Lo stato dell’Indiana toglie il finanziamento all’ente abortista Planned Parenthood

Il governatore dell’Indiana (Stati Uniti), Mitch Daniels, ha dichiarato venerdì scorso che avrebbe presto firmato un disegno di legge in cui viene interrotto il finanziamento di Planned Parenthood, l’ente abortista più grande del mondo. Il Ddl è stato accolto anche dalla Camera grazie a 66 voti favorevoli contro 32. Con la firma del governatore verranno così bloccati i 3 milioni di dollari che lo Stato distribuisce a Planned Parenthood, prelevandoli dai cittadini favorevoli ma anche contrari all’aborto.

Il New York Times informa che è una scelta che i legislatori di molti Stati americani stanno cominciato a prendere in considerazione come nuovo approccio alla battaglia anti-abortista. L’Indiana è così diventato il primo.

Il disegno di legge prevede anche altre disposizioni, come il divieto di abortire dopo le 20 settimane di gravidanza e l’imposizione dei medici ad informare accuratamente le donne che vorrebbero abortire sulle recenti evidenze scientifiche ed embriologiche, le quali individuano l’inizio di una nuova vita al momento concepimento. «E’ una grande vittoria», ha dichiarato Glenn Tebbe, direttore esecutivo della Conferenza cattolica dell’Indiana. «Questo è un risultato a cui abbiamo lavorato per un certo numero di anni. Questa legge offre un’ottima opportunità per ridurre il numero degli aborti».

Diversi stati, tra cui Nebraska, Kansas e Oklahoma, hanno recentemente fissato gli stessi limiti all’aborto (cfr. Ultimissima 26/4/11 e Ultimissima 29/10/10),come ricorda anche The New American.

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Un medico ateo spagnolo dona il 5×1000 alla chiesa cattolica

Un importante oncologo spagnolo e ateo dichiarato, Dr. Jose Manuel Lopez, ha recentemente dichiarato che donerà il 5×1000 della sua dichiarazione dei redditi alla Chiesa Cattolica: «Cosa c’è di così sconvolgente a contrassegnare la casella della Chiesa cattolica nell’imposta sul reddito? E’ storicamente la più efficiente organizzazione di beneficenza», ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Diario Montanes.

Ha continuato: «Anche se io sono un ateo, non credo che le risorse gestite dalla Chiesa siano insignificanti o necessariamente sostituibili». Il medico specialista ha detto che l’aiuto e la cooperazione per i poveri e i bisognosi, non solo nei paesi sottosviluppati, ha bisogno di essere promosso. In questo senso, «il ruolo storico delle missioni cattoliche e della Caritas in questo settore non può essere negato». Ha dichiarato di essere recentemente andato a Messa: «partecipare alla vita cattolica, anche solo per un attimo, ma fa sentire parte di qualcosa di più grande e più stabile di me, qualcosa che mi fa respirare tranquillamente e rallenta il “polso”. Oggi ho visitato un’altra chiesa, dove stavano cantando inni belli. Sono a favore di questo spirito di pace e armonia, anche se io non sono credente», ha aggiunto.

Lopez ha detto di non comprendere l’anti-clericalismo di oggi in Spagna e nel resto d’Europa: «Trovo che la furia ossessiva di togliere i crocifissi dalla aule sia inspiegabile. Non vedo dove sia il danno nei simboli di una fede che non mi riguarda ma che mostra il mio background storico ed emotivo. Per spiegare l’idea dell’Europa, e in particolare della Spagna, ad un alieno, sarebbe impossibile evitare cattolicesimo», ha concluso.

In Ultimissima 24/8/10 informavamo che l’ateo Robert W. Wilson, aveva donato 5,6 milioni dollari all’Arcidiocesi cattolica di New York con la richiesta che il denaro fosse investito nelle scuole cattoliche, dichiarando: «La maggior parte di ciò che si insegna nelle scuole cattoliche sono le tre R: leggere, scrivere e far di conto. Ma lo fanno meglio di ogni altra scuola degli Stati Uniti».

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La diffusione dei contraccettivi aumenta il numero di aborti

Segnaliamo un interessante articolo di Francesco Agnoli comparso su La Bussola Quotidiana, dove viene spiegato che i dati scientifici dimostrano ormai molto bene che la disponibilità di anticoncezionali non favorisce la diminuzione dei concepimenti e degli aborti (cfr. Ultimissima 6/4/11), ma al contrario, la contraccezione è sempre più diffusa in molti paesi “moderni”, dalla Francia, all’Italia, a Cuba, eppure il numero degli aborti di minorenni in questi Paesi è sempre in costante crescita, oppure, in certi periodi, costante.

Agnoli spiega il motivo: mettere a disposizione dei giovani metodi per non avere figli, in una cultura pansessualista come la nostra, non fa altro che incoraggiarli ad avere un maggioro numero di rapporti: “tanto, non c’è il pericolo di rimanere incinte”. Si crea così un circolo vizioso: l’idea che si possa fare “sesso sicuro” determina una crescita del sesso tra minori, e, inevitabilmente, per la fallacia degli anticoncezionali, per incuria, e per mille altri motivi, questo facilita gravidanze indesiderate e premature. L’unica soluzione, sostiene, non è indicare un presunto “male minore” (come se dicessimo ai figli: “mi raccomando, se butti per terra le carte, per piacere, buttane poche”), ma educare alla distinzione tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tendere sempre al bene, cioè nel nostro caso, far capire ai giovani che il rapporto carnale tra due persone non è un gioco, un passatempo qualsiasi, bensì qualcosa che esige amore vero, rispetto, maturità, senso di responsabilità.

Rinunciare all’educazione e proporre l’anticoncezionale, oltre a non risolvere il problema, significa assecondare l’istinto più brutale, il pansessualismo imperante, la infinita serie di bisogni sessuali indotti propri di una società che propina sesso senza amore in tv, sui giornali, per radio…ad ogni ora del giorno. Si favorirà l’edonismo, il consumismo, la de-responsabilità a discapito del concetto di amore, di fedeltà e di auto-dominio.

L’unico vero controllo delle nascite, scriveva G. K. Chesterton, è l’autocontrollo. Nella società degli anticoncezionali, spiega il giornalista, non aumentano solo le gravidanze premature, ma anche il numero di aborti (come “rimedio” all’errore), il disprezzo per i figli, considerati un peso, aumenta la sterilità femminile (precocità dei rapporti), l’impotenza maschile (eccesso di sesso), i tradimenti, le separazioni e i divorzi.

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Il 70% dei disabili inglesi ha paura per l’approvazione dell’eutanasia

Secondo un sondaggio realizzato di recente dall’istituto demoscopico ComRes, ben il 70% – cioè quasi tre quarti – di oltre 500 disabili intervistati teme che un eventuale cambiamento della legge a favore del suicidio assistito possa esercitare pressione sui pazienti vulnerabili spingedoli a “porre fine alle loro vite in modo prematuro”. Inoltre, più della metà – il 56% – degli intervistati, ritiene che la legalizzazione della pratica del suicidio assisitito influirà negativamente sulla concezione che la società ha delle persone con un handicap.

Lo ha rivelato in un articolo il quotidiano inglese The Telegraph, aggiungendo anche che il 3% dei disabili intervistati teme anche che l’introduzione della legge a favore del suicidio metta loro stessi sotto pressione.

Richard Hawkes, uno dei responsabili del sondaggio, ha dichiarato: «Il suicidio assistito è una questione complessa ed emozionale, e ci sono voci forti e appassionate su entrambi i lati del dibattito. I risultati della nostra indagine confermano che le preoccupazioni circa la legalizzazione del suicidio assistito non provengono da una minoranza, ma da una maggioranza sostanziale di coloro su cui questa legge inciderebbe. Le persone disabili sono già preoccupate per la gente che ritiene la loro vita non degna di essere vissuta o li vede come un peso, e sono sinceramente preoccupate che una modifica della legge potrebbe aumentare la pressione su di loro per porre fine alla loro vita». Attualmente il governo sta prendendo posizione sulla questione.

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Un nuovo libro dimostra l’arte del plagio di Umberto Galimberti

E’ famosa questa citazione del filosofo Umberto Galimberti: «A me non piace la definizione di “ateo” perché ad affibbiarmela sono coloro che credono in Dio e guardano il mondo esclusivamente dal loro punto di vista, dividendolo in quanti credono o non credono. In questa etichettatura c’è tutta la prepotenza del loro schema mentale, che fa della loro fede la discriminante tra gli uomini».

Oltre all’assurdità dell’argomentazione (forse non è al corrente delle manifestazioni di “orgoglio ateo” promosse da certe sette razionaliste), il filosofo ignora che i primi ad essere chiamati “atei” furono proprio i cristiani, i quali venivano accusati di non credere a tutte le divinità del mondo greco-romano. Ma, a parte il contraddittorio ragionamento del filosofo Galimberti, rimane il dubbio che siano realmente parole sue. Sembra infatti che, come il suo collega di “fede” Corrado Augias (cfr. Ultimissima 28/4/11), il filosofo abbia un vizio persistente per il “taglia-copia-incolla” delle opere altrui (più comunemente chiamato “plagio”).

Spesso il vice-direttore de Il Corriere della Sera, Pierluigi Battista, ne ha parlato, come in un recentissimo e durissimo articolo dove dice: «Umberto Galimberti avrebbe potuto pur dedicare una parola al suo modo di scrivere, di riprendere i pensieri altrui, di (non) usare le virgolette regolamentari nelle citazioni, di (non) menzionare le fonti cui generosamente attinge per confezionare libri di grande successo. Avrebbe potuto, ma non ha voluto. Non che Galimberti avrebbe dovuto sottoporsi all’autocritica, come pure intimano gli innumerevoli pensatori comprensibilmente irritati nel vedere i loro pensieri trasferiti pari pari e senza virgolette sulle pagine di libri firmati da un altro. Ma qualcosa dovrebbe pur dire per rispondere ai giornali, in primis “Il Giornale” e “Avvenire”, che hanno puntualmente documentato, con puntigliosa e incontrovertibile precisione, una serie impressionante di «prestiti» . Prestiti, che grossolanamente potrebbero definirsi esercizi di «copia-e-incolla» o, più elegantemente, esercizi di immedesimazione mimetica nei concetti e nelle parole altrui». Battista conclude perentorio: «E’ esteticamente sgradevole l’accanirsi su un intellettuale in difficoltà, stritolato da documentatissime accuse che rischiano di compromettere una reputazione intellettuale costruita nei decenni. Ma chi si impanca a maestro di etica dovrebbe essere in grado di superare difficoltà e imbarazzi. Rispondere umilmente alle domande più feroci e non assumere l’aria di chi ritiene quelle domande un oltraggio al proprio piedistallo. Questo sì, che sarebbe moralmente «superiore».

Addirittura in questi giorni è uscito un libro, intitolato “Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale” (Coniglio Editore 2011), nel quale l’autore, Francesco Bucci, analizza dettagliatamente il vizietto di Galimberti. Intervistato da Avvenire, ha dichiarato: «I suoi lavori sono costruiti utilizzando pezzi di scritti precedenti, suoi o altrui. Non hanno consequenzialità, i vari pezzi talvolta si contraddicono l’un con l’altro […] Ripete esattamente le stesse parole in conferenze, convegni e occasioni diverse. E poi ha sicuramente un archivio tematico, nel quale pesca a seconda delle occasioni. Aggiunge qualche riga per cucire insieme i pezzi e apporta alcune modifiche. Un vecchio articolo dove parlava della “violenza assurda degli ultrà” diventa una riflessione sulla “violenza nichilistica degli ultrà”. Di originale rimane pochissimo, quasi nulla. Sembra un enorme lavoro di copiatura o, quando va bene, di parafrasi: di Heidegger, di Jung… E i suoi lavori, assemblati con materiale più volte riciclato, non hanno più alcun senso […]. Arrivo a domandarmi se non voglia farsi scoprire. Ormai trascrive capitoli interi, con tanto di titolo». L’autore ha anche inviato la sua opera al rettore dell’Università Ca’ Foscari, di cui Galimberti è dipendente: «Con il mio saggio ho avuto un insperato riscontro positivo dalla sua università, la Ca’ Foscari. Il rettore non è più lo stesso di tre anni fa, quello che sosteneva di non poter far nulla; l’attuale mi ha risposto immediatamente quando gli ho inviato il mio materiale, assicurandomi che valuterà se avviare un’indagine. Vedremo».

Ricordiamo che in un articolo del 2001 Galimberti, oltre a elogiare l’Illuminismo, sosteneva che, al contrario dei credenti, «quelli che solitamente sono definiti “atei” sono persone che nel loro pensiero e nella loro azione si attengono rigorosamente ai dettami della pura ragione». Che Galimberti mostri nelle sue opere ragionamenti molto interessanti è fuor di dubbio, peccato che però appartengano molto spesso a qualcun altro.

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Facebook: la pagina con più interazioni al mondo è quella su Gesù

La pagina Facebook chiamata Jesus Daily è stata dichiarata da All Facebook, un sito web di ricerca collegato al noto Social Network, la “più coinvolgente” a livello internazionale.

Lo si legge sul suo sito internet, dove la pagina cristiana è posizionata al primo posto con circa 5 milioni di fan e 2 milioni di interazioni. Al secondo posto viene quella di Justin Bieber, noto cantante pop e cristiano, e una pagina dedicata alla Bibbia (“The Bible”) posizionata al terzo posto. Più sotto compaiono le pagine ufficiali delle squadra di calcio del Barcellona, Manchester United e Real Madrid. La pagina di Lady Gaga è in 9° posizione subito prima di un’altra pagina dedicata a Gesù Cristo. La pagina spagnola chiamata “Dios es Bueno!” è 12°, mentre chiudono i primi 20 posti le pagine dei LA Lakers (squadra di Basket) dell’NBA e di Barack Obama.

The Christian Post ha intervistato il sacerdote anglicano australiano Mark Brown, fondatore della pagina “The Bible” (quella al 3° posto), il quale dichiara di averla aperta solo due anni fa. Attraverso di essa incoraggia le persone ad andare più in profondità nella loro fede. Il medico Aaron Tabor ha invece fondato “Jesus Daily”, la pagina che attualmente è la più visitata su Facebook a livello internazionale. Anche questa, si legge sempre sul sito web cristiano, è stata fondata nel 2009.

Tabor ha anche parlato del cyberbullismo ateo: diverse persone infatti continuano ad aggredire e a molestare la pagina e le persone che la frequentano. Gli atei, dice Tabor, hanno creato tantissime pagine in cui sacerdoti e cristiani sono beffeggiati attraverso immagini pornografiche. In altre compaiono bambini dismessi che chiedono preghiere per la loro malattia, ovviamente con intento satirico.

Ne approfittiamo per segnalare le minuscole pagine Facebook di UCCR: www.facebook.com/pages/UCCR, www.facebook.com/group/UCCR e www.facebook.com/pages/AntiUAAR

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Documenti inediti su Pio XII: chiese di nascondere gli ebrei

Documenti assolutamente inediti sono stati trovati nell’archivio della Società del Sacro Cuore, un istituto di diritto pontificio sul Gianicolo.

Nel Giornale della Casa “Villa Lante”, una sorta di diario in cui si annotavano tutti gli avvenimenti che di giorno in giorno riguardavano l’istituto, alla data del 6 ottobre del 1943 è annotato: «La Rev.da Madre [Manuela Vicente] è stata chiamata in Vaticano. Si è recata con Sorella Platania alla Segreteria di Stato dove S. E. Mons. Montini l’ha pregata, in nome del Santo Padre, di alloggiare tre famiglie minacciate, come molte altre, di essere prese dai tedeschi. Ha pure offerto un’automobile, affinché la Madre possa andar subito alla Casa Madre per chiedere i dovuti permessi. [E’] andata con la Rev.da Madre Pirelli e non ha riportato pieno consenso. Già una 15ª di persone alloggiano a Betania e la Rev.da Madre studia il modo di trovare altri buoni posti per meglio entrare nei desideri del Santo Padre che si degna darle tanta fiducia».

La notizia è pubblicata sull’L’Osservatore Romano e ripresa da molte agenzie. Ricordiamo che pochi giorni dopo il 16 ottobre, avvenne l’ignominioso rastrellamento del ghetto ebraico di Roma. L’articolista Giovanni Preziosi, che è l’autore stesso dell’importante scoperta, dichiara che questi documenti dimostrano che il Vaticano, così come gli alleati, era al corrente con una decina di giorni d’anticipo delle intenzioni dei tedeschi, altrimenti «non si spiega diversamente la sollecitudine con cui Pio XII, tramite monsignor Giovanni Battista Montini, aveva esortato la superiora generale della Società del Sacro Cuore Manuela Vicente ad allestire adeguati rifugi presso le proprie case religiose allo scopo di dare asilo agli ebrei perseguitati. A quel punto, dunque, la Santa Sede si vide chiamata in causa e ritenne giunto il momento di spalancare le porte di tutte le case e gli istituti religiosi romani per offrire asilo e protezione ai tanti ebrei che correvano seri pericoli di vita, cercando di non dare troppo nell’occhio e continuare nel più stretto riserbo quest’opera di assistenza e ospitalità clandestina nelle varie strutture ecclesiastiche dell’Urbe e del resto d’Italia».

Preziosi cita anche una circolare vaticana datata 25 ottobre 1943, in cui si «forniva l’orientamento di ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi, di aprire gli istituti e anche le catacombe». Per scongiurare il pericolo delle improvvise perquisizioni nazifasciste all’interno degli ambienti ecclesiastici, la Santa Sede fece anche pervenire a tutti i superiori dei conventi romani un avviso firmato dal governatore militare di Roma Rainer Stahel, scritto in italiano e tedesco, da far affiggere sulle porte d’ingresso di tutti gli istituti religiosi, in cui si dichiarava esplicitamente che l’edificio era sotto le dirette dipendenze della Città del Vaticano e, pertanto, venivano interdette perquisizioni o requisizioni d’ogni genere. Si provvide anche ad impartire precise istruzioni a tutti i conventi e le chiese d’Italia, esortandoli a spalancare le porte delle loro case religiose a tutti i perseguitati politici, in special modo agli ebrei, per offrire loro un adeguato rifugio. In un’altra nota autografa trascritta nel Giornale della Casa di “Villa Lante”, datata 9 novembre 1943, si legge: «Un avviso del Vicariato, firmato dal Vice Gerente, ha avvertito parroci, conventi e case che è improbabile che siano immuni da perquisizioni e requisizioni, fatte da parte dei tedeschi e dei fascisti. Villa Lante ha ricevuto questa comunicazione dalla Parrocchia e molti dei rifugiati sono partiti, non sentendosi più al sicuro. Madre Boggiano, anche al corrente di queste cose, e avendo dei rapporti con il Vaticano e con tutte le autorità civili, è stata consultata. Credo che il documento inviato dal Vaticano continui ad avere il suo valore, anche se è stato firmato da parte tedesca da Stahel, che ha lasciato Roma ed è stato richiamato in Germania».

L’articolista conclude sostenendo che questa opera condotta in sordina dal Vaticano senza grossi proclami, di aiutare cioè «segretamente» tanta povera gente, offrendo loro dei nascondigli sicuri per metterli al riparo da occhi indiscreti, in ultima analisi, «si sia rivelata una scelta saggia e lungimirante. In segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta, il 2 giugno del 1944 -proprio in occasione dell’onomastico del Papa- tutte le rifugiate presso la Casa delle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù al Gianicolo, decisero di fargli pervenire tramite la superiora madre Saladini, un telegramma augurale». Notizie di altri documenti di questo tipo le abbiamo date in Ultimissima 6/4/11,  Ultimissima 10/12/10Ultimissima 5/7/10.

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Studio australiano dimostra la pericolosità della RU486 per la donna

Uno studio australiano ha messo in allarme sulla poca sicurezza della pillola abortiva RU486 circa la salute della donna. E’ stato diffuso dalla rivista australiana dei medici di medicina generale, l’Australian Family Physicians, e ha esaminato quasi 7000 aborti eseguiti tra il 2009 e il 2010 nello Stato dell’Australia meridionale, dove la RU486 è stata introdotta da cinque anni.

I risultati emersi segnalano che le complicazioni conseguenti all’aborto chimico sono più frequenti di quelle dell’aborto come metodo chirurgico. I dati illustrati dalle autrici, Ea Mulligan e Hayley Messenger, sono riferiti al primo trimestre di gravidanza e indicano che ha dovuto rivolgersi ai pronto soccorso di un ospedale ii 3,3% delle donne che hanno usato la pillola RU486, contro il 2,2% di coloro che avevano subito un intervento chirurgico.

L’emorragia grave, si legge anche su Radio Vaticana, si è verificata in due su 5823 (tasso di incidenza: 1 su 3000) pazienti sottoposte ad aborto chirurgico, mentre lo stesso problema é stato riscontrato in quattro delle 947 (tasso di incidenza: 1 su 200) che hanno avuto aborti chimici. Il Presidente dell’Associazione italiana di riproduzione, il laicissimo Severino Antinori, aveva dichiarato un anno fa: «Smettiamola di dire che la pillola Ru486 aumenta la libertà della donna. Aumenta soltanto la sua libertà a farsi del male. Gli effetti della pillola sono devastanti per la donna e raccapriccianti per quel che succede al feto» (cfr. Ultimissima 4/5/10). La pericolosità dell’aborto chimico era già stata annunciata da un editoriale sul New England Journal of Medicine nel 2005, quando con 9 morti dopo l’aborto chimico (oggi siamo a 19) si era segnalato che la mortalità della donna era 10 volte maggiore con il metodo chimico rispetto a quello chirurgico.

Il ginecologo Lucio Romano ha dichiarato la ricerca emersa nei giorni scorsi dicendo: «Le maggiori complicazioni osservate dopo l’assunzione della Ru486 confermano indiscutibilmente dati di letteratura scientifica già noti. L’accertata alta incidenza di complicanze proprie dell’aborto chimico contraddice, in tutta evidenza, le argomentazioni di coloro che, per varie ragioni, si sono fatti promotori di una pericolosa e avventata banalizzazione dell’aborto». Fra questi pericolosi promotori ricordiamo la rivista laicista Micromega quando un anno fa elogiava la sicurezza della pillola e ovviamente i radicali italiani, quando sostenevano che la RU486 è «un metodo alternativo a quello chirurgico: un metodo sicuro, efficace, economico, meno doloroso che rende la donna più autonoma e consapevole della propria scelta».

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Roberto Benigni porta il cristianesimo nel mondo

Un libro su Roberto Benigni, scritto a più mani, uscirà nei prossimi giorni e s’intitolerà: “Roberto Benigni. Da «Berlinguer ti voglio bene» alla «Divina Commedia», il percorso di un comico che si interroga su Dio” (Società editrice fiorentina 2011). Gli autori si sono concentrati sulla modalità utilizzata da Benigni per parlare di Dio nelle sue opere (e in particolare nei film e nelle letture dantesche). Sono stati coinvolti anche un critico cinematografico, Francesco Mininni, e un teologo, monsignor Andrea Bellandi.

E’ innegabile che nelle opere di Benigni (dagli spettacoli di cabaret ai varietà televisivi, dai film alle letture dantesche) ci sia un’attenzione ricorrente per il Vangelo, Gesù e in particolare Maria. Da quando poi porta sulle piazze del mondo la Commedia dantesca, arrivando a dire che «Gesù, il Signore, s’è fatto uomo perché gli uomini diventassero Dio. Lui che non ha mai peccato s’è preso tutti i peccati, ha fatto tutto quello… è una cosa spettacolare quello che ha fatto». Oppure: «una volta morto è andato di là; non solo ha liberato tutti noi, ma è andato anche a liberare nell’Inferno qualcuno che non riteneva giusto che fosse lì… Gesù Cristo ne ha salvati proprio tanti! C’è sempre una speranza con Gesù, ragazzi. Io credo che c’è speranza anche all’Inferno, se c’è Gesù», l’opera di Dante è assolutamente tornata ad essere testo appassionante e ricercato da molte persone che desiderano coglierne la portata educativa, magari anche volendo approfondirne l’origine e il contenuto spirituale.

Con la sua ironia e profondità, Benigni aiuta a portare la bellezza del cristianesimo anche a persone molto diverse: dai letterati alle casalinghe, dagli intellettuali agli impiegati, e perfino a certi ecclesiastici un pò troppo progressisti. Il curatore del libro, Riccardo Bigi, dichiara ad Avvenire: «Non c’è dubbio che la cultura popolare di Benigni sia intrisa fino al midollo di religiosità. Una religiosità che può esprimersi nella presa in giro, nella battuta, nell’irrisione come nell’esposizione appassionata di sofisticate dottrine teologiche che si nascondono dietro i versi di Dante. Perché in fondo la comicità e la poesia, come ogni forma d’arte, sono strade per dire quelle cose che il linguaggio umano, altrimenti, non riesce a esprimere».

 

In questo video, a tratti molto commovente, Benigni parla della Madonna.

 

In quest’altro, partendo sempre dalla Divina Commedia, parla di Dio.

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Musulmani bosniaci dedicano un monumento a Giovanni Paolo II

La comunità musulmana della Bosnia ha eretto un monumento in onore a Papa Giovanni Paolo II nella città capitale di Sarajevo. Il leader della comunità, Mustafa Ceric, ha dichiarato: «Giovanni Paolo II è una delle figure più importanti del 20° secolo». Ceric ha incontrato il Papa durante l’incontro dei leader religiosi ad Assisi nel 1986.

Ma è la solidarietà che Giovanni Paolo II ha offerto ai bosniaci durante i capitoli più oscuri della loro storia recente, che ha portato i musulmani ad un’immensa gratitudine verso Wojtyla. Dal 1992 al 1996 la popolazione a maggioranza musulmana di Sarajevo ha infatti subito un assedio brutale per mano delle forze serbe. Ceric ha rivelato che la gente della città aspettava «ogni domenica per sentire la voce di Papa Giovanni Paolo II, messaggi di speranza effettuati attraverso le onde radio. Questo è il motivo per cui penso che si meriti di avere una statua qui nella città di Sarajevo».

Giovanni Paolo II, si legge su The Canadian Press, volle visitare Sarajevo durante questo terribile periodo, ma il viaggio venne annullato dopo che le forze serbe dichiararono di non poter garantire per la sua sicurezza. Ha fatto poi visita alla città nel 1997, un anno dopo la conclusione della guerra, e la folla che si radunò di fronte alla cattedrale di Sarajevo era composta anche da molti musulmani.

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