L’American Atheist bocciata anche dall’atea Susan Jacoby

http://blog.heritage.org/wp-content/uploads/world-trade-center-cross.jpgL’American Atheist, aveva già di recente fatto parlare di sé, in seguito alla -a dir poco- singolare protesta che aveva alzato contro la targa commemorativa dedicata ai pompieri caduti nel tragico attentato dell’11 settembre 2001 (cfr. Ultimissima 15/7/10). È tuttavia già tornata all’attacco contro la World Trade Center cross, la croce d’acciaio ritrovata fra le macerie delle Torri Gemelle e che è in procinto d’esser trasