Il direttore del CERN in udienza da Benedetto XVI: «incontro molto positivo»

Il direttore generale del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, detto anche CERN ha avuto un udienza privata con Benedetto XVI per raccontare dei suoi esperimenti sul Bosone di Higgs. Lo ha dichiarato lui stesso: «Ho avuto un incontro privato con il Papa per parlare della nostra ricerca e della posizione della Chiesa rispetto a questo».

Rolf Heuer è un fisico delle particelle e dirige il CERN dal 2009, dove da tempo si stanno tentando di scoprire  le origini dell’universo. L’acceleratore di particelle sotterraneo mira infatti a ricreare le condizioni del Big Bang e uno degli obiettivi principali della ricerca è quello di dimostrare l’esistenza del Bosone di Higgs, chiamato anche “la particella di Dio”, che si ritiene abbia dato massa all’universo.

Il fisico, riporta The Telegraph, ha anche smentito chi sostiene che gli ordini religiosi sono contro gli esperimenti e si è dichiarato disponibile a collaborare con essi e con i filosofi per provare ad immaginare cosa sia avvenuto prima delle origini dell’universo. Ha riferito alla stampa di aver avuto un incontro “molto positivo” con il Papa.

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Le persone religiose hanno più probabilità di opporsi alla tortura

Le persone religiose in America hanno più o meno probabilità rispetto alla media della popolazione di sostenere l’uso della tortura? Per scoprirlo, Arial Malka della Yeshiva University di New York e Christopher Soto del Colby College Waterville, Maine, hanno utilizzato i dati di due sondaggi d’opinione, uno condotto nel 2004 per ABC News/Washington Post e uno, più grande (su quasi 2.000 persone), condotto nel 2008 dall’American National Election Studies.

Hanno quindi scoperto che, in entrambe le indagini, gli americani religiosi hanno effettivamente meno probabilità, rispetto al resto della popolazione, di sostenere la tortura (ad esempio in caso di terrorismo o di fallimento di altri metodi ecc..). I ricercatori hanno però trovato altro. L’interesse politico delle persone religiose è frequentemente rivolto ad esponenti conservatori, e questi hanno molta probabilità di promuovere la tortura. Il risultato è che la persona religiosa (cristiana, prevalentemente) tende direttamente ad opporsi alla tortura ma, indirettamente, la sostiene attraverso la preferenza verso la politica conservatrice. Insomma, concludono, la religione è più probabilmente legata a opinioni conservatrici e opinioni conservatrici hanno più probabilità di essere legati al sostegno per la tortura. Il rapporto è rappresentato dal grafico qui sopra.

In realtà questo sostegno indiretto appare abbastanza discutibile poiché la scelta politica si basa su molteplici motivazioni e non si può limitare al “pro o contro tortura”. Sia l’adesione religiosa che quella politica sono scelte complesse che non possono essere definite entro conclusioni sbrigative.

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L’UE approva la costituzione ungherese che difende il feto umano e la famiglia

Due settimane fa l’aula di Strasburgo ha ospitato un dibattito sulla recente modifica della Costituzione ungherese. Il nuovo testo costituzionale, come informavamo in Ultimissima 20/4/11, rispecchia in maniera chiara i valori e i principi che sono alla base dell’Europa unita.

Mario Mauro, ex-vicepresidente del Parlamento europeo, ha spiegato su Il Sussidiario che la nuova costituzione, approvata da quasi tutte le forze politiche del Paese, parla dell’Ungheria come una nazione “fondata sulla cristianità” e ribadisce il ruolo della Santa Corona di Santo Stefano, il re della conversione al cristianesimo, come simbolo della nazione. È stata aggiunta inoltre una precisazione sul fatto che la vita del feto vada preservata fin dal concepimento. Altra importante indicazione che è stata inserita è la promozione della famiglia, rappresentata dall’unione in matrimonio fra un uomo e una donna.

Durante il dibattito in Parlamento ci sono stati diversi interventi di condanna del Governo di Budapest, accusato di promuovere visioni discriminatorie e oscurantiste. Con insistenza è stato chiesto alla Commissaria europea Viviane Reding di intervenire per bloccare lo “scempio” in atto. Le richieste dei discriminatori laicisti oscurantisti però sono state tutte respinte, la Commissaria ha infatti precisato che non vi è alcuna violazione dei trattati e delle norme comunitarie, pertanto la Commissione non interverrà in quella che è una libera decisione di uno Stato membro. L’europarlamentare Mauro ha spiegato che occorre comprendere come «in questo momento un enorme consenso in Ungheria ha portato a mettere a fuoco il bisogno di un popolo e affinché questo bisogno non tracimi nel nazionalismo deve essere affiancato da un’Europa forte che riconosce i diritti di tutti e i doveri di ognuno».

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Uno studio dimostra che l’essere cristiani riduce la delinquenza

Uno studio ha dimostrato che andare in chiesa è associata a differenze sostanziali nel modo in cui giovani uomini si comportano. L’argomento è di quelli che solitamente scaldano gli animi dei laicisti e dei detrattori della morale cristiana. L’autore Byron R. Johnson, criminologo, docente di Scienze Sociali presso la Baylor University e membro del Consiglio di coordinamento per la Giustizia Minorile e Prevenzione della delinquenza.

L’indagine è pubblicata nel libro intitolato “More God, less crime”, e dimostra come l’aumento della religiosità non solo riduce la criminalità e la delinquenza, ma promuove anche un sano comportamento sociale. Il criminologo arriva così alla conclusione che la religione cristiana può essere un potente antidoto contro la criminalità. I dati mostrano che il “fattore fede” può diventare un potente catalizzatore per mobilitare gli sforzi per affrontare efficacemente i problemi cronici del sistema di giustizia penale americana.

Nel libro sono raccolti tutti gli studi tra il 1944 e il 2010 che hanno misurato i possibili effetti della religione sulla criminalità, cioè circa 273. Il 90% di questi hanno mostrato che avere “più religiosità” porta a meno criminalità e solo il 2% ha trovato che la religione produce più criminalità (il restante 8% non ha trovato alcuna relazione).

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Il genetista George Church: «il rapporto tra scienza e fede è vasto e fertile»

Il genetista molecolare americano George Church, docente di Genetica presso la Harvard Medical School e uno dei migliori scienziati americani, noto anche per aver contribuito a progettare il primo “metodo” diretto di sequenziamento del DNA, è intervenuto dando la sua opinione sul tema “scienza e fede”.

Ha risposto infatti ad una domanda diretta di un suo lettore, su www.reddit.com, circa l’evidenza dell’esistenza di Dio dal punto di vista scientifico.

Non ha preso direttamente in considerazione l’assurda domanda, ma ha parlato del rapporto tra “scienza e fede”: «Alcune persone pensano che la scienza e la fede non abbiano nulla in comune. Ma una notevole quantità di fede guida la scienza tutti i giorni -e spesso la religione affronta anche tematiche scientifiche (ad esempio, la fisica / biologia dei miracoli, antiche divinità, Galileo). Se la fede non avesse incidenza sul nostro cervello fisico, allora attraverso quali meccanismi essa ha impatto sulle nostre conversazioni? Miliardi di esseri umani (in senso molto realmente scientifico), hanno fede. La sovrapposizione è vasta e fertile. Come impariamo molte informazioni circa la natura, per molti di noi, questo rafforza notevolmente, e non diminuisce, il nostro timore».

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Steve Tyler, leader degli Aerosmith, e la vita sconvolta dall’aborto del figlio

Anche una star del rock come Steve Tyler, leader degli Aerosmith, uomo dalla vita sfrenata ed estrema, ha avuto il tempo per fermarsi un attimo, assistere all’aborto del figlio ed esclamare: “Gesù, che cosa ho fatto?”.

Era il 1975 e Tyler, allora 27enne conviveva con la fidanzata quattordicenne Julia Holcomb. Dopo 35 anni, leggiamo su La Bussola Quotidiana, la vicenda viene a galla dalle pagine dell’autobiografia del gruppo, “Walk in this way”, da poco disponibile nelle librerie americane: Julia rimase incinta e l’enturage degli Arosmith convinse Tyler a farla abortire. Il frontman del gruppo scrive nel volume: «Ero davvero in crisi. Per me era un momento importante, stavo costruendo un progetto di vita con una donna, ma ci convinsero che non avrebbe mai funzionato e che avrebbe rovinato le nostre vite». I due si lasceranno convincere ed è proprio Tyler a descrivere il momento che segna la reale rovina della sua vita: «E’ semplice. Vai dal medico, si mette un ago nel ventre della mamma, e viene iniettato il veleno. Tu resti lì, a guardare. Poi tirano fuori il bambino, morto. Pochi minuti. Ero devastato, nella mia testa continuavo a ripetere “Gesù, cosa ho fatto?”». Il chitarrista degli Aerosmith, Ray Tabano, ricorda: «Tyler uscì stravolto da quell’esperienza. Era solo un ragazzo e il fatto di aver visto tutto, di avere vissuto tutto, lo distrusse».

