Emilia Romagna: finanziamenti ai vecchi anticlericali e nulla ai giovani cattolici

Nella regione ad alto tasso di intollerante laicismo c’è stata una scelta politica di campo che ha creato spaccatture nella maggioranza, cioè il Partito Democratico guidato da Vasco Errani.

La regione ha infatti voluto finanziare le “Giornate della Laicità”, previste a Reggio dal 15 al 17 aprile e organizzate dallo scientisita Paolo Flores d’Arcais, direttore del giornaletto Micromega, assieme all’Arci e all’associazione “Iniziativa laica”. Si tratta di un convegno e dibattiti a cui sono invitati i soliti 4 o 5 vecchi e ripassati anticlericali italiani: Pierpippo Odifreddi, Margherita “nonna” Hack (definita ormai la “Vanna Marchi del Nucleare” su Facebook), Peppone Englaro e il teologo ateo Gianni Vattimo (età media di oltre 73 anni). L’evento conclusivo è intitolato: “Senza il crocifisso, l’Italia sarebbe migliore“.

La Regione, si legge su Libero, ha però voluto negare di punto in bianco le sovvenzioni del “Festival Francescano”, che attira ogni anno migliaia di giovani in città (come si può vedere da questo video). L’ultimo Festival aveva visto dialogare il filosofo Massimo Cacciari, lo scrittore Vincenzo Cerami, lo psicologo Alessandro Meluzzi, l’economista Stefano Zamagni, la medievista Chiara Frugoni, il giornalista Antonio Sciortino e il teologo Brunetto Salvarani davanti a oltre 4000 ragazzi.

La Regione si è giustificata dicendo che mancavano i fondi. L’area cattolica del PD si è allora sollevata, a cominciare dal consigliere regionale Giuseppe Pagani. Subito accusato di “fondamentalismo” è stato invitato dai compagni a lasciare il partito se non condivide la crociata di Flores d’Arcais (crociata anticostituzionale tra l’altro). Pierluigi Castagnetti, esponente nazionale del PD, è intervenuto sulla vicenda dicendo che nel partito «c’è molto rispetto per il pensiero cristiano». Sostiene di rispettare l’iniziativa degli invasatei laicisti anche se «il convegno finale ha un titolo che suona come un’affermazione apodittica. Non andrò ad ascoltare i dibattiti». Gli esponenti del PDL hanno intanto presentato un’interrogazione al presidente Errani.

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93 diocesi italiane creano 2500 posti per gli immigrati dal Nord Africa

Le crisi del mondo arabo e islamico stanno provocando un aumento dell’immigrazione sulle coste nord del Mediterraneo. Si susseguono gli sbarchi soprattutto a Lampedusa e forti tensioni si registrano sull’isola agrigentina.

Il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), mons. Mariano Crociata, ha annunciato che 2500 posti distribuiti in 93 Diocesi italiane sono stati messi a disposizione per l’accoglienza dei profughi. La notizia è presa dall’agenzia Zenit e dall’agenzia ASCA.

Si tratta di un segno concreto, ha affermato mons. Crociata, che si accompagna «all’incoraggiamento all’accoglienza verso persone che rischiano la vita, non solo per venire in Italia ma già nei Paesi d’origine, che la Chiesa italiana rivolge a tutti». Anche all’Europa, infatti «un coinvolgimento degli altri Paesi dell’Unione, sia per quanto riguarda l’emergenza immediata che per le esigenze di più lunga durata, rappresenta un test del livello di tenuta dello stesso processo di unificazione europea che non può essere limitato all’aspetto economico, ma deve investire soprattutto quello sociale».

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Trovati libri dei primi cristiani, forse la più importante scoperta dell’archeologia

Una notizia sensazionale sta facendo il giro del mondo. Potrebbe essere una bufala oppure la scoperta più importante dell’archeologia, che potrebbe cambiare letteralmente la storia.

Si tratta di 70 volumi “sigillati” formati da 15 pagine l’uno, scritti in ebraico e greco su fogli di metallo (detti per questo “libri di piombo”). Sono stati scoperti in una grotta in Giordania tra il 2005 e il 2007 da un beduino. In quella zona si rifugiarono i cristiani dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 d.C. Un primo test metallurgico indica che alcuni dei libri potrebbe risalire al I° secolo d.C. Se la datazione verrà verificata, i libri sarebbero tra i primi documenti cristiani, anticipando gli scritti di San Paolo. Il loro valore appare dunque incommensurabile. Il Daily Mail afferma che nelle pagine ci sono infatti immagini, simboli e parole che sembrano riferirsi al Messia, e, forse, anche alla Crocifissione e alla Resurrezione.

«Questo ritrovamento equipara, se non supera, l’importanza dei rotoli del Mar Morto», spiega Ziad al-Saad, direttore del dipartimento delle Antichità giordano. «Le prime analisi sono incoraggianti. Sembra che si tratti di una scoperta davvero significativa, forse la più importante di sempre». David Elkington, uno studioso inglese di storia antica ed esperto di archeologia religiosa, è uno dei pochi ad aver esaminato i libri e afferma che potrebbero realmente essere «la più importante scoperta della storia cristiana. E’ un pensiero mozzafiato, questi oggetti potrebbero essere appartenuti ai primi santi della Chiesa». La missione di Elkington è ora quella di evitare la diaspora dei libri sul mercato nero e di assicurarne il passaggio a un museo giordano.

Philip Davies, professore emerito agli studi biblici della Sheffield University, ha detto alla BBC che c’è una prova potente che i libri abbiano un’origine cristiana anche perché sulle lastre di metallo appare una mappa della città santa di Gerusalemme. Ha continuato: «Non appena gli ho visti sono rimasto senza parole. Ho visto una croce in primo piano, e dietro ad essa un sepolcro, un piccolo edificio con un’apertura, e dietro ad esso le pareti della città che quasi certamente è Gerusalemme. Si tratta di una crocifissione cristiana che si svolgeva al di fuori delle mura della città»

Il Jerusalem Post afferma che alcune fonti archeologiche israeliane non danno particolare importanza al ritrovamento, poiché appare dubbia la versione fornita dal beduino. Anche le fonti del The Telegraph non sembrano essere convinte. Eppure il fatto che siano libri di piombo gioca a favore della loro autenticità: «I cristiani –sottolinea Margaret Barker, vera e propria autorità nel campo– erano conosciuti per preferire i codici rotoli, e in particolare quella dei libri sigillati. Che facevano parte del culto della segretezza degli albori». Non a caso l’esistenza dei libri sigillati viene confermata da un passaggio dell’Apocalisse di Giovanni.

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Uno dei pochi ginecologi abortisti, Nicola Blasi, va in pensione in anticipo

Un anno fa, di questi tempi, Nicola Blasi era diventato quasi una star. Anche se nel suo reparto, la prima clinica ostetrica del Policlinico di Bari, la pillola abortiva Ru486 veniva somministrata già da tre anni, con l’introduzione ufficiale del farmaco anche in Italia la sua popolarità era schizzata alle stelle. E Bari era diventata la meta dell’aborto facile, con donne che provenivano non solo dalla Puglia ma da tutto il Sud. Il primario, intanto, tra un’intervista e l’altra sospirava: «A volte ho l’aiuto delle colleghe specializzande, non obiettrici, come me, ma ci sarebbe bisogno di più aiuto».

Un anno dopo, riporta Libero, l’alfiere dell’aborto chimico è rimasto, anche lui, vittima del deficit (attorno ai 500 milioni di euro) delle Asl pugliesi e della dubbia gestione del sedicente “cattolico” Nichi Vendola.

Blasi ha deciso così di gettare la spugna e andare in pensione in anticipo, a 60 anni, anche se avrebbe potuto continuare per altri 5 anni come prevede la legge. «Così non si poteva più proseguire», ha spiegato il medico puntando il dito contro la «mancanza di organizzazione» dell’ospedale e, soprattutto, contro le promesse «tradite» da parte dell’amministrazione sanitaria. Di quello che lui aveva chiesto un anno fa, un ambulatorio dedicato e il potenziamento dell’organico, non s’è visto nulla. In particolare, sarebbero dovute arrivare due ostetriche e altret-tante infermiere per costituire un’equipe da destinare solo agli aborti tramite pillola. Nell’ultimo anno, all’interno dell’ospedale barese, sono stati eseguiti 300 aborti con la Ru486. Il quotidiano commenta: «L’unico (triste) dato di efficienza, forse, in una sanità andata a rotoli da un pezzo». Ricordiamo che la Relazione annuale sulla interruzioni volontarie di gravidanza del 2010, ha certificato che la percentuale di ginecologi “contrari” supera l’80% in alcune regioni, tra cui Lazio, Veneto e Campania, mentre la media generale è oltre il 70% (cfr. Ultimissima 2/9/10).

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Il sindaco di Mosca costruisce 60 nuove chiese ortodosse

Che in Russia stia avvenendo una profonda trasformazione religiosa, dopo quasi un secolo di crudo ateismo, lo si evince anche dal fatto che i politici stessi vogliono promuovere il cristianesimo.

Il sindaco di Mosca, Sergei Sobianin, ha infatti deciso di dare il via ai lavori per 60 nuove chiese russo-ortodosse, mentre non vuole accogliere le richieste per le moschee. «Accogliamo con piacere la decisione senza precedenti» ha detto il portavoce della Chiesa russo-ortodossa Vladimir Viguilianski ad AsiaNews.

Dopo 70 anni di ateismo di Stato, «Mosca oggi ha 350 chiese ortodosse, cinque volte meno dei tempi precedenti la rivoluzione d’Ottobre del 1917», ha ricordato il portavoce.

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Studio USA: le staminali pluripotenti indotte guariscono degenerazione maculare

In uno studio finanziato dal National Institutes of Health e pubblicato il 25/3/11 in Stem Cells, della Georgetown University Medical Center, ha dimostrato che l’utilizzo di cellule staminali adulte per curare o addirittura guarire la degenerazione maculare senile ha compiuto un passo significativo e potrebbe diventare presto realtà.

Le cellule usate dai ricercatori, si legge su ScienceDaily, sono le staminali pluripotenti indotte e rappresentano una realtà alternativa futura alle cellule staminali embrionali.

Il loro primo utilizzo avvenne nel 2006 dall’equipe di Shinya Yamanaka dell’Università di Kyoto in Giappone.

I risultati di tre ricerche pubblicate su Nature all’inizio di marzo, rivelavano che le loro anomalie genetiche, più frequenti rispetto alle cellule staminali embrionali umane, le renderebbero ancora poco sicure per un uso terapeutico.

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Il filosofo Hadjadj contro Julian Huxley, l’eugenetista primo direttore dell’Unesco

Ha destato una certa sorpresa l’intervento del filosofo cattolico Fabrice Hadjadj, scrittore e docente di filosofia all’Università di Tolone, alla prima sessione francese de Il Cortile dei Gentili, iniziativa di dialogo tra cattolici e non credenti ideata da Papa Benedetto XVI ed organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal cardinal Gianfranco Ravasi.

Si è tenuta tra il 24 ed il 26 marzo nella sede principale dell’Unesco a Parigi, di fronte a diversi rappresentanti della stessa. Hadjadj, ebreo di nascita, una giovinezza trascorsa da ateo nichilista per poi approdare al cattolicesimo (cfr. Ultimissima 3/3/11) , ha portato un duro attacco alla figura di Julian Huxley (1887-1975), uno dei punti di riferimento della moderna cultura secolarista e che proprio dell’Unesco fu il primo direttore. Nipote di Thomas Huxley, il celebre naturalista amico ed apologeta di Darwin, e fratello di Aldous Huxley, scrittore autore del famoso romanzo “Il mondo nuovo”, nel quale si narra di un futuro dell’umanità in cui una società “perfetta”, seguendo criteri rigorosamente “scientifici”, viene plasmata tramite l’eugenetica ed il controllo mentale. Julian fu prima di tutto un importante scienziato, tra i teorici della moderna sintesi neo-darwiniana, ma fu anche promotore di una visione riduzionista dell’uomo, che vedendolo solo come un casuale prodotto dell’evoluzione, un essere solo quantitativamente, perché più intelligente, ma non qualitativamente diverso da qualsiasi altra scimmia, prevedeva di poterlo riprogettare e ricostruire secondo criteri “scientifici” di massima efficienza utilizzando la selezione genetica, il controllo delle nascite e la sterilizzazione degli individui “inferiori”.

Il Foglio riporta: «Hadjadj ha ricordato che colui che fu dal 1946 al 1948 il primo direttore generale dell’Unesco, Julian Huxley, nello stesso 1941 in cui Hitler eliminava con il gas malati mentali e “difformi”, scriveva che “l’eugenismo diventerà senza dubbio una parte della religione del futuro”. Un parere pubblicato in Francia, senza modifiche, nel 1947». E ancora: «Sviluppando il darwinismo ha sostenuto la possibilità di “migliorare la qualità degli esseri umani, come fossero prodotti”, a detrimento della loro quantità. La “religione” sostenuta dal primo direttore generale dell’Unesco (tra i fondatori della Eugenics Society) si è cercata un nuovo nome dopo la Seconda guerra mondiale, perché su “eugenetica” pesava ormai l’ipoteca nazista». Julian Huxley promotore di un mondo senza Dio, ricorse a “transumanismo” – ha ricordato Hadjadj-, «assonante ma opposto, nel significato, al “trasumanar” dantesco, il quale indica l’apertura verso il divino che nasce dallo “stupore dell’esistenza” provato, tra tutti gli esseri viventi, solo dall’uomo. Quanto di più lontano, quindi, dall’idea di redenzione attraverso la tecnica che sfocia (nelle intenzioni di Huxley, mai smentite dall’Unesco) nelle politiche antinataliste».

