La giornalista Francesca Paci spiega dove muoiono i cristiani (e anche perché)

L’inviata de “La Stampa”, Francesca Paci, ha dedicato un libro alle violenze contro i cristiani, discriminati «perché per loro la dignità della persona viene prima di tutto. Una vera rivoluzione». La Paci è corrispondente a Londra, ha vinto nel 2005 il Premio Giornalistico Internazionale Marco Luchetta e nel 2007 il Premiolino Giovani. Ha anche condotto una trasmissione su LA 7.

Non sapeva che l‘essere cristiani e cattolici è un grande problema fino a quando ha scoperto che Tony Blair, allora primo ministro inglese, si faceva portare la comunione di nascosto da padre Michael Seed, il quale entrava a Downing Street passando dalla porta sul retro. Ha raccolto tante storie in “Dove muoiono i cristiani” (Mondadori 2011).

La rivista Tracce ha intervistato la giornalista, chiedendolo perché, secondo lei, i cristiani subiscono persecuzioni in così tante aree del mondo. Risponde: «Mi sono fatta questa idea: il cristianesimo pone al centro la persona e la sua dignità. Ovunque ci sia una situazione in cui il singolo viene maltrattato, fino magari a essere ucciso, dove la sua dignità umana viene calpestata, io ho sempre trovato che quella persona trova rifugio sotto un campanile, in una parrocchia. Ci sono posti nel mondo dove gli omosessuali vengono presi a sassate. La comunità cristiana è quasi sempre un porto sicuro. Per il cristiano, la dignità di ognuno viene prima di tutto. Questa è una posizione rivoluzionaria. Il sacerdote, la famiglia cristiana o il semplice fedele recuperano quel potenziale rivoluzionario delle origini. Irriducibile al potere».

E poi si parla di Amazzonia, Colombia e India, dove sono sempre i sacerdoti -spiega la giornalista- a difendere gli ultimi. I paria in India non hanno alcun diritto, tuttavia vengono accolti nelle parrocchie dove trovano «la possibilità di studiare, essere curati. Tutto insieme agli altri. Questo emancipa. Domani a 20 anni possono prendere un aereo, andare a studiare a Harvard o Cambridge e poi tornare e sovvertire l’ordine delle caste. Una persona che non ha mai avuto niente dalla vita può studiare senza che gli sia chiesto niente in cambio». Nessuno però ne parla, come mai? «A chi interessa un Paese come l’Orissa?», chiede la giornalista. «Non c’è nessun interesse economico, politico a quei luoghi. La nostra colpa è non considerare che in tanti posti i cristiani sono trattati come ai tempi delle persecuzioni. E sono più perseguitati di altri in virtù delle qualità che noi, in Occidente, abbiamo assimilato».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Nel 1943 Pio XII nascose e salvò un’archeologa ebrea

Nel 1934 Pio XI volle introdurre in Vaticano Hermine Speier, archeologa ebrea tedesca, per riordinare l’archivio fotografico dei Musei Vaticani.

Dopo la destituzione dall’Istituto Archeologico Germanico venne assunta dal direttore generale dei Musei Vaticani. Nell’ottobre 1943 la ferocia nazista si accanì contro la comunità ebraica di Roma e la Speier venne nascosta da mons. Belvederi, nipote del cerimoniere di Pio XII, presso le suore delle Catacombe di Priscilla sulla via Salaria. Il nascondiglio era estremamente sicuro, poiché in caso di perquisizione lei e gli altri “imboscati” potevano dileguarsi, passando per un accesso segreto nella vicina catacomba. Finita la guerra e terminata la persecuzione, la Speier si convertì al cattolicesimo.

La storia della Speier, dice un articolo su L’Osservatore Romano, può essere letta anche come un momento importante in quell’opera di aiuto e sostegno a minoranze perseguitate che la Santa Sede perseguì fra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Come non ricordare, ad esempio, quanto negli stessi anni faceva Giovanni Mercati in Biblioteca Vaticana accogliendo e aiutando, sotto gli occhi e col consenso di Pio IX, studiosi ebrei ostracizzati dai loro Paesi?

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Quando Micromega diceva: «la beatificazione di Wojtyla sarà un flop…»

Era inevitabile che il gruppetto di laicisti militanti italiani non esternasse la sua frustrazione per la beatificazione di Giovanni Paolo II, dichiarato “evento dell’anno” (e qualcuno parla addirittura di “decennio”) da credenti e non credenti, come si è potuto verificare nelle testimonianze rese note dagli organi di stampa in questi ultimi 3 giorni.

LA PROFEZIA DI MICROMEGA. Ci hanno pensato gli invasatei di Micromega a sparare la “bomba laicista”: in un articolo del 21 aprile 2011 (apparso anche su Il Fatto Quotidiano) si legge: «Si dice che dopo la prima ubriacatura, oggi a pochi giorni della saga papale, si teme un flop che fa paura agli organizzatori che spendono per questa dimostrazione di forza debole una enorme quantità di denaro che poteva essere usato per i migranti o per altri scopi nobili sociali. Il costo dell’operazione è di € 1 milione e 200 mila, mentre al Comune di Roma tra straordinari e logistica costerebbe € 7 milioni e mezzo. Una cifra enorme, buttata al vento per una manifestazione con tanti interrogativi». Sarebbe curioso capire quali siano le fonti di certe riviste…, anche perché gli eventi legati alla cerimonia hanno avuto un costo per la città di Roma di 3,5 milioni di euro (e non i 7 dichiarati da Micromega), di cui 2,6 milioni per pulizia, trasporti, vigili urbani e la Protezione civile, e 900 mila euro per servizi di accoglienza. Occorre togliere ad essi 450 mila euro sostenuti dall’Opera romana pellegrinaggi (cfr. Comune di Roma). Occorrerà parlare poi dei ricavi, sicuramente maggiori dei costi, che la città di Roma ha tratto da questa enorme manifestazione. Passiamo ora a verificare la profezia di Micromega sul pauroso flop della beatificazione.

 

CIRCO MASSIMO: 200MILA PERSONE. L’evento è cominciato la sera del 30/4/11 al Circo Massimo sotto una pioggia battente. Oltre 200mila i pellegrini presenti (cfr. Roma Sette 2/5/11).

SAN PIETRO: OLTRE 1,5 MILIONI DI PERSONE. Il giorno della beatificazione, la Questura di Roma ha parlato di “afflusso straordinario” e di oltre un milione e mezzo di persone a Roma per la beatificazione (raggiunto il limite massimo di San Pietro), escluso il Circo Massimo e la folla riunita in piazza Adriana, nelle piazze delle basiliche come Santa Maria Maggiore e di San Paolo, nei giardini di Castel Sant’Angelo e sul Lungotevere (cfr. AGI 1/5/11, TN News 1/5/11, AGI 1/5/11). Alcune agenzie hanno parlato di “marea umana” (cfr. TM News 1/5/11). Il quotidiano La Repubblica riferisce di 87 delegazioni ufficiali, 16 Capi di Stato, 7 primi ministri, 14 maxi schermi, 3.500 volontari, 200 centri informazione, 35 centri di informazione turistica, 500.000 biglietti dell’autobus con l’immagine del Beato, 100 veicoli della Protezione Civile, 3.700 poliziotti, 5.046 posti di parcheggio in 77 aree ecc… (cfr. La Repubblica 1/5/11)

L’EVENTO CONTINUA ANCHE OGGI. Fino alle 3 di notte è continuato l’omaggio dei fedeli al feretro di papa Wojtyla nella basilica di San Pietro: secondo le stime della Gendarmeria Vaticana ci sarebbero state circa 150mila persone (cfr. Il Sole 24 Ore, 2/5/11, RS News 2/5/11). E l’evento continua anche oggi: 250 mila persone si sono fermate a Roma per seguire la messa di ringraziamento celebrata dal cardinale Tarcisio Bertone a conclusione della beatificazione (cfr. Il Sole 24 Ore, 2/5/11, Fun Week 2/5/11). Questa sera, due ore di testimonianze, immagini e musica in Campidoglio, con Elisa Latini, Micaela Foti, Amedeo Minghi (con un brano composto in onore di Giovanni Paolo II), Orit Gabriel Stern, Abu Jaleela, Tosca, i Matia Bazar, Ivana Spagna, la PFM, Roby Facchinetti, il tenore Romolo Tisano, il soprano Silvia Lorenzi e la violinista Anna Tifu. Sulla facciata del Campidoglio scorreranno le immagini della Beatificazione di Giovanni Paolo II (cfr. Il Corriere della Sera 2/5/11).

FUORI DALL’ITALIA. Maxischermi davanti alle cattedrali e anche negli stadi sono stati “presi d’assalto” in Inghilterra, Francia, Spagna, Belgio, Lima, Città del Messico, Australia, Filippine, America del Sud… Le televisioni di tutto il mondo hanno seguito l’evento, ma anche su Facebook, Twitter e Youtube era possibile una diretta streaming via web (cfr. Ansa 1/5/11).

STAMPA INTERNAZIONALE. Anche la stampa internazionale ha dato ampio risalto all’evento con trasmissioni in diretta da Piazza San Pietro e un continuo proliferare di notizie sui quotidiani. Possiamo farci un’idea dando un’occhiata ai maggiori quotidiani online: Fox News, Le Figaro, The Vancouver Sun, National Post, The Independent, El Mundo, The Gazette, CNN News, The Guardian, The Washington Post, The New York Times ecc…

ASCOLTI IN TELEVISIONE. Sabato 30 aprile la seconda e ultima parte della miniserie “Karol, un uomo diventato Papa”, trasmessa da Canale 5 ha registrato 3.109.000 telespettatori (12,48%).  Domenica 1 maggio, su RaiDue  è andato in onda il film “Karol – Un Santo Padre”, visto da 1.3 milioni di italiani (5,34%). Su Canale 5 è stata trasmessa la seconda e ultima parte della miniserie “Karol, Un uomo diventato papa”, vista da 3.1 milioni di telespettatori (12,48%), nonostante fosse in replica. Rete 4, nello speciale di “Vite Straordinarie – Santo Subito”, condotto da Elena Guarnieri, è stata scelta da 1 milione di telespettatori (4,13%). Su RaiDue, lo speciale dedicato alla veglia di preghiera per la beatificazione -con Lorena Bianchetti e Massimiliano Ossini – è stato visto da 1.354.000 telespettatori (5,43%). Su Rai 1, lo speciale “Porta a Porta – Un vita da santo“, condotto da Bruno Vespa e dedicato alla vita di Papa Giovanni Paolo II, ha vinto la serata con 3.650.000 telespettatori (15,75% ) (cfr TvBlog.it e Tuttogratis). Si attendono i dati per la diretta della beatificazione.

 

ELEZIONE DI GIOVANNI PAOLO II (16/10/82)
http://youtu.be/5Ryzy4FlhMY

 

MORTE DI GIOVANNI PAOLO II (2/4/05)

 

I FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II (4/4/05)

 

BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II (1/5/11)

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Cina: decine di conversioni adulte a Pasqua, nonostante governo ateo

Nonostante la continua oppressione da parte del governo ateo, anche in Cina nel periodo pasquale si sono verificate decine e decine di conversioni adulte, in maggioranza fra i 30 e i 40 anni.

Lo rivelano AsiaNews e La Stampa, sottolineando che la Chiesa in Cina soffre per i controlli del regime e per le persecuzioni, ma ogni parrocchia, anche la più piccola, la notte di Pasqua ha celebrato il battesimo di decine di nuovi cristiani. A Shanghai, informa l’agenzia del Pime, i fedeli hanno celebrato la Pasqua con maggiore entusiasmo dopo che dal Vaticano è giunta la notizia dell’inizio del processo di beatificazione di Paolo Xu Guangqi, il mandarino amico di Matteo Ricci, fra i primi convertiti dai gesuiti nel XVII secolo e personaggio molto stimato dagli storiografi. I cristiani sotterranei della città chiedono anche la beatificazione del card. Ignazio Gong Pinmei, vissuto per 33 anni nelle prigioni di stato per aver giurato fedeltà al Papa.

Ma, nonostante tutto le conversioni continuano e l’età media dei cattolici continua a scendere. Molti catecumeni hanno spiegato di essersi convertiti perché «in una società dove c’è molta menzogna, siamo spinti a cercare la verità e a trovare una risposta alle domande importanti della vita, che il materialismo non riesce a soddisfare». Secondo alcune stime, riportano i quotidiani, ogni anno vi sono in Cina almeno 150 mila nuovi battezzati.

Facciamo notare che un ateo, un certo Enrico Fumagalli, ha commentato questa notizia rivolgendosi al giornalista de La Stampa, Giacomo Galeazzi, con queste parole: «Sei uno stronzo bugiardo, nessuna persecuzione ai credenti solo i rompipalle coglione. Siete dei giuda impestati di ipocrisia capaci di incrmentare odio, carogne putride.. Fa che non esista perché di farà un culo a padella».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’Istituto di autodisciplina blocca lo spot che offende i cristiani

La crisi della pubblicità ha portato a progettare nuove strategie di vendita. E chi è più interessante di Gesù Cristo? Così l’azienda di accessori per la telefonia Nodis di Cinisello Balsamo (Milano) ha pensato bene di strumentalizzare la Sua figura per la nuova campagna promozionale.

Si sono però levate moltissime proteste perché lo spot offende palesemente il sentimento religioso. Si vede infatti un uomo legato a un letto in una posizione che richiama l’iconografia del Cristo in croce, e torturato da una donna in abiti succinti con frustino in mano. L’uomo rivolge lo sguardo verso l’alto, chiedendo aiuto al padre.

L’Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria, dopo le giuste e inevitabili valanghe di proteste, ha deciso di intervenire obbligando Mediaset e l’azienda a “desistere dalla diffusione” dello spot andato in onda durante il mese di aprile, a causa dei suoi contenuti offensivi del sentimento religioso, «che si vorrebbe invece immune da attacchi completamente immotivati, come quelli portati a meri fini di strumentalizzazione commerciale».

La notizia è riportata su Avvenire, quotidiano fra i promotori delle proteste. «È evidente – scrive l’Iap – la volgarizzazione di figure connotate da forte sacralità e spiritualità, che vengono invece banalizzate dallo spot contestato e connotate di aspetti fortemente terreni e provocatoriamente maliziosi e trasgressivi».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’80% degli statunitensi prova ammirazione per Giovanni Paolo II

«Una figura straordinaria che unisce cattolici e non cattolici». E’ l’immagine di papa Giovanni Paolo II negli Stati Uniti che emerge da un sondaggio americano. Quasi l’80 per cento degli statunitensi (e il 98% dei cattolici praticanti) prova ammirazione per il papa polacco.

Emerge dunque l’unità del popolo statunitense nella considerazione del Papa che ha saputo incidere moltissimo anche in America e ha contribuito in maniera determinante i cambiamenti storici avvenuti nel corso del XX secolo. Addirittura circa 6 statunitensi su 10 ritengono che Giovanni Paolo II sia stato il migliore, o comunque uno tra i migliori pontefici della storia della cattolicità. Inoltre emerge anche che quasi i 2/3 degli americani ha memoria dei numerosi viaggi — ben 7 — compiuti da Giovanni Paolo II negli Stati Uniti. Mentre quasi il 50% degli intervistati racconta di aver assistito, attraverso la televisione o altri moderni mezzi di comunicazione, ai suoi funerali celebrati l’8 aprile del 2005 in piazza San Pietro dall’allora cardinale Ratzinger. Infine, più di 4 cittadini americani su 10 sostengono che Papa Wojtyła abbia inciso in qualche maniera nella loro vita spirituale. Il sondaggio è stato dall’Agenzia Asca e da Radio Vaticana.

 

In questo video sono stati condensati i momenti chiave delle visite pastorali compiute da Papa Wojtyła negli Stati Uniti.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Quello che gli scienziati dicevano su Giovanni Paolo II…

L’evento dell’anno 2011 è certamente la beatificazione di Giovanni Paolo II. E’ inevitabile dunque l’emergere di una sorta di frustrazione da qualche area estremista. Così, l’eminente fisico italiano, Antonino Zichichi, docente emerito di Fisica superiore all’Università di Bologna, Premio Enrico Fermi della Società italiana di Fisica, già presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e colui che ha scoperto il primo nucleo di antimateria, l’energia effettiva delle forze subucleari tra quark e gluoni e la struttura “tipo-tempo” del protone, ha voluto rispondere alla rivista Micromega, che ha definito “oscurantista” Papa Wojtyla.

Sul quotidiano Il Tempo ha definito questa mossa dei laicisti una “Hiroshima culturale” e ha ribatutto citando alcuni Premi Nobel amici di Giovanni Paolo II.

Ha cominciato con Pyotr Kapitsa, Nobel per la fisica 1978 per aver scoperto la Superfluidilità. Osteggiato parecchio dall’ateismo sovietico, che gli impedì di ricevere subito il Premio Nobel, definì Giovanni Paolo II «la Luce del mondo accesasi per cacciare le tragiche tenebre del nazismo e dello stalinismo».

Si parla poi di Eugene Wigner, Nobel per la fisica nel 1963. Invitato spesso a Erice dal professor Zichichi, amava spesso ripetere ai giovani: «Le frasi di Giovanni Paolo II forgiate su ferro e infisse nelle aule nel centro di Erice erano la prova che la scienza aveva finalmente trovato il suo Santo protettore».

Isidor Rabi, premio Nobel per la scoperta della Risonanza Magnetica Nucleare e padre del CERN, fu tra i più grandi estimatori di Giovanni Paolo II per il suo coraggio di difendere la scienza, separandola dalla tecnica.

Pavel Alekseevič Čerenkov, Nobel per la fisica 1958, si entusiasmò invece quando il Papa disse che «la scienza ha radici nell’Immanente, ma porta l’uomo verso il Trascendente» (la frase è anche incisa nella Basilica di Santa Maria degli angeli e dei martiti a Roma).

Ed infine Rudolf Mössbauer, Nobel per la fisica 1961 e membro della Pontificia Accademia delle Scienze, il quale disse: «Quello che mi ha più colpito dell’apostolato di Giovanni Paolo II è la sua difesa dei valori della scienza e il suo impegno a distinguerla nettamente dalla Tecnologia. L’uso della scienza infatti può essere pro o contro il progresso civile e sociale. Ricordo ancora il bassorilievo di Mastroianni posto nell’ingresso dell’Aula Magna Dirac a Erice. Sopra quell’opera c’è la frase di Giovanni Paolo II che dice: “Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo”. Questa è per me tra le più belle. Siamo grati a questo grande Papa per il contributo che ha voluto dare al progresso della cultura scientifica».

Il genetista Jérôme Lejeune con Giovanni Paolo II

 

Il fisico, biologo molecolare e premio Noble Maurice Wilkins con Giovanni Paolo II

 

Il fisico e premio Nobel Abdus Salam con Giovanni Paolo II

 

Il biologo e paleontologo Stephen Jay Gould e Giovanni Paolo II

 

Il tecnologo e informatico Walter Bender e Giovanni Paolo II

 

Il cosmologo e filosofo della scienza Michał Heller con Giovanni Paolo II

 

Il climatologo Veerabhadran Ramanathan con Giovanni Paolo II

 

L’astrofisico Costantino Sigismondi con Giovanni Paolo II

 

Il geologo Jeff Dozier con Giovanni Paolo II

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Chi non crede al miracolo di Wojtyla non crede ai medici

Il presidente della Federazione internazionale di Associazioni di medici cattolici (www.fiamc.org), il dottor José Maria Simon, ha dichiarato che le critiche al miracolo di Giovanni Paolo II sulla religiosa francese suor Marie Simon Pierre sono “offensive” per i medici e professionisti che fecero la diagnosi della malattia e per coloro che ne constatarono l’incredibile scomparsa. Se c’è una cosa che è certa è che oggi dal Parkinson non si può guarire, e tantomeno si può farlo improvvisamente.

In questo senso il dottr Simon, in un’intervista a Europa Press e ripresa da La Stampa, ha appoggiato la veridicità del miracolo perché, ha spiegato «dal Parkinson non si guarisce», e nel caso di Marie Simon Pierre «c’è stata guarigione», un elemento «che non ha spiegazioni naturali. E’ sicuro che esiste il Parkinsonismo, forme assimilabili al Parkinson che possono acquisirsi a volte, però la grande differenza fra Parkinsonismo e Parkinson è che il primo non è unilaterale come la malattia del Parkinson».

I miracoli in ogni processo di beatificazione «sono studiati da una commissione medica che verifica se si tratta o no di una guarigione naturale». Il medico risponde infine agli scettici: «Non diremmo che si tratta di una cosa straordinaria se avesse una spiegazione naturale perché dobbiamo proteggere la nostra istituzione e il suo prestigio. E d’altronde chi non vuole credere, anche se resusciti un morto, non crede». La F.I.A.M.C. è stata fondata nel 1966 e oggi è presente in tutti i continenti con centinaia e centinaia di medici e ricercatori professionisti. La religiosa Marie Simon Pierre cominciò a notare i primi sintomi nel 1988 ed ebbe la diagnosi di Parkinson giovanile nel 1991. Guarì “inspiegabilmente” e “completamente” dal Parkinson, come accertato dai medici francesi, il 2 giugno 2005 (due mesi esatti dalla morte di Wojtyla), dopo che tutta la sua comunità cominciò a pregare papa Giovanni Paolo II per la sua guarigione.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Christopher Hitchens: «Ho il cancro, continuate voi la guerra»

Uno dei più famosi atei militanti del mondo, Christopher Hitchens, ha inviato venerdì scorso una lettera al ritiro spirituale degli atei americani (in concomitanza con le festività cristiane), spiegando di avere ormai perso la voce a causa del cancro esofageo che lo affligge dal giugno 2010.

