Vari intellettuali si esprimono sul crocifisso nelle scuole e nei luoghi pubblici

Ecco cosa ne pensano alcuni tra i più noti intellettuali, credenti e non credenti, di ogni orientamento politico e sociale, circa l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e nelle aule scolastiche.



MARCO TRAVAGLIO. Il noto giornalista e scrittore ha scritto un articolo in prima pagina su Il Fatto Quotidiano: «Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione”. Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci – a scatenare la guerra ai crocifissi. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente…Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli. A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso» (cfr. Il Fatto Quotidiano, 06/11/09).

 
CLAUDIO MAGRIS. Il famoso scrittore ed editorialista de “Il Corriere della Sera” ha spiegato che «quella figura rappresenta per alcuni ciò che rappresentava per Dostoevskij, il figlio di Dio morto per gli uomini; come tale non offende nessuno, purché ovviamente non si voglia inculcare a forza o subdolamente questa fede a chi non la condivide. Per altri, per molti, potenzialmente per tutti, esso rappresenta ciò che esso rappresentava per Tolstoj o per Gandhi, che non credevano alla sua divinità ma lo consideravano un simbolo, un volto universale dell’umanità, della sofferenza e della carità che la riscatta» (cfr. Il Corriere della Sera, 07/11/09)

 

MASSIMO CACCIARI. Il noto filosofo ateo ed ex sindaco di Venezia ha dichiarato: «A chi può dare fastidio quella povera figura? Quali libertà può ledere? Ma vogliamo scherzare? Via, un po´ di ragionevolezza… Non ha nessun senso voler togliere il crocifisso dalle aule scolastiche, dai luoghi pubblici. Perché sollevare questa questione allora? Dovremmo essere abbastanza maturi per capire che quell´immagine è stata posta sui muri suo malgrado. Se Gesù tornasse tra di noi il primo a togliere quell´effigie dalle aule certamente sarebbe lui. Ma adesso che è lì, cosa andiamo a togliere noi dai muri? La laicità di uno Stato non si misura dai crocifissi appesi o tolti. Gesù era un maestro di laicità. Chi ha detto che il suo regno non è di questo mondo? Più laico di così… Se invece del crocifisso ci fosse appeso un cartellone con l’immagine di tutti i papi, da Pietro in poi, capirei la protesta. Anch’io sarei molto contrario e vorrei venisse tolto. Ma il crocifisso no. Non mi dà nessun fastidio. Se il crocifisso è un’imposizione, il segno di una religione di Stato (“Quello è il capo”) allora si bestemmia lo stesso messaggio di Cristo, che tutto è fuorché un messaggio per istituire una “religio civilis”. Ma se quella figura serve a concentrare l´attenzione su ciò che Gesù ha veramente detto, sul contenuto dei Vangeli, allora può diventare una presenza di grandissimo stimolo. Di apertura mentale per tutti» (cfr. Repubblica, 16/2/06)

 

GIANCARLO MARINELLI. Il noto scrittore, regista ed editorialista ha scritto un articolo su Il Giornale: «Caro Gesù, hanno provato a cacciarti di nuovo. A condannarti, farti sparire di nuovo. Come duemila anni fa. È inutile, caro Gesù, che io ti dica: «Dai, non prendertela». Tu non te la sei mai presa. In fondo, sei l’uomo più laico che io conosca. Sai perfettamente che chi prova, con tutte le sue forze, ad allontanarti, in verità, non sta facendo altro che struggersi per la distanza che lo separa da te. E rinnegandoti, oltraggiandoti, intona la preghiera forse più sacra, di sicuro più autentica. Ti sta chiamando. Ti sta dicendo: quanto mi manchi» (cfr. Il Giornale, 7/11/09).

 

NATALIA GINZBURG. La scrittrice non credente e deputata alla Camera come indipendente nelle liste del Pci, disse: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La ricoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così? Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo» (cfr. L’Unità, 22/3/88)

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Gli storici pisani contro l’iniziativa dell’UAAR

L’UAAR crea nuovi dispettucci reazionari alla Chiesa. Questa volta si è inventata la crociata contro le campane di Pisa per presunti rumori molesti di cui fantomatici cittadini si sono lamentati con loro e non con l’amministrazione comunale , dato che il Sindaco ha smentito che ci siano state segnalazioni di questo tipo (cfr. Ultimissima 4/8/10).

L’iniziativa è nata come reazione del circolo UAAR di Pisa alla lettera che l’associazione di storici Amici di Pisa ha inviato al quotidiano locale “Il Tirreno” la settimana passata, con la quale si chiedeva ai «vari parroci di suonare le campane il 6 agosto alle 21 per celebrare San Sisto, il primo patrono della città». La stimata associazione, che conta circa duecento iscritti (vedi qui), ha dichiarato in un comunicato: «La nostra Associazione, è costretta -suo malgrado- ad intervenire pubblicamente per ricordare, casomai ce ne fosse bisogno, che il suono delle campane cittadine per le ore 21 del 6 Agosto in onore primo Santo Patrono di Pisa, San Sisto, ha molteplici scopi. Il primo di questi è onorare la memoria del primo Patrono di Pisa e riprendere una tradizione tipica della nostra Associazione, il secondo per ricordare ai pisani -nella forma più naturale e semplice possibile con il suono delle campane- quanto sia stata gloriosa ed importante, il terzo per ricordare i pisani della Repubblica caduti per difendere la città, il quarto per mantenere viva la memoria storica della città. Il quinto motivo si ricollega ad un fatto storico: Kinzica de’ Sismondi nel 1004 fece suonare di notte le campane di Pisa per svegliare i pisani dall’assalto saraceno già in atto alla città». Quindi i motivi sono anche storici e non solo religiosi. Continuano poi: «Francamente non pensavamo che il suono delle campane cittadine alle 21 fosse una immissione tremenda da sconvolgere l’equilibrio psico-fisico di persone in cerca di notorietà. Né tantomeno meritevole di un regolamento acustico comunale. Pensavamo che queste persone invece, in modo razionale e asettico, avessero di che ridire sullo spaccio di droga a tutte le ore del giorno e della notte in pieno centro storico. Pensavamo che queste persone avessero qualche cosa da ridire sulla movida notturna che genera forti squilibri sociali irrisolti».

E invece all’UAAR interessano solo i dispettucci infantili. «Pensavamo che queste persone avessero a cuore la buona gestione della città nei suoi molteplici aspetti. Capiamo benissimo che ogni Associazione abbia il proprio fine sociale. E’ però ingiusto, da irrilevante minoranza, porsi gratuitamente di traverso alla volontà della stragrande maggioranza della popolazione, imprigionando in un eccesso di democrazia il comune sentimento popolare, di tradizione e di storia. Perché quella di Pisa è storia con la S maiuscola. Gli altri cercano di farla a tutti i costi, senza costrutto. E che hanno paura che un rintocco di campana possa sconvolgergli un’anima inquieta» (da PisaNews).

E’ solo l’ennessimo ridicolo tentativo per dimostrare (o autodimostrarsi) che gli atei moderni possono smuovere le montagne. Peccato che per ora smuovano soltanto l’assopita coscienza cristiana italiana, come si è dimostrato nella sollevazione popolare a difesa del crocifisso (cfr. Grazie all’UAAR migliaia di crocifissi in più nelle scuole e nei comuni italiani).

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’UAAR viene smentita dal sindaco di Pisa

Nuova iniziativa dell’UAAR e quindi nuovo flop. La sezione UAAR di Pisa ha imbastito la battaglia alle campane di Pisa per presunti rumori molesti. Il responsabile uaarino di Pisa, Giovanni Mainetto, si è giustificato dicendo: «Riceviamo molte lamentele di cittadini disturbati dal suono delle campane a qualunque ora». Eppure il sindaco e l’amministrazione comunale non ne sanno nulla. Sono davvero credibili le parole del capo-chierichetto ateo pisano? Come può essere che i cittadini infastiditi pensino di rivolgersi alla sezione UAAR di Pisa (che conterà si e no meno di cento iscritti), piuttosto che direttamente all’amministrazione comunale?

Qualcuno dirà: magari lo hanno fatto e non sono stati ascoltati. Ma il sindaco Marco Fillippeschi, eletto grazie ai voti del Partito Democratico, Partito Socialista, Italia dei Valori e Lista civica Per Pisa col 53% di preferenze, contro il 47%% della candidata PDL e LEGA), ha dichiarato: «Con tutta sincerità non mi pare che la questione “campane” sia fra le priorità che Pisa deve affrontare in questo periodo: non mi sembra proprio, infatti, che le notti pisane siano “assillate” dai rintocchi delle campane». Quindi il Comune non ha ricevuto alcuna protesta (non essondici priorità), e il nostro razionalissimo Mainetto viene smentito.

Il primo cittadino ha poi continuato in modo molto equilibrato: «In ogni caso qualora dovesse manifestarsi tale esigenza [quindi -ancora una volta- finora non si è manifestata], sono certo che non sarà assolutamente un problema trovare, insieme alla Chiesa pisana, un punto di equilibrio che salvaguardi la necessaria convivenza urbana. Fra l’altro esistono già precise indicazioni al riguardo della Conferenza Episcopale Italiana finalizzate ad utilizzare con parsimonia il suono delle campane, soprattutto nelle ore della giornata usualmente dedicate al riposo, a cui mi risulta che la Chiesa Pisana si sia attenuta scrupolosamente [come ha dichiarato anche Monsignor Aldo Armani, responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi]. Ad onor del vero vi sono ben altri rumori molesti e fuorilegge, come ad esempio quelli prodotti dal traffico e dagli schiamazzi notturni, su quali siamo già intervenuti e interverremo in modo ancora più fermo ed organico con il prossimo Regolamento Acustico cittadino» (da PisaInforma.it 4/8/10). Attendiamo anche il parere del centrodestra e delle liste civiche.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Si profila un nuovo fallimento per l’UAAR

La sezione degli atei razionalisti (UAAR) di Pisa ha avviato una crociata contro le campane di tutte le Chiese della città. Il capochierichetto della sezione ribelle ateo-comunista pisana ha tuonato inviperito: «Riceviamo molte lamentele di cittadini disturbati dal suono delle campane a qualunque ora». Si, certo. Ma come possono pensare i facinorosi razionalisti che qualcuno creda veramente che i cittadini pisani preferiscano scrivere ad una inutile confraternita (meno di 100 gli iscritti a Pisa), piuttosto che all’amministrazione comunale?

SINDACO DI PISA. Tant’è che il sindaco Marco Fillippeschi (eletto grazie ai voti del Partito Democratico, Partito Socialista, Italia dei Valori e Lista civica Per Pisa col 53% di preferenze), ha dichiarato: «Con tutta sincerità non mi pare che la questione “campane” sia fra le priorità che Pisa deve affrontare in questo periodo: non mi sembra proprio, infatti, che le notti pisane siano “assillate” dai rintocchi delle campane». Quindi il Comune non ha ricevuto alcuna protesta e il nostro leader uaarin-razionalista viene smentito. Il Sindaco ha anche confermato le parole di Monsignor Aldo Armani: «La Chiesa Pisana si è già attenuta scrupolosamente alle indicazioni della CEI in merito all’uso parsimonioso delle campane. Ad onor del vero vi sono ben altri rumori molesti e fuorilegge a cui prestare maggiore attenzione» (vedi l’intero commento del Sindaco nell’articolo: L’UAAR viene smentita dal sindaco di Pisa).

STORICI DI PISA. Anche la stimata associazione di storici pisani Amici di Pisa, circa duecento iscritti (vedi qui), ha ridicolizzato il dispettuccio ateo: «Francamente non pensavamo che il suono delle campane cittadine fosse una immissione tremenda da sconvolgere l’equilibrio psico-fisico di persone in cerca di notorietà. Pensavamo che queste persone invece, in modo razionale e asettico, avessero di che ridire sullo spaccio di droga a tutte le ore del giorno e della notte in pieno centro storico, sulla movida notturna che genera forti squilibri sociali irrisolti, che avessero a cuore la buona gestione della città nei suoi molteplici aspetti». Invece probabilmente a loro interessa solo placare l’insofferenza e la frustrazione da reattiva minoranza con simpatici dispettucci. «E’ ingiusto, da irrilevante minoranza, porsi gratuitamente di traverso alla volontà della stragrande maggioranza della popolazione, imprigionando in un eccesso di democrazia il comune sentimento popolare, di tradizione e di storia. Hanno paura che un rintocco di campana possa sconvolgergli un’anima inquieta?» (vedi l’intero intervento degli Amici di Pisa nell’articolo: Gli storici pisani contro l’iniziativa dell’UAAR).

Forse la prossima volta i razionalisti si affanneranno per eliminare la croce cristiana dalla bandiera e dallo stemma comunale, simbolo della gratitudine cittadina al cristianesimo, motore della nascita e crescita culturale e civlie di Pisa.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Monte Sinai: nuove conferme per l’Antico Testamento

Har Karkom, in ebraico “Monte Zafferano”, è una montagna ricca di santuari e luoghi di culto eretti nei millenni da diverse popolazioni, accanto ad altari, circoli di steli, menhir, sepolture, grandi disegni di pietre riconoscibili solo dal cielo, incisioni rupestri ecc…il tutto nel cuore del deserto in cui avvenne la fuga dei figli d’Israele dall’Egitto: il Negev.

L’archeologo Emmanuel Anati -come spiega nel libro La riscoperta del Monte Sinai, (edizioni Messaggero, 2010) – lo identifica con il monte Sinai. Un’ipotesi all’inizio aspramente osteggiata dal mondo accademico, oggi accolta da buona parte degli archeologi e dei biblisti come molto probabile. Una scoperta che, se confermata definitivamente, rivoluzionerà gran parte delle “conoscenze” ereditate dalla tradizione.

Avvenire intervista l’archeologo: «Dopo 30 anni di spedizioni abbiamo rilevato 1.300 siti e milioni di reperti che testimoniano culti religiosi e centinaia di accampamenti di uomini che si fermarono ai piedi di quella montagna. Proprio come racconta l’Antico Testamento. Il luogo fu sacro da quando l’homo sapiens ci mise piede (il più antico santuario risale a 40mila anni fa), ma tra il 4000 e il 2000 a.C., nell’antica età del Bronzo, c’è una vera esplosione di sacralità: in altre parole, quando il popolo di Israele arriva qui e vi adora il Dio della Bibbia. In tutto il Negev non esiste una sola montagna con una così rilevante evidenza archeologica, per non parlare della impressionante corrispondenza tra quanto la Bibbia narra e quanto abbiamo trovato ad Har Karkom».

L’archeologo spiega così le reazioni critiche avute in passato: «Le scoperte dimostrano che l’esodo avvenne 800 anni prima rispetto a quanto sostiene l’esegesi in voga da due secoli. La tradizione, cioè, poneva l’esodo nel 1200, invece oggi sappiamo che avvenne tra il 2200 e il 2000 a.C.». Tutto questo «dimostra che Esodo, Deuteronomio e Numeri non sono mito, e la narrazione biblica va a innestarsi nella storia. Ora un immenso patrimonio di reperti, chiuso in casse nei magazzini in Israele, attende solo di essere studiato da antropologi, storici delle religioni, teologi, esegeti e archeologi, che finalmente vedono coincidere i loro dati senza più contraddizioni».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Nell’atea Cina il record di giustiziati dallo Stato

Il quotidiano La Repubblica rivela che l’associazione “Nessuno tocchi Caino” ha reso pubblico il rapporto annuale sulla pena di morte. Ovviamente nei due Paesi in cui è presente l’ateismo di Stato, Cina e Corea del Nord, la pena di morte è ancora presente e utilizzata in modo massiccio. Non solo, ma in cima alla macabra classifica si posiziona proprio la Cina con oltre 5 mila esecuzioni in un anno, le quali coprono l’88% delle pene di morte del mondo. Ricordiamo che la Repubblica Popolare Cinese è ufficialmente atea e l’ateismo governativo è stato imposto dal terribile dittatore ateo Mao Tse-tung (vedi Wikipedia). Altri crimini storici causati da questa terribile ideologia in Cina li trovate su Laogai Research Foundation Italia Onlus.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Il fisico Zichichi: «grazie alla scienza mi sono convinto di Dio»

Uno dei fisici italiani più importanti si chiama Antonino Zichichi. Conosciuto in ambito internazionale, è presidente della Federazione mondiale degli scienziati. E’ stato anche presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per 5 anni. Attualmente è docente emerito di Fisica superiore all’Università di Bologna. Ha spesso sottolineato la sua assoluta certezza nell’assenza di contrasti tra la scienza e la fede. Due libri sono assolutamente da leggere: Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (Il Saggiatore 1999) e Tra fede e scienza. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI (Il saggiatore 2005).

Intervistato ieri da Il Sussidiario, ha dimostrato ancora una volta la sua infinita passione per la scienza e ha trattato l’argomento dello spazio-tempo. Infine ha dichiarato: «Tutti i giganti della scienza sono sempre stati credenti [vedi il nostro elenco]. La fisica studia la componente immanente della nostra esistenza, mentre la fede riguarda l’aspetto trascendente. L’ateismo dice che quest’ultimo non esiste, ma non lo sa dimostrare. Che la scienza non possa essere in contrasto con la fede, lo rivela il modo in cui è nata la fisica. Cioè dal pensiero di Galileo Galilei, che ha lasciato scritto: «Colui che ha fatto il mondo è più intelligente di tutti, filosofi, matematici e fisici messi insieme. E l’unico modo per sapere come ha fatto a crearlo è porgli delle domande». Ma come mai oggi noi non riusciamo a vedere Dio? «Perché Dio non esiste, dicono gli atei. Ma la sfera trascendente non può obbedire alle stesse leggi della materia. Quando tra cinque miliardi di anni il sole si spegnerà, il trascendente sarà ancora tutto lì e rimarrà invariato, perché si trova al di fuori del tempo».

