«Asia Bibi sente il sostegno di Papa Francesco», ha detto padre Cervellera (Pime)
Questa sera a partire dalle ore 20, la fontana di Trevi, nel pieno centro storico di Roma, si tingerà di rosso per ricordare il colore del sangue dei martiri cristiani perseguitati. L’iniziativa è promossa dalla fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre (verso essa invitiamo a destinare il 5×1000) per richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo nel mondo.
Domenica scorsa, ancora una volta, Papa Francesco è tornato a riportare l’attenzione sui cristiani perseguitati, in particolare «i fratelli vescovi, sacerdoti e religiosi, cattolici e ortodossi, sequestrati da molto tempo in Siria». Innumerevoli sono i suoi interventi sui cristiani perseguitati, li abbiamo raccolti nel nostro apposito dossier.
Viene subito alla mente Asia Bibi, la donna cattolica icona delle minoranze cristiane perseguitate, incarcerata da 2.500 giorni a causa dell’assurda condanna di blasfemia piovutale addosso l’11 novembre 2010. Diversi polemisti mediatici di Papa Francesco, lo accusano di fregarsene della vita di questa donna, preoccupandosi di incontrare vip e personalità famose ma di non trovare il tempo per promuovere appelli pubblici di liberazione nei suoi confronti. Ad essi ha indirettamente risposto padre Bernardo Cervellera, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e direttore di Asianews, portale dedicato all’informazione religiosa soprattutto del continente asiatico. «Sappiamo della grande sofferenza che sta vivendo, ma sappiamo anche che tutte le volte che abbiamo fatto una campagna per chiedere la sua liberazione, ci sono stati gruppi di fondamentalisti che hanno protestato, chiedendo la sua immediata esecuzione. Per questo motivo, la chiesa locale invita ad essere cauti nel tenere manifestazioni a sostegno di Asia Bibi, così come raccolte firme o campagne per la sua liberazione, perché si rischia di creare reazioni negative dei fondamentalisti, impossibili poi da controllare».
E’ la stessa cosa che abbiamo già sottolineato in passato, spiegando che la prudenza di Papa Francesco è la stessa utilizzata da Pio XII nei confronti degli ebrei, per non provocare mali peggiori, magari per vendetta. Gli stalker del Papa gli rimproverano di non tuonare contro l’Islam, ed invece l’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, capo dell’arcieparchia siro-cattolica di Hassakè-Nisibi -a fianco dei cristiani perseguitati-, ha spiegato che «il momento è delicato e ogni iniziativa o parola non calibrata e presa senza ponderazione può aumentare i rischi per tutti». E’ la stessa prudenza di Benedetto XVI, che ha sempre condannato gli attentati e la persecuzione dei cristiani senza mai parlare di colpe dell’Islam o generalizzare sulla fede musulmana, piuttosto accusando la strumentalizzazione della religione (tanto che nel 2009 la Chiesa di Benedetto XVI fu accusata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, di avere “reazioni ammiccanti all’islam”). Vittorio Messori ha scritto: «in certi settori ecclesiali c’è malcontento verso papa Francesco, sospettato di reagire in modo tiepido, timido, a questa mattanza di figli della Chiesa di cui pure è pastore. Verità imporrebbe di riconoscere che il rimprovero non sembra giustificato: proprio coloro che lodano (e giustamente) la prudenza di Pio XII verso coloro che seguivano il Mein Kampf, si lagnano della prudenza del suo attuale successore soprattutto verso coloro che seguono, fino alle estreme conseguenze, un altro libro, il Corano».
Asia Bibi, due anni fa, ha scritto proprio a Papa Francesco (non certo a chi lo critica), chiedendogli semplicemente di pregare per lei (e non di esprimersi pubblicamente), aggiungendo: «ti esprimo tutto il mio ringraziamento per la tua vicinanza». Evidentemente si tratta di una vicinanza che arriva alla donna tramite vie nascoste ai media, come ha spiegato l’esperto vaticanista John L. Allen: «papi e funzionari del Vaticano hanno sempre pesato le parole con attenzione, per paura che dire qualcosa di provocatorio possa peggiorare le cose. In questo contesto si apprezza il fatto che il Vaticano possa preferire operare dietro le quinte».
Infatti, padre Cervellera, ha precisato: «Asia Bibi sa che tutti i cristiani del mondo, il Papa in prima persona, la sostengono. Ma ora dobbiamo solo attendere, per evitare che ci siano nuove manifestazioni e minacce verso i giudici. Finché il governo non metterà a tacere gli estremisti e i fondamentalisti, il processo non vedrà mai luce. È la terza volta che è stato rimandato. Ma quando si terrà, verrà finalmente liberata». Speriamo presto.
La redazione