La GMG 2011 non costerà nulla ai contribuenti spagnoli

Mancano ancora due mesi alla Giornata Mondiale della Gioventù (16-21 agosto 2011), e ci sono già 300.000 giovani non spagnoli iscritti. Gli sponsor hanno donato 15 milioni di euro e 1 milione di euro è stato donato da piccoli donatori.

Il direttore finanziario della GMG, Fernando Giménez Barriocanal ha dichiarato: «Non abbiamo ricevuto un solo euro della pubblica amministrazione. No, non abbiamo chiesto nulla», Il 30% del denaro proverrà infatti da fondi privati ​​e il restante 70% arriveranno da coloro che si coinvolgeranno con l’evento. «Il contribuente non verserà nemmeno un euro», continua.

Tuttavia, «la GMG porterà almeno diverse centinaia di milioni di euro in entrata alla Spagna». Il bilancio dell’evento è stato fin da subito reso disponibile per prevenire i soliti attacchi dal mondo laicista

Gli organizzatori hanno anche intervistato 25 giovani cattolici spagnoli chiedendo loro di esprimersi su vari argomenti “caldi”: i rapporti pre-matrimoniali, il divorzio, il rapporto tra la Chiesa e gli omosessuali, l’uso del preservativo e l’AIDS, temi bioetici come aborto ed eutanasia, lo scandalo della pedofilia, il significato del celibato, la teodicea ecc…

 

Qui sotto il video di presentazione, mentre le varie brevissime ed interessanti interviste si posso visionare (in spagnolo ma con la disponibilità di sottotitoli tradotti in italiano) presso questo account Youtube.

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Sindone: gli studiosi confutano la teoria della firma di Giotto

Recentemente è apparsa sui giornali una stravagante notizia: un pittore veneto, Luciano Buso, avrebbe trovato, lavorando su fotografie del Sacro Lino, nientepopodimeno che la firma di Giotto. Il pittore ci aveva provato qualche tempo fa anche con la “Gioconda” di Leonardo Da Vinci, sostenendo di aver trovato negli occhi della donna numeri e lettere, legati alla tradizione ebraico-cabalistica, quella cristiana e quella dei templari, quella magica e quella naturalistica (cfr. Italiamagazine 3/2/11), ricevendo ovviamente risposte ironiche dai grandi esperti dell’arte e di Leonardo.

E’ passato quindi alla Sindone come creazione di Giotto. Mentre Leonardo, sostengono altri teorici del complotto, avrebbe creato la Sindone disseminandola di decine di messaggi in codice (per l’eccitazione di Dan Brown), Giotto, con poca fantasia, avrebbe ripetuto tantissime volte, dappertutto, solo la scritta «Giotto 15», (cioè il nome seguito dall’anno di creazione dell’opera) un pò come fanno le teenagers di oggi sul loro diario. Antonio Lombatti, acerrimo nemico dell’autenticità della reliquia e collaboratore del CICAP l’ha subito definita «l’ultima delle idiozie sulla Sindone». Il pittore è stato anche attaccato dai teorici e fans di Leonardo da Vinci, i quali vorrebbero che fosse lui l’artefice. Gli ammiratori del Tintoretto, del Beato Angelico e del Caravaggio non rilasciano dichiarazioni, per ora. La studiosa e sindonologa Emanuela Marinelli (www.shroud.it), docente di matematica e scienze naturali e già membro dell’Istituto di Mineralogia dell’Università La Sapienza di Roma, fra le più grandi esperte mondiali della Sacra Sindone, ha invece commentato la notizia su La Bussola Quotidiana, spiegando l’impossibilità della veridicità della dichiarazione del pittore.

