Ludwig Wittgenstein era cristiano, è stato strumentalizzato dal positivismo
Pochi giorni fa è stato ricordato l'anniversario di morte del filosofo britannico Ludwig Wittgenstein, considerato non a torto dall'Enciclopedia Britannica il più grande filosofo del XX secolo. Si fa spesso riferimento al suo pensiero filosofico e alle sue opere, che effettivamente hanno inciso in maniera determinante la letteratura e la tradizione analitica, su tutte il celebre Tractatus logico-philosophicus (1921).
Figlio di padre protestante e madre cattolica, battezzato come cattolico, fu lui ad influenzare più di tutti i neopositivisti viennesi con la sua demarcazione tra ciò di cui si può parlare, come gli oggetti della scienza, e ciò di cui si deve tacere, come i principi della metafisica, convinzione sintetizzata nella celebre frase: «su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere» (L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, Einaudi 1995, p. 109). Viene sbrigativamente etichettato come "agnostico"
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