Sebbene avesse già avuto esperienze con alcool e marjuana, è l’aborto della sua fidanzata a segnare l’inizio della degenerazione irreversibile della sua vita. Inizia una relazione con una modella di Playboy, Bebe Buell, la quale è testimone del baratro in cui cade Tyler: «Era pazzo, sempre completamente ubriaco, più volte è stato capace di distruggere il camerino che gli assegnavano. Un giorno tornando a casa l’ho trovato disteso in bagno completamente imbottito di droga. Era distrutto dal dolore». La donna la ha abbandonato dopo essere rimasta incinta. Nonostante avesse tutto quello che solitamente un uomo sembra sognare: donne, denaro e fama mondiale, nulla bastava: «Mi sono sniffato la mia Porsche, il mio aereo e la mia casa. Ho buttato via 20 milioni di dollari per colpa della droga. Nonostante negli anni 80 fossi uno dei cantanti più celebri e pagati al mondo, ero sempre senza soldi per via degli stupefacenti», ha rivelato oggi l’ex cantante 63enne.

Anche la sua fidanzata di allora, Julia Holcomb, ha deciso dopo decenni di silenzio, di raccontare quel che avvenne in quel periodo: «Ho deciso che è tempo per me di raccontare la mia storia in modo onesto, sperando che questo mi aiuterà a chiudere la porta, in pace, a questo periodo della mia vita». Parla dell’innamoramento verso Tyler, dell’essere stata travolta dal suo mondo dal ritmo sfrenato, dell’aborto e degli incubi per il ricordo. Della profonda crisi depressiva e dei tentativi di suicidio a causa del rimorso. Descrive anche l’incontro con il suo marito attuale e la conversione cattolica. Come tante donne che hanno sperimentato l’aborto, è diventata una paladina pro-life, ma anche una madre devota di sette figli e felicemente sposata. Non ha nemmeno mantenuto alcun risentimento contro Tyler: «Prego per la sua sincera conversione del cuore, e spero che possa trovare la grazia di Dio. Non credo ci sia nulla che possa giustificare l’aver tolto la vita al mio bambino. Prego che la nostra nazione cambi le sue leggi in modo che le vite dei bambini innocentemente concepiti siano protette e si rafforzi la santità del matrimonio».

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La genetica conferma l’Antico Testamento: gli ebrei in contatto con gli africani

Un team di genetisti dell’Harvard Medical School ha recentemente analizzato 6.529 genomi individuali, in rappresentanza delle 107 diverse popolazioni umane. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista PLoS Genetics, includono la virtuale assenza di elementi di prova del mescolamento genetico africano tra i popoli nordeuropei. Tuttavia, gli europei del sud sembrano aver subito un mescolamento genetico con gli africani 55 generazioni fa.

L’analisi genetica ha anche scoperto che tutte le otto popolazioni ebraiche studiate contengono un 3-5% di DNA africano. Questo è stato definito «sorprendente» dagli studiosi, perché si è sempre ritenuto che la popolazione ebraica fosse stata separata da quella africana per centinaia di anni. La spiegazione che hanno dato è che ciò riflette una storia per cui molti gruppi ebraici discendono da una originaria popolazione comune mescolatasi con gli africani prima dell’inizio della diaspora ebraica dal 8° al 6° secolo a.C. E infatti si conclude: «la datazione dei dei gruppi ebraici più anziani sono in coerenza con gli eventi biblici che possono essersi verificati nella storia della popolazione ebraica».

Si parla di coerenza perché nella Genesi si parla di Giuseppe, uno dei 12 figli di Giacobbe, il quale sposa un’africana d’Egitto (Genesi 41:45) e i suoi discendenti, compresi quelli di Efraim e Manasse, superano di numero le altre tribù d’Israele. Questi matrimoni tra ebrei e africani sono documentati anche più avanti, ad esempio nel 1.706 a.C., quando i figli d’Israele entrarono in Egitto o quando furono presi prigionieri in Assiria nel 721 a.C. ecc..

Se dunque finora le relazioni tra i due popoli non erano ritenute storicamente accettabili, oggi abbiamo un’ulteriore conferma del fatto che nell’Antico Testamento, accanto a narrazioni metaforiche, compaiono dati storici veramente accaduti riguardanti la storia ebraica e indirettamente quella cristiana.

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Nuova ricerca: il preservativo ha aumentato l’AIDS

Il fatto che la Chiesa, opponendosi alla diffusione massiccia del preservativo, promuovi la diffusione dell’AIDS è un altro luogo comune molto diffuso. Tuttavia anche prestigiose riviste mediche come The Lancet, hanno rilevato l’efficacia della strategia ABC: “L’astinenza”, “la fedeltà” e il preservativo, in caso di inadempienza dei primi due. La Chiesa chiede di non concentrarsi esclusivamente su quest’ultimo aspetto, ma di privilegiare l’educazione dei comportamenti.

