Esce il libro dello storico Stark: scienza e Inquisizione nel cristianesimo

Proprio qualche giorno fa informavamo di un testo uscito da poco nelle librerie inglesi intitolato “La genesi della scienza: come il cristianesimo medioevale ha lanciato la rivoluzione scientifica a cura di James Hannam, dottore in Storia e Filosofia della Scienza presso l’Università di Cambridge, nel quale trova spazio un’ampia e docuemtanta confutazione sulla leggenda illuminista circa l’opposizione storica della religione alla scienza (cfr. Ultimissima 16/6/11).

In Italia invece, informa il quotidiano Libero, arriva l’ultimo libro di Rodney Stark, considerato il maggiore sociologo delle religioni vivente, docente alla Baylor Univeristy (Texas). In una recente intervista per Avvenire, ha rivelato di essersi convertito, dall’ateismo al cristianesimo (episcopale), proprio studiando l’eredità lasciata dalla Chiesa nella storia. Il titolo è A Gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù” (Lindau 2011) e anche lui affronta, nel cuore del suo lavoro, la nascita della scienza nel medioevo cristiano. Parla di scienza come metodo in cui convergono teoria e ricerca e quello che nasce nell’Europa medioevale non è assolutamente paragonabile, secondo lo storico e sociologo, alle conquiste intellettuali dell’età classica, araba e cinese. La scienza non nasce nemmeno come rifiuto della concezione religiosa, ma proprio come uno dei suoi frutti: la caratteristica principale del cristianesimo, spiega Stark, è quella di presentare Dio come un essere razionale e l’universo come la sua creazione personale, con una sua struttura razionale, regolata e stabilizzata con diverse leggi, che attendeva di essere compresa dagli esseri umani. Di qui l’impulso ad indagare il creato, penetrarne il segreto usando l’intelletto. Anche lui, come Hannam, ritiene che l’inconciliabilità fra scienza e religione sia un mito recente.

Stark affronta anche un altro mito, quello della “caccia alle streghe”. Spiega infatti che il motivo per cui si diffuse fu proprio questo approccio razionale alla realtà, dove ovviamente non poteva far parte la magia. La preoccupazione, oltre al disordine e alla pericolosità sociale di questi individui, non era tanto che la magia funzionasse (perché non funzionava) ma che attraverso di essa il Demonio potesse agire (ancora oggi moltissimi satanisti sono anche perfetti maghi e fattucchieri). Tuttavia, addebitare i roghi all’oscurantismo clericale è scorretto (e qui sta lo zampino dei protagonisti del periodo illuminista), anche perché -dimostra Stark- le principali voci che si levarono contro furono proprio da parte dei religiosi. Nella “terribile” Inquisizione spagnola, inoltre, tra tutte le migliaia di persone processate, meno del 2% venne giustiziato.

Sul quotidiano l’Occidentale si riassume anche quanto Stark dice sulla schiavitù, cioè quell’usanza comune a tutte le società pre-cristiane e che scomparve letteralmente, solo in Europa, solo con l’affermarsi del società feudale. Ricomparve poi  nel XV secolo e fu subito condannata dalla Chiesa e sicuramente i più favorevoli al ritorno della schiavitù furono illuministi come Hobbes, Voltaire, Montesquieu e Mirabeau.

 

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Omosessuali si nasce o si diventa? Ne parla Luca di Tolve

La possibile scoperta di una causa biologica e/o genetica che intervenga nel determinare l’orientamento sessuale è considerata da molti l’obiettivo della vita. Attualmente la ricerca scientifica riconosce che in molte persone c’è una predisposizione costituzionale all’omosessualità, ma non una pre-determinazione, o “causa” diretta (in realtà non c’è nemmeno nessuna notizia di alcun pool genetico che determini in modo diretto un qualche tratto psicologico della persona). Questi soggetti possono avviarsi verso la condizione omosessuale solo in presenza di uno specifico ambiente familiare (detta anche “classica relazione triadica”: padre/madre assente, padre/madre iper-coninvolto, ragazzo sensibile). L’argomento è comunque complesso ed esistono numerosi studi con risultati opposti che si contraddicono a vicenda.

Tuttavia gli omosessuali sostengono chiaramente di essere totalmente determinati nella loro scelta dalla genetica, prova schiacciante del fatto che il loro non è un orientamento sessuale patologico. Oltre al fatto che il tentativo lascia il tempo che trova, – dato che anche se si scoprisse il fatidico “gene gay” i sostenitori della “malattia omosessuale” potrebbero sempre affermare che, alla pari delle altre malattie genetiche, anche l’omosessualità è un difetto genetico da prevenire/correggere scientificamente-, l’opinione dell’omosessuale deve soventemente scontrarsi con quella dell‘ex-omosessuale. Quest’ultimo infatti sostiene con la sua stessa vita e il suo cambiamento, che la sua posizione non era affatto determinata da fattori genetici/biologici, tant’è che ha potuto ravvedersi. Solitamente in questi casi gli omosessuali rispondono distribuendo accuse di “omofobia” a caso, negando il fatto che l’ex omosessuale sia stato veramente omosessuale oppure negando che sia realmente diventato eterosessuale. In Italia l’ex omosessuale più conosciuto è senz’altro Luca di Tolve, complice anche la canzone “Luca era gay” cantata da Povia a Sanremo (anche se non si è mai capito se fosse rivolta a lui).

Del suo percorso, della sua infanzia tormentata, del suo successo nel mondo gay, dei suoi rapporti omosessuali, della profonda infelicità di questa cultura, della scoperta dello psicologo Nicolosi, del cambiamento sessuale, dell’innamoramento, del matrimonio con Teresa, del linciaggio mediatico da parte di Arcigay e dell’avvio dell’Associazione Lot (www.gruppolot.it) con altri ex-omosessuali, Luca ne parla in questo video (presente anche sua moglie).

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Il vero ateismo è raro: senza Dio l’uomo si affida all’idolo

Il 15 giugno 2011 Benedetto XVI ha riflettuto sulla figura del profeta Elia e sul tema dell’idolatria, atteggiamento presente nei credenti e anche nei non credenti: «Dove scompare Dio, l’uomo cade nella schiavitù di idolatrie, come hanno mostrato, nel nostro tempo, i regimi totalitari e come mostrano anche diverse forme del nichilismo, che rendono l’uomo dipendente da idoli, da idolatrie; lo schiavizzano», ha detto il Pontefice.

Il filosofo Giacomo Samek Lodovici, docente di Storia delle dottrine morali presso l’Università Cattolica di Milano, ha ripreso e approfondito le parole del Papa, spiegando che negli ultimi due secoli, alla pari del procedere della secolarizzazione, gli idoli a cui inginocchiarsi sono aumentati: la Razza, il Comunismo, il Nazismo, la Natura, la Scienza, la Politica, ecc., cioè le varie divinità a cui le diverse ideologie costruiscono altari, oppure il piacere, il sesso, la droga, il successo, i soldi, il potere ecc. Ad essi l’uomo dedica la vita e in essi ripone, illusoriamente, la sua speranza. Ha così criticato il credente, che si illude di poter «servire a due padroni». E non ha risparmiato nemmeno il non credente, sottolineando ciò che diceva con efficacia Karl Barth (e altri pensatori): «quando il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli».

Il filosofo ricorda anche che la fede nell’idolo, nel dio terrestre era fortemente diffuso fin dalle «culture razionalistiche», le quali «hanno un sottofondo misterico (per esempio, durante l’Illuminismo si diffondono le sette esoteriche, e durante il Positivismo si diffonde lo spiritismo)». Ci viene ricordato anche il pensiero di Chesterton, secondo cui il dramma dell’uomo moderno, spesso, non è quello di non credere a nulla, bensì di credere a tutto. Samek Lodvici, cita ad esempio, il gigantesco giro d’affari di maghi, cartomanti, ecc., a cui si rivolgono non solo persone poco istruite, bensì anche professionisti, politici e manager affermati. E tanti, tanti “sedicenti” non credenti: nel 2008 un’indagine del Baylor Institute for Studies of Religion (ISR) e del Gallup ha rivelato che coloro che si definiscono “irreligiosi” hanno in realtà molta più probabilità di credere a sogni, Bigfoot, UFO, case infestate, comunicazione con i morti e l’astrologia e 1/3 degli atei ammette di credere in Satana, nell’inferno e nei demoni, mentre il 50% crede negli angeli e nei fantasmi (cfr. Ultimissima 18/4/11).  Insomma, l’uomo contemporaneo non di rado crede a qualcosa di soprannaturale, ma sovente vuole trascurare pregiudizialmente il Dio della Rivelazione.

E’ così che il filosofo chiede ai non credenti di essere liberi: «cercate di conoscerLo, come fa chi cerca un tesoro senza sapere se esista o no. Non accontentavi della catechesi – necessariamente elementare e stringata – ascoltata da bambini, o della rappresentazione, spesso caricaturale, del Dio cristiano che viene fatta dai media».

ateismo
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Veneto: medici e specialisti contro le mamme-nonne

La Regione Veneto ha concesso la fecondazione assistita a carico del sistema sanitario nazionale alle signore fino a 50 anni. La decisione è stata approvata all’unanimità dalla giunta del governatore Luca Zaia, la quale ha alzato d’imperio il limite di 43 anni proposto dal gruppo tecnico (medici specialisti).

Luca Coletto, assessore alla Sanità -dopo aver confermato che la scelta è stata condivisa anche da Zaia (probabilmente, a questo punto, futuro candidato leader del Partito Radicale )- ha subito tranquillizzato sul fatto che «non c’è niente di male». La «magnanimità» della Regione, rivela Il Corriere della Sera, ha però scatenato le proteste dei medici e degli esperti del comitato tecnico, i quali hanno anche anteposto il diritto dei figli a non crescere con vecchi e anziani rispetto a quello degli aspiranti nonni-genitori di soddisfare il loro desiderio-diritto a crescere i figli in età avanzata.

Gianni Nardelli, primario dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha ad esempio dichiarato: «Non è condivisibile un limite d’età così avanzato anche perchè aumentano i rischi di parto prematuro, di morte del feto e di eventi avversi per la gestante, che può incorrere in problemi cardiopolmonari, renali, di ipertensione e coagulazione. Gianna Nannini? Una rondine non fa primavera. Certo, aumenta l’età delle donne che si rivolgono ai centri di procreazione assistita, ma gli insuccessi crescono proporzionalmente all’avanzare degli anni. Noi nel pubblico scoraggiamo le donne sopra i 43 anni. Ma ci chiediamo cosa è meglio per il bambino? Una donna di 50 anni ha l’energia per stare sveglia notti intere, per esempio?». La ginecologa Federica Nenzi ha detto: «In Italia non si registrano parti di donne sopra i 43 anni sottoposte a procreazione assistita. Ricorrere a tale tecnica per una cinquantenne significa ingolfare le liste d’attesa e sprecare soldi, che vengono sottratti a pazienti trentenni con tutte le carte in regola per diventare mamme. Perchè la Regione chiede il parere degli specialisti se poi non li ascolta?». Elenora Porcu, responsabile del Centro di infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita del Policlinico S. Orsola-Malpughi di Bologna riflette sul fatto che «E’ praticamente impossibile che ci siano probabilità di ottenere una gravidanza con la fecondazione assistita per una donna di 50 anni. E, qualora, si ottenesse un successo bisogna considerate che gli ovociti hanno la stessa età della donne, quindi hanno alterazioni dei geni che non consentirebbero lo sviluppo a termine della gestazione». Allibito anche Roberto Sposetti, presidente veneto della Società italiana ginecologi e ostetrici: «Alimentare le speranze di signore mature è una presa in giro e uno spreco di denaro pubblico. E comunque non è un bene per un bimbo avere una mamma-nonna».

Nessuno dei medici si è però espresso sulla bontà o meno della fecondazione assistita e quindi su quando inizino questi diritti del neo-concepito. Al momento della nascita? Qualche ora prima? Il giorno 13 del sesto mese? O fin dal momento del concepimento, cioè quando un nuovo ed unico essere umano appare? In merito consigliamo di leggere la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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Dopo la visita del Papa la Sagrada Familia sfiora il record di visitatori

Il simbolo per eccellenza di Barcellona, ​​la sua icona più universale, la Chiesa della Sagrada Familia, beneficia di un ottimo 2011 per quanto riguarda le visite. Dopo un periodo di calo, dovuto anche ai continui lavori e alla crisi economica, i numeri dei pellegrini hanno intrapreso un percorso di recupero, aumentando oltre il 20% rispetto al 2010.

Sicuramente è dovuto anche al crescente turismo della città, ma in particolare, osserva Oscar Munoz sul quotidiano spagnolo Lavanguardia, il motivo è da vedersi nella brevissima visita di Benedetto XVI 7 novembre. L’evento è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. Ha segnato, qui, un prima e dopo.

Oggi si sfiora infatti il record di visitatori, con una previsione di 2.839.030 persone alla fine dell’anno. L’opinionista informa che «non importa che sia lunedì, giovedi o sabato, che sia mezzogiorno o le quattro del pomeriggio. Le code per entrare sono perennemente lunghe. Sicuramente anche le entrate economiche ne stanno traendo vantaggio.

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Chi è religioso fa più beneficenza, gli atei preferiscono sostenere gli animali

In Ultimissima 7/6/11 informavamo di come la maggiore associazione di atei italiana (UAAR), oltre a considerarsi una “confessione religiosa”, non destinasse nemmeno un centesimo ad opere di beneficenza, nonostante le dichiarazioni del suo segretario Raffaele Carcano, e la sua guerra verso gli enti di carità cristiana.

Uno studio sociologico commissionato dalla Russ Reid Company, chiamato “Heart of the Donor”, ha proprio in questo periodo confermato come la cultura atea sia “allergica” alla beneficenza verso l’uomo, e preferisca sostenere opere a favore degli animali e della vegetazione. L’indagine rivela anche che la maggioranza delle persone religiose non sostengono specificamente un’opera religiosa, ma donino denaro ad enti non confessionali.

Lo studio ha intervistato più di 2000 adulti americani e ha trovato che chi frequenta la chiesa ha molte più probabilità di finanziare progetti per: disastri ambientali (in particolare i cattolici), la riduzione della povertà (questi progetti sono i meno scelti da chi non è religioso), le persone con disabilità, i veterani della guerra, Ong internazionali di soccorso e sviluppo, progetti per lo sviluppo del bambino, per la promozione religiosa, l’educazione infantile (in particolare i protestanti) e l’istruzione superiore. Coloro che invece non si identificano come religiosi o non aderiscono ad alcuna religione specifica hanno più probabilità di sostenere progetti per la fauna selvatica e l’ambiente, a favore della cultura, e del benessere degli animali.

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Roma, netto aumento delle conversioni e battesimi di adulti

Mentre le sette razionaliste (così come le chiamano i loro ex-adepti) fremono per un presunto calo di battesimi e nozze nella città di Roma, guardandosi bene ovviamente dal linkare direttamente la fonte, è pronta in arrivo una contro-notizia: a Roma aumentano le conversioni e quindi le richieste di battesimi fra gli adulti.

Lo riporta il blog del vaticanista de Il Foglio, Paolo Rodari, dove si dice che queste persone arrivano spesso dalle altre religioni: ateismo, testimoni di Geova, ebraismo, islam e buddismo. Dalla diocesi di Roma fanno sapere che nelle loro lettere di richiesta del battesimo, scrivono di essere stati conquistati sopratutto dalla “misericordia e dalla libertà del Dio dei cristiani”.

Si tratta di conversioni vere, centinaia ogni anno. Sono adulti che arrivano al battesimo grazie a un percorso di catecumenato rigoroso che non dura mai meno di due anni, continua Rodari. Lodevole in particolare è la grande testimonianza dei movimenti ecclesiali nelle diocesi, ma anche quella delle singole parrocchie. In particolare, si legge, è molto fertile il percorso alla fede chiamato “Dieci comandamenti” e ideato da don Fabio Rosini.

Sull’Osservatore Romano è apparsa anche la notizia che su poco più di 25.000 nati nel comune di Roma nel 2010, quasi 20.000 sono stati battezzati. E’ in aumento anche il numero di bambini che ricevono il battesimo nel cammino verso la prima comunione.

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L’allenatore Mondonico, la fede cattolica e la malattia

Emiliano Mondonico, già allenatore di Torino, Napoli e Fiorentina, è attualmente all’Albinoleffe, in serie B. Nel mese di gennaio ha subito un delicato intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore all’addome e nell’ultima conferenza stampa, mentre annunciava le sue dimissioni per «problemi di salute» ha dichiarato: «Tra due settimane saprete se ci sarò ancora o no».

A Il Giornale ha rivelato: «Ma sono tranquillo e ho fede». La fede, quella certezza morale che fa vivere anche la malattia come una promessa, una circostanza immersa nel grande disegno misterioso di ognuno.

Continua Mondonico: «La fede che mi viene dai salesiani, dal collegio di Treviglio. Servivo messa, il momento critico era quello del Sanctus, dovevo raggiungere l’altare a fianco del quale stava appoggiata l’asta con il campanello e poi tornare al posto, senza che si sentisse il minimo trillo, avevo imparato la sacralità del passo lento, la massima cura di ogni movimento. Una volta servii messa con Angelo Roncalli, era cardinale in visita al collegio di Treviglio, sarebbe diventato Giovanni XXIII. La fede è stata una compagna preziosa, con Dio ho un rapporto personale, silenzioso. Ogni tanto l’ho usato. Mi spiego: ho pregato che mi aiutasse a vincere una partita, poi mi sono chiesto: ma se aiuti me allora fai perdere il mio avversario, che Dio della giustizia sei? Ero io che dovevo vincere, io soltanto».

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Odifreddi si fa moderato: «stimo il Papa, è un grande teologo»

Il simpatico esagitato Piergiorgio Odifreddi si è fatto moderato. Si è tolto (per quanto?) la veste dell’inquisitore laico e si è messo quella dell’ateo devoto. Ovviamente è un ruolo che “puzza” molto di macchiavellica trovata commerciale, utile per poter far arrivare il suo libro anche all’area più “civilizzata”  della società. In fondo Odifreddi non ha più nulla da perdere, ed è questo che appare nel suo ultimo libro: “Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo” (Mondadori 2011). Lo ha presentato durante una puntata di “Bookstore”, programma di cultura e letteratura su LA7 condotto da Alain Elkann, sconvolgendo presentatore e ospiti.

Ha incominciato la recitazione davanti alle telecamere scusandosi di aver dato del “tu” al Papa, giustificandosi dicendo che il titolo arriva dalla nota canzone di Lucio Dalla (“Caro amico ti scrivo“). Più avanti dirà, docile come un agnellino, che «non mi sarei permesso mai di dargli del “tu”» (peccato però che abbia dato del “cretino” a tutti i cristiani). Definisce anche Benedetto XVI un “usurpatore”, perché avrebbe dovuto (e voluto) esserci lui al suo posto, in seminario infatti era entrato proprio per voler diventare Papa. Anche qui però, fuori dalla consuetudine, avverte subito di “stare scherzando”.

La sviolinata odifreddiana continua: «sembra strano che un matematico si rivolga ad un Papa, io ho però cominciato a sintonizzarmi sulle cose che diceva lui quando l’ho sentito ripetere due o tre volte, in discorsi diversi, il fatto che, secondo lui, l’esistenza stessa della matematica è una prova dell’esistenza di Dio. Allora questo diventa interessante, per uno come me che fa il matematico di professione». Il conduttore Elkann comincia ad insospettirsi di queste affermazioni, temendo siano solo la preparazione per una delle volgari bastonate a cui ci ha abituato Odifreddi. E invece lui continua: «Ovviamente l’argomento era quello dell’armonia prestabilita di Leibniz, e poi pian piano, prendendo i suoi vari discorsi, come quello di Ratisbona in cui lui ripete per quaranta volte la parola “Logos” (“ragione”), quando un matematico sente che un Papa parla della ragione e la identifica con la divinità, allora diventa interessante».

Silvia Ronchey che siede al suo fianco, già sostenitrice della rivisitazione illuminista sulla filosofa Ipazia a danno dei cristiani talebani e del vescovo Cirillo, comincia visibilmente ad impallidire, attendendo impazientemente che Odifreddi passi all’attaco del  Pontefice. Ecco che Elkann decide allora di offrirgli una domanda che lo incoraggi, citando un verso polemico del suo libro. Odifreddi non coglie e continua assolutamente devoto: «Credo che questo Papa, Benedetto XVI, sia quello con cui un matematico, uno scienziato può dialogare meglio. Non che io lo abbia mai fatto personalmente, anche se evidentemente mi piacerebbe». Esce fuori allora il mancato incontro con Benedetto XVI, richiesto da Odifreddi stesso e dagli organizzatori del Festival della Matematica, qualche anno fa: «lo abbiamo invitato al Festival della Matematica dopo poco che erano successi i fatti de La Sapienza. Abbiamo infatti pensato di andare noi da lui, c’erano diversi Premi Nobel e medaglie Fields, e di andare a sentire queste parole, quali erano le sue idee sulla matematica. Lui però era in viaggio come Capo di Stato. La speranza però non è perduta e io spero che un giorno mi arrivi una telefonata…».

Dopo la ripresa pubblicitaria l’attenzione è rivolta solo a lui e gli altri ospiti sono sorpresi quanto il conduttore. Alain Elkann arriva a chiedere a Odifreddi se il rispetto e la stima che prova verso questo Pontefice sia per il Capo di Stato oppure proprio per la figura religiosa. Lui risponde che «nel libro, addirittura, lo tratto un pò -non so se sia permesso, ma l’ho fatto- da collega. E’ un Papa teologo e filosofo e su questo si può parlare. Io certo non potrei permettermi di parlare con un Capo di Stato». Alla domanda se riconosca Ratzinger come un vero intellettuale, Odifreddi replica: «devo confessare avevo molti pregiudizi, come spesso si ha prima di conoscere, quando poi ho letto il suo libro “Introduzione al cristianesimo”, mi sono ricreduto. Effettivamente penso che Ratzinger fosse, almeno dal mio punto di vista, un grande teologo». A questo punto la Ronchey, allibita, esplode: «Si sta convertendo Odifreddi! Si sta ricredendo! E’ sconvolgente! Odifreddi che rende omaggio al Papa…»…lui sorride e borbotta. Verso la fine dirà che la conversione è solo di tono, cioè non vuole più fare polemica.

Anche Luigi Accattoli, vaticanista de Il Corriere della Sera, si stupisce per il libro di Odifreddi e reagisce  (ironicamente?) come la Ronchey, sostenendo addirittura che «non sorprenderebbe granché se un giorno Piergiorgio Odifreddi si convertisse al cristianesimo, al quale appartenne da giovane: raramente si era visto un ateo dichiarato dedicare tanto tempo a discutere con i credenti». La puntata di Bookstore è possibile vederla qui.

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L’enigma dell’abiogenesi e l’esperimento di Miller

 
 
di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

 

Il problema della nascita della vita dalla materia inanimata (la cosiddetta “abiogenesi”) è sicuramente centrale nel dibattito sull’evoluzione. Sappiamo bene quanto facilmente questo argomento tenda a riscaldare gli animi nelle controversie sul darwinismo. D’altro canto – comunque la si pensi – è innegabile che la storia dei viventi sulla Terra deve essere cominciata in un momento ben preciso, prima del quale non esisteva che materia inanimata.

In primo luogo, occorre tenere presente che ogni attività svolta dagli organismi viventi comporta una lotta costante contro la tendenza della materia a decadere verso il disordine. Detto in altri termini, la vita è un fenomeno “anti entropico”. Ciò è permesso dal Secondo Principio della Termodinamica, poiché la biosfera è un sistema che scambia energia con l’esterno. Come si sa, la fonte energetica primaria è il Sole, grazie al quale avviene la fotosintesi – che permette la crescita degli organismi autotrofi (le piante) – che costituiscono la fonte di energia biochimica per alcuni organismi eterotrofi (gli erbivori) – che sono il nutrimento di altri organismi eterotrofi (i predatori). Avrò semplificato un po’ troppo: però le cose vanno oggi più o meno così.

Ma cosa succedeva all’inizio della storia? Molti studiosi ritengono che i primi viventi, comparsi qualcosa come tre miliardi e mezzo di anni fa, fossero eterotrofi. È però evidente che, se una parte di loro non si fosse molto presto avviata verso la fotosintesi, non sarebbe stata possibile l’evoluzione di organismi complessi (si sarebbero esaurite prima le risorse). Ciò nonostante, non vi era alcun vantaggio evolutivo immediato (nell’accezione darwiniana) nella comparsa sulla scena degli autotrofi. Come dire: se capita, capita; ma un salto del genere non è destinato ad accadere in virtù di qualche legge fondamentale. E il fatto che sia capitato è stato indubbiamente un gran bel colpo di fortuna.

Ma se non fosse stato quello il colpo di fortuna più grosso? Proviamo a riflettere sul momento preciso della transizione da materia inanimata a vita. Non mi addentrerò nelle inesauribili polemiche che ruotano intorno al famigerato esperimento di Miller; diamo pure per scontata l’esistenza di un “brodo primordiale” traboccante delle molecole essenziali per la vita primitiva – lipidi, amminoacidi, nucleotidi. La prima cosa da osservare è che il processo di replicazione del DNA/RNA – presente anche nelle più semplici forme di vita – non è una reazione chimica spontanea, perché corrisponde a una diminuzione del disordine. In altri termini, l’avvio dell’evoluzione biologica richiede per forza l’esistenza di una “macchina” associata, cioè un processo in grado di diminuire l’entropia del sistema. Il problema dell’abiogenesi si riduce, dunque, all’individuazione del primitivo “motore” termodinamico che avrebbe dato il calcio d’inizio all’inesauribile catena di reazioni biochimiche che sostengono la vita.

Girando su Internet mi sono imbattuto nel video divulgativo prodotto da Jack W. Szostak, professore della “Harvard Medical School”. Szostak ritiene di aver trovato il meccanismo all’origine dell’evoluzione biologica. Il ragionamento seguito è grosso modo il seguente: 1) Nel “brodo primordiale” si formano spontaneamente microscopiche bolle formate da una pellicola di grasso (vescicole lipidiche) che permettono l’ingresso delle molecole piccole (nucleotidi isolati), ma non l’uscita delle molecole grandi (una doppia elica di nucleotidi in successione casuale, che definiamo “DNA/RNA casuale”). 2) La riproduzione spontanea del “DNA/RNA casuale” avviene intorno alle fumarole sottomarine, dove si generano correnti circolari che permettono la rottura della doppia elica (nei punti in cui l’acqua è calda) e la sua successiva riproduzione (dove l’acqua è fredda). 3) Una vescicola grande tenderà a “risucchiare” le vescicole piccole, ingrandendosi; a un certo punto, poi, si frammenterà ripartendo il proprio “materiale genetico” tra le “vescicole figlie”. 4) In questo modo verrà selezionato il “DNA/RNA casuale” che si ricombina più velocemente. 5) Analogamente, in seguito verrà selezionata qualsiasi mutazione casuale capace di accrescere l’efficienza di riproduzione e di “predazione” delle vescicole.

E, conclude Szostak, “Questo è tutto”! Secondo me, però, questo sarebbe tutto… se la faccenda fosse davvero così semplice. Il modello di Szostak, infatti, non ha niente a che vedere con alcun microorganismo reale, neanche nella più primitiva versione ipotizzabile. In effetti, Szostak non descrive affatto un plausibile “motore” molecolare interno per la duplicazione del DNA/RNA, bensì un gigantesco e inefficiente “motore” esterno! Provo a fare un paragone: diciamo che una cellula vivente equivale a un telefono cellulare. Bene, in questa ottica il modello appena visto descriverebbe una locomotiva a vapore. È vero che i due oggetti hanno in comune alcuni principi fisici fondamentali; però nessuno si sognerebbe di affermare che un cellulare funziona più o meno come un treno a vapore, né che la costruzione del primo si deduce banalmente da quella del secondo. Neanche Szostak, dunque, risolve il dilemma di partenza: come potrebbe essere comparso il “motore” biochimico primordiale, se non per puro caso?

Se di caso si deve parlare, allora, vale la pena di chiedersi se la nascita della vita possa essere stata davvero solo un evento fortunato, e di provare a calcolare quanta fortuna sia stata coinvolta in esso. Un calcolo del genere ha senso, perché coinvolge solo processi chimici, che possono essere sottoposti ad analisi probabilistica. In realtà, c’è chi lo ha già fatto: e sembrerebbe che la fortuna occorrente sia veramente tanta – anche avendo a disposizione tutte le galassie dell’Universo e tutto il tempo trascorso dalla sua nascita.

Ma questo, come si diceva una volta, lo vedremo nella prossima puntata

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