Ha tranquillizzato i suoi fan dicendo che le sue convinzioni atee rimangono più forti che mai. Ha incoraggiato gli increduli compagni a rimanere uniti e a portare avanti la “rivoluzione laica“. Ha scritto: «Le nostre armi sono la mente ironica contro quella letterale, la mente aperta contro i creduloni, la coraggiosa ricerca della verità contro le impaurite ed abiette forze che pongono limiti all’indagine». Dopo essere stata letta con la colonna sonora di Braveheart in sottofondo, la lettera è stato pubblicata sul sito web del suo compagno di battaglia, Richard Dawkins.

Invece delle «false consolazioni» Hitchens ha detto che pone la sua fiducia nella scienza medica e il supporto di amici e familiari. Peccato che proprio pochi giorni fa aveva dichiarato che a curarlo era il suo amico Francis Collins, celebre genetista e cristiano dichiarato, direttore del National Institutes of Health (cioè l’ente di ricerca medico-scientifica più importante del mondo (cfr. Ultimissima 11/4/11) .

Hitchens ha descritto il volto della religione come “l’arma nucleare dei mullah” e le “insidiose campagne dei creazionisti per insegnare la “pseudo-scienza” nelle scuole degli Stati Uniti (e come dargli torto su questo??).

Ha infine spronato i suoi devoti fedeli a formare una barriera di resistenza contro la fede in Dio (definita “sinistra assurdità”) e a difendere e sostenere la separazione tra Chiesa e Stato. Ha concluso la sua lettera dicendo «credetemi quando dico che sono presente con voi, anche se non corporalmente (e solo metaforicamente in spirito …)», e poi «don’t keep the faith» (cioè, “non abbiate fede”).

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Jovanotti sposta due concerti, coincidevano con il Venerdì Santo

Un gesto di rispetto da parte di Jovanotti verso i credenti. In un’intervista racconta anche della sua fede, molto sentita seppur balbettante e critica verso la Chiesa.



Il cantautore toscano Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è da mesi ai primi posti nelle classifiche di vendita con l’album “Ora”.

Recentemente ha deciso di spostare due date del suo tour perché coincidevano con il venerdì e il sabato santo: «Quando hanno fatto il calendario ho detto subito che non andava bene. Non ho mai suonato il venerdì e il sabato santo, neanche quando facevo il dj», ha detto.

«Il venerdì santo è il giorno della Passione, non si festeggia. Nella mia vita sono tutto meno che fondamentalista. Ma anche se non sono praticante mi sembra una forma di rispetto dovuta». Così, i due concerti in Umbria sono stati posticipati a sabato 28 e domenica 29 maggio.

«È una questione di rispetto», dice al quotidiano Avvenire. Un bel gesto, decisamente inusuale nel mondo dello spettacolo.


In un’intervista del 1998, pubblicata nel libro Anima mia. Rock, Pop e Dio di Giampaolo Mattei (Piemme 1998), Jovanotti aveva parlato della sua fede, seppur con alcune critiche alla Chiesa: 

«Credo in Dio, del resto basta ascoltare le mie canzoni per capirlo no? Sono una persona, come si dice, in ricerca. Faccio fatica ad accettare alcune regole imposte dalla Chiesa. Ma credo in Dio. Mi capita di rivolgermi a Lui soprattutto quando sto bene. Sono veramente convinto che la mia ricerca spirituale sia il cammino più importante che possa fare anche se non corro su binari ben delineati. La mia è certo una fede che balbetta, che non ha certezze assolute. […]. Il Vangelo è una forza tremenda, ma la Chiesa lo propone in maniera terribile e spesso incomprensibile per i giovani. Ci sono tanti sacerdoti che già da anni si occupano anche di musica, ma anche qui in generale c’è poca attenzione. Non ho mai aderito a concerti come Natale in Vaticano…mi troverei fuori posto, mi vergognerei a cantare per una Chiesa che non capisco. Mio padre ha lavorato in Vaticano, è vero. Mi diceva che era un’esperienza bellissima. Lui ci tiene molto. La mia famiglia abita a cento metri dal Vaticano e io sono cresciuto un po’ all’ombra di San Pietro. Pensi che ero presente sulla piazza quando c’è stata la fumata bianca per l’elezione degli ultimi due Papi..».


La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace