Benedetto XVI in Germania: in un giorno distribuiti 28 mila biglietti

Il 22 settembre 2011 Benedetto XVI visiterà la Germania e, dando un’occhiata ai preparativi, sembra che replicherà il successo riscattato in Gran Bretagna (cfr. Ultimissima 20/9/10).

La Conferenza episcopale tedesca ha infatti confermato un vero e proprio “boom” di richieste per i biglietti: nel solo primo giorno di distribuzione, la pagina web www.papst-in-deutschland.de ha registrato 28.000 richieste e 52.000 accessi. Il server ha avuto addirittura problemi di gestione dati ed è stato necessario allestire una pagina web provvisoria.

Questi biglietti, ricorda l’agenzia SIR, vengono distribuiti per partecipare alla messa che si svolgerà il 22 settembre a Berlino davanti al Castello di Charlottenburg, ai Vespri mariani ad Etzelsbach il 23 settembre, alla messa che si celebrerà l’indomani a Erfurt, alla veglia di preghiera per i giovani a Friburgo e alla messa e Angelus previsti a Friburgo per il 25 settembre.

Su questo blog, in continuo aggiornamento, sono raccolte tutte le notizie sul grande evento.

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Il 60% dei genitori inglesi non vuole l’educazione sessuale a scuola

Più della metà dei genitori inglesi non vuole che l’educazione sessuale venga insegnata ai bambini a scuola. Lo ha stabilito un recente sondaggio commissionato da Babychild.

L’indagine, riporta il Dailymail, ha interrogato, tra aprile 26 e il 4 maggio, più di 1.700 genitori di bambini dai 5 agli 11 anni e ha rilevato che il 59% di essi non sono d’accordo con il fatto che l’educazione sessuale sia insegnata nelle scuole fin dalla giovane età. Quasi la metà (48%) degli intervistati ha invece dichiarato che i bambini dovrebbero avere almeno 13 anni.

Tra coloro che non sono d’accordo, il 41% ha detto di ritenere inappropriato questo tema da insegnare ai giovani, mentre il 28% sostiene che sia un compito dei genitori. Il 27% invece dice che non ci sia bisogno di questo tipo di insegnamento.

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La chiesa ortodossa è uscita vincitrice dall’ateismo sovietico

Un nuovo libro, intitolato Stalin e il patriarca, la Chiesa ortodossa e il potere sovietico 1917-1958 (Einaudi 2011), di Adriano Roccucci, docente di Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e filosofia di Roma Tre, ricostruisce la rinascita della chiesa ortodossa russa dopo le durissime vessazioni che subì sotto il periodo ateo-comunista. La chiesa fu stordita dalla foga inquisitoria del regime, ma non soccombette. Il patriarcato di Mosca è tornato ad esercitare un ruolo importante nella Russia post-comunista, riappropriandosi di quella vocazione millenaria di architrave della “russità”.

Intervistato dal quotidiano Europa ha risposto: «L’esperienza sovietica non si risolse con il tentativo di secolarizzare stato e società. Prese la forma, piuttosto, di una “confessionalizzazione ribaltata”. Quello sovietico non era il modello dello stato laico, tendenzialmente neutrale verso la religione. I sovietici avevano una posizione chiara su Dio e professavano l’ateismo. Il tutto s’inseriva in un clima segnato dal mito rivoluzionario e dell’uomo nuovo. L’ateo sovietico era diverso dall’ateo occidentale. Era un credente, in taluni casi addirittura più credente del religioso. Questo carattere, in parte “mistico”, pervade tutta la storia bolscevica e connota la lotta contro gli ortodossi». Anche il comunismo sovietico fu un tentativo di emanciparsi dal cristianesimo per creare una nuova religione, assolutamente secolarizzata: «Il potere volle costruirsi un’aurea di sacralità, riappropriandosi addirittura dei simboli della storia russa. Con Stalin, in modo ancora più evidente, si consumò una strategia per convertire la “Terza Roma” alla tradizione bolscevica. Il piano regolatore portò alla costruzione dei sette, celebri grattacieli staliniani. Non è casuale che sette fosse anche il numero dei colli di Mosca e dei monasteri ortodossi, abbattuti dal regime, disposti a semicerchio lungo il secondo anello della città prerivoluzionaria».

Stalin usò anche la chiesa per realizzare i suoi obiettivi di guerra, cioè l’allargamento a occidente delle frontiere e dell’influenza dell’Urss, e convocò al Cremlino i tre metropoliti reggenti della chiesa: «Fu un evento paradossale, drammatico. Tre uomini di fede che avevano sofferto la persecuzione assistendo all’eliminazione di credenti, preti e vescovi durante gli anni ’30, si confrontarono con il loro carnefice. Venne stabilito una sorta di compromesso. Stalin chiuse la parentesi della persecuzione dura e pura, dando alla chiesa maggiori spazi e la possibilità di eleggere un nuovo patriarca».

La chiesa ha resistito e per questo è rimasta radicata nella società: «E’ una chiesa di martiri (un milione di persone vennero uccise a causa di questioni legate alla fede), è una chiesa che percorre le vie della clandestinità. Ha fatto resistenza mobilitando la leva liturgica. Continuando a celebrare il culto e a mantenerne la magnificenza, tenne vivo uno spazio di bellezza e alterità rispetto alle stile e alla cultura dell’Urss. La chiesa è riuscita anche a superare la seconda fase delle campagne antireligiose, lanciata dopo la morte di Stalin». L’assunto della propaganda sovietica diceva che la religione non era che una sopravvivenza del passato. Oggi l’82% crede in Dio (cfr. Ultimissima 7/5/11).

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Il 65% degli americani contro la promozione dell’omosessualità nelle scuole

Un recente sondaggio commissionato dal World Net Daily (WND) rivela che la maggioranza degli americani, il 65%, non vuole che nella scuola elementare venga promossa l’omosessualità.

Il sondaggio, condotto da Wenzel Strategies, una società di consulenza ai mezzi di comunicazione, rispondono “no” alla domanda: «Credi che ai bambini della scuola elementare debba essere insegnato che l’omosessualità sia uno stile di vita alternativo normale?». Solo il 22% ha approvato tale insegnamento e il 13% si è dichiarato “incerto”. Fritz Wenzel, capo della Wenzel Strategies, non ha usato mezzi termini: «La stragrande maggioranza degli adulti americani vogliono che questo tipo di curriculum sia tenuto fuori dalla classe».

Anche tra i democratici e liberali sociali, che spesso sono più propensi ad appoggiare l’omosessualismo, solo il 32% si è detto “favorevole”. L’11% dei repubblicani e il 25% degli indipendenti politici hanno detto la stessa cosa. Inoltre, solo 1 intervistato su 5, pensa che sia opportuno “esporre ai bambini l’orgoglio gay” e le lezioni che “celebrano la vita degli attivisti omosessuali”. Il 68% lo ha definito “inappropriato”. Questi risultati, si legge su NewAmerican, sono molto decisivi rispetto al tentativo che sta portando avanti l’amministrazione Obama per promuovere l’agenda omosessuale anche a livello politico.

Ricordiamo che nel dicembre 2009 The Washington Times ha pubblicato un feroce editoriale contro il governo americano, sostenendo che «insegnare le tecniche sessuali ai bambini semplicemente non è opportuno. Purtroppo, è parte di uno schema coerente da parte di alcuni attivisti omosessuali, quello di promuovere l’omosessualità ai minorenni fingendo che la loro missione sia semplicemente quella di promuovere la tolleranza per uno stile di vita alternativo».

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Croazia: il 90% è cattolico

Benedetto XVI sarà in visita apostolica in Croazia il 4-5 giugno 2011 per le celebrazioni del Croatian National Catholic Famiglie Day. Per questa occasione, il Centro Statistico della Chiesa ha pubblicato alcune statistiche compilate dai fedeli di questo Paese. I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2009.

Ne è emerso che in Croazia, 3.981.000 degli abitanti su 4.429.000 (l’89,88%) si dichiarano “cattolici”. Ci sono 17 circoscrizioni ecclesiastiche e 1.598 parrocchie, 25 Vescovi, 2.343 sacerdoti, 3.711 religiosi, 44 membri laici di Istituti Secolari, e infine, 1.912 catechisti. I seminaristi minori sono 149, quelli maggiori sono 438.

EwtnNews informa inoltre che sono 13.362 gli studenti frequentano i 41 centri di educazione cattolica, dall’asilo all’università. Altre organizzazioni caritative e sociali appartenenti alla Chiesa sono: 1 ospedale, 30 case per anziani o disabili, 53 orfanotrofi e asili nido, 14 centri di consulenza familiare e pro-life, 16 centri per l’educazione sociale e la riabilitazione e 6 istituti di altra natura.

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Ebrei scoprono che gli alleati chiesero a Pio XII di tacere sui nazisti

La leggenda sui presunti “silenzi” di Pio XII verso l’antisemitismo nazista resiste ancora oggi, nonostante si sia ampiamente dimostrato il contrario, come si può vedere accennato anche nel nostro “archivio di notizie“.

La cosa che sorprende maggiormente è che i più grandi difensori di Pio XII siano gli ebrei stessi. Un esempio è la Fondazione Pave the Way (www.ptwf.org) , fondata dall’ebreo statunitense Gary Krupp, la quale ha raccolto tantissimo materiale inedito che ha contribuito a portare luce sulla verità dell’operato di Papa Eugenio Pacelli. Al ritrovamento degli ultimi documenti, presentati sinteticamente dallagenzia Zenit, ha partecipato anche Ronald Rychlak, docente di Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Mississippi e autore di alcuni libri su Pio XII. Visitando il sito della Fondazione si può avere accesso a circa 46.000 pagine di articoli informativi, documenti originali, materiale di ricerca e testimonianze oculari che confermano l’opera di aiuto di Pio XII agli ebrei.

 

1) Un primo documento è la corrispondenza tra sir D’Arcy Osborne, rappresentante britannico presso la Santa Sede, e Myron Taylor, rappresentante del Presidente statunitense Roosevelt presso il Vaticano. Nel testo, firmato dall’assistente di Taylor il 7 novembre 1944 alle 12.45, si spiega che D’Arcy Osborne «chiamò e disse che aveva paura che il Santo Padre lanciasse un appello via radio a favore degli ebrei d’Ungheria e che nel suo appello criticasse ciò che i russi stavano facendo nei territori occupati». Aggiunge il diplomatico statunitense: «Sir D’Arcy disse che bisognava fare qualcosa per imporsi al Papa e far sì che non si esprimesse, perché ciò avrebbe avuto ripercussioni politiche molto gravi».

2) L’ebreo Krupp ha poi trovato un altro documento: si tratta di una lettera di D’Arcy Osborne del 20 aprile 1944, inviata all’assistente di Myron Taylor, dove si chiede di distruggere i documenti inviati per aiutare organizzazioni statunitensi ebraiche, perché ciò avrebbe potuto mettere in pericolo la vita di quanti li avevano consegnati, e in concreto menziona il pericolo che corre un sacerdote di nome “Benedetto”. Krupp osserva che «questo gesto fu compiuto comunemente durante la guerra, e ci sono ancora dei critici che sembrano non comprendere che è il motivo per il quale tanti ordini scritti vennero distrutti».

3) Altri documenti sono stati trovati negli archivi dell’agenzia internazionale JTA (Jewish Telegraph Agency). Un dispaccio d’agenzia del 28 giugno 1943 informava delle denunce di “Radio Vaticana” relative al trattamento che stavano ricevendo gli ebrei in Francia. Nel numero pubblicato il 19 maggio 1940 dalla rivista “Jewish Chronicle” di B’nai B’rith (un’associazione ebraica di azione sociale), Pio XII appare in copertina e l’articolo rivela come il Papa stesse contrattando professori ebrei già espulsi dalle istituzioni italiane a causa delle leggi razziali di Mussolini. Il 15 gennaio 1943, la JTA informava che le autorità naziste avevano proposto di lasciare in pace la Chiesa cattolica se fosse rimasta in silenzio di fronte al trattamento riservato agli ebrei. L’arcivescovo di Lione, Pierre-Marie Gerlier, rispose così: «Lei non sa che il Santo Padre (Papa Pio XII) ha condannato le leggi antisemite e tutte le misure antiebraiche».

