Nel mondo 7 persone su 10 sono religiose, in crescita i giovani

Un sondaggio Ipsos MORI, il secondo ente di ricerca più grande del Regno Unito, ha scoperto che la religione è molto importante per le persone di tutto il mondo. L’indagine globale ha esaminato le opinioni di oltre 18.000 persone in 24 paesi, tra cui Regno Unito e Stati Uniti. 7 su 10 intervistati hanno detto di essere religiosi e i musulmani hanno mostrato più appartenenza alla loro fede dei cristiani.

Globalmente, la fede religiosa è risultata essere molto importante sopratutto per i giovani. Quasi tre quarti (73%) al di sotto dei 35 anni, ha dichiarato che la loro religione o la loro fede è importante nella loro vita. Ben Page, amministratore delegato di Ipsos MORI, ha dichiarato: «L’indagine è un buon promemoria per molti nell’Europa occidentale, su quanto conti la religione – e sia una forza di bene – in gran parte del mondo. La nostra analisi mostra che le persone preferiscono tenere la politica separata dalla religione, ma anche che in un mondo globalizzato, conta ancora di più di quanto molti pensano».

I risultati sono stati anche commentati da Tony Blair, ex primo ministro inglese e neo-cattolico: «Questo sondaggio mostra quanto conti oggi la religione e nessuna analisi del mondo contemporaneo, politico o sociale, è completa senza la comprensione del rapporto tra fede e globalizzazione», ha detto.

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Recensione del libro “Gesù e i testimoni oculari”

Con questo articolo diamo avvia alla collaborazione con Marco C., laureato in Archeologia presso l’Università di Bari, membro del corso di specializzazione presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e la Scuola di Specializzazione in Archeologia presso l’Università la Sapienza di Roma. Ha lavorato in diversi scavi in Italia e all’estero, si occupa prevalentemente di cristianizzazione delle aree rurali nell’età tardoantica e altomedievale. In questo primo articolo presenterà un libro recentemente pubblicato: “Gesù e i testimoni oculari (Edizioni GBU 2010, pp. 720, euro 28) di Richard Bauckham. L’esperto si è reso anche disponibile a rispondere a domande, dubbi ed eventuali critiche che potranno essere postate nei commenti sotto l’articolo.

 

di Marco C.*
*archeologo

 

I Vangeli sono documenti storici, non libri di favole e gli eventi in essi narrati sono verità storiche, non miti. La loro autenticità è garantita dall’autorevolezza dei “testimoni oculari”, i cui racconti hanno fornito la “materia prima” su cui sono stati costruiti i racconti evangelici. La tesi di Richard Bauckham, professore emerito di Studi Neotestamentari presso l’Università di St. Andrews in Scozia, non è nuova, ma trae nuova linfa vitale grazie al suo ultimo lavoro, tradotto in italiano con il titolo di “Gesù e i testimoni oculari“: i fatti narrati dagli evangelisti sono vicini alla narrazione originale che ne fecero i testimoni oculari e, sebbene mediati dalle realtà culturali delle prime comunità a cui afferivano gli evangelisti, presentano una narrazione vivida e diretta degli eventi che segnarono la vita pubblica di Gesù Cristo.

La testimonianza dei discepoli svolge, dunque, un ruolo chiave nella redazione dei testi evangelici: i loro racconti, diffusi immediatamente dopo la morte e la resurrezione di Gesù, sarebbero circolati per anni, grazie all’infaticabile predicazione degli apostoli, che rimasero in attività per molti anni, dedicandosi all’evangelizzazione e alla costruzione delle prime comunità cristiane. Ed il lavoro di Bauckham, in questo senso, è illuminante, ribattendo colpo su colpo alla teoria della critica delle forme, identificata nella figura del pastore evangelico Rudolf Bultmann, che invece voleva i racconti evangelici frutto non di una testimonianza diretta ma di un coacervo di tradizioni ebraiche e paleocristiane, presentate nel loro sviluppo primitivo, ad uso e consumo delle prime comunità allo scopo di fornire un testo guida per l’edificazione morale dei primi adepti alla nuova religione cristiana.

Lo studioso scozzese, riprendendo vecchie critiche a questa posizione, asserisce che il divario cronologico tra il Gesù storico e la redazione dei Vangeli (che è un fatto acclarato) sia stato colmato dalla tradizione orale che avrebbe sicuramente manomesso o distorto alcuni episodi (come si evince dalle peculiarità narrative di ciascun Vangelo), ma avrebbe garantito l’originalità e la “freschezza” del messaggio messianico di Gesù di Nazareth. Lungi dal considerare la trasmissione orale un elemento di delegittimazione della verità storica (tesi più volte confutata), Bauckham individua proprio in questo mezzo l’elemento decisivo per la diffusione della Novella nelle prime comunità e per la formazione dei testi evangelici, traendo spunto non da una tradizione comune ma dalla testimonianza oculare di coloro che vissero l’avventura terrena di Gesù e ne seguirono la predicazione: questi testimoni continuarono a diffondere il Verbo dopo la loro morte, permettendo non solo di coagulare intorno a sè le prime comunità ma fornendo anche una tradizione, prima orale e poi scritta, su cui fondare la futura Chiesa universale.

In questo link l’introduzione originale dell’autore del libro.

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Un neurochirurgo americano si converte e scopre la potenza della preghiera

Tutto è iniziato dal dentista: egli guardava il viso teso del suo paziente mentre preparava l’ago per iniziare l’operazione. Allora il dentista ha detto qualcosa di insolito: “Vuole che dica una preghiera?”. Sorpreso, il paziente ha acconsentito. Il medico gli ha così messo gentilmente una mano sulla spalla e ha chiesto a Dio di preservarlo nella salute.

Il paziente era un neurochirurgo, David Levy, medico altamente specializzato di San Diego. E’ stato il primo momento in cui ha capito di volersi convertire. Ha così iniziato un percorso -in un primo momento incerto e goffo- di approfondimento dell’aspetto metafisico e spirituale dei suoi pazienti. Anche lui, come il suo dentista, è arrivato nel tempo a proporre una preghiera ai pazienti più in difficoltà. La maggior parte di essi si è mostrata riconoscente, e in tanti lo hanno ringraziato.

Questa vicenda è descritta nel suo libro Gray Matter: un neurochirurgo scopre il potere della preghiera(Tyndale House Publishers 2011), da poco nelle librerie americane. Ormai è diventato abituale per lui, dopo aver visitato inizialmente un paziente, chiudere la visita dicendo: «E’ mia abitudine pregare con i pazienti. Le dispiacerebbe se io pregassi con lei?«.

Ultimamente, dice, anche il suo team si unisce a lui nella preghiera prima di iniziare un intervento chirurgico. Nel libro racconta tante storie, incontri particolari e amicizie che ha instaurato con i suoi ex pazienti.

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Spagna: aumentano del 45% i minori che decidono di non abortire

Un anno fa entrava in vigore la terribile legge spagnola che permette ai minori di effettuare una interruzione di gravidanza senza che i loro genitori lo vengano a sapere.

Tuttavia, durante questo questo primo anno, la Fundación Redmadre (www.redmadre.es), un’importante associazione che aiuta e sostiene coloro che decidono di tenere il bambino, ha notato un aumento del 45% dei minori che hanno chiesto di portare a termine la gravidanza, nonostante la pressione della società. Si è anche rilevato che quasi l’80 per cento delle adolescenti incinte sceglie di continuare la gravidanza quando ricevono il necessario supporto e consulenza

Nel 2010, il 53% di coloro che hanno frequentano Redmadre erano adolescenti tra i 14 ei 20 anni, mentre nel 2009 solo il 18%.

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Sondaggio: la maggioranza degli spagnoli è contenta della GMG

Un recente sondaggio, condotto in tutta la Spagna tra gennaio e luglio 2011, da parte del Gabinete de Análisis Demoscópico ha stabilito che il 64% degli spagnoli è felice del fatto che la GMG 2011 (www.gmg2011.it) si terrà a Madrid, contro il 9% per il quale è sbagliato, il 19% per i quali non è né bene né male, e l’8% che non risponde.

I sociologi hanno anche rilevato che per il 68% degli intervistati, la GMG sarà un evento molto o abbastanza significativo e buono per i giovani, per il 56% sarà molto o abbastanza significativo per le famiglie, e per il 54% sarà molto o abbastanza significativo per l’immagine della Spagna nel mondo.

Nonostante la falsa propaganda della cultura laicista, l’evento sarà pagato per il 70% dai pellegrini e per il 30% da sponsor privati ​​della manifestazione. Nel frattempo 20 associazioni di atei hanno organizzato un concerto e una festa in costume (ci si vestirà da elfi, troll e vescovi), che si svolgerà a Madrid parallelamente alla GMG, per tentare disperatamente di attrarre i giovani, impedendo che partecipino all’evento cattolico.

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Québec: una donna data per “irrecuperabile” si risveglia dal coma

Una signora di 76 anni, Madeleine Gauron, dichiarata “morta cerebralmente” ed “irrecuperabile” dai medici, si è incredibilmente risvegliata presso l’Ospedale Sainte Croix de Drummondville, in Québec.

Il personale aveva già contattato la famiglia per chiedere se erano disposti a dare gli organi vitali in donazione, ricevendo risposta affermativa. Il marito aveva però chiesto di non staccare la spina finché non fosse presa una decisione da parte della famiglia. La donna in coma ha però anticipato tutti e improvvisamente ha aperto gli occhi.

Fortunatamente nessun Ignazio Marino canadese le aveva fatto firmare il pericolosissimo testamento biologico! La notizia è ripresa anche da Cyberpress.ca

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Nuova ricerca: chi è religioso recupera meglio dopo un trauma cranico

Sulla rivista Rehabilitation Psychology sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio, condotto dagli psicologi Brigid Waldron-Perrine e Lisa J. Rapport, che ha affrontato gli effetti della religione sulla riabilitazione dopo un trauma cranico.

I ricercatori sono partiti dai risultati di precedenti ricerche, per le quali è evidente come «tra gli adulti in buona salute, la religione e la spiritualità hanno dimostrato una forte associazione con la soddisfazione della vita e migliori risultati di salute fisica e mentale», ha detto Waldron-Perrine. Ma la ricerca sugli effetti della religione nella riabilitazione da trauma cranico (TBI) in particolare, era ancora carente.

Così hanno sottoposto a test neuropsicologici 88 individui vittime di trauma cranico (quasi tutti cristiani), scoprendo che la maggior parte dei partecipanti che hanno riportato livelli più elevati di benessere religioso, aveva risultati migliori di riabilitazione emotiva e fisica.

Indipendentemente da chi abbia ragione, tra credenti e non credenti, la ricerca scientifica dimostra comunque che i primi vivono mediamente una vita più soddisfacente, hanno una miglior efficienza psico-fisica e ottengono una migliore riabilitazione dai traumi fisici. Così, concludono i ricercatori, «la religione può assumere anche un grande potere come risorsa psico-sociale».

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Più nascite significa più ricchezza: no all’aborto come controllo demografico

Anche l’ultimo dogma del movimento abortista, cioè la giustificazione dell’interruzione di gravidanza come strumento come strumento di controllo demografico, è ormai agonizzante. L’ultimo colpo in ordine cronologico è arrivato recentemente dall’economista Ettore Gotti Tedeschi, docente di Etica della finanza all’Università Cattolica di Milano, editorialista del Sole 24 Ore e dal 2009 presidente dell’Istituto per le Opere di Religione.

Siamo 7 miliardi e cresce la ricchezza, sono così smentite le profezie sulle catastrofi da sovrappopolazione, dice. Al contrario delle dichiarazioni dei vari ginecologi come Carlo Flamigni, i Paesi con i maggiori tassi di sviluppo economico e di risparmio sono quelli più popolosi. Continua Gotti Tedeschi: «Laddove la popolazione non cresce, il Pil sale aumentando i consumi “pro capite”: si de localizzano le attività produttive per avere indietro merci a minor costo, diminuiscono i giovani attivi nel lavoro e le giovani coppie che producono figli e risparmio. E i costi fissi aumentano di pari passo all’invecchiamento della popolazione». Oggi la Cina, ad esempio, sostiene con il suo risparmio il debito pubblico americano ed è colonialista. Si compra le aree in cui ci sono materie prime ed esporta manodopera.

La vera causa dell’attuale crisi economica, continua l’intervista all’economista su La Stampa, deriva proprio dal crollo demografico che ha colpito i Paesi avanzati dagli anni 70. Non esiste inoltre un problema di scarsità del cibo, «bensì di speculazione sulle materie prime e di cattiva distribuzione della ricchezza». Il controllo sociale attraverso l’impedimento delle nascite è quindi deleterio per l’economia, occorre invece una migliore strategia politica, estendendo il benessere all’intera popolazione del pianeta.

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L’abolizione della schiavitù nacque dalla Chiesa cattolica

Abbiamo già avuto modo di presentare il nuovo libro di Rodney Stark, storico e uno dei maggiori sociologi delle religioni viventi, chiamato A Gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù” (Lindau 2011).  In questi giorni anche lo ha fatto anche lo scrittore Francesco Agnoli su Il Foglio, concentrandosi sul tema della schiavitù. Ha sottolineato come la ricerca storica sull’argomento è stata abbastanza parziale e spesso indaffarata a stanare le eventuali omissioni della chiesa cattolica, accusata di non essere stata“sufficientemente” contraria allo schiavismo stesso. Stark invece propone una visione globale dello schiavismo, sviscerando e comparando una sterminata quantità di studi.

Emerge dunque che lo schiavismo è stata «una caratteristica quasi universale della civiltà»: Roma e la Grecia antica prevedevano un uso estensivo del lavoro degli schiavi, considerati oggetti, beni di proprietà, e come tali, privi di qualsiasi diritto e sottoposti all’arbitrio più totale da parte dei padroni. In epoca pagana non esisteva neppure il sospetto che la schiavitù fosse iniqua: i ribelli come Spartaco miravano alla propria liberazione, non certo alla condanna della schiavitù medesima, che anzi praticarono in prima persona. Lo stesso nell’islam, dove «i musulmani raccoglievano un gran numero di schiavi nelle regioni slave dell’Europa, come pure europei presi prigionieri in battaglia o catturati dai pirati». Per non parlare degli schiavi africani e della preferenza per donne da destinare agli harem e alla servitù domestica, dei bambini che spesso venivano «evirati al momento della cattura o dell’acquisto». Anche l’islam, come pure i popoli politeisti, non ha mai conosciuto alcun movimento abolizionista. Nell’Africa animista, molte delle società pre-coloniali, se non tutte, si reggevano su sistemi schiavistici e, anzi, lo schiavismo europeo si innestò sempre su quello islamico e interafricano.

Per quanto riguarda l’Europa,  le condizioni peggiori furono vissute dagli schiavi dei britannici “anglicani”, mentre quelle migliori erano quelle degli schiavi spagnoli e francesi. Questo a causa della pressione esercitata dalla chiesa cattolica, in prima linea nel difendere la natura umana e di creature di Dio anche degli schiavi, come abbiamo dimostrato in questa pagina. Ricorda dunque le bolle papali, spesso trascurate, dalla “Sicut Dudum” di Eugenio IV a quelle di Pio II, Sisto IV e Paolo III, in cui lo schiavismo appare una grave colpa suggerita agli uomini da Satana stesso. Dice il non cattolico Stark: «Il problema non era che la chiesa non condannava la schiavitù, quanto piuttosto che erano in pochi ad ascoltarla», e anzi, questa condanna –totalmente assente nel resto del mondo– generò spesso ire e persecuzioni verso i cattolici nell’ Inghilterra anglicana o nella Danimarca protestante.

Stark conclude analizzando con cura il movimento abolizionista ottocentesco: mette in luce la sua unicità (non è nato mai nulla di simile in nessun’altra cultura), la sua carica di idealismo e la sua origine prettamente religiosa. Tutti i leader abolizionisti ottocenteschi, americani e inglesi in particolare, erano credenti e fondarono le loro argomentazioni su categorie evangeliche (Dio, Creazione, peccato…), e non su motivazioni filosofiche di altro tipo. D’altra parte abbiamo già avuto modo di sottolineare come i leader della cultura atea e positivista del tempo sponsorizzassero apertamente lo schiavismo (e alcuni lo praticavano in prima persona): Voltaire, Marx, Nietzsche, Galton, Hume, Locke, Arthur de Gobineau ecc..

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Le cellule del cordone ombelicale più efficaci di quelle embrionali

Parallelamente ai tentativi dei siti di informazione laicista nel sostenere la totale inefficacia delle cellule staminali non embrionali, crescono le sperimentazioni portate a termine che dimostrano le eccezionali potenzialità delle staminali del cordone ombelicale.

Il farmacologo Paolo del Lillo cita una serie di studi, come quello pubblicato su Acta Neurobiologiae Experimentalis, nel quale viene dimostrata la maggiore utilità dell’uso di staminali del cordone ombelicale, rispetto ad altre staminali, per curare malattie neurodegenerative e delle lesioni neurali. In precedenti articoli aveva sottolineato la maggior efficacia delle cordonali specialmente nei casi di distrofia muscolare, morbo di Parkinson, rigenerazione dei tessuti cardiaci e anche in caso di diabete.

Le staminali embrionali soffrono di numerose limitazioni, sostiene lo specialista su Zenit.it, citando link diretti a fonti scientifiche. Un singolo embrione, infatti, produce un numero limitato di cellule, anche se si prelevano più strati di esso. Inoltre, secondo le ricerche apparse sul Nature Biothecnology, le staminali embrionali mancano di un sito di controllo G1 completamente sviluppato, una caratteristica comune delle cellule tumorali, che accresce le possibilità di subire mutazioni genetiche, in particolare sul cromosoma 12, e la trasformazione in cellule neoplastiche. Cita il caso di un ragazzo malato di una rara patologia ereditaria neurodegenerativa che ha sviluppato tumori multifocali del cervello dopo quattro anni dal trattamento con iniezioni di staminali embrionali.

Le embrionali, oltre a distruggere un embrione umano ovviamente, sono carenti di appropriati schemi di imprinting e regolazione per alcuni geni, fatto che potrebbe condurre a una differenziazione spontanea e incontrollata, determinando anormalità. Nelle embrionali, rispetto alle staminali del cordone ombelicale, è stato anche scoperto il non trascurabile accrescimento della loro immunogenicità a causa dell’ aumento degli antigeni HLA leucocitari, durante e dopo la differenziazione, fatto che potrebbe elevare il rischio di rigetto.

Conclude quindi preferendo l’utilizzo delle staminali cordonali a quelle embrionale e anche a quelle adulte, poiché assicurano un maggiore potenziale proliferativo e telomeri più lunghi e presentano un minor rischio di rigetto e di infezioni virali.

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