Lo psicologo Marchesini: «il genere sessuale non si sceglie»

Il primo dato e quello più evidente della natura umana è che, fin dal concepimento, si è maschi o femmine e che nel tempo si diventerà uomini o donne. Tuttavia da qualche anno si vuole mettere questo in discussione, scindendo il sesso biologico dal genere sessuale (cioè l’essere “maschi” dall’essere “uomini”, idem per “femmina” e “donna”). Il prof. Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta ed esperto di questioni di genere, ha affrontato questo argomento durante uno degli appuntamenti del Café teologico, momento culturale organizzato dalle Sentinelle del Mattino (www.sentinelledelmattino.org).  Partendo da un parallelismo con alcune opere artistiche ha spiegato come dentro di noi sia inestirpabilmente impresso il concetto di sviluppo, la trasformazione dalla potenza all’atto, così come scriveva Aristotele. Questa è la natura: il principio che guida lo sviluppo delle cose. C’è dunque un progetto che guida il nostro cambiamento.

CHE COS’E’ L’IDENTITA’ . Tuttavia le circostanze ambientali possono ostacolare lo sviluppo del progetto: quello che noi siamo lo siamo in potenza e lo diventiamo a meno che non interferisca nulla dall’esterno. L’identità è un progetto che si realizza se l’ambiente esterno non lo impedisce. L’identità si realizza attraverso la relazione con gli altri. Qui nascono tutti i problemi: se si riceve una brutta immagine di sé da parte degli altri (genitori, amici), allora si tenderà a non esporre più noi stessi, tentando di modificare se stessi. Invece, spiega Marchesini, al posto di rifiutare la nostra identità (sessuale) occorre ritrovare il coraggio, anche attraverso il terapeuta, ad affrontare le relazioni e riconoscere che la società, gli altri e l’ambiente, sono la condizione necessaria per sviluppare la nostra identità. La nostra identità non è predeterminata, né socialmente costruita, ma è un progetto che possiamo realizzare attraverso le relazioni, le quali possono però talvolta essere un ostacolo.

IDEOLOGIA DI GENERE: SEPARARE “MASCHIO” DA “UOMO”. Lo psicologo ricorda poi come dagli anni ’50 la parola “genere” abbia cominciato ad essere usata staccata dalla sessualità: cioè si è voluto convincere che nascendo “maschi” o “femmine” si poteva diventare qualsiasi cosa, e non necessariamente “uomini” e “donne”. Si chiama: ideologia di genere. In realtà il tutto nasce durante la Rivoluzione francese, il marxismo (la lotta fra i sessi per una società senza sesso) e l’ascesa del femminismo radicale (il quale crede che la società sia un complotto di coloro che hanno il pene contro chi non ce l’ha, ritengono che siamo tutti uguali e tutti abbiamo l’istinto di maternità (ad esempio) ma alcuni hanno voluto attribuirlo solo ad altri per comodità). Il motivo di questa mutazione radicale del concetto di sessualità (cioè separare il “maschio” dall’uomo e la “femmina” dalla donna), secondo Marchesini, è per cancellare l’idea di natura, di progetto. E quindi eliminare l’idea di un Progettista. il motivo è in fondo sempre quello.

LA TERRIBILE STORIA DI DAVID REIMER. L’impossibilità a separare il sesso dal genere sessuale è provata dall’esperimento sulla sessualità del dottor John Money, in particolare la storia di Bruce Reimer, fratello gemello omozigote di Brian. A Bruce, durante un’intervento chirurgico da neonato, venne accidentalmente bruciato il pene.  I genitori lo portarono allora dal dottor John Money, pioniere del cambio di sesso, che usò il caso dei due gemelli come un esperimento e trasformò David in Brenda, ordinando ai genitori di educarla come una bambina. Tuttavia Brenda, che nulla sapeva della sua nascita, crebbe con atteggiamenti prettamente maschili e venne rifiutata dai maschi ma anche dalle femmine sue coetanee, creando grossi problemi in lei. A nulla valse girare nudi per casa, frequentare le spiagge per nudisti, andare a vivere in un camper isolati fra le montagne, come consigliò loro il dottor Money. Il luminare bombardò Brenda di terapie ormonali e filmini pornografici, ma essa continuava a rifiutare tutto e i genitori la videro più volte fare la pipì in piedi, ad esempio. Dopo che i gemelli, sotto consiglio di Money, vennero adottati da un transessuale (per convincerli che era tutto normale), Brenda minacciò il suicidio e rifiutò completamente la sua identità. La famiglia, ormai distrutta, rivelò la verità a Brenda, la quale si amputò il seno e si volle chiamare David Reimer, tentando inutilmente di ricostruirsi una vita sposando una donna. Dopo aver tentato di assassinare il dottor Money, il 5 maggio 2004 si suicidò. Money ha concluso la sua vita diventando il portabandiera dei pedofili, avendo tentato di giustificare scientificamente la normalità dell”attrazione verso i bambini (qui i dettagli di questa sconvolgente storia).

Non c’è esperimento che tenga: chi nasce maschio/femmina è progettato naturalmente a diventare uomo/donna.

 

Qui sotto il video della lezione del prof. Marchesini

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L’UAAR corre ai ripari: ben 500 euro in beneficenza!

Una ventina di giorni fa avevamo pubblicato un articolo in cui si sottolineava il completo disinteresse dell’UAAR (gli atei italiani, sedicenti razionalisti) verso la beneficenza ma anche il grande impegno nell’insulto gratuito a missionari ed enti di carità cristiana come Caritas (cfr. Ultimissima 7/6/11).

Raffaele Carcano, l’impiegato part time leader del razionalismo ateo italiano (detto anche “Pontifex” per gli amici), ha così tentato di mettere a tacere certe fastidiose voci (che poi hanno iniziato a circolare anche sul sito web dell’UAAR). Ha tirato fuori ben 500 euro e, rinunciando al televisore nuovo, ha cercato qualcuno a cui sganciare il denaro. Ricordiamo che  l’UAAR nel 2010, come si vede sul suo bliancio, ne ha usate 700 per la creazione di vignette satiriche verso il Papa e la Chiesa. L’ente scelto a cui versare questo patrimonio è stato l’Emitos Girls Humanist Football Club, un associazione che utilizza lo sport del calcio per aggregare le ragazze ugandesi ed indottrinarle su preservativo e pillola. Rose Busingye, un’infermiera ugandese che accoglie e cura gli ammalati di Aids al Meeting Point di Kampala, tempo fa ricordava come in Uganda si muore di fame, di malaria e non ci sono medicine. E gli atei umanisti cosa fanno? Portano i preservativi, ovviamente. E già che ci sono mettono addosso alle ragazze le magliette con la scritta “Humanist” (vedi foto) e fanno del proselitismo.

Peccato che nella fretta, Carcano si è dimenticato di informarsi sul fatto che l’Uganda è l’unico stato africano in cui l’HIV è stata veramente vinta (calo del 70%, come riportava nel 2004 la rivista Science), e proprio senza la distribuzione massiccia di preservativi ma puntando in particolare sull’educazione sessuale: astinenza e fedeltà di coppia. E proprio qui, su 54 stati africani, Carcano sceglie di finanziare la distribuzione di preservativi. Ricordiamo anche che, dato il successo ugandese, l’antropologo di Oxford Edward Green, esperto sul programma ugandese contro l’AIDS ed ex promotore della distribuzione del profilattico, ha annunciato due anni fa che averebbe esportato il “metodo ugandese” anche in Sudafrica, coordinando la promozione di programmi incentrati sulla riduzione del numero dei partner sessuali, la fedeltà di coppia e l’astinenza, rivolti a leader tradizionali e religiosi. Un po’ meno razionalismo non farebbe certo male all’UAAR.

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Lo storico Paul Thibaud: «il nazismo e Hitler volevano eliminare il cattolicesimo»

Non di rado si sente ancora qualche anticlericale sbraitare sostenendo che “Hitler era battezzato e ha avuto un’infanzia cattolica”. Francamente non si capisce come quest’argomento possa essere decisivo dato che la maggioranza di non credenti sono battezzati e hanno ricevuto un’infanzia cattolica (qualcuno, come Odifreddi, pure ex seminarista).

La confusione nasce dall’opportunismo politico di Hitler e dall’impasse della Santa Sede a condannare il dittatore per la paura di aggravare la situazione di cattolici ed ebrei in Germania. In Ultimissima 23/2/11 informavamo dell’uscita di un libro che riprende i discorsi del Führer in ambito privato, a tavola assieme a ospiti ed invitati. Dalle parole di Hitler, alcune citate nell’articolo, emerge chiaramente tutta la sua avversione per il cristianesimo, il cattolicesimo, i preti e la chiesa cattolica.

In uno studio francese recente, intitolato Il controcattolicesimo di Adolf Hitler, il filosofo Paul Thibaud, ex presidente dell’Amicizia giudeo-cristiana di Francia spiega che Hitler tentò di coniugare fin dall’inizio un discorso dai contenuti fortemente antievangelici e anticristiani con un’oratoria che a tratti imitava grossolanamente lo stile dei predicatori. Sarebbe cominciata così un’autentica «manovra hitleriana nei confronti del cattolicesimo che comporta tre aspetti, o tre tappe: neutralizzazione, asservimento, sostituzione». A livello locale, questo «gioco ostile» sarebbe stato presto affiancato dalla coercizione e dalla deportazione di «molti preti tedeschi nel campo di concentramento Dachau».

La tesi principale di Thibaud è dunque la volontà nazista di «sovvertire il cristianesimo», e infatti fin dall’inizio la rivoluzione nichilista hitleriana agì perfettamente come un polo negativo rispetto ai valori della Chiesa cattolica. È proprio per questo che quanto accadde in Germania assomiglia così tanto, nella sua dinamica, ai «movimenti apocalittici» medievali, pronti anch’essi a snaturare e capovolgere il messaggio cristiano, ricostruendo a livello sociale scenari immaginari di fine dei tempi.

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Ballerini contro Veronesi: «l’amore è puro quando genera»

L’oncologo Umberto Veronesi ha recentemente attaccato l’amore eterosessuale, sostenendo che sia esclusivamente strumentale per produrre dei figli. Si è di conseguenza auto-dichiarato un mero prodotto di un’impuro sfruttamento reciproco tra due esseri umani. Ma Veronesi non è nuovo a dichiarazioni extra-lavorative, e ci si domanda per quale motivo abbia così tanto desiderio di rovinare una buona reputazione costruita faticosamente negli anni.

PRO DOPING NELLO SPORT. Due mesi fa voleva legalizzare il doping nello sport, «tanto lo usano tutti e non c’è nessuno che assicura che l’EPO fa male», diceva. Nessuno tranne un noto studio del 2009 di Marc Pfeffer, professore della Harvard University Medical School, il quale ha dimostrato che l’assunzione di EPO è estremamente pericolosa e danneggia il cuore.

CONTRO LE PERSONE RELIGIOSE. Nel 2010 aveva invece attaccato i credenti e le persone religiose, sostenendo che «la religione, al contrario della scienza, impedisce di ragionare». E’ dunque sorprendente che mentre Veronesi rilasciava questa dichiarazione, un suo collega americano -l’oncologo Stephen Iacoboni co-direttore al General Hospital Kennewick-, decideva di lasciare l’ateismo per abbracciare il cattolicesimo, proprio come conseguenza della sua esperienza di medico e scienziato (cfr. Ultimissima 24/6/11).

CONTRO GLI ANZIANI. Nel 2006, all’interno del libro “La libertà della vita” (Edizioni Cortina Raffaello, 2006), se la prendeva con gli anziani: «Dopo aver generato i doverosi figli e averli allevati, il suo compito è finito, occupa spazio destinato ad altri, per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o sessant’anni sparissero» (pag. 39). A quel tempo Veronesi aveva 81 anni.

PRO-CLONAZIONE UMANA. Qualche pagina dopo difendeva invece la clonazione umana: «La clonazione è in realtà il metodo migliore di riproduzione della specie umana, perché il desiderio sessuale cesserebbe così di essere uno dei maggiori elementi di competizione e nessuno sarebbe più ossessionato dalla ricerca del partner. Nascerebbe così una società quasi felice, in cui ognuno vivrebbe quell’ansia di bisessualità che è profondamente radicata in noi, e avremmo davanti a noi il Paradiso terrestre. E perché non provare a immaginare per i tempi futuri piccoli gruppi che si riproducono e si diffondono per clonazione?» (pag. 83). Un perfetto dott. Mengele moderno, insomma.

CANCRONESI. Queste defaillance sono probabilmente da imputare all’età avanzata, anche perché Veronesi ha sempre dimostrato di saper ragionare bene: ad esempio ha capito che promuovendo e pubblicizzando gli inceneritori come impianti di benessere umano, poteva finanziare la sua fondazione per la ricerca contro il cancro. Come ha spiegato Beppe Grillo: più inceneritori, più malati di cancro da curare e più finanziamenti alla sua opera. Cancronesi è infatti partner dell’ACEA (multiutility di inceneritori), dell’ENEL (proprietaria di centrali a carbone ed olii pesanti e nucleare) e di VEOLIA Environment (costruttrice di inceneritori).

CONTRO AMORE ETEROESSUALE. In questi giorni, dicevamo, ha deliziato l’Italia con un altro suo pensiero, plasmato in versione eterofobico: «L’amore omosessuale è più puro. In quello etero una persona direbbe “ti amo non perché amo te, ma perché in te ho trovato la persona con cui fare un figlio”. Nell’amore omosessuale invece non accade, è più evoluto e consapevole: si dicono ti amo perché “il tuo pensiero, la tua sensibilità, i tuoi sentimenti sono più vicini ai miei”…». Le critiche sono piovute un pò ovunque (una delle più interessanti quella apparsa su Il Giornale). Anche il dott. Luigi Ballerini, medico e psicoanalista, lo ha contraddetto: «Desumere che l’amore sia puro quando disinteressato rappresenta l’ennesimo attacco alla questione del rapporto fra soggetto e altro. Che il Professore consideri ancora l’amore fra un uomo e una donna finalizzato esclusivamente alla procreazione è un’affermazione che davvero mi stupisce. Sinceramente da lui mi aspettavo qualcosa di assai più progressista. Femmine fattrici e maschi da monta riportano più al regno animale, che a quello umano». Lo psicoanalista ribalta quindi la questione: «Il figlio rappresenta in modo eclatante uno dei possibili surplus che possono arrivare da un rapporto amoroso. C’è infatti amore fra due soggetti ogni volta che accade qualcosa, c’è amore dove si genera un di più che prima non esisteva. Qualcosa che risulta interessante per entrambi. Esattamente come lo è un figlio desiderato e accolto. L’amore invece genera frutti esattamente come un conto in banca genera interessi. Per la produzione di un bene che prima non esisteva, dentro una soddisfazione sempre reciproca». Conclude quindi perentorio: «Ecco perché in fondo non ho mai amato il Professore, senza per questo avercela con lui: perché non mi interessano i suoi pensieri». Se ognuno imparasse a fare il suo mestiere!

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Sam Harris ora difende il libero arbitrio, piovono insulti atei

Il filosofo Sam Harris, uno dei quattro cavalieri dell’ateismo internazionali e autore del libro “La fine della fede” (2004), ha da qualche tempo iniziato gli studi sulle neuroscienze con l’intento dichiarato di sconfiggere scientificamente la religione. Iniziativa bizzarra, d’altra parte anche gli stessi atei lo ritengono letteralmente un fanatico.

In questi giorni, sul suo sito web, è avvenuto qualcosa di insolito: il filosofo ha in qualche modo difeso il concetto di “libero arbitrio” e questo ha sconcertato i suoi devoti lettori, i quali hanno pensato bene di insultarlo e definirlo “malato di mente”, chiedendo la definitiva rimozione dalla mailing list. Un fatto simile era già successo, in proporzioni decisamente maggiori, anche al suo amico Richard Dawkins, il quale si era permesso di moderare i suoi fans, eccessivamente scatenati negli insulti contro i credenti. Tuttavia come risposta si è trovato travolto lui stesso dal polverone delle ingiurie e molti dei suoi lettori hanno dichiarato di aver perso completamente la stima verso di lui (cfr. Ultimissima 26/2/10).

Sintetizzando enormemente, lo scenario attuale sul libero arbitrio (dopo i noti esperimenti di Libet e John-Dylan Haynes) vede due posizioni: il compatibilismo, cioè coloro che sostengono che il libero arbitrio sia compatibile con il determinismo (e quindi le nostre azioni arrivano casualmente dalla nostra volontà, anche se questa è totalmente determinata), e l’incompatibilismo, cioè coloro che sostengono che il libero arbitrio non sia compatibile con il determinismo e quindi: il libero arbitrio è un’illusione mentre il determinismo è vero (detta anche “concezione dell’illusionismo“), oppure: il determinismo è falso e gli esseri umani godono del libero arbitrio (detta anche “concezione del libertarismo“).

Harris sembra proprio tendere verso il compatibilismo rifiutando «la prigione del determinismo» (quindi rifiutando la “concezione dell’illusionismo”).  Certo, non lo fa apertamente, sa benissimo infatti, come scrive nel primo articolo, che «la credenza verso il libero arbitrio sottoscrive la nozione religiosa di “peccato”», e questo lui non può accettarlo. E’ anche cosciente del fatto che negando il libero arbitrio si solleva automaticamente il problema della responsabilità morale e dell’impossibilità a condannare i comportamenti sbagliati, mandando in tilt l’ordine sociale.  L’articolo solleva un polverone ed Harris è costretto a scriverne un secondo, informando appunto di essere stato attaccato ed insultato dai suoi stessi fans. Sfrutta così l’occasione per chiarire ulteriormente il suo pensiero, dicendo che le nostre libere scelte, gli sforzi, le intenzioni, il ragionamento e gli altri processi mentali influenzano senz’altro il nostro comportamento. Ma essi, sostiene il filosofo, sono parte di un flusso di cause precedenti e su cui non abbiamo alcun controllo finale. La formula che usa è questa: io sono libero di scegliere, ma non posso scegliere quello che scelgo. Ma gli animi dei suoi lettori non sembrano tranquillizzarsi e così Harris deve scrivere un terzo articolo in cui, formalizzando le accuse che gli vengono fatte, tenta di rispondervi direttamente. In realtà non sembra saperlo fare molto bene e le sue risposte non sono affatto esaustive e sostanzialmente conferma che la sua accusa al libero arbitrio (o, almeno, al concetto di libero arbitrio condiviso dalla popolazione umana) non richiede il materialismo filosofico.

Sam Harris dunque non crede al comune concetto di libero arbitrio, tuttavia considerando che personaggi come lui arrivano dritti dal materialismo e positivismo illuminista, la sua mezza apertura appare interessante. Lo è ancora di più quando arriva proprio a prendere totalmente le distanze dal determinismo, «per il quale il libero arbitrio è un’illusione». Ora la parte più difficile è riuscire a convincere i propri fans.

 

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New York: un omosessualista aggredisce difensori del matrimonio tradizionale

Alcuni volontari dell’American Society for the Defense of Tradition, Family, and Property (TFP) sono stati attaccati da un militante omosessualista mentre stavano pacificamente sostenendo il matrimonio naturale, ovviamente quello tra uomo e donna, a Fairport (New York). Qui sotto il video dell’aggressione.

L’uomo ha strappato alcuni striscioni e ha minacciato il gruppetto di volontari. Subito dopo un automobilista ha scagliato una bottiglia di birra addosso ad un volontario, ferendolo alla fronte. L’uomo ha dichiarato alla stampa: «Alcuni dicono che le persone che vogliono il matrimonio omosessuale non fanno del male a nessuno. Beh, penso che la mia fronte pulsante sia un buon esempio di come ciò sia falso. C’è un movimento anti-famiglia che vorrebbe far tacere completamente il diritto alla libertà di opinione. Mentre esigono tolleranza per ciò che chiamano ‘diversità’, sono assolutamente intolleranti verso chi ha opposti punti di vista». Grazie alla ripresa video, la polizia locale sta indagando sugli incidenti e pare aver già individuato i colpevoli.

Ricordiamo che pochi giorni fa Ruben Diaz Sr., senatore democratico di New York che si è schierato a favore del matrimonio tradizionale, è stato minacciato di morte da alcuni omosessuali (cfr. Ultimissima 22/6/11). Lo stesso è capitato alla giornalista del Daily Mail, Melanie Phillips, rea di aver criticato l’introduzione dell’«agenda gay» da parte del governo nelle scuole (cfr. Ultimissima 4/3/11). A Milano invece, giovani omosessualisti hanno invaso una chiesa interrompendo la Messa, intonando cori contro il Papa e i credenti e spintonando gli attoniti e impauriti fedeli (cfr. Ultimissima 8/6/11).  Settimana scorsa, il sindaco di Madrid Alberto Gallardon, è stato aggredito fuori da casa, presenti moglie e figlie, da un centinaio di attivisti gay per aver posto delle limitazioni al rumore e alla musica nel prossimo Gay Pride spagnolo (cfr. Ultimissima 17/6/11).

Qui sotto il filmato dell’aggressione omosessualista a New York:

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L’ambasciatore israeliano Lewy: «il Vaticano e Pio XII aiutarono gli ebrei»

Per la prima volta un diplomatico israeliano riconosce che il salvataggio degli ebrei in Italia non sarebbe potuto avvenire senza la supervisione del Vaticano. Lo ha fatto l’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, conferendo il riconoscimento di «Giusto tra le Nazioni» alla memoria di don Gaetano Piccinini (1904-1972), un religioso cattolico che si è adoperato salvando molti ebrei e mettendo a rischio più volte la sua stessa vita.

L’ambasciatore ricorda che «sarebbe un errore pensare che l’aiuto agli ebrei durante la Guerra, a Roma, sia venuto da conventi e istituti religiosi come se fosse una loro iniziativa senza l’appoggio del Vaticano. A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi tenuti da ordini religiosi hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di quei gesti». Il suo discorso integrale è riportato sul sito de L’Osservatore Romano.

Non solo non è vero che Chiesa cattolica ed istituzioni si opponessero alla salvezza degli ebrei ma «è vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto. Il fatto che il Vaticano non abbia potuto evitare la partenza del treno che portò al campo di sterminio, durante i tre giorni trascorsi dal rastrellamento del 16 ottobre fino al 18, può solo aver aumentato la volontà, da parte vaticana, di offrire i propri locali come rifugio per gli ebrei». Per l’autorità israeliana, «gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica. Essi, infatti vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio. Sappiamo tutti cosa è successo ma dobbiamo riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l’unico convoglio che i nazisti riuscirono ad organizzare da Roma verso Auschwitz». Molto belle le testimonianze delle persone salvate da don Piccinini, le quali ricordano come il sacerdote abbia sembra rispettato la loro fede ebraica, prodigandosi comunque per salvare più ebrei possibili.

La notizia è apparsa anche su un nuovo website chiamato “Vatican Insider” e presentato dal quotidiano La Stampa. Vuole essere una guida all’informazione globale sul Vaticano, cercando di evitare pregiudizi e forzature, in modo indipendente. E’ diretto dal caporedattore de La Stampa, Paolo Mastrolilli, disponibile in italiano, inglese e spagnolo, e diffuso anche attraverso le piattaforme digitali e i social network. A curarne i contenuti, sono stati chiamati una serie dei principali vaticanisti, forme giornalistiche che da sempre seguono l’attività del Vaticano a livello nazionale e internazionale.

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L’ente abortista Planned Parenthood in difficoltà: taglio del personale

Come informavamo in Ultimissima 13/5/11, lo stato dell’Indiana ha tagliato i fondi statali verso Planned Parenthood. Come ci si aspettava, l’ente abortista più grande del mondo ha subito un duro colpo e, dopo aver terminato il denaro donato dai suoi sostenitori, è stato costretto a licenziare due dipendenti e ha chiuso ciascuno dei suoi centri per un giorno alla settimana, al fine non aggravare il deficit finanziario.

In tutti gli stati conquistati dal partito Repubblicano nelle recenti elezioni di medio termine, sono state emanate leggi sempre più restrittive sull’aborto. Nonostante lo sforzo dell’amministrazione Obama di sfidare questi emendamenti, moltissimi stati stanno attualmente affrontando anche loro la possibilità di tagliare i fondi destinati a Planned Parenthood, prelevati dalla tasse di cittadini americani, in maggioranza contrari all’aborto (cfr. Ultimissima 28/5/11).

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L’enigma dell’abiogenesi, II° parte


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

 

Nel precedente articolo (“L’enigma dell’abiogenesi”) abbiamo esaminato in dettaglio le difficoltà insite in un certo tentativo di spiegazione riduzionistica della nascita della vita dalla materia inanimata. Ricordo che ci eravamo lasciati con un’osservazione e una promessa. L’osservazione era che la probabilità dell’apparizione – imprevista e casuale – di un meccanismo di traduzione/replica doveva essere estremamente bassa. La promessa era quella di dimostrare quest’ultima affermazione.

A parte le risposte date da studiosi più o meno invisi al darwinismo (come Luciano Benassi ), penso che la dimostrazione migliore sia quella fornita dal biologo evolutivo Eugene Koonin. Egli osserva che perfino nei più semplici sistemi biologici moderni (i virus a RNA) il meccanismo di “copiatura” del codice genetico richiede l’azione di una proteina specifica formata da 300 amminoacidi. A sua volta, naturalmente, l’informazione relativa alla “fabbricazione” di questa proteina deve essere codificata da una catena di RNA. Ora, è noto che un singolo amminoacido è “memorizzato” da una serie di tre molecole appartenenti alla famiglia dei nucleotidi. Dunque, una proteina formata da una sequenza di 300 amminoacidi viene “memorizzata” da una particolare catena di 900 nucleotidi. Koonin mette subito in evidenza due paradossi legati al problema dell’origine.

1) Per ottenere la minima complessità necessaria all’avvio dell’evoluzione biologica, si richiede la preesistenza di un meccanismo biochimico già notevolmente evoluto.

2) Il secondo riguarda la possibilità di pervenire al sistema di traduzione/replica mediante la selezione darwiniana: fino a che il complesso biochimico che effettua la traduzione dal DNA o RNA alle proteine non produce molecole funzionali, non esiste alcun vantaggio evolutivo che ne favorisca la selezione.
Provo a fare un paragone: facciamo finta che quella che segue sia la “parola” minima necessaria per far partire l’evoluzione: “NELMEZZODELCAMMINDINOSTRAVITAMIRITROVAIPERUNASELVAOSCURA”.  Diciamo che dobbiamo ottenere il nostro obiettivo lanciando moltissime volte un dado a 21 facce, su ognuna delle quali è impressa una lettera dell’alfabeto. Bene, Koonin afferma in pratica che non ci potremo ritenere soddisfatti fino a che non otterremo esattamente la sequenza giusta, perché qualunque differenza – anche di un solo carattere – renderebbe la frase incomprensibile. Riuscite a immaginare quanto sia improbabile infilare per caso la sequenza giusta? Bene, il nostro biologo evolutivo lo ha calcolato esattamente, ed è giunto alla conclusione che sarebbe veramente molto improbabile, anche avendo a disposizione miliardi di dadi e miliardi di anni di lanci. Su questo file PDF è possibile seguire l’intero procedimento di Koonin. Alla fine dei calcoli Koonin stabilisce che sarebbe praticamente certa – da qualche parte e in qualche epoca dell’Universo – la comparsa di una catena di RNA con n =102. È come dire che sarebbe relativamente facile – avendo a disposizione miliardi di anni e miliardi di pianeti su cui lanciare i dadi – concatenare per caso la “parola”: “NELMEZZODELCAMMINDINOSTRAVITAMIRIT”. Purtroppo, secondo Koonin il sistema minimo non potrebbe essere costituito da meno di 1800 nucleotidi. Il guaio è che, in tal caso, sarebbe richiesta una quantità di risorse probabilistiche ben 10 elevato alla 1018-sima volte superiore a quella disponibile (faccio notare che solo per leggere questo numero dobbiamo ripetere 113 volte la parola “miliardi”)! Avendo a disposizione un solo Universo, non avrei difficoltà a definire questa eventualità decisamente impossibile.

Come ho avuto modo di discutere in “Evoluzionismo e cosmologia” (Edizioni Cantagalli 2011), tale osservazione porta Koonin a sostenere l’esistenza di infiniti universi (il cosiddetto multiverso). D’altra parte, quali alternative rimangono in mano a uno scienziato (ultradarwinista o meno) che non voglia accettare il multiverso? Non molte, credo. Forse rimane solo una possibilità: che l’avvio dell’evoluzione biologica dipenda da un qualche meccanismo molecolare tuttora sconosciuto ma molto semplice, tanto da poter comparire facilmente nel “brodo primordiale”: insomma, un vero e proprio nano-robot molecolare. Bene, non credo che valga la pena di considerare come scientifica un’idea del genere, al momento nient’altro che un indimostrato mito tecnologico. E dunque? Penso proprio che possiamo tranquillamente concludere con questa semplice osservazione: nonostante i proclami, l’abiogenesi rimane ancora oggi un enigma irrisolto.

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David Hume: nessuna prova che fosse ateo, anzi…

Il filosofo Hugh McLachlan, docente di filosofia applicata nella facoltà di Giurisprudenza e Scienze Sociali presso la Glasgow Caledonian University è intervenuto pubblicamente su The Scotsman, in occasione del trecentenario del filosofo razionalista David Hume.

Da esperto degli scritti di Hume (e anche lui scozzese), ha riaperto la questione sulla posizione esistenziale del razionalista: «L’idea che il grande filosofo scozzese David Hume fosse un ateo non può essere confermata dai suoi stessi scritti su questioni religiose», dice introducendo. Eppure sia Richard Dawkins che Christopher Hitchens lo ritengono tale, e anche l’UAAR, associazione di atei integralisti italiani, lo incasella nel suo elenco degli “atei famosi” (e non si capisce con quale criterio, dato che nella premessa riconosce che Hume sia una “personalità ambigua”, preferendolo però a Confucio), assieme ad altri celebri atei famosi come Paolo Bonolis, Claudio Amendola e il Gabibbo.

Hume, è vero, era fortemente anti-religioso, è celebre la sua citazione: «In generale, gli errori della religione sono pericolosi, quelli della filosofia solo ridicoli», tuttavia, spiega McLachlan, ciò è stato interpretato come un attacco alla religione in quanto tale, ma è molto discutibile. Secondo Hume, almeno in generale, le credenze religiose, i giudizi morali e persino le credenze scientifiche si basano su sentimenti piuttosto che sulla ragione. E tuttavia non possiamo affatto concludere che Hume attacchi la religione in quanto tale, i giudizi morali (non ha mai detto che la moralità non sia importante) e chieda di abbandonare le credenze scientifiche. Distingue anche tra  “falsa religione e “vera religione”, e parla di “teismo genuino” come una sottocategoria del teismo in generale. Nel suo saggio sull’etica del suicidio scrive: «il compito della religione è proprio quello di riformare la vita degli uomini, di purificare il cuore, rinforzare tutti i doveri morali, e assicurare l’obbedienza alle leggi e ai magistrati civili. Mentre persegue questi scopi utili, le sue opere, così ‘infinitamente preziose, sono segrete e silenziose, e raramente appaiono alla conoscenza della storia».

Nell’introduzione a “The Natural History of Religion” sostiene addirittura: «L’intera struttura della natura rivela un autore intelligente: e nessun ricercatore razionale può, dopo una seria riflessione, sospendere la sua convinzione in relazione ai principi primari del teismo genuino e della religione». Il filosofo McLachlan commenta che questo difficilmente suona come una dichiarazione di un ateo. Ma non è tutto, Hume infatti riteneva che quello che oggi viene chiamato “Intelligent Design“, fosse una interpretazione filosofica (non scientifica) dell’esistenza dell’universo da prendere in seria considerazione. Nel suo “Dialogues Concerning Natural Religion” sostiene comunque che se è avvenuta una progettazione, non ne consegue direttamente che l’abbia ideata un designer particolare, ma potrebbe anche essere nata da un’equipe di divinità: «Perché diverse divinità non possono essersi accordate per escogitare e ideare un mondo?», si chiede. Tralasciando completamente la rivelazione cristiana, sostiene che, da questo, non si può affermare un Dio moralmente buono o perfetto. Sostiene anche che non si può logicamente dimostrare sia l’esistenza o la non esistenza di Dio in quanto, secondo lui, non comporta alcuna contraddizione logica affermare né che Dio esiste né che Egli non esiste. Tra teismo e ateismo, la logica è neutrale. Non è irrazionale credere in qualcosa che non sappiamo essere vero se noi allo stesso modo non sappiamo se è falso e, approfondisce McLachlan, non possiamo certo prendere l’apparente mancanza di prove su Dio come prova che Egli non esiste. Inoltre non possiamo escludere l’esistenza di una prova intorno a noi che Dio esiste, ma che non siamo in grado di interpretare correttamente in quanto tale.

Se avesse avuto un’opinione sull’ateismo che voleva esprimere chiaramente e senza ambiguità, è strano che non abbia colto l’opportunità di farlo nei suoi “Dialoghi sulla religione naturale”, riflette McLachlan. Secondo le sue istruzioni specifiche, questo libro è stato pubblicato solo dopo la sua morte e dunque non aveva nulla da temere o da perdere con la pubblicazione postuma delle sue opinioni. Concludendo, il filosofo ritiene che le critiche di Hume a particolari credenze religiose siano state male interpretate come argomenti contro la religione in quanto tale. E afferma: «Ho il sospetto che fosse un deista, cioè qualcuno che crede nell’esistenza di un qualche Dio astratto, ma non ritiene che Egli abbia una qualche preoccupazione benevola per l’umanità».

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