anzi, un sotto-comitato di 14 membri) ha infatti accolto un ricorso della Cgil, sostenendo che i medici non obiettori in Italia verrebbero discriminati e che sarebbe ostacolato alle donne l’accesso all’aborto.
Solite sciocchezze che ciclicamente rispuntano fuori, un giudizio oltretutto in contraddizione –come ha fatto notare Luca Volonté- con il pronunciamento che lo stesso Consiglio d’Europa aveva pubblicato nel 2010, nel quale non solo si invitavano gli Stati membri a tutelare innanzitutto il diritto all’obiezione di coscienza per tutti, ma anche – in quella sede – si era valutata la posizione italiana e si era preso atto che essa non era solo corretta, ma contemperava, da un lato, i diritti della donna e, dall’altro, i diritti degli obiettori di coscienza. Oltretutto, le stesse percentuali di obiettori di coscienza in Italia (oltre l’80%) esistono –secondo uno studio del 2011- anche negli USA. Il motivo è molto semplice, lo abbiamo già scritto: gli obiettori continuano ad aumentare perché la coscienza dei medici non riesce più a non ribellarsi di fronte all’evidenza di chi è l’embrione, una persona umana degna di non essere soppressa. Come, d’altra parte, ammettono anche i ginecologi abortisti.
Quel che ancora nessuno ha notato, tuttavia, è che questa mattina, durante l’omelia quotidiana, Papa Francesco sembra aver risposto proprio all’intervento del Consiglio d’Europa. Precisiamo che è una nostra ipotesi, ma è sostenuta da ottimi motivi. Il Pontefice ha ricordato i «cristiani che festeggiavano la Pasqua nel Pakistan, martirizzati proprio perché festeggiavano il Cristo Risorto. Ma c’è un’altra persecuzione della quale non si parla tanto», una persecuzione «travestita di cultura, travestita di modernità, travestita di progresso. È una persecuzione – io direi un po’ ironicamente – ‘educata’. E’ quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di Figlio di Dio».
Questa “persecuzione educata”, ha proseguiti il Papa, «è una persecuzione contro Dio Creatore nella persona dei suoi figli! E così vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. E’ la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Questa è la persecuzione del mondo che toglie la libertà. Il capo della persecuzione ‘educata’, Gesù lo ha nominato: il principe di questo mondo. E quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del Figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio Creatore. E’ la grande apostasia. Così la vita dei cristiani va avanti con queste due persecuzioni». A noi sembra abbastanza evidente a cosa si riferisce il Pontefice: parla di poteri progressisti che vogliono imporre delle leggi contrarie ai valori del Figlio di Dio e perseguitano le nazioni che non si sottomettono, cita proprio la volontà di voler eliminare l’obiezione di coscienza.
Possiamo anche sbagliare, siamo sicuri comunque che questo è il pensiero di Francesco poiché parole simili le ha pronunciate proprio dentro al Parlamento europeo: «l’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Serve «un impegno importante e ammirevole, poiché persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l’utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi».
Addirittura nell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, Francesco, oltre a ricordare «il diritto alla vita del bambino innocente che cresce nel seno di sua madre», ha ricordato alla donna «che in nessun modo è possibile presentare come un diritto sul proprio corpo la possibilità di prendere decisioni nei confronti di tale vita, che è un fine in sé stessa e che non può mai essere oggetto di dominio da parte di un altro essere umano. Perciò a coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza».
Dunque, non esiste un diritto all’aborto, l’embrione è una vita a sé sulla quale la madre non ha diritti e l’obiezione di coscienza è un obbligo morale per i medici. Prendano bene nota l’inutile sindacato rosso di Susanna Camusso e i burocrati europei.
La redazione
(articolo inserito nell’archivio dedicato alla tematiche su aborto e obiezione di coscienza)