Il cognitivista Piattelli-Palmarini: «l’evoluzione non è più darwinismo»

A un anno dalla pubblicazione del suo interessante volume scientifico, “Gli errori di Darwin” (Feltrinelli 2010), scritto con Jerry Fodor, l’evoluzionista Massimo Piattelli-Palmarini, professore di scienza cognitive all’Università dell’Arizona, ha pubblicato un articolo sul sito web Scienzainrete. Il libro ha creato un vero e proprio trsunami nel mondo biologico poiché è l’ennesimo studio che mette in discussione l’impianto darwinista, mantenendosi però all’interno del campo evoluzionista. Ovviamente le critiche feroci da ambienti atei e razionalisti sono state infinite, sopratutto per questioni filosofiche ed esistenziali. Non ci interessa tanto entrare nel merito della correttezza o meno di una nobile teoria scientifica, ma sottolineamo che il principale e abusato argomento della cultura atea per giustificare la propria scelta esistenziale -cioè il neodarwinismo, il fondamentalismo riduzionista basato sulla selezione naturale-, stia perdendo sempre più credibilità grazie all’avanzamento della biologia evolutiva (e non certo creazionista…).

L’EVOLUZIONE NON E’ PIU’ IL DARWINISMO. «Jerry ed io non ci aspettavamo, e ancor meno ci aspettiamo oggi, che mai, proprio mai, i neo-Darwiniani ammettano, seppur tra anni ed anni, non dico di essersi sbagliati, ma neppure di aver esagerato nella loro difesa a oltranza del credo selezionista», comincia a scrivere Piattelli-Palmarini. «Mano a mano che verranno alla luce nuovi processi evolutivi estranei alla selezione naturale si dirà tranquillamente che il Darwinismo viene “allargato” e si procederà senza sussulti». Invece, secondo lo scienziato, questi meccanismi sono l’inizio della nuova teoria dell’evoluzione. Lo stratagemma retorico, continua, «è di considerare evoluzione e Darwinismo come sinonimi, quindi tutto ciò che è compatibile con, o conferma positivamente, la realtà dell’evoluzione, ipso facto, conferma (a detta loro) la validità della teoria della selezione naturale». Invece, continua lo scienziato, «progressivamente il meccanismo della selezione naturale verrà relegato in posizione sempre più marginale, fino a diventare, sempre di fatto, seppur non di diritto, poco pertinente». Nel libro vengono citati un buon numero di biologi che, pur presentando meccanismi decisamente non darwiniani, si inchinano formalmente di fronte alla selezione naturale, in ossequio a un dogma che è rischiosissimo contraddire. «Ben lo sappiamo, a nostre spese», ironizza. La sua posizione si allinea quindi a quella di tanti altri scienziati e premi Nobel, che in minima parte abbiamo raccolto in quest’archivio.

LA SELEZIONE NATURALE E’ UNA LEGGE VUOTA. La critica si concentra dunque sulla selezione naturale, cardine della teoria darwinista, definita però «una legge vuota perché ammette innumerevoli eccezioni e perché si applica solo episodicamente a tratti specifici, in specie specifiche, integrandola con innumerevoli conoscenze di svariate contingenze (biochimiche, genetiche, di sviluppo, ecologiche e così via). Per ammissione anche di alcuni neo-Darwiniani non spiega la speciazione, nè i grandi cambiamenti morfologici. Spiega, quando ci riesce, solo l’affinamento progressivo di alcuni tratti o comportamenti innati, e fenomeni di sotto-speciazione». Ovviamente, tiene a ribadire, ciò non significa che non ha mai alcun impatto sulle spiegazioni evoluzionistiche, ma si mantiene ad un vaghissimo livello, «poi integrandosi intimamente con svariatissime altre conoscenze contingenti». L’articolo continua addentrandosi in un dicorso molto tecnico, utile a dimostrare l’assunto iniziale. L’accusa generale è che la selezione naturale non può stabilire la differenza tra un tratto biologico che causa maggiore fitness biologica e un tratto che, invece, per caso, lo accompagna, ma non causa alcuna differenza di fitness. Eppure, la differenza c’è ed è massiccia. Per questo -sottolinea Palmarini, la teoria è difettosa. È un errore concettuale, epistemologico e scientifico attribuire a un processo naturale qualcosa che è costituito dalla nostra mente.

Ciò che è veramente interessante non è tanto entrare nel merito della correttezza o meno di una nobile teoria scientifica, ma la dimostrazione che il principale e abusato argomento della cultura atea per giustificare la propria scelta esistenziale -cioè il neodarwinismo, il fondamentalismo riduzionista basato sulla selezione naturale-, vacilla sempre più pericolosamente proprio grazie all’avanzamento della biologia evolutiva (e non certo creazionista…).

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Studio medico: l’aborto selettivo crea danni psicologici e criminalità

Un’analisi sull‘aborto selettivo in Cina, India e Corea del Sud realizzata dal Dr. Therese Hesketh del UCL Centre for International Health and Development punta ad avere una ripercussione significativa nella società.

Il dr. Hesketh e alcuni ricercatori hanno pubblicato sul Canadian Medical Association Journal i risultati di uno studio intitolato ““The consequences of son preference and sex-selective abortion in China and other Asian countries. Osservano che con l’avvento degli ultrasuoni che consentono l’aborto selettivo del sesso, il rapporto tra i sessi alla nascita, in alcune città in Corea del Sud, è salito a 125 entro il 1992 e oltre 130 in più province cinesi. «A causa dell’enorme popolazione della Cina, questi rapporti si traducono in un gran numero di maschi in eccesso. Nel 2005 è stato stimato un eccesso di 1,1 milioni di maschi in tutto il Paese, e che il numero di maschi di età inferiore ai 20 anni ha superato il numero di femmine di circa 32 milioni», scrivono gli autori.

In India, Cina e Corea, «se il primo figlio è una femmina, le coppie ricorrono spesso all’aborto selettivo del sesso per garantire la nascita di un maschio nella seconda gravidanza». Il dr. Hesketh ha dimostrato che le implicazioni sociali di una preferenza verso i maschi e il conseguente aborto selettivo del sesso per le femmine significa che una percentuale significativa della popolazione maschile non sarà in grado di sposarsi o di avere figli a causa di una scarsità di donne. «In Cina, il 94% delle persone non sposate di età compresa tra 28-49 è un maschio, il 97% dei quali non ha ultimato la scuola superiore, e l’impossibilità a sposarsi comporta spesso problemi psicologici e conseguentemente l’aumento della violenza e del crimine», hanno rilevato gli autori. «La vulnerabilità psicologica e la frustrazione sessuale possono portare questi uomii all’aggressività e alla violenza».

C’è un buon supporto empirco per queste previsioni. Gli autori sostengono che la stragrande maggioranza dei crimini violenti sono commessi da giovani maschi non sposati. Propongono quindi come soluzione l’istituzione di leggi che proibiscano la determinazione del sesso del feto e l’aborto selettivo.

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L’UAAR pecca di razionalità: intrighi, lotte di potere ed epurazione degli eretici

Potevamo intitolare quest’articolo nel modo utilizzato da scrittori alla Corrado Augias quando vogliono creare il solito polverone sul Vaticano: “I segreti dell’UAAR”, oppure “Tutto quello che avreste voluto sapere dell’UAAR”, o anche: “UAAR S.p.a: la verità sull’UAAR”, e infine: “Quel che l’UAAR non ti farebbe mai leggere”. Abbiamo però preferito essere originali e attenerci strettamente ai fatti descritti qui sotto, che sono di per sé già pubblici sul web, per tutti e da diversi mesi.

Sul sito dell’UAAR (l’unica associazione italiana di atei convinti di essere anche razionalisti) leggiamo che fra i suoi comandamenti c’è quello di «far fronte al dilagare della presenza cattolica sulla stampa», attraverso «notizie, articoli, recensioni, documenti, informazioni e dossier su tutto quanto riguarda la laicità e la non credenza». Ma tutto, tutto? Non proprio. Indaffarati ad arginare la stampa cattolica si sono casualmente dimenticati di informare pubblicamente della “decapitazione” di diversi responsabili dell’associazione stessa. In particolare quelli dei Circoli di Lecce e della Puglia, di Bari, di Rimini e di Roma (e molti altri semplici associati). Due di essi hanno aperto dei blog personali attraverso i quali hanno svelato quali trame si celano dietro la più grande associazione di atei  militanti italiani: intrighi, giochi di potere, litigi e insulti, intrallazzi economici, gelosie amorose,  attaccamenti alla poltrona, abuso di potere, violazione della libertà d’opinione, dispotismo del comitato centrale e del segretario ecc… Non ci aspettavamo certo nulla del genere da un’associazione che si definisce “razionalista”, sempre pronta a sparare pistolotti moralisti verso i cristiani, il Vaticano, congregazioni religiose e politiche. Ma, bando alle ciance, diamo la parola agli “ex”, ai “decapitati”, agli “epurati”, ai dimissionari, ossia alla fonte più informata sul vento che tira nel microcosmo (ir)razionalista dell’UAAR.


LETTERA DI DUE EX-UAARINI.

Cominciamo dal 28/10/10, quando su Cronache Laiche (il giornaletto parrocchiale di un pugno di laicisti) compare una lettera di Stefano Puglisi, ex membro dell’UAAR nonché ex coordinatore del Circolo provinciale di Bari. Il Puglisi premette di parlare anche a nome di Giacomo Grippa, ex coordinatore Regionale dell’UAAR per la Puglia ed ex coordinatore del Circolo provinciale di Lecce (i loro nomi compaiono anche su una vecchia pagina di contatti dell’associazione).

Gli ex militanti vogliono informare della loro espulsione «dall’Associazione con pronunciamenti del Collegio dei Probiviri emanati, rispettivamente, il 22 febbraio ed il 18 marzo 2010. Entrambi –scrive il Puglisi- eravamo stati da poco riconfermati nelle rispettive cariche dalla maggioranza dei soci votanti nelle assemblee annuali di Circolo». Gli ex uaarini annunciano comunque di aver già consumato la loro vendetta: «Giacomo Grippa ed io abbiamo inviato oggi all’Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell’Uomo la richiesta di assistenza per la presentazione al Ministero della Solidarietà Sociale di una domanda di revoca dell’iscrizione dell’UAAR nel registro nazionale delle Aps (Associazioni di promozione sociale), nel quale l’UAAR è presente al numero 141. Lo status di APS conferisce all’UAAR una serie di importanti vantaggi, fra i quali la possibilità di usufruire del versamento del 5 per mille da parte dei contribuenti».

Il Puglisi continua: «La nostra richiesta è motivata dal fatto che l’UAAR si è dimostrata, a nostro avviso, priva dei requisiti richiesti per il riconoscimento di tale status. I suddetti requisiti comprendono il rispetto dei principi e dei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Costituzione della Repubblica Italiana, carte che l’UAAR dichiara di far proprie nel proprio Statuto e nelle proprie Tesi». I due ex adepti ritengono che «siano stati messi in atto una serie di gravi comportamenti in violazione della Costituzione e della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Crediamo anche che la più grande associazione di atei ed agnostici presente in Italia […], sia tenuta a basare il proprio operato – anche nelle vicende interne – su principi e criteri che non sono stati rispettati nelle vicende menzionate, e che la nostra iniziativa possa essere utile ad una gestione più democratica ed illuminata dell’attuale, rendendo così più efficaci le sue azioni a favore di una società finalmente libera da influenze religiose e da dogmatismi d’ogni genere». L’UAAR quindi, nonostante gestisca un numero risibile di soci, sarebbe a sua volta caduta negli errori che tanto critica ai suoi avversari, risultando agli occhi dei due ex responsabili “non libera da influenze religiose e da dogmi”.


REAZIONE DEGLI ATEI, PRO E CONTRO UAAR.

I commenti alla lettera si protraggono fino al 10 novembre 2010. Il primo commento che compare è di Giacomo Grippa, il co-autore della lettera, il quale rincara la dose scoperchiando altre beghe: «Pur da componente radiato per delitto d’opinione, auspico che il dibattito sulla democrazia interna riconosca la dovuta autonomia alle articolazioni territoriali, con il diritto alla partecipazione graduata dei vari introiti ( donazioni, 5xmille, tesseramento ), finora negato da un vecchio o comodo paternalismo accentratore». Il Grippa prende di mira anche Raffaele Carcano, impiegato part-time e cultore di musica tribale (come si autodescrive sul sito dell’associazione) e, date queste competenze, segretario responsabile del razionalismo ateo italiano: «Auspico norme anche per limitare la durata dell’incarico da segretario, che non diventi una professione o altra carriera in fieri; norme sulla incompatibilità tra rappresentante dell’Uaar e candidature elettorali, e fra i diversi ruoli dell’associazione. Sarebbe vitale che la direzione nazionale, ora limitata ad un ristretto a 7 componenti, al pari di una segreteria, organo coadiuvante il segretario, fosse più ampia e rappresentativa della base, evitando il formarsi di un pensiero unico e divenendo sana e ospitante cassa di risonanza di ogni opinione, di ogni protagonismo, di ogni divergenza, pena corto-circuiti, letali repressioni o conformismi».

Anche il Puglisi commenta la sua lettera, ribandendo le violazioni e gli abusi di potere dell’Associazione razionalista e  concludendo che «l’UAAR non è credibile, a mio avviso, se si batte contro la Chiesa o altri soggetti quando questi violano i diritti fondamentali dell’uomo, e poi non li rispetta al suo interno, e ciò mina la sua credibilità e l’efficacia delle sue azioni […]. Se dall’Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell’Uomo dovessero “risponderci picche”, cosa di cui dubito, mi rivolgerò ad un legale di mia fiducia». Più avanti assicura di avere «copiosa documentazione alla mano» di queste violazioni. Rispondendo ai commenti che si susseguono, assicura che queste  non sono “cose che accadono in tutte le associazioni”, poiché vi è stato un «”uso “politico” dell’espulsione: se viene usata come un’epurazione in stile staliniano dei personaggi scomodi e dei dissidenti, e, soprattutto, se viene usata contro chi non ha violato alcuna regola, allora l’organizzazione in questione non è democratica» e infatti «non pensiamo che l’UAAR si identifichi con la sua attuale dirigenza». E ancora: è «un’organizzazione gerarchica, piramidale e oligarchica, perché tutto il potere è concentrato nelle mani di pochissime persone, che sono nel contempo Governo, Parlamento e Revisori dei Conti […] Da quando ci siamo resi conto di cosa sia diventata l’UAAR sotto l’attuale dirigenza, l’esserne usciti ci fa respirare più liberamente, ed io personalmente non potrei più far parte di un’associazione del genere per un’elementare esigenza di igiene mentale. Avrei voluto tentare di cambiarla dall’interno».

Interviene anche una militante dell’UAAR di Ravenna, tal Giovanna, che afferma: «Anche io perdo le speranze x un futuro democratico e laico e non mi stupisco più se l’Italia è derisa da tutti, visto che nel microcosmo uaar si riproducono gli stessi meccanismi di lotta x il potere e azioni pesanti. Penso sia doveroso essere messi a conoscenza del problema non nel suo aspetto becero, ma in quello “concettuale”». Da queste parole arriva la conferma che l’UAAR non ha mai  voluto rendere note queste vicende ai suoi devoti seguaci. Inteviene anche un altro lettore di Cronache Laiche, tal Romano, il quale associandosi al Grippa, ritiene che «sia meglio uscire da una organizzazione come questa con segretari, probi o proni viri ecc. Capisco pure l’amarezza, ma lassa perde, è una organizzazione che pensa solo a Dio». Poco più sotto ribadisce: «Finchè si tiene dentro come garanti Odifreddi che dice quelle stupidaggini antiamericane, non fa male solo alla laicità ma alla democrazia tutta». Anche Giulia commenta: «Sono d’accordo con Romano, che senso ha stare in organizzazioni così? Questi regolamenti servono solo per dare potere estremo magari ad un segretario o presidente che si crede di essere, per l’appunto, un dio. Sono proprio pericolose le organizzazioni fatte così, come del resto i partiti». Un altro lettore di Cronache Laiche, “Mr”, aggiunge: «Una follia. Ho sempre ritenuto una follia l’uaar pur ignorando che lì dentro c’erano tutte ste cose. Incredibile veramente». Franco Jori commenta: «Non ho avuto mai nessuna considerazione di un associazione così attenta all’altissimo signore […]. L’uaar fa piuttosto male che bene alle “rivendicazioni” laiche della società». Non mancano difese a spada tratta all’associazione da parte degli uaarini, ma il dialogo si trasforma -come al solito- in uno scambio di insulti e di accuse tra atei pro e contro UAAR.

Chiude malinconico il Grippa rivolgendosi al Puglisi: «vabbè la discussione possiamo considerarla consumata, inutilmente. Abbiamo continuato a dialogare con persone, alcune della quali hanno sottaciuto con simpatico civismo e briosa, vivida razionalità sia la loro individualità, sia la loro appartenenza. Forse, non ci sarebbe altra spiegazione, assodati i conosciuti, si è trattato di volontari delle retrovie, para-carcarini in progress». La redazione di Cronache Laiche decide infine di  interrompere la possibilità di commentare poiché la conversazione si è «ridotta solo a uno scambio di accuse personali».


RIVELAZIONI DELL’EX RESPONSABILE UAAR DI BARI: STEFANO PUGLISI.

La battaglia degli ex adepti era però cominciata sui blog personali. Segnaliamo quello del Puglisi, inaugurato il 19/3/10, cioè il giorno dopo della decapitazione del Grippa dall’UAAR, e chiuso il 19/4/10. Nella ventina di articoli pubblicati, a partire dal primo, si viene a conoscenza delle malefatte dell’UAAR e della sua «attuale e mediocre dirigenza nazionale, sostenuta da un’altrettanto mediocre dirigenza locale», la quale «si sta trasformando inesorabilmente in un gregge». L’ex coordinatore di Bari, rivela che nell’UAAR, «quando qualcuno si rifiuta di aderire al pensiero unico dominante, viene prima tentata la strada della persuasione, poi si passa agli attacchi personali sulle mailing list da parte di alcuni dirigenti nazionali, subito dopo si scatena – sempre sulle mailing list – il linciaggio morale da parte di una decina fra Coordinatori/Referenti provinciali e semplici soci con periodiche spruzzate di benzina da parte di membri del Comitato Centrale – pardon, mi è scappato, volevo dire Comitato di Coordinamento – quando il fuoco tende ad affievolirsi, e a quel punto, se il “dissidente” è un Coordinatore di Circolo, cominciano a partire gli attacchi dall’interno del Circolo stesso (soci mediocri e frustrati che vedono nel contrasto in atto l’occasione per emergere dall’anonimato ed allearsi con i vertici associativi, a loro volta pronti ad accoglierli a braccia aperte)». Il passaggio successivo è l‘espulsione del socio “dissidente”, «come è successo di recente a me e, proprio ieri anche al Coordinatore del Circolo UAAR di Lecce e Coordinatore Regionale della Puglia: Giacomo Grippa, un uomo davvero probo che all’UAAR ha dedicato molti anni di duro e costante impegno, e che all’UAAR ha donato tanti successi e tanta visibilità». Da ex responsabile dell’UAAR, constata che «molti (troppi!) soci accettano passivamente (o reprimendo il loro dissenso e masticando amaro) di far parte del gregge, sostenendo apertamente la dirigenza nazionale o limitandosi ad assistere in silenzio ai linciaggi ed alle espulsioni (spesso con l’illusoria speranza che al prossimo congresso nazionale qualcosa possa cambiare, ma sarà difficile se i “dissidenti” continuano ad essere espulsi o si vedono costretti a dimettersi) […] Un’associazione che dovrebbe incoraggiare il libero pensiero fa di tutto per reprimerlo, e per mortificare la creatività dei suoi soci». Infatti, pare che il Puglisi avesse voluto intitolare il Circolo di Bari alla filosofa Ipazia, ma sia stato violentemente censurato dall’Associazione. Pochi giorni dopo queste parole, l’UAAR organizza un incontro per sfruttare la presunta storicità della filosofa contro i suoi assassini, cristiani fanatici di allora (tutto da dimostrare, ovviamente).

Il Puglisi allora decide di pubblicare un altro articolo in cui rivela l‘incoerenza di Raffaele Carcano che, prima «sostiene l’impossibilità di intitolare un circolo UAAR ad una “credente neoplatonica irrazionale”», e poi «con incredibile faccia di bronzo, organizza una conferenza su di lei, confermando il sospetto che Giacomo Grippa espresse all’epoca delle polemiche sull’intitolazione: la loro opposizione era dovuta al fatto che noi soci baresi gli avevamo soffiato l’idea». Puglisi commenta l’iniziativa dicendo che «l’antipapa Carcano I» non ritiene degno dedicare un circolo ad Ipazia poiché essa «non era dichiaratamente atea […]. L’UAAR considera “eretici” tutti coloro che non accettano i suoi dogmi, come quello dell’incredulità, configurandosi così non come associazione che promuove il libero pensiero ed il diritto di professare qualunque religione o non professarne alcuna (come si evince dal suo Statuto e dalle sue Tesi), ma come una setta che tende ad escludere chi non si adegua al pensiero unico dominante (che è quello dei dirigenti nazionali di turno) […] Quando mi iscrissi all’UAAR, ero convinto di entrare in un’associazione che si batteva per la creazione di una società ed uno Stato basati sui principi della laicità, non in una chiesa atea, con i suoi eretici, l’Indice dei libri (e dei blog) proibiti, il voto di obbedienza alle gerarchie di fatto imposto ai suoi soci, e via dicendo».

In un terzo articolo si viene a sapere di tante altre epurazioni e dimissioni, taciute e nascoste ai più: Valentina Bilancioni (ex coordinatrice del circolo di Rimini, di cui parleremo più sotto) rea di aver criticato la dirigente nazionale Adele Orioli; Francesco Paoletti (ex membro del Comitato di Coordinamento e coordinatore del circolo di Roma), reo -si legge- di essere il compagno della Bilancioni, di non aver attaccato i quadri nella nuova sede nazionale e di aver, anche lui, osato criticare la Orioli; e vari abbandoni di componenti del gruppo direttivo del circolo di Roma, in conseguenza delle dimissioni del Paoletti, dimissioni «che hanno praticamente “decapitato” uno dei più numerosi circoli d’Italia dell’UAAR». Nell’elenco degli ex uaarini famosi viene citato anche Giacomo Grippa e l’espulsione del Puglisi stesso, «guarda caso in vista del congresso nazionale, nel quale la dirigenza nazionale vuole limitare al massimo la presenza di oppositori».

L’autore del blog affronta poi in dettaglio le ragioni della sua espulsione, fra cui il veto imposto all’intitolazione del Circolo di Bari ad Ipazia, di cui abbiamo già accennato. Al suo articolo risponde una militante del Circolo UAAR di Perugia, tale Monia, la quale informa che «anche noi di Perugia eravamo intenzionati ad intitolare il nostro Circolo a Brenno Tilli – anarchico e anticlericale perugino – prima di incontrare il secco rifiuto dei dirigenti nazionali, cosa che ci ha abbastanza sconcertato considerato che abbiamo sempre agito in maniera autonoma, convinti di non dover rendere conto o peggio chiedere il permesso per ogni singola iniziativa». Tuttavia presi da una sorta di omertà, «per evitare sterili discussioni di cui già avevamo previsto l’esito e che avrebbero fatto del male solo all’Uaar abbiamo deciso di lasciare perdere per ora, convinti che un’associazione come la nostra sia di fondamentale importanza nel territorio. Mi fa comunque piacere constatare che ci sono altri che invece hanno avuto lo stomaco di scontrarsi con tali “infime argomentazioni”».

In un sesto articolo emerge che la guerra tra il Circolo di Bari e il comitato centrale dell’UAAR si intensifica a causa della proposta di intitolare una strada a Charles Darwin. Il Puglisi pubblica infine l’ultimo articolo in occasione dell’elezione a coordinatore del circolo di Bari di Rafael La Perna, colui -dice Puglisi- che è stato protagonista «dell’attacco sferratomi dall’interno del circolo contemporaneamente all’offensiva lanciata contro il sottoscritto dalla dirigenza nazionale, con una manovra a tenaglia che si è conclusa con la scomunica dell’eretico di turno».


RIVELAZIONI DELL’EX RESPONSABILE UAAR DI RIMINI: VALENTINA B.

Ci occupiamo ora del blog di un’altra epurata (o dimissionaria), che si firma Avalon. Da una lettera pubblicata  tra i suoi articoli e dal fatto che lei si dichiara “compagna di Francesco Paoletti”, capiamo che si tratta di Valentina B., ex responsabile dell’UAAR di Rimini, la quale avvia il suo blog il 22/9/09 per sospenderlo il 6/11/10. Nel primo articolo annuncia di voler raccontare la «scelta di dimettermi da coordinatore e socio dell’UAAR, e di entrare apertamente in conflitto con la dirigenza».

Nel secondo articolo, dopo aver raccontato di essere stata censurata da Carcano sulla pagina delle Ultimissime dell’UAAR a causa di una critica verso l’organizzazione di un raduno/assemblea, racconta di intrighi e gelosie d’amore tra i responsabili nazionali, in particolare tra lei, l’intoccabile Adele Orioli e l’ex coordinatore di Roma Francesco Paoletti. Non si capisce benissimo quali siano i rapporti sentimentali- né ci interessa saperlo- anche perché Avalon descrive i fatti dando per scontato che il lettore sia informato degli intrallazzi che reggono l’UAAR.  Accenna pertanto ad una «cena del circolo di Roma, il 21 dicembre 2008» dove, «davanti ad un nutrito numero di soci di cui alcuni nuovi ed allibiti, la responsabile giuridica del comitato di coordinamento Adele Orioli, socia afferente al circolo di Roma, ha attaccato in maniera grave ed ingiustificata il coordinatore Francesco Paoletti, collega in seno al detto comitato. Comportandosi in maniera estremamente aggressiva ed isterica, Orioli gli ha indirizzato pesanti e gridati insulti, che a parte il tutto sommato lieve “uomo di merda”, non riporto per non cominciare subito a riempire di parolacce questo blog». L’ex uaarina dice che le sue accuse verso la Orioli, hanno «indignato il segretario Carcano in quanto riprovevole manifestazione pubblica dei miei pregiudizi nei confronti di costei […]. Rammento volentieri che definii Adele Orioli “infida, capace di inusitate disonestà e perfidie” in privato, ed in pubblico “capace di tradimenti, menzogne e umiliazioni”». Si intravvedono gelosie e tradimenti d’amore, quando l’autrice del blog  afferma: «Tengo a sottolineare che non è mia abitudine il malanimo nei confronti di coloro che mi hanno preceduto (e spesso nemmeno in coloro che mi hanno seguito!) nella vita e nel cuore dell’uomo che amo, e della gelosia di cui Carcano mi ha accusata non porto alcuna traccia: non si può essere gelosi, né peraltro invidiosi, di chi si disprezza profondamente […]. Chi è capace di tradimento reiterato nei confronti del proprio compagno/a, a maggior ragione e con più facilità sarà capace per il proprio interesse di tradimento nei confronti di coloro che gli hanno affidato un mandato».

