Tra tutti gli attivisti anti-Bergoglio è quello più agitato e più seguito. Ma Antonio Socci sa di avere un destino infelice: venir tradito da tutti i riferimenti di autentico cattolicesimo che via, via, ha indicato e usato nella sua guerra al Papa. Nell’articolo di oggi su Libero si affida -loro malgrado- a Trump e al card. Burke, una sorta di ultima spiaggia.
Per molti suoi lettori è lui il vero leader della resistenza antipapista, ben oltre le legittime perplessità che chiunque può avere nei confronti dell’azione politica di un Pontefice. Effettivamente è l’unico a scrivere su un quotidiano –Libero– a diffusione nazionale (24mila lettori, meno della Gazzetta di Parma) e può vivere di rendita come ex scrittore cattolico. Da lui dipendono altri giornalisti antipapisti, come Riccardo Cascioli, Maurizio Blondet, Marco Tosatti, Gianfranco Morra, Bonifacio Borruso e Roberto De Mattei. Nessuna novità, ogni pontificato ha i suoi attivi detrattori e questo è sempre stato sintomo di verità, «basta guardare agli ultimi Pontefici per rendersene conto: Paolo VI fu messo in croce dopo l’Humanae vitae», ha commentato il vaticanista Andrea Tornielli. «Ho letto anch’io con il sorriso sulle labbra i sedicenti reportage con fonti anonime sul “clima di terrore” in Vaticano. Nelle parrocchie e nelle comunità tutto questo non arriva. Certi circoli che alimentano in tutti i modi possibili e immaginabili l’ostilità e in molti casi anche l’odio e lo scherno verso il Papa sono molto autoreferenziali. Credo sia un errore pensare che se c’è chiasso sui blog o su Facebook, questo sia un riflesso della situazione reale in termini quantitativi».
Non ha torto Tornielli, come non ricordare gli infuocati articoli contro Benedetto XVI da parte di giornalisti e teologi cattolici come Vito Mancuso, Marco Politi, Hans Kung, Marco Ansaldo, Fabrizio d’Esposito, Massimo Faggioli, Alberto Melloni, Marco Lillo ecc. Ad essi si aggregarono inoltre anticlericali di professione, mentre ai critici di Bergoglio si affiancano volentieri sedevacantisti preconciliari e ambigui personaggi dell’antisemitismo e del neofascismo (documenteremo meglio la cosa in seguito). Il Papa emerito venne ingiustamente e quotidianamente incolpato di allontanare le persone dalla Chiesa a causa della sua ambigua concezione di giustizia, della confusione prodotta dall’inadeguatezza a governare (vedi caso Vatileaks) e dall’eccessivo buonismo rispetto ai casi di pedofilia. Oggi simili critiche sono rivolte a Francesco. Entrambi gli schieramenti (politici, in gran parte: estrema sinistra contro estrema destra) erano e sono convinti di combattere il Papa in nome della cristianità, del diritto di critica come san Paolo verso san Pietro, in difesa della retta coscienza cattolica. Eppure, lo insegna la storia: qualcuno si ricorda il nome degli oppositori di Paolo VI?
Tornando a Socci, ha sposato apertamente la causa trumpista: per lui il nuovo presidente americano (pluridivorziato) -lo ha scritto proprio oggi-, incarna il giusto «connotato culturale filo-cristiano». Trump sarebbe il nuovo riferimento dei cattolici poiché, si legge, è «filo-cristiano» e per questo odiato da Francesco. Basta l’opposizione (benemerita, ci mancherebbe) all’aborto per essere dipinto come l’araldo della cristianità? A Socci ha risposto il suo ex amico Giuliano Ferrara: «Trump ha finanziato per anni le organizzazioni pro aborto, proprio quelle che considerano l’aborto un diritto e hanno sempre puntato sulla pianificazione riproduttiva come un aspetto della cultura eugenetica. Il presidente sa di essere debole, ha molto da nascondere». La politica immigratoria di Trump, scrive Socci su Libero, è «ciò che fu prospettato dal grande card. Biffi». Chissà che piacere per il compianto arcivescovo di Bologna essere strumentalizzato in questo modo. Eppure il cardinale Norberto Rivera, primate del Messico di stampo wojtyliano (stimato da Sandro Magister) è intervenuto duramente contro Trump, parlando di «muro della vergogna» e di «provocazione e aggressione» da parte del presidente americano. Lo stesso ha fatto Jose Maria Gil Tamayo, segretario della Conferenza Episcopale Spagnola, scelto appositamente da Benedetto XVI come consulente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Identica la posizione ufficiale della Conferenza episcopale messicana e di quella americana, quest’ultima notoriamente conservatrice. La Chiesa di Ratzinger e Francesco da una parte, i loro detrattori dall’altra.
Ma il destino del giornalista di Libero è quello di perdere tutte le figure che ha indicato come riferimenti. Devoto di don Luigi Giussani è uscito da CL dopo la scelta del suo successore, il teologo Julian Carron (un tremendo sbaglio di Giussani, secondo Socci). Fans sfegatato di Medjugorje oggi non ne parla più: non tutti sanno infatti che poche settimane prima dell’uscita del suo libro Non è Francesco, uno dei veggenti ha riferito questo messaggio della Madonna: «in modo particolare, cari figli in questo tempo pregate per il mio amatissimo Santo Padre, pregate per la sua missione, la missione della pace»: un’indicazione decisamente rara nei messaggi di Medjugorje. Poco tempo fa la veggente Mirjana ha risposto molto bruscamente ai critici di Francesco. Guarda caso Medjugorje è completamente sparita dall’orizzonte di Socci.
Per mesi ha proclamato la sciocchezza del conclave invalido che avrebbe eletto Francesco, smentita dai canonisti e da colui che indicava come miglior vaticanista italiano: Sandro Magister (stima mai corrisposta, Magister non ha mai citato Socci se non per contraddirlo). Socci si è impuntato allora sulle dietrologie circa le dimissioni di Benedetto XVI, strumentalizzando quest’ultimo come bastone contro il pontificato bergogliano. Tutti i più stretti collaboratori di Papa Ratzinger, tuttavia, sono intervenuti in difesa di Francesco: da mons. Georg Gaenswein, segretario personale di Ratzinger, al card. Camillo Ruini. Lo stesso Pontefice emerito è intervenuto con stima verso il suo successore e ha smentito in modo seccato le dietrologie sulle sue dimissioni, percependo una mancanza di rispetto nei suoi confronti da parte di chi le sostiene. Oggi nemmeno Ratzinger compare più negli articoli di Socci e nei suoi urlati post su Facebook.
E’ stato “tradito” anche dal cardinale guineano Robert Sarah. Socci lo ha descritto come «un vero pastore della Chiesa, un uomo di Dio […] un uomo straordinario», ma il porporato africano ha risposto dicendo: «cosa pensare di un figlio o di una figlia che critica pubblicamente il padre o la madre? Come potrebbe la gente rispettare quella persona? Il Papa è nostro padre. Gli dobbiamo rispetto, affetto e fiducia. Ho piena fiducia in lui ed esorto ogni cristiano a fare lo stesso». Ha allora tentato di tirare dalla sua parte il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dipingendolo come «il difensore della retta dottrina cattolica e del popolo di Dio». Müller ha però definito «geniale» Papa Francesco, spiegando -da difensore della retta dottrina cattolica-, che Bergoglio «si muove sulla linea dei suoi predecessori». Qualche settimana fa Müller si è anche opposto ai dubia sull’Amoris Laetitia, dicendo che «è molto chiara nella sua dottrina».
Recentemente Francesco ha chiesto le dimissioni del Gran Maestro, Fra’ Matthew Festing, scatenando le ire del mondo tradizionalista. Il vaticanista inglese Austen Ivereigh ha spiegato però che «lungi dall’essere un intervento autocratico negli affari di uno stato “sovrano”, la decisione del Papa di nominare un delegato a governare l’Ordine di Malta riflette il suo dovere di guida verso una organizzazione cattolica ha bisogno di una seria riforma. Nonostante Festing abbia sostenuto con rabbia che il Papa non aveva alcun diritto di intervenire nell’Ordine di Malta, il Sovrano Consiglio ha spiegato che le decisioni di Francesco sono state “prese con cautela e rispetto per l’ordine, con la determinazione di rafforzare la sua sovranità”».
Per il giornalista di Libero, Francesco vorrebbe distruggere l’Ordine di Malta, ma il presidente tedesco dell’Ordine di Malta, Erich Lobkowicz, ha ricondotto tutto ad una «battaglia tra ciò che il Papa Francesco rappresenta e una minuscola cricca di anziani, decorati e irriducibili ultraconservatori». Anche il principe Sforza Marescotti Ruspoli, ex presidente dell’Ordine di Malta in Italia è intervenuto: «Mi irrita profondamente l’idea che i tradizionalisti passino nell’immaginario collettivo come una categoria che si permette di criticare il Santo Padre. Perché un autentico tradizionalista ha come prima norma l’obbedienza al Pontefice. Il Papa non si critica: si serve e basta. Quindi anche l’Ordine di Malta, essendo un ordine religioso continuatore dello spirito dei monaci guerrieri dai tempi di Rodi, non può far altro che dichiarare la propria obbedienza a Francesco. L’Ordine è sovrano ma disobbedire al Papa è impensabile. Il rosso cardinalizio simboleggia il sangue dei martiri ma un Papa è scelto dallo Spirito Santo. E lo si serve, non lo si critica. Mai».
Oggi a Socci è rimasto solo il card. Raymond Leo Burke. Quest’ultimo non si è ancora esposto, ma il giornalista di Libero non ha tuttavia perso tempo nell’adularlo a fondo. Estasiato, ha scritto che Burke è «mite e gentile, un uomo di Dio, ha profonda spiritualità, non gli interessa né guadagnare né perdere poltrone». Tutto il contrario, ovviamente, dell’«oscuro devastatore» Bergoglio. Ricomincia così la solita tiritera, strumentalizzazione che il tradizionalista ha operato verso tutti coloro che ha cercato di usare nella sua battaglia. I quali, però, sono rimasti cattolici dalla parte del Vicario di Cristo.
AGGIORNAMENTO 31/O1/17
Il patriarca caldeo Louis Raphael Sako, primate della Chiesa cattolica orientale, è intervenuto dicendo che la promessa del presidente Trump di dare priorità agli immigrati cristiani perseguitati nei loro Paesi è «una trappola per i cristiani in Medio Oriente. Ogni politica di accoglienza che preferisce i perseguitati e i sofferenti su base religiosa finisce per nuocere ai cristiani d’Oriente, perché tra le altre cose fornisce argomenti a tutte le propagande e ai pregiudizi che attaccano le comunità cristiane autoctone del Medio Oriente come ‘corpi estranei’, gruppi sostenuti e difesi dalle potenze occidentali. Queste scelte discriminanti», ha aggiunto il Primate della Chiesa caldea «creano e alimentano tensioni con i nostri concittadini musulmani. I sofferenti che chiedono aiuto non hanno bisogno di essere divisi in base a etichette religiose. E noi non vogliamo privilegi. Ce lo insegna il Vangelo, e ce lo ha mostrato anche Papa Francesco, che ha accolto a Roma rifugiati fuggiti dal Medio Oriente sia cristiani che musulmani, senza fare distinzioni». L’arcivescovo di Erbil, mons. Bashar Warda, ha ricordato che Trump sta facendo «non gli interessi dei cristiani in Medio Oriente ma gli interessi di una nazione», mentre anche padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews, ha parlato di «politica difficile e pericolosa».
AGGIORNAMENTO 01/O1/17
Critico verso la politica immigratoria di Donald Trump è intervenuto anche mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo: «A noi cristiani della Siria e del Medio Oriente non piace nessun discorso che fa differenze tra noi e i musulmani quando è in gioco la giustizia, la pace e l’aiuto a chi ha bisogno. Chi fa queste differenze, alimenta il fanatismo e l’estremismo. I provvedimenti e le leggi devono essere giusti e vanno applicati allo stesso modo per tutti, senza discriminazioni. E anche come cristiani, chiediamo di essere aiutati non a emigrare, ma ad avere la pace nei nostri Paesi, per poter continuare la nostra vita e la nostra testimonianza nelle terre in cui siamo nati».
La redazione