Ovviamente la teoria di Buso è compatibile con la data emersa nel 1988 dai risultati dell’analisi radiocarbonica, che fu però successivamente smentita da altre indagini, come quella svolta dall’Istituto di Statistica Italiana (cfr. Ultimissima 12/4/10). Un dipinto insomma, pieno di firme dell’autore, il tutto osservato da Buso ad occhio nudo su fotografie. L’altra prova portata dal pittore è la grande affinità iconografica di particolari delle braccia, delle mani e delle gambe del Cristo con i vari personaggi raffigurati da Giotto nei suoi affreschi. La Marinelli spiega però che «la presunta affinità, quand’anche ci fosse davvero, potrebbe derivare da un’osservazione della Sindone, come si nota in una celebre crocifissione di Van Dyck, dove l’artista raffigurò i chiodi nei polsi di Cristo proprio ispirandosi alla reliquia esposta a Torino. Ma nulla del genere esiste nelle opere di Giotto». Bruno Barberis invece, Professore Associato di Meccanica Razionale presso la facoltà dell’Università di Torino, ha dichiarato all’ANSA che «non ha valore scientifico una scoperta che si dice basata solo su ingrandimenti fotografici. E’ l’ultimo di tanti che negli ultimi trent’anni hanno creduto, anche in buona fede, di riconoscere nel telo le cose piu’ disparate».

FALSARIO-ARTISTA. Qualcuno dovrebbe prendersi la briga di riferire a Buso che ogni esame scientifico da più di trent’anni ha dimostrato che la Sindone non è un dipinto, non c’è direzionalità né traccia di colore. Barberis cita, ad esempio, i risultati degli scienziati statunitensi del gruppo Sturp (Shroud of Turin Research Project), i quali «hanno stabilito senza ombra di dubbio che sulla Sindone non c’e’ traccia di pigmenti e coloranti, dimostrando inoltre che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si è formata successivamente ad esse) e che è dovuta ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. L’immagine inoltre possiede peculiari caratteristiche tridimensionali assenti nelle normali fotografie e nei dipinti». L’ingrandimento della fotografia non è adatto «allo studio scientifico dell’immagine in quanto, ingrandendole, si corre il rischio di vedere figure e sagome dovute alla grana della lastra o della pellicola e non all’immagine». La certezza è che questo lenzuolo ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato.

Emanuela Marinelli spiega che «l’eventuale falsario non avrebbe raffigurato Cristo con particolari in contrasto con l’iconografia medievale, avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all’epoca di Gesù, avrebbe dovuto immaginare l’invenzione del microscopio per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite». Queste tracce, ha spiegato il maggior esperto di flora desertica israeliana, l’ebreo Avinoam Danin, «l’unico luogo al mondo in cui sono presenti tutte insieme è una ristretta area tra Gerusalemme e Gerico» (cfr. Ultimissima 12/5/10). Il falsario-artista avrebbe anche dovuto entrare in possesso di un telo fabbricato nel I° secolo (perché la Sindone è stata fabbricata in quel periodo come ha dimostrato Mechthild Flury-Lemberg, celebre studiosa di conservazione tessile, cfr. Ultimissima 9/4/10), avrebbe dovuto conoscere la fotografia (inventata nel XIX secolo), e l’olografia (realizzata nel XX secolo). Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa (studiata per la prima volta nel 1593), nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale.

Infine, ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni scientifiche, il falsario-artista avrebbe dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre l’oggetto. I fisici dell’ENEA di Frascati hanno recentemente spiegato che l’immagine è «praticamente impossibili da replicare oggi e e a maggior ragione nel Medioevo o in tempi più remoti, tali da escludere che si tratti di un dipinto, o di colorazione ottenuta tramite bassorilievo scaldato o trattato con pigmenti o polvere ferrosa», il falsario medioevale per realizzare quello che c’è sulla Sindone, avrebbe dovuto possedere «una fonte di luce Laser avente le dimensioni di un intero palazzo», inesistente ancora oggi (cfr. Ultimissima 20/5/11).

FALSARIO-ASSASSINO. E’ così una follia continuare a sostenere l’ipotesi falsario-artista, e infatti molti sono passati a sostenere il falsario-assassino, complicandosi ancora di più la vita. Sarebbe stato impossibile infatti, continua la studiosa, trovare una vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell’arte bizantina e, soprattutto, “pestare a sangue” l’uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e siero separati, non è assolutamente un esperimento facile da compiere, come anche mantenere il cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo, processo accelerato dopo decessi causati da un così alto numero di gravi traumi. In particolare sarebbe stato impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue, mentre oggi sono perfetti e per nulla “sporchi”. Ovviamente rimangono valide moltissime “impossibilità” relative al falsario-artista.

Anche lei, come gli scienziati dell’ENEA, conclude così: «La realizzazione artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi; a maggior ragione nel Medioevo». Che i pittori se ne facciano una ragione!

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Le contraddizioni dell’aborto: in Occidente un diritto, in Oriente un dovere

Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Aldo Vitale, laureato in giurisprudenza su tematiche bioetiche e vincitore del dottorato di ricerca in “Teoria e Storia del diritto” presso l’Università Tor Vergata con il Prof. Francesco D’Agostino.

 

di Aldo Vitale*
*ricercatore in filosofia e storia del diritto

 

Se già si hanno molte difficoltà ad immaginarlo come diritto, figurarsi ad immaginare l’aborto come un dovere, eppure è così, soprattutto in certe culture, in alcuni Paesi, in determinate parti del mondo.

La rinomata e prestigiosa rivista scientifica The Lancet, lo scorso 24 maggio, ha pubblicato un articolato studio secondo il quale la sproporzione tra maschi e femmine nella popolazione in India è drasticamente aumentata, causando preoccupazione tra gli studiosi. La questione non è soltanto un problema afferente ai demografi ed ai sociologi, ma rappresenta per un verso un serio problema etico di massa, e per altro verso un paradosso su cui sono chiamati a misurarsi tutti gli abortisti mondiali.

Lo stesso studio, infatti, ripetuto ad anni di distanza dal primo del 2006 (in cui si stimava già all’epoca che le femmine abortite fossero più di dieci milioni ogni anno), rivela che la causa principale di questo squilibrio è l’aborto selettivo praticato a causa della cultura indiana che privilegia il sesso maschile rispetto a quello femminile. In un Paese che molti considerano economicamente in crescita e scientificamente avanzato, la cui forma spirituale, l’induismo, è da tanti stimata come apportatrice di benessere e pace, che per alcuni è il simbolo della vera democrazia, essendo una forma politeistica, a differenza dei tirannici monoteismi, in special modo del cristianesimo, si consuma, invece, un vero e proprio genocidio eugenetico fondato sulla discriminazione sessuale.

La tragica vicenda, a cui si spera si possa porre termine nel più breve tempo possibile, potrebbe rappresentare uno stimolo di riflessione per il femminismo occidentale: in Occidente la donna è considerata non libera se non può abortire, in Oriente la donna non è libera proprio a causa dell’aborto. Con palese violazione non solo e non tanto di ogni norma etica e medica, ma perfino logica, venendo questa dicotomia abortista globale a collidere direttamente con il principio di non contraddizione.

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L’astrofisico Benvenuti sugli errori scientifici di Margherita Hack

Gli errori scientifici di Margherita Hack sottolineati da Piero Benvenuti, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Un commento al nuovo libro della Hack, infarcito di errori e proselitismo antireligioso.

 
 

L’astrofisico Piero Benvenuti ha commentato l’ultima fatica dell’instancabile polemista Margherita Hack.

Due colleghi, la seconda più divulgatrice scientifica mentre Benvenuti è Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), docente presso l’Università di Padova, staff member dell’Agenzia Spaziale Europea e sub-commissario dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

L’opera in questione è Il mio infinito (Dalai editore 2011), scritto dall’astronoma toscana ripubblicando le stesse tesi che sostiene da una vita e che ha già pubblicato in altri miriadi di libri e volumetti divulgativi.

 

Gli errori scientifici di Margherita Hack

Nella prima parte del suo intervento, Benvenuti si rivolge agli errori scientifici di Margherita Hack, campo nel quale «dovrebbe essere di competenza professionale dell’astronoma più famosa d’Italia».

Ad esempio, il presidente degli astrofisici cita la soluzione alla domanda “perché il cielo notturno è buio” (detto “paradosso di Olbers”), che la Hack riconduce solamente al tempo finito dell’evoluzione dell’universo e non ne menziona invece la vera causa, ovvero l’espansione dello spazio-tempo.

Errore da matita rossa per uno studioso del cielo.

Un’altra gaffe di Hack è sul principio di indeterminazione, dove induce infatti a credere (per puri intenti filosofici) che il vuoto quantico sia equivalente al nulla. Commenta l’astrofisico: «La buona divulgazione non dovrebbe mai travisare od oscurare i risultati consolidati della ricerca scientifica, soprattutto quando, come in questo caso, il lettore medio non è in grado di valutare criticamente la correttezza delle affermazioni».

Di questo stratagemma divulgativo ha parlato anche l’astrofisico italiano Marco Bersanelli, quando spiegava che «il “vuoto” quantistico primordiale può dare origine a una particella, e in linea di principio a realtà fisiche più complesse. Questo significa che il “vuoto” dei fisici è radicalmente diverso dal “nulla” del filosofo».

La Hack, scrive Benvenuti, «non è nuova nell’inventare spiegazioni “pseudoscientifiche”: in una trasmissione televisiva recente affermava che per deviare dal suo corso un asteroide sarebbe stato sufficiente farlo “attrarre” da una grossa astronave!». Forse anche le nozioni di meccanica celeste vanno riviste, ha commentato ironico.

Qualche mese fa, invece, Margherita Hack ha sostenuto che avrebbe spiegato ai bambini come il Big Bang sia solo una “grande scorreggia dell’Universo“. In quell’occasione il matematico de La Sapienza di Roma, Giorgio Israel, oltre a soprannominare questa teoria la “cosmopetologia di Margherita Hack”, mostrò le contraddizioni scientifiche di quell’affermazione.

 

Margherita Hack e l’ateismo come “fede”.

Nella seconda parte dell’articolo, l’astrofisico Benvenuti si è concentrato sull’ultima parte del libro della Hack, dedicato al proselitismo antireligioso.

Lo scienziato si è rivolto in maniera cortese e rispettosa, quasi in dialogo con l’ex scienziata.

Ecco quanto scritto da Benvenuti: «L’immagine del Cristianesimo che si è radicata nella sua mente, poco ha a che fare con il pensiero dei Padri della Chiesa e con la teologia attuale».

Non mancano elogi per il pensiero “aperto” di Margherita Hack, quando ad esempio la studiosa scrive: «Tanto il credente che il non credente non possono dimostrare scientificamente l’esistenza o la non esistenza di Dio, si tratta in ambedue i casi di fede, di risposta a bisogni personali diversi».

 

In chiusura, Benvenuti ha accennato all’amore di cui la professoressa spesso racconta verso le stelle e l’universo, la sua famiglia, i suoi libri, il suo pubblico, i suoi gatti e anche il valore etico dell’essenza dell’annuncio cristiano (come ha ammesso più volte). Per questo la invita ad avere coraggio e «sollevare il lembo del velo d’amore che ci (e ti) ricopre, scopriresti che il Dio di cui neghi l’esistenza non è affatto il vecchio severo che attende impassibile in cielo di premiare i buoni e castigare i cattivi: è molto più vicino, qui ed ora».

La redazione

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Il maestro Riccardo Muti: «la fede cattolica sostiene la mia speranza»

Ad inizio febbraio 2011 il maestro Riccardo Muti, tra i più grandi direttori d’orchestra della storia italiana, è svenuto durante le prove della Chicago Symphony Orchestra ed è stato ricoverato in ospedale.

Con il tempo si è ripreso anche se lo spavento è stato molto forte. In questi giorni è stato intervistato dal quotidiano Avvenire e, oltre a parlare della sua città, Napoli, ha ricordato quei momenti: «noi uomini del Sud nasciamo con un profondo senso della morte. Sin da bambini siamo immersi in un clima fatto di campane a lutto, di processioni del Venerdì Santo, di Visita ai Sepolcri, di marce funebri suonate dalle bande. I problemi di salute che ho avuto di recente mi hanno fatto toccare con mano quello che so da sempre, che siamo legati a un filo e che basta un nulla perché questo filo si spezzi».

E continua: in quei momenti mi ha sostenuto «il senso della speranza che mi hanno trasmesso i miei genitori educandomi nella fede cattolica. Sapere di una vita oltre la morte che, certo, ignoro come potrà essere, mi fa guardare con serenità al presente. Me lo ha insegnato la fede. E anche la musica perché quando dirigo un Requiem, di Mozart, di Cherubini o di Verdi, quelle note mi trasportano oltre, nella dimensione dello Spirito».

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Pierluigi Bersani: «io e il PD siamo radicalmente contrari all’eutanasia»

Il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, ha bocciato senza mezzi termini l’eutanasia, assestando un duro colpo al Partito Radicale che vedeva nel PD un alleato nella promozione della cultura della morte. Il politico si è anche opposto alla legge sul fine vita in discussione alla Camera.

Alla presentazione di un suo libro a Roma ha infatti dichiarato: «sono radicalmente contro ogni ipotesi eutanasica, ma un uomo non può mai essere separato dalla sua dignità. Siamo perche’ la legge si trattenga, perché anche le leggi hanno un limite, e si dia spazio ai protagonisti, al loro mondo vitale e ai medici». Sulle coppie di fatto ha dichiarato che «dobbiamo trovare una soluzione» per non restare fuori dall’Europa e anche perché «è nel programma del PD».

Il nome di Bersani è stato aggiunto quindi all’elenco creato da UCCR, suddiviso tra favorevoli e contrari alla legge sul fine vita. Osserviamo che tra tutti i maggiori intellettuali, i politici (bipartisan) e i medici che hanno preso posizione, a favore o contro, non ce ne sia uno che si dica apertamente favorevole all’eutanasia.

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Maryland (Stati Uniti): una parrocchia episcopale entra nella Chiesa cattolica

Una parrocchia episcopale del Maryland ha annunciato lunedì scorso che sarà la prima negli Stati Uniti ad unirsi alla Chiesa cattolica romana attraverso il processo messo in atto dal Vaticano per portare al suo interno gli anglicani e gli episcopali che si vogliono convertire.

La parrocchia è quella di St. Luke a Bladensburg, ed entrerà a far parte dell’arcidiocesi di Washington nei prossimi mesi. Ciò significherà recidere i legami con il suo vescovo liberale, che aveva parlato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e di altre questioni controverse. Oltre ad essa, molte altre chiese episcopali degli Stati Uniti hanno mostrato interesse a diventare cattoliche.

Presso la parrocchia di St. Luke nei prossimi mesi prenderanno il via dei corsi per insegnare ai suoi membri le convinzioni fondamentali per diventare cattolici romani. La notizia è stata ripresa dai principali quotidiani nazionali, come ad esempio The New York Times e The Washington Post.

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Milano: messa interrotta e botte ai fedeli per sostenere l’omosessualità

Incursione di antagonisti in una chiesa di Milano durante la messa, per contestare le presunte posizioni in materia di omosessualità del parroco. I fedeli hanno reagito, ne è nato un parapiglia poi la fuga prima dell’arrivo della polizia.

Teatro della bravata, riporta Il Giornale, è la chiesa, strapiena di fedeli, di San Giuseppe Calasanzio. I violenti contestatori, tra un coro da stadio e un altro, dicono che il parroco avrebbe sostenuto che l’omosessualità è una malattia, curabile con colloqui con psicologi.

Una ventina di ragazzi anticlericali, vestiti in maniera “alternativa”, hanno comunque fatto irruzione in chiesa urlando slogan e srotolando uno striscione con su scritto «Padre Alberto, curati tu», gridando «Fuori i preti» e «Chiudete le chiese». I parrocchiani hanno invitato gli scalmanati ad uscire ma essi hanno reagito con energici spintoni. Un giovane cattolico è anche svenuto dalla paura. All’arrivo della polizia i giovani si sono dileguati con esperienza, non prima di aver inneggiato al nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, definito il “liberatore di Milano”. Il sindaco ha espresso comunque ferma condanna per l’episodio. La gente del quartiere si è comunque stretta ancora di più attorno al sacerdote e alla chiesa, dicendo che non c’è mai stato nessun accenno all’omosessualità durante gli incontri al catenchismo e che i bambini sono molto contenti di frequentare l’oratorio. E’ intervenuto anche il sociologo Massimo Introvigne, rappresentante dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per la lotta all’intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani, il quale ha scritto al ministro dell’Interno Roberto Maroni per segnalare la preoccupazione dell’Osce per quanto accaduto, in quanto «eventi relativamente minuscoli possono ispirarne altri più gravi».

Nessuno sa se il parroco abbia realmente definito “malattia” l’omosessualità. Forse più probabilmente era una scusa per sfogare il proprio odio anticlericale, usando come alibi l’omofobia, che sempre ci sta bene. Tuttavia, che diverse persone siano “uscite” dall’omosessualità (che non è una malattia e quindi non c’è alcuna guarigione) grazie a terapie di psicologi è un dato di fatto e non è possibile negarlo. Ne parlavamo ad esempio in Ultimissima 20/3/11.

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Le bugie di R. Carcano: «l’UAAR fa beneficenza e non è una confessione religiosa»

Una settimana fa il pontefice dell’UAAR, tal Raffaele Carcano è intervenuto sul sito web dell’associazione in seguito a commenti (per lui) imbarazzanti e compromettenti. Dopo il suo intervento, ha immediatamente interrotto la possibilità di commentare o di rispondergli. Il tutto nasce da un utente (detto “a-ateo”), il quale faceva presente come nell’invidiabile budget dell’UAAR non ci sia, nonostante i continui insulti che vengono rivolti a Caritas International, nemmeno un centesimo destinato ad opere di beneficenza. Dato che nessun altro utente è riuscito a dare risposte soddisfacenti oltre agli insulti e al permanente sfottò che si utilizza verso chiunque intervenga sul sito della setta razionalista (così chiamata dagli “ex adepti”), l’arrivo del responsabile è stato inevitabile.

INTERVENTO DI CARCANO: Dopo essersi lamentato di non ricevere alcun 8×1000, risponde all’utente che: «l’UAAR non riceve alcun 8xmille (né sinora ha mai chiesto di riceverlo), a differenza della CCAR. Che destina “ai soggetti deboli” e alla carità (talvolta “pelosa”) solo un importo residuale delle sue finanze, come è agevole constatare leggendo il suo (peraltro scarnissimo) rendiconto. Ciononostante l’UAAR, che non è una Chiesa e nasce e ha scopi diversi da una confessione religiosa, e quindi non è tenuta a svolgere direttamente assistenza “ai soggetti deboli”, fa con i suoi scarsissimi fondi a disposizione anche quello. Come hai visto anche tu dal suo sito. Non potendo smentirlo, arrivi a negarne la realtà. Che squallore». Oltre alla licenza razionalista di iniziare le frasi con il pronome relativo “che”, appaiono poche frasi e molte contraddizioni, così come ci si aspetterebbe, d’altra parte, dal responsabile del razionalismo ateo italiano.

 

Dato che ha precluso la possibilità di rispondergli, lo facciamo qui in 3 punti:

1)  LA CHIESA NON E’ TENUTA A FARE BENEFICENZA. Innanzitutto sottolineiamo che Carcano ammette che una Chiesa e una confessione religiosa siano “tenute a svolgere assistenza ai soggetti deboli”. Ma è un dovere? E’ un obbligo? Qualcuno impone forse alla Chiesa cattolica di gestire migliaia e migliaia di opere missionarie in ogni angolo del mondo? Evidentemente per lui la carità della Chiesa, al contrario di quella che può fare l’ateo (forse più per imitazione che per desiderio reale) è una questione così scontata, giustamente, che non si pone neanche più il problema e ritiene che sia un obbligo, una sorta di “dovere”.

 

2) L’UAAR SI REPUTA UNA “CONFESSIONE” RELIGIOSA E CHIEDE L’8X1000. Carcano sostiene anche l’UAAR non sia una chiesa e non abbia gli obiettivi di una confessione religiosa. Eppure nei suoi documenti ufficiali si lamenta per non essere riconosciuta da parte dello Stato come una “confessione religiosa” e non poter ricevere così benefici materiali, come l’8×1000. Lo vediamo, ad esempio, nel Ricorso straordinario al Capo dello Stato del 30/5/1996, dove, oltre a sostenere che «l’o­biet­ti­vo primario del movimento umanista non è di attaccare le religioni, ma di crea­re una positiva alternativa al teismo», cosa che dovrebbe escludere la volgare associazione UAAR dai “movimenti umanisti”, si legge che «l’UAAR ha presentato più volte l’i­stan­za di iniziare le trattative con lo Stato per addivenire ad intesa ai sensi del­l’art. 8 Cost», ottenendo sempre un diniego. L’articolo 8 della costituzione prevede che “le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti”. Al contrario di quanto vuol far credere Carcano quindi, l’UAAR non vuole, ma pretende di essere riconosciuta come “confessione religiosa”. Più sotto la lamentela continua perché «è stato disconosciuta la qualificazione non solo di confessione religiosa, ma anche quel­­la di associazione religiosa: ma un’u­­nione di atei non è né una società sportiva né un partito politico né può essere qualcosa di diverso da una associazione con fine di religione. La qualità oggettiva di associazione religiosa di ogni gruppo di ateismo militante è rafforzata dal­l’auto­in­ter­pre­ta­zio­ne effettuata dai soci all’interno della loro libertà di associazione: e l’UAAR, come si è detto, si interpreta come religione». Impariamo dunque che l’UAAR ha fini esclusivamente religiosi e si reputa una religione. E ancora: «come sarebbe arbitrario separare la disciplina di una confessione religiosa da quella di un’altra, cosi è arbitrario scindere l’ateismo dalla religione proprio nel momento normativo. Ateismo e religione sono fazioni opposte che si contendono la medesima porzione di coscienza. Oltre a questo, l’ateismo non potrebbe nemmeno essere distinto dalla religione per un altro motivo: infatti la soglia di distinzione tra religione e non religione è mobile e dipende dalla definizione adottata», e si continua paragonando l’ateismo alle varie religioni di teologia negativa e al buddhismo. L’UAAR vorrebbe che anche si riconoscesse, da tale intesa con lo Stato, il «soddisfacimento del bi­­sogno religioso dell’ateo», il quale -occhi ben attenti!!- «si manifesta nella critica alle religioni», anche se ha pure «delle manifestazioni positive». L’insulto continuo verso la chiesa e i suoi esponenti è quindi per l’ateo uaarino un “necessario bisogno religioso” che lo Stato dovrebbe riconoscere, uno sfogo incontrollabile quindi.

L’UAAR, autoconcependosi come “religione”, come “confessione e associazione religiosa”, ritiene anche di avere il diritto a «determinati fini o per conseguire vantaggi legislativamen­te previ­sti, come confessione», come si continua a leggere nel suo ricorso al Capo dello Stato. E di quali vantaggi si sta parlando? L’intesa con le altre confessioni porta «vantaggi non sol­tanto morali, ma anche concreti», ad esempio «vantaggi di tipo patrimoniale (attribuzione dell’otto per mille del gettito IRPEF, deducibilità del­le erogazione liberali dei fedeli) e non patrimoniali (ac­cesso al servizio radiotelevisivo pubblico e riserva di frequenze; insegnamento dottrinale su richiesta nelle scuo­le pubbliche)» i quali sarebbero «discriminatori nei confronti degli atei, qualora non fossero messi a disposizioni anche delle associazioni di atei». Si ritiene anche un’«illegittimità costituzionale l’attribuzione di contributi per la costruzione di edifici di culto a favore di alcune soltanto delle confessioni religiose e non ad altre». Ecco quindi che l’associazione atea razionalista scopre le carte e chiede di ricevere anch’essa il tanto “aspirato” 8×1000, insegnare l’ateismo nelle scuole (magari quello “scientifico” come nell’URSS), avere programmi di proselitismo ateo in televisione e costruire luoghi di culto nelle città. La richiesta dunque si fa esplicita e formale: «L’UAAR, in quanto confessione religiosa ai sensi dell’art. 8 c. III Cost., risulta titolare di tale interesse, e l’atto che lo lede non può in conseguenza con­siderarsi atto politico. In considerazione di tutti i suesposti motivi, la ricorrente Unione degli atei e degli agnostici razionalisti chiede che il Sig. Presidente della Repubblica voglia procedere all’annullamento del­l’at­to del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, n. DAGL 1/2.5/4430/23, del 20 febbraio 1996, che respinge l’istanza di intesa ai sensi del­l’art. 8 c. III Cost., presentata dalla ricor­rente». L’intervento spocchioso e vittimista di Carcano è quindi colmo di falsità in quanto gli stessi documenti ufficiali della sua chiesa lo smentiscono: l’UAAR definisce l’ateismo una “religione” e si autodefinisce “confessione religiosa” e “associazione religiosa”, chiedendo l’8×1000 e altri benefici economici e materiali.

 

3) NON UN CENTESIMO DELL’UAAR E’ DESTINATO AI POVERI. Nel suo intervento Carcano sostiene infine che l’UAAR «destini i suoi scarsissimi fondi» ai poveri bisognosi, rimandando al progetto di “Assistenza non confessionale” avviato nel 2009 all’ospedale torinese delle Molinette. E in cosa consiste? In questo link vediamo che si tratta di una sola volontaria laica che offre il suo conforto e la sua assistenza morale ai pazienti che ne fanno richiesta. Si legge anche che «il progetto è frutto di una convenzione tra l’ospedale e l’UAAR» e «l’assistenza morale agli atei e agli agnostici, pertanto, dev’essere considerata come parte integrante dell’assistenza sanitaria generale». Essendo una convenzione l’UAAR non deve destinare proprio un bel niente per i “soggetti deboli”, ed essendo l’unica “attività di beneficenza” che fanno (sai che roba!), tra l’altro esclusivamente rivolta a soggetti atei (mentre sappiamo che le missioni cristiane italiane nel mondo siano per lo più rivolte agli abitanti locali, indipendentemente dalla loro religione) e quindi “pelosa”, si può pertanto concludere che il polemico utente “a-ateo” avesse pienamente ragione: “Non una lira-euro dei bilanci Uaar risulta destinato a soggetti deboli”. E’ comunque confermato dal Bilancio 2010 dell’UAAR, dove al posto delle donazioni agli indigenti, si è preferito finanziare la “presentazione della seconda sindone” (1.105 €), il “fondo progetto Odifreddi a scuola” (2.074 €) e le “vignette” anticlericali (750 €).

 

CONCLUSIONE: Non possono dunque non tornare alla mente le osservazioni di Valentina Bilancioni, ex responsabile dell’UAAR di Rimini: «Carcano ha dimostrato di essere l’anello mancante tra l’homo sapiens e le anguille. Di lui, prima che lo conoscessi, mi venne spesso decantato l’acume politico; poi l’ho conosciuto, e ho iniziato a chiedermi dove lo tenesse. Si conceda a Pontifex Carcano l’attenuante del trepidare per la propria poltrona, sempre consigliato come sopra, e si potrà comprenderne almeno in parte l’umano dramma» (cfr. Ultimissima 31/3/11) .

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Un gruppo pro-life nominato consulente del governo inglese

Con una decisione che è stata definita “un cambiamento radicale di politica”, il governo britannico ha invitato un gruppo pro-life a fornire consigli in materia di salute ed educazione sessuale.

Il nome del gruppo è semplicemente “Life”, ed è l’unica associazione a favore della vita ad essere stata nominata nella nuova commissione, un comitato di dieci membri scelto dal ministero della salute per sostituire il vecchio “gruppo di consulenza indipendente sulla salute sessuale e l’Hiv” che offrirà consigli al governo in materia di politiche di educazione sessuale.

Nel Regno Unito le politiche in materia di educazione sessuale sono state fino ad oggi molto liberali, a favore di contraccezione ed aborto e di conseguenza ha uno dei numeri più alti di ragazze madri del mondo occidentale. Secondo il vescovo di Brentwood, Thomas McMahon, l’invito del governo a “Life” «è un passo radicale nella direzione giusta».

Mentre è entrato il gruppo “Life”, il gruppo abortista British Pregnancy Advisory Service (BPA) ne è uscito. Questo perché, come ha dichiarato un portavoce del Dipartimento della Sanità, è già presente tra i consiglieri il gruppo “Marie Stopes International“, che ha punti di vista identici e i due hanno rifiutato la collaborazione. Ricordiamo che quest’ultimo è reponsabile della terribile politica del figlio unico praticata in Cina (cfr. Ultimissima 26/5/10).

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