Mondiali: Federico Marchetti, i portieri italiani e la fede cattolica

E’ periodo di Mondiali e quindi parliamo di calcio. Già altre volte aabbiamo citato i campioni che hanno dichiarato di essere molto devoti, come Defoe, Toure, Legrottaglie, Simao, Kakà, Lucio, Forlan, Rooney… Oggi ci dedichiamo a tre portieri italiani.



Federico Marchetti. Ha 25 anni, gioca nel Cagliari e in questi giorni sta difendendo la porta della Nazionale a causa dell’infortunio di Gigi Buffon. Sul braccio destro ha un tatuaggio con una preghiera: «È tratta dal testo sacro della religione zoroastriana. È l’ equivalente della nostra Ave Maria, ma volevo qualcosa di particolare. È solo un tatuaggio, ma per me ha un grande valore. In quello periodo l’allenatore portò tutta la squadra in visita alla Madonna Nera al Santuario di Oropa. Un’ esperienza intensa», ha detto in un’intervista. «Ero in macchina assieme a due amici – racconta -. C’ è stato un terribile scontro con un camion in autostrada e l’ auto prese fuoco. Ci siamo salvati rompendo il finestrino e siamo usciti praticamente illesi. Quel giorno davvero qualcuno da lassù ci ha protetto e ho deciso di tatuarmi questa preghiera in segno di ringraziamento. Sono credente, ma non bigotto. Non sono perfetto dal punto di vista religioso, insomma. E soprattutto non collego molto il lavoro che faccio con la spiritualità. Il calcio alla fine è solo un gioco» Il portiere azzurro continua: «Tra noi calciatori parliamo di tante cose e la religione è una di queste. Nelle ultime due stagioni ho giocato nell’ AlbinoLeffe e il brasiliano Santos mi ha sempre parlato tanto degli atleti di Cristo. Si trovava spesso con Kaká, Oliveira e Adriano dell’ Atalanta per pregare e leggere la Bibbia. Mi ha anche invitato a partecipare, ma non ci sono mai andato» (da Il Corriere della sera 7/10/08).

Marco Storari. 33 anni, è l’attuale portiere del Milan ma per l’anno prossimo si parla quasi certamente di Juventus e di eredità da Buffon. Ha raccontato: «Mi fascio sempre i polsi e sotto la fasciatura, sia a destra che a sinistra, tengo una medaglietta della Madonna. Una l’ho trovata in campo e l’altra sotto una sedia. Sono due medagliette molto sottili, ma le faccio sempre vedere agli arbitri per essere sicuro che non ci siano problemi». Anche qui niente scaramanzia: «La fede è una cosa che mi dà forza, anche attraverso certi riti. La scaramanzia è tutta un’altra cosa che comunque nel calcio è molto presente» (da Il Corriere della Sera 4/10/05 e La Stampa 22/6/10)

Ferdinando Coppola. 32 anni, portiere dell’Atalanta. In un’intervista ha rivelato: «Io porto sempre con me il santino della Madonna di Loreto. Prima lo appoggiavo in un angolo, ora lo attacco al palo della porta con dei cerotti. Da oltre un anno e mezzo vado ogni giovedì al Santuario di Loreto. Sono diventato devoto in un periodo delicato della mia carriera: cercavo equilibrio e serenità e li ho trovati». Non è scaramanzia: «Sono molto credente e mi sono sempre ritagliato uno spazio quotidiano da dedicare alla religione. Certo la mia “napoletanità” conta, ma la cosa più importante è l’ educazione che ho ricevuto e anche se mi rendo conto che il santino può essere un po’ troppo vistoso, credo che sia fondamentale la fede che uno ci mette. Senza dimenticare che con il nuovo regolamento non posso più nemmeno indossare la collanina con il crocefisso…». E come si comporta con chi bestemmia in campo? «Con gli avversari non mi sono mai permesso di dire nulla – spiega ancora- mentre con i miei compagni non mi sono fatto mai problemi a dire che le bestemmie sono fuori luogo, anche nel pieno del furore agonistico. Del resto molti di noi sono credenti». Il suo collega Federico Marchetti ha detto: «La storia di Coppola la conosco bene perché lui raccontò di essere uscito da un periodo difficile proprio grazie alla devozione e alla riscoperta della fede». (da Il Corriere della Sera 4/10/05 e Il Corriere della Sera 7/10/08)

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The Sun, la rock band italiana esplicitamente cattolica

Da qualche anno c’è una nuova band punk-rock di giovanissimi in circolazione. 13 anni di gavetta, poi approdano ad Mtv, vanno all’estero e aprono i concerti dei Cure e degli Offspring. Celebrati su Internet ora sono approdati alla Sony e il successo è quasi garantito. Sono la prima band esplicitamente credente e si chiamano Francesco, Matteo, Gianluca e Riccardo, tutti tra i 25 e i 30 anni, ragazzi normali, pettinature e linguaggio di oggi ma invece di gridare sorridono, invece di rabbia criticano la sessualità usa & getta, parlano di responsabilità e rinuncia al superfluo. Le storie d’amore finisco bene e al centro c’è la bellezza della fede, la gratitudine senza prediche, in un rock ben suonato ed arrangiato. Sono di Vicenza e si chiamano The Sun, Spiriti del sole. della fede Avvenire li ha intervistati e loro hanno risposto: “A volte arrivi al momento in cui sembra che la vita non abbia senso, o ti distruggi o ti risvegli. Chi di noi è arrivato lì ha scelto la fede e l’amore dei genitori: ora cantiamo di aver scelto la vita [..] Mettere la fede nel rock è un’esigenza. Non siamo cresciuti in parrocchia, siamo arrivati a Dio nel tempo: pure come band. Però quando ci arrivi ti rivoluziona tutto, anche la musica. Non c’è vergogna di credere [..] È vita anche pregare. Forse i big che non osano cantarlo hanno solo paura di perdere il successo. Noi vogliamo segnalare le positività in cui crediamo, fiduciosi in chi ascolta”. Su Youtube è possibile guardare i loro video. La loro pagina di Facebook conta attualmente 4000 iscritti.

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Grazie all’UAAR, migliaia di crocifissi in più nelle scuole e nei comuni italiani

Nel pubblicare questo dossier che riassume alcune reazioni dei cittadini italiani dopo la sentenza della Corte Europea contro l’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche, vogliamo esprime un sentito ringraziamento all’UAAR, alla famiglia Albertin di Abano Terme, soci fondatori dell’UAAR e promotori della sentenza, e alla Corte Europea per i diritti dell’uo­mo.

Le controproducenti iniziative dell’UAAR. Essi hanno saputo far rifiorire, risvegliare e rigenerare la fede e la devozione cristiana del popolo italiano come neanche la Chiesa era mai riuscita a fare. Rendiamo omaggio a questi militanti per le centinaia di crocifissi che in questi mesi sono stati acquistati e appesi in ogni scuola pubblica che ne fosse priva (oltre agli uffici comunali, biblioteche, negozi, musei ecc..). E pensare che avevano chiamato l’iniziativa: “scrocifiggiamo l’Italia”!!

Soile Lautsi Albertin. Colei che ha avviato la procedura contro il crocifisso è una cittadina italiana originaria della Finlandia. Lo ha fatto perché temeva per la salute psico-fisica del figlio di fronte ad un terribile crocifisso. Ma -ci chiediamo- come reagirà il piccolo ateo (che ormai è un giovanotto ed è entrato nel consiglio pastorale dell’UAAR) quando noterà sulla bandiera Finlandese la grande croce scandinavo-cristiana blu che troneggia sullo sfondo bianco?

3 giugno 2010. Dieci Stati Europei, oltre a 12 ONG, hanno chiesto e ottenuto di poter partecipare alla sentenza sul crocifisso alla Grande Camera, come “parte terza” in favore del simbolo religioso. Essi sono: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, San Marino, Romania e Federazione Russa. Non era mai accaduta prima una cosa simile (cfr. Ultimissima 3/6/10).

22 maggio 2010. Il sindaco di Albenga (Savona) ha deciso di appendere un crocifisso ad una parete del Consiglio comunale (cfr. AlbengaCorsara.it).

14 maggio 2010. L’European Centre for Law and Justice (ECLJ), oltre a decine e decine di associazioni cristiane, è tenuto a diventare “parte terza” nel processo al crocifisso al Parlamento Europeo. L’ente ha un ottima reputazione (cfr. Ultimissima 14/5/10).

30 aprile 2010. I coniugi Albertin che hanno avviato il ricorso alla Corte Europea contro il crocifisso hanno citato in giudizio, chiedendo danni per 60mila euro (sperano così di ammortizzare le spese sostenute per aver portato la loro voce alla Corte Europea), il sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci, che si era opposto con veemenza contro la sentenza e contro la famiglia abitante in un paese vicino a Cittadella. Ll’udienza è fissata per il 9 novembre 2010 (cfr. Il Mattino 30/4/10).

27 aprile 2010. Il governo italiano e Carlo Cardia, avvocato, giurista ed esperto di diritto ecclesiastico, si sono dichiarati “fiduciosi” sull’esito positivo del ricorso presentato dall’Italia contro la senteza sul crocifisso della Corte Europea: “ci sono tutte le condizioni perchè quella sentenza della Corte, che non ha tenuto in considerazione sia elementi giuridici che di fatto, sia rivista dalla Grande Chambre”. (cfr. Ultimissima 27/4/19). In Germania, il ministro federale per l’Integrazione Maria Bohmer, ha ricordato: “Il crocifisso non è solo parte integrante della nostra tradizione ma fa parte anche del nostro bagaglio culturale collettivo” (cfr. Ultimissima 27/4/19).

22 aprile 2010. Carlo Cardia, avvocato e giurista, tra i massimi esperti in Italia di diritto ecclesiastico, ha pubblicato il suo nuovo libro che tratta del tema del crocifisso e che, probabilmente, sarà utilizzato dal governo italiano durante il ricorso alla Corte Europea (cfr. Ultimissima 22/4/10).

15 marzo 2010. Malta ha deciso di affiancare l’Italia nel ricorso alla Corte europea dei diritti umani contro il “no” al crocifisso nelle scuole. Il primo ministro maltese, Lawrence Gonzi, ha detto: “nessuno Stato che ha mantenuto certi valori e tradizioni per secoli, può essere obbligato a cambiarli per l’obiezione di un individuo”. La posizione del premier ha trovato anche il sostegno del capo dell’opposizione laburista Joseph Muscat (cfr. TGcom).

2 marzo 2010. La Gran Camera dell’Unione Europea, cioè l’assemblea di giudici di seconda istanza del sistema CEDU, ha ritenuto ammissibile il ricorso presentato dal Governo Italiano contro la sentenza della Corte Europea sul crocifisso.

15 febbraio 2010. Il comune di Galzignano Terme (Padova) ha approvato un ordine del giorno per una modifica dello statuto che preveda l’affissione del crocifisso in tutti gli edifici del patrimonio municipale. Lo ha annunciato il sindaco, il quale nei mesi scorsi aveva già firmato un’ordinanza che stabiliva l’obbligatorietà dell’esposizione del simbolo sacro negli edifici pubblici, in risposta alla sentenza della Corte di Strasburgo: «il Comune di Galzignano prosegue e istituzionalizza formalmente con il consiglio comunale la presenza di questo simbolo di valori laici condivisi». Presenti i rappresentanti della comunità musulmana, ebraica e cattolica (cfr. Corriere della Sera 15/2/10).

23 gennaio 2010. Il giudice Tosti che si era rifiutato per di tenere ben 15 udienze in presenza del crocifisso tra il maggio e il luglio del 2005, nonostante continuasse però a percepire lo stipendio, è stato radiato dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) con questa motivazione: «si è sottratto ingiustificatamente ed abitualmente dalle relative funzioni a lui conferite, causando quindi grave perturbamento dell’attività d’ufficio ed estrema difficoltà del proseguio dell’attività giurisdizionale per i procedimenti a lui affidati». Il vice presidente del Csm, Nicola Mancino ha spiegato che «il giudice Luigi Tosti s’era rifiutato anche di tenere udienza anche dopo che il Presidente del Tribunale gli aveva messo a disposizione un’aula senza il Crocifisso, con ciò venendo meno all’obbligo deontologico e ai doveri assunti in qualità di magistrato che gli impongono di prestare servizio». Il crocifisso non c’entra, «il dottor Tosti è stato giudicato per essersi rifiutato di tenere comunque udienza fino a quando in tutti i Tribunali d’Italia non fossero stati rimossi i crocifissi» (cfr. Il Corriere della Sera 23/1/10).

11 dicembre 2009. L’amministrazione comunale di Treviso ha fatto installare una croce di tre metri d’altezza nel giardino di pa­lazzo Rinaldi, sede della politica tevigiana. Il vicesindaco Gentilini ha detto: «Voglia­mo ribadire le nostre origini cristiane, perché solo ricor­dando da dove veniamo pos­siamo guardare al futuro» (cfr. Corriere della Sera 11/12/09).

8 dicembre 2009. A Venezia, un gondoliere ha deciso di porre una statuetta di Gesù che regge il crocifisso sulla prua della propria imbarcazione. Il crocifisso ha preso così il posto della statua di San Teodoro, che è collocata su tutte le gondole. Ha detto: «L’aver posto il crocifisso sulla mia gondola significa che a casa mia rispetto tutti, ma voglio essere a mia volta rispettato nei miei valori e nelle mie radici. Nessuno ha mai avuto nulla da ridire, ho portato anche famiglie del Medio Oriente senza che nessuno si spaventasse». Altri gondolieri si sono detti pronti a seguirlo (cfr. Corriere della Sera 8/12/09).

7 dicembre 2009. A Milano, a due passi dalla Scala è stata installato un crocifisso di luce. Nell’intenzione della gio­vane artista Valentina Mam­moli rappresenta il tempo del­la nostra civiltà cristiana. L’assessore all’arredo urbano ha detto: «Abbiamo voluto il crocifisso per sottoli­neare e riscoprire quelli che sono i nostri valori. Solo così non si ha paura delle altre cul­ture» (cfr. Corriere della Sera 7/12/09).

2 dicembre 2009. Nella provincia di Verona, zona dove è partito il ricorso alla Corte Europea, 60 sindaci di tutti i par­titi e relative correnti, hanno chiesto al governo di prendere posi­zione perché il crocifisso resti nelle aule e nei luoghi pubblici: Il sindaco di Verona, Fla­vio Tosi, ha ospitato a Palazzo Barbieri una delegazione dei sindaci firmata­ri, che hanno detto: «un’occasione per ribadire una volta di più che il crocifisso è un simbolo che trascende l’ap­partenenza religiosa e come tale deve restare appeso dov’è. E’ un’espres­sione laica che invita a difendere la matrice culturale della nostra identità rappresentata anche attraverso simboli, come il croci­fisso, carichi di una funzione educativa che prescinde dalla re­ligione professata dagli alunni». Il sindaco ha dichiarato: «il crocefisso è ormai un sim­bolo del comune sentimento na­zionale. Per questo abbiamo in­teso difenderne il radicamento culturale e territoriale, a prescin­dere da ogni appartenenza reli­giosa. La nostra volontà è quin­di quella di dare un segnale con­creto della sua importanza e dei valori universali che rappresen­ta» (cfr. Corriere della Sera 2/12/09).

30 novembre 2009. Il Corriere della Sera (tiratura 519mila copie), maggior quotidiano italiano, ha pubblicato un articolo con l’intento di dimostrare l’universalità del crocifisso, prima nell’arte, poi nelle altre religioni e nella scienza: “Nella storia dell’arte è sta­to uno dei temi figurativi più rap­presentati, l’elenco degli artisti che ne hanno affrontato la raffigurazio­ne è sterminato, ogni epoca ne ha dato una definizione formale diver­sa. E’ anche alla base del rito di fondazione delle città romane. Lo stesso proce­dimento è indicato negli antichi co­dici dell’Architettura indù. In tutte le tradizioni, compresa quella islamica, la croce rappresen­ta l’Uomo Universale, l’unificazione del femminile con il maschile: Ada­mo- Eva. La croce, al di là delle interpretazioni artistiche e religiose sta anche a fondamen­to delle scienze umane, è attraverso la croce che si è potuto razionalizza­re lo spazio e con esso il pensiero dell’uomo. Talete quando scoprì l’angolo retto sacrificò un toro al Dio” (cfr. Corriere della Sera 30/11/09).

24 novembre 2009. Nel veronese, il primo cittadino di San Bonifacio ha emesso un’ordi­nanza, con tanto di multa per chi la con­travviene, che ordina l’esposizione del crocifisso nelle «sue» scuole. Tanti simili sono stati emanati in vari Co­muni in tutta Italia, che hanno la proprietà sulle scuole: «non è una questione di fede è una que­stione culturale. E’ un nostro simbolo, come il tri­colore» (da Corriere della Sera 24/11/09).

17 novembre 2009. Nel comune di Osimo (Ancona) l’amministrazione comunale ha deliberato un’ordinanza in cui si invitano le scuole a non procedere alla rimozione dei Crocifissi dalle aule nei rispettivi istituti e mantenere vive le tradizioni popolari legate al vicino Natale, poiché anche in un orizzonte laico il crocifisso riveste una valenza simbolica altamente educativa, a prescindere da qualunque credo professato dagli alunni (cfr. VivereOsimo.it 17/11/09). Anche a Loreto (Ancona) è pronta un’ordinanza comunale volta al rispetto della fede (cfr. Il Resto del Carlino). Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano e governatore del Trentino Alto Adige, Luis Durnwalder, ha ribadito che “il crocifisso avrà sempre un posto nelle nostre scuole. La croce non offende nessuno e perciò non accetteremo nessuna indicazione da Bruxelles”. Due ordini del giorno hanno garantito l’esposizione del crocifisso negli edifici pubblici (cfr. Provincia Autonoma di Bolzano). Nella provincia di Monza, in Brianza, molti comuni si sono mobilitati per difendere il simbolo della cristianità e hanno imposto una sanzioni da 150 euro a chi toglierà il crocifisso: Seveso, Bovisio Masciago, Desio, Cesano Maderno e Lentate sul Seveso. Il consiglio provinciale di Monza e Brianza ha proposto due mozioni separate contro Strasburgo, una voluta dal Pdl e dalla Lega Nord e un’altra dal Pd. Ad Enna, in Sicilia, previste 500 euro di multa a chi toglie i crocifissi dalle aule scolastiche della città (cfr. TGcom).

16 novembre 2009. Il quotidiano Il Tempo (tiratura 66mila copie), si è mobilitato per difendere l’esposizione del crocifisso nelle scuole e ha chiesto, con una petizione, al governo e al Parlamento l’adozione di misure esecutive e legislative che tutelino l’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche del nostro Paese (cfr. Il Tempo). In Lombardia la Lega Nord ha raccolto ben 200mila firme in favore del crocifisso in un solo giorno (cfr. Il Giornale).

15 novembre 2009. Il sindaco di Besana Brianza (Monza) ha imposto 150 euro di multa a chi non metterà il crocifisso dalle aule scolastiche. Ha dichiarato: “sono arrivati solo consensi. Ho la mail piena di messaggi di solidarietà e in molti si sono complimentati con me, l’altro giorno al bar mi hanno fatto quasi festa e per me che sono stato eletto con pochi voti di vantaggio è stata una grande soddisfazione” (cfr. Il Giornale).

13 novembre 2009. A Padova la sentenza della Corte Europea ha dato una scos­sa al sopito sentimen­to cristiano di molti veneti. L’assessore provincia­le ha detto: «Ho la sensa­ione di dover, mio malgra­do, ringraziare sia la famiglia di Abano Terme che la Corte Europea per i diritti dell’uo­mo». Il parlamentare e sin­daco di Cittadella (Padova), Massimo Bitonci ha annunciato che con­trollerà personalmente la presenza del crocifisso nelle “sue” scuole e ha esposto un antico crocifisso in legno nell’atrio del municipio. Ne ha anche ordinati a migliaia da regalare nel prossimo fine settimana ai cittadini che metteranno la loro firma sotto una petizione popolare contro la sentenza della Corte di Strasburgo. Anche il sindaco di Ascoli Piceno, ha predisposto un’ordinanza “volta ad inibire” gli effetti della sentenza: «il Crocefisso esprime in chiave simbolica, l’origine religiosa di valori propri della Costituzione Repubblicana. Mi riferisco alla libertà, al rispetto reciproco, alla valorizzazione della persona, alla solidarietà ed al rifiuto di ogni discriminazione». A Quinto di Treviso (Treviso), il sindaco ha ribadendo la minac­cia della sanzione da 500 euro per i trasgressori che tolgono il crocifisso. A Brendola (Vicenza), il sindaco ha dato or­dine di appendere un crocifisso nell’aula del Consiglio Comunale. Mara Bizzotto, euro­parlamentare del Carroccio, recapiterà per Natale ai sette giudici della Corte di Strasbur­go altrettanti crocifissi, ac­compagnati da un manuale di storia (cristiana) dell’Europa. Il presidente del consiglio co­munale di Venezia, ha spedito alla Cor­te un crocifisso benedetto dal­la Curia patriarcale (cfr. Il Resto del Carlino). A Treviso si sono invitati i writers a dipingerne sui muri. I giovani mili­tanti di Lotta Studentesca (Forza Nuova) hanno realizzato un blitz nel­la sede trevigiana dell’UAAR e l’hanno ber­sagliata con croci in legno e striscioni su questo tono: «La vostra ragione non cancellerà la nostra tradizione» (cfr. Corriere del Veneto). A Taranto è stato approvato un ordine del giorno in risposta alla sentenza della Corte di Strasburgo. La Giunta comunale e il sindaco sostengono che “il crocifisso è simbolo di pace e di amore tra gli uomini. Far prevalere un’Europa contro le tradizioni e le identità dei singoli paesi che la costituiscono significa venir meno al compito dell’unione, per la quale i padri fondatori l’hanno pensata e che oggi si identifica in Unione Europea” (cfr. Comune di Taranto).

12 novembre 2009. Il quotidiano online Il Sussidiario ha lanciato una petizione popolare al presidente del Parlamento europeo, firmata dai parlamentar europeei Cristiana Muscardini e Mario Mauro (da Il Sussidiario).

11 novembre 2009. Il sindaco di Asia­go (Vicenza), ha emesso un’ordi­nanza che prevede multe di 500 euro a chi non esporrà nei luoghi pubblici e nelle scuole il crocifisso: «La nostra è una terra molto fedele e non vedo che con­troindicazioni possa avere il crocifisso. E’ un simbolo, che mette l’uomo al centro, riconosciuto non solo dalla nostra religione. Il nostro Comune è legato alla curia di Padova già dal 1300 – 1400 con obblighi precisi co­me per esempio l’elezione del parroco da parte dei cit­tadini. In una società multietnica volta alla globalizzazione, è importante rafforzare cre­denze, tradizioni ed identità nazionale» (cfr. Corriere della Sera 11/11/09).

10 novembre 2009. A Imperia, l’assessore comunale alla Sicurezza e Polizia municipale, ha annunciato di voler donare un crocefisso a ogni commerciante: «non solo il crocefisso non si tocca. Anzi, il simbolo della nostra tradizione cristiana deve essere maggiormente diffuso, come parte irrinunciabile della nostra storia. Gli atei nel nostro Paese ci sono sempre stati e il simbolo della nostra fede e della nostra storia nelle scuole non ha mai causato loro problemi». Si sono anche allestiti dei banchetti nelle vie della città per sensibilizzare l’opinione pubblica. Con lui si sono schierati i sindaci di Villa Faraldi, di San Bartolomeo al Mare e di Prelà. A Rossano Ve­neto (Vicenza), il sindaco, ha imposto con un’ordinanza l’obbligo di affissio­ne del crocifisso in tutti gli stabili di proprietà comuna­­le, scuole comprese e l’acquisto di 200 crocifis­si destinati ai cittadini. A Cassola (Vicenza), il sindaco e la giunta hanno disposto un’attenta ed accu­rata verifica in tutti gli uffici pubblici e le aule delle scuo­le comunali, per accertarsi della presenza del crocefisso e provvedere alla colloca­zione, nei luoghi ove questo dovesse risultare mancante (cfr. ImperiaParla.it).

9 novembre 2009. Ad Agrigento, alcune studentesse, tra le quali una non praticante, del liceo classico “Empedocle”, hanno acquistato un crocifisso e, dopo averlo fatto benedire da un sacerdote, lo hanno appeso nella loro aula, da sempre sprovvista (cfr. Giowind.it). I giovani Udc della Sicilia hanno una manifestazione a Palermo chiamata “IO CREDO”, volendo salvaguardare l’identità cristiana. I Circoli liberal della Sicilia hanno aderito alla manifestazione in difesa della presenza del crocefisso nelle scuole e nei luoghi pubblici (cfr. PalermoBlog Sicilia). In Toscana, a Massa, l’associazione di studenti riunita in Lotta Studentesca ha costruito 100 crocifissi e li ha apposti nelle aule di tutti gli istituti superiori della città con lo slogan: “giù le mani dal crocifisso: riportiamolo nelle aule, difendiamo le nostre radici”. Molti ragazzi e vari insegnanti hanno comunicato sul posto il loro plauso all’iniziativa (cfr. RegioneToscana). A Gavirate (Varese), un imprenditore ha installato con 1200 euro un crocifisso alto 6m., visibile da lontano e illuminato anche di notte, nel terreno della sua azienda. Ha anche organizzato un’assemblea con tutti i dipendenti (cfr.VareseNotizie).

8 novembre 2009. La Lega nord (120mila iscritti) si è fatta promotrice di una raccolta di firme contro la sentenza di Strasburgo: in una sola giornata di pioggia, a Bassano del Grappa (Vicenza) sono 472 le firme ottenute. L’europarla­mentare Mara Bizzotto ha promesso: «nei prossimi weekend saremo ancora presenti nelle piaz­ze del Bassanese per ribadi­re il nostro no all’assurda sentenza della Corte di Stra­sburgo. Noi saremo sempre in prima fila a difendere le nostre radici cristiane. Nessuno può im­porci di togliere dalle nostre scuole il simbolo della no­stra storia e della nostra cul­tura». A Tezze sul Brenta (Vicenza) oltre ad aver avviato la prima petizione contro la sentenza, l’amministrazione ha coinvolto anche altri co­muni limitrofi con la raccol­ta firme. Il Sindaco ha dichiarato: «siamo rimasti stu­piti e soddisfatti da un così alto afflusso di persone ai nostri due gazebo. La gente è arrabbiata e, come noi, ha voglia di dire no all’assurda sentenza». Il sindaco di Leonessa (Rieti), ha convocato un consiglio straordinario per emettere un’ordinanza che preveda la non rimozione dei crocifissi dalle scuole (cfr. Il Corriere della Sera e Il Tempo).

7 novembre 2009. Il sindaco di Ostra Vetere (Ancona), ha presentato una mozione in Consiglio Comunale per ribadire che “il Crocifisso rappresenta una testimonianza di cultura, emblema di libertà e valore universale, parte integrante delle nostre radici, della nostra storia e delle nostre tradizioni cristiane e scongiurare fenomeni di discriminazione dell’identità storica, culturale e di civiltà del popolo italiano a partire dal simbolo religioso di valenza universale qual è il Crocifisso”. Ha anche previsto 500 euro di multa a chi volesse toglierlo dall’aula o da qualsiasi altro edificio pubblico e ha provveduto a dotare gli ambienti pubblici che ne sono sprovvisti (cfr. Valmisa.com).

6 novembre 2009. Il sindaco di Ancona ha previsto 500 euro di multa a chi toglie il crocifisso dalle aule scolastiche o in altri edifici pubblici. Nel cortile del Municipio di Montecchio Maggiore (Vicenza), è stato installato per decisione della Giunta , un grande crocifisso di legno. Il sindaco ha anche dato disposizioni per l’acquisto di quattro nuovi crocifissi, da collocare in sala giunta e sala consiliare, nonché nella sala assessori e nel proprio ufficio. Altri ne verrano acquistati da dare in dono alle scuole del territorio (cfr. Lega Nord Montecchio).

5 novembre 2009. Il Quotidiano.net (3 milioni di visitatori unici al mese, 30 milioni di pagine viste al mese), che unisce Quotidiano Nazionale, La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, a nome del suo direttore Xavier Jacobelli, ha lanciato la petizione “Giù le mani dal crocifisso”: «la sentenza della Corte Europea si tratta di un autentico schiaffo al rispetto della libertà di religione che deve contraddistinguere ogni società civile, dell’ennesimo gesto di debolezza e di vigliaccheria, anticristiana e anticattolica. Con la scusa dei diritti umani, a Strasburgo c’è chi vuole cancellare la storia religiosa e culturale di un popolo» (cfr. Quotidiano.net). A Roma, 4mila croci francescane sono state distribuite agli studenti fuori da alcuni licei. Aldo Di Biagio, responsabile Italiani nel mondo del PdL, ha dichiarato: “i giovani hanno apprezzato, molti si sono fermati a parlare con me e con i miei collaboratori per capire, chiedere e dare il pieno sostegno all’iniziativa. Hanno dimsotrato di comprendere che parte della cultura italiana ed europea trae origine proprio da quel pezzetto di legno, e che questa ricchezza identitaria e culturale si colloca ben oltre le posizioni e le ortodossie confessionali” (cfr. DireGiovani.it). Il sindaco PD di Grosseto si è dichiarato contro la sentenza poiché «il crocifisso è un segno della nostra tradizione, delle nostre radici, e assume un valore culturale che va al di là dell’aspetto religioso. Un valore da conservare, proteggere e portare avanti. Da laico, sono favorevole che rimanga al proprio posto, come qui, nella mia stanza del Palazzo comunale. Posso comprendere che viviamo in una realtà multietnica e multiculturale, ma certi punti di riferimento largamente condivisi devono rimanere saldi. Non vedo in questo simbolo un possibile elemento di turbamento» (cfr. La Nazione). Si è unito a lui anche il sindaco PD di Scarlino, uno dei primi comuni d’Italia ad aver approvato una mozione sui Pacs (cfr. Il Tirreno). Il sindaco di Caorso (Piacenza) ha ordinato che i crocefissi nelle aule delle scuole del territorio non dovranno essere rimossi a salvaguardia dei valori e delle tradizioni che appartengono al nostro Paese (cfr. Quotidiano del Nord).

4 novembre 2009. A Sassuolo (Modena) il sindaco ha dichiarato:“Cancellare il crocifisso dalle aule non significa affermare la laicità delle istituzioni, al contrario significa mettere a rischio l’identità culturale dei nostri figli. Per questo motivo l’amministrazione comunale ha acquistato cinquanta crocefissi che io e l’assessore Orienti distribuiremo personalmente nelle scuole, là dove ci siano aule o spazi comuni, come mense o palestre, ancora sprovvisti» (cfr. Corriere della Sera).
A Trapani invece, la giunta provinciale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno che prevede l’acquisto di n. 72 crocifissi da distribuire a tutti i plessi degli istituti d’istruzione secondaria di secondo grado gestiti dalla Provincia regionale. Il costo sarà sostenuto, grazie all’auto tassazione da parte di ciascun componente della Giunta Provinciale (cfr. Gazzetta di Modena). Il sindaco Pd di Finale Emilia (Modena), ha annunciato ordinanze per esporre il crocifisso (cfr. ItaliaInformazione.com). A Sanremo, il sindaco ha chiesto una reazione ai suoi concittadini“un gesto da parte di tutti gli istituti scolastici. Non e’ un obbligo, ma mi auguro che questa mia richiesta sia presa in considerazione dalle scuole di Sanremo. Dobbiamo difendere con convinzione le nostre radici cristiane e non vergognarci di quello che siamo e di quello che rappresenta la nostra storia. Credo che sia un piccolo gesto molto apprezzato dai nostri concittadini. Ho anche pensato di mettere un crocefisso e la bandiera italiana all’ingresso del Comune, dove mi sono accorto, grazie anche a questa polemica, che mancavano” (cfr. L’Eco.it). Il sindaco di Ardea (Roma), ha dichiarato: “Il crocifisso nelle scuole non si tocca perché rappresenta le radici della nostra civiltà, uno dei simboli dell’unità del nostro Paese”. Sui tabelloni luminosi del Comune di Montegrotto Terme (Padova), per iniziativa del sindaco è apparsa la scritta: “Il crocifisso noi non lo togliamo” (cfr. Repubblica).

3 novembre 2009. La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha sentenziato che il crocifisso nelle scuole deve essere rimosso, poiché rappresenterebbe “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e una violazione alla libertà di religione degli alunni”“. Jacques Barrot, commissario europeo alla Giustizia, ha fatto sapere che la Corte Europea per i diritti dell’uomo non è un’istituzione europeae e non ha nulla a che fare essa. Inoltre non vi è alcuna normativa Ue che regoli la materia e anche le norme comunitarie contro la discriminazione escludono il riferimento ai simboli religiosi attribuendone la competenza agli Stati membri (cfr. Informati Subito.it)

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Il campione Rooney: «sono cattolico e avrei voluto essere un sacerdote»

In molti si sono accorti della coroncina del rosario che uno dei più forti giocatori del mondo e trascinatore dell’Inghilterra ai Mondiali 2010, Wayne Rooney, porta al collo. Già più volte ha ripetuto di essere devoto cattolico, ma un giornalista ieri gli ha domandato il motivo della sua collana. Lui ha rispoto: «lo indosso da quattro anni e non ve ne siete accorti prima? Ovviamente non è possibile utilizzarlo durante le partite, ma è la mia religione». In un’intervista al Times ha anche rivelato che, se non avesse avuto successo col calcio, avrebbe voluto essere un sacerdote grazie alla bellissima educazione religiosa ricevuta da bambino. Anche altri giocatori hanno parlato della loro fede durante questi Mondiali, come ad esempio Jermain Defoe e Kolo Toure, mentre a tanti altri giocatori, come Simao, Kakà, Lucio o Forlan, è stato invece chiesto di non parlare della loro devozione. La notizia è apparsa su Catholic News Agencye su Religion En Libertad

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Santo Rosario su iPhone: 13mila vendite in 7 mesi

Sull’i-Phone, il gioiellino marchiato Apple, c’è anche il rosario. È stato pensato per tutti coloro che non riescono a recarsi in chiesa, ma che non vogliono nemmeno rinunciare alla guida di una voce amica che li accompagni nella preghiera quotidiana e in qualunque luogo, a portata di un click. Il Quotidiano Nazionale ne aveva dato notizia il 19 novembre scorso. Oggi Libero riporta che il rosario elettronico ha già raggiunto quota 13mila vendite mensili tra gli italiani e il record di acquisto si registra a Roma. Và anche considerato il fatto che l’i-Phone impazza tra i giovanissimi e gli adolescenti.

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Occhio alla Corea del Nord, unica nazionale ateo-comunista del Mondiale

La Corea del Nord ci preoccupa molto poiché assieme alla Cina è l’unico Stato ad avere ancora presente l’ateismo governativo (vedi WikiEnglish e Wikipedia), e anche perché la popolazione è a maggioranza non credente (vedi Wikipedia). Amnesty International ha descritto i coreani come “uno dei popoli più brutalizzati del mondo” (da Wikipedia) per le enormi e continue violazioni dei diritti umani (cfr. Ultimissima 12/6/10). Ma cosa c’entra la Nazionale di calcio che sta partecipando ai mondiali in Sudafrica? C’entra perché essa è l’unica nazionale guidata indirettamente dal presidente dello Stato, il dittatore ateo-comunista Kim Jong II, figlio dell’altro dittatore, Kim Il-Sung, inserito orgogliosamente nel sito www.ateicelebri.com. Il Partito interviene continuamente sulla Nazionale ed è l’ultimo responsabile di ciò che accade. Questo spiega le stranezze che giorno dopo giorno la stampa rileva e che qui abbiamo elencato. Ricordiamo anche i precedenti: dopo i festeggiamenti, al Mondiale ’66, con birra e qualche ragazza, i giocatori coreani di ritorno in patria vennero accusati dal governo di condotta “reazionaria, borghese, corrotta dall’imperialismo” e quindi arrestati dal Partito ateo-comunista.

31 luglio 2010: il regime ateo di Pyongyan umilia i giocatori della Nazionale.
Il governo coreano ha torturato psicologicamente i giocatori della nazionale di calcio reduci dal Mondiale. Li ha messi fermi in piedi per sei ore su un palco allestito al Palazzo della Cultura popolare. Davanti a loro quattrocento persone li hanno insultati rinfacciando le debacle sudafricana.’allenatore Kim Jong-Hun, mandato a lavorare in un cantiere edile della capitale Pyongyang (da Ultimissima 31/7/10 e Repubblica).

6 luglio 2010: i giocatori finiranno ai lavori forzati come nel 1966?.
Il settimanale Tempi scrive: che fine faranno i giocatori che avrebbero dovuto raggiungere «un grande successo, compiacendo il nostro grande Generale (Kim Jong-il)»? All’indomani della sconfitta per 7 a 0 contro il Portogallo, l’allenatore della Corea del Nord Kim Jong-Hun ha dichiarato, riferendosi alla qualificazione appena svanita: «Non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Chiedo scusa a tutta la nostra gente ma non penso che verremo puniti per questo». Dopo la sconfitta del 1966 il dittatore comunista di allora inviò gran parte della squadra ai campi di lavoro. Al momento non è dato sapere cosa il caro leader Kim Jong-il vorrà fare dei suoi giocatori perdenti. Intanto il mondo si è dovuto accontentare di un saggio della durezza del regime che opprime la nazione fin dalla sua nascita. La dittatura di Pyongyang ha scelto per il ritiro una malfamata e dismessa baraccopoli dove nessun bianco giornalista ha il coraggio di mettere piede. Il campo di allenamento, circondato da filo spinato, era costantemente vigilato dalle forze di polizia. Dopo la sconfitta per 2 a 1 con il Brasile, celebrata da tutti come un grande successo sportivo, l’allenatore Kim Jong-Hun è stato rapido ad attribuire i meriti dello storico risultato al dittatore nordcoreano. Dopo la partita col Portogallo in cui la Corea del Nord ha incassato sette reti, l’allenatore invece si è attribuito tutta la colpa della disonorevole sconfitta, affermando di avere «sbagliato completamente la tattica».

18 giugno 2010: solo un giocatore ha una vita vera.
Su Il Foglio si parla del giocatore Jong Tae-se, colui che ha pianto durante l’inno nazionale coreano: “vive in Giappone ed è l’unico che prima del Mondiale aveva già una storia: ama le auto, lo shopping e lo snowboard, suscitando la curiosità dei colleghi, che, al contrario, sono abituati a un paese nel quale un solo canale televisivo statale trasmette in modo ossessivo la propaganda del regime di Kim Jong”. Ma quelle lacrime non le ha viste nessuno in Corea, poiché è l’unico paese dei 32 che partecipano al Mondiale dove la tv non trasmette le partite e persino la notizia della qualificazione è arrivata dopo due ore di filtri governativi. Il governo ha anche vietato ai cittadini di uscire dal paese per andare in Sudafrica e quelli allo stadio sono attori cinesi, pagati per cambiare bandiera.

18 giugno 2010: giocatori spariti, tifosi acquistati e partita in differita.
Su Il Corriere della Sera e Il sole 24 ore, un articolo parla della Corea del Nord: “Mistero sulla sorte di quattro giocatori della Corea del Nord: sono infortunati, in castigo o forse sono fuggiti dal ritiro e hanno chiesto asilo politico a causa del regime imposto da Kim Jong II?”. Infatti sembra che martedì sera la formazione si è presentata con soli 19 giocatori invece dei 23. La FIFA ha comunque smentito. L’articolo prosegue così: «In Corea del nord la partita è stata trasmessa dalla televisione di Stato solo 17 ore dopo il calcio d’inizio del match. Pyongyang infatti non ha deciso alcuna deroga al regolamento che impone di interrompere le trasmissioni in orario notturno. È stato confermato dalla stessa Cina che il centinaio di «tifosi nordcoreani» presenti allo stadio contro il Brasile erano in realtà quasi tutti cinesi, ingaggiati dalla Cina dal Sport Management Group su richiesta della commissione Sport Corea del Nord»

17 giugno 2010: giocatori automi del Partito e sudditi del dittatore.
In un articolo de Il Foglio troviamo scritto: “è l’unica squadra comunista in Sudafrica. C’è un signore che da lontano controlla e decide tutto: il presidente Kim Jong Il. I giocatori sono addestrati con scrupolo al culto della patria e del suo presidente. Si parla del giocatore Hong Yong Jo che ha dichiarato: “Il calcio nel nostro paese sta facendo molti progressi grazie alla supervisione del generale Kim Jong Il che se ne occupa personalmente. Non voglio distrazioni, penso solo al calcio e al partito”. Egli non possiede praticamente nulla, non ha una macchina e non si sa bene dove finiscono i soldi del suo stipendio (forse metà al governo, il resto alla famiglia in patria). Quando un giornalista vuole un’intervista deve chiedere il permesso alla sua ombra, che poi si consulta con qualcuno a Pyongyang. Ahn Yong-Hak, di fronte ad una domanda davvero imbarazzante: qual è la tua canzone preferita. Impassibile ha replicato: “Kim Jong Il, il nostro Sole”. Ahn Yong-Hak, di fronte alla domanda: qual è la tua canzone preferita. Impassibile ha replicato: “Kim Jong Il, il nostro Sole”.

4 giugno 2010: furbata sulla formazione.
Sui quotidiani si rileva che per la prima volta una squadra ha tentato di “fregare” la FIFA. Il ct nordcoreano ha infatti inserito un attaccante di ruolo, Kim Myon-Won, come terzo portiere nella lista, in modo tale da poter disporre di un numero maggiore di soluzioni offensive in un girone tostissimo come quello del gruppo G (oltre agli asiatici ci sono Brasile, Portogallo e Costa d’Avorio). La FIFA però se n’è accorta e ha preteso la modifica della formazione (vedi CalcioBlog.it).

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Il maestro Pedrotti: «i canti alpini e i valori della nostra tradizione cristiana»

«I nostri canti colpiscono chiunque perché sottolineano la cultura di tutti e danno un senso di appartenenza: ai valori della nostra tradizione cristiana, al senso del Divino, dell’infinito. Si figuri dunque se li cantiamo in aperta montagna». A parlare è Mauro Pedrotti, direttore del coro della SAT (Società degli alpinisti tridentini), fondato a Trento nel 1926 da suo padre coi suoi tre fratelli che oggi si esibisce dagli Usa alla Corea. «Oggi ci sono 180 cori solo nella nostra provincia: ovvero circa seimila persone che si riuniscono per cantare». Fra poco un altro evento canoro e di solidarietà dedicato alle Dolomiti elette patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. La montagna, dice ad Avvenire l’alpino, è silenzio, profondità nei rapporti umani. «Quando trattiamo di guerra nei testi ci sono valori come l’accettazione del volere divino. Del resto accompagniamo spesso messe e funzioni, e sempre con canti popolari. Che scegliamo per i valori che comunicano e, quindi, hanno dentro».

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Claudia Koll, dai film erotici alla Messa quotidiana

Dai film erotici con Tinto Brass alla Messa quotidiana. A “guarire” Claudia Koll dall’agnosticismo è stata una visita in San Pietro nel 2000 per una fiction americana. Ha fondato una compagnia di teatro e ha avuto in affidamento un africano di 17 anni, malato: «ogni tanto mi chiama mamma. La femminilità è un valore che ho riscoperto. Mi sento donna e madre». Su Il Corriere della Sera ha raccontato la sua conversione e quello che è accaduto dopo: «Ho recuperato una serenità spirituale e una pacificazione col corpo. Non penso al mio passato, ora sono libera dal materialismo. Ero cieca e ora ci vedo, e come Sant’Agostino mi rammarico di non averLo incontrato prima. Non conoscevo la vita e non sapevo dove stavo andando, ora ho recuperato il mio passato e posso dargli un significato».

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Nuovo Festival del cinema cattolico di Roma

Una regista cattolica, Liana Marabini, ha deciso di avviare un festival che promuovesse film ispirati ai “valori morali universali e modelli positivi”. Zenit.it racconta che la prima edizione si è svolta settimana scorsa nell’Auditorium di Via della Conciliazione a Roma. Con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, questa rassegna è durata una settimana ha presentato film, documentari e opere televisive selezionati da tutto il mondo Una giuria composta da attori, sceneggiatori, produttori e un teologo ha assegnato i sei premi per il miglior film, miglior documentario, attore di cortometraggio e regia. Il premio alla carriera è andato a Giancarlo Giannini. I vincitori sono stati annunciati il 10 giugno in un evento di gala svoltosi sulla terrazza panoramica dei Musei Capitolini. Il premio per il miglior film è andato a Désobéir, una pellicola francese del 2009 diretta da Joel Santoni che racconta la storia di Aristides de Sousa Mendes, che ha salvato la vita degli ebrei durante la II Guerra Mondiale emettendo visti per il Portogallo. Il premio per la miglior regia è andato all’irlandese Paul Brady per il suo “Janey Mary”, del 2007, che racconta la storia di una bambina di cinque anni nelle strade della Dublino degli anni Quaranta del Novecento. Il razionamento del periodo di guerra fa morire di fame la popolazione, e la città è in preda alla depressione. L’amicizia tra la bambina e un sacerdote agostiniano è il tipo di storia edificante che si vuole sentire dall’Irlanda proprio in questo momento. Il più antico Festival Internazionale Cinematografico e Multimediale Cattolico si tiene ogni anno a Niepokalanow, in Polonia, e quest’anno ha celebrato il 25° anniversario.

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New York, un grattacielo e una portaerei in onore di Madre Teresa di Calcutta

L’Empire State è un imponente grattacielo nel centro di New York che usa celebrare ricorrenze speciali o anniversari di importanti personaggi, come ad esempio nel giorno di san Patrizio, quando lo si trova illuminato di verde. Lo scorso febbraio, dopo la richiesta dei newyorkesi di potere commemorare la nascita di Madre Teresa di Calcutta illuminando la famosa punta del grattacielo con i colori rappresentanti l’ordine della missionaria, l’amministrazione si è rifiutata poiché -si è detto- non sono concessi tributi alle singole persone che rappresentano una determinata fede. Da sottolineare che il 9 settembre 2009, il grattacielo si è illuminato di rosso e giallo per onorare addirittura Mao Zedong, il comunista ateo responsabile della morte di migliaia di persone, e assieme i 60 anni delle terribile e violenta Repubblica popolare cinese (attualmente nei peggiori posti per violazione dei diritti umani). Forse Madre Teresa era troppo buona si sono chiesti i newyorkesi e le tantissime organizzazioni a sostegno della richiesta (da La Stampa). In risposta a questo rifiuto, il direttore esecutivo del Mare Intrepid, Air and Space Museum Mare Intrepid, un’immensa portaerei trasformata in museo, ha dichiarato: “Siamo lieti di rendere omaggio a ciò che Madre Teresa ha fatto”. ancorata in modo permanente a Manhattan, si illumineranno il 26 agosto in onore del Beata Madre Teresa. In un comunicato,Il 26 agosto, data di nascita di Madre Teresa, la portaerei, ancorata in modo permanente a Manhattan si illuminerà con i colori di Madre Teresa. Anche l’Hutchinson Metro Center, un enorme edificio nel quartiere popoloso di New York, ha reso pubblica la decisione di onorare Madre Teresa al suo centenario. Secondo il New York Post, questa decisione, concordata con le autorità locali, è una risposta all’l’Empire State responsabile di un rifiuto vergognoso e senza ragione. La notizia è riportata dal quotidiano Religion En Libertad.

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