Il matematico Quarteroni: «l’Universo è controllato da un grande Regolarizzatore»

L’America’s Cup del 2003 e del 2007 è stata vinta dallo scafo di Alinghi grazie al matematico Alfio Quarteroni, che lo ha realizzato conducendo il progetto fluidinamico. Il suo campo di indagine è l’applicazione a eventi reali delle equazioni matematiche, insegna Analisi numerica presso il Politecnico di Milano e l’École Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL). È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei e ha ricevuto numerosi premi da varie associazioni internazionali di matematica (SIAM, ICIAM) e centri di ricerca (NASA, ICASE). Ha ricoperto importanti incarichi presso il CRS4 di Cagliari e ha insegnato all’Università Cattolica di Brescia e all’Università del Minnesota. Autore di circa duecento pubblicazioni su riviste internazionali, è stato uno dei pochi matematici italiani ad aver partecipato in qualità di relatore a un International Congress of Mathematicians.

Intervistato dall’Osservatore Romano ha dichiarato: «Galileo, come Keplero, Newton e Cartesio, furono sostenitori dell’idea che il mondo fisico fosse stato dotato da Dio di una struttura matematica. Per chi ha fede il Dio creatore non può esimersi dall’essere anche un matematico. Il più grande di tutti, naturalmente. Perché ha risolto il più complesso problema inverso che mai sia stato posto: determinare le condizioni iniziali giuste (al tempo zero, quello della creazione) affinché il sistema dinamico dell’evoluzione dell’universo arrivasse a oggi a possedere questa meravigliosa grandezza».

E lui, che opinione scientifica si è fatto di Dio?
«Non sono mai riuscito a farmi “una ragione” incontrovertibile dell’esistenza di Dio. Tuttavia io Dio lo “sento”, non solo perché il sistema dinamico dell’universo non degenera nonostante le sue innumerevoli componenti siano talmente non lineari dal doversi ineluttabilmente piegare (sui tempi lunghi) a instabilità e degenerazioni irreversibili, se seguissero solo le leggi della matematica e della fisica, e non fossero invece controllate a distanza da un “grande Regolarizzatore”».

Grande Regolarizzatore o Spirito immensamente superiore, come lo chiamava Albert Einstein («chiunque sia veramente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili» (H. Dukas and B. Hoffmann Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p. 32), insomma l’universo appare progettato da una mente matematico-razionale e non certo basato sul caos o sulla casualità cosmica, come qualche militante scientista vorrebbe far credere. Un importante matematico della Normale di Pisa, Antonio Ambrosetti (autore di La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau 2009) ebbe a dire: «Negli ultimi anni in televisione è stato dato troppo spazio a personaggi come Odifreddi che hanno portato avanti la tesi dell’incompatibiltà tra fede e scienza con argomentazioni logico-filosofiche che, comunque, hanno poco a che fare con la matematica. Diceva Ennio De Giorgi: “All’inizio e alla fine, abbiamo il mistero. La matematica ci avvicina al mistero, ma nel mistero non riesce a penetrare”. La matematica mi fa intuire la presenza di Dio» (da Avvenire 11/12/08).

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Duro colpo per i riduzionisti: l’uomo è ben oltre i suoi geni

In questi giorni Repubblica ha pubblicato la notizia dei risultati di un rapporto del Government Accountability Office (Gao), un organismo governativo americano, i quali hanno smentito l’attendibilità dei test genetici per conoscere il rischio di contrarre una malattia. Prendiamo spunto da ciò per una riflessione sul riduzionismo e sul materialismo.

Si sente e si legge sui giornali, purtroppo non di rado, del «gene della violenza», del «gene del tradimento», del «gene gay» ecc.. , spesso sentiamo qualche militante materialista (da Atkins a Dennet) parlare dell’uomo definendolo “nient’altro che…” (il tutto per sminuire la sua biblica evidenza di creatura), ma l’uomo non è riconducibile ai suoi antecedenti genetici o biologici.