In un terzo articolo, l’ex adepta ricorda che le sue dimissioni «sono state dovute all’impossibilità di portare avanti un mandato da coordinatore di circolo avendo a che fare con persone che mi disgustano profondamente come le due sopra nominate [Carcano e Orioli, cda], e non solo».

Il 27 gennaio 2010 si scaglia ancora contro il potere dell’UAAR e di Raffaele Carcano, in seguito al «pronunciamento dei probiviri in merito al ricorso di “Citizen” Carcano nei confronti di Francesco Paoletti, reo di aver comunicato le proprie dimissioni ai soci afferenti il Circolo UAAR di Roma come prescrive il regolamento», con lo scopo di non consentire «possibili variazioni dello statu quo, della politica di controllo delle comunicazioni fuori dal coro, della struttura ufficiosa da azienda padronale imposta all’UAAR dalla dirigenza».

Accenna poi alla minaccia di dimissioni da parte di Carcano, segretario dell’UAAR, a dimostrazione della crisi interna dell’Associazione. Infierisce ancora sul segretario dei razionalisti, dicendo che «Carcano ha dimostrato di essere l’anello mancante tra l’homo sapiens e le anguille. Perché la richiesta di incontro sottopostagli dal Circolo di Roma al fine di discutere questioni di importanza reale per il Circolo stesso e per l’intera associazione lo ha portato a reagire in maniera tale da offendere profondamente l’intero gruppo dei soci attivi, coordinatore e cassiere compresi, portandoli a rimettere ogni incarico ed in alcuni casi addirittura la tessera? Perché di fronte a una crisi reale dell’associazione apertasi su più fronti allora nemmeno in comunicazione tra loro, tale da portare all’allontanamento – volontario o forzoso – di svariati dirigenti e soci attivi, invece di aprire un tavolo di gestione dei problemi, cercare incontri, lavorare attivamente per risolvere gli aspetti pratici dei problemi, ha preferito arroccarsi nella torre d’avorio della lesa maestà e lasciare incancrenire quanto sarebbe stato risolvibile sino a trasformare l’associazione in un ring di ricorsi e controricorsi? […] La maschera da zombie pagliaccio che gli ho affettuosamente donato lo scorso Halloween può aiutarlo a rendersi più somigliante al soggetto».

Successivamente risponde alle accuse che il segretario dell’UAAR le rivolge: «L’inossidabile Pontifex Carcano mi definisce compagna del leader dell’opposizione interna: se per leader dell’opposizione interna intende Francesco Paoletti, l’unica parola che ha senso è “compagna” […]. Di Carcano, prima che lo conoscessi, mi venne spesso decantato l’acume politico; poi l’ho conosciuto, e ho iniziato a chiedermi dove lo tenesse. La mia impressione è che sia quasi del tutto privo della capacità di valutare le persone, di creare relazioni e dinamiche di gruppo funzionali, di instaurare collaborazioni con realtà esterne, di motivare la base e ingenerare entusiasmo e carica nella piazza. Se non ci sono tali capacità, e magari il vuoto è riempito da qualche senso d’inferiorità, allora si rischia di far danni. Come il giungere a ritenere Francesco Paoletti il proprio pericoloso e principale nemico […]. Si conceda a Pontifex l’attenuante del trepidare per la propria poltrona, sempre consigliato come sopra, e si potrà comprenderne almeno in parte l’umano dramma».

Il 7/3/10 rivela che 1770 soci non hanno rinnovato l’iscrizione a febbraio: oltre un terzo del totale. Commenta: «Evidentemente l’attuale dirigenza ha raggiunto un livello tale di insipienza da superare perfino la notevole capacità di sopportazione dei sostenitori dell’associazione. Pontifex Carcano non aveva affatto bisogno di sciorinare il suo invidiabile palmares per dimostrarci quanto faccia ridere: è certo di conforto la certezza che nel pur remoto caso in cui il Comitato Centrale a forza di espulsioni si faccia mancare il quarto a briscola, il segretario avrà una proficua carriera a cui tornare». Nell’articolo intitolato Militia Carcani, l’ex responsabile dell’UAAR ridicolizza la fallimentare manifestazione dell’Assiciazione in occasione della “Giornata di memoria della Breccia di Porta Pia” (cfr. Ultimissima 21/9/11).

Ci fermiamo qui perché crediamo di averne abbastanza, per ora. Questo tuttavia è solo ciò che è emerso pubblicamente e  a cui tutti possono accedere, tuttavia deduciamo dalle frecciatine degli ex soci che ci sia dietro ben altro. Ci chiediamo dunque: come può un’associazione come l’UAAR, così piccola e insignificante nel panorama culturale italiano, ma tuttavia già colma di questo marciume -che gli ex membri ritengono infiltrato “fino alle fondamenta”-,  avere il coraggio di attaccare, insultare e diffamare costantemente un’istituzione enorme e fondamentale nel panorama internazionale come la Chiesa cattolica, riconosciuta  -da credenti e non credenti- come la più alta autorità morale attuale e della storia?


Aggiornamento 14/4/11.
L’ex coordinatore del Circolo UAAR di Bari, Stefano Puglisi, ci ha avvertito di aver risposto all’articolo attraverso un post pubblicato sul suo blog Ipazia e Giordano Bruno sono morti invano?.

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Bimba spagnola guarita da un tumore grazie alle staminali del cordone ombelicale

Nel primo trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale della storia spagnola, una bambina di quattro anni, Alba Martinez, è stata guarita da un tumore al cervello.

Alla nascita della bambina nel 2007, leggiamo su LifeNews, i genitori hanno infatti conservato il cordone ombelicale in apposite celle frigorifere, una decisione presa soltanto da poche persone in Spagna, putroppo.

Il caso comunque si aggiunge ad un crescente numero di successi dell’uso di staminali adulte o del cordone ombelicale per curare varie malattie. Rispetto alle procedure in cui si utilizzano cellule staminali embrionali, che distruggono la vita umana nelle sue prime fasi e che non hanno mai prodotto un rimedio unico fino ad oggi, le staminali adulte e quelle del cordone ombelicale sono innocue per il donatore e stanno dimostrando di essere una potente arma nell’arsenale dei moderni trattamenti medici.

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Medici e specialisti certificano una guarigione inspiegabile a Lourdes

Una nuova guarigione inspiegabile è stata certificata recentemente dal Comitato Medico Internazionale di Lourdes (C.M.I.L.), ente formato da una ventina di medici e specialisti di ogni settore che studiano e analizzano le guarigioni spontaneamente dichiarate all’Ufficio delle Constatazioni Mediche presente al Santuario di Lourdes.

L’ultima guarigione inspiegabile è stata certificata in questi giorni ed è avvenuta a Serge Francois, da tempo malato di ernia al disco, già operato due volte e con una paralisi semi-totale alla gamba sinistra. Dopo essersi recato in preghiera presso la grotta di Lourdes dove, secondo la tradizione cattolica la Vergine è apparsa alla pastorella Bernadette l’11 febbraio 1858, e dopo essersi immerso nell’acqua benedetta di Massabielle, l’uomo ha avvertito dapprima un dolore lancinante, tanto da fargli pensare di stare per morire, secondo il suo stesso racconto. Dopo alcuni minuti di sofferenza, sempre secondo quanto raccontato dal ”miracolato”, al dolore è seguita una profonda sensazione di benessere e di caldo improvviso. La gamba fino a quel momento paralizzata, ha cominciato a muoversi, tanto che poi, per «rendere grazie», è andato in pellegrinaggio a Santiago di Compostela: 1.570 chilometri a piedi.

PRUDENZA DELLA CHIESA. Monsignor Emmanuel Delmas, vescovo di Angers, città del centro della Francia di cui Serge Francois è originario, ha riconosciuto ieri il carattere ”notevole” di questa guarigione agli occhi della Chiesa cattolica. La Chiesa, ricordiamo, è molto prudente e meticolosa quando si tratta di miracoli: dall’11 febbraio 1858, giorno della prima apparizione della Vergine a Bernadette, solo l’1% di circa 7 mila «dichiarazioni di guarigione» sono state riconosciute «miracolose», cioè 68.  Inoltre il Comitato Medico informa dal suo sito internet che gli specialisti tengono anche in considerazione, prima di decretare i risultati, le guarigioni spontanee. La notizia ha fatto il giro del mondo: DailyMail, LeFigaro, Spits, LaRazon ecc..

SPECIALISTI E MEDICI DI LOURDES. Gli specialisti e i medici del Comitato Medico Internazionale di Lourdes (C.M.I.L.) che hanno riconosciuto per primi che quella di Francois si tratta di una guarigione inspiegabile dalla scienza perché “immediata, completa, definitiva e slegata dagli effetti di terapie mediche”, sono:

  • Prof. François-Bernard Michel, co-presidente (assieme a mons. Jacques Perrier, Vescovo di Tarbes e Lourdes) del C.M.I.L. e specialista di malattie respiratorie. Docente della Facoltà di medicina di Monpellier, membro dell’Accademia nazionale di medicina e di numerose società mediche nazionali e internazionali. Ha presieduto l’Accademia Europea di allergologia e immunologia clinica e l’Associazione mondiale di allergologia. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche fà anche parte dell’Istituto di Francia per l’Accademia delle Belle Arti.
  • Dott. Franco Balzaretti, chirurgo vascolare (Italia)
  • Dot. sa Angela Campbell, gerontologa (Scozia)
  • Dott. Denis Daley, diabetologo (Galles)
  • Prof. Jean-Marie Decazes, specialista di malattie infettive e tropicali (Francia)
  • Dott. Alessandro de Franciscis, presidente dell’Ufficio Medico, chirurgo e pediatra, laureato presso le facoltà di Napoli e Harvard (Francia)
  • Prof. Claude Labrousse, reumatologo, specializzato in medicina fisica e riadattazioni funzionali (Francia)
  • Dott. Patrick Theillier, già-presidente dell’Ufficio Medico (Francia)
  • Dott. Martin Zabala y Morales, chirurgo (Spagna)

 

Membri onorari

  • Dott. Jean-Louis Armand Laroche, neuro-psichiatria, già presidente C.M.I.L. (Francia)
  • Prof. Charles Boudet, oftalmologo (Francia)
  • Prof. Carlos Carbonnell, psichiatria (Spagna)
  • Dott. Bernard Colvin, ortopedico (Scozia)
  • Dott. Michael Dulake, cardiologo (Inghilterra)
  • Dott. Roger Pilon, immuno-allergologo, già-presidente dell’Ufficio Medico (Francia)
  • Prof. Carl Puijlaert, radiologo (Paesi Bassi)

 

PREMI NOBEL. Riordiamo che anche diversi premi Nobel hanno avuto modo di esprimersi sui miracoli di Lourdes, ne citiamo due in particolare: Alexis Carrel, premio Nobel per la Medicina (1903), il quale partì per Lourdes con lo scopo di confutare le guarigioni di cui sentiva parlare e confermare la sua posizione di non credente, ma dopo aver assistito personalmente ad una guarigione inspiegabile (che definì “miracolo”) davanti ai suoi occhi (visitando in prima persona prima, durante e dopo la “miracolata”),  tornò in Francia convertito e cattolico (cfr. A. Carrel, Viaggio a Lourdes, 1949).

Un altro è il Nobel per la Medicina (2008) Luc Montagnier, che proprio recentemente ha dichiarato: «Quando un fenomeno è inspiegabile, se esso esiste veramente, non serve nulla negarlo. Molti scienziati fanno l’errore di rifiutare ciò che non comprendono. Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non spiegabile. […] Io non mi spiego questi miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza» (cfr. Ultimissime 25/11/10).

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Australia: il Primo Ministro è ateo, contro eutanasia, coppie gay e legge la Bibbia

La Bibbia è un buon libro. A dirlo non è un cristiano o un teologo cattolico, ma il Primo Ministro australiano Julia Gillard, a capo del partito laburista e dichiaratamente “non credente”. Afferma però: «Penso sia importate per la gente capire le loro storie alla luce della Bibbia, non perché io sostenga la religione, ma, ancora una volta, quello che si è formato dalla Bibbia è una parte così importante per la nostra cultura. E’ impossible capire la letteratura occidentale senza avere come chiave di lettura la storia biblica e come la nostra letteratura si costruisce su essa e decostruisce essa e poi vi ritorna assieme».

Sul The Sydney Morning Herald, leggiamo che la Gillard si è addirittura vantanta in Parlamento di quando da studentessa vinse alcuni  premi per la sua perfetta recitazione di diversi biblici. Ha anche sfidato il leader dell’opposizione, Tony Abbott, devoto cattolico ed ex seminarista, in questo modo: «Un giorno faremo un testa a testa sulla nostra capacità di recitare passi della Bibbia a memoria!».

In un programma televisivo -dice The Australian– andato in onda domenica 20/3/11, la Gillard ha rivelato di avere radici profonde in una cultura conservatrice e tradizionalista culturale: «credo nella cortesia e nela parsimonia, nella forza del dovere fare e nella disciplina. Queste sono cose che facevano parte della mia educazione e fanno parte di chi sono io oggi». Questo comunque è evidente in tutta una serie di questioni, dal sostengo ai valori biblici alla cultura del canone occidentale, dalla convinzione che il patrimonio sociale dovrebbe mantenere istituito il matrimonio solo tra un uomo e una donna al rifiuto dell’eutanasia.

Sul matrimonio omosessuale, il primo ministro ha dichiarato: «Mi trovo ad essere sul lato conservatore a causa della strada attraverso cui la nostra società è arrivata ad essere come è, e ci sono alcune cose importanti del nostro passato che devono continuare ad essere parte del nostro presente e parte del nostro futuro». Tale situazione non consente compromessi. In merito all’eutanasia ha invece espresso simpatia verso quelle persone che “potrebbe voler tale scelta”. Ma ha respinto l’argomento. Ha dichiarato che la politica dei pro-eutanasia non è «mai riuscita a soddisfare, a offrire sufficienti garanzie». La sua preoccupazione, decisamente fondata, è che le leggi pro-eutanasia «aprano la porta allo sfruttamento e, forse, all’insensibilità verso le persone nella fase finale della loro vita».

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Nuovo studio: ateismo cresce solo in Europa, complessivamente sta calando

Qualche giorno fa è uscito uno studio americano basato su un modello matematico che conclude la probabile estinzione delle confessioni religiose (e non della fede religiosa) in nove nazioni: Australia, Austria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Nuova Zelanda e Svizzera (cfr. Il Corriere della Sera). Gli autori stessi ammettono però che è decisamente semplicistico ridurre l’adesione ad una religione ad un modello matematico, poiché è sempre un cammino personale. Inoltre, un mese fa, un altro studio, realizzato dall’Università di Jena  (Germania) giungeva ad altri risultati. Gli autori, basandosi anche loro su modelli statistici, concludevano che a fare la fine dei dinosauri saranno le società dominate dai non credenti, poiché i popoli religiosi si evolveranno e si riprodurrano molto più velocemente (cfr. Ultimissima 2/2/11).

I recenti risultati dell‘International Bulletin of Missionary Research confermano tuttavia i risultati dello studio tedesco, dando comunque ragione anche a quello americano. E’ vero infatti che l‘ateismo è in crescita in alcune parti d’Europa in particolare, ma complessivamente è in forte calo nel mondo. Il rapporto è pubblicato su The American Spectator e sottolinea che attualmente un terzo del mondo professa la religione cristiana. I cristiani sono infatti stimati a circa 2,3 miliardi, di cui 1,5 sono praticanti regolari. I musulmani sono 1,6 miliardi, 951 milioni gli indù e 468 milioni di buddisti. Gli atei nel mondo sono 137 milioni, un numero complessivamente in calo rispetto al passato.

I ricercatori stimano anche che, in proporzione, ci sono 80.000 nuovi cristiani al giorno e 79.000 musulmani. Gli atei invece calano di 300 al giorno. Essi sono presumibilmente rappresentate in misura sproporzionata in Occidente, ma la religione è fiorente nel Sud del mondo, dove il cristianesimo carismatico sta letteralmente “esplodendo”. Più di 600 milioni di cristiani, in gran parte cattolici e pentecostali. L’Africa pagana è oggi in gran parte ora cristiana e islamica, nel 2025 ci saranno 670 milioni di cristiani su 974 milioni di africani (dato aggiornato al 2005). La Cina è sulla buona strada per diventare forse la nazione con la maggior parte di cristiani praticanti. L’America Latina sta avendo un’impennata di popolazioni cattoliche ed evangeliche. Per non parlare della Russia. Anche l’America del Nord, Stati Uniti compresi, rimarrà una terra molto religiosa, come è sempre stata. Nel 2008, un sondaggio della Baylor University, ha mostrato che la percentuale degli atei americani è del 4 %, dato invariato rispetto al 1944. Inoltre, tra i cosiddetti “non affiliati” a confessioni religiose, ci sono migliaia di persone legate a gruppi spirituali. Un sondaggio Gallup del 2010 ha mostrato che la percentuale di americani che frequenta regolarmente la chiesa (almeno mensilmente) è del 43%. Nel 1937 era del 37%, il 49% nel 1950 e il 42% nel 1969. Gli autori concludono dicendo che è la fede e non il secolarismo a rappresentare il futuro per la grande maggioranza delle popolazioni del mondo.

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USA: militante pro-choice lancia una molotov contro un anti-abortista

Una bomba amatoriale, molto simile ad una molotov, è stata lanciata venerdì 17/3/11 contro un’ anziana attivista pro-life durante i “40 giorni per la vita” , nota manifestazione americana per i diritti dei non bambini non ancora nati.

L’attacco è avvenuto verso le 18:15 nei pressi del centro abortivo All Family Health Care nel Montana. Il dispositivo è stato lanciato contro uno dei partecipanti alla veglia, una donna anziana in pensione, da un aggressore non identificato, mentre questa camminava sul marciapiede vicino alla struttura abortista. Fortunatamente è rimasta illesa. La polizia ha comunque aperto un’inchiesta investigativa.

Non è la prima volta che gli attivisti pro-life vengono presi di mira dagli abortisti. I partecipanti dello scorso anno furono colpiti da palloncini d’acqua, altre volte invece sono state usate bambole imbrattate di sangue finto. Il 2 dicembre 2010 invece, due femministe pro-choice hanno lanciato un sasso accompagnato da un messaggio di minacce contro la finestra di un responsabile di un centro pro-life (cfr. LifeNews 2/12/10). Nulla comunque in confronto a quanto accadde l’11 settembre 2009, quando James Pouillon venne ucciso da un militante pro-choice mentre stava manifestando per i diritti del nascituro (cfr. Wikipedia).

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Spagna: il 71% degli studenti ha scelto l’insegnamento della religione cattolica

Il comitato dei Vescovi spagnoli sull’insegnamento e la catechesi ha riferito che il 71% degli studenti delle scuole spagnole ha deciso di partecipare all’ora di religione durante l’anno scolastico 2010-2011.

Secondo l’annuale rapporto, pubblicato il 23/3/11, oltre tre milioni di studenti hanno scelto l’insegnamento di religione cattolica.

I dati sono stati raccolti dall’ufficio diocesano educativo in collaborazione con le scuole. La notizia è apparsa su EWTNnews.

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I neurologi Gandolfini e Gigli: «stati vegetativi non sono irreversibili, si a terapia»

L’Associazione Scienza & Vita ha pubblicato un editoriale curato dal dott. Massimo Gandolfini, Direttore del Dipartimento Neuroscienze e Primario Neurochirurgo della Fondazione Poliambulanza di Brescia e dal dott. Gian Luigi Gigli, Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Udine e membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Neurologia (SIN). Il documento aiuta ad avere una visione scientificamente aggiornata sullo Stato Vegetativo.

RISCHI DI ENTRARE IN STATO VEGETATIVO. Qualche dato iniziale. in Italia sono circa 150mila le persone che vanno in coma a seguito di un trauma cranico. Di questi circa il 15% muore, il 10% si salva riportando gravi lesioni neurologiche e lo 0,5% entra in Stato Vegetativo (SV). Il restante 74,5% può ritornare ad una vita normale o con disabilità non gravi. Chi è invece colpito da “Ictus” (malattie cerebrovascolari acute), sono 180mila pazienti all’anno: il 20% muore, il 10% riporta gravi deficit neurologici, l’1% entra in SV ed il restante 70% circa può riprendere la propria vita, anche con qualche disabilità.

DIFFERENZE TRA “COMA”, “STATO VEGETATIVO” (SV) E “STATO DI MINIMA COSCIENZA” (SMC). Il coma è uno stato di abolizione della coscienza e delle funzioni somatiche (corporee). Ciò significa che il paziente giace immobile, ad occhi chiusi, non risvegliabile, e non presenta risposte finalizzate (cioè congrue) evocate da stimoli esterni (dolorifici, acustici, visivi). Lo Stato Vegetativo è connotato dalla conservazione della vigilanza (il paziente ha gli occhi aperti e presenta una certa conservazione del ritmo sonno-veglia) e dalla “non evidenza” della consapevolezza di sé e dell’ambiente (non essendo in grado di comunicare con l’esterno). Esiste un terzo quadro clinico, lo “Stato di Minima Coscienza” (SMC). Il paziente è in grado di esprimere una qualche limitata consapevolezza di sé e dell’ambiente, presenta una certa verbalizzazione (con risposte verbali o posturali, tipo si/no) a stimoli esterni. Può anche rappresentare uno stato temporaneo di evoluzione positiva dallo SV alla restituito ad integrum, più o meno completa.

LO SV “SENTE MA NON PERCEPISCE”, LO SMC “SENTE E PERCEPISCE”. Mentre il coma è caratterizzato dalla mancanza di vigilanza e consapevolezza, lo Stato Vegetativo è connotato dalla conservazione della vigilanza (il paziente ha gli occhi aperti e presenta una certa conservazione del ritmo sonno-veglia) e dalla “non evidenza” della consapevolezza di sé e dell’ambiente (non essendo in grado di comunicare con l’esterno). Le certezze acquisite tramite il “Multimodal Brain Imaging” (quattro tecniche: PET (tomografia a positroni), fRMN (risonanza magnetica funzionale), l’EEG/TMS (elettroencefalogramma con stimolazione magnetica transcranica), DTI (tomografia a gradiente di spostamento di molecole d’acqua) sono queste:
1) lo Stato Vegetativo non è caratterizzato dalla “morte corticale” o dalla “morte cerebrale”: la stimolazione passiva (acustica, visiva e dolorifica) ha documentato che le cosiddette “aree cerebrali primarie” sensoriali (corticali e sottocorticali), bersaglio degli stimoli, sono attive ed attivate. Invece le “aree secondarie” e le “aree associative” appaiono “spente”, cioè non attivate. Questo comporta che non c’è consapevolezza piena di un certo stimolo. Si può dire che il paziente in SV, allo stato attuale delle nostre conoscenze, “sente ma non percepisce”, cioè percepisce lo stimolo ma non produce una risposta. Nulla si può dire però di quanto avviene “ad intra”, cioè circa la “percezione interna” del paziente stesso.
2) Diversamente, un paziente in Stato di Minima Coscienza, “sente e percepisce”.
3) Tutto ciò ha portato ad accantonare definitivamente il concetto di “assenza” di coscienza, propendendo verso il più prudente concetto di “non evidenza” di coscienza. Sul piano strettamente pratico, questa mancanza di sicurezza assoluta circa la “non percezione” fonda il dovere clinico e deontologico della somministrazione della terapia antalgica: in un paziente in SMC il trattamento contro il dolore è imperativo, così come lo deve essere in un paziente in SV in ottemperanza ad un giusto principio di precauzione.

NON ESISTE LO “STATO VEGETATIVO PERMANENTE” (O IRREVERSIBILE). Nel 1994 la MultiSociety Task Force on PVS aveva decretato che uno SV che perdurava da più di tre mesi da un danno cerebrale anossico e da più di un anno da un danno cerebrale traumatico doveva essere considerato (e dichiarato) “permanente”. Oggi la ricerca scientifica ed il progresso tecnologico ci consentono di attenuare sensibilmente quell’affermazione: sono numerosi i casi documentati di “uscita” dallo SV verso uno Stato di Minima Coscienza, così come molto numerosi sono i casi di errore di diagnosi fra SV e SMC (tra il 18 e il 43%). Sulla base di queste considerazioni, la comunità scientifica ha accantonato la dizione “permanente” (oggi utilizzata più in termini ideologici ed utilitaristici che scientifici), assumendo un atteggiamento più prudente (si noti che dietro il concetto di “permanente” c’è il concetto di “irreversibile”) con il termine “persistente” o “prolungato”, che lascia la porta aperta all’ulteriore ricerca sia diagnostica che terapeutica. Il rapido evolversi delle nostre conoscenze in tema di funzionamento cerebrale e di possibile rigenerazione neuronale (cellule staminali neuronali locoregionali) rende impossibile porre un limite temporale oltre il quale si può dichiarare impossibile qualsiasi forma di recupero. Studiando uno degli ultimi casi di “risveglio” dopo uno SVP durato 19 anni (Terry Wallis), le indagini RMN/DTI hanno documentato che le fibre assonali danneggiate erano “ricresciute”, ricomponendo e riattivando networks neuronali bloccati da molti anni. Un interessante studio svolto presso l’Università di Cambridge nel 2009 ha documentato che, sottoponendo soggetti in SV e SMC a test di condizionamento “negativo” (secondo lo schema di Pavlov), è documentabile una certa capacità di “apprendimento”, che non si ottiene nei volontari sani anestetizzati con Propofol.

CONCLUSIONE: CURA “ATTIVA” E TERAPIA PER SV, NO ALL’ABBANDONO. Le conclusioni sono che occorre assumere sempre un atteggiamento di cura “attivo” nei confronti di queste persone, rifuggendo derive di rassegnazione o, peggio, di abbandono, fino ad invocare azioni eutanasiche. Dovere di cura verso ogni paziente ed in ogni circostanza, escludendo ogni forma di accanimento terapeutico. La razionale speranza di un miglioramente clinico è scientificamente fondata. Occorre veicolare – in termini non solo scientifici – la cultura di un diverso approccio agli “stati vegetativi”: da un atteggiamento passivo che pone queste persone nel novero dei “pazienti terminali”, a un approccio responsabile, fatto di cura e di terapia, verso persone con massima disabilità.

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