Matthew Hanley, ricercatore in Sanità Pubblica alla Emory University di Atlanta (USA) ed esperto in bioetica, con diretta esperienza sul campo in diversi paesi africani, ha recentemente pubblicato per l’American Public Health una relazione intitolata “The Catholic Church and the Global AIDS Crisis”, in cui quantifica il numero di infezioni che avrebbero potuto essere evitate in Africa se si fossero attuate politiche per promuovere l’astinenza e la fedeltà, piuttosto che attuare politiche per la distribuzione di massa di preservativi. Poiché la malattia è stata identificata nella metà degli anni Ottanta, si stima che abbia ucciso 25 milioni di persone in tutto il mondo, e oggi ci sono 65 milioni di portatori del virus.

«Non nascondiamolo: le politiche di distribuzione del condom non sono riuscite a invertire il segno delle epidemie più gravi in ​​Africa, quello che è servito è stato cambiare i comportamenti», ha detto Hanley. «I funzionari della sanità pubblica dovrebbero riconoscere questo. Ma la maggior parte di essi rifiutano gli approcci basati sul comportamento e prediligono soluzioni tecniche, come il preservativo». Eppure, tra il 1991 e il 2001 l’Uganda è riuscita a ridurre del 10% il numero di persone infette, seguendo un programma basato su “fedeltà” e “castita” e senza alcuna distribuzione del condom. Tuttavia, quando le agenzie mediche hanno insistito sul fatto i fondi sarebbero dovuti essere applicati per la distribuzione di preservativi, il numero di casi è aumentato di nuovo (cfr. Religion En Libertad) . La Chiesa rimane il più grande fornitore unico di assistenza sanitaria e sostegno per coloro che soffrono di malattie correlate all’AIDS in tutto il mondo.

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La storia di John Pridmore, da assassino ateo a benefattore cattolico

Anche in Italia è uscito il libro “Il buttafuori di Dio. Una storia vera” (Paoline 2011) che racconta l’incredibile conversione di John Pridmore, ex criminale londinese folgorato sulla via di Damasco.

Dopo un’infanzia difficile a causa del divorzio dei genitori, , leggiamo sul sito La Perfetta Letizia, commette una serie di piccoli crimini, dalle rapine a violenze di vario tipo, che lo portano anche ad assaggiare la galera. L’escalation continua gli spalanca le porte di un mondo all’apparenza dorato: John fa “ufficialmente” il buttafuori di una discoteca, ma spaccio di droga, pestaggi, furti e delinquenze di ogni genere gli procurano una grande ricchezza, che consuma tra donne, droga e belle macchine. Le sue uniche certezze sono la stupidità della polizia e l’inesistenza di Dio (cfr. Religion En Libertad 5/11/09).

Un giorno, dopo aver quasi ucciso un uomo a pugni, «ho sentito la voce di Dio, della mia coscienza. Mi venne a mancare il respiro. Mi sembrava di morire, mi sentivo in preda ad una paura incredibile. All’improvviso, ebbi la sensazione che qualcuno mi avesse messo una mano sulla spalla e mi stesse sollevando. Mi sentii addolorato terribilmente per i miei crimini, per i miei peccati, ma anche pervaso da un calore incredibile e la paura svanì immediatamente. In quell’istante non solo credetti, ma capii che Dio esisteva!», racconta lui nel libro. Il passo successivo è stato di interrompere i rapporti con i boss della criminalità organizzata di Londra, togliendosi dai giri della prostituzione, del gioco d’azzardo e dalla droga.

Dopo essere entrato nella Chiesa cattolica, ha deciso di testimoniare la sua fede in Dio attraverso opere di carità e in particolare dedicandosi ai giovani, dall’Inghilterra all’Irlanda agli Stati Uniti d’America, nelle scuole, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia nel 2005. Hollywood sta pensando di dedicargli un film.

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L’attore Pierce Brosnan parla della fede cattolica

Il celebre attore irlandese Pierce Brosnan, noto per aver interpretato l’agente segreto 007, James Bond, ha parlato della sua fede cattolica. Nonostante le difficoltà della Chiesa irlandese a causa dei recenti scandali della pedofilia, non ha avuto remore di pronunciarsi durante un’intervista per RTÉ Ireland’s National Television and Radio.

Ha parlato della tragica morte della moglie: «La preghiera mi ha aiutato molto durante la perdita di mia moglie a causa del cancro, e sopratutto ad accudire un bambino in questi tempi difficili. Oggi la fede mi aiuta a essere padre, attore e uomo. Mi è molto utile portare sempre una piccola preghiera in tasca. Dio è stato buono con me. La mia fede cattolica è stata determinante nei momenti di profonda sofferenza, il dubbio e la fede». L’attore ritiene anche che sia il riappropriarsi delle radici spirituali dell’Irlanda che potrà aiutare a superare la cristi economica.

Ha parlato anche della sua travagliata infanzia, quando da povero immigrato a Londra, in una scuola pubblica, ha imparato a stare in piedi e difendere la propria identità: «Si doveva avere le palle per essere cattolici nel sud di Londra».

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