Essi sono inadeguati a spiegare la complessità e misteriosità dell’uomo. Ne parla il filosofo Giacomo Samek Lodovici su Avvenire: «questi discorsi affermano che tutto il nostro agire è scritto nei geni, negano la libertà umana e quindi cancellano la nostra responsabilità morale (e, in fondo, anche giuridica). Tuttavia, con buona pace dei tentativi di dimostrare che l’uomo è una macchina, non è possibile ridurre l’essere umano alla sola componente biologica, perché noi siamo costituiti anche da una dimensione spirituale, quell’anima di cui parlano, già prima del cristianesimo, alcuni filosofi greci. Per dimostrarne l’esistenza esistono diversi argomenti filosofici, che il lettore può ricostruire anche su alcuni manuali di storia del pensiero». Il DNA sicuramente dona informazioni interessantissime ma «grazie allo spirito siamo in grado, almeno in una certa misura, di trascendere i condizionamenti, possiamo sperimentare la vertigine della libertà, siamo capaci di interrompere la prevedibilità e l’inderogabilità dei nessi fisici di causa-effetto e di dare inizio a qualcosa di nuovo». Questa è la grande differenza dagli animali, condizionati obbligatoriamente ai loro geni.

Anche il neodarwinista Francesco Cavalli Sforza ha dichiarato -sempre su Repubblica– che «nessun uomo è figlio solo dei suoi geni», il nostro destino non è scritto una volta per sempre nel Dna. Il biologo Steven Rose, noto oppositore delle bizzarre teorie riduzioniste di Richard Dawkins (masssimo promotore del materialismo), ha dichiarato: «L’uomo ha capacità precluse a qualsiasi altra specie animale sulla Terra. E’ unico. Anche con le scimmie c’è una differenza talmente grande, sopratutto qualitativa. Gli organismi sono multidimensionali (tre dimensioni spaziali più una temporale) mentre il DNA è una fila monodimensionale: non si può passare da 1 a 4. Non si può conoscere l’uomo (se sarà violento, religioso, radicale, conservatore, omosessuale o eterosessuale) decifrando il DNA» (La scienza e i miracoli, TEA 2006, pag. 96-97).

La redazione

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L’UAAR e Raffaele Carcano speculano sui divorzi e sui figli coinvolti

Il sito dei simpatici razionalisti ha pubblicato un articolo di Raffaele Carcano, presidente uaarino, il quale commenta i risultati dell’ISTAT che sottolineano l’aumento dei divorzi in Italia nel 2008: da 3,4 al 7,4% (si può trovare su internet). Ovviamente non sono presenti giudizi poiché per preservare conflitti di pensiero con i suoi membri, l’associazione si è autoimposta di non riportare giudizi personali ma pubblicare soltanto la notizia, lasciando il commento ai suoi afecionados (una trentina i più attivi e militanti). Le statistiche però non sembrano parlare di matrimoni religiosi, includendo così anche le separazioni delle coppie “atee” (che probabilmente hanno fatto lievitare i numeri). Ma sopratutto in queste disgrazie sono coinvolti circa 100mila figli, che vedono i genitori litigare e separarsi. L’ISTAT riporta che nel 79% delle separazioni, la divisione ha riguardato coppie con figli e più della metà (il 52,3%) delle separazioni e oltre un terzo (il 37,4%) dei divorzi provengono da matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni (da Avvenire). Di fronte a questi drammi famigliari l’associazione degli atei gioisce e lascia pubblicati commenti del tipo: “fine della famiglia”, “Amen”, “Sigla di coda”, “Riposi in pace”, “Morte della famiglia cattolica” ecc… Profetico fu Chesterton quando disse: «Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa». (Chesterton, Ortodossia, 1908).

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Nuovo libro di Antonio Socci: 52mila copie in due settimane

Come si sa ormai, Caterina, la figlia del giornalista cattolico Antonio Socci, si è risvegliata improvvisamente dal coma in cui versava da mesi. Il giornalista ha voluto raccontare in un libro ciò che è avvenuto in questo periodo, Caterina: diario di un padre nella tempesta (Rizzoli 2010), senza però essere sponsorizzato da programmi televisivi (Fabio Fazio) o da riviste sensazionalistiche (Vanity Fair e altro). Questo non ha impedito che 50mila persone acquistassero il suo libro in sole 2 settimane (una media di circa 3600 persone al giorno). Per ora è il 14esimo libro più comprato in Italia (vedi classifica IBS) ed è arrivato in 14 giorni alle 5° edizione. Il giornalista, che attraverso il suo sito cliccatissimo sito www.antoniosocci.it ha raccontato e domandato preghiere per il risveglio della figlia, ha dichiarato di aver ricevuto diversi messaggi da atei e agnostici amici, i quali hanno riscoperto il valore della preghiera grazie a questa vicenda. Su Libero di ieri si parla del libro di Socci e della vicenda di Caterina. Il Corriere della Sera ha invece reso pubblico che i diritti d’autore del volume andranno a sostegno del Meeting Point International e di Rose Busingye la volontaria che aiuta le ammalate di Aids in Uganda (a cui è dedicato Greater il documentario premiato a Cannes da Spike Lee). Non solo, ma anche ai ragazzi delle periferie di Lima perché possano studiare. I soldi serviranno anche a finanziare le adozioni a distanza delle bambine cristiane del Pakistan.

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Studio dello psicologo Hood: anche gli atei pregano

Siamo sicuri che i non credenti non credano nulla al di fuori del mondo fisico percepibile dai cinque sensi? Lo psicologo cognitivo e neuroscienziato dell’Università di Bristol Bruce M. Hood ha scritto un libro acuminato ed intrigante: “Supersenso: perché crediamo nell’incredibile(Il Saggiatore 2010).

Egli distrugge la ricchissima letteratura scientifica di Dawkins e Dennett che pretende di smantellare razionalmente ogni tipo di credenza, e dimostra che gli esseri umani hanno una tendenza naturale a credere nel soprannaturale. La nostra mente è naturalmente incline a decifrare il mondo secondo schemi regolari, strutture e meccanismi ricorrenti, quando però è impossibile far coincidere le nostre intuizioni alla realtà del mondo, entra in gioco il supersenso. Il pensiero soprannaturale, che si concretizza in forme culturali e religiose, si genera dalla nostra propensione a presumere l’esistenza di dimensioni nascoste della realtà. Non occorre essere religiosi per manifestare quello che lui chiama il “supersenso”. E’ anche vero che scienziati, premi Nobel e persone assolutamente “razionali” credono spessissimo negli oroscopi, nel “toccare ferro” e nei gatti neri. La verità secondo lo psicologo è che tutti preghiamo a nostro modo, atei e credenti è indifferente.

Il Fatto quotidiano ironizza dicendo: «forse lo fa pure Pierogiorgio Odifreddi, il San Bernardo degli atei». L’altro tema che lo studio tocca è il rapporto tra “credenza” e livello d’istruzione: lo studio non rende giustizia alla presunta superiorità antropologica degli arroganti razionalisti atei dell’elitè illuministica. Non si potrebbe altrimenti spiegare come i maggiori scienziati della storia siano stati tutti credenti (vedi Dossier famosi scienziati credenti). Insomma, il pamphlet dimostra (come se ce ne fosse stato bisogno…) che esistono atei creduloni e credenti razionalissimi.

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Richard Dawkins: «l’anglicano Fisher è il più grande dei darwinisti»

Come tutti sappiamo, la tesi scientifica più strumentalizzata per escludere Dio dalla creazione è il darwinismo (questo di per sè la dice già lunga della conoscenza che gli atei hanno del Dio cristiano…). Oggi ricorre l’anniversario di morte di Sir Ronald Fisher (17 Febbraio 1890 – 29 luglio 1962), statistico, biologo evoluzionista e genetista.

E’ stato descritto dallo statistico Anders Hald come «un genio che quasi da solo ha creato le basi per la moderna scienza statistica» (A History of Mathematical Statistics. New York 1998). Presidente della Royal Statistical Society, della Société de Biométrie e dell’Istituto Internazionale di Statistica (IIS), ha fatto della statistica una scienza moderna, fondandone i concetti di riferimento. Amicissimo e collaboratore dei figli e nipoti di Charles Darwin, fu uno dei più importanti promotori del darwinismo, influenzando i migliori biologi evoluzionisti del ‘900.

Addirittura Richard Dawkins, il pontefice dell’ateismo scientifico internazionale ha dichiarato nel suo libro River out of Eden (Basic Books, 1995) che Fisher è senza dubbio «il più importante tra i successori di Darwin» (cfr. Wikipedia). Ma come, proprio Dawkins? Proprio colui che ritiene che se il darwinismo ha ragione, allora Dio non esiste? Ce lo ha detto in ogni suo libro e sotto ogni salsa da quasi vent’anni di militante divulgazione… Si dà però il caso però che Sir Fisher, il più grande dei darwinisti, sia stato un devoto cristiano, membro della Chiesa di Inghilterra, conservatore e appassionato delle Sacre Scritture. Il biologo H. Allen Orr lo ha descritto come un «anglicano profondamente devoto che, tra lo sviluppare la statistica moderna e la genetica delle popolazioni, scriveva articoli per riviste di chiesa» (vedi Gould on God, in Boston Review). Nel 1955 partecipò ad una trasmissione radiofonica su Scienza e cristianesimo dove spiegò la differenza tra la fede razionale e la fede “credulona”. Affermò anche: «ai bambini cristiani dovrebbe essere insegnato che la fede non significa la credulità, essa è invece una qualità molto simile coraggio, che permette di rimanere attaccati a ciò che è veramente buono» (da Biographical Memoirs of Fellows of the Royal Society, 1890-1962).

Celebri darwinisti agnostici e credenti. Sorprende quindi che l’autore di “The God delusion”, Richard Dawkins, abbia riconsociuto -almeno una volta- che essere celebri darwinisti o evoluzionisti non trova alcuna contraddizione dall’essere contemporaneamente credenti razionali. Insomma: Darwin e Dio senza alcun problema. Peccato che però continui a contraddirsi, pretendendo che solo la religione dell’ateismo può avere spazio tra i seguaci di Darwin. Sorridendo, ricordiamo che, oltre a Fisher, i veri darwinisti (e non i contraddittori neo-darwinisti) erano in maggioranza agnostici e credenti. Darwin, dopo aver chiuso il suo L’origine delle specie (1859) citando il Creatore, ebbe a scrivere vent’anni dopo: «Il mio giudizio è spesso fluttuante e persino nelle mie fluttuazioni più estreme non sono mai stato ateo nel senso di negare Dio. Credo che in generale, ma non sempre, la mia posizione possa essere descritta più appropriamente con il termine agnostico» (da Autobiografia, 1979). Fu il suo amico Thomas Huxley, definito il “Mastino di Darwin”, ad inventare il termine “agnostico”, proprio per mettere in chiaro che le sue credenze in campo biologico non portavano necessariamente ad una posizione nè teista nè atea. Alfred Russel Wallace, che propose la stessa teoria della selezione naturale contemporaneamente a Darwin, credeva in un Dio trascendente (da Il cranio di cristallo, Scarpelli 1993), come, del resto, i più celebri divulgatori del darwinismo: Lyell, Herschel, Henslow, Mivart, De Filippi, Chambers, Rosa, De Nouy, Sinnott, il gesuita Marcozzi ecc… Concludendo: come può una teoria scientifica eliminare Dio, se questa è nata e portata avanti da uomini credenti in Lui?? Misteri dell’ateismo…

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L’imprenditore Barilla: la sua fede e le opere di carità cristiana

La Barilla è uno dei marchi italiani più famosi nel mondo. Alla sua origine vi sta un grande genio e imprenditore: Pietro Barilla, devoto cattolico e amante della famiglia (come si intuisce dalle pubblicità). Grazie ad una lettera inedita di padre Paolino Beltrame Quattrocchi ai figli di Barilla nel 1998, pubblicata nella biografia di quest’ultimo: L’Avventuriero di Dio di Rosangela Rastelli Zavattaro (Edizioni Pro Sanctitate 2010), si è scoperto un fatto privato inedito. Tra le mille evangeliche imprese di padre Paolino, c’è anche l’attività svolta durante l’ultima guerra a Parma. Fu in questa circostanza che approfondì la conoscenza con la famiglia Barilla, già allora tra i primi italiani nel settore alimentare. Oltre ad avere conosciuto l’industriale durante le funzioni liturgiche, fu «tra l’agosto e il settembre 1944 che la conoscenza cominciò a convertirsi in amicizia»: il padre di Pietro Barilla, titolare dell’azienda, era stato preso in ostaggio dai partigiani e il figlio trentenne si recò da padre Paolino a perorare il riscatto, che puntualmente avvenne. Il 25 aprile 1945 toccò allo stesso Pietro finire ristretto nel carcere di San Francesco a Parma e il sacerdote, divenuto cappellano carcerario, fece da garante e ottenne la liberazione di lì a qualche giorno. Divenne così per anni uno dei confidenti riservati di Barilla. Benedisse le sue nozze e battezzò i figli, diventò anche il suo tramite per molte opere di carità. Racconta il benedettino ad Avvenire: «Un giorno che tornava dall’orfanotrofio (che gli era caro come una pupilla) m’intratteneva commosso sulle ultime emozioni che lo avevano afferrato al contatto con quei bambini. A un certo punto s’interruppe e, senza darmi spiegazioni, mise mano come di consueto al blocchetto degli assegni e me ne consegnò uno, dopo averlo debitamente riempito per una cifra, come sempre, a sei zeri. Al mio commosso ringraziamento replicò: «No, Paolino, in fondo sono io che devo ringraziare te, perché mi offri la possibilità di andare a colpo sicuro… e di aggiungere questa rara soddisfazione che non ha prezzo: quella di dare, di dare per dare, dove so che c’è bisogno… Non ho mai capito perché tanti miei colleghi non lo comprendano, privandosi così di una gioia immensa, pulita e gratificante come questa”».

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Corte Europea e crocifisso nelle scuole: altri dieci Stati si schierano a favore

Sono divenuti venti i Paesi dell’Europa, che con un gesto senza precedenti, si sono uniti all’Italia, nel suo ricorso alla sentenza contro l’esposizione del crocifisso nelle scuole pronunciato il 3 novembre da una camera della seconda sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Dal suo osservatorio privilegiato di Strasburgo, il direttore del Centro europeo per la legge e la giustizia (Eclj), Grégor Puppinck, viene intervistato da Avvenire. «Appare ogni giorno più chiaro che è stata ottenuta una vittoria considerevole contro le dinamiche della secolarizzazione. Se l’Italia non ha ancora conseguito il suo obiettivo da un punto di vista giuridico, di fatto ha riportato politicamente una vittoria assai significativa. Infatti, a oggi, non sono meno di venti i Paesi europei che hanno dato il loro sostegno ufficiale alla legittimità della presenza del simbolo cristiano nei luoghi pubblici e specialmente nelle scuole».

La stampa si era fermata a dieci: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania, San Marino e Russia. La Lituania per esempio non ha esitato a fare un parallelo tra la sentenza Lautsi e le persecuzioni religiose che ha subito e che si manifestavano, come è noto, con il divieto dei simboli religiosi. L’esperto spiega: «In un primo momento dieci Stati sono entrati nel caso Lautsi come “terzi interventori”.

A questi primi dieci Paesi si sono aggiunti, finora, i governi di Albania, Austria, Croazia, Ungheria, Moldavia, Polonia, Serbia, Slovacchia e Ucraina . Questi Stati hanno pubblicamente messo in discussione la sentenza della Corte e domandato che le identità e le tradizioni religiose nazionali siano rispettate. Molti governi hanno insistito sul fatto che questa identità religiosa è all’origine dei valori e della unità europea». Quindi su 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, aggiungendo l’Italia, già quasi la metà degli Stati si è opposta a questo tentativo di secolarizzazione, di scristianizzazione forzata delle scuole.

Prima di chiudere con altre considerazioni geopolitiche, il direttore del Centro Europea libertà e giustizia dichiara: «Questi Stati hanno di fatto anche difeso il loro radicamento in Cristo, perché è conforme al bene comune che Cristo sia presente ed onorato nella società». Non si può fare altro allora che ringraziare di tutto cuore la signora Lautzi e tutta la combriccola razionalista che le sta dietro.

La redazione

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I Nomadi tra fede e solidarietà: «ma c’è solo una Persona che salva il mondo»

I Nomadi e la solidarietà, un binomio inscindibile. Cominciarono nel 1993 con i bambini delle favelas sudamericane. Da allora, ogni anno, la famosissima band italiana, si è posta sempre un obiettivo (è l’unico complesso musicale a farlo): chiama i suoi fans sparsi in tutta Italia e nei concerti raccoglie ciò che serve per chi ha bisogno: «materiale didattico, farmaci, abiti, cibo, che vogliamo consegnare personalmente» spiega Beppe Carletti, uno dei fondatori della band, ad Avvenire. E aggiunge: «Ma, sia chiaro, noi siamo peccatori, non santi, c’è solo una Persona che salva il mondo, noi non facciamo niente di straordinario, anzi siamo privilegiati perché facendo i musicisti ci divertiamo». L’ultima iniziativa benefica in ordine di tempo è stata a favore della «Casa dei risvegli Luca De Nigris» di Bologna, persone che vivono in uno stato vegetativo, attaccate a una spina. Noi cantiamo da sempre canzoni dove dentro c’è tutto: la vita, la gioia, la sofferenza. Tra noi e le persone che aiutiamo c’è il senso di un’appartenenza a un destino comune. Carletti parla dei suoi viaggi: «vado da 20 anni in Madagascar per aiutare i bambini di un villaggio. E’ una missione cattolica, c’è suor Vittoria di Palermo, che ha solo 36 anni e ha scelto di dedicare la vita a questi piccoli, lontano da casa e in mezzo a mille disagi. Ha una fede incredibile! Mi ha regalato un rosario…lo tengo sempre nel portafoglio. Una volta i bambini del villaggio mi accolsero cantando Io vagabondo e Crescerà, mi sono messo a piangere…Abbiamo aiutato anche la missione di padre Ugo De Censi nel Mato Grosso». “Soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio…”

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Josè Saramago: il moralizzatore e l’evasione fiscale

Guarda un pò come è sorprendente la vita. Il Premio Nobel per la letteratura José Saramago, scomparso di recente, ha sempre avuto il cipiglio del moralizzatore. Col dito alzato ha rampognato gli errori del Vaticano, di Israele (è stato spesso accusato di antisemitismo), dei vignettisti danesi poco rispettosi nei confronti del profeta (salvo gridare alla censura ecclesiastica e reazionaria di fronte alle proteste dei cittadini dell’Estremadura che avevano scoperto di aver finanziato con le proprie tasse una mostra fotografica in cui la Madonna stringeva tra le braccia un tenero porcellino). Criticato dall’Osservatore Romano e dall’Università di Lisbona (vedi Ultimissima 2/7/10) era un uomo di sinistra, ateo incallito, militante e amico di Micromega. Al facile e volgare insultatore della Chiesa, la morale gli stava molto a cuore. Ma solo quella degli altri, a quanto pare. Il Giornale riporta infatti che il fisco spagnolo reclama da tempo 717mila euro dal premio Nobel, a causa di mancati versamenti dell’Irpef nel periodo 1997-2000. Lo scrittore si è anche rifiutato di offrire i dati delle rendite procurategli dal suo lavoro e dal suo capitale in Spagna o all’estero. «Si scopre così in Saramago l’esistenza di una doppia morale: una molto severa e valida per tutti (sopratutto con gli esponenti religiosi); e un’altra di manica larga riservata ai soli Premi Nobel portoghesi», conclude il quotidiano.

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