E’ arrivato il momento di scegliere tra Dante e Julian Huxley, ha affermato Hadjadj: «La nostra modernità è arrivata a un punto estremo, perché non si tratta tanto di dialogare tra credenti e non credenti, quanto di porre la questione di chi è l’uomo, di riconoscere che la sua specificità non è quella di un super animale più potente degli altri. Non “scimmia evoluta”, dotata di massime “capacità di adattamento”, ma colui che “decifra il mondo come una foresta di simboli”, che “cerca un al di là. Non significa necessariamente un altro mondo, ma un modo di penetrare il mistero del mondo e di bere a quella sorgente”».

Julian Huxley fu tra i fondatori della “International Humanist and Ethical Union”, uno dei principali punti di riferimento internazionali dell’umanesimo secolare nonché di associazioni come l’UAAR italiana. La definizione minima che i membri della IHEU accettano è: «L’Umanesimo è un atteggiamento democratico ed etico, che afferma che gli essere umani abbiano il diritto e la responsabilità di dare senso e forma alle loro proprie vite. Esso si impegna alla costruzione di una società più umana attraverso un etica basata su valori umani e naturali nello spirito della ragione e della libera ricerca attraverso le capacità umane. Non è teistico, e non accetta visioni soprannaturali della realtà». Uno degli scopi dichiarati del movimento è ovviamente quello di liberare il mondo dalla religione. Secondo Hadjadj invece  «il nuovo umanesimo dei Lumi non può essere altro che un accecamento se l’uomo non si sostiene su altro che sé stesso».

Conclusione. Troviamo assai opportuno e salutare per la cultura cattolica un intervento come quello di Fabrice Hadjadj, che ha finalmente avuto il coraggio di prender di petto una figura come quella di Julian Huxley, controversa, ma al tempo stesso stimata ed influente per la moderna cultura laicista, che sempre di più, soprattutto in Europa, sta promuovendo un’ideologia abortista, eugenetica ed eutanasica, ed un radicale relativismo antropologico ed etico che pretenderebbe di ridurre la natura, ovvero l’essenza, dell’uomo ad un semplice prodotto casuale dell’evoluzione da poter ridefinire e riplasmare a seconda del desiderio di ognuno (poi condannando però, e non si capisce su quali basi a questo punto, i nazisti di un tempo). L’Umanesimo Secolare ha proprio la pretesa di poter fondare un’etica su basi puramente umane, negando il senso assoluto dei concetti di bene e male, ed il tentativo di riprogettare e rimodellare l’uomo, perfetta espressione del peccato originale. La verità di questo dogma fondamentale della religione cristiana si manifesta così in tutta chiarezza proprio attraverso il relativismo più radicale. E’ ora che certi miti della moderna cultura laica, nonché le grandi istituzioni umanitarie laiche, come l’Unesco o la stessa Onu, vadano ormai desacralizzati, perché per troppo tempo, troppi cattolici hanno fatto molta più attenzione a mostrarsi il più possibile dialoganti, aperti e “laici” invece che a rimeditare e ribadire i fondamenti della loro etica. Per un approfondimento in questo senso rimandiamo ad un impegnativo testo di Cornelio Fabro su i diritti dell’uomo nella tradizione ebraico-cristiana, nel quale si «dimostra come soltanto la fondazione in Dio della libertà conferisce ai diritti dell’uomo un valore proprio e inalienabile, preservando dalle aberrazioni che la riflessione culturale teologicamente sradicata ha drammaticamente prodotto nella storia».

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Uzbekistan: il governo ateo e l’oppressione dei cristiani

Oltre ai governi con l’ateismo governativo di Cina e Corea del Nord, anche il regime ateo in Uzbekistan sta fortemente violando i diritti umani e la libertà religiosa.

Questo avviene nonostante le ripetute denunce delle organizzazioni internazionali, da “Amnesty International” a “Human Rights Watch”, il cui staff, che operava nella capitale Tashkent, è stato espulso dal Paese proprio nei giorni scorsi. L’Uzbekistan ha uno dei sistemi politici più repressivi dell’Asia, è un Paese ex Unione Sovietica e ha ottenuto l’indipendenza nel 1991. Da allora, è guidato dal Presidente, dichiaratamente ateo, Islam Karimov, già leader del Partito Comunista, confermato più volte nelle elezioni che si sono tenute, rispetto alle quali sia l’OSCE e l’ODIHR hanno manifestato le proprie riserve sulla correttezza del meccanismo elettorale e le fasi di voto. Con il 33% della popolazione che vive ancora sotto la soglia di povertà, l’Uzbekistan è al 119 posto per indice di sviluppo umano nella classifica delle Nazioni Unite ed occupa il decimo posto nella “World Wacht List”, che l’Associazione “Porte Aperte” stila ogni anno sul problema della libertà religiosa.

Per i cristiani, anche essere riuniti in un appartamento per pregare costituisce un reato, perché, in base all’art. 8 della “Legge sulla religione”, l’attività non registrata è illegale e penalmente perseguibile. La situazione in carcere e nei campi di lavoro uzbeki – già durissima per tutti i detenuti per l’uso sistematico della tortura – è ancora più difficile per i credenti, per le numerose restrizioni alla libera pratica religiosa: è negato il diritto di pregare in modo visibile, di tenere testi religiosi o di ricevere visite da personale religioso. Coloro che vengono condannati per reati religiosi, sono costretti a rinunciare pubblicamente alla loro fede. Nello scorso mese di ottobre, un tribunale nella capitale uzbeka – riferisce l’agenzia Asianews – ha giudicato un cristiano protestante, colpevole di possedere la copia di un film su Gesù. Gli è stata comminata una multa di tre milioni e 164mila Soms, che equivalgono a 1.400 euro e che corrisponde a sette anni di salario minimo. Altri eventi come questo si possono trovare su La Bussola Quotidiana.

Il Governo uzbeko – sostiene nel suo rapporto “Aiuto alla Chiesa che soffre” – vive con preoccupazione il “problema” della conversione delle giovani generazioni. Ma nonostante il proselitismo sia vietato nel paese, il numero dei cristiani è aumentato velocemente negli ultimi anni. Le persone sono diventate molto più caute nel parlare della loro fede in Dio, per paura di ritorsioni da parte delle autorità.

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USA: arrestato un attivista ateo e abortista per ripetute minacce di morte

L’FBI di New York ha arrestato il 26/2/11 Teodore Shulman, un ateo attivista per i diritto all’aborto e biologo molecolare. L’uomo da tempo minacciava di morte gli attivisti pro-life.

Su PoliticsDaily si legge che Cheryl Sullenger dell’Operation Rescue, un importante ente anti-abortista, ha dichiarato: «E’ un grande sollievo per noi sapere che Ted Shulman è finalmente dietro le sbarre». Shulman era abituato a minacciare di morte, in modo piuttosto esplicito, sui vari siti web pro-life o sulla segreteria telefonica dei responsabili di centri anti-abortisti (cfr. Wikipedia). Spesso accompagnava la minaccia con l’ironia anti-religiosa, come ad esempio: «Ciao Sullenger, ti chiamo per dirti che devi convertiti al pro-choice perché è il tuo creatore ha intenzione di inviare un angelo per prendervi molto presto, e se non sarete convertiti brucierete all’inferno. Stai attento, ti rimangono pochi mesi di vita, convertiti finche sei in tempo. Fallo adesso!». Pochi giorni fa, un altro attivista pro-choice ha lanciato una bomba molotov contro un partecipante alla manifestazione “40 giorni per la vita” (cfr. Ultimissima 30/3/11).

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Il nuovo libro di Benedetto XVI è un best-seller anche negli Stati Uniti

L’ultimo libro di Papa Benedetto XVI, ”Gesù di Nazaret, seconda parte – Dall’ingresso a Gerusalemme alla Risurrezione”, pubblicato il 10 marzo, è già al 5° posto nella lista del New York Times del 3 aprile dei libri più venduti.

Il volume appare anche nella lista dei testi più venduti del The Wall Street Journal e del Publisher’s Weekly. Lo segnala l’agenzia Zenit.

In Ultimissima 24/3/11 sottolineavamo che il libro del Papa aveva esaurito 300 mila copie in un solo giorno in Italia (con 400 prenotate).

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