Quando l’atea URSS metteva all’indice il Vangelo e i libri religiosi…

La scrittrice russa Ljudmila Ulitskaja, sceneggiatrice e genetista, ha tenuto una prolusione durante la serata inaugurale del 24° Salone Internazionale del Libro di Torino.

La Ulitkaja ha descritto gli anni del potere sovietico, in particolare ricordando l’enorme elenco dei libri interdetti alla pubblicazione, nei quali configuravano testi antisovietici, testi religiosi e opere letterarie che non si confacevano all’ideologia dominante e pervasiva. I libri in lingua straniera venivano sequestrati «per precauzione».

La genetista ricorda che «in casa mia c’erano una Bibbia e il Nuovo Testamento stampati prima della rivoluzione, appartenuti alla nonna, ma mi capitò un giorno di vedere un Vangelo ricopiato a mano. Fu impossibile comprarlo. Il primo Vangelo, un regalo per una mia amica, lo acquistai da un agente di dogana. Costui aveva a casa sua una mensola su cui teneva alcune decine di Vangeli stampati, con buona qualità, in Belgio. Si trattava di Vangeli che sequestrava ai missionari che arrivavano in aeroporto e poi piazzava di persona dietro ingenti somme di denaro. In questo modo si compiva l’opera dei missionari, ma non così come era stata pianificata». Gli altri libri proibiti dall’ateissimo partito comunista russo erano quelli di Nikolaj Gumilev, Anna Achmatova, Osip Mandel’stam, Boris Pasternak, Josif Brodskij, Solženicyn, Šalamov, Evgenija Ginzburg, Venedikt Erofeev ecc.. La prima traduzione di Simone Weil, e Chesterton ricorda la russa, apparve grazie al Samizdat. La notizia è riportata su La Stampa.

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Di Lazzaro, fisico dell’Enea: «la Sindone non è spiegabile scientificamente»

Lunedì 16 maggio 2011 si è svolto un incontro all’Istituto di Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma nell’ambito del Diploma di specializzazione in Studi Sindonici. Vi hanno partecipato, tra gli altri, anche Bruno Barberis, docente di Fisica Matematica all’Università di Torino, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia e autore di circa 50 pubblicazioni su Riviste nazionali ed internazionali e Paolo Di Lazzaro, fisico e ricercatore Senior presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, dove si occupa dello sviluppo di sorgenti di luce LASER innovative e di studi di interazione della luce con la materia a livello atomico. Con oltre 150 pubblicazioni sulle migliori riviste scientifiche è considerato uno dei massimi esperti europei nel campo dei sistemi LASER di potenza elevata e delle loro applicazioni nei campi biologico, di micro-elettronica, di generazione di plasmi, di pulizia selettiva e superficiale di materiali. Da 5 anni si dedica allo studio della Sindone.

Bruno Barberis, si legge su Zenit, ha introdotto dicendo che «lo studio dell’immagine presenta un altissimo interesse dal punto di vista scientifico». Soprattutto in questi ultimi 40 anni la Sindone è stata «al centro di un ampio, articolato e acceso dibattito scientifico a livello interdisciplinare”, e gli scienziati “hanno cercato di comprenderne a fondo le caratteristiche e l’origine, avviando studi nei più disparati settori della scienza: fisica, chimica, biologia, informatica, medicina legale, statistica, ecc». L’approccio tradizionale, che veda la Sindone come lenzuolo funebre di Gesù, e quello scientifico «possono benissimo coesistere, a patto che ne vengano rispettati i diversi piani di competenza e non si voglia a tutti i costi mescolarli forzando le conclusioni senza rispettarne le peculiarità». E’ quello che chiedeva Giovanni Paolo II agli scienziati: «la Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono. Li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti».

Il fisico Paolo Di Lazzaro ha invece dichiarato che l’immagine della Sindone «ancora non è stata spiegata in termini scientifici», poiché il “metodo scientifico afferma che «solo dopo aver replicato un fenomeno si può conoscere la natura e l’origine del fenomeno stesso», e finora «nessuno è stato in grado di replicare l’immagine sindonica in tutte le sue caratteristiche chimiche e fisiche, nonostante molti sforzi in questo senso e diversi tentativi di copie periodicamente annunciate». Uno di quelli più grossolani è stato realizzato dal CICAP sotto finanziamento da parte dell’UAAR, rivelatosi un vero flop, come abbiamo accennato in “La Sindone dell’UAAR e del CICAP è una perfetta bufala”.

RISULTATI OTTENUTI DALL’ENEA DI FRASCATI. Tentativi assolutamente più seri, sono invece realizzati da anni presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, ed effettivamente nel 2010 sono arrivati i primi risultati: «un gruppo di scienziati con esperienza riconosciuta a livello internazionale su sistemi Laser e meccanismi di interazione luce-materia ha effettuato esperimenti di colorazione di tessuti di lino tramite impulsi brevissimi di luce ultravioletta. Dopo anni di indagini, si è scoperto che una colorazione simil-sindonica può essere ottenuta solo in un ristretto intervallo di valori di durata dell’impulso (miliardesimi di secondo), di intensità (miliardi di Watt su centimetro quadrato) e di spettro (profondo ultravioletto) della luce. Inoltre sono state ottenute immagini cosiddette ‘latenti’, che appaiono dopo circa un anno dall’irraggiamento che al momento non ha colorato il lino».

In un articolo del 2010, apparso su 30giorni, il fisico era stato più esaustivo: dopo aver spiegato le caratteristiche uniche della Sindone, disse che «questa immagine presenta circa quaranta caratteristiche fisiche e chimiche molto particolari, praticamente impossibili da replicare oggi, e a maggior ragione nel Medioevo o in tempi più remoti, tali da escludere che si tratti di un dipinto, o di colorazione ottenuta tramite bassorilievo scaldato o trattato con pigmenti o polvere ferrosa». Il fisico ha poi dettagliato il metodo di analisi effettuato dall’Enea sul Lino. Tuttavia, «per quanto significativi, i nostri risultati ancora non permettono di formulare un’ipotesi certa e praticabile sulla modalità di formazione dell’immagine sindonica: basti pensare che, se consideriamo la densità di potenza di radiazione che noi abbiamo utilizzato per ottenere la colorazione di un solo centimetro quadrato di lino, per riprodurre l’intera immagine della Sindone con un singolo flash di luce sarebbero necessari quattordicimila Laser che sparano contemporaneamente ciascuno in una zona diversa del lino per riprodurre l’immagine stessa; per intenderci meglio, una fonte di luce Laser avente le dimensioni di un intero palazzo».

RADIODATAZIONE AL CARBONIO. Nell’articolo Di Lazzaro affronta anche la questione della datazione mediante isotopo C-14 del 1988, la quale stabilì che un piccolo lembo prelevato in un angolo del telo, e diviso in tre parti, risultò essere di età compresa tra il 1260 e il 1390 d.C. Oltre a risultare improbabile che le migliori macchine tecnologiche contemporanee non riescano a riprodurre ciò che sarebbe stato possibile nel Medioevo (quando non esisteva nemmeno la fotografia, per non parlare del Laser), lo scienziato commenta che «è però opportuno sottolineare come la radiodatazione (un metodo che, per la sua natura statistica e dipendente dalla variabilità di molti fattori, gli archeologi utilizzano sempre in comparazione con tutto il complesso degli elementi, compresi quelli storici, datanti un oggetto) ha fornito una età del telo incompatibile con la cronologia suggerita da dati e indizi di carattere storico, iconografico e tessile, concordi nel ritenere il telo sindonico molto più antico. Alcune analisi recenti suggeriscono che il lembo analizzato tramite C-14 possa non essere rappresentativo della Sindone, e che la misura stessa possa aver sofferto di errori materiali di calcolo». Poco dopo queste dichiarazioni, comunque, la Società di Statistica Italiana dimostrava che i risultati della datazione al radiocarbonio utilizzata sulla Sindone sono totalmente inattendibili e che invece la sua origine è da collocarsi al I° secolo: Ultimissima 12/4/10.. Informiamo anche che gli interessantissimi atti del convegno scientifico del 2010 organizzato all’ENEA sulla Sindone sono stati messi online: http://www.acheiropoietos.info

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Esaltate abortiste fanno irruzione al Salone del Libro di Torino

Durante una delle prime presentazioni al Salone di Torino si è parlato anche di bioetica, presentando il libro: “La bioetica in redazione” di Giuliano De Marco eGiovanni Paolo II al movimento e al popolo della vita“, scritto dal leader storico del Movimento per la vita, Carlo Casini. L’ evento è stato organizzato proprio dal Movimento per la Vita.

Purtroppo appena il moderatore ha preso la parola per introdurre gli autori, una ventina di estremiste dell’aborto legate ai centri sociali di Torino si sono alzate e, armate di striscioni e megafono, hanno cominciato a scandire filastrocche abortiste ed insulti al presidente del Mpv Carlo Casini, che nemmeno era presente. Le esagitate hanno poi lanciato sul tavolo e contro gli oratori un chilo e mezzo di prezzemolo (il vecchio abortivo delle mammane) ed impedito che l’incontro avesse inizio. Valter Boero, capogruppo Udc in Comune e docente alla facoltà di Agraria, dopo aver esagerato nella reazione tentando di impossessarsi degli striscioni, ha dichiarato: «Se anche erano venute al Salone per protestare contro la delibera, il risultato è stato decisamente diverso. Si è trattato di un assalto fatto con violenza e maleducazione da parte di ragazze che non sono informate e vengono strumentalizzate. Mi chiedo se a Torino, al giorno d’oggi, non sia neanche possibile presentare un libro in pace…». Le abortiste fanno parte del Laboratorio Sguardi sui Generis e di Me-Dea, ma il commando era organizzato dal centro sociale Askatasuna, perennemente in lotta con le forze dell’ordine, come si legge sul loro sito.

Dopo mezz’ora di puro caos sono infatti intervenute le forze dell’ordine e le estremiste di sinistra hanno così iniziato ad insultare anche i poliziotti, intonando contro di loro inni di disprezzo e di insulto. Molte di esse hanno anche aggredito i militari, venendo minacciate di arresto.

Il Corriere della Sera ha stigmatizzato l’assalto, definendolo «un salto indietro nel tempo, agli inizi degli anni Ottanta, al clima che si respirava nelle piazze nei giorni caldi del referendum sull’ aborto, esattamente trent’ anni fa, il 17 maggio 1981». Carlo Casini ha parlato di «intolleranza vetero-femminista che ha cercato di impedire che fosse ascoltata la parola di Giovanni Paolo II sul valore della vita umana». De Marco, l’autore di uno dei libri, ha dichiarato: «Ho cercato di farle discutere. Ho lavorato cinque anni a questo libro, ho analizzato l’ informazione di quindici testate nazionali. Le ho invitate a sentire quello che avevamo da dire, per poi ascoltare il loro parere». Appena il clima è tornato moderato, la presentazione è comunque andata tranquillamente avanti, sicuramente con molti più partecipanti di quanti già ce n’erano.

Qui sotto un paio di video molto divertenti dell’intimidazione abortista, in cui le esaltate guerriere della soppressione del feto umano hanno sfidato le forze dell’ordine, creando anche una rissa.

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In Cina 10mila conversioni cristiane al giorno, nonostante l’oppressione atea

Il comune denominatore dei regimi è la guerra alla fede religiosa. Questo accade ancora oggi in Cina, guidata ufficialmente dall’ateismo governativo. L’articolista de Il Giornale è chiara: «Sono anni che la religione torna a intralciare i piani della Repubblica Popolare cinese. Come una maledizione, come una iattura, continua a bussare alle porte della gente, nonostante le torture, al di là della paura, delle minacce, del terrore».

Nonostante gli appelli di Benedetto XVI, Pechino gestisce il «suo» conclave, fatto di preti scelti direttamente dal regime. «Il governo ci prova da sempre, lotta contro i preti, le chiese, le processioni, le meditazioni. Mao voleva uno Stato ateo, senza traccia di credo religioso ma ha perso». E lo conferma l’ultima stima del professore Li Tianming, del dipartimento di teorie religiose dell’università di Renmin: «Ogni giorno sono dieci mila i cinesi che si convertono al cristianesimo». Un numero altissimo, nonostante i divieti e i campi di lavoro per «ripulire la mente». «La Cina ha due facce: quella ufficiale è atea, dall’altra parte c’è quella nascosta, che continua a crescere, che non si arresta, fatta da milioni di fedeli». Il prof. Li Tianming spiega che «oggi le religioni si stanno prendendo le loro rivincite. Si stima che ormai siano 200 milioni i credenti. A questo ritmo la Repubblica Popolare cinese diventerà il più grande Paese credente del mondo. Le persone vengono in chiesa perché si sentono felici, hanno bisogno di meditare».

È dal 2010 -continua il quotidiano- che il governo cinese ha dichiarato guerra ai cattolici e protestanti, un centinaio di credenti erano stati arrestati nel mese di dicembre, e ancora oggi una trentina di loro si trovano in carcere. Sempre uguali le tecniche di persuasione, di tortura. 1600 cinesi torturati a morte, più di 100mila detenuti in carcere, più di 25mila costretti in campi di lavoro, più di 1000 rinchiusi in ospedali psichiatrici perché credenti in Dio.

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Recensione del libro “Evoluzionismo e cosmologia”

Con questo articolo diamo avvia alla collaborazione con Michele Forastiere, docente di matematica e fisica con appassionata propensione per gli studi biologici ed evoluzionisti. In questo primo articolo presenterà il suo libro “Evoluzionismo e cosmologia. Ovvero: Cosa c’entra Darwin con la vita, l’Universo e tutto quanto?” (Edizioni Cantagalli, Siena 2011, Pagine 160 – Prezzo 12,00 €). L’autore si è reso anche disponibile a rispondere a domande, dubbi ed eventuali critiche che potranno essere postate nei commenti sotto l’articolo.

 

di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

 

È innegabile: come gli scienziati immaginari della notissima serie fanta-comica di Douglas Adams, “La Guida Galattica per gli Autostoppisti”, anche gli abitanti della Terra hanno tentato, fin dalla più remota antichità, di trovare la fatidica Risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’Universo e tutto quanto. È del resto altrettanto innegabile che molti ritengono che la scienza abbia già trovato la Risposta, e l’hanno individuata nel darwinismo: ovvero nell’idea che l’esistenza dell’Uomo si possa – in ultima analisi – ritenere solo il punto terminale di una lunga, involontaria successione di processi di variazione casuale (mutazioni genetiche) seguiti dalla cernita dell’inesorabile selezione naturale (sopravvivenza del più adatto). In altri termini, la Risposta starebbe nel connubio del caso cieco con la necessità materialista (guidata cioè dalle sole leggi della fisica e della chimica).

Sebbene questa convinzione venga oggi raramente messa in dubbio, ho provato lo stesso a chiedermi se per caso la verità non stia altrove. “Evoluzionismo e cosmologia” è il risultato delle riflessioni che in un paio d’anni di ricerche sono riuscito a mettere insieme, sempre basandomi su lavori scientifici di studiosi onesti. Per inciso, e per non creare equivoci: le mie critiche al darwinismo non si ispirano al creazionismo. Sono fermamente convinto che l’evoluzione della vita sulla Terra si sia effettivamente verificata, e che le prove scientifiche di ciò siano schiaccianti (penso che dubitarne, in fin dei conti, equivarrebbe a mantenere delle riserve sui fondamenti stessi della scienza). Secondo me, però, questo non significa che siano definitivamente chiari tutti i meccanismi mediante i quali l’evoluzione biologica è avvenuta, né che il darwinismo sia in grado di spiegarla compiutamente. Ho dato avvio alle mie riflessioni concentrandomi in particolare sul primo termine del binomio ritenuto il motore dell’evoluzione, la mutazione genetica casuale. Come è noto, secondo il darwinismo moderno (il cosiddetto neo-darwinismo) questa è l’unica fonte possibile di nuova informazione, quella che – in altre parole – ha permesso la comparsa continua di nuovi organi, di nuove funzioni, di nuove specie nella storia della vita.

 

Ebbene, nella prima parte del libro mostro che si può senz’altro affermare che la mutazione casuale potrebbe teoricamente essere stata la fonte di ogni nuova informazione emersa nella biosfera terrestre; ma con un valore di probabilità assolutamente trascurabile. In altri termini: se fosse possibile fare scorrere daccapo tutte le scene della storia della Terra, da quattro miliardi di anni fa a oggi, ci sarebbe bisogno di innumerevoli miliardi di ripetizioni perché compaia per caso qualche forma di vita moderatamente complessa.

Eppure, come è noto, i sostenitori del neo-darwinismo si aggrappano a quel “teoricamente” per continuare a difendere tale concezione. È chiaro però che, affinché questo tipo di difesa abbia un minimo di credibilità scientifica, si deve poter dare per certa almeno una delle seguenti condizioni: 1) la probabilità della catena di eventi casuali che possono condurre alla comparsa dell’Uomo non è poi così bassa; 2) la storia della Terra si è effettivamente ripetuta un numero strabiliante di volte. Ora, siccome la prima possibilità appare proprio difficile da sostenere, non rimane che la seconda. Inutile dire che, se dimostrata, essa risolverebbe definitivamente la questione: in un Universo che si rinnova innumerevoli volte – o che esiste in innumerevoli copie – il verificarsi di ogni evento, per quanto improbabile, diventa una certezza.

In realtà, l’idea di un Universo eterno e infinito è vecchia come il cucco, e si è ripresentata ciclicamente più volte nella storia del pensiero umano fin dai tempi di Democrito ed Epicuro. Attualmente essa è rinata nella nuova veste cosmologica del multiverso, un concetto apparso nell’ultima parte del XX secolo e ispirato da alcune osservazioni astrofisiche.

 

Nella seconda parte del libro ho esaminato in dettaglio quest’ultimo baluardo del paradigma darwinista e – sempre sulla base di studi documentati – ho cercato di metterne a nudo le più evidenti pecche di ordine scientifico e logico. Sono arrivato così a questa conclusione: se proprio si vuole credere che il darwinismo (o per meglio dire, il binomio caso-necessità) sia effettivamente la Risposta alla domanda sull’origine della vita e di tutto quanto, si è liberissimi di farlo; convincendosi però che per l’appunto di una credenza si tratta: e di una credenza cieca e irrazionale, che non trova alcun sostegno nella scienza e nella retta ragione.

La vera Risposta, dunque, andrebbe cercata da qualche altra parte. Sì, ma dove? Nell’ultima sezione del libro ho provato a indicare quelle che penso siano le uniche strade percorribili a chi creda davvero nella scienza, così come la intendeva Galileo.

La prima è quella di rimanere convinti del fatto che l’Universo sottenda effettivamente un ordine razionale, conoscibile per via scientifica, e che la sua piena comprensione un giorno sarà raggiunta. Ciò – naturalmente – a patto di compiere ogni onesto sforzo per arrivarci, senza rinchiudersi pregiudizialmente in alcun paradigma anti-empirico.

La seconda strada non è molto lontana dalla prima. Chi la segue crede pienamente nella scienza e nella sua capacità di spiegare il funzionamento del mondo materiale, e tuttavia prova stupore per come esso sia perfettamente accordato in tutti i dettagli, perfino nelle contingenze più impensabili, e accetta di aprirsi al mistero di una Verità che lo trascende. Insomma (come hanno effettivamente fatto moltissimi scienziati, da Galileo a oggi) comincia a credere in Dio.

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Il farmacologo Mario Eandi contro la RU486: «è dannosa per la donna»

Il farmacologo dell’Università di Torino, Mario Eandi, si decisamente opposto alla pillola abortiva RU486.

Ritiene infatti che non sia affatto un «aborto dolce», come i radicali hanno voluto tentare di accreditare. Avvenire ricorda che lo specialista si oppose infatti nel 2005 alla sperimentazione della pillola al al Sant’Anna di Torino. Ha sempre sostenuto, come il presidente dell’Associazione mondiale di medicina riproduttiva Severino Antinori (cfr. Ultimissima 4/4/10), «che la pillola abortiva è dannosa per la salute della donna, perché la obbliga a un iter abortivo lungo e doloroso, ma anche per le ricadute psicologiche. Iniziano le contrazioni, i dolori, le perdite di sangue e, sempre in misura variabile, anche vomito, nausea, diarrea. Spesso poi l’embrione viene espulso solo tra i 3 e i 20 giorni successivi». Inoltre «non è infrequente la necessità di ricorrere ai raschiamenti chirurgici per gli aborti incompleti».

Una procedura dunque molto macchinosa e difficile, ed è proprio il meccanismo della Ru486 a funzionare male: «Dopo l’assunzione del primo farmaco, pochissime donne abortiscono completamente. Almeno nell’80% dei casi la donna deve ricorrere, dopo un paio di giorni, al secondo farmaco – il misoprostolo – per ottenere l’espulsione del feto». L’uso di questo secondo farmaco potrebbe portare la donna a gestire l’aborto a casa, a dover così «controllare personalmente il flusso emorragico e l’espulsione del feto». Per chi decidesse di tornare indietro dopo aver assunto la prima pillola, «è molto difficile ipotizzare un esito positivo, visto che il feto nella grande maggioranza dei casi avrà già avuto sofferenze». Che tutto questo venga nascosto dal laicismo, dai radicali dell’Associazione Luca Coscioni, sedicenti “per la libertà di ricerca scientifica”, dimostra quanto poco sia da loro considerata, in realtà, la salute della donna.

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Irina Sanpiter, dall’imposizione dell’ateismo sovietico al cattolicesimo

Dall’ateismo imposto nei corsi universitari dell’Unione Sovietica alla fede cattolica grazie all’incontro con Giovanni Paolo II. La storia di Irina Sanpiter, tra gli alti e bassi della vita.

 
 
 

L’attrice russa Irina Sanpiter, nota in Italia per il suo indimenticabile ruolo di “Magda”, la stressata moglie di Furio nel celebre film “Bianco, rosso e Verdone” di Carlo Verdone (1980), ha recentemente concesso un’intervista esclusiva al quotidiano Libero (non più trovabile online), rivelando aspetti intimi della sua vita e della sua carriera.

 

Incontri divini: l’esperienza di Irina con Wojtyla

A soli 27 anni, infatti, Irina è stata colpita da un linfoma che ha cambiato radicalmente la sua vita. Oggi, ogni 23 giorni, deve sottoporsi a trasfusioni per il resto dei suoi giorni. Tuttavia, nonostante le difficoltà, Irina affronta la sua condizione con una determinazione inarrestabile accogliendo il cambiamento devastante come un segno divino.

Un altro momento indimenticabile nella vita di Irina è stato l’incontro con Papa Giovanni Paolo II nel 2000 in occasione della preparazione del Giubileo Giovani. Durante la presentazione del progetto al Santo Padre, Irina e il suo team avevano pensato di realizzare un concerto di musica gospel. Tuttavia, il Papa sorprese tutti: «No, a me serve che i giovani si avvicinino alla Chiesa e per farlo bisogna parlare la loro lingua. Ma quale gospel? Voglio che organizziate un concerto rap!».

 

Dall’ateismo sovietico imposto all’abbraccio della fede

Nel corso dell’intervista, Irina ha anche condiviso il suo passato come studentessa in Russia durante il regime comunista. Ha sottolineato come l’ateismo fosse imposto anche nei suoi esami universitari: «Tra i 64 esami universitari fui obbligata a dare anche quello di ateismo!».

Tuttavia, tutto è cambiato nel 1993, quando ha incontrato per la prima volta Giovanni Paolo II: «Sono stata atea fino al ’93, poi ho incontrato la prima volta Papa Wojtyla ed è cambiato tutto». Questo incontro ha segnato una svolta nella sua vita, portandola riscoprire la fede e a intraprendere un cammino spirituale che l’ha guidata fino ad oggi.

La redazione

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L’oppressione e il bullismo degli atei in Europa

Sull’aggregatore PaperBlog è apparso in questi giorni un post relativo al blog chiamato “Dispensare, periodica attualità centrifugata”.

Il titolo del post è “La Dittatura degli Atei (una repressione religiosa)“, e affronta con lucide argomentazioni ciò che molto spesso denunciamo nei nostri articoli (quasi sempre rivolti per questo contro l’UAAR), cioè il bullismo e l’oppressione degli atei moderni in Occidente. L’autore del post si definisce un “non credente” nei commenti che seguono. Mentre in Oriente, Corea del Nord o Cina, l’attacco ateo-comunista ai cristiani è fisico e diretto (carcere per chi prega e tortura per chi ha una Bibbia, senza contare quel che avviene in terra islamica), in Occidente l’oppressione atea è molto più più subdola e apparentemente “civile” e perciò più difficile da smascherare.

INTOLLERANZA E PREGIUDIZIO. L’autore del blog riflette sulla società moderna, dove «l’obbligo all’ateismo è un prerequisito necessario per essere “sani”». Nonostante lo sforzo di apertura, antirazzismo, equiparazione, egli verifica quotidianamente «lo sviluppo di una vigorosa intolleranza religiosa. L’ateismo, come ogni religione, non si arresta alla autosufficienza, ma deborda inevitabilmente nel plagio, sotto la forma di una costrizione ed imposizione necessaria se si vuole aderire ad una determinata setta». Non si tratta di un’offensiva ragionata, ma è un disprezzo unicamente basato sul pregiudizio superficiale, «che impedisce di ascoltare le parole di un prete o di un cardinale, colpevoli ancora prima di pronunciarsi, indipendentemente dalla pronuncia, di appartenere ad una determinata schiera, ad un culto religioso. Ci se ne rende conto quando un Papa (indifferente da quale sia) viene condannato a priori, reo di essere Papa, senza essersi documentati, senza sapere esattamente quale sia il contenuto delle sue pronunce».

CYBERBULLISMO ATEO. Si passa così inevitabilmente a parlare del cyberbullismo ateo (come viene chiamato in America), che vede apparire su Facebook «numerosi gruppi anticristiani (perchè in questo delirio fascista, buddismo e musulmanesimo, in quanto religioni distanti dall’occidente, sono quasi ben viste), che hanno la stessa carica violenta e offensiva dell’imposizione a portare sul braccio la stella di David». L’oppressione è ovviamente condita con spot metodici e sistematici della retorica anticristiana (“Se il Papa vendesse gli anelli d’oro sfamerebbe l’Africa”, “Questi preti pedofili”) e da vignette satiriche (la satira giustifica tutto…) dove la figura dei santi, del Papa e in particolare di Gesù viene «ridicolizzata a più non posso, in ogni salsa, in un accanimento che più che divertente risulta propagandistico». Per non parlare dei commenti che prolificano nei siti atei o su Youtube, la quale «violenza e aggressività lascia sbalorditi, e la similitudine con l’ebraismo sempre più adeguata, due forme di concetto religioso che in differenti momenti storici si sono ritrovate forse inappropriate, obsolete o scomode, e che per questo si sono trasformate in bersagli facili per il rilascio senza contegno della crudeltà della massa, frustrata e predestinata alla necessità di umiliare, ma questa volta cambiando forma (del resto cambiano, una volta si bruciavano vivi, poi hanno inventato le camere a gas)».

PRESSIONE PSICOLOGICA. Pressione psicologica dunque e non (ancora) fisica, sotto forma di ironia, di scherno, di arroganza. Lo scopo di tutto questo è ovviamente incutere timore al credente per evitare l’espressione pubblica del suo pensiero, «pena sfottò (termine crudele per spacciare una critica superficiale e violenta, per uno scherzetto) ed emarginazione». L’autore del post parla da non credente, lo ricordiamo. Tuttavia riconosce che «questo stesso fanatismo lo ritrovo oggi prepotente e vigoroso negli atei, nei senza fede, che non nei cristiani». Nonostante non sia legittimamente d’accordo con i cattolici su aspetti bioetici (aborto, eutanasia ecc..), crede che «una società veramente civile e moderna, dovrebbe essere capace di comprendere, discutere, mediare e comunque accettare. Purtroppo non si assiste a questo, non si vede un briciolo di intelligenza che riesca a sfondare il muro dei luoghi comuni e della superficialità, per riuscire comunque a convivere nel rispetto e nella parità». La violenza e le dinamiche del totalitarismo anticristiano del ‘900 sono dunque «ancora fortemente presenti in questa mia società italiana, seppure oggi, drammaticamente mascherate sotto buone parole, che ancora e forse per sempre, rimarranno soltanto, buone parole».

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Il cosmologo Martin Rees: «sono uno scettico, felice di andare in chiesa»

Da quando il celebre cosmologo e astrofisico Martin Rees ha vinto il Premio Templeton 2011 (cfr. Ultimissima 10/4/11), riconoscimento scientifico assegnato a quanti si sono distinti nel dialogo tra scienza e religione, sue interviste compaiono frequentemente sui quotidiani internazionali. Rees è astronomo Reale e docente al Trinity College di Cambridge, ex presidente della Royal Society ed considerato tra i più grandi scienziati viventi.

In Ultimissima 9/5/11 riportavamo una sua intervista a The Guardian, mentre una seconda è apparsa su New Statesman, dove dichiara: «E’ stata una sorpresa per me ricevere il Premio Templeton, che unisce un eclettico elenco di scienziati, filosofi, teologi e personaggi pubblici. Come altri scienziati che lo hanno vinto negli ultimi anni, anch’io mi concentro sulle “grandi domande” (nel mio caso, cosmologiche e mi sono impegnato a comunicare l’essenza del mio lavoro ad un ampio pubblico».

Rees apprezza molto anche la filosofia, al contrario degli scientisti. E infatti dichiara: «La maggior parte degli scienziati corre il rischio di perdere di vista il quadro generale. La filosofia comincia dalla meraviglia e, alla fine, quando il pensiero filosofico ha fatto del suo meglio, lo stupore rimane». Tuttavia Rees si definisce «scettico» e non intende credere «ad alcun dogma. Questo è certamente il motivo per cui non ho alcun credo religioso». Ma «nonostante questo, continuo a essere nutrito dalla musica e dalla liturgia della Chiesa in cui sono stato educato. Così come ci sono molti ebrei che osservano i rituali del Venerdì in casa loro, nonostante che si definiscono atei, io sono un “tribale cristiano”, felice di partecipare a funzioni religiose».

Critica dunque le campagne contro la religione, definendole «socialmente controproducenti», e chiede invece alleanza contro il fondamentalismo. Per questo -dice- «le religioni tradizionali, come la Chiesa Anglicana, dovrebbero essere valutate positivamente in quanto al nostro fianco in casi di questo tipo».

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Successo del tema religioso al Salone del Libro di Torino

Nonostante tantissimi editori cattolici siano stati lasciati fuori dal Salone internazione del Libro a Torino, svoltosi in questi giorni, i temi religiosi sono stati fra gli incontri più seguiti.

Lo scrittore Erri De Luca, si legge su Il Corriere della Sera, ad esempio, ha riempito la Sala Oval ed Enzo Bianchi ha fatto lo stesso nella Sala Rossa, nonostante un disguido che ha fatto slittare l’incontro di mezz’ ora. Due degli appuntamenti più seguiti. Successo anche per don Virginio Colmegna e don Giacomo Panizza, impegnati allo stand di Ibs nell’affronto dei temi caldi, come l’immigrazione e l’accoglienza.

De Luca e Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, hanno entrambi analizzato la stessa pagina del Vangelo di Giovanni, quella dell’ adultera condannata alla lapidazione che Gesù salva con le parole «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Entrambi parlano della donna nella Bibbia e nella storia religiosa e cristiana. Si è insistito anche sul «riseminare il Vangelo, liofilizzato nei valori cristiani».

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