Ma questo è un argomento scientifico? Assolutamente si. Il celebre fisico continua: «Io posso affermare tutto questo proprio grazie alla scienza. Se non fosse per la fisica, io non riuscirei a convincere il mio amico ateo che esiste una logica che regge il mondo. Se c’è qualcosa che può mettere in crisi l’ateismo è l’esistenza di questa logica. Chi la nega, contraddice la scienza. Se non esistesse questa logica io sarei disoccupato. E invece no, sono occupatissimo, nel tentativo di comprendere le conseguenze di questa logica. Mentre se fossimo figli del caos allora avrebbero ragione i miei amici atei. Il messaggio della scienza è che c’è una logica, e se c’è allora ci deve essere anche un Autore. Coloro che negano l’esistenza dell’Autore sono in contraddizione logica. L’ateismo quindi è atto di fede nel nulla, non è un atto di ragione».

Chi è Zichichi. Questo scienziato ha lavorato nell’ambito della fisica subnucleare presso i laboratori Fermilab di Chicago e CERN di Ginevra, dove ha coordinato il gruppo di ricerca che ha scoperto un antinucleo di deuterio. Tra le sue altre scoperte l’energia effettiva nelle interazioni tra quark e gluoni, la struttura tipo-tempo del protone, l’effetto leading nella produzione di barioni con quark della seconda e terza famiglia. Suoi i progetti di un circuito elettronico per la misura ad alta precisione (il più preciso al mondo attualmente) dei tempi di volo delle particelle subnucleari, e del Laboratorio del Gran Sasso. Ha istituito la Fondazione e Centro di Cultura Scientifica «Ettore Majorana», comprendente centodiciotto Scuole postuniversitarie in tutti i campi della ricerca scientifica moderna, che distribuisce anche borse di studio a studenti meritevoli. È stato presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per 5 anni consecutivi e dal 1986 è presidente del World Lab, un’associazione che sostiene progetti scientifici in paesi del terzo mondo. Attualmente è docente emerito di Fisica superiore all’Università di Bologna. Gli è stato dedicato un asteroide, 3951 Zichichi.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

La scienza assolve Radio Vaticana, ma gli atei non ci stanno

Secondo una perizia del tribunale ci sarebbe un nesso tra l’emittente cattolica e l’insorgenza di tumori e leucemie nella popolazione locale. Ma non ci sono prove che queste onde elettromagnetiche siano nocive. Le conclusioni della perizia sono però in contraddizione con le evidenze scientifiche. Lo dichiara il magazine scientifico Oggi scienza. Paolo Vecchia, presidente della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, l’organismo più autorevole in materia ha dichiarato: «Non c’è prova che questo tipo di campi elettromagnetici abbia effetti sulla salute. Centinaia di studi, analisi epidemiologiche, ricerche su modelli animali e ricerche sugli effetti cellulari delle onde elettromagnetiche, sono coerenti in questo senso. Coerenti e confortanti». Prende le distanze dalla perizia anche Andrea Pession, il maggior esperto italiano di leucemia infantile: «La causa dei tumori è nel patrimonio genetico. Sono la conseguenza di una serie di mutazioni che vanno accumulandosi nel tempo, iniziano prima della nascita e poi si aggravano. Non è dimostrato il legame con le onde elettromagnetiche». Paolo Vecchia fa notare che «una perizia è una perizia, non uno studio scientifico pubblicato su una rivista peer-reviewed. Inoltre, a ben vedere, quello che la perizia ha stabilito è un po’ diverso da come sembra. Il perito ha preso in considerazione la popolazione locale e ha stabilito che alcune patologie si sono verificate con maggior frequenza tra chi abitava nel raggio di 6-12 chilometri da Radio Vaticana rispetto al resto dei residenti. Come mai il rischio tra 6 e 12 chilometri è maggiore rispetto a chi vive proprio sotto la sorgente, tra 0 e 6 chilometri? Il dato non si spiega». L’esperto poi rileva una serie di vizi ed errori metodologici nella perizia. Ma dopo più di 50 anni di dimostrazioni in questo senso i razionalisti anticlericali fantaecologici non sembrano proprio volersi arrendere alla scienza e alla fede. Intanto gli abitanti dell’area in cui sono presenti le antenne, fomentati e ingannati dagli ateoecologisti, hanno scelto di scrivere una bellissima lettera piena di devozione paterna a Benedetto XVI (leggi la lettera).

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Il regime ateo di Pyongyan umilia i giocatori della Nazionale

Ma come mai certe cose accadono solo in Corea del Nord e Cina? Cos’hanno in comune questi due Stati a livello politico? Forse che entrambi sono guidati dal partito comunista-marxista.? Ma lo sono anche altri, Cuba ad esempio… Cos’hanno allora di realmente caratterizzante rispetto a tutto il mondo? Il fatto è che entrambi hanno imposto ancora al loro interno l’ateismo governativo (vedi Wikienglish poiché in Wikitalia è stato eliminato prontamente il riferimento). Questa è la vera ideologia alla base di questi e solo questi due Paesi. Il quotidiano Repubblica informa che il governo coreano ha torturato psicologicamente i giocatori della nazionale di calcio reduci dal Mondiale. Li ha messi fermi in piedi per sei ore su un palco allestito al Palazzo della Cultura popolare. Davanti a loro quattrocento persone li hanno insultati rinfacciando le debacle sudafricana. Gli unici a salvarsi Jong Tae-se e An Yong-hak, rientrati direttamente in Giappone. Ancora peggio per l’allenatore Kim Jong-Hun, mandato a lavorare in un cantiere edile della capitale Pyongyang. Il quotidiano di sinistra continua: «Tornando all’oscura Nord Corea, eloquente il motivo della punizione. Aver tradito la fiducia del ‘Caro leader’ Kim Jong-Il [figlio del terribile dittatore ateo Kim Il-sung, orgogliosamente inserito nel sito degli “atei celebri“]. Non si rilassa con il calcio, ma nemmeno con l’atomica viste la continue sfide portate alla comunità internazionale. E l’epilogo del Mondiale è stato in linea con gli inizi. Già in partenza infatti tirava una brutta aria: i giocatori non potevano rilasciare interviste, allenamenti blindati almeno fino alla notizia sulla presunta fuga di quattro giocatori». Ma non è la prima volta. Nel 1966 dopo che gli asiatici arrivarono ai quarti, i giocatori osarono festeggiare andando in un locale, alla maniera occidentale, ed al ritorno il ‘premio’ fu una deportazione nei campi di lavoro per curare l’atteggiamento da ‘borghesi decadenti’. Si salvò solo l’autore del gol, Pak Do Ik, rimasto in albergo per un attacco di gastrite. Repubblica chiosa: «Per la cronaca Kim Jong-Il non è responsabile dei fatti del ’66, all’epoca era poco più di un bambino. I provvedimenti li prese Kim Il-Sung, suo padre. E’ proprio il caso di dirlo, buon sangue non mente».

L’articolo è inserito nel Dossier creato appositamente dall’inizio dei mondiali inititolato: Occhio alla Corea del Nord, unica nazionale ateo-comunista del Mondiale.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

La visita del Papa in Inghilterra? Costerà la metà di una giornata del G8

Lord Christopher Patten, incaricato dal Primo Ministro britannico del viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna, dal 16 al 19 settembre, è convinto che questa visita sarà “un successo incredibile” e che gli stessi che hanno criticato il viaggio all’inizio si sorprenderanno scoprendone l’importanza.

Intervistato da Zenit.it, Lord Patten ha riconosciuto che la preparazione della visita del Papa è stata più complessa di quello che pensava all’inizio, soprattutto perché gli organizzatori hanno sottovalutato la difficoltà di “far combaciare gli aspetti tipici di una visita di Stato e quelli relativi ad una visita pastorale”.

L’organizzatore ha anche dichiarato che l’avversione di una minoranza verso la Chiesa cattolica è spiegabile per «l’importanza preminente della Chiesa cattolica, della sua longevità e della sicurezza con cui essa asserisce alcune verità fondamentali». I costi della visita del Papa dovrebbero essere tra i 10 e i 12 milioni, ma il vertice del G8 dello scorso anno, durato un giorno soltanto, è costato tra i 19 e i 20 milioni. Il costo elevato per la preparazione è un buon segno indicativo della quantità di partecipanti attesi.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace