Giuliano Ferrara: «non ho la fede, ma Cristo è vivo nella cultura e nella storia»

Durante la puntata del venerdì santo per il programma condotto da Giuliano Ferrara, Qui Radio Londra, Giuliano Ferrara si è doverosamente soffermato sulla figura di Gesù Cristo.

La puntata ha affrontato il mistero della fede, ed è stata l’occasione di presentare il recente nuovo libro del Papa, “Gesù di Nazaret”. Ferrara è chiaro: prima di tutto il resto, «Gesù ha fondato la Chiesa e la Chiesa è il corpo mistico di Gesù». Senza la storia la fede non avrebbe basi. Gesù, prosegue Ferrara, è un personaggio storico documentato, ma è anche un’altra cosa, è sopra la storia. La puntata ha registrato 3.980.000 spettatori (18.07%)

Poi si paragona alla Sua Figura: io la fede non ce l’ho, dice, però mi permetto di dire che Gesù vive anche nella cultura, nella riflessione, nel tentativo di comprendere con la ragione che nel mondo esiste anche il mistero, questa è una riflessione di tutti, non solo di chi ha la fede.

Ferrara è direttore de Il Foglio, il cui sito web è risultato al secondo posto della classifica Google per qualità e importanza tra tutti i qutodiani italiani, dopo Corriere.it e prima Repubblica.it.

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L’Oklahoma vieta l’aborto dopo le 20 settimane

L’Oklahoma vieta l’aborto dopo 20 settimane (foto). E’ il nuovo successo degli anti-abortisti americani: è il quarto Stato in poco tempo a prendere questo provvedimento, dopo Kansas, Idaho e Nebraska (cfr. Ultimissima 29/10/10), e altri 12 stati potranno seguire.

Inoltre, le assicurazioni private non potranno più risarcire le donne che si sottoporranno all’intervento, colpendo così il grande business dietro l’aborto. La governatrice Mary Fallin ha sempre fatto della battaglia a difesa della vita un punto centrale del suo programma elettorale e in 5 mesi ha raccolto questo successo: «Credo nella santità della vita umana, e dunque ora che ho il diritto e il dovere di scrivere nuove leggi non posso che agire in questa direzione. Queste due norme aumenteranno la protezione per i bimbi che non sono ancora nati e non costringeranno più i cittadini dell’Oklahoma a pagare per delle procedure che sono contrarie ai loro principi», ha dichiarato in un’intervista ripresa anche da La Stampa.

Le leggi americane, nonostante il progresso dell’embriologia, sono ferme alla decisione presa dalla Corte Suprema nel 1973 (cioè 26° settimana), durante la sentenza “Roe vs Wade”, che legalizzò l’aborto negli USA. Ricordiamo che la “Roe”, cioè la donna che portò il caso alla Corte -che lo accolse- , si è ora convertita al cattolicesimo e sta combattendo contro la Corte per ripristinare la situazione precedente (cfr. Ultimissima 21/2/11 ).

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Cent’anni fa nasceva lo scienziato cattolico Enrico Medi

Cent’anni fa nasceva Enrico Medi, uno dei protagonisti della lunghissima diretta tv durante la quale raccontò e commentò lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong. Più avanti, ricordando quella memorabile notte, Medi scrisse: «Ore 4.56, 21 luglio 1969 dell’era cristiana. Tentenna il piede dell’uomo poi si abbassa… poggia sul suolo lunare… ecco vi lascia un’impronta: la firma dell’uomo. L’uomo è sulla Luna» (E. Medi, “La Luna ci guarda“, Roma, 1970, p. 79).

Il fisico e divulgatore Franco Gàbici -prendendo spunto dal volume di A. Gliozzo, “Enrico Medi, scienziato e credente”- commenta queste parole sul sito di Disf.com: «Quello specificare l’appartenenza all'”era cristiana” dell’anno di quella straordinaria impresa non fu certo una semplice annotazione temporale, ma la dimostrazione della Weltanschauung cristiana di un uomo di scienza che di fronte a un evento epocale intendeva ricordare che quell’importante successo della tecnologia umana non doveva far dimenticare la mano del Creatore. D’accordo, era pur sempre l’uomo “che compiva un primo passo”, ma quel passo gli era stato consentito dalle “leggi della fisica che Dio gli ha permesso di usare”. Dentro all’ombra di Neil Armstrong e dentro a quell’impronta lasciata sul terreno del nostro satellite il professor Medi avvertiva dunque la costante presenza di Dio, che ringraziava per “avermi fatto nascere in questa epoca e di avermi consentito di assistere a questa impresa (…) nella quale tutti hanno ricevuto del bene…”».

Medi, nato a Porto Recanati, dopo il liceo si iscrsse alla facoltà di Fisica dopo aver scartato filosofia. Commentò così la scelta: «la materia più vicina alla realtà, alla verità delle cose, è la fisica». E fisica fu, ma una fisica motivata e sicuramente poco tecnica perché, come avrebbe dichiarato in un discorso all’Università Gregoriana, «quando nel lontano 1928 mi sono iscritto alla facoltà di fisica pura (…) l’ho presa proprio per questo: perché sentivo una vocazione, nella mia miseria, dell’armonia della verità tra la Filosofia, la Fisica e la Fede». Subentrò come presidente dell’Istituto di Geofisica e nel 1955 gli venne assegnata la cattedra di Geofisica dell’Università di Roma. La Terra, dunque, fu principalmente il suo campo di lavoro e allo studio della Terra e dei suoi misteri dedicò le sue migliori energie. In particolare si interessò al campo magnetico terrestre e nel giugno del 1948 pubblicò un articolo col quale prevedeva l’esistenza di quelle che più avanti sarebbero state chiamate “Fasce di Van Allen”. L’idea fu accolta con non poco scetticismo dalla comunità scientifica che in seguito avrebbe dovuto ricredersi quando nel 1958 la Nasa ammise l’esistenza di fasce la cui giacitura era molto simile a quella delle “fasce” intuite da lui.

Nel 1966 venne nominato membro della Consulta dei laici per lo Stato della Città del Vaticano. Il prof. Gàbici continua ricordando che nel primo anniversario della morte, avvenuta il 26 maggio del 1974, il generale dei Gesuiti padre Pedro Arrupe inviava alla famiglia Medi queste parole: «Pedro Arrupe S.J., Preposito Generale della Compagnia di Gesù, benedice il Signore per averci dato nel prof. Medi un esempio di cristiano autentico, in cui la fede si identifica con la vita in tutte le sue manifestazioni e la speranza è sinonimo di certezza di vita eterna cum Cristo in Deo. Egli intercede per tutti noi che lo abbiamo conosciuto, stimato e amato con cuore di amico». Concludendo il suo articolo, Franco Gàbici sottolinea: «Enrico Medi, dunque, resterà per noi per sempre l“anello di congiunzione” fra la Terra e il Cielo e un esempio luminoso che indica agli uomini di buona volontà la vera via da seguire per giungere alla piena realizzazione di noi stessi». E’ in corso a Senigallia la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata aperta nel 1996, per cui la Chiesa cattolica gli ha assegnato il titolo di “Servo di Dio“.

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Il fisico Moschella: «il principio antropico riporta l’uomo al centro dell’universo»

Il docente di fisica teorica all’Università dell’Insubria ed esperto di teoria quantistica, Ugo Moschella, ha descritto su Il Sussidiario l’interessante “contro-rivoluzione copernicana”, che vede la scienza riportare sempre più l’uomo al centro dell’universo: questo fenomeno si chiama principio antropico.

Il nichilismo ateo di Bertrand Russell lo portò a sostenere che l’enorme e vuota vastità dell’universo è il segno evidente della sua ostilità alla vita. Tuttavia, proprio le conquiste della scienza che sono venute dopo potrebbero invece indicare che le cose stanno diversamente e che l’universo “ama” la vita.

Innanzitutto le dimensioni enormi dell’Universo sono state necessarie per lo sviluppo della vita. Infatti, dopo il Big Bang -spiega lo scienziato- gli elementi chimici necessari alla vita non c’erano ancora e si sarebbero formati più tardi all’interno di un’intera generazione di stelle e dispersi per tutto il cosmo. L’intero processo ha richiesto centinaia di milioni di anni e quindi la necessità che l’universo sia molto vecchio e di conseguenza sia molto grande. Ha contato molto anche il ritmo di espansione, che -se fosse stato più lento- avrebbe fatto collassare l’universo su se stesso. Se invece fosse stato più rapido nessuna struttura si sarebbe formata, perché l’espansione avrebbe soltanto diluito e raffreddato il gas cosmico primordiale.

Ma non sarebbe comunque bastato a far emergere la vita. Le leggi della fisica dipendono da un insieme di centinaia di costanti fondamentali della natura, ma il loro valore non è determinato da nulla. La velocità della luce, ad esempio, vale 300mila Km/s ma potrebbe benissimo valere 100 km/h, non c’è nessuna ragione perché abbia un valore rispetto ad un altro. a priori per scegliere un valore o l’altro. Un mistero però si cela dietro a queste costanti: se anche una soltanto di esse avesse un valore leggermente diverso da quello che ha, non potrebbe esserci vita nell’universo. I cosmologi chiamano tutto questo “fine tuning“, cioè “sintonizzazione fine”. Il principio fisico è chiamato: principio antropico. Tutta la struttura cosmica -continua Moschella-interviene in maniera decisiva e al contempo fragilissima affinché la vita possa svilupparsi da qualche parte nell’universo.

Pur essendo nato in ambito scientifico, non si può dire che il principio antropico faccia parte della scienza né come strumento di indagine né come legge della natura. Tuttavia le coincidenze misteriose restano. In molti fanno notare che questo argomento incredibile ha portato a molte conversioni tra gli scienziati. Postulare una fenomeno casuale (seppure in così tanto tempo a disposizione), infatti, non ha più senso di fronte alle migliaia di eventi concatenati assolutamente impossibili e che invece si sono tutti verificati alla perfezione. E’ proprio il progredire della scienza ad eliminare l’ipotesi del “caso” come spiegazione.

Citiamo ad esempio le parole di uno degli scienziati più importanti a livello internazione, Paul Davies. Ebbe a dire: «Siamo di fronte ad un meraviglioso esempio di come la scienza stia ispirando il dibattito teologico in maniera crescente. Secondo la mia opinione, la scoperta che la vita e l’intelletto siano emersi come parte dell’esecuzione naturale delle leggi dell’universo, sarà una forte prova della presenza di uno scopo più profondo nell’esistenza fisica. Poiché è facile immaginare altri universi e altri insiemi di leggi fisiche che non rendano possibile la vita, il fatto che il nostro universo sia così ingegnosamente benevolo verso di essa sarebbe certo un fatto della massima importanza. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di un scopo divino nell’universo» (dalla conferenza pronunciata a Filadelfia su invito della John Templeton Foundation e diffusa da Meta List on Science and Religion).

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Dopo l’ateismo di Stato, l’Ungheria cita il cristianesimo nella Costituzione

Con 262 voti a favore, 44 contrari e una astensione, è stata approvata una nuova Costituzione in Ungheria. Il testo fa ampio riferimento a Dio e al Cristianesimo come “elementi unificanti” della nazione tradizionale. Avevamo già annunciato il possibile cambiamento in Ultimissima 19/10/10.

Il 25 aprile il documento sarà firmato dal capo dello Stato, Pal Schmitt, e dal primo gennaio del 2012 la nuova costituzione entrerà definitivamente in vigore. La vecchia Costituzione risaliva al 1949, anno di inizo potere del comunismo e della conseguente instaurazione dell’ateismo di Stato.

Nella nuova Costituzione, spiega Carlo Casini (Presidente del Movimento per la Vita italiano) su Avvenire, si tutela anche la vita umana fin dal concepimento e inoltre intende proteggere l’istituzione del matrimonio inteso come l’unione coniugale di un uomo e di una donna. Si tratta di un fatto molto importante, anche perché la Corte di Strasburgo, per disegnare il diritto europeo, tiene sempre in conto dei principi giuridici vigenti in ogni singolo stato.

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Saggio storico sull’opposizione di Pio IX e Pio XII a comunismo e nazismo

L’ex direttore (e attuale editorialista) de Il Corriere della Sera, Paolo Mieli, ha recensito il nuovo libro di Philippe Chenaux, intitolato: “L’ultima eresia. La Chiesa cattolica e il comunismo in Europa da Lenin a Giovanni Paolo II“. Chnaux è un esperto e docente di storia contemporanea, particolarmente informato circa il rapporto tra comunismo e cattolicesimo.

CHIESA, EBRAISMO E COMUNISMO. Nella parte iniziale dell’articolo Mieli, di religione ebraica, si dedica a ricordare quanto fecero Benedetto XV e Pio XI (e gran parte della Chiesa) per superare la critica interna al cattolicesimo verso gli ebrei. In seguito affronta i rapporti tra Benedetto XV e Lenin. Ricorda che a causa della spietata ferocia russa contro i cristiani e i sacerdoti, si volle creare un accordo tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica. L’obiettivo era quello di aprire i confini russi ad un intervento umanitario proveniente dalla Santa Sede. Il dialogo comunque fallì e nel 1926 Pio XI ordinò di procedere «senza indugio» alla riorganizzazione religiosa in Russia abbandonando la via delle trattative ufficiali e procedendo nella massima segretezza. E ciò avvenne, anche se con numerosissime perdite. Il comunismo comunque riuscì a penetrare nel cattolicesimo, sopratutto in Francia, per uno sforzo di conciliazione, ma il Consiglio di vigilanza dell’Arcivescovado di Parigi pubblicò un comunicato nel quale si diceva che queste posizioni non potevano in alcun modo essere considerate «cattoliche». Anche Pio XI mostrò forte preoccupazione per questa, seppur isolata, apertura verso il comunismo (considerato da lui «il male, il regno di Satana»).

CHIESA E FRANCHISMO. L’articolo su Il Corriere della Sera ricorda che la sollevazione militare spagnola dei franchisti del luglio 1936, appariva ai cattolici come una «giusta» rivolta contro la «Spagna empia e rivoluzionaria» dei comunisti e degli anarchici. Tuttavia importanti esponenti cattolici, Jacques Maritain, François Mauriac e Luigi Sturzo, si opposero a tale posizione. Nel maggio del 1938 il Vaticano riconobbe ufficialmente il governo di Franco, nominando un nunzio apostolico a Madrid nella persona di monsignor Gaetano Cicognani. Ma dopo il bombardamento di Durango e Guernica, la Santa Sede fece pervenire allo stesso Franco le proprie rimostranze per le sofferenze inflitte alla popolazione basca. Il Vaticano, malgrado le sollecitazioni di una parte consistente del mondo cattolico, non benedisse mai l’impresa franchista come una giusta crociata contro il comunismo.

CHIESA E NAZISMO. Mieli spiega che dopo il concordato tra la Santa Sede e il Reich (1933), all’indomani dell’ascesa al potere di Adolf Hitler (1934), la Chiesa aveva messo all’indice i testi base della propaganda nazista. Nell’ottobre 1934 la Congregazione del Sant’Uffizio chiese la censura per il razzismo, il nazionalismo radicale e il totalitarismo di Stato nazista. Il 14 marzo del 1937 fu data alle stampe l’enciclica antihitleriana Mit brennender Sorge. Il 19 marzo 1937 uscì invece l’enciclica Divini Redemptoris, che imputava al comunismo di essere «intrinsecamente perverso». Pio XII, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, accettò (con grande stupore degli storici), di fare da intermediario tra la resistenza tedesca e la Gran Bretagna per un complotto che mirava alla deposizione di Hitler. Nell’estate del ’41, quando Hitler attaccò l’Unione Sovietica, «non mancarono» , sottolinea Chenaux «le sollecitazioni al capo della cristianità, anche da parte di eminenti dignitari della Chiesa, perché benedicesse le forze dell’Asse contro la Russia bolscevica». Ma non lo fece.

«Tutte cose che i suoi successivi detrattori tenderanno a valorizzare poco. Molto poco», conclude Mieli.

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Furono le suore a cominciare l’emancipazione femminile

Furono le suore i battistrada dell’emancipazione femminile in Italia. Avvenne nell’Ottocento proprio a causa della politica laicista risorgimentale.

Questo il contenuto di un articolo apparso su Il Giornale, in cui si spiega che ad un certo punto le suore dovettero intestarsi e gestire un patrimonio (cosa che alle donne laiche italiane fu concessa solo nel 1919) e a viaggiare continuamente per dirigere le varie case. La separazione tra Chiesa e Stato portò le suore a mantenersi con un lavoro, quindi a studiare da infermiere, da maestre. Molte si laurearono a Genova, l’unica università che accettasse donne. E queste religiose furono le prime a creare scuole superiori per donne, licei femminili.

«Le suore furono fra le prime donne a prepararsi con studi professionali», scrive Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza, nel saggio “I cattolici che hanno fatto l’Italia” (Lindau 2011). «Anche le prime scuole per infermiere sono state istituite da suore per altre suore. Le suore si trovavano a dirigere orfanotrofi, scuole, ospedali, e quindi a viaggiare spesso, conducendo una vita molto più emancipata e impegnativa di quella offerta alle donne laiche loro contemporanee. Per tutto il XIX secolo le fondatrici delle congregazioni religiose hanno amministrato patrimoni ingenti, in forte anticipo sul mondo laico».

Questa emancipazione femminile «si è imposta a causa dell’espropriazione dei beni ecclesiastici, un provvedimento che, secondo molti, avrebbe distrutto la Chiesa, ma che in realtà ha aperto alle donne nuove possibilità di realizzazione». Continua la storica: «Per una donna di bassa condizione entrare in una congregazione significava un vero e proprio investimento culturale e sociale», cosa negata nel mondo laico.

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Cresce e si rinnova la presenza cattolica sul web

La presenza cattolica sul web aumenta e si rinnova. L’esigenza è molta dato che la cultura laicista e relativista ha praticamente il monopolio sul mondo virtuale.

Innanzitutto è importante sottolineare l’evento storico che si svolgerà il 2 maggio 2011 in Vaticano nell’auditorio San Pio X, dove 150 blogger a livello internazionale parteciperanno ad un incontro organizzato dal Pontifico Consiglio delle Comunicazioni Sociali. L’obiettivo è condividere le esperienze di coloro che sono attivi in questo campo e meglio capire le esigenze di tale comunità. Servirà anche a presentare alcune delle iniziative che la chiesa sta attivando per il mondo dei nuovi media, sia a Roma, sia a livello locale.

Oltre a questo evento segnaliamo che il sito dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, ha lanciato ieri un nuovo sito internet (www.osservatoreromano.va) destinato a moltiplicarne la diffusione in ogni angolo del pianeta. Il progetto, spiega il direttore Giovanni Maria Vian, prevede che il quotidiano online venga «progressivamente tradotto nelle altre lingue, a cominciare dall’inglese e per gli articoli principali». Lo slogan scelto è: «Pubblichiamo quello che gli altri ignorano e ignoriamo molto di quello che gli altri pubblicano».

Anche l’associazione di medici cattolici “Scienza & Vita” ha inaugurato un blog (www.blogscienzaevita.org) con lo scopo di «contrastare la cultura dominante e per ribadire la propria posizione in merito alle Dat e all’alleanza di cura, contro qualsiasi forma di eutanasia e di accanimenti. Seguendo da vicino e in tempo reale i dibattiti in corso e mettendo a disposizione della Rete, in maniera concisa ma rigorosa, contributi e opinioni disponibili secondo formati diversi. Sempre però in un’ottica ampia e di costante attenzione a tutte le tematiche che interessano la bioetica, il biodiritto e la biopolitica».

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Maffei, presidente Accademia dei Lincei: «collaborazione tra scienza e fede»

Il presidente della prestigiosa Accademia dei Lincei, Lamberto Maffei (neuroscienziato, già direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e docente a Cambridge, Oxford e al Massachusetts Institute of Technology), ha pubblicato oggi un articolo su Il Corriere della Sera, intitolato “Tra scienza e fede un percorso comune verso la collaborazione“.

Dopo aver sottolineato l’errore nel voler applicare concetti scientifici al mondo religioso, ha precisato che questo non significa «concludere che scienza e fede sono in contrapposizione». Maffei cita a sostegno le parole di Giovanni Paolo II, quando affermava che «la distinzione tra i due campi del sapere (tra scienza e fede) non deve essere intesa come un’opposizione. I due settori non sono estranei l’uno all’altro, ma hanno punti d’incontro. Le metodologie proprie di ciascuno permettono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà».

Maffei approfondisce dicedo che «i due settori non sono estranei l’uno all’altro, ma hanno punti d`incontro. Le metodologie proprie di ciascuno permettono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà». La scienza e la fede sono così «due forme di pensiero» che «possono collaborare efficacemente: basti ricordare il comandamento dei comandamenti, “ama il prossimo tuo come te stesso”». Conclude accennando a uno dei diversi punti di aiuto fra le due forme di sapere umano: «La fede può essere importante nell’indirizzare l’uso della scienza verso l’uguaglianza degli uomini, la loro libertà, l’abolizione delle guerre, poiché anche il nemico è nostro prossimo, e, come direbbe Saramago, per un’equa distribuzione del pane tra tutti gli uomini».

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«Atei più creduloni dei cristiani», lo afferma uno studio americano

Il 18 settembre 2008 sono apparse sul sito della Baylor University le conclusioni di una delle indagini più vaste mai condotte sugli atteggiamenteidegli americani verso la religione. La ricerca è stata eseguita dai sociologi Byron Johnson, Christopher Bader, Rodney Stark e Carson Mencken, e pubblicata con il titolo “What Americans Really Believe”. In una conferenza stampa a New York gli autori hanno detto di aver lavorato su un campione di 1.648 adulti, scelti casualmente per tutti gli Stati Uniti e i sondaggi sono stati effettuati dal Baylor Institute for Studies of Religion (ISR) e condotti dal Gallup.

L’indagine si è soffermata anche sull’ateismo e ha avuto una certa diffusione, tanto che il The Washington Post ha pubblicato un articolo in merito, intitolato “Guarda chi è irrazionale ora”. Troviamo scritto: «Secondo atei di spicco, come Richard Dawkins, la tradizionale credenza religiosa è “pericolosamente irrazionale”. Da Hollywood alle accademie, i non credenti sono convinti che il declino della credenza religiosa tradizionale potrebbe portare un popolo intelligente, più scientificamente preparato e anche più civilizzato. La realtà è che questa campagna dei “New Atheist”, che vuole scoraggiare la religione, non creerà un gruppo di intelligenti, scettici e pensatori illuminati. Niente di più falso: in realtà potrebbe incoraggiare nuovi livelli di superstizione di massa. E non è una conclusione di fede, ma è quello che i dati empirici ci dicono. Un nuovo approfondito studio dimostra infatti che la religione cristiana tradizionale diminuisce di molto la credulità generale, dai lettori dei tarocchi all’astrologia. Dimostra inoltre che gli irreligiosi e i membri delle denominazioni protestanti più liberali, lungi dall’essere resistenti alla superstizione, tendono ad essere molto più propensi a credere nel paranormale e alla pseudoscienza».

Ma vediamo quali sono i punti fondamentali raggiunti:

1) Fra gli obiettivi non c’era quello di conteggiare il numero di credenti o atei. C’è solo un accenno di statistica per delineare quanti credano nel paradiso o nell’inferno. Nel 2005, il 67% degli americani si è detta “assolutamente certa” dell’esistenza del paradiso, mentre il 17% pensa che “probabilmente” non esiste (cfr. cap. 8, “Heaven: We Are All Going“). Fra questi, il 46% è almeno “abbastanza certa” di andare in paradiso, mentre il 29% ritiene che agli “irreligiosi” vi sarà impedito. Il 73% crede assolutamente nell’inferno o che almeno probabilmente esiste (compresi il 79% dei cattolici).

2) Nel corso degli ultimi 63 anni la percentuale di atei non è affatto cambiata. Non solo l’ateismo non cresce negli Stati Uniti, ma anche la maggioranza degli europei non è atea (cfr. cap. 14, “L’ateismo: La rivoluzione pagana mai avvenuta“). Si citano, per esempio, gli stati con più abitanti. In Russia il 96% della popolazione crede in Dio, mentre un recente sondaggio ha mostrato che in Cina gli atei sono surclassati dai religiosi, così come l’India.

3) I ricercatori hanno trovato che l’11% del campione nazionale riferisce di non avere “nessuna religione“. Tuttavia, solo un terzo di questo gruppo sono atei che rifiutano “ogni cosa al di là del mondo fisico”, mentre i restanti due terzi hanno espresso qualche credenza in Dio e in molti non sono “irreligiosi”, ma semplicemente “non credenti” (cfr. cap. 17, “L’irreligioso: semplicemente non credente, no ateo“). Approfondendo la religiosità reale di coloro che dichiarano di non avere alcuna religione, l’indagine della Baylor University ha rilevato che la maggioranza degli irreligiosi americani, afferma di “pregare” (e il 32% di “farlo spesso”), circa un terzo di essi professa la fede in Satana, nell’inferno, nei demoni e circa la metà di essi crede negli angeli e nei fantasmi.

4) Questo è sicuramente il punto più interessante. L’indagine ha rilevato che la religione cristiana diminuisce notevolmente la credulità, misurata in termini di convinzioni in cose come sogni, Bigfoot, UFO, case infestate, comunicazione con i morti e l’astrologia (cfr. cap. 15, “Credulità: chi crede nel Bigfoot?“). Eppure -notano i ricercatori-, resta diffusa l’opinione che le persone religiose siano particolarmente credulone. Tuttavia i conservatori religiosi americani sono molto meno propensi a credere nell’occulto e nel paranormale degli altri americani, mentre coloro che si auto-identificano come teologi liberali e coloro che si dicono “irreligiosi” hanno molta più probabilità di essere creduloni. I ricercatori hanno concluso che questo dimostra come non sia la religione in generale a sopprimere tali credenze, ma solo la religione cristiana conservatrice. Confermate quindi le parole di G.K. Chesterton: «Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto».

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