Premio Nobel a Robert Edwards: ma è davvero medicina?

L’assegnazione del Premio Nobel per la medicina del 2010 ha suscitato molte polemiche. Lo ha guadagnato il britannico Robert Edwards, padre della fecondazione assistita. Purtroppo però la Fiv non guarisce affatto la sterilità, nonostante abbia fatto felici diverse donne. Tutto questo però eliminando eugeneticamente tantissimi embrioni umani, piccoli uomini, tanti piccoli Robert Edwards ritenuti non adatti.

Come ricorda Il Foglio, la fecondazione assistita aggira la sterilità in un numero tuttora modesto di casi, visto che, a trentadue anni dalla nascita della prima bambina concepita in vitro, la percentuale di successo delle tecniche non si schioda dal trenta per cento. Grazie al prof. Edwards oggi parliamo di “prodotto del concepimento” e non di figlio. E’ l’idea della “creazione” della vita in laboratorio, materiale biologico tra gli altri; è il cambiamento nel modo di rappresentare la generazione, i rapporti di parentela, il venire al mondo. Dalle provette di Edwards sono uscite le anticipazioni di quel Mondo Nuovo alla Huxley che oggi vive lautamente di compravendita di ovociti, di uteri in affitto, di fabbricazione di embrioni umani a fini di ricerca, magari ibridati con embrioni animali, di invenzione di coppie di genitori dello stesso sesso, di embrioni sovrannumerari conservati nell’azoto liquido e poi distrutti, o selezionati in provetta per ottenere un figlio dal corredo genetico “ottimale”. La medicina di solito risolve i problemi e in questo caso, come sottolinea Monsignor Carrasco presidente della Pontificia Accademia per la Vita, si è solo scavalcata la malattia e il problema stesso. Ad esempio Edwards stato favorito a Shinya Yamanaka, grazie al quale si possono ottenere cellule staminali, fondamentali per la ricerca e la cura, partendo dai tessuti adulti, senza quindi che per questo scopo siano utilizzati gli embrioni. Invece con Edwards, dei molti embrioni trasferiti nel seno materno, ben pochi riescono a nascere.

Luca Volpi, nell’articolo di oggi, ricorda che «L’Unione europea ha perso la bellezza di tre milioni di neonati annue, tra la nascita di Louise Brown e oggi. E non si può negare che l’Europa sia, con gli Stati Uniti, l’area del mondo dove la fecondazione in vitro è stata ed è più largamente utilizzata. Relativamente all’Italia, della generazione di donne nate nel 1990, una su quattro (24%) resterà senza figli. Nella generazione precedente lo era il 14%. Nel tempo della fecondazione assistita, artificiale, in vitro le donne senza figli tendono a crescere. Allora uno non capisce com’è che più rimedi si pigliano e più i risultati finali contraddicono le premesse».

Roberto Colombo, direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Genetica Umana dell’Università Cattolica Milano, ha dichiarato su Il Sussidiario: «Al di là del merito scientifico e dell’impatto nel campo della clinica della infertilità, ci si può legittimamente chiedere se sia tutto oro quello che luccicherà sulla medaglia che sarà consegnata al professor Edwards. Il numero di concepiti che sono esposti al rischio attuale di non potersi sviluppare e di morire prima di potersi impiantare nell’utero della madre resta sempre elevato. La diffusione della pratica della FIV-ET ha introdotto anche, quasi in modo impercettibile da parte della società, una concezione eugenetica del concepimento e della nascita, che solo le legislazioni di alcuni Paesi (come l’Italia) sono riuscite a contenere.

Lo conferma il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che afferma: «La fecondazione assistita ha portato a una serie di ricadute negative: compravendita di ovociti, embrioni crioconservati, embrioni distrutti, alterazione profonda della genitorialita» (da AgiNews). Non solo ma la FIV ha contribuito all’invenzione e alla creazione artificiale del figlio, abbasando la naturale e fisiologica, ma anche culturale e infine antropologica, “propensione” al figlio. La propensione al figlio è letteralmente sotto assedio, in occidente, tra scienziati e opinion maker che almanaccano (qui, in Italia, in Europa) di superpopolazione e una moltiplicazione di pillole e contropillole del prima, del dopo e del durante da non raccapezzarcisi. Si potrebbe dire che è la stessa fecondazione assistita, grazie alla cultura che propone, ad incrementare la “non propensione” alla riproduzione naturale.

Martino Cervo di Libero, ha sottolineato come venga presa ed esasperata ogni posizione della Chiesa, arrivando a un delirio completo stile Repubblica che scomoda addirittura Galilei. «Nessuno discute il lavoro di Edwards, però le scoperte le ha fatte 40 anni fa. Il premio Nobel ha un evidente contenuto politico, come quello per la pace assegnato ad Obama. È accettabile che sia così, ma non nascondiamoci facendo finta che invece la scelta di Edwards sia neutrale». Comunque dopo l’assegnazione del Nobel a Dario Fo si era già capito che la commissione non fosse poi molto attendibile.

Avvenire invece deride i laicisti che strumentalizzano questa notizia (fenomeno esclusivamente italiano) per contrapporre ancora una volta scienza e fede.

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    Nijole Sadunaite, ennesima martire cattolica dell’ateismo sovietico

    Ennesima martire, lei è la lituana Nijole Sadunaite, condannata nel 1975 a tre anni di lager a regime duro e ad altri tre in esilio in Siberia per aver difeso con decisione la libertà di religione e i diritti dell’uomo, che in Lituania erano brutalmente calpestati. Dal 1917 infatti nell’URRS è stato imposto l’ateismo di Stato e automaticamente si è cercato di estirpare il cristianesimo dalla Nazione….sostanzialmente è ciò che sta predicando teoricamente l’ateismo moderno, il cui leader internazionale, Richard Dawkins, parla di questa religione come “virus mortale da eliminare”, “malattia cerebrale” e in questi giorni ha definito Benedetto XVI, “un pericolo per l’intera umanità”. Così migliaia e migliaia di cristiani e credenti sono stati deportati e massacrati nei lager sovietici e fra di essi anche Nijole. Le sue memorie dei terribili anni in balia del governo ateo-comunista sono da poco state pubblicate in “A radiance in the Gulag”. A causa della fede cattolica venne condannata ma proprio grazie alla fede riuscì a salvarsi. E’ tutto raccontato su Libertà e Persona.

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    Statistiche Regno Unito: il 70% si dichiara cristiano, solo l’1,5 è omosessuale

    Dopo la visita del Santo Padre in Inghilterra, l’Office for National Statistics, ha pubblicato i risultati di recenti sondaggi: quasi tre quarti della popolazione (71%) in Gran Bretagna dice di essere cristiana. I dati hanno rivelato che la Scozia è il paese più cristiano con il 72,3%, seguita da vicino dall’Inghilterra con il 71,4%. Infine il Galles con il 69% della popolazione cristiana. Nella stessa indagine, pubblicata sul Daily Mail e datata da aprile 2009 a marzo 2010, il 20,5% degli intervistati ha affermato di non avere alcuna religione (nel 2001 erano 15,5%). Evangelic Alliance ammette che «i cristiani sono stati incoraggiati dopo che il Papa Benedetto XVI ha avvertito i leader in Gran Bretagna che escludere la religione dalla vita pubblica potrebbe portare ad un “estremismo ateo”. Il Papa ha anche parlato di un “agenda laica aggressiva che vuole spingere la fede in clandestinità». The Christian Research ha anche pubblicato i dati sull’adesione al cristianesimo. Essi mostrano che la presenza dei cattolici si è stabilizzata in tutta l’Inghilterra, invertendo una tendenza precedente che mostrava un calo di numeri.

    Il Daily Mail ha aggiunto che l’Ufficio nazionale di statistica ha inoltre rivelato che l’1,5% ha dichiarato di essere gay o bisessuale, il che ammonta a solo circa 750mila persone nella popolazione generale. Cifre decisamente più basse di quelle indicate dal governo nel 2005, su cui ci si basa per la distribuzione di milioni di sterline per la parità sessuale. Ma guai a farlo sapere altrimenti si viene tacciati dalle lobby omosessuali di essere omofobi. Judge ha quindi suggerito sul quotidiano inglese -rischiando così il posto lavorativo- che il governo dovrebbe abbassare la spesa per i problemi degli omosessuali poiché «una grande quantità di denaro pubblico è spesa sulla base di cifre elevate, che si sono rivelate essere una bugia».

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    L’origine della vita non è un caso, gli antiteisti allora tirano fuori gli extraterrestri

    L’apparizione dell’uomo sulla Terra è un autentico mistero. Sono sempre meno coloro che credono nel “colpo di fortuna” sostenuto dagli ideologi materialisti. Fred Hoyle ad esempio, fra i più celebri astronomi mai esistiti, dall’impossibilità che la vita abbia potuto sgorgare dal calcolo probabilistico approdò all’idea di un Universo assunto come Entità Intelligente, una sorta di dio intelligente, ma immanente. Lo stesso è stato ammesso da un laico come Franco Prattico, che considera la vita «un evento misterioso e lontano dalla probabilità. Nulla obbliga la chimica a produrre la vita». E perfino l’ateo Monod ammise che: «la vita è apparsa sulla Terra, ma qual’era, prima di questo avvenimento, la probabilità che esso si verificasse? La sua probabilità a priori era quasi nulla» (Dal caso alla coscienza, Latera 1998, pag. 72-79). L’ateo Francis Crick ritenne l’origine della vita un «miracolo», per il biochimico Erwin Chargaff un «autentico mistero», per Bonicelli è «assolutamente improbabile», mentre per il genetista Francis Collins «nessuno scienziato serio oserebbe oggi affermare di avere a portata di mano una spiegazione naturalistica dell’origine della vita» (da Le forme della vita, Einaudi 2006, pag. 174-176 e Il linguaggio di Dio, Sperling & Kupfer 2007, pag. 20-22). Recentemente il celebre fisico Paul Davies ha dichiarato: «Come si trasformarono spontaneamente le stesse sostanza chimiche, pribe di vita, nel primo essere vivente? Nessuno lo sa. Si tratta di un autentico mistero. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino dell’universo» (da Scienza e Religione nel XXI secolo, e da www.disf.org).

    Proprio ragionando sull’impossibilità del formarsi della vita dalla non vita, alcuni, sempre per non dover ammettere filosoficamente una forza creatrice soprannaturale, hanno ipotizzato un’origine extraterrestre, la cosidetta “panspermia”. Ovviamente è una teoria secondaria e “metafisica”, ma sembra l’ultima frontiera della propaganda antireligiosa nel mondo contemporaneo. Queste visioni, bizzarre quanto accattivanti, hanno conquistato negli anni un pubblico molto vasto, ma stanno solo negli ultimi tempi un esplosivo successo grazie all’opera di un curioso scrittore di origine ebraico-azera, Zacharia Sitchin, autore di una riuscitissima serie di saggi pubblicati in tutto il mondo.

    Sul sito Libertà e Persona la teoria viene analizzata in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni.

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    Canada Free Press: «l’ateismo spaccia solo disperazione»

    Sul Canada Free Press, fra i più importanti quotidiani nazionali canadesi, è uscito un articolo che parla del fondamentale ruolo della religione in America e dell’irrazionalità in cui decide di stare chi si rifiuta di credere a Dio. Alan Caruba, collaboratore dei principali quotidiani americani, ricorda che la domanda se Obama è musulmano o cristiano «è più che un passatempo, una domanda oziosa in una nazione dove il 98% crede in Dio e, in particolare, in quello cristiano». L’articolista riconosce di aver «conosciuto un certo numero di atei e mi hanno sempre dato l’impressione di essere persone profondamente infelici. Questa è una generalizzazione, lo so, ma se la vita si vive affidandosi esclusivamente al proprio intelletto, privi di qualsiasi coscienza di una forza maggiore o di un potere nella vita dell’universo e del nostro pianeta, allora l’unica cosa che rimane è credere che una casuale insensatezza pervada la nostra vita». Ma l’ateismo è un semplice punto di vista, una pura scelta arbitraria, molto masochista per l’atro. Dall’altra parte, continua Caruba, «molti trovano una nuova e migliore vita attraverso la fede in un Dio personale. Il cristianesimo fornisce un motivo valido per alzarsi ogni giorno e per affrontare la vita. (…) L’ateismo -al contrario- non offre alcuna vera speranza, nessuna vera ragione di vita». Non è un caso quindi che gli atei, come dimostrato dal dipartimento di Psichiatria dell’Università del Manitoba, abbiano il doppio delle probabilità di diventare persone suicide.

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    Benedetto XVI è la 6° persona più importante del mondo

    La rivista The New Statesman ha pubblicato la classifica delle 50 persone che contano di più nel 2010. Al primo posto c’è Rupert Murdoch, tra i più importanti imprenditori del mondo nel digitale satellitare e nel campo cinematografico. Al secondo posto si trova il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, mentre al terzo il presidente iraniano Mahmoud Ahmedinijad. Al quarto c’è Xi Jinping e al quinto Steve Jobs, presidente di Apple. Al sesto posto, in salita dal ventiseiesimo, c’è invece papa Benedetto XVI. Il Santo Padre supera di gran lunga per importanza Angela Merkel, Hugo Chavez, David Cameron, Bill Gates, Vladimir Putin ecc…

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    Regno Unito: nuova ondata di giovani attivisti pro-life

    I giovani conservatori inglesi sono scatenati.  Tanto che Lila Rose, attivista pro-life, riceverà ampio spazio da parte dei media. Addirittura la CNN dedicherà a lei un programma intero chiamato “guerriglia giornalistica”, incentrato sul suo lavoro. L’emittente televisiva ha anche parlato di «una nuova ondata di giornalismo, causata da una crescente sfiducia nei media tra i giovani attivisti conservatori». Lila Rose è a capo del Live Action, un’associazione di studenti pro-life che ha scoperto e documentato un giro d’affari sull’aborto e sulla sua promozione (che nulla aveva a che fare con la salute della donna). Secondo LifeNews, il programma della CNN “Right on the Edge” debutterà il mese prossimo. La rete ha parlato di un nuovo tipo di giornalisti pro-life, che, «armati di videocamere e di idee postano on-line i loro video per comunicare direttamente al pubblico, bypassando i media tradizionali».

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    Ricercatori americani: le persone religiose godono di migliore salute

    Il sito internet di divulgazione scientifica Science Daily, ha riportato la notizia di uno studio sociologico recente, nel quale viene dimostrato come le persone che lasciano la religione hanno più probabilità di peggiorare loro salute psico-fisica rispetto a coloro che vi rimangono. A guidare la ricerca statistica è stato Christopher Scheitle, il quale commenta: «Abbiamo dimostrato un’associazione tra appartenenti ad un gruppo religioso e risultati positivi per la salute. Ci siamo interessati a cosa accadrebbe alla salute in caso di abbandono religioso». Circa il 40% dei membri utilizzati per lo studio statistico, prima di lasciare la religione, godevano di ottima salute. Tuttavia, solo il 20% è rimasto in buona salute dopo aver abbandonato la fede. I ricercatori hanno segnalato i loro risultati sull’ultimo numero del Journal of Health Behavior and Social.

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    Il laico Piero Ostellino: «oggi la Chiesa è tra gli unici punti di riferimento stabili»

    Uno degli editorialisti ed ex editori del “Corriere della Sera” è Piero Ostellino. Nei giorni scorsi ha denunciato il «desolante spettacolo» fornito dall’attuale momento politico e sociale del Paese. Ma si è dimostrato entusiasta per la posizione della Chiesa: «Nel mio animo di laico sono anch’io molto angustiato. Nel leggere la prolusione del cardinale Bagnasco, del resto, ho trovato una visione dell’Italia e dei suoi problemi molto vicina alla mia cultura liberale e non posso che trovarmi d’accordo. È un testo che costituisce un forte riferimento culturale. Racchiude tutto quello di cui oggi l’Italia ha realmente bisogno». Nella visione della Chiesa -continua l’intellettuale- «si comprende come la tradizione liberale autentica sia debitrice al messaggio cristiano. Ecco, e lo dico non da uomo di fede ma da aspirante credente, dalla prolusione emerge evidente che il messaggio di Cristo è un valore universale. Anche se su alcuni dettagli del testo si può non essere d’accordo». Intervistato da Avvenire, ha poi continuato: «La regressione culturale del Paese, così come quella politica, è spaventosa. Fortunatamente ci restano due punti di riferimento stabili: da un lato il presidente della Repubblica che tiene ferma la barra della responsabilità nell’azione politica, dall’altra la Chiesa».

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    Un agnostico anti UAAR: la battaglia di Lepanto vista da me

    Pubblichiamo il terzo articolo di Marcello, nostro collaboratore esistenzialmente “agnostico”.



    di Marcello di Mammi.

    Ogni tanto, specie per le feste comandate, come si suol dire, mia moglie ha piacere che l’accompagni alla Messa. La domenica che cade vicino al 1° ottobre, anniversario del nostro matrimonio, è una di queste. Il clima autunnale, generalmente mite in questo periodo, invoglia ancor più a fare una passeggiata per raggiungere la chiesa e se Enrico IV disse:”Paris vaut bien une messe”, parafrasando, posso dire:” un grand amour vaut bien une messe.” Pongo una sola condizione: scegliere la chiesa. Immancabilmente la mia preferenza cade sulla chiesa pisana di S.Stefano, forse l’unica chiesa sicuramente “no islam” d’Italia.

    La chiesa progettata dal Vasari in epoca cinquecentesca, è semplicemente splendida nell’immagine si può notare il raffinato soffitto e sulle pareti i trofei, le bandiere e l’insegne appartenuti alla flotta turca e conquistati nella battaglia di Lepanto del 07 ottobre 1571. S. Pio V non risparmiò alcuna energia per dar vita ad una Lega, detta Lega Santa, che comprendeva Venezia, la quale sostenne anche lo sforzo maggiore, la Spagna di Filippo II, la Repubblica di Genova, il ducato di Savoia, gli Ospitalieri di San Giovanni e il Granducato di Toscana, con in particolare i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Marittimo dei Cavalieri di S. Stefano. In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1815 cannoni.

    La battaglia si concluse si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.  E’ singolare che questo compito toccasse ad un Papa che meno di altri aveva interesse a assumere impegni militari, a dimostrazione del fatto che quando la necessità lo impone, alla preghiera e al digiuno possono essere uniti i cannoni.


    Siamo sicuamente nella chiesa del cattolicesimo più classico, nessun “sinistro” strimpellìo di chitarre, come in certe chiese del cattolicesimo fai da te, ma il suono grave e solenne dell’organo, le cui canne, anch’esse incastonate, come i quadri del soffitto, fanno bella mostra di sé ai lati dell’altare, sul quale troneggia la statua di S.Pio V. Non seguivo molto le parole del priore, anche perché la liturgia domenicale mi è ben nota, ma l’atmosfera di questa chiesa e le note di una musica d’autore sospingevano i miei pensieri ad un salto indietro nel tempo: a quella battaglia. Il nostro pensiero deferente vada a tutti i soldati cristiani che con il loro sacrificio, permisero la sopravvivenza della civiltà.

    Una grande battaglia per la Civiltà, per la nostra Civiltà cristiana.

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