Archivio del Ministero dell’Interno: i sacerdoti di Roma salvarono gli ebrei in fuga

La storiografia tradizionale ha atteso un po’ prima di concentrarsi su luoghi più lontani dai palazzi del potere, ma il quadro sta mutando. Si stanno scandagliando gli archivi del Ministero dell’Interno (Direzione generale dei culti), di documenti provenienti da fondi parrocchiali, del Pci o del Museo storico della liberazione di Roma. E con le testimonianze degli ultimi sopravvissuti, anche le carte degli archivi fanno emergere il ruolo non secondario di decine di parrocchie romane, anche periferiche, come centri di accoglienza o di soccorso sotto la responsabilità di coraggiosi sacerdoti. Un soccorso destinato non solo a renitenti alla leva, disertori, partigiani, antifascisti, ma anche agli ebrei romani, costretti dopo la caccia antisemita nel Ghetto a riparare qui. Avvenire riporta numerose di queste storie. Come abbiamo già pubblicato (cfr. Ultimissime 3/6/10), fu proprio Pio XII a chiedere che tutti gli ordini religiosi e le parrocchie facessero il possibile per ospitare e difendere gli ebrei.

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Nocera, la madre del bimbo rapito: «ho pregato molto, perdono l’infermiera»

Il perdono sarebbe stata una cosa impossibile agli uomini se un Uomo non avesse insegnato a perdonare e amare perfino i nostri nemici: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (LC, 23,24). Per i non credenti quello che conta è solo ciò che avviene e avverà qui, adesso. Per questo se si è vittime di un’ingiustizia occorre la vendetta immediata, diretta o indiretta. Ma i cristiani continuano a scandalizzare il mondo, come ha fatto recentemente Carlo Castagna, l’uomo che nella strage di Erba ha praticamente perso tutta la famiglia ma è riuscito lietamente a perdonare gli assassini imitando la testimonianza di Gesù Cristo (cfr. Ultimissime 2/4/10). Ieri un altro caso: è stata arrestata l’infermiera che aveva sottratto il piccolo neonato Luca dalle braccia della madre a Nocera Inferiore, nel Salernitano. «Volevo anch’io un figlio maschio», sembra abbia detto l’infermiera. Annalisa Fortunato, la mamma del piccolo Luca, intervistata da La Stampa ha detto: “l’infermiera aveva un comportamento normale. Mi ha detto anche che è un peccato che certe donne abbandonino i bambini. Non gli ha fatto del male, molto probabilmente non sta bene. La perdono, sì». Ritornando ai momenti di angoscia provati ieri, la donna dice soltanto: «Ho pregato, pregato. Finalmente è finita, la prima cosa che farò quando uscirò dall’ospedale sarà andare al santuario di San Gerardo».

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Claudia Koll, Nanni Moretti e Carlo Verdone portano il Papa e i sacerdoti al cinema

Due set estivi importanti mettono un Papa al centro. Si tratta di Karol Wojtyla, il cui dramma La bottega dell’orefice, diventerà film d’esordio per Claudia Koll, che ne elabora la sceneggiatura – tratta dalla pièce, scritta quando Giovanni Paolo II era vescovo di Cracovia – insieme a Mario Arturo Iannaccone e del «papa inventato» di Nanni Moretti, pronto per Cannes 2011. La Koll è passata da ex diva sexy di Tinto Brass a testimonial di vari incontri religiosi, lei stessa ha infatti detto di essersi convertita al cattolicesimo qualche anno fa (vedi Wikipedia e video Youtube). La regista dice a Il Giornale: «Il mio film è una riflessione sul senso della vita e sul significato dell’amore. Parto dalle parole di Papa Wojtyla: “C’è una sola esistenza e un solo Amore, nella vita”. Purtroppo non riflettiamo abbastanza su quell’Amore eterno, persi sotto il peso della quotidianità. Manchiamo di umiltà. Per questo il mio film d’esordio vuol essere una meditazione». Nanni Moretti invece, cattocomunista, punta su un Papa inventato che chiede aiuto ad uno psicologo quando viene a sapere dell’elezione al soglio pontificio. Non è stato giudicato né irriverente né scandaloso, anzi, la sceneggiatura pare essere piaciuta molto a monsignor Ravasi. Il film pone un’immagine di Papa attraversato da umane debolezze, preoccupato per l’importantissimo compito che lo attende, umile al punto da rivolgersi a un medico per avere aiuto e per chiedergli, nel finale, di ricordarlo nelle sue preghiere. Fino al 22 giugno alla Pontificia Università Lateranense, nella sala Pio XI ci sarà la mostra fotografica “Preti al cinema. I sacerdoti e l’immaginario cinematografico”. Durante la presentazione Carlo Verdone si è rivolto al cardinale Bagnasco: «Ringrazio sua Eminenza per avermi annoverato tra i grandi del cinema che hanno rappresentato i sacerdoti» (da Il Corriere della Sera 3/6/10).

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Ma come può esistere l’associazione UAAR?

Il giornalista Enzo Pennetta, su Libertà e Persona, commentando l’articolo dell’ultimo numero di MicroMega, scritto da Odifreddi contro la Sacra Sindone (cfr. Ultimissime 30/5/10 e Ultimissime 31/5/10), ha rilevato alcune contraddizioni “ontologiche” e strutturali dell’associazione UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), rappresentante di una frangia estrema di ateismo militante. Sottolineiamo che le stesse contraddizioni sono state evidenziate e ridicolizzate perfino dall’altra parrocchia dell’ateismo militante, cioè la rivisita MicroMega (vedi l’articolo). Già il termine “ateo” come punto di partenza è di per sè contraddittorio perché per definirsi a-teo (a-theios, senza Dio), occorre implicare l’esistenza di Dio (come essere “senza speranza”, implica indirettamente la sua esistenza da un’altra parte), o per lo meno accettare il termine Dio come definizione. Inoltre, come abbiamo già sottolineato (vedi Ultimissime 15/4/10), l’ateismo per sussistere è costretto ad affidarsi a campi surrogati per mantenere una sorta di razionalità, un briciolo di certezza…e sceglie molto spesso di farsi sorreggere dal mondo scientifico (rigore logico immanente, da qui “l’atesimo scientifico” di Dawkins ecc..). Ciò è molto strano e poco sensato, dato che nessuna disciplina scientifica riesce a dimostrare l’inesistenza di Dio e quindi a sostenere realmente una visione atea (anzi, i maggiori paladini della storia della scienza sono stati in gran parte teisti e cristiani…). Di conseguenza non può esistere l’ateismo scientifico, e l’ateo è costretto a “credere” che Dio non esista, a fare un atto di fede insomma (e non c’è nulla di sbagliato ad utilizzare la fede come metodo di conoscenza, ci mancherebbe! Ma è abbastanza paradossale che venga usato da chi si dice “senza fede”). L’atto di fede è il metodo più utilizzato dall’uomo per “conoscere”: in una giornata, statisticamente, per “sapere” una cosa, per raggiungere “sicurezza” su una questione, facciamo più spesso un esperimento scientifico direttamente oppure ci “fidiamo” di altre persone (ma anche libri, testi, autorevoli o meno)? Le grandi certezze della sua vita (l’amicizia, Dio, l’amore ecc..) l’uomo le raggiunge fidandosi dei segni che vede, senza aver bisogno di fare un’esperimento scientifico. Forse è per questo che i capi della UAAR scrivono in una lettera (ovviamente di protesta) a Napolitano: “l’UAAR, in quanto confessione religiosa ai sensi dell’art. 8 c. III Cost., risulta titolare di tale interesse [cioè dell’8×1000, perché è questo ciò a cui puntano], e l’atto che lo lede non può in conseguenza con­siderarsi atto politico” (vedi “Ricorso straordinario al Capo dello Stato“, guardare in fondo alla lettera). Altre tre questioni appaiono comunque alquanto critiche.

1) Come possono esistere uniti atei e agnostici?.
Penetta si è chiesto: posto che essere atei significa “credere” che Dio non esiste (come abbiamo specificato sopra), cioè, credere nella non-esistenza, perché la cosa non è dimostrabile (si è quindi credenti nell’ateismo con la stessa struttura del dogma religioso). Posto che essere agnostici significa sospendere il giudizio sull’esistenza di Dio e quindi rifiutarsi di “credere” sia alla sua esistenza che alla sua non esistenza (non si intende credere quindi nè al tesimo, nè all’ateismo). Allora, come si possono unire nello stesso insieme due categorie che si escludono l’una con l’altra? Il giornalista chiarisce meglio: “si può essere credenti o (aut) non credenti, ma non si può essere credenti e (et) non credenti. Una unione di atei e agnostici diventa quindi dal punto di vista razionale una contraddizione in termini”.

2) Saranno anche atei e agnostici, ma razionalisti??.
La faccenda si complica per l’UAAR, perché, volendo strafare, hanno inserito la “R”, autodefinendosi “Razionalisti” (quindi gli atei e gli agnostici non iscritti, come Augias o Dennet sarebbero stupidi e irrazionali? Attenzione: la nostra “R” (di uccR) sta per “razionali”, che è ben diverso da “razionalisti”, e comunque è provocatoria e ironica: l’uomo in generale è razionale. Al contrario, l’UAAR sembra voler fare sul serio…). Come già detto allora, un’associazione di credenti (cioè atei che “credono”che Dio non esista) e non credenti (agnostici, quindi non credenti nè nell’ateismo, nè nel teismo), può essere accettata solo nel campo dell’irrazionalità. Ci veniamo a trovare di fronte ad una di quelle antinomie tanto care proprio ai matematici: non si può arrivare ad una soluzione che non sia contraddittoria. Se nell’insieme ci sono “credenti e non credenti” l’unica possibilità è che si tratti di una classe di elementi tenuti insieme da considerazioni irrazionali, se l’insieme è invece regolato dalla razionalità, allora non può essere definito per via del fatto di contenere “credenti e non credenti”. Va benissimo voler essere contraddittori nella propria genesi, ma perché voler scomodare il razionalismo?

3) I membri dell’UAAR possono tutti provare razionalisticamente ciò che sostengono?.
Il “razionalismo” moderno (diverso dal razionale), è figlio dell’illuminismo materialista e scientista, il quale presuppone nel soggetto l’autosufficienza della ragione e una capacità scientifica (quindi massimamente razionalista), per poter arrivare tramite un processo deduttivo ad un tipo di conoscenza, in questo caso alla conoscenza della “non esistenza” di Dio. Ma quanti fra gli atei della UAAR hanno “capacità razionali scientifiche” tali da poter essere autonomamente e autosufficientemente in grado di provare che Dio non esiste (sempre che lo si possa provare)? Il loro stesso segretario, Raffaele Carcano, si descrive come un “appassionato di viaggi, videomaker e cultore di musica alternativa”. Tutto, insomma, tranne che un razionalista e scienziato. La conclusione è quindi che Carcano e soci si dicono atei perché si fidano di qualcuno, di qualche scienziato o intellettuale (Dawkins? Odifreddi? Augias? Flores d’Arcais? Hack?) che, emarginalizzandosi dal campo a cui appartiene, sostiene la non esistenza di Dio (attenzione: alcuni scienziati e non la scienza, alcuni filosofi e non la filosofia, alcuni musicisti e non, ovviamente, il mondo della musica…). Il tutto poi si compie nell’autoconvincimento reciproco (osservabile in qualsiasi dialogo fra militanti atei). Insomma, non credono per il semplice fatto che qualcuno dice a loro di non credere, scimmiottandone gli argomenti. Nonostante si dicano razionalisti, loro stessi non possono provare empiricamente e razionalisticamente quel che sostengono.

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La cantante Claudia Acuna: il mio Cile e la mia fede

I critici la chiamano «voce d’angelo del Sudamerica». Lei è Claudia Acuna, 39 anni, cantautrice ed interprete cilena, capace di portare sulla scena internazionale storia, drammi, forza della sua terra e del suo popolo, ed in questi giorni è uscito il suo nuovo cd “En este momento“. La cantante è anche la portavoce dell’organizzazione cristiana World Vision Chile , impegnata per l’infanzia. Avvenire, durante l’intervista, le ha chiesto del suo rapporto con la fede. La Acuna ha risposto: “Dio è importantissimo nella mia vita. Cerco di trovarlo in ogni cosa, in ogni atto, in ogni persona. Nelle canzoni canto, in fondo, anche questa relazione strettissima che io voglio con Lui”.

