Il fisico Anton Zeilinger: «fede e scienza si completano a vicenda»

Per uno dei fisici più importanti d’Europa (considerato da New Statesmen “uno delle 10 persone che potrebbero cambiare il mondo”), Anton Zeilinger, direttore dell’Institute for Quantum Optics and Quantum Information IQOQI all’Accademia Austriaca delle Scienze, pioniere nel campo dell’informazione quantistica e famoso per aver realizzato il teletrasporto quantistico con i fotoni, fede e scienza non sono opposti, «ma si completano a vicenda».

Lo ha spiegato in un’intervista nell’ultimo numero della rivista francescana austriaca “Antonious”. «Si può comprendere qualcosa, ma Dio non è tangibile», ha detto. Il fisico quantistico, premio premio Wolf 2010, ha respinto tutti gli argomenti secondo cui la scienza e la religione siano in contraddizione. Secondo lui la fede può offrire molte valide risposte a cui la scienza non potrà mai rispondere, ad esempio «qual’è il significato della nostra vita, perché esiste il mondo ecc…. La questione è il confine naturale della scienza, che termina esattamente dove la gente è in cerca di risposte e prospettive per la sua vita». Forte delle sue rivoluzionarie scoperte nel campo della quantistica, ha spiegato: «il più grande impatto della fisica quantistica è l’aver messo in discussione la nostra visione meccanicistica del mondo. Il principio di causalità non è più sostenibile», ha dichiarato.

In un’intervista rilasciata l’anno scorso aveva invece detto: «è un dato di fatto che il nostro mondo è ovviamente progettato in modo tale che le leggi della natura, così precisamente progettate, facciano in modo che la vita sia possibile. Deve esserci un Dio! Per inciso, ci sono fisici che vedono in ogni singola azione un atto casuale elementare della creazione, e dicono che è tutto creato dal nulla. Ma questa è puramente una questione di interpretazione. Il classico incidente non funziona in fisica quantistica!». Proseguendo: «Un concetto unificante di tutte le religioni è proprio l’esistenza di un Dio che può intervenire nel mondo, modificando qualcosa. E allora sorge la domanda: come può farlo? Ora, naturalmente, c’è la possibilità del miracolo, come postulato dalla Chiesa. Io non si sono impegnato in questo in modo dettagliato. Ma c’è la possibilità che Dio intervenga senza entrare in conflitto con le leggi della natura. Naturalmente solo se viene fatto raramente, così da non violare le leggi della probabilità».

Zeilinger è membro onorario dell’associazione studentesca cattolica austriaca chiamata “Teutonia Innsbruck” e dal 1963 è anche membro della fraternità cattolica accademica di Vienna.

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Il medico Scapagnini ritrova la fede dopo un pre-morte: «ora contro l’eutanasia»

Il neuroendocrinologo Umberto Scapagnini, già ricercatore e docente presso l’Istituto HAYMANS dell’Università di Gand (Belgio), la YC Medical Center San Francisco, California, al MIT di Boston, consulente della NASA e professore ordinario presso l’Università degli Studi di Catania, ha voluto mettere per iscritto nel suo libro “Il cielo può attendere (Piemme 2011) la sua esperienza pre-morte.

Scapagnini, autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche su prestigiose riviste internazionali, co-editore di oltre 20 volumi scientifici e decano della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania, ha voluto raccontare quel che gli è accaduto nel 2008. Lui stesso presenta così il volume: «È un incrocio tra la dimensione scientifica del mio lavoro, il rapporto tra cervello sistema endocrino e sistema immunitario, e una dimensione spirituale. Alla fine questa seconda, lo confesso, ha prevalso. E per chi, come me, viene da studi scientifici non è poco. Ho sentito che c’è qualche altra cosa rispetto ai dati scientifici e alla fisicità razionale della realtà che ci circonda».

Nel 2007 gli è stato asportato un melanoma sotto al muscolo temporale e nel 2008 in un violento incidente stradale sbatte la testa e il petto, venendo ricoverato in situazione disperata. Sempre nello stesso anno i medici ritrovano il tumore dandogli un mese di vita. Si sottopone ad un anticorpo monoclonale ma gli effetti collaterali lo portano al coma premortale. Scapagnini riceve due estreme unzioni e ricorda un tunnel di luce: «Stavo morendo. La mia mano sinistra fu fermata da mia mamma, morta un anno prima. Poi ho visto Padre Pio, che mi ha detto: “Devi seguire la volontà del Signore”». In quel momento si è svegliato e ha raccontato ai medici presenti l’accaduto, per poi ritornare in coma per ancora 70 giorni. Nel libro viene ovviamente raccontata a fondo questa sorta di vita parallela e misteriosa: «riconobbi la mia trisnonna in piazza dei Martiri a Napoli. Ma io non l’avevo mai vista prima! Poi mio fratello Sergio mi portò una vecchia foto in cui ebbi la conferma che si trattava proprio della nostra ava». Il tumore intanto è completamente sparito.

La sua storia, non certo isolata, si inserisce ovviamente nel dibattito intorno al fine vita. Al settimanale Oggi ha raccontato:«Prima che mi accadesse tutto questo ero favorevole all’eutanasia. Ma quando ero in coma ho combattuto come un leone per restare vivo. E una forza superiore all’uomo mi ha dato l’energia per resistere e vincere la lotta contro le cellule maligne. Mentre mi trovavo nel buio del coma, riuscivo a percepire l’amore, le sensazioni e a momenti le parole che mi dicevano, anche se non potevo rispondere. Anche per questo adesso ho cambiato idea sul testamento biologico. Non firmerei più a favore, perché ora so cosa vuol dire sentire e non poter reagire, sapere e non poter dire. Non possiamo mai sapere realmente cosa pensa quella persona immobile sul letto. E se quella persona volesse vivere? Prima avrei firmato, adesso no».

In questo video è lui stesso a raccontare la sua esperienza durante la trasmissione “Maurizio Costanzo Talk” del 15/3/11.

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Quante similitudini tra il laicismo di oggi e la dittatura atea di Pol Pot…

In questi giorni ha preso il via il processo a quattro leader della dittatura cambogiana ancora in vita, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. La Cambogia volta quindi definitivamente pagina sul sanguinoso regime ateo dei Khmer Rossi, che sotto la guida di Pol Pot, tra il 1975 ed il 1979, portò il terrore nel Paese asiatico, con la morte di circa due milioni di persone su 7 milioni. Proprio tra il 1975 e il 1979 verrà instaurato l‘ateismo di Stato.

Come ricorda il giornalista, storico e collaboratore de Il Foglio Francesco Agnoli nel suo saggio “Perché non possiamo essere atei” (Piemme 2009), «al culmine del delirio, sotto l’ateissimo regime comunista di Pol Pot, si arriverà a ordinare per legge non solo il rogo dei libri del passato, ma persino delle fotografie dei privati, per cancellare anche il ricordo fotografico di com’era il mondo prima dell’avvento del regime comunista dell’Angkar» (pag. 180,181). Questo ricorda molto il modo di agire della lobby atea di oggi, anche quella presente in Italia, la quale cerca di imporsi nella società cancellando e tagliando i ponti col passato, con la tradizione, con i simboli di essa. Ma non è finita.

Più avanti (pag. 235) Agnoli spiega che la Cambogia comunista, «quel paese governato da personaggi che avevano appreso il loro ateismo a Parigi, innamorandosi della Rivoluzione francese, dal 1975 al 1979, fu proibito anche leggere, ridere o cantare. Ogni spostamento era controllato, ogni proprietà, perfino delle posate personali, proibita, le case tutte uguali». Riguardo alla morale sessuale, continua lo scrittore, «ci furono massacri eugenetici di malati, feriti e handicappati, divieto di utilizzare le parole “padre” e “madre” anche per i bambini». Notiamo che tutto questo è stato copiato fedelmente dalle potenze europee di oggi, ovviamente mascherato sotto una terminologia più moderna: eutanasia, aborto ed eliminazione dei termini politicamente scorretti verso i genitori (come appunto “papà” e “mamma”), avvenuto ad esempio in Spagna nel 2006, in Scozia nel 2007 e in Inghilterra nel 2008.

Si domanda quindi Agnoli: «sono mai successe vicende simili nell’Europa delle cattedrali, di Dante, Giotto e Cimabue?».

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Il giurista Kohler: «matrimonio tra uomo e donna non è equiparabile»

Il docente di legge alla facoltà di Boston, Thomas Kohler è intervenuto nel dibattito pubblico circa la recente approvazione dei matrimoni omosessuali nello stato di New York.

Kohler studia da anni l’impatto delle istituzioni sociali sugli individui ed è giunto alla conclusione che «l’istituzione classica del matrimonio è più importante che mai nella nostra società». Infatti, risponde l’esperto ad una intervista su Avvenire, gli studi dimostrano che i bambini crescono meglio assieme ai loro genitori biologici uniti da un matrimonio intatto (ad esempio Ultimissima 1/12/10, Ultimissima 24/2/11Ultimissima 15/4/11) . Gli stessi genitori, se è presente questo tipo di matrimonio, godono di migliore salute, benessere, stabilità finanziaria e vivono addirittura più a lungo delle persone single o divorziate (ad esempio cfr. Ultimissima 1/10/10). Il matrimonio quindi, «definito come istituzione che riconosce le differenze complementari fra uomini e donne e riconosce il bisogno dei bambini ad avere un padre e una madre, è un bene sociale i cui benefici sono stati riconosciuti da ogni società umana. Nessun altra relazione fra individui, anche se nobile, può assolvere le stesse funzioni».

Tuttavia è sotto attacco da decenni e la legge appena approvata «influenzerà il modo con cui la gente considera il matrimonio, perché la legge esercita un ruolo pedagogico: ci dice quali comportamenti sono accettabili». Sostenere il matrimonio omosessuale dicendo che comunque gli eterosessuali potranno continuare a sposarsi normalmente e non ci sarà alcuna conseguenza sociale sulla famiglia tradizionale, è un argomento fallace. Anche lui infatti, come fece il filosofo Marcello Veneziani qualche mese fa (cfr. Ultimissima 2/12/10) ricorda, usandola come esempio, la questione del divorzio: «la liberalizzazione delle leggi sul divorzio negli anni ’70 negli Stati Uniti ha portato ad una crescita esponenziale del numero dei divorzi, ridefinendo il matrimonio come una relazione transitoria».

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Jerry Coyne: i raduni degli atei troppo monotoni e pieni di fanatici

L’evoluzionista ateo militante Jerry Coyne si è lamentato per i troppo numerosi ritiri spirituali degli atei militanti. Nonostante siano utili «per darci una maggiore visibilità e capisco che servano alle persone per incontrare ed ascoltare i loro “eroi” atei, spesso mi sono sembrati ripetitivi». Oltre ai soliti argomenti («non crediamo negli esseri divini e abbiamo rispetto della ragione e delle prove. Che altro c’è da dire?»), anche i relatori sono sempre gli stessi e non c’è nessun nuovo “eroe” ateo da adulare. In Italia avviene la stessa cosa (cfr. Ultimissima 9/5/11).

Coyne osserva, sul blog www.whyevolutionistrue.com, che in questi incontri di ateologia si respira troppa aria «di autocompiacimento, scarso livello e debolezza di un bel pò dei colloqui e fanatismo verso alcuni atei famosi (come Richard Dawkins)». Per questo «ho rifiutato diversi inviti». Il culto della personalità dunque, onnipresente in modo contraddittorio sotto le dittature atee come quella di Mao o di Lenin, si ripresenta oggi verso altrettanti leader dello scetticismo. Avverte quindi di averne parlato al responsabile mondiale dei raduni spirituali degli atei integralisti, cioè un certo Grania Spingies. Entrambi hanno stilato i punti negativi di questi raduni:  1) gli oratori sono sempre gli stessi ogni volta; 2) gli argomenti tendono ad essere simili; 3) alcuni discorsi sono prevedibili (anche a causa di YouTube); 4) viene incoraggiato il fanatismo, che è imbarazzante da guardare; 5) una notevole percentuale delle persone che partecipano alle conferenze sono sempre gli stessi di volta in volta. Ma anche i punti positivi: 1) gli atei possono incontrarsi di persona; 2) gli atei possono socializzare; 3) si possono creare nuove amicizie bevendo qualcosa assieme; 4) si formano nuove reti di rapporti, utili per creare gruppi di pressione; 5) si possono ascoltare importanti relatori di livello mondiale come Paula Kirby, Rebecca Goldstein, Victor Stenger e Maryam Namazie (chi??, n.d.a.); 6) le conferenze sono un po’ come una vacanza a tema; 7) le persone che partecipano non vengono offese dai loro pensieri.

Le risposte all’articolo che si leggono sono ancora più assurde (e significative) della riflessione di Coyne. In tanti, ad esempio, vorrebbero più incontri per poter così imitare i teisti, infatti essi «si incontrano almeno una volta alla settimana in ogni città del mondo». Ad altri invece non importa nulla perché «non mi sono mai preso la briga di partecipare a nessuno di essi. Suonano come un po’ noiosi», qualcuno più ragionevole riconosce che «non riesco davvero a capire perché si dovrebbe andare dall’altra parte del pianeta per congratularsi con un lui/lei per aver compreso che non ci sono prove per gli esseri divini». C’è anche qualcuno che vede questi incontri utili per la possibilità di trovare marito, chi si inorridisce per il “culto dell’eroe ateo” e chi si augura un innalzamento del livello degli argomenti perché «abbiamo bisogno di parlare di più dei problemi concreti e molto meno di quanto i credenti sono stupidi».

Il neurochirurgo Michael Egnor, sul portale dell’Intelligent Design, ha pubblicato un simpatico contro-articolo che invitiamo a leggere: «E’ divertente notare che gli eroi atei, come Coyne, Dawkins, Harris, Hitchens ecc.., esaltino continuamente le profonde e nuove intuizioni che la scienza e la filosofia senza Dio hanno fornito all’umanità. Peccato che però non riescano nemmeno a tenersi reciprocamente svegli durante le presentazioni in Powerpoint. La caratteristica saliente dell’ateismo è la sua banalità».

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I conquistadores di Cortés erano i cattivi? Lo storico Paolo Molinari risponde

Lo storico e filosofo Paolo Molinari ha affrontato la questione dei “conquistadores” e la colonizzazione del Sudamerica da parte di Spagna e Portogallo, concentrandosi su ciò che solitamente non viene detto nei libri scolastici.

Assieme ai conquistatori, infatti, partirono anche molti missionari, i quali furono poi i primi a denunciare la violenza dei colonizzatori verso gli indigeni. Tanto che chiesero ai re di emanare delle leggi e dei codici in cui si proclamassero i diritti  e la libertà dei nativi, anche se tuttavia furono poco ascoltate. Alcune di vicende poco note, come ad esempio la Battaglia di Mbororè dove i Gesuiti presero le difese dei Nativi e formarono un esercito per combattere i colonialisti europei, le abbiamo già affrontate in questa pagina.

Molinari si focalizza in particolare sul cattolico Hernán Cortés, il controverso conquistatore spagnolo accusato di aver distrutto il popolo azteco. Eppure aveva a disposizione 153 uomini (e 13 archibugi) e si trovò a fronteggiare circa 500 mila indigeni. Riuscì a vincere, anche se non viene detto, solo grazie all‘aiuto di migliaia di Indios Maya che vollero appoggiare gli spagnoli per liberarsi del terribile popolo degli Aztechi. Questi ultimi erano un popolo esclusivamente guerriero e dalla religione perversa, esaltatori del sacrificio agli dei, esseri golosi di sangue umano. E’ approvato che sacrificassero circa 10-20 mila persone all’anno, preferibilmente bambini, e quando combattevano gli eroi erano coloro che catturavano più nemici da sacrificare. Le maschere dei sacerdoti erano fatte dal cranio umano dei nemici catturati. Alla consacrazione del Templo Mayor, ad esempio, vennero sacrificati e decapitati in una settimana 5000 uomini. Ecco dunque perché i Maya videro negli spagnoli dei libeartori.

Cortés era affascinato dalla civiltà azteca e dall’incredibile capacità di costruire edifici sull’acqua, non voleva affatto distruggerli, come infatti scrisse più volte nel suo diario. Il problema stava nel fatto che l’ideale per questo popolo era morire combattendo. Saltarono quindi tutti i tentativi diplomatici e quindi gli spagnoli con i Maya e gli indios furono costretti alla guerra. Arrivato al Templo Mayor, di fronte alla massa di corpi e teste tagliate in sacrificio degli dei e vedendo i guerrieri aztechi indossare la pelle dei suoi uomini precedentemente catturati, Cortés si ribellò e si convinse a sopprimere duramente la città, il Tempio e tutta la popolazione. Insomma, conclude lo storico, occorre guardare veramente la storia prima di giudicare frettolosamente chi siano i buoni o i cattivi. Cortés è stato senz’altro spietato ma occorre considerare il contesto storico. Molinari conclude accennando alle missioni cristiane, chiamate “riduzioni”, che crearono una civiltà senza mai usare violenza, ma educando alla scrittura, alla musica, alle scienze, alla democrazia e al Vangelo, lasciando al potere i capi delle tribù locali.

Qui sotto il video della lezione che il prof. Paolo Molinari ha tenuto durante il Café teologico, momento culturale organizzato dalle Sentinelle del Mattino (www.sentinelledelmattino.org).

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Scrittore comunista definisce Hitchens e i nuovi atei dei “neo-fascisti”

Nel 2012 a Melbourne avverranno due conferenze razionaliste: il 13 aprile ci sara la Global Atheis Convention, il più grande raduno di invas-atei della storia, secondo gli organizzatori. Il 18 settembre invece si raduneranno i soliti 10 intellettualoidi odifreddiani per parlare di scienza, razionalismo, scetticismo, laicità e numeri del lotto.

Jeff Sparrow, noto scrittore australiano ateo-marxista ha però criticato duramente questo movimento di “new-atheist” (nati dal fallimento degli “old atheist”), in particolare perché essi sono sostanzialmente “neo fascisti”. L’opinionista argomenta la sua dichiarazione citando il pensiero di Christopher Hitchens, il preminente intellettuale ateo di oggi, il quale nel 2002 ha appoggiato la guerra in Afghanistan definendola un “impossibile compromesso” ed incitando a «essere disposti, se non addirittura ansiosi, di uccidere senza pietà, prima ancora di iniziare». In un’altra occasione ha detto che «non credo che la guerra in Afghanistan sia stata abbastanza combattuta senza pietà». Secondo Sparrow queste sono affermazioni di un demagogo militarista o di qualche ultrà di destra, in confronto la politica di George Bush era nulla. Secondo lo scrittore comunista, «il cosiddetto “nuovo movimento ateo”, di cui Hitchens è una figura chiave, non è affatto progressista. Al contrario, esso rappresenta uno stanziamento di destra». Anche gli argomenti dei nuovi atei sono ridicoli: essi cercano di sostenere il fatto che essere atei è un atto coraggioso, di liberarsi della teocrazia, di volere la laicità di stato, tuttavia «la destra cristiana è sempre più irrilevante per il potere reale», afferma Sparrow.

L’altro argomento portato dall’opinionista è la questione islamica. Secondo lui «non c’è alcuna differenza strutturale tra i pregiudizi contro l’ebraismo espresso in Australia agli inizi del 20° secolo e il modo in cui vengono attaccati i musulmani oggi». Gli atei sostengono che la loro islamofobia non sia razzista (attaccando invece gli omofobi), tuttavia secondo Sparrow gli atei moderni sono razzisti, così come l’estrema destra. Lo spiega meglio citando le parole di Sam Harris, un altro famoso intellettuale ateo, contro il multiculturalismo: «Coloro che si esprimono in modo più sensato verso la minaccia che l’Islam pone all’Europa sono in realtà i fascisti». Sparrow lo considera «un ateo professionista che pensa che ci potrebbe essere una base scientifica alla reincarnazione. Se non altro lui è assetato di sangue ancor più di Hitchens, nel suo libro “La fine della fede” spiegare ad esempio la moralità della tortura». Conferma anche il suo pensiero attraverso un simpatico quiz, che potrete vedere sul sito web www.newmatilda.com.

Lo scrittore conclude dicendo anche il caratteristico metodo dei nuovi atei si basa su «un grossolano idealismo filosofico», dove la religione è costituita esclusivamente da un insieme di idee stupide e i credenti sono quindi semplicemente stupidi e pericolosi. Non sono questi gli argomenti che un vero razionalista dovrebbe utilizzare.

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65 ebrei salvati da mons. Bertoglio grazie alle direttive di Pio XII

Lo Stato di Israele ha consegnato la medaglia di Giusti tra le Nazioni a monsignor Francesco Bertoglio, che da solo ha salvato dalla deportazione e dall’Olocausto, almeno 65 ebrei.

Il Consigliere per gli Affari Pubblici e Politici dell’Ambasciata d’Israele, Livia Link, ha consegnato il premio a Milano, anche alla presenza di alcuni degli ebrei salvati. La storia di mons. Bertoglio è stata raccontata da Lionello Tagliaferri nel libro “Il Papa vuole…le direttive di Pio XII” (Berti, 2011), dove viene descritto come l’opera di soccorso che si svolse nel Pontificio Seminario Lombardo seguì direttamente le disposizioni di Pio XII. Monsignor Bertoglio, infatti, conosceva bene le disposizioni del Pontefice anche perchè era molto amico di monsignor Giovanni Battista Montini (allora sostituto della Segreteria di Stato), di cui era stato compagno di studi in quel seminario.

Monsignor Bertoglio aveva cominciato a nascondere gli ebrei nel Seminario già nel settembre del 1943 e tra novembre e dicembre gli ospiti erano diventati 110 ed avevano superato il limite della capienza. Fu così che il Rettore, per sicurezza, cominciò a spostare le persone in altri istituti religiosi.

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A Lady Gaga non bastano 90 milioni all’anno: truffa sui braccialetti pro Giappone

La pop star più scaltra degli ultimi anni, Lady Germanotta (detta anche Gaga) ora rischia grosso: è stata accusata di aver gonfiato i costi di spedizione e trattenuto dei soldi nel ricavato dalla vendita dei suoi braccialetti per la ricostruzione del Giappone dopo lo tsunami.

Dopo aver capito come giungere facilmente al successo cavalcano il politicamente corretto, cioè blasfemia nella musica e militanza pro-omosessualista, ha deciso di divulgare video messaggi lacrimevoli per promuovere l’acquisto di un braccialetto di plastica (da lei disegnato, ovviamente) per “contribuire alla rinascita del Giappone”. Ora però due avvocati del Michigan, Ari Kresch e Alyson Oliver, pare abbiano le prove per accusala di lucraggio, chiedendo un risarcimento di circa 5 milioni di dollari. La cantante si è anche rifiutata di rivelare quanti soldi sono effettivamente destinati al paese disastrato dallo Tsunami, quanti fondi sono stati raccolti in totale dalla vendita di questi braccialetti e perché gli articoli costino il doppio di quanto la diva reclamizza.

Il caso verrà dibattuto alla corte federale del Michigan entro la fine del 2011. Il Corriere della Sera rivela anche che molte persone che hanno acquistato questi braccialetti non li hanno mai ricevuti.

La pop star, ospite del recente Europride di Roma e testimonial dei tanti Gay Pride europei, è arrivata ad essere, nonostante solo due dischi all’attivo, la vip più pagata al mondo sotto i trenta anni d’età: con 90 milioni di dollari l’anno. La cantante dunque, molto più famosa per il suo abbigliamento tristemente eccentrico ed esibizionista che per la musica, conquista la vetta della classifica stilata da Forbes e si posiziona al settimo posto tra le donne più potenti del mondo.

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Il filosofo ateo Comte-Sponville: «le radici cristiane sono un’evidenza storica»

L’importante filosofo francese, André Comte-Sponville, già docente della Sorbona, editorialista dei principali quotidiani francese ed auto-dichiaratosi materialista, razionalista e umanista, ha rilasciato recentemente un’intervista per il quotidiano spagnolo ABC.

Dopo aver criticato il relativismo e il modello di “atarassia” della filosofia greca, ha dichiarato di stare leggendo il Qoelet, uno dei testi dell’Antico Testamento. Rivela infatti: «Io non sono un ateo dogmatico, perché l’ateismo è piuttosto una convinzione, non un sapere. E sono un vero ateo, perché assumo i valori morali delle tre grandi religioni, in particolare quella giudaico-cristiana».

Parlando delle altre religioni dice: «L’Islam non è un problema se si sa integrare nella società laica e rispetta la separazione tra Chiesa e Stato. Per un ateo come me il buddhismo può essere attraente perché non c’è Dio, ma non ho intenzione di radermi la testa…Preferisco approfondire il solco della civiltà che definisce l’Occidente, quella giudaico-cristiana». Un riferimento che la Francia e il Belgio hanno rifiutato di inserire nella Costituzione e che Comte-Sponville ritiene essere una forma di “chiusura” da parte del secolarismo: «L’origine cristiana dell’Europa è una evidenza storica. Se l’Europa ignora le sue radici cristiane cesserà di essere una civiltà e di essere solo un mercato».

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