Caro Obama, hai fallito: l’America è peggiore di prima
«Sono un democratico dichiarato, so che in America abbiamo le risorse per riprenderci. Mi spiace che siamo stati un esempio negativo per l’Europa e il mondo». Così si è espresso pochi giorni fa il celebre regista statunitense Martin Scorsese, rappresentante del mondo hollywoodiano che più di tutti ha sostenuto il mandato del presidente uscente Barack Obama.
Dopo otto anni di presidenza, due giorni fa ha tenuto il suo ultimo discorso, concentrandosi sui valori che dice di aver difeso: democrazia, libertà e uguaglianza. La nostra non vuole essere una approfondita disamina socio-politica, non è il nostro compito e lavoro, ma comunque mostriamo alcuni motivi e piccoli esempi per cui non siamo d’accordo con la lettura che l’ex presidente ha fatto del suo stesso mandato. Il quale é stato fallimentare sotto tanti punti di vista, tra i quali la violazione politica di molti principi morali in cui crediamo in quanto cristiani.
DEMOCRAZIA. Il presidente uscente si è speso molto contro il possesso di armi nel Paese americano, eppure la US Federal Election Commission ha rivelato che Obama è stato il più finanziato proprio dai costruttori di armamenti convenzionali e nucleari (carri armati, aerei da guerra, sommergibili, portaerei, radar, missili e bombe): la cifra è di 347.975 dollari, provenienti da 1.543 boss delle industrie di sistemi d’arma. Il Conflict Armament Research ha scoperto inoltre che le munizioni che lo Stato islamico ha impiegato in Siria e in Iraq provenivano proprio degli USA, l’amministrazione Obama infatti ha venduto ai Paesi del Medio Oriente, soprattutto ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, più del doppio delle armi che furono vendute all’epoca della presidenza Bush.
A livello estero la sua politica è stata pessima, accusato di aver «compromesso il futuro dell’Egitto». «Iraq, Siria, Egitto, Palestina, Libia: un fallimento tira l’altro», il commento di Umberto De Giovannangeli, esperto di Medio Oriente. Bisognerebbe aprire un lungo capitolo sulle varie guerre intraprese da Obama, alcune totalmente ingiustificate, altre giustificate con probabili menzogne (o comunque dubbia verità, si veda il caso delle armi chimiche siriane) e mosse esclusivamente da interessi politici-economici. Forse la sua colpa principale è aver sposato le primavere arabe che, se da un lato hanno destituito dittatori come Mubarak, Ben Alì e Gheddafi, dall’altro hanno portato prevedibili e disastrose conseguenze: conflitti tra le diverse fazioni e tribù, tracollo dei Paesi, ondate incontrollate di migranti verso l’Europa e regimi islamisti pressoché ovunque. Laddove regnava l’anarchia facilmente ha attecchito lo Stato Islamico. D’altra parte lui stesso ha riconosciuto come suo “peggior errore” l’attacco alla Libia. Si è alleato con chi, come in Arabia Saudita, ha soffocato nel sangue la democrazia, ignorando che, è stato osservato, «non v’è politico o studioso serio che non sappia quanto da decenni» i suoi alleati «fanno per promuovere il radicalismo islamico e il terrorismo sunnita».
Come é stato osservato «non c’è parte del mondo che stia meglio di otto anni fa». E’ significativo ad esempio che per la prima volta sia stato silurato il presidente del comitato per il Nobel per la pace che, nel 2009, aveva premiato proprio Obama. Una scelta dichiarata “imbarazzante”. Come ha sintetizzato il sociologo Giuliano Guzzo, Obama ha «bombardato la Libia, supportato in giro per il mondo “ribelli buoni” poi rivelatisi tagliagole, autorizzato 541 attacchi di droni contro presunti obiettivi terroristici (10 volte di più di quanto fece Bush) e, dulcis in fundo, concluso il mandato alzando la tensione con la potenza russa».
Un altro ente che lo ha ben finanziato (con 1.400.000 dollari) è stata Planned Parenthood, la più grande catena di cliniche abortiste degli USA. Questo spiega perché si è sempre opposto a sottoporre a giudizio tale ente: anche di fronte a prove schiaccianti le ha messe pubblicamente in dubbio, riaffermando la sua personale vicinanza e stima per l’ente abortista. Eppure, proprio in questi giorni -in cui è venuto meno il suo peso politico- il Congresso si sta finalmente accingendo a emettere diversi procedimenti penali per i crimini commessi su migliaia di bambini. E, come molti prevedono, verranno cancellati tutti i finanziamenti statali.
E’ stato infine fatto notare che il numero di procedimenti contro le frodi finanziarie è ai minimi da 20 anni sotto Obama, meno processi ora che sotto Bush; le diseguaglianze di reddito sono peggiori sotto Obama che sotto Bush; il programma di aiuti per le abitazioni promosso dal governo è stato un fallimento; i redditi si sono abbassati di più durante la ripresa obamiana (la recessione è finita nel giugno 2009) che durante la recessione. Un flop anche la politica interna, quindi.
LIBERTA’. La sua riforma sanitaria, Obamacare, è forse il miglior esempio di quanto poco abbia rispettato la libertà altrui. Essa impone ai lavoratori del settore sanitario a fornire servizi che provocano l’aborto, vietando l’obiezione di coscienza. Costringe inoltre le istituzioni, qualunque esse siano, cristiane e religiose comprese, a distribuire e fornire contraccettivi gratuiti ai dipendenti. Questa riforma è stata possibile in quanto Obama ha raccomandato di introdurre al potere soltanto persone con un pensiero etico di stampo iper-progressista, «assumendo praticamente solo chi proviene da questo mondo. Così è passato anche il mandato del dipartimento della salute sull’obbligo di tutti gli istituti a pagare per la contraccezione e l’aborto dei propri dipendenti». Non è un caso se subito dopo l’Obamacare la sua popolarità è crollata al minimo storico.
Sempre a proposito di “libertà”, si è scoperto che sotto l’amministrazione Obama sono stati raccolti indiscriminatamente e in massa i tabulati delle comunicazioni di milioni di americani, indipendentemente dal fatto che essi fossero sospettati di qualche illecito. Si è giustificato con la lotta al terrorismo, ma di fatto ha raddoppiato l’invasione della privacy a danno cittadini rispetto al suo predecessore George Bush.
Di fede cristiana (spiritualmente islamico, come molti ritengono), ha coltivato a livello individuale la sua fede, mentre pubblicamente ha fatto ben poco per i cristiani discriminati, anzi. Un esempio su tutti: nel 2010 ha elogiato il regime indonesiano definendolo «un modello» e «la più grande democrazia in una nazione a maggioranza islamica», evitando di citare le lunga scia di attentati contro la popolazione cristiana tra il 2002 al 2005. Nel 2008 l’Indonesia è stata tra i Paesi che più hanno violato i diritti umani e, proprio mentre l’ex presidente era in visita le autorità avevano vietato le celebrazioni natalizie ai cristiani e il governo aveva appena ammesso le torture dell’esercito verso gli abitanti di Papua. Il suo piano educativo “Common Core”, infine, è stato pesantemente criticato da oltre 130 docenti universitari in quanto lesivo dell’educazione cattolica.
UGUAGLIANZA. Si è scoperto nel 2012 che, dopo quattro anni di amministrazione Obama, il tasso di razzismo statunitense era maggiore del 2008 (il 56% dei cittadini aveva atteggiamenti razzisti rispetto al 49% di quattro anni prima). La questione razziale infatti non è mai stata così esplosiva in America come sotto al mandato Obama, ed è paradossale se si pensa che questo avviene dopo otto anni con un afroamericano alla Casa Bianca. In particolare, esprime sentimenti razzisti il 64% dei repubblicani e il 55% dei democratici. Dopo l’elezione di Donald Trump molti si sono giustamente preoccupati per la sua politica d’immigrazione, forse però scordandosi che Obama ha espulso oltre due 2,5 milioni di immigrati. Cifra che va ben oltre quella del suo predecessore repubblicano.
E’ stato osservato nel 2014 che la disuguaglianza negli Stati Uniti era vicina ai suoi massimi storici poiché le politiche di Obama hanno eroso drasticamente la classe media. Inoltre, c’è chi ha notato che l’aumento della povertà (che colpisce un cittadino americano su sette), e la sempre più grande disparità nella distribuzione del reddito, in un Paese che in queste classifiche è storicamente lontano anni luce dagli standard occidentali, «gettano più di un’ombra sull’operato di un presidente che era stato presentato come il paladino dei ceti più poveri della popolazione. Cioè di una fetta rilevante del suo elettorato». A proposito di uguaglianza, Marco Respinti ha fatto notare che lui stesso ha ammesso di «lasciare un mondo più povero e insicuro caratterizzato da “scontento diffuso”, “scetticismo verso le istituzioni internazionali”, “produttività in calo”, insofferenza verso immigrati e musulmani».
L’amministrazione Obama ha reso infine molto “più uguali” alcuni rispetto ad altri. Ha trasformato gli USA in una potente lobby arcobaleno anche perché la sua campagna elettorale è stata lautamente finanziata dalla comunità Lgbt (uno dei suoi amici e sostenitori, l’attivista Lgbt Terrence Bean, è stato incriminato per abusi sessuali su minori: la notizia è apparsa sottotraccia in America). L’amministrazione Obama ha fatto indebite pressioni verso altri Stati (come Giamaica e Kenia), offrendo loro aiuti in cambio di una politica favorevole alle unioni gay, ha preferito far celebrare il Transgender Day of Remembrance piuttosto che la Giornata mondiale dell’infanzia, probabilmente perché lui stesso è stato accudito da piccolo da un trans. Ha portato al potere omosessuali e militanti Lgbt, come rivelato da Wally Brewster, ambasciatore gay nella Repubblica Dominicana. Il 2013 è stato celebrato come “l’anno più gay della storia gay”, riconoscendo centrale l’apporto del presidente Barack Obama che ha di fatto imposto tramite suoi giudici la legalizzazione del matrimonio Lgbt. Questo ha portato e sta portando numerose violazioni alla libertà di coscienza degli americani: l’incarcerazione dell’impiegata comunale Kim Davies è forse il caso più famoso. Significativo che l’89% degli americani oggi ritenga una priorità la tutela della libertà religiosa (il 65% anche quando essa è in conflitto con le leggi dello Stato) e l’80% ritiene “priorità immediata” nominare giudici della Corte Suprema che interpretino correttamente la Costituzione.
Dalla politica interna a quella estera, l’operato di otto anni di Barack Obama alla Casa Bianca è stato a quanto pare a dir poco fallimentare. I sondaggi degli ultimi tempi sono stati terribili: quando si è iniziato a pensare alla scadenza del suo mandato ci si è accorti che la sua popolarità era al 44%, il 40% era contro la sua politica economica e il 65% degli elettori voleva che il suo successore portasse il paese in una direzione diversa (dopo l’elezione di Trump si è generata una forma di allarmante paura e i sondaggi nei suoi confronti sono migliorati). Riteniamo anche ridicola la sua uscita di scena, facendo di tutto per disturbare il successore e vendicandosi puerilmente con Vladimir Putin: scontro nel quale, certamente, quest’ultimo ne è uscito di gran lunga meglio. D’altra parte la disastrosa sconfitta della “sua” Hillary Clinton contro l’oggettivamente controverso Donald Trump ha segnato in modo definitivo quanto l’agenda Obama sia stata disastrosa. Precisazione d’obbligo: se si può dire che è stata una benedizione la sconfitta della Clinton, dalle premesse non si può dire lo stesso della vittoria di Trump. Staremo a vedere: i politici si giudicano dalla politica, non dal gossip.
«Insomma, caro Barack, grazie di tutto. Della simpatia, delle battute nei talk show, delle gag coi giornalisti, delle playlist da hipster, del sorriso da attore, dei discorsi da pelle d’oca. Hai reso le nostre bacheche su Facebook un posto migliore. Ora levati, però. Che di danni, là fuori, nel mondo reale, ne hai combinati abbastanza», è il commento più azzeccato. A nostro avviso il primo presidente nero degli Stati Uniti ha brillato per sovraesposizione mediatica e inconsistenza etico-politica. Yes, we can! é stato il suo cavallo di battaglia per conquistare l’America otto anni fa. Si, ha potuto renderla peggiore di prima.
La redazione