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Il militante ateo Deng Xiaoping responsabile del massacro di Piazza Tienanmen

Ieri è stato l’anniversario della strage di piazza Tienanmen. Ma chi furono i responsabili all’interno del Partito Comunista Cinese? Il New York Times ricostruisce la vicenda e conferma che chi ordinò di sparare sui civili fu Deng Xiaoping (1904-1997), ateo, comunista, segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 1956 al 1966 e governatore non ufficiale della Cina dal 1976 al 1993. Fu lui, tra l’altro, l’artefice della terribile politica del figlio unico inaugurata nel 1978. L’altro uomo determinante fu il primo ministro della Repubblica Popolare Cinese di allora, Li Peng, ateo e uno dei più importanti uomini del Partito Comunista Cinese. Li Peng fu, dal 22 aprile 1989 quando inziairono le prime pacate proteste degli studenti, favorevole alla linea dura. Si incontrò con Deng Xiaoping, che pochi giorni dopo accusò, sul Quotidiano del Popolo, gli studenti di complottare contro lo stato e fomentare agitazioni di piazza. Le proteste aumentarono e circa 100mila persone scesero nelle strade di Pechino, criticando le oppressioni del Partito, accusandolo di corruzione, chiedendo più libertà nei media e un dialogo formale tra le autorità del partito e una rappresentanza eletta dagli studenti. L’ateo Deng Xiaoping non diede risposte e dichiarò la legge marziale. L’esercito occupò la capitale e Deng, dato che le proteste non diminuirono, in quanto presidente della Commissione militare centrale, fece pervenire alle truppe l’ordine di usare la forza. La notte del 3 giugno l’esercito aprì il fuoco sui civili e fu un massacro. La Croce Rossa riferì 2600 morti e 30.000 feriti (vedi Wikipedia). Il 9 giugno 1989 Deng Xiaping si assunse la responsabilità dell’intervento e lo giustificò dicende che il movimento studentesco era un tentativo controrivoluzionario di rovesciare la Repubblica popolare cinese. Li Peng ha in questi giorni cercato di scaricare su Deng tutta la responsabilità, vedi Il Post. Possiamo tranquillamente quindi aggiungere Deng Xiaoping all’elenco dei peggiori uomini della storia, casualmente tutti militanti atei: Lenin, Stalin, Mussolini, Pol Pot, Hitler (si può discuterne), Mao, Ceausescu, Hoxha, Tito, Milosevic…

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Anniversario di Madre Teresa, la donna che ha sconvolto i darwinisti

Oggi si aprono a Tirana, capitale dell’Albania, i festeggiamenti per i cent’anni dalla nascita di Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della carità (vedi Il Giornale). Ma vi siete mai chiesti perché nei libri dei sacerdoti atei come Dawkins, Hitchens o Odifreddi, oltre a Benedetto XVI e alla Chiesa vengono spesso insultate persone come Francesco d’Assisi o Madre Teresa di Calcutta (oltre che per invidia, chiaramente)? E’ semplice, per i militanti e materialisti atei neodarwinisti, l’altruismo umano non può esistere poiché negli animali non esiste, tranne che in casi eccezionali che però si riconducono sempre ad un istinto di sopravvivenza: oggi salvo te, domani mi salverai tu. Da 2010 anni, persone come Madre Teresa, icone della carità cristiana, hanno creato ospedali e ricoveri, donando tutto senza chiedere nulla in cambio, addirittura rischiando sulla propria pelle contaminazioni, virus ecc.. e perciò hanno sconvolto le teorie di Darwin della lotta alla sopravvivenza e del mantenimento del più forte. Quante persone/animali deboli e malfermi hanno salvato gratuitamente Madre Teresa e le sue sorelle? La natura li aveva scartati e loro, presunte scimmie antropomorfe, sono intervenute e hanno inceppato il meccanismo evolutivo del mantenimento del più forte. E’ uno scandalo…si, quello della ragione (o del razionalismo?).

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L’ateo-comunista Palmiro Togliatti fu connivente dei crimini di Stalin

«Le vie intitolate a Palmiro Togliatti? Dovrebbero essere dedicate a ben altri personaggi… Non le merita! Fu un connivente di Stalin, che fu un criminale. Perciò le vie Togliatti spariscano!». A dire questo non è qualche vecchio democristiano, ma l’ex sindaco Pci di Pistoia, Renzo Bardelli. La notizia è apparsa su Il Giornale. Non è che qualcuno avesse dubbi, ma è da sottolineare l’onestà intellettuale di Bardelli. Tutti sanno ciò che disse uno dei fondatori del Partito Comunista italiano, Togliatti, il 6/3/53, alla morte dell’ateo Stalin, responsabile diretto della morte di migliaia di persone (vedi Wikipedia): «Giuseppe Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell’azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano» (vedi Atti della Seduta in Parlamento). Per non parlare delle relazioni col dittatore Tito nel 1946: “Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione” (riportate anche da Wikipedia). Le cause del massacro della Osoppo a Porzus, da diretti dipendenti del PCI come Mario Toffanin, avvenuto il 7 febbraio 1945 è proprio motivato dal fatto che i partigiani cattolici osteggiavano la collaborazione con il dittatore Josip Broz Tito (cfr. Ultimissime 31/5/10)

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Il tirolese Hofer che sfidò l’anticattolico Napoleone

“I tirolesi nel 1809 presero le armi contro l’imperatore Napoleone Bonaparte combatterono, soffrirono e morirono non per un vago ideale, ma per difendere qualcosa di molto concreto, a cominciare dalla libertà religiosa, ossia la possibilità stessa di accedere ai sacramenti, di avere per se e per i propri figli un’istruzione cristiana, di poter trasmettere e comunicare liberamente la fede stessa». Lo sottolinea Paolo Gulisano, storico e massimo esperto italiano di Tolkien, nel suo ultimo libro “Andreas Hofer. Il Tirolese che sfidò Napoleone” (Ancora 2010). E’ la biografia di Andreas Hofer, oste cattolico tirolese di un paesino della Val Passiria, comandante della rivolta a difesa della fede e per l’amore alla propria patria, quando nel 1805 il trattato di Presburgo affida il Tirolo al re Massimiliano di Baviera che cerca di piegare i cattolici tirolesi scagliandosi contro le tradizioni religiose più care al popolo. Questi uomini cercarono di opporsi all’invasione napoleonica e alle sue mire anticattoliche, per difendere il diritto di vivere secondo la propria fede. Andreas Hofer venne fucilato a Mantova il 20/2/1810 per ordine di Napoleone, mentre teneva fra le mani il crocifisso: «Io sto davanti a Colui che mi ha creato – confessava di fronte al plotone – ed in piedi voglio consegnargli la mia anima». Aveva guidato i tirolesi per liberare dalle truppe franco-bavaresi il suo amato Tirolo. Scrive Gulisano: “Hofer fu un eroe della fede, ma anche della libertà e dell’autonomia, sempre guidato da un senso pio e cristiano».

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Spagna, il centro-destra compatto contro l’aborto

Il Partito Popolare spagnolo (PP), ha fatto ricorso ieri contro la legge sull’aborto promossa dal governo socialista dell’ateo Zapatero. Il PP, che conta 707mila iscritti (contro i 460mila del Partito Socialista), afferma che la legge è contro la Costituzione poiché sostiene che l’aborto è un “diritto” e dona libertà di interrompere la gravidanza senza il consenso dei genitori ai minori di 16 anni. La legge, approvata dal Congresso e dal Senato, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 4 marzo e dovrebbe entrare in vigore il 5 luglio. Il partito di destra ritiene che il diritto è alla vita e non all’aborto: “senza diritto alla vita non ci sarebbe nessun altro diritto possibile, e la vita umana inizia con il concepimento”. ReligionEnLibertad, informatore quotdiano, ne riporta la notizia. La legge sull’aborto sembra comunque una delle ultime cartucce del Partito socialista spagnolo, il quale si è distinto in questi anni per un feroce attacco ai valori cristiani. La credibilità di Zapatero è ormai critica e non passa giorno in Spagna in cui non vengano chieste le elezioni anticipate.

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