Il miracolo di san Gennaro alla prova della scienza

Per miracolo di San Gennaro si intende la liquefazione del suo sangue all’interno del Duomo di Napoli e in date precise durante l’anno, il fenomeno avviene da circa 700 anni. In questo dossier riporteremo quel che alcune valutazioni scientifiche hanno rilevato.

Ricordiamo che per i cattolici non c’è alcun problema ad affermare l’eventualità di un falso prodigio (la Chiesa non ha mai definito la liquefazione del sangue di San Gennaro un miracolo), a patto che lo si dimostri con chiarezza. La fede non si basa su questi fenomeni, può essere aiutata, ma non su di essi fondata. La questione di San Gennaro rimane comunque tuttora inspiegata e misteriosa, con buona pace di chi ha deciso preventivamente come deve andare il mondo.



IN COSA CONSISTE?
Il sangue di san Gennaro è conservato nel Duomo di Napoli (assieme al busto aureo ed argenteo del Santo e al suo cranio) in una boccetta di vetro sigillata, con volume stimato di circa 60 millilitri, riempita per metà dal liquido. Questa bottiglietta, accanto ad un’altra più piccola e vuota, è contenuta tra due pareti di vetro in un reliquiario portatile d’argento. Durante la cerimonia del miracolo di San Gennaro, il reliquiario è più volte mosso, agitato e capovolto al fine di evidenziare l’avvenuta liquefazione, che diviene visibile senza difficoltà: in certi casi quasi immediatamente, in altri dopo alcuni giorni, sebbene solidificatosi nell’arco dei secoli. Si dice, su basi non comprovate dalla scienza, che in qualche circostanza il sangue “ribolla”, cambi di peso e di colore, ma non vi sono prove certe che confermino questi fenomeni. L’evento è quasi sempre avvenuto in date precise durante l’anno da circa 700 anni.



PERCHE’ SI PARLA DI MIRACOLO?
Si parla di miracolo quando si è di fronte ad un fatto oggettivamente inspiegabile a qualunque disamina, a qualunque procedimento indagativo della ragione. La scienza ci dimostra come il sangue umano, se sigillato in vitro per un certo periodo, solitamente si coaguli, senza più tornare al proprio stato liquido. Ma anche quando dovesse rompersi il coagulo (con conseguente liquefazione), ciò potrebbe avvenire una tantum: senza alcuna possibilità, dunque, di ulteriore ritorno alla coagulazione iniziale. Il liquido conservato nel Duomo di Napoli, invece, sta misteriosamente continuando, nel corso dei secoli, a solidificare ed a liquefarsi più volte, senza entrare mai a contatto con l’aria.



STORIA
Tradizionalmente si racconta che il 19 settembre del 305, durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli. In altre fonti, è detto che Gennaro fu destinato ai leoni. Qualunque sia la versione ufficiale, sappiamo che la sua nutrice raccolse il suo sangue e il suo corpo, secondo i canoni di una tradizione molto diffusa e caratterizzante l’atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri. Le cerimonie in onore di san Gennaro furono istituite nel 1337 dall’arcivescovo di Napoli. Bisogna attendere il 1389 quando, il 17 agosto, il fenomeno della liquefazione venne documentato per la prima volta: «fu fatta una grandissima processione per il miracolo che Gesù mostrò mediante il sangue del beato Gennaro conservato e che allora era liquefatto come se quel giorno fosse uscito dal capo del beato Gennaro». Da allora si sono verificate circa 11.000 liquefazioni in condizioni ambientali e culturali molto diverse. L’evento si è ripetuto – quasi sempre – a date regolari, scandendo la storia di Napoli. Il 19 settembre (giorno della decapitazione del santo); il sabato che precede la prima domenica di maggio (anniversario della traslazione delle reliquie del martire nelle catacombe di Capodimonte) e il 16 dicembre (in relazione ad una terribile eruzione del Vesuvio che nel 1631 causò molti lutti e distruzione. Il popolo durante quell’evento si affidò totalmente al Santo). Sono inoltre avvenute altre liquefazioni in giorni diversi e interpretate simbolicamente dai napoletani.



POSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente come “miracolo” il fenomeno della liquefazione. Qualche autorità ecclesiale lo ha definito “prodigio”. Viste le forti resistenze da parte della comunità napoletana ad abbandonare il culto del santo e delle sue reliquie si è deciso di mantenere la tradizione. Ma la commissione medica voluta dal Vaticano ha stabilito che lo scioglimento del sangue di san Gennaro non è un miracolo: tale evento è stato definito come un fatto mirabolante ritenuto prodigioso dalla tradizione religiosa popolare, essendo impossibile, allo stato dell’attuale conoscenza dei fatti, definirlo come scientificamente inspiegabile. Un requisito indispensabile perché la Chiesa riconosca un miracolo. La curia e l’arcivescovo di Napoli hanno sollecitato e incoraggiato più volte la scienza ad effettuare ulteriori studi sul miracolo di San Gennaro. Nel 2008 il cardinale Crescenzio Sepe ha espresso il desiderio di porre il prodigio del Santo all’attenzione di esperti internazionali, in modo da far luce su una questione che da sempre ha suscitato polemiche.



IPOTESI E STUDI SCIENTIFICI
Le possibilità attuali proposte: il miracolo (non ci sono prove sufficienti ed esaurienti); il trucco (non ci sono prove e qualcuno se ne sarebbe già accorto, inoltre occorre implicare la malafede delle autorità ecclesiali che però paradossalmente dimostrano molta più prudenza dei fedeli); l'”energia psichica” prodotta dalle aspettative della folla (da escludere); l’effetto di microrganismi (da escludere poiché il contenuto è sigillato e isolato dall’ambiente esterno da secoli); le cause naturali (non ci sono prove sufficienti ed esaurienti).

L’antropologo e studioso di miti popolari Massimo Centini ha affermato nel 2006: «Malgrado le tesi scientifiche, il miracolo di san Gennaro continua ad essere un fenomeno che resiste agli assalti del tempo e delle critiche» (M. Centini, “Misteri d’Italia”, Newton & Compton 2006, p. 55)”.

CICAP e tissotropia. Occorre premettere che il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) non ha spirito scientifico neutrale poiché è un’associazione che difficilmente intende andare contro il suo spirito di sopravvivenza (ammettendo qualcosa di misterioso negli avvenimenti che studia). Nel 1991 ha proposto l’ipotesi della tissotropia (ricordiamo che non ha però mai studiato il liquido direttamente): proprietà di alcuni gel di diventare più fluidi, fino a passare dallo stato solido a quello liquido, se scossi o fatti vibrare, comunque turbando il loro stato con sollecitazioni meccaniche. A dichiararlo è stato il suo responsabile scientifico, il chimico Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia (che ha fatto fortuna, non solo economica, grazie a questa vicenda, oltre alla cosiddetta “seconda Sindone”, rivelatasi una bufala).

Il CICAP ricrea il “miracolo”. Lo scienziato ritenne che il liquido fosse frutto di una manipolazione da parte di qualche abile alchimista e ha riprodotto il “miracolo” (cioè i cambiamenti di stato da solido a liquido) utilizzando una sostanza ottenuta tramite il miscuglio di elementi abitualmente adoperati dagli antichi alchimisti. Le sostanze tissotropiche hanno la caratteristica di mutare, se agitate, il proprio stato.

Errori del CICAP. Purtroppo il gel tissotropico creato dal chimico ha mantenuto le sue proprietà tissotropiche per soli 2 anni (come riportato da Antonio Ruggeri), al contrario del liquido di San Gennaro che dura ininterrottamente da quasi 7 secoli. Il CICAP presentò i lavori durante l’inaugurazione della sezione campana del CICAP. Il Corriere della Sera riporta che in sala era presente anche il professor Giuseppe Geraci, docente di Biologia molecolare e studioso di fama internazionale, che, dopo aver precisato che ai miracoli non crede, «smantellò pezzo a pezzo le tesi del Cicap». La tissotropia non c’entra nulla, il quotidiano continua: «Lo stesso Garlaschelli ha dovuto riconoscere i suoi limiti e con onestà intellettuale ha poi raggiunto il professore, al termine dell’incontro, per chiedergli lumi e la possibilità di leggere i suoi studi. Ed è a questo punto che Geraci rivela: “Il sangue c’è, il miracolo no, tutto nasce dalla degradazione chimica dei prodotti, che crea delle reazioni e delle variazioni anche con il mutare delle condizioni ambientali”». Su quest’ultima frase l’accademico cambierà idea nel 2010 (lo raccontiamo dopo).

Nella teca c’è sangue umano. Già il dott. Baima Bollone, ordinario di Medicina legale all’Università di Torino, dichiarò nel 1989: «secondo il parere di alcuni insigni biologi, sembrerebbe ragionevole – sulla base delle conoscenze via via raccolte – presumere che nelle ampolline sia contenuto del sangue certamente antico. Sangue con metaemoglobina scura e stabile, il che bene corrisponde all’aspetto cupo del materiale contenuto nelle ampolle al momento della fase solida. Nella fase di liquefazione il contenuto delle ampolle diviene invece rosso vivo, quasi che si fosse realizzato l’impossibile ripristino della ossiemoglobina. Inoltre, le conoscenze sulla coagulazione tendono a condurre gli studiosi verso la conclusione che la liquefazione ricorrente contrasta con le conoscenze scientifiche biochimiche e fisiologiche naturali» (P.L. Baima Bollone, “San Gennaro e la scienza”, pag. 204). Giuseppe Geraci ha confermato tutto questo di recente, dopo 4 anni di studio.

Ultimi test scientifici. Nel febbraio 2010, il dipartimento di Biologia Molecolare dell’Universita’ Federico II di Napoli, guidato appunto dal professor Geraci, ha dimostrato che nell’ampolla di San Gennaro è contenuto sangue umano e che esso può mutare stadio per eventi meccanici, fisici o chimici. Il prof. Geraci afferma: «Ho applicato il massimo del rigore scientifico a un evento ritenuto assolutamente metafisico, inspiegabile». Dopo centinaia di osservazioni e rilevazioni non si è rilevata alcuna misteriosa variazione di peso, anche quando ci sono i mutamenti di stato. L’analisi però ha portato a una sostanziale conferma dei dati emersi nel 1989 con l’analisi spettroscopica, i quali rivelarono lo spettro dell’emoglobina. A confermare ulteriormente questo dato per il professor Geraci ha contribuito un evento assolutamente imprevisto: «Nelle disponibilità della Delegazione c’era una teca con ampolla, in tutto simile a quella di San Gennaro. Una reliquia – afferma Geraci – proveniente dall’Eremo dei Camaldoli», ritrovata dieci anni fa. L’ampolla, che è identica a quella di San Gennaro ma è di datazione diversa (risale al XVIII secolo mentre quella di San Gennaro è del 1300) è stata sottoposta a numerosi test. Geraci racconta: «abbiamo riprodotto una serie di condizioni per verificare le reazioni del liquido, rossastro e schiumoso, in tutto simile a quello di San Gennaro. Poi abbiamo potuto aprire l’ampolla e, durante l’operazione, abbiamo verificato un elemento che ci ha convinto che all’interno ci fosse sangue ancor prima di poterlo verificare direttamente. Il sangue umano, in particolare condizioni, sprigiona una sostanza che, di fatto, è un vero e proprio mastice naturale. Il tappo, così come quello dell’ampolla di San Gennaro, era praticamente incollato al vetro. Impossibile da aprire senza romperlo». Nell’ampolla dei Camaldoli quindi è stato trovato del sangue umano. «Ma l’evento particolare fu all’atto dell’apertura. Si sprigionò un odore tremendo, un autentico odore di morte che si diffuse per l’intero dipartimento. Poi il liquido rossastro si coagulò in una gelatina. Test, con movimento e sostanze naturali, hanno poi riportato il sangue da solido a liquido. Così come per San Gennaro, non c’è dato scientifico univoco che spieghi perché avvengano questi mutamenti. Non basta attribuire al movimento la capacità di sciogliere il sangue, il liquido cambia stato per motivi ancora tutti da individuare” (da Il Mattino di Napoli, 5/2/10).

Nel maggio 2015 Luigi Garlaschelli è stato messo di fronte alle obiezioni che ha ricevuto dal prof. Geraci, rispetto alla sua tesi della sostanza tissotropica. In particolare è stato criticato per ignorare sistematicamente l’analisi dello spettroscopio che dimostra la presenza di sangue. Garlaschelli, come si evince da questo video, si è mostrato imbarazzato e ha ignorato la critica del biologo napoletano.



CONCLUSIONI
I lavori del dipartimento di Biologia molecolare dell’università di Napoli sono sono stati esposti il 5/2/10 all’Accademia nazionale di Scienze fisiche e matematiche, presieduta a Napoli dal rettore Guido Trombetti e rappresentata dal segretario nazionale Carlo Sbordone, titolare della cattedra di Analisi matematica alla federiciana, nel corso del convegno “Il miracolo di san Gennaro: esperimenti e considerazioni di un biologo molecolare”, in cui «sono stati riportati gli eventi che hanno portato ad eseguire misure sulla reliquia di sangue di San Gennaro, i loro risultati e le conseguenti considerazioni sulla autenticità della reliquia». Il prof. Geraci ha aperto il convegno mostrando ai presenti un campione del proprio sangue solidificato e agitandolo ne ha provocato la liquefazione. E’ quindi tornato a parlare di tissotropia (ipotesi già avanzata dal CICAP).

Lo scienziato ha però poi sottolineato l’incredibilità e unicità dell’ampolla studiata e di quella di San Gennaro: «non basta l’evento meccanico, uno scossone, a far cambiare stato. Quando ho aperto l’ampolla dei Camaldoli [quindi a contatto con l’aria] il sangue contenuto da liquido è divenuto gelatinoso, ho sottratto del calcio per riportarlo allo stadio fluido. Per l’ampolla con il mio sangue è bastato uno scossone. Quello che non sappiamo è in base a quali circostanze il sangue dell’ampolla di San Gennaro passa da solido a liquido e viceversa». La liquefazione del sangue di San Gennaro non avviene per contatto con l’aria ed è accaduto che nonostante numerosi giorni di “agitazioni” dell’ampolla, il sangue è rimasto solido.

Il prof. Guido Trombetti, accademico di prestigio internazionale, già Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e titolare del corso di Analisi Matematica I e II per il corso di laurea in Fisica, ha confermato il lavoro del prof. Geraci: «nella teca custodita in cattedrale vi è certamente sangue umano. Perché il 19 settembre di ogni anno, agitando la teca, il sangue ivi racchiuso possa sciogliersi nessuno sa dirlo. Neanche gli esperimenti di Geraci». Conclude dicendo: «Bisogna smetterla con la pretesa superiorità intellettuale della posizione dei non credenti rispetto a quella dei credenti. Si tratta in entrambi i casi di una posizione dogmatica. O, se vi piace di più, si tratta della scommessa di Pascal».

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Miracolo San Gennaro: scienziati stabiliscono che nell’ampolla c’è sangue umano

A Torino c’è il mistero della Sindone. A Napoli quello di San Gennaro.  Il Corriere della Sera annuncia che è avvenuto ieri alle 20,15, anche se un po’ in ritardo rispetto al solito. Presenti alla liquefazione del sangue nella basilica di Santa Chiara c’erano numerose persone, tra le quali il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, e il neogovernatore della Regione Campania, Stefano Caldoro.

Da 700 anni, nel sabato che precede la prima domenica di maggio, si ripete il miracolo: gli altri due avvengono a settembre e a dicembre. Nonostante gli interventi assolutamente di parte del CICAP, che non ha spirito scientifico poiché è un’associazione che difficilmente andrà contro il suo spirito di sopravvivenza (che è quello di screditare il paranormale), il miracolo di San Gennaro è ancora tutto da dimostrare.

Anzitutto, al contrario di quello che sostiene il CICAP (senza aver mai studiato il liquido) dentro all’ampolla c’è sangue umano. Lo ha stabilito nel Febbraio 2010, dopo 4 anni di studio, il dipartimento di Biologia Molecolare dell’Universita’ Federico II di Napoli, guidato dal professor Giuseppe Geraci: «Abbiamo anche potuto aprire l’ampolla e verificato un elemento che ci ha convinto che all’interno ci fosse sangue. Il sangue umano, in particolari condizioni, sprigiona una sostanza che, di fatto, e’ vero e proprio mastice naturale. Il tappo, cosi’ come quello dell’ampolla di San Gennaro, era praticamente incollato al vetro. Quindi, quello contenuto nella teca è sangue e resta ancora da dimostare perche’ avvengano questi cambiamenti di stato».

Oltre alla bufala della seconda Sindone, il professor Garlaschelli del CICAP, ha riprodotto il “miracolocon una sostanza di colore rosso (per la Sindone invece ha usato il colore ocra, ignorando che sul Lino non c’è segno di alcun pigmento o di alcuna direzione). Purtroppo il gel tissotropico usato ha mantenuto le sue proprietà tissotropiche per solo 2 anni (come riportato da Antonio Ruggeri). Quello di Napoli è sangue umano e non una sostanza artificiale, passa dallo stato solido a quello liquido da oltre 700 anni. Inoltre, nel maggio 1976 il sangue non si sciolse affatto, nonostante l’agitazione dell’appolla per oltre otto giorni.

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In 50 mila per il Santo Padre a Torino

Il Sindaco, Sergio Chiamparino ha accolto Benedetto XVI con queste parole: “Benvenuto a Torino, Santità. La accolgono fede e ragione, unite. Come sa Torino ed il Piemonte è fin dall’Ottocento patria di grandi santi sociali, tra i quali Giovanni Bosco, Giuseppe Cafasso e il Beato Frassati. Anime illuminate che seppero interpretare i bisogni del loro tempo. Uomini e donne che scelsero di lavorare in strada accanto agli ultimi, che scelsero i poveri e che furono costruttori di opere di carità. Forse anche per il valore di questa eredità è più facile a Torino capire quale valore possa avere la fede per la società civile. Torino da sempre sa riconoscere valore pubblico della religiosità. Credenti e non sono chiamati a riflettere sul senso profondo della Sindone che muove in ciascuno di noi meditazioni autentiche e suscita attenzione nella sofferenza e nel bisogno dell’altro”.

Ad attendere Benedetto XVI all’aeroporto (accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’arcivescovo di Torino, Poletto, il neopresidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, il sindaco di Torino, il presidente della Provincia, Antonio Saitta, il prefetto Paolo Padoin ed il questore Aldo Faraoni. La notizia è ripresa da tutti i quotidiani nazionali, in particolare da La Stampa, da Il Giornale e da Il Corriere della Sera. Due o tre radicali hanno protestato, oltre che per le crociate e l’Inquisizione, anche per la solita presunta ingerenza della Chiesa nella scienza, nella morale sessuale (e magari nella teologia…). Nessuna delle 50 mila persone si è accorta né di questa ingerenza, né dei radicali.

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Altri intellettuali continuano a difendere Benedetto XVI

Continuano suoi quotidiani internazionali gli attestati di solidarietà e le difese a Benedetto XVI e alla Chiesa Cattolica in merito all’attacco mediatico subito a causa dello scandalo pedofilia.

Conrad Black è uno storico britannico, convertitosi dall’ateismo al cattolicesimo nel 1986 dice di sè: “Sono un convertito dalla non-credenza, ho perso la fede nella non-esistenza di Dio. L’ateismo è una prospettiva che favorisce inevitabilmente l’egoismo eccessivo e un’indifferenza etica”. In un articolo sul NationalRewiedOnline, Black difende il Santo Padre e la Chiesa affermando: “La grande maggioranza delle accuse di pedofilia sono frodi, come è accaduto a Chicago. Ci sono anche gradazioni diverse di abusi, e non tutti sono condannabili. Inoltre è difficile per un vescovo sapere in poco tempo quanto credito dare ad una denuncia. Consegnando chiunque sia sospettato si rischia di portare più ingiustizia che giustizia. Anche se tutte le accuse di abusi sui minori sano vere, si tratterebbe di accusare meno dell’uno per cento dei sacerdoti”.

Segnaliamo ancora un altro intervento, quello di Eugenio Borgna, primario emerito di psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara, il quale intervistato da Il Sussidiario dice:“Anche il Papa, come Gesù, ha pianto. Nelle lacrime di Benedetto XVI c’è tutto il segreto di quello che io considero l’aiuto che ciascuno di noi può dare agli altri, non solo ai livelli teologici altissimi del Papa, ma anche a quelli che uno psichiatra può fare per cercar di dare una mano a chi è sul ciglio della disperazione”.

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Ecco il video dell’ateo Cohne-Bendit che difende i pedofili e il sesso con i minori

Nessun religioso accusato di pedofilia è mai arrivato a tanto: vantarsi di avere non solo raccomandato ma praticato il sesso con i minori quando era insegnante, sostenendo l’idea di “liberazione sessuale” dei bambini. Questo ha fatto Daniel Cohne-Bendit, deputato al Parlamento europeo dal 1994 e co-presidente dei Verdi dal 2004, in un suo libro e durante il programma tv Apostrophes del il 23 aprile 1982. Il sito Libertà e Persona mostra il video della trasmissione. Ma non è certo l’unico.

In Ultimissima 29/5/10 abbiamo creato un elenco dei numerosi personaggi atei e promotori di idee laiciste che hanno avuto a che fare con la pedofilia e la liberalizzazione sessuale dei minori.

Il video è possibile vederlo a questo link.

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Chiamparino: «la religiosità è indispensabile per comunità e ha valore pubblico»

Massimiliano Menichetti, inviato di Radio Vaticana ha intervistato Sergio Chiamparino, sindaco della città di Torino ed esponente del Partito Democratico, in merito alla visita che farà Benedetto XVI alla Sacra Sindone domani.

Egli ha risposto: «Torino è una città che è immersa nel pieno di una metamorfosi economica e sociale, è una città che ha saputo e sa reagire, sia sul piano economico che sul piano sociale. Da Benedetto XVI: mi aspetto che nel suo messaggio incoraggi questo lavoro. Vorrei anche ricordare che Torino è una città che ha una storia, com’è noto, di santi “sociali”, che forse facilita rispetto ad altri luoghi l’individuazione di quello che io considero il necessario riconoscimento del valore pubblico della religiosità. E’ abbastanza facile intravederlo attraverso la storia di don Bosco, ma bisogna vederlo, però, anche attraverso tutto ciò che la religiosità suggerisce dal punto di vista del comportamento pubblico. Secondo me, questo è molto importante, perché è la premessa per poter trovare soluzioni che sul piano dei diritti ed anche dei doveri consentano ad una comunità di essere effettivamente tale».

Aggiornamento 2/5/10: Il sindaco di Torino ha accolto con queste parole il Santo Padre: «Benvenuto a Torino, Santità. La accolgono fede e ragione, unite. Come sa Torino ed il Piemonte è fin dall’Ottocento patria di grandi santi sociali, tra i quali Giovanni Bosco, Giuseppe Cafasso e il Beato Frassati. Anime illuminate che seppero interpretare i bisogni del loro tempo. Uomini e donne che scelsero di lavorare in strada accanto agli ultimi, che scelsero i poveri e che furono costruttori di opere di carità. Forse anche per il valore di questa eredità è più facile a Torino capire quale valore possa avere la fede per la società civile. Torino da sempre sa riconoscere valore pubblico della religiosità. Credenti e non sono chiamati a riflettere sul senso profondo della Sindone che muove in ciascuno di noi meditazioni autentiche e suscita attenzione nella sofferenza e nel bisogno dell’altro» (cfr. Ultimissima 2/1/10)

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Evoluzionisti vari attaccano neodarwinismo: «è un’ideologia laicista»

Il libro di Jerry Fodor e Massimo Piattelli Palmarini, intitolato Gli errori di Dawin” (Feltrinelli 2010), riporta il pensiero di dozzine di biologi e zoologi e sostiene una tesi: la selezione naturale come chiave di volta dell’evoluzione, che è il cuore della dottrina darwiniana laicista, non funziona, non è legge scientifica.

I due autori, che dicono di dovere molto a Darwin, hanno argomenti molto forti, destabilizzanti, come si è visto anche dal nervosismo delle repliche. Non sono creazionisti, biblicisti o religiosi, ma atei anche se nel libro ci sono diverse aperture metafisiche, anzi si definiscono: “autori metafisici”. A pag. 159 si dice: “in effetti è molto difficile trovare una spiegazione dell’evoluzione che elimini veramente il deus dalla macchina”.

Tantissimi gli scienziati atei che in questi giorni hanno reagito istericamente a questo testo. Ma sono sempre di più coloro che appoggiano le tesi degli autori. Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, ha intervistato oltre agli autori anche altri scienziati, chiedendo loro un impressione sul libro. Fiorenzo Facchini, ad esempio, paleontologo darwinista di fama internazionale, afferma: «credo che le osservazioni di Piattelli e Fodor siano attinenti agli aspetti scientifici. Distinguerei fra l’evoluzione e il darwinismo, che è una spiegazione dell’evoluzione, c’è la distinzione fra evoluzione come fenomeno biologico e l’estensione darwinista della teoria in modo totalizzante. Una visione che esonera l’uomo e la vita da qualunque riferimento a Dio. E’ una posizione filosofica, non scientifica».

Anche l’ateissimo Giulio Giorello, filosofo della scienza, non può non dichiarare: «alcune delle ipotesi che Piattelli e Fodor, in particolare i vincoli interni, meccanismi di autoregolamentazione della materia, hanno argomenti molto dignitosi, corroborati da testi che vanno da Goethe a D’Arcy Wentworth Thompson». Ma come mai -chiede l’intervistatore a Palmarini-Piattelli- toccare, anche in modo non teologico o metafisico, la verità fondamentale di Darwin, ancora oggi, in un mondo “evoluto” concettualmente e intellettualmente, scatena certe intolleranze? Risponde lo scienziato: «Perché Darwin è una bandiera del razionalismo scientifico, e credo a torto. Non ci hanno sorpreso queste reazioni». Anche Giorello ammette (forse pensando a Richard Dawkins o a Peter Atkins): «c’è una certa ideologia neodarwiniana, questo è vero». Piattelli-Palmarini conclude dicendo: «Al povero Jerry Fodor, coautore del libro, hanno tolto la parola per aver scritto questo libro. Dice che vuole trasferirsi in un convento. Ma teme di trovare delle suore darwiniane».

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La conversione di Giuni Russo

“Meditava sugli “Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola” e ne rimase colpita. Ho ancora con me il libro che leggeva copiosamente, con sue annotazioni e sottolineature. Si chiedeva chi potesse guidarla in questo esercizio, dove trovare il sacerdote o la comunità per vivere un’esperienza simile. Cominciò ad appassionarsi anche di Santa Teresa, Edith Stein e Giovanni della Croce fino al punto di musicarne alcuni poemi”. Così racconta Maria Antonietta Sisina , sua amica da sempre a Il Sussidiario a 6 anni dalla morte di Giuni. Giuni Russo è stata una delle cantanti più dotate degli ultimi anni, con una estensione vocale di 4 ottave. Molti i critici che la preferiscono alla grande Mina Mazzini. Autrice di canzoni storiche, come Un’estate al Mare o di Alghero , si è convertita improvvisamente al cattolicesimo, arrivando addirittura ad interpretare la canzone “La sposa” assieme alle Carmelitane Scalze del monastero di Milano. “Giuni -racconta la Sisini- era di casa in quel monastero a tal punto che scelse, in punto di morte, d’essere lì seppelita. Durante l’agonia, vidi lei fissare un angolo della stanza. Il suo viso si illuminò, cambiò d’aspetto. Sorrise meravigliata come se in quella stanza ci fosse una presenza celestiale. In fondo, Giuni era una persona innamorata di Cristo”.

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“Gli errori di Darwin”, il libro che l’UAAR non ti farebbe mai leggere

C’è un libro da poco in circolazione che ha creato un vero sconquasso nel mondo dell’ateismo scientista. Si tratta de Gli errori di Darwin” (pubblicato dalla “rossa” Feltrinelli), testo che raccoglie gli studi di due atei evoluzionistici, Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor, grazie ai quali il dogma dell’ateismo scientista ha subito una frattura fatale. Vi siete mai chiesti perché la UAAR, sempre in prima linea sui temi scientifici-ideologici, non ne ha neanche fatto un timido accenno? Neanche un insulto? Neanche la solita reazione isterica e scomposta? Una risposta noi ce l’avremmo… Lo storico inglese Paul Johnson qualche anno fa aveva parlato di “ayatollah e iconoclasti darwinisti, che hanno occupato i posti di comando nei dipartimenti universitari e delle riviste scientifiche, negando udienza a chiunque sia in disaccordo con loro”.. Così inizia l’articolo di oggi del direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara.

Quando si parla criticamente di Darwin si finisce ad insultare i critici, così come è avvenuto a Fodor, malgrado molti grandi scienziati testimonino a favore della attendibilità degli argomenti addotti nel libro. Il genetista Giuseppe Sermonti, grande pariah dell’evoluzionismo italiano, ha detto che il darwinismo si è dimostrato davvero “un credo che non tollera eretici”. L’ideologia dell’ateismo scientista che si concentra sul darwinismo classicista (o neodarwinismo) è il cavallo di battaglia di gente come Dawkins, Dennett e Pinker, che vogliono giustificare la loro rinunciataria posizione esistenziale, l’ateismo, appellandosi al darwinismo per dimostrare l’inesistenza di Dio, ignorando di andare contro proprio al loro beniamino Charles Darwin, il quale chiude il suo libro più importante in questo modo: “Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con i suoi diversi poteri, originariamente impressi dal Creatore in poche forme o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi”. (Darwin, L’origine della specie, BUR Biblioteca Universale Rizzoli).

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Bernard-Lévy vs. Michel Onfray: il guru dell’ateismo francese ha attaccato Freud

Vuoi vedere che si può parlar male di Gesù Cristo ma non di Freud? I sacerdoti dell’ateismo mondiale non sono molti: Richard Dawkins, Crhistopher Hitchens, Sam Harris, Peter Singer e Michel Onfray (escludendo evidentemente l’italiano Pierpippo Odifreddi). Michel Onfray, filosofo noto per il suo famoso “Trattato di Ateologia”, in cui insulta senza mezzi termini chiunque si dica “credente” e addossa ai cristiani la colpa per i più grandi crimini della storia. Recentemente è tornato agli onori della cronaca per essersi sfogato addirittura contro Sigmund Freud, padre della psicoanalisi. Lo ha fatto nel suo nuovo libro: “Il crepuscolo di un idolo”.

Il Corriere della Sera riporta: «Freud viene distrutto – almeno nelle intenzioni – e sepolto sotto un’interminabile serie di accuse: attrazione dissimulata per la numerologia, l’ occultismo e la telepatia, rinnegamento delle teorie un tempo da lui stesso sostenute, come sull’ uso della cocaina, riferimenti a «casi clinici introvabili», distruzione delle «falsificazioni» e dei «fallimenti terapeutici», adulterio, tendenze incestuose, simpatia per l’ austro-fascismo di Dollfuss, per il «cesarismo autoritario di Mussolini» (apostrofato «un eroe della cultura»), la conciliazione tra la psicoanalisi e il regime nazionalsocialista ecc...» Insomma uno sfogo frustrato tipico dell’ateologo, che solitamente Onfray riserva alle persone credenti in Dio.Perfino dalla sinistra radicale sono arrivate accuse a Onfray. E’ stato definito: provocatore, infiltrato «che riabilita un discorso di estrema destra», volgare mistificatore che avrebbe collezionato una serie di errori materiali e messo insieme citazioni fuori posto.

Sempre su Il Corriere della Sera di oggi Bernard-Henri Lévy definisce Onfray: «banale, riduttivo, puerile, pedante, talvolta al limite del ridicolo, ispirato da ipotesi complottistiche assurde quanto pericolose». E continua: «Mi riesce penoso, in tutti i sensi del termine, ritrovare in tale tessuto di banalità, più stupide che malvagie. La psicanalisi, che ha visto ben altro, si rimetterà. Quanto a Michel Onfray, ne sono meno sicuro».

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