4) Un ennesimo documento è ritrovato nel numero del 5/2/43 della rivista ebraica “Advocate”, in cui un articolo titola: “Cardinale ungherese attacca le teorie razziali”, in riferimento al duro discorso pronunciato dal Cardinale Jusztinián Györg Serédi, Arcivescovo di Esztergom-Budapest. Il pronunciamento ricevette eco su Radio Vaticana, e condannava con forza le teorie razziali naziste e chiedeva che l’Ungheria proteggesse «tutti coloro che sono minacciati a causa delle loro convinzioni o della loro razza». Sulla stessa pagina si può leggere un breve articolo in cui si spiegava come l’ateo Mussolini stesse rendendo le leggi razziali meno dure per poter riprendere le relazioni con il Vaticano.

5) L’ultimo documento è stato trovato sul “Jewish Chronicle” di Londra del 9 settembre 1942, dove si informa che Joseph Goebbels, ministro della Propaganda della Germania nazista, aveva stampato dieci milioni di opuscoli in varie lingue, che vennero distribuiti in Europa e in America Latina, condannando Pio XII per la sua posizione a favore degli ebrei.

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Anche nel Kansas si tagliano i fondi all’ente abortista Planned Parenthood

Qualche giorno fa davamo notizia che lo stato americano dell’Indiana ha tagliato i finanziamenti all’immenso ente abortista Planned Parenthood (cfr. Ultimissima 13/5/11). La stessa cosa è avvenuta pochi giorni dopo anche nel Kansas.

Il legislatore statale ha infatti approvato il disegno di legge presentato dal partito repubblicano. Questa è la quarta iniziativa politica pro-life nel Kansas in poco tempo. Il mese scorso il governatore Sam Brownback aveva convertito in legge due proposte che vietavano l’aborto tardivo e richiedevano il consenso dei genitori all’aborto per i minori in stato di gravidanza.

«Queste leggi stabiliscono che il Kansas, nel cuore dell’America, ha una cultura della vita a livello statale, e non sta retrocedendo», ha detto Brownback prima di firmare. Soddisfazione dal mondo cattolico e pro-life.

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Nell’atea Cina è vietato pregare: 260 cristiani arrestati

Quindici cristiani si sono fatti il segno della croce in pubblico: il governo ateo di Pechino li ha immediatamente arrestati. Il 10 aprile scorso invece sono stati portate in carcere circa 170 cristiani (cfr. Ultimissima), che hanno raggiunto 260 recentemente.

Lo rende noto il quotidiano Liberal, e si scopre che il governo ha tolto i luoghi di preghiera ai cristiani e gli arresta se essi si ritrovano pubblicamente, come è accaduto anche questa volta.

I cristiani si sono per detti comunque «felici di poter pregare in carcere», portando il Vangelo «alle guardie della prigione».

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Il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana: «da credente attendo Benedetto XVI»

Oggi alle 13.11 Benedetto XVI si collegherà con l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Si potrà seguire il collegamento in streaming sui siti Internet della Radio Vaticana e del CTV (oltre che in diretta televisiva su TV 2000 e Telepace).

Il Papa si rivolgerà agli astronauti europei, in particolare ai due italiani Paolo Nespoli e Roberto Vittori. Ai microfoni della Radio Vaticana, l’ingegnere Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha fornito alcuni dettagli sull’evento: «Il segnala dalla Stazione Spaziale sarà trasmesso in Vaticano in modo che si potranno vedere gli astronauti e le loro azioni in assenza di gravità e comunicare con loro. Il collegamento audio-video sarà diffuso in tutto il mondo sulla rete della Nasa in tempo reale, via internet». Ha poi continuato: «Pensiamo di far durare il collegamento almeno 20 minuti. C’é il tempo che il Pontefice utilizzerà per informarsi sulla missione e per dare, speriamo, la sua Benedizione agli astronauti. Ci sono poi certamente dei messaggi che gli astronauti vorranno affidare al Santo Padre e c’é anche il tempo per un possibile botta e risposta. Almeno nove dei dodici astronauti si collegheranno con il Papa, mentre gli altri tre dovranno purtroppo restare ai comandi della Stazione Spaziale».

Saggese ha confermato che uno dei due astronauti, Roberto Vittori, «ha portato nello spazio la medaglia d’argento con al rovescio la “Creazione dell’uomo” di Michelangelo, che gli é stata donata da Benedetto XVI. La medaglia viaggerà per questi sedici giorni sulla Stazione, e poi sarà riportata al Pontefice perché la conservi come ricordo di questa storica trasmissione che speriamo allarghi i cuori dei nostri astronauti». Secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale italiana, «l’equipaggio della Stazione Spaziale attende con interesse questa occasione. Si tratta di persone che viaggiano intorno alla terra, la osservano dall’esterno, vedono l’assenza di confini tra le nazioni, vedono gli effetti dell’azione dell’uomo sul globo e i fenomeni naturali. Forse per questo sono più sensibili a una visione “cosmica” della terra e, oltre che -per chi è religioso come noi- anche ad una visione religiosa dell’evento stesso. Per me come credente ha un significato enorme e mi emoziona moltissimo e sarò lì con il Santo Padre sperando di ricevere un messaggio positivo anche per la prosecuzione delle nostre attività. Il collegamento con Benedetto XVI sarà un momento in cui gli aspetti tecnologici si uniranno alle considerazioni religiose sulla creazione dell’universo». L’audio delle dichiarazioni di Enrico Saggese è ascoltabile in versione mp3.

Ne approfittiamo per informare anche del decollo dello Shuttle Endeavour, sul quale viaggia anche Roberto Vittori. Prima di ansare verso la rampa, Michael Fincke, uno dei membri dell’equipe, ha affidato una preghiera a Twitter: «Caro Dio, per favore benedici il nostro equipaggio. Aiutaci nella nostra missione e a tornare a casa sani e salvi. Per favore, aiutami a non trascurare nulla».

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Il medico abortista Cagnano contro la RU486

Dopo la 32° donna morta a causa della RU486, una ragazzina portoghese di 16 anni (cfr. Ultimissima 15/5/11), molti sono stati gli interventi di medici e specialisti contro tale pillola. Uno di questi è Vincenzo Cagnano, ginecologo non obiettore dell’ospedale di Desio (MB), intervistato da Il Sussidiario.

Cagnano spiega che nella sua esperienza «trovarsi qualcuno con cui parlare – può essere lo psicologo, il medico o l’infermiera -, confrontarsi, chiedere ancora spiegazioni sul passo che si sta compiendo, possa essere determinante. Ho visto alcune donne cambiare idea all’ultimo minuto e rinunciare all’aborto. Se la Ru486 dovesse essere introdotta in Italia – attualmente è impiegata in via sperimentale solo in alcune Regioni – ci troveremmo ad uno stravolgimento completo della 194. Le donne entrerebbero in una qualsiasi farmacia e prenderebbero la pillola nel silenzio della loro casa». Questo è uno dei grandi rischio della pillola abortiva, cioè interrompere la gravidanza nella solitudine, infatti «spesso accade che la donna, dopo avere assunto la pillola in ospedale, già nel pomeriggio torni a casa». Questa è stata anche la causa della morte della ragazzina portoghese: «se fosse stata riconosciuta in ospedale, sarebbe stata curata con degli antibiotici».

L’altra questione per cui il medico abortista si oppone alla pillola è il fatto che «la donna, dopo aver preso la pillola, viene sottoposta ad una revisione di cavità, cosa che non dovrebbe essere fatta, perché l’aborto medico, se effettuato con il mifepristone, dovrebbe adottare solamente questo farmaco». La donna viene così sottoposta «ad una sorta di doppio intervento, medico e chirurgico».

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