Le bolognesi contro il senatore gay Lo Giudice: «ha cancellato la maternità»

maternità surrogata lo giudiceL’attivista Lgbt Sergio Lo Giudice ha partecipato ad un convegno sulla maternità. Cos’ha detto? Che è troppo cara! C’è ironia nei commenti sulla vicenda, ma non tra donne e femministe, che hanno scatenato durissime polemiche contro chi acquista i bambini all’estero, li strappa dalle loro madri biologiche e viene poi invitato a tenere lezioni sull’essere madri.

La giornalista e femminista Paola Tavella parla di misoginia: «non solo questi uomini comprano dei bambini da delle donne pagate poco, e alla cui autodeterminazione personalmente non credo affatto, ma si mettono anche al posto della madre. La pretesa di cancellare la madre è patologica ed è il segno di una misoginia ancor più violenta, proprio perché viene mascherata. C’è un forte tentativo da parte di una minoranza aggressiva e ricca del movimento gay di imporre questo linguaggio come una nuova norma».

Il Corriere della Sera, con la firma della femminista Monica Ricci Sargentini, ha dato voce alle proteste, sopratutto quella dell’associazione Se non ora quando Libere, nota per voler far proclamare la maternità surrogata una violazione dei diritti umani dalle Nazioni Unite: «Per noi è una beffa che partecipi a un convegno sulla maternità un uomo che ha ottenuto due figli con la surrogata». La sociologa Daniela Danna si dichiara stupita «che venga invitato a un convegno sulla maternità un fautore della cancellazione giuridica della madre. Non si può accettare che si usufruisca di contratti dove chi diventa madre viene indicata come mera portatrice. Questo svilisce tutte le donne».vignetta

«Cosa va a fare Lo Giudice al convegno, la madre surrogata?», si è domandata più ironica Marina Terragni. «Almeno quando si parla di maternità si dia la parola alle donne e non si interpelli chi ritiene che i figli possano fare a meno della madre». Presente al convegno anche il ginecologo ateo (presidente onorario dell’UAAR) Carlo Flamigni, padre della fecondazione artificiale in Italia e colui che recentemente ha benedetto il giorno in cui «si potranno fare figli in una scatola di vetro».

Anche diverse donne bolognesi hanno protestato ampiamente per la presenza della “mamma” Sergio Lo Giudice: «Sono una donna e sono una mamma di tre figli, partoriti con dolore e qualche rischio per la mia vita (particolarmente il primo). Le prese in giro proprio no, per favore! Ma cos’è questa buffonata ipergalattica organizzata dal comune di Bologna in cui è invitato a parlare di maternità un uomo che si atteggia a mammo? Ma nessuno si rende conto dell’affronto alle donne?». Ha risposto duramente Costanza Miriano: «Solo l’odio inconfessabile per le donne da parte degli omosessualisti – e l’odio per i bambini ancora più perfido perché travestito da amore – poteva far invitare Sergio Lo Giudice come relatore al convegno “Essere madre”».

Dalle foto dell’evento che stanno circolando sembra che l’evento sia stato un flop, le mamme di Bologna hanno giustamente preferito fare altro che ascoltare le “idee” sulla maternità di Lo Giudice. In un’intervista di un anno fa (qui sotto) rivelò con nonchalance il prezzo del bambino e l’avergli impedito di essere allattato dalla madre: «perché è importante che fin dall’inizio non si crei il rapporto come fossero madre e figlio». 

 

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«Vogliono farvi credere che farsi di cannabis è normale…»

mantovano droga«Vi vogliono far credere che fumare una canna è normale, che andare sempre oltre è normale. Qualcuno vuol soffocarvi». Queste le parole della mamma di Giò (Giovanni Bianchi), il ragazzo di Lavagna, suicidatosi tre giorni fa durante un controllo della Guardia di Finanza, che lo aveva sorpreso con qualche grammo di hashish.

Era stata la madre a chiamare gli agenti, «dopo innumerevoli tentativi di convincere il figlio a smettere di farsi di spinelli non sapeva più cosa fare», ha dichiarato il generale Renzo Nisi. La madre ha voluto ringraziare i militari «per avere ascoltato un urlo di disperazione di una madre che non poteva accettare di avere suo figlio perdersi e ha provato con ogni mezzo di combattere la guerra contro la dipendenza prima che fosse troppo tardi». Ha chiesto poi scusa a suo figlio: «Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano».

Non ci sarebbe altro da dire. Se non stigmatizzare l’immediata strumentalizzazione di Roberto Saviano, che ha usato la vita e la morte di Giò per la sua battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere. Una “iena” secondo lo psichiatra Paolo Crepet. E’ proprio la legalizzazione della marijuana che ha aumentato esponenzialmente i ricoveri ospedalieri dei minori in Colorado, sono proprio le campagne pro-cannabis ad aumentare l’uso di droghe (del 6%) da parte dei giovani, portando a ritenere socialmente accettabile la marijuana. Non esiste più la “droga leggera” degli anni ’60, hanno spiegato i ricercatori dell’University of Arkansas, oggi i composti sono letali, «portano a psicosi, dipendenza e la morte». E’ la Fondazione Veronesi a dare la parola a Roberto Cavallaro, responsabile dell’Unità per i disturbi psicotici dell’ospedale San Raffaele di Milano, il quale spiega: «La marijuana una droga leggera? Può anche raddoppiare il rischio di schizofrenia. La verità è che non esistono droghe leggere o pesanti, è un concetto da superare: sono tutte droghe con effetti deleteri, il rischio e la gravità con cui si manifestano in una condizione patologica sono individuali».

