L’incredibile gaffe scientifica del biologo ateo PZ Myers

La guerra tra creazionisti, fautori del Disegno Intelligente ed evoluzionisti radicali è vista con molto sospetto e distacco dalla maggioranza dei cattolici, che non approvano nessuna delle tre posizioni filosofiche. Tuttavia è divertente osservare come più l’ateismo estremista si affanna nel promuovere il dogma neo-darwinista e più aumentino i sostenitori di altrettanti ed opposti fondamentalismi. Sicuramente negli ultimi tempi il movimento dell’Intelligent Design , che riconosce l’evoluzione ma vede nella complessità del fenomeno l’intervento diretto di Dio, si è rafforzato grazie a preparati ed abili scienziati, sempre più scettici verso l’ormai superato insoddisfacente darwinismo estremista. Di conseguenza l’attenzione degli scienziati ateo-militanti si è particolarmente orientata verso di loro.

L’Algemeiner Journal ha infatti riportato un intervento del biologo PZ Myers (qui in foto vicino al suo maestro Richard Dawkins) durante un raduno dell’Atheist International Alliance, intenzionato a criticare l’argomento portante dell’Intelligent Design, cioè la complessità della cellula umana.

Lo scienziato ha però avanzato ragionamenti a dir poco imbarazzanti, come appunto si capisce dal titolo dell’articolo: “Seriamente, gli atei non sono imbarazzati di P.Z. Myers?“. Attraverso Power Point ha inizialmente sintetizzato la teoria del Disegno Intelligente: «Il nucleo del ragionamento è questo: (A) Complessità può essere creata solo da un Designer. (B) La biologia è veramente complessa. (C) La biologia è stato creata da un Designer». Per confutarla ha voluto sostenere che in realtà anche la casualità può far emergere la complessità: «ci sono un sacco di cose che sono molto complicate e non sono il risultato di un creatore intelligente. Vi faccio vedere un esempio qui». Ha quindi mostrato al pubblico una fotografia con un grande mucchio di tronchi d’albero, lungo una linea costiera della Rialto Beach (Washington). Ha poi commentato: «Questa è una cosa molto comune lungo le spiagge … legna! Potete trovare questi muri di legna anche voi, vere e proprie pareti, muri molto complicati. Essi sono stati costruiti, ma chi è stato? Sappiamo che la risposta è: i processi naturali! Non abbiamo bisogno di un designer per costruire questo tipo di muro. Eppure sono muri complessi, non è possibile negarlo. Se io spegnessi il proiettore sareste in grado di disegnarli? No».

Il livello dell’argomentazione di Myers è oggettivamente assurdo e ridicolo, indipendentemente della correttezza delle sue intenzioni. «Per essere onesto», commenta basito l’autore dell’articolo, «la prima volta ho pensato che Myers stesse scherzando. Un mucchio di legna usato come analogia alla “complessità” di una cellula vivente?! Myers sta sostenendo che un mucchio di legna creato in modo naturale e non guidato è “complesso” allora lo è anche la “complessità” di una cellula vivente». Questo biologo paragona quindi la “complessità” al “caos”, come può esserlo anche un mucchio di spazzatura. In realtà è ovvio che si debba parlare di “complessità funzionale“, cioè la capacità di raggiungere un (pre)determinato obiettivo, come appunto la cellula fa. Ma Myers, impazzito completamente, insiste e mostra una fotografia in cui appare un muro di mattoni sapientemente costruito in un giardino. E commenta: «Siamo abituati a vedere questo tipo di parete. Anche questo è un muro, è possiamo riconoscere che ha una finalità specifica , che è stato costruito da agenti umani. Ma è più semplice questo o quello costruito con muri di legna? Ovviamente quello costruito dall’uomo. Le cose naturali dunque sono costruite per caso e necessità e tendono ad essere complesse, al contrario di quelle artificiali». La logica di Myers è pari solo a quella di Odifreddi…sostanzialmente dice che la cellula umana è complessa, ma ciò che è costruito da una mente intelligente in realtà è una cosa semplice, come un muro di mattoni. Si conferma dunque la terribile ignoranza circa l’utilizzo del termine “complessità” usato in biologia. Ad esempio, il microbiologo Michael Denton dice della cellula: «è una vera e propria micro-fabbrica in miniatura, contenente migliaia di pezzi intricati con eleganza nel macchinario molecolare, composta da centomila milioni di atomi, molto più complicata di qualsiasi macchina costruita dall’uomo e senza parallelo nel mondo non-vivente». E parla solo di una cellula tra le oltre 100 mila miliardi presenti nell’essere umano, tutte con un funzionamento molto specifico, uno scopo, un obiettivo. Come si può paragonare questo tipo di complessità a quello di una catasta di legna?

Se questi sono gli argomenti che coloro che si fanno chiamare “razionalisti” utilizzano per criticare altrettanti discutibili ragionamenti, allora anche noi ci domandiamo: «Myers è pazzo? Quest’uomo ha completamente abbandonato qualsiasi parvenza di razionalità? Come è possibile che il suo pubblico continui a stare seduto davanti a tutte queste sciocchezze, muovendo la testa su e giù in segno di approvazione, come fa il cane giocattolo dal lunotto della macchina?». Non è un caso che a marzo di quest’anno il sito degli atei americani abbia proclamato il biologo ateo PZ Myers “l’idiota della settimana” (cfr. Ultimissima 15/3/11).

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Cina: 243 adulti battezzati in un giorno

In una sola parrocchia cinese, che fa capo alla cattedrale di Xi Kai della diocesi di Tian Jin, sabato 21 maggio 2011 ben 243 catecumeni hanno ricevuto i sacramenti del Battesimo, della Prima Comunione e della Confermazione.

È il frutto della grande testimonianza dei cattolici che desiderano veramente vivere la fede e metterla al centro della loro vita. Nasce così un’attenzione reale all’altro e di conseguenza le opere di carità e i rapporti di amicizia si moltiplicano. Oggi la cattedrale di Xi Kai, si legge sul sito di Radio Vaticana, conta circa 30mila fedeli all’interno di una diocesi di oltre centomila persone, una trentina di sacerdoti e una quarantina di religiose della Comunità della Carità, oltre a qualche decina di seminaristi.

I 243 neobattezzati hanno un’età media di 32 anni, sono per il 70% laureati e per il 78% residenti in città. Visto il grande successo delle attività del catechismo, è già stato annunciato il prossimo corso che inizierà il 28 agosto. Secondo recenti stime, ogni anno in Cina avvengono circa 150mila nuovi battesimi adulti all’anno (cfr. Ultimissima 2/2/11)

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Lo psicanalista Risè parla dei problemi dei figli di coppie omosessuali

Lo psicanalista Claudio Risè, sociologo e già docente di Psicologia dell’Educazione all’Università di Milano ed esperto del campo educativo, ha preso posizione sulla moda odierna di dare ai bambini due padri, due madri o qualche nonna-madre.

Tutti presi verso una sorta di utopica uguaglianza, «l’essere umano non viene più considerato come una persona con un suo corpo, ma solo come un oggetto prefabbricato. Qui si sta organizzando la produzione di bambini come adorabili oggetti di consumo», dice l’esperto. Sulla scia di sponsor del calibro di Elton John o Ricky Martin anche in Italia sarebbero un centinaio le coppie omosessuali che ricorrono all’estero (da noi è vietata) alla maternità “surrogata”: in pratica nell’utero di una donatrice che offre a pagamento il proprio utero viene inserito un embrione formato dall’ovocita di una donatrice e il seme di uno dei due padri. Tutti pensano a soddisfare i propri desideri-diritti, peccato che «in assenza del genitore del proprio sesso, sarà molto difficile per quel bambino sviluppare la propria identità psicologica corrispondente. La psiche maschile e quella femminile sono molto diverse e l’identità complessiva si forma anche a partire dalla propria identità sessuale. Nel caso di maternità surrogata, lo sviluppo psicologico, affettivo, cognitivo di una bimba con due genitori di sesso maschile sarebbe in forte difficoltà: avrebbe problemi nel riconoscersi nel proprio sesso. Lo stesso accade al piccolo maschio».

Nessun padre, nonostante la buona fede, può svolgere il ruolo della madre perché «la vita umana è inscritta in due ordini: il dato naturale, biologico, e quello simbolico che il bambino ha iscritto nella propria psiche, conscia e inconscia. Entrambi presiedono allo sviluppo, alla manifestazione di una capacità progettuale, alla crescita di un’affettività equilibrata. Il padre è un individuo di genere maschile che ha scritto nel suo patrimonio genetico, antropologico, affettivo e simbolico la storia del proprio genere. Proprio perché è un maschio e non è una donna, non può avere né il sapere naturale profondo, né quello simbolico materno. I due codici simbolici, paterno e materno, sono molto diversi: la madre è colei che soddisfa i bisogni, il padre è colui che dà luogo al movimento e propone il limite: indica la direzione e stabilisce dove non si può andare». Ovviamente lo psicanalista cita diversi studi, sopratutto in area anglosassone e nordeuropea dova da tempo ci sono casi di coppie omosessuali con figli, i quali provano che la mancanza di genitori di sesso diverso è fonte di problemi (un piccolo esempio in Ultimissima 27/5/11) e , il più evidente dei quali (quando i genitori sono del sesso opposto al tuo), è la formazione dell’immagine sessuale profonda. Anche perché «l’esperienza del contatto fisico con la madre, nella cui pancia si è stati, è riconosciuta dalla psichiatria e dalle psiconalisi come fondativa della personalità, e della stessa corporeità». Di certo Risè non è solo, anzi. I massimi esperti italiani concordano pienamente con lui, come spiegato in Ultimissima 15/2/11.

Il problema della modernità è il materialismo «fondato sulla soddisfazione narcisistica dei bisogni indotti dal sistema di consumo. Il bimbo “fabbricato” è uno di questi nuovi bisogni. L’ideologia consumista, le mode, i media dettano i nostri comportamenti, perfino nell’innamoramento: ci si incontra e ci si lascia in base ai suggerimenti della moda e delle “tendenze”. Non stupiamoci, allora, se sono sempre di più quelli che vogliono evadere dal proprio corpo: magari con le droghe o coi disturbi alimentari come l’anoressia. La sacralità del corpo del cristianesimo è stata negata, e i consumi divinizzati»

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La conversione cattolica di Gustav Mahler

Il filosofo Tommaso Scandroglio ha recentemente parlato della conversione cattolica di Gustav Mahler (1860-1911), celebre direttore d’orchestra a livello internazionale tra fine Ottocento ed inizio Novecento.

Una conversione famosa e anche contestata da alcuni che la ritengono essenzialmente politica. Mahler era ebreo per nascita ma non per fede. Disinteressato alla religione ma non alla tradizione del suo popolo, come testimoniano bene alcune sue partiture (temi in stile klezmer , uno dei generi musicali di tradizione ebraica, nel terzo movimento della Prima Sinfonia, marcette o danze nuziali prese dalle musiche dei riti sponsali ebraici ecc…). Sin da ragazzo, continua il filosofo, nasce in lui una particolare attrazione per il cattolicesimo, anche sull’onda di un certo medesimo interesse nutrito dal padre. E’ attestato anche dal fatto che, come riportano diverse biografie, era corista in una chiesa cattolica, chiesa in cui il maestro del coro gli aveva impartito i primi rudimenti dell’arte pianistica. Tra l’Ottocento e il Novecento diventerà uno dei più importanti direttori di orchestra a livello mondiale e nel 1897 venne nominato direttore dell’Imperial Regia Opera di Corte. Per accedere a questa carica occorreva essere cattolici. Poco prima, nel febbraio di quello stesso anno, Mahler si fece battezzare. Questo è il fatto che ha innescato, sin da allora, numerosi dubbi e polemiche. Domanda: Mahler si fece battezzare per mero opportunismo oppure perché desiderava veramente diventare cattolico? Scandroglio, scrivendo su La Bussola Quotidiana, analizza tre argomenti a favore del fatto che Mahler colse quell’occasione per rompere gli indugi e abbracciare sinceramente la fede cristiana.

1) Le opere: sia prima, sia dopo il suo ingresso all’Opera di Vienna egli scrisse musiche in cui l’elemento della cattolicità era ben presente. E dunque non avrebbe avuto interesse alcuno a citare rimandi alla tradizione cattolica dato che non era ancora direttore o aveva ormai dismesso i panni di questo. Prima della nomina, tra il 1893 e il 1896, mise a punto i lieder del ciclo Il corno magico del fanciullo, i cui testi sono tratti dalle poesie di Achim von Arnim e dal cattolico Clemens Brentano. Dopo la guida dell’Opera di Vienna scrisse ll’Ottava Sinfonia in cui è inserito il Veni Creator Spiritus.

2) I biografi: una recente e monumentale biografia scritta da Quirino Principe (“Mahler. La musica tra eros e thanatos”, Bombiani 2002), uno dei massimi esperti di Mahler del mondo, conferma l’autenticità e la sincerità della conversione del compositore. Anche perché, dice lo studioso, «Mahler sarebbe comunque arrivato alla direzione del teatro, in virtù di un clima relativamente tollerante verso il mondo ebraico sotto Francesco Giuseppe». Anche nella biografia dell’enciclopedia Wikipedia si sostiene la sincerità della conversione.

3) Le parole della moglie: Nella sua Autobiografia, scritta attorno agli anni ’60, la moglie Alma Mahler appunta: «A vent’anni conobbi Gustav Mahler, il mio primo marito. Era cristiano e si era fatto battezzare non soltanto per opportunismo, per poter diventare direttore dell’Opera di corte di Vienna, come hanno voluto far credere certi biografi». Nel diario della donna si trovano altri spunti sulla sincerità della conversione: «Una lettera che mi scrisse anni dopo è una risposta alla mia domanda polemica: in che misura Platone fosse superiore a Cristo, in un certo senso. Gustav Mahler respinse questa domanda fermamente e con convinzione. Raramente Mahler passava davanti a una chiesa senza entrare. […] Amava anche profondamente il misticismo cattolico. Ero in polemica con l’ebreo che credeva in Cristo, allora!». In un altro suo libro, dal titolo “Ricordi e lettere”, scrive: «Una delle nostre prime conversazioni ebbe per argomento Gesù Cristo. Sebbene avessi avuto una educazione cattolica, ero diventata più tardi una libera pensatrice convinta, sotto l’influenza di Schopenhauer e di Nietzsche. Mahler si opponeva con foga a questa concezione e si arrivò allo strano paradosso che un ebreo difendeva a spada tratta Gesù Cristo contro una cristiana. […] La mistica cattolica lo attraeva e questa attrazione veniva incoraggiata dai suoi amici di gioventù che si facevano battezzare e cambiavano nome; e il suo amore per il misticismo cattolico era perfettamente sincero. […] Amava l’odore dell’incenso, il canto gregoriano. […] I suoi canti religiosi, la Seconda, l’Ottava, tutti i corali nelle sinfonie sono sentiti sinceramente – non inseriti dall’esterno!». Vicino alla morte per endocardite batterica, la moglie racconta di averlo visto spesso camminare per casa leggendo la Bibbia. Ciò a testimonianza di un percorso di conversione realmente sincero, personale ed ininterrotto. Le parole di Alma Manher sono molto attendibili poiché non sostenute da nessun interesse a distorcere la narrazione dei fatti, trovandosi lei con stupore a giudicare se stessa quasi meno cattolica del marito.

4) Più guai che vantaggi: la conversione, all’ebreo Mahler, non procurò alcun vantaggio, anzi lo pose in una situazione ambigua, anche perché non rinnegò mai le sue radici culturali, come ci racconta sempre Alma: «Non ha mai negato la sua origine ebraica – piuttosto l’ha messa in rilievo. Di fede era cristiano. Era un ebreo-cristiano e aveva la vita difficile». I cattolici lo guardavano in modo sospetto e gli ebrei pure. Il calcolo opportunistico risulta essere non molto solido.

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Il filosofo Richard Schröder contro gli argomenti di Richard Dawkins

Brutto momento per Richard Dawkins, l’anti-teista militante più famoso di oggi. Recentemente è stato fortemente criticato e accusato di “codardia” per essersi rifiutato di discutere con un dotto teologo americano, William Lane Craig, considerato un “mangia-atei-a-colazione” (rivelatosi tale nel confronto con Christopher Hitchens), privilegiando troppo spesso soggetti di minor profilo (cfr. The Telegraph 30/5/11). Contestazioni e ironie sono piovute da ogni dove, e, in particolare, da New Statesman, rivista politica britannica di sinistra, che gli ha dedicato un articolo dal titolo “Perché Dawkins delude”, dove vi si trova scritto che: «è regolarmente riconosciuto che i “nuovi atei”, come Dawkins, non siano intellettualmente eccezionali» e che «non c’è mai stato un argomento filosofico molto convincente per la non esistenza di Dio».

Anche Il Sole 24 ore, importante quotidiano italiano, ha dato spazio ad una critica verso Dawkins, pubblicando la recensione di mons. Ravasi ad un nuovo libro che, ancora una volta, confuta ogni argomentazione presente nel best-seller dello scienziato britannico intitolato “The God Delusion“. L’autore di questo nuovo volume, dal titolo “Liquidazione della religione? Il fanatismo scientifico e le sue conseguenze (Queriniana 2011) è Richard Schröder, filosofo, teologo, giudice costituzionale del Brandeburgo, presidente del senato della Deutsche nationalforschung di Weimar, membro del Consiglio nazionale di etica e dell’Accademia delle scienze di Berlino, insignito di vari premi e lauree honoris causa e infine docente alla Humboldt-Universität di Berlino.

Sul quotidiano italiano si legge che Schröder «non ne perdona una allo scienziato inglese, a partire dalla tradizionale accusa scagliata contro la religione, di essere fonte inesausta di crociate, cacce alle streghe, eccidi, persecuzioni, anche perché egli stesso ha provato sulla sua pelle la poco piacevole esperienza di anni vissuti sotto un regime sostanzialmente ateo com’era la Ddr, i cui miti erano allora Stalin, Mao, Pol Pot e compagni. Ma il suo attacco a Dawkins, il cui testo è vagliato impietosamente riga per riga, va ben oltre questo terreno piuttosto estrinseco e punta alla tesi di fondo», cioè alla strumentalizzazione della teoria evolutiva (che diventa “evoluzionismo”) usata «come una clava per sbeffeggiare e demolire ogni religione o forse per propugnarne un’altra, quella dell’ateismo, perché egli esplicitamente afferma di voler “convertire” il suo lettore all’ateismo». Dawkins vorrebbe spiegare tutto ciò che esiste con la selezione naturale, che -citando lo studioso tedesco- è come se «uno ti conducesse in una galleria di quadri e ti dichiarasse: “posso spiegarti brevemente tutti questi quadri, essi sono tutti quanti fatti di atomi! E così avremmo finalmente capito tutto». L’analisi di Schröder è «serrata e argomentata e prende di mira una serie di corollari elaborati da Dawkins». Il quotidiano concorda con la critica del filosofo tedesco, sostenendo che «Dawkins ha spesso di mira il discutibilissimo creazionismo americano ma paradossalmente ne adotta l’ermeneutica fondamentalista».

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Vince 1 milione di dollari dopo la preghiera del figlio ateo

Dall’America una storia incredibile. Un ateo ha beffardamente pregato Dio di far vincere la madre alla lotteria. Il giorno successivo la donna ha vinto un milione dollari e lui si è convertito.

Il signor Bentivegna, 28 anni, di Atlantic City, ha riferito al New York Post di aver invitato sarcasticamente la madre 61enne, a «chiedere al tuo Dio un milione di dollari”. La donna, la signora Gloria, da buona cattolica ha rifiutato. Così, il figlio ha voluto sfidare lui stesso Dio, dicendo: «Dio, non so se sei vero o meno, ma se ci sei, ti chiedo di far vincere a mia madre un milione di dollari». Il giorno successivo la donna ha acquistato un biglietto della lotteria ad un’asta di beneficenza organizzata dalla Chiesa ed è risultato essere quello vincente: un milione di dollari più 50.000 all’anno per i prossimi 20 anni.

Il ragazzo, come riporta il Dailymail, è rimasto sconvolto e ha rilasciato questa dichiarazione: «Se Gesù vuole che io creda in lui, questo è quello che farò». La madre, evidentemente entusiasta per la vincita e per la conversione del figlio, ha detto: «Dio ha compiuto due miracoli, non uno solo!». Che sia un vero intervento divino oppure una complessa casualità (anche se le probabilità in gioco avrebbero numeri astronomici) nessuno può saperlo. Una cosa emerge: la spocchia dell’ateo è la miglior corazza difensiva che essi possano portare, tuttavia queste persone “sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno” (Oscar Wilde).

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Una “pro-choice” inglese contro la violenza dei promotori dell’aborto

Una nota giornalista “pro-choice” inglese, Deborah Orr, ho preso posizione su recenti fatti di sopruso di militanti dell’aborto sui difensori della vita.

Nonostante i cosiddetti “pro-choice” siano sempre più una minoranza, come riportano alcuni sondaggi (cfr. Ultimissima 3/3/11 o Ultimissima 26/3/11), i tentativi per impedire la difesa della vita nascente sono molto numerosi e spesso violenti. E’ accaduto qualche giorno fa anche in Italia durante il Salone del Libro di Torino, ne abbiamo parlato in Ultimissima 20/5/11.

Su The Guardian però la Orr ha riconosciuto che «è perfettamente legittimo essere anti-abortisti. E’ una posizione del tutto rispettabile. Sono appassionatamente pro-choice, e credo che la scelta debba essere difesa in questo dibattito. Se la gente sceglie di credere che l’aborto sia sbagliato, è quindi abbastanza giusto. Se vogliono provare a convincere gli altri che il loro punto di vista è corretto, hanno tutto il diritto di farlo».

La giornalista dice che comunque «la vita non vincerà mai, perché è contro la scelta. La logica è dalla parte dei pro-choice. Una lunga storia di disperazione, squallore e la tragedia dimostra come sia pericoloso negare l’accesso delle donne a semplici procedure mediche che ci offrono il controllo delle nostre vite, i nostri corpi e la pianificazione delle nostre famiglie». Argomento molto discutibile, tuttavia subito dopo riconosce che «non è comunque possibile chiamare se stessi “pro choice” e poi impedire a coloro che non sono d’accordo di esprimere il loro parere opposto. E’ un ossimoro. Poi si chiedono perché vengono chiamate “naziste”». La Orr ammette di aver «avuto due aborti» e di non essere «orgogliosa di questo. Sono stata sciocca e irresponsabile entrambe le volte, e così sono stati gli uomini coinvolti». Ricorda anche che dopo l’operazione provò «un sollievo immenso, meraviglioso, come l’essere liberati dalla prigione». Non si capisce se la prigioniera della gravidanza fosse lei, oppure se più legittimamente lei era solo l’aguzzina della vita che portava in grembo.

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Aborto e promozione omosessuale tra i motivi della disfatta di Zapatero

Josè Luis Rodriguez Zapatero, dopo 7 anni di politica completamente anticristiana e anticattolica, oggi è arrivato al capolinea. Ha chiuso completamente e fallimentarmente con la politica, è rimasto isolato all’interno del suo partito politico, dopo averlo distrutto, ed è uno dei politici attualmente più odiati al mondo. Migliaia di giovani si danno appuntamento ogni giorno in 67 piazze del Paese -gli “indignados”-, protestando contro la politica del governo. Il Partito popolare ha preso quasi il 10% dei voti in più di quello socialista nelle ultime elezioni amministrative e regionale e quasi sicuramente andrà al governo nel 2012. Il suo leader, Mariano Rajoy, ha dichiarato che si impegnerà ad abrogare la legge sull’aborto e quella sulle coppie omosessuali (cfr. Utlimissima 14/2/11).

Il giornalista spagnolo Lartaun De Azumendi ha recentemente commentato i motivi di questa disastrosa sconfitta (considerata la “peggiore dopo il franchismo”, cfr. La Stampa 24/5/11), sostenendo che proprio i temi bioetici sono fra le principali cause. Ovviamente la fetta più importante riguarda la crisi economica e quello che il governo non ha fatto. Ma ha contato tantissimo anche il «tentativo di cambiare le regole sociali: aborto più facile e rapido e matrimoni gay».

Insistere sui diritti civili, continua l’opinionista, «non ha influito molto sulla gente: primo perché la gente non ha richiesto le riforme sociali che hanno fatto, secondo perché queste riforme non hanno aiutato la gente mentre una politica economica seria sarebbe servita». Speriamo che sia d’esempio per tutta la classe politica europea.

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Il medico svizzero Foletti commenta il referendum sul suicidio assistito

Zurigo ha recentemente respinto un referendum che chiedeva l’abolizione dell’eutanasia passiva. Il dottor Antonio Foletti, tra i responsabili del reparto di antalgia dell’ospedale di Losanna, ne ha spiegato l’esito e ha rivelato quel che certa stampa non ha voluto dire.

Molti hanno sottolineato il fatto che l’80 per cento ha votato contro, «anche se – precisa Foletti – se poi si va a vedere bene chi ha votato è solo il 30% della popolazione di Zurigo, il che vuole dire che di questi solo una persona su quattro ha bocciato queste proposte ed è favorevole al suicidio». La grande maggioranza della popolazione non si é recata alle urne e non si sa cosa pensi. Non si dice nemmeno che il numero di suicidi all’anno in Svizzera è andato riducendosi, oggi la cifra è esigua. Eppure è legale dal 1941. Nel tempo, continua il medico, «c’è molto disinteresse, come per tante altre cose in Svizzera. La gente è lasciata sola a farsi un’idea, e chi fa molto rumore (come Exit o Dignitas, le due società che fanno business sul suicidio), diventa quasi l’unica “compagnia” che ti aiuta a vedere chiaro in questi momenti drammatici».

L’eutanasia attiva non è permessa in Svizzera, «l’unica cosa che possono fare è prepararti una pozione da bere. Se guardo le persone con cui lavoro vedo che pur con vergogna disapprovano ciò che sembra moderno e inevitabile, sentono che la loro coscienza dice che l’eutanasia è male, ma poi non osano esprimere questo disagio per via di un potere totalmente avverso». L’ospedale di Losanna è stata la prima grande struttura ospedaliera elvetica ad ammettere la possibilità di portare a termine un «suicidio assistito» all’interno delle sue mura. Commenta il dott. Foletti: «Ho incontrato persone che mi hanno chiesto di morire: nella maggior parte dei casi hanno cambiato idea. Nel mio ospedale il suicidio assistito è permesso da cinque anni, ne è avvenuto uno».

Il medico, dalle colonne di Tempi, ha anche parlato della sua esperienza professionale: «Solo se sai che la vita non finisce con la morte, il dolore non ti schiaccia più, anche se resta e continua a fare male. Solo quando si guarda il malato così, tenendo conto di questo suo misterioso destino lo si può abbracciare in tutta la sua realtà, che nel caso del dolore può essere drammatica. E allora si cerca anche di alleviare le sofferenze e di curare al meglio proprio perché l’altro ha un valore infinito. Chi soffre si accorge se c’è questo riflesso negli occhi di chi lo assiste. Alcuni miei pazienti che parlavano di eutanasia quando si sono sentiti guardati così hanno deciso di andare avanti a vivere fino alla fine. Molti trovano una pace inaspettata e iniziano ad accettare la malattia perché si accorgono che non è quella a definirli. Poi certo c’è la libertà e alcuni si ribellano, ma occorre fare compagnia anche a loro fino alla fine».

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Indagine Gallup: maggioranza degli americani è contro l’aborto

Un nuovo sondaggio Gallup si occupa dell’aborto negli Stati Uniti. Gli americani sono strettamente divisi tra coloro che si definiscono “pro-choice” e coloro che sono “pro-life”, quest’anno con una leggera prevalenza dei primi sui secondi. Ma i dati che seguono dimostrano come le etichette dicano molto poco sulla vera realtà della situazione.

 

L’ABORTO E’ MORALMENTE ACCETTABILE? Il sondaggio, svolto dal 5 all’8 maggio 2011 ha riportato diversi dati interessanti, come ad esempio il fatto che il 51% degli americani ritiene che l’aborto sia “moralmente sbagliato”, mentre il 39% pensa che sia “moralmente accettabile”. I sondaggisti dicono che le opinioni su questa questione sono state abbastanza costanti dal 2002, fatta eccezione per il 2006, quando sono stati equamente divisi.

 

QUANDO L’ABORTO DOVREBBE ESSERE LEGALE? Alla domanda se l’aborto dovrebbe essere legale in: nessun caso, solo in determinate circostanze, o illegale in tutte le circostanze, il 50% degli americani continua a scegliere la posizione centrale, sostenendo che l’aborto dovrebbe essere legale solo in determinate circostanze. Questo avviene dal 1975. Il 27% ritiene invece che l’aborto debba essere legale in tutti i casi e il 22% lo vorrebbe sempre illegale. Questi ultimi sembrano tuttavia crescere in modo più stabile.

 

LEGALE IN MOLTE O POCHE CIRCOSTANZE? Dal 1994 il Gallup ha anche chiesto a coloro che sostengono che l’aborto debba essere legale solo in determinate circostanze, se esse siano “molte” o “solo poche”. Si rileva che gli americani si dimostrano alquanto prudenti nella loro presa di posizione, con il 61% che preferisce che l’aborto debba essere legale solo in alcune circostanze o in nessun caso. Per contro, il 37% desidera che l’aborto sia legale in tutte o quasi tutte le circostanze.

 

I GIOVANI SONO PRO-LIFE O PRO CHOICE? Uomini e donne sono quasi identici nelle loro opinioni circa la legittimità o meno dell’aborto, così come la percentuale di etichettatura “pro choice” vs “pro-vita”. Uno dei dati interessanti è che i soggetti più giovani, quelli dai 18 ai 34 anni, siano coloro che maggiormente vedono l’aborto come “moralmente sbagliato” (53%) e da rendere illegale in tutte le circostanze. Questo dato conferma un altro sondaggio Gallup, realizzato nel 2009, nel quale veniva chiaramente evidenziato come le nuove generazioni siano decisamente contrarie all’aborto.

 

REPUBBLICANI O DEMOCRATICI? L’ultimo dato che viene rivelato dal sondaggio è che i due terzi dei democratici si dichiarano “pro-choice” (68%) e oltre la metà di essi considera l’aborto “moralmente accettabile” (55%). Al contrario, i due terzi dei repubblicani si dichiarano “pro-life” (67%) e la stragrande maggioranza considera l’aborto “moralmente sbagliato” (74%).

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