La voce della comunità scientifica è ben udibile nel libro Libertà dalla droga. Diritto, scienza, sociologia (Sugarco 2015), scritto dal magistrato Alfredo Mantovano, dal sociologo Massimo Introvigne e da Giovanni Serpelloni, direttore del Servizio per le tossicodipendenze (Sert) di Verona. In esso si affrontano tutti i luoghi comuni a favore della legalizzazione, smontandoli uno a uno. Si mostra ad esempio, così come ha fatto il National Drug Control Policy, che la cannabis non è affatto paragonabile all’alcool: mentre l’uso di quest’ultimo può essere distinto in uso moderato -benefico per la salute (il bicchiere di vino a pasto) e in abuso, «per il consumo di droga la distinzione non regge: già il semplice uso di stupefacenti produce alterazioni dell’equilibrio fisico e psichico» (p. 28). Infatti, Luigi Janiri, vicepresidente della sezione dipendenze della Società italiana di psichiatria, ha spiegato: «gli episodi acuti psicotici transitori di cui è responsabile la cannabis non si verifichino con l’alcol. Mentre un episodio psicotico transitorio si può verificare in una persona anche alla prima assunzione di cannabis, non si verifica alla prima assunzione di alcol» (p. 28). Si confuta anche la bufala che «la mancata legalizzazione è causa dell’arricchimento dei clan: ogni legalizzazione ha infatti dei limiti (di età dell’assuntore, di quantità e di qualità)», così «alla criminalità sarà sufficiente operare oltre i limiti fissati» (p. 30).

Inoltre, i tre autori rivelano i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che mostra come la riforma “proibizionista” del 2006 non è stata per nulla “carcerizzante”: gli ingressi in carcere per violazione della legge sulla droga sono in costante calo, così come i decessi per droga. «Dunque, la legge del 2006», concludono, «ha concorso a far diminuire il consumo totale di droghe e il numero di tossicodipendenti in carcere, con parallelo incremento dei recuperi» (p. 45). Con tanto di tabelle e fonti ufficiali, gli autori dimostrano che «il fenomeno della droga in Italia è in lenta contrazione con un continuo decremento dei maggiori indicatori quali l’uso delle principali sostanze, della mortalità e delle carcerazioni droga-correlate» (p. 101). Decine di pagine elencano tutti gli studi più recenti che dimostrano la pericolosità del consumo anche saltuario di cannabis, una droga pesante a tutti gli effetti secondo la letteratura scientifica. «Nessun’altra sostanza al mondo con queste caratteristiche così ben documentate da studi tanto autorevoli», si legge, «verrebbe altrettanto classificata come “leggera” e quindi fatta percepire come non pericolosa, consentendone, quindi, implicitamente, se non addirittura esplicitamente, l’uso» (p. 90).

Ritorniamo alle parole della mamma di Giò: «Diventate protagonisti della vostra vita e cercate lo straordinario», ha detto ai coetanei di suo figlio. Non ascoltate i profeti di morte, non è affatto normale che degli adolescenti (e tanti adulti) siano così delusi, disperati e disillusi da voler fuggire dalla realtà, rifugiandosi nello sballo e affidando la loro vita a sostanze tanto gravi per la loro salute (altro che “solo uno spinello”). Droga pesante, così come è pesante la responsabilità morale di Roberto Saviano per i danni che quotidianamente migliaia di giovani italiani subiscono dalla marijuana.

 

Qui sotto le parole della madre durante il funerale

 

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L’embrione umano guida il suo stesso sviluppo, lo dimostra uno studio

personalità embrioneUna delle principali giustificazioni a favore dell’interruzione di gravidanza è che l’embrione non sarebbe una persona umana, non avrebbe capacità intrinseche e il suo sviluppo sarebbe totalmente dipendente dalla madre che lo porta in grembo. Alcuni arrivano a definirlo un “grumo di cellule”, così non sarebbe moralmente riprovevole abortirlo.

A smentire questa visione è arrivato un importante studio pubblicato su Nature Cell Biology ed intitolato Self-organization of the human embryo in the absence of maternal tissues. Gli autori, guidati da Marta N. Shahbazi dell’Università di Cambridge, hanno infatti dimostrato che un ovulo fecondato (noto anche come “zigote”) è un essere vivente autonomo. Sono state riconosciute le «notevoli proprietà di auto-organizzazione degli embrioni umani», ovvero questi presunti “grumi di cellule” hanno in realtà una vita autonoma da quella della madre e sono, loro stessi, artefici e responsabili del loro sviluppo.

I giovani embrioni (zigoti) coltivati in questo esperimento non sono stati manipolati o costretti artificialmente a svilupparsi, sono cresciuti di loro iniziativa anche in assenza dell’utero materno. Questo significa, ha spiegato la studentessa di medicina Ana Maria Dumitru, che, «come sospettavamo, gli embrioni sanno cosa serve per vivere e cercano autonomamente di farlo, indipendentemente che siano nel grembo materno». Questo è anche il motivo «del perché la maggior parte dei contraccettivi in ​​realtà funziona come abortivo: piuttosto che impedire allo sperma di fertilizzare l’ovulo, impediscono all’embrione da impiantarsi correttamente. Senza le sostanze nutritive l’embrione muore. Ma, come Shahbazi e i suoi colleghi hanno dimostrato, se l’embrione assume le sostanze nutritive, egli continuerà a lottare per la vita».

Sapevamo già che l’embrione comunica con la madre attraverso segnali e scambio di nutrienti presenti il sangue, ma ora scopriamo che è anche “programmato” fin dal concepimento per la sopravvivenza. Egli, indipendentemente dalla madre, ha tutto l’occorrente per guidare la propria crescita e -anche senza l’utero materno- è responsabile in prima persona del suo sviluppo e della sua sopravvivenza. Questo studio, quindi, «elimina la possibilità di dire che il giovane embrione (zigote) non è un organismo o non è autonomo. Nessuno può più affermare che ad un embrione in crescita manca l’autonomia».

I filosofi Robert P. George, docente presso l’Università di Princeton e Christopher Tollefsen dell’University of South Carolina (e altri, come John Finnis e Patrick Lee), hanno adeguatamente spiegato che un organismo che ha tutte le capacità per diventare una persona riconoscibile (ed extra-uterina) è in realtà già una persona perché, anche se le capacità dell’organismo non sono ancora completamente sviluppate, esse sono già presenti nei primi attimi di vita dell’embrione. La personalità è determinata infatti non dalle capacità immediatamente esercitabili, ma dalle capacità intrinseche. Così, un embrione umano, un bambino appena uscito dall’utero della madre o un giovane adolescente -seppur ancora in fase di pieno sviluppo-, hanno tutti le stesse capacità intrinseche dell’essere umano adulto completamente sviluppato. Tutti sono persone umane, nonostante il parere contrario della Consulta di Bioetica Laica, guidata da Maurizio Mori (cfr. R.P. George & C. Tollefsen, Embryo: A Defense of Human Life, The Witherspoon Institute 2011).

Gli esseri umani non acquisiscono la loro personalità durante una certa tappa del loro sviluppo, essa è già presente al momento del concepimento. Questo studio ha quindi contribuito a far cadere l’asserzione femminista “il corpo è mio e decido io”: sbagliato, lo zigote nel grembo della donna non è una parte del suo corpo, ma è essere umano autonomo ed indipendente. Egli è persona umana fin dal primo momento.

La redazione

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Lutero e la Riforma: Bergoglio in continuità con Wojtyla e Ratzinger

ultimi tre pontefici«Occorre riconoscere più chiaramente l’alta importanza della richiesta di Lutero di una teologia vicina alle Sacre Scritture e della sua volontà di un rinnovamento spirituale della Chiesa». Sono parole di Francesco? No, lo disse Giovanni Paolo II il 22/06/1996, in occasione del 450° anniversario della morte del padre della Riforma.

La posizione della Chiesa su Lutero è riemersa in occasione del recente viaggio di Francesco in Svezia. Il Papa ha espresso parole in linea con i suoi predecessori, venendo redarguito dal suo gruppetto di persecutori mediatici, esattamente come fecero con Papa Ratzinger: «Benedetto XVI devoto di san Lutero», si legge su un sito web tradizionalista, in riferimento al suo famoso discorso di Erfurt. «Davvero geniale Ratzinger! A quest’uomo, tra le sue mura, va a rendere omaggio e da lui prende lo spunto per esortarci a ripensare la nostra fede e riviverla in modo nuovo. Ma Ratzinger è un fedele di Lutero o il Vicario di Cristo?». Le stesse ironie su cui alcuni sghignazzano oggi rivolgendosi a Bergoglio.

In quell’occasione, Benedetto XVI, spiegò infatti che «ciò che non dava pace a Lutero era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino. Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto cristocentrica». Recentemente Francesco ha spiegato che «l’intento di Martin Lutero, cinquecento anni fa, era quello di rinnovare la Chiesa, non di dividerla». Parole identiche a quelle già citate del 1996 di Giovanni Paolo II il quale, nel 1983, disse anche: «Alcune richieste di Lutero relative ad una riforma e a un rinnovamento hanno trovato risonanza presso i cattolici da diversi punti di vista. Il desiderio di ascoltare nuovamente la parola del Vangelo e di convincersi della sua veridicità che animava anche Lutero deve guidarci a cercare il bene negli altri e a donare il perdono». Wojtyla si spinse a ricordare che «i risultati della scomunica di Lutero hanno prodotto ferite profonde che, ancora, dopo più di quattrocentocinquant’anni non si sono rimarginate». Essa, comunque, è una misura «nei confronti di qualcuno finché è in vita». Il Papa polacco invitò quindi a riconoscere «la profonda religiosità di Lutero che ardeva dell’ansia bruciante per il problema della salvezza eterna».

Papa Ratzinger, dal canto suo, indicò alcune domande e pensieri del padre della Riforma come esempio di autentica riflessione cristiana: «”Come posso avere un Dio misericordioso?” Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente nel cuore. Questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero». Il pastore Nikolaus Schneider disse: «Forse non ci sarà una riabilitazione formale, ma una rivalutazione di fatto della figura di Lutero l’abbiamo sentita molto chiaramente dalla bocca del Papa a Erfurt». Francesco ha avuto modo di chiarire ancora meglio il suo pensiero: «Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore», ha spiegato in una conferenza stampa. «Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio – un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico – vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c’era corruzione nella Chiesa, c’era mondanità, c’era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato».

Dobbiamo chiederci: riconoscere la legittimità dell’intento riformatorio di Lutero significa automaticamente approvare gli sviluppi che da esso si produssero? Assolutamente no, tanto meno significa non riconoscerne gli errori personali (l’odio che scaturì per il papato, l’antisemitismo ecc.). Proprio recentemente, rivolgendosi alla delegazione ecumenica della Chiesa Evangelica in Germania, Papa Bergoglio ha infatti precisato: «Ciò che animava e inquietava i Riformatori era, in fondo, indicare la strada verso Cristo. Il fatto che la loro chiamata al rinnovamento abbia suscitato sviluppi che hanno portato a divisioni tra i cristiani, è stato certamente tragico. I credenti non si sono più sentiti fratelli e sorelle nella fede, ma avversari e concorrenti». Francesco ha citato le parole di Benedetto XVI ad Erfurt e, come Giovanni Paolo II, ha invitato ad «apprezzare i doni spirituali e teologici che dalla Riforma abbiamo ricevuto». Chiaramente senza negare le «differenze in questioni di fede e di morale che tuttora sussistono».

Nella sua intervista ad Avvenire, Bergoglio stesso ha spiegato di essere in continuità con i suoi predecessori: «Prima di me Benedetto XVI era andato a Erfurt, e su questo aveva parlato accuratamente, con molta chiarezza. Aveva ripetuto che la domanda su “come posso avere un Dio misericordioso” era penetrata nel cuore di Lutero, e stava dietro ogni sua ricerca teologica e interiore. C’è stata una purificazione della memoria. Lutero voleva fare una riforma che doveva essere come una medicina. Poi le cose si sono cristallizzate, si sono mescolati gli interessi politici del tempo, e si è finiti nel cuius regio eius religio, per cui si doveva seguire la confessione religiosa di chi aveva il potere».

In passato abbiamo osservato la continuità di Francesco con i suoi predecessori su singoli temi, come quello dell’Islam e dell’accoglienza ai migranti. Oggi sappiamo che chi combatte il Papa, usando le sue parole su Lutero, sta muovendo guerra anche a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II i quali, come abbiamo visto, si sono spinti anche molto più in là, perseguendo il fine dell’unità dei cristiani senza mai rinnegare la propria visione.

 

chiesa riforma protestante

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La morte di Dino non è eutanasia ma normale sedazione: sciacallaggio mediatico

eutanasia dino sedazioneAlla Camera inizierà a breve una discussione sul testamento biologico. Prepariamoci alla solita campagna mediatica che, tuttavia, è già iniziata oggi strumentalizzando una normale morte per sedazione diventata sui quotidiani il “primo caso di eutanasia”. Come dire, legalizziamola tanto è già presente, seppur “clandestinamente”.

Si tratta del caso di Dino Bettamin, malato di Sla. Dopo l’ennesima crisi respiratoria ha chiesto e ottenuto la sedazione profonda, praticata abitualmente quando il caso clinico del paziente non lascia alcuna speranza. La morte è vicina e ogni intervento aggraverebbe soltanto la situazione, diventando accanimento terapeutico. Gran parte dei quotidiani sta scrivendo, copiandosi a vicenda, che si tratta di eutanasia e “del primo caso di sedazione profonda di un malato di Sla”. Due falsità.

La filosofa Michela Marzano ha subito usato il povero Dino come eroe dell’eutanasia. Addirittura Il Giornale ha pubblicato un commento dell’ex radicale Giordano Bruno Guerri, che da sempre tenta aprire le porte dell’eutanasia nel centrodestra (assieme al direttore Vittorio Feltri). «Ufficialmente è la prima volta in Italia», ha scritto Guerri, «e questo significa che l’eutanasia legale è ormai possibile anche da noi, sia pure con un’ipocrisia di fondo». Dopo aver paragonato il caso a Piergiorgio WelbyEluana Englaro, ha concluso: «Dino invece ha voluto e potuto morire in pace e nel silenzio. Ha incontrato dei medici che, senza dover rischiare la galera, hanno interpretato in modo estensivo la legge e l’hanno liberato da una sofferenza inutile. Dunque non è stata inutile quella di Welby e di Eluana. Anche la morte sarà più dolce, senza clamore e nel pieno rispetto della vita».Un indebito sciacallaggio su un caso normalissimo, come tanti, previsto dalla legge (e dalla Chiesa).

Un malato terminale su dieci sceglie la strada percorsa da Dino: «Ma sia chiaro che non si addormenta nessuno per farlo morire ma soltanto per non costringerlo a soffrire», ha precisato Assuntina Morresi, del Comitato nazionale di bioetica. La stessa moglie del paziente, Maria Pellizzari, ha detto che «non si tratta di eutanasia». E anche il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, ha subito chiarito: «Non si parli di eutanasia: il paziente può chiedere di sospendere certe terapie perchè oltrepassarle sarebbe un accanimento terapeutico. Dal punto di vista etico i nostri medici hanno la strada segnata del Comitato di bioetica, hanno assolto il loro compito in scienza e coscienza».

La sedazione profonda non c’entra nulla con l’eutanasia. Italo Penco, presidente della Società Italiana di cure palliative ha affermato: «questo non è il primo caso di un malato di Sla che muore in sedazione, sono anni che accade. E’ il paziente che deve chiederla ed è lui a dichiarare di non riuscire più a sopportare un sintomo, non avrebbe senso sedare un paziente incosciente che non è in grado di esprimere questo desiderio, anche perché essendo incosciente non ha bisogno di sedazione. E’ un atto terapuetico, non si accelera la morte come nell’eutanasia, ma lo si accompagna e lo si aiuta quando i sintomi non sono più gestibili con i farmaci. Le persone impiegano lo stesso tempo a morire, ma senza sedazione avrebbero sofferto».

Un atto, quello della sedazione palliativa e profonda, pienamente accettato anche dalla Chiesa. Il Fatto Quotidiano si è inventato una “preoccupazione” in Vaticano. Mons. Antonio Genovese, parroco di Montebelluna, ha riferito: «Dino ha detto, con parole sue, ciò che ha detto San Giovanni Paolo II: “Lasciatemi andare al Padre”. Non è stata eutanasia: l’abbiamo accompagnato all’incontro finale con il Signore, che ha raggiunto nel sonno, senza soffrire, ma anche senza che alcuna spina fosse staccata. Ha voluto essere lucido per ricevere l’unzione degli infermi, ha pregato con me e con la sua famiglia, e la sua ultima parola, insieme al sorriso che porterò con me per sempre, è stata “grazie”».

La stessa scelta di Dino venne infatti intrapresa da Giovanni Paolo II e dal card. Carlo Maria Martini. Anche alla morte dell’ex arcivescovo di Milano vi furono tentativi del genere, addirittura dal suo “figlio spirituale” Vito Mancuso, che cercò in tutti i modi di far passare come eutanasia la morte del cardinale, usandola e strumentalizzandola verso la legalizzazione della “dolce morte”. Un tradimento di cui il teologo non ha mai chiesto scusa.

«Il tentativo di far passare la vicenda di Montebelluna per il caso con cui viene sdoganata l’eutanasia in Italia è semplicemente una forzatura a fini ideologici», ha scritto Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita Italiano. Prepariamoci perché ce ne saranno molti altri, i media agiscono così per fare leva sull’opinione pubblica.

La redazione

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Il fisico del Cern: «la causa dell’universo dev’essere trascendente»

big bang dio«Sono convinto che la fede cristiana è una credenza ragionevole e non vi è alcun conflitto tra le scoperte scientifiche e il cristianesimo. Ritengo che il Creatore dell’universo è il Dio della Bibbia». Così si è presentato Michael G. Strauss, fisico delle particelle del CERN di Ginevra e docente presso l’Università dell’Oklahoma.

Poche settimane fa ha infatti aperto il suo sito web personale (www.michaelgstrauss.com), motivandolo così: «Da qualche tempo ho l’opportunità di parlare nelle università, nelle scuole e nelle chiese circa l’intersezione tra la scienza e la fede cristiana. Spesso capita che la gente mi chiede se ho scritto qualcosa su questo per esplorare il tema in modo più dettagliato». Così è nata l’idea di uno spazio virtuale, decisione insolita per un ricercatore di un certo peso: apprezziamo molto dato che tale tematica sul web è solitamente, e purtroppo, inflazionata per la gran parte da avvocati del creazionismo biblico e scienziati dell’ateismo militante.

Esperto dell’interazione tra quark e gluoni e attualmente impegnato sulle proprietà del bosone di Higgs, Strauss ha scritto che «come scienziato professionista e come cristiano posso avere qualcosa da offrire alla discussione concernente il rapporto tra cristianesimo, la scienza e pensiero oggettivo». I suoi primi due articoli sono stati dedicati alla teoria del Big Bang, riflettendo sulla «ripugnanza che questa idea ha generato» fin dall’inizio in certi ambienti positivisti, la quale «è stata alla fine accettata solo perché le prove a suo favore sono schiaccianti e indiscutibili». E’ interessante la sua precisazione: «Quando si sente dire che gli scienziati discutono se il Big Bang si sia davvero verificato, in realtà stanno solo mettendo in discussione ciò che è accaduto nei primi 10 -35 secondi o giù di lì, non se vi è stato un inizio effettivo. Nessuno ha dubbi sul fatto che l’universo visibile era molto piccolo, caldo e denso, circa 13,8 miliardi di anni fa ed è da allora in uno stato di espansione».

Il problema è che a molti «non piace l’implicazione teologica e filosofica di un universo che ha avuto un inizio effettivo e continuano a cercare scappatoie. Eppure tutte le osservazioni che abbiamo, tutti i calcoli teorici, e anche alcuni calcoli proiettivi come il teorema di Borde-Guth-Vilenkin, danno credito alla conclusione che tutto lo spazio, il tempo, la materia e l’energia di questo universo ha avuto un inizio. Il Big Bang è un termine improprio perché non c’è stata una sorta di esplosione dato che non c’era nulla che esisteva che potesse esplodere. È l’origine dell’universo. Quindi, se questo universo ha avuto un inizio, allora la causa dell’universo non può essere una parte dell’universo. La causa deve essere trascendente, come l’idea cristiana di Dio».

Fa bene il prof. Strauss a non parlare di “prova di Dio”, non è saggio mischiare i piani. Ha probabilmente ragione anche quando scrive: «I teisti non avrebbero potuto delineare uno scenario migliore per sostenere il teismo». Lo stesso pensiero del fisico americano è condiviso da altri colleghi, anche importanti premi Nobel, come ad esempio Arno Penzias, Leon Max Lederman e Antony Hewish. Abbiamo raccolto le loro parole in questo dossier.

Strauss ha promesso altri articoli in cui discuterà degli scenari alternativi all’origine del nostro universo che non richiederebbero un inizio effettivo di esso, entrando dunque nel vivo del grande dibattito scientifico e filosofico su questa tematica. Buon lavoro!

La redazione

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«Abusato da un prete, ma la mia fede è rimasta intatta»

pedofilia chiesa«Nel prete che mi ha abusato ho visto un malato, e lui non c’ entra con la mia fede che è restata intatta». Sono queste le parole che più ci hanno colpito della dolorosa storia emersa in questi giorni, raccontata da Daniel Pittet, 57 anni di Friburgo.

La pedofilia nella Chiesa -al di là dei numeri che vanno temporalmente contestualizzati e ridimensionati rispetto a quelli immaginati dall’opinione pubblica-, è una piaga e un crimine insopportabile, causa di sofferenze incredibili. Un dolore atroce anche per i fedeli cattolici e per la comunità cristiana, «che ci fa vergognare», ha scritto il Papa. Ci ha colpito che Daniel, sposato e padre di sei figli, abbia comunque mantenuto salda la sua fede in Dio e rivendicato la sua appartenenza alla Chiesa. Il Male non è riuscito a vincere fino in fondo.

Papa Francesco ha scritto la prefazione del suo libro, nel quale Pittet racconta di essere stato violentato nel 1968 da un frate cappuccino svizzero, Joel Allaz. Dopo la sua denuncia, il malato è stato semplicemente mandato in Francia, dove ha abusato ancora. L’anno scorso, racconta in un’intervista, ha incontrato «l’orco della mia infanzia. Mi ha guardato, ho visto la sua paura. Ma non mi ha chiesto scusa». Eppure lo ha perdonato, «e ho costruito la mia vita su quel perdono». Ha poi incontrato Francesco: «Mi ha chiesto: dove trovi la forza, il tuo spirito missionario? Non era mai soddisfatto della risposta. Alla fine gli ho detto: Padre sono stato violentato da un sacerdote. Mi ha guardato in silenzio con le lacrime agli occhi e mi ha abbracciato».libro pedofilia chiesa

Oggi «in Svizzera le cose sono cambiate», afferma Daniel, «ma in Francia e in Italia a quanto so ben poco». In Francia, in realtà, le cose fortunatamente sono cambiateci sono norme severe a favore della cooperazione con l’autorità giudiziaria e sulla riconsiderazione degli atti passati non denunciati o ritenuti prescritti. Lo stesso accade in Germania,  «l’esempio di come si può organizzare seriamente il contrasto alla pedofilia» secondo Marco Politi de Il Fatto Quotidiano. Nel 2011 la Congregazione per la dottrina della fede ha ricordato alle conferenze episcopali che l’abuso sessuale di minori è un «delitto canonico» ma anche un «crimine perseguito dall’autorità civile», invitando a cooperare con essa e rimarcando il «dovere di dare una risposta adeguata» tramite il diritto canonico.

Nella prefazione al libro, Francesco parla di una «mostruosità assoluta, di un orrendo peccato, radicalmente contrario a tutto ciò che Cristo ci insegna», che mostra fino «a che punto il male può entrare nel cuore di un servitore della Chiesa. Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?».

Benedetto XVI aveva la buona abitudine di definirli sempre «atti peccaminosi e criminali». Proprio il Papa emerito, ha spiegato Bergoglio, «è stato molto coraggioso e ha aperto una strada. La Chiesa su questa strada ha fatto tanto. Forse più di tutti. Le statistiche sul fenomeno della violenza dei bambini sono impressionanti, ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato. La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata». Queste riflessioni del Papa sono condivise anche dalla cronista giudiziaria de La Stampa, Grazia Longo, per la quale siamo «di fronte a una Chiesa che si mette in discussione su una materia tanto delicata come la pedofilia (che registra molte vittime anche in ambienti ecclesiastici), la società e gli organi istituzionali predisposti non possono certo rimanere a guardare».

La pedofilia è un crimine diffuso sopratutto fuori dal mondo ecclesiale, nell’ambiente familiare, in quello scolastico, nelle altre religioni e in ogni luogo in cui adulti -sposati o no, celibi o no-, sono a contatto con minori. Proprio in questi giorni, ad esempio, è emerso nel Regno Unito un enorme caso di abusi sessuali nel mondo calcistico: 184 potenziali pedofili, 1.016 denunce e 526 vittime. I club sportivi sono stati omertosi, in molti casi raggiungendo accorti privati con le vittime per chiudere la vicenda senza scandalo. «La maggior parte degli allenatori che hanno commesso abusi sono stati ritenuti idonei, seguivano i ragazzini per grandi club come City e Chelsea», ha spiegato l’avvocato Nocivelli. Anche il calcio italiano viene coinvolto, le società calcistiche «anche in Italia vogliono tutelare il loro “buon nome” e spesso non denunciano. Lo stesso accade nel Karate».

La redazione

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San Valentino, setta satanica offre abbracci in cambio di aborti

san valentino satanaCurioso e davvero poco romantico modo di festeggiare San Valentino. I membri della setta Satanic Temple hanno indetto per oggi l’evento “Baci e abbracci per Satana” per foraggiare la causa dell’aborto in Missouri (Usa).

Il satanismo è un fenomeno reale, non è solo argomento di film e fumetti horror. In America capita anche di trovare gruppi politici di ispirazione satanica, come appunto il Satanic Temple. L’iniziativa, si legge, è contro la legge del Missouri che richiede a tutte le donne che cercano di interrompere legalmente la gravidanza di informarsi obbligatoriamente tramite appositi documenti su quanto stanno per fare, e attendere 72 ore tra il momento della richiesta e l’aborto, così da prendere una decisione non istintiva.

I sostenitori del Satanic Temple offriranno oggi degli abbracci nelle strade in cambio di donazioni per sostenere legalmente la loro causa contro la legge. Fondato nel 2012, è un gruppo anti-cristiano e la sua mission è la promozione del “bene”, dell’esercizio critico, della divulgazione scientifica e razionale. Sono attivi a fianco del mondo Lgbt, dei “diritti riproduttivi” e della totale laicità della società, vedendo tuttavia fallire gran parte delle loro iniziative. Sul loro sito web dicono di non credere nell’adorazione di Satana, lo vedono semplicemente come simbolo della ribellione e dell’anarchismo nei confronti della tirannia. Ritengono la bestemmia verso Dio un’«espressione legittima di indipendenza personale dai controproducenti canoni tradizionali».

Sorprende vedere questa forma di satanismo laicizzato, completamente ateo, almeno apparentemente. D’altra parte, l’annullamento della presenza religiosa nella società e la negazione razionale di Dio è l’unico modo per non rischiare di contribuire alla causa del teismo: la stessa adorazione di Satana, infatti, ammette la soprannaturalità: se esiste il Male, esiste anche il Bene. Rinnegare pubblicamente la devozione e le Messe nere, invece, permette loro di ateizzare il satanismo, evitando così di risultare controproducenti. Non è un caso che Marco Dimitri, fondatore dei Bambini di Satana, passato dall’ufologia al satanismo pagano, si dichiari pubblicamente ateo e socio dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti.

Secondo un’indagine giornalistica nel 2008, in Italia sarebbero un milione e mezzo (circa il 3% della popolazione), più donne (64%) che uomini, più adulti (64%) che adolescenti, le persone coinvolte nelle sette, di qualsiasi oscurità esse si nutrano: il 49% sono psicosette, il 15% pseudo- religiose, il 18% magiche e il 18% predicano spiritismo e satanismo. Secondo il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (Gris) esisterebbero circa 500 sette sataniche con 3 mila seguaci.

Detto questo, buon San Valentino a tutti gli innamorati. Anche alle anime perse, che possano ritrovarsi sperimentando anche solo per un attimo l’amore misericordioso del Signore.

La redazione

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Scalfarotto #staisereno, la tua non è famiglia: lo dice anche Rodotà (e la Costituzione)

Ognuno può affermare ciò che vuole: “la nostra è una famiglia”, diranno i gruppi poligamici, le coppie omosessuali, la nonna con il nipote, i single con il loro gatto e quattro amici del cuore. Ma a livello giuridico, è la Costituzione italiana che va presa come riferimento.

Dovrebbe saperlo Ivan Scalfarotto, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, che inviato un sms al suo amico Maurizio Crozza (ha collaborato a tre edizioni di “Crozza Italia”) dopo che il comico ha affermato in televisione che nulla resta dei tre anni del governo Renzi. «Caro Maurizio: in primavera mi sposo», gli ha risposto Scalfarotto. «A quel punto la mia famiglia e la tua saranno finalmente uguali in diritti, dignità e libertà. E lo saremo quindi anche io e te». Scalfarotto ha poi pubblicato il suo messaggio sulla pagina Facebook.

Davvero l’attivista Lgbt ritiene che, grazie alle unioni civili, il suo rapporto di coppia possa essere equiparato alla famiglia di Crozza? L’articolo 29 della Costituzione è chiaro: la famiglia è «una società naturale fondata sul matrimonio». Scalfarotto può accedere al matrimonio? No, quindi la sua non può essere ritenuta “famiglia”. Con l’art. 30 la Costituzione chiede inoltre di disciplinare la condizione dei cosiddetti figli naturali, mentre nell’art. 31 «misure economiche ed altre provvidenze» che agevolino la «formazione della famiglia» e «l’adempimento dei compiti ad essa relativi, in primis la protezione della maternità». Nella coppia Scalfarotto non esisteranno mai la maternità e i “figli naturali” di entrambi i componenti: questo rende oggettivamente diseguale la loro unione con quella delle coppie formate da uomo e donna (e la sterilità o infertilità, come già spiegato, non è obiezione valida).

A chiarire che questo sia l’orientamento della Costituzione ci ha pensato nel 2010 la Corte Costituzionale chiarendo che «l’istituto del matrimonio civile, come previsto nel vigente ordinamento italiano, si riferisce soltanto all’unione stabile tra un uomo e una donna». A chi volesse tacciare di discriminazione chi osa ricordare tutto questo all’onorevole Scalfarotto, ricordiamo che è sempre tale sentenza a ribadire che «la normativa medesima non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio». Nel 2015 la Cassazione ha ribadito «che la mancata estensione del modello matrimoniale alle unioni tra persone dello stesso sesso non determina una lesione dei parametri integrati della dignità umana e dell’uguaglianza». Sempre nel 2105, il Consiglio di Stato ha a sua volta chiarito che «il matrimonio omosessuale deve intendersi incapace, nel vigente sistema di regole, di costituire tra le parti lo status giuridico proprio delle persone coniugate (con i diritti e gli obblighi connessi) proprio in quanto privo dell’indefettibile condizione della diversità di sesso dei nubendi, che il nostro ordinamento configura quale connotazione ontologica essenziale dell’atto di matrimonio».

A ribadire l’incostituzionalità di una “famiglia” omosessuale è stato Bruno Ferraro, presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione: «la pretesa di porre sullo stesso piano l’unione tra uomo e donna e l’unione tra due soggetti dello stesso sesso è giuridicamente sbagliata e costituzionalmente insostenibile». Il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese ha confermato: «Le linee costituzionali sono chiarissime: le unioni omosessuali vanno garantite e riconosciute, ma non come famiglia bensì come formazioni sociali», la coppia coniugata e quella omosessuale non sono equiparabili. Perfino il giurista Stefano Rodotà lo ha dovuto amaramente ammettere: «i giudici della Corte Costituzionale si piegano al codice che parla soltanto di matrimoni tra uomini e donne». Per i padri costituenti «il modello matrimoniale consegnato alle regole giuridiche è un dato di realtà irriformabile. Non si rendevano conto che stavano cambiando le regole del gioco. Il riferimento alla tradizione millenaria della famiglia, pronunciato dalla nostra Corte costituzionale, non compare in nessun’altra giurisprudenza». E si potrebbe continuare citando il giurista Giovanni Verde e l’ex presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, intervenuti a chiarire l’inesistenza giuridica di una “famiglia” omosessuale.

La legge sulle unioni civili, come abbiamo già sottolineato, permette solamente alle coppie dello stesso sesso di definirsi “specifiche formazioni sociali”, non certo “coniugi” o “famiglia”. Ricordarlo a Scalfarotto è un atto di giustizia e di verità, non di offesa. Non se la prenda! Anzi, ora Maurizio Crozza saprà cosa scrivere nel suo sms di risposta.

La redazione

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I quattro gatti Radicali diventano due, ma il Papa aveva teso un mano…

cacciata dai radicali, bergoglio boninoEmma Bonino diseredata dai suoi amici Radicali, assieme a lei anche Marco Cappato. Il gruppo guidato da Maurizio Turco e Rita Bernardini ha infatti preso possesso delle macerie del partito pannelliano, intendendo accaparrarsi l’eredità patrimoniale del partito.

Per anni hanno combattuto la Chiesa fingendo di essere preoccupati dall’economia vaticana oggi, morto Marco Pannella (che già l’aveva scomunicata), i suoi seguaci non ci pensano due volte a sbattere fuori i leader partito per entrare in possesso delle quote societarie. «Ci accusano di tradimento, con la favola di dichiararsi “mendicanti”, solo per cacciarci e prendersi la “robba”, la poca che c’è», il commento del segretario radicale Riccardo Magi. Poca non è, se si contano i 50 milioni di euro di fondi pubblici indebitamente ricevuti da Radio Radicale per il servizio  di diretta dal Parlamento che già offre Radio Rai.

E’ stata sfrattata anche l’Associazione Luca Coscioni, buona notizia, che perde così un sostegno politico importante nelle battaglie sull’eutanasia legale. Sembra proprio l’eccessiva adesione del gruppo boniniano alla militanza pro-cannabis, pro-prostituzione e pro-eutanasia ad aver infastidito i seguaci di Pannella, più interessati ad altre battaglie. Partito Radicale e Radicali Italiani si faranno concorrenza, in palio meno di 3000 iscritti: «se non si raggiungono certi numeri si chiude battenti, e i Radicali Italiani ci stanno facendo concorrenza in casa». Altro che “partito non violento”: «L’impotenza che diventa violenza e ha bisogno di inventare il tradimento altrui come pretesto e alibi», commentano i Radicali italiani.

La notizia offre l’occasione per parlare del poco compreso tentativo di Papa Francesco di tendere una mano ai due leader del partito italiano più anticlericale. Da una parte il Pontefice ha cercato di valorizzare il contributo di Emma Bonino nell’accoglienza ai migranti –in linea con i suoi predecessori-, citandola «tra i grandi dell’Italia di oggi per il miglior servizio nel far conoscere l’Africa». Mettendo così in secondo piano il suo attivismo sui temi etici: «è gente che la pensa in modo molto diverso da noi», ha precisato. «Vero, ma bisogna guardare alle persone, a quello che fanno». L’associazione Papaboys ha giustamente spiegato: «Papa Francesco ha semplicemente dato a Cesare il suo. Francesco non ha messo sull’altare Emma Bonino, ha riconosciuto il suo impegno ed il suo lavoro per l’Africa». Una sorta di promessa alla Bonino: impegnati sulle battaglie giuste, sul problema delle carceri e dei migranti: su questo avrai l’appoggio del mondo cattolico.

Francesco ha cercato anche un contatto con Marco Pannella, lo ha chiamato durante uno sciopero per la fame per il sovraffollamento carcerario, ha discusso con lui del problema, della vita e della morte, dell’uomo e dello spirito. Poco prima di morire, curato in una clinica di suore, Pannella ha scritto a Bergoglio: «Ti voglio bene. Ho preso in mano la croce che portava mons. Romero e non riesco a staccarmene». La causa di beatificazione dell’arcivescovo salvadoregne venne iniziata da Giovanni Paolo II, sbloccata da Benedetto XVI e portata a termine da Francesco. Giuseppe Di Leo, vaticanista di Radio Radicale, ha raccontato che Pannella andava d’accordo anche con Papa Wojtyla, perché «i jolly, gli irregolari, ci capiscono e si piacciono». Padre Lombardi, ex direttore della Sala stampa vaticana, disse questo alla morte del leader radicale: «Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause, ad esempio quella a cui si è molto dedicato negli anni recenti, in favore dei carcerati». Mons. Rino Fisichella, incaricato da Francesco di organizzare il Giubileo 2016 ha dichiarato cose simili: «Non ho certo condiviso le battaglie di Marco Pannella come l’aborto o in tempi più recenti, quella per l’eutanasia. Ma non posso dimenticare che è stato anche capace di far sentire la voce dei senza voce. Ho condiviso ben poco, anzi nulla, di certe battaglie radicali degli anni ’70 e ’80. Ma non posso nemmeno dimenticare le iniziative per combattere la fame nel mondo o quelle per far sentire la voce di chi non aveva voce, come nel caso dei carcerati. Questo non dovrebbe stupire. È importante cercare con chi non crede un dialogo fondato sulla ragione». Un giudizio simile a quello dello storico direttore di Tempi, Luigi Amicone, amico di Pannella e Bonino.

Il Papa e la Chiesa hanno cercato questo dialogo, hanno lanciato una fune, tentato un incontro, si sono scandalosamente invitati a casa di Zaccheo, senza mai diventare complici delle loro battaglie contrarie all’etica cristiana anzi, professando apertamente il contrario. Se Pannella dopo il “contatto” con Francesco si avvicinò alla croce e mise da parte le battaglie etiche (seppur senza rimangiarsele) -addirittura cambiò idea sulle unioni civiliallineandosi agli attivisti per la famiglia nell’invocare un referendum (“effetto Francesco?”)-, la Bonino non sembra affatto aver accolto l’invito. Ci auguriamo che questa cacciata da parte dei suoi amici storici la faccia ricredere sulla mano che qualcuno le aveva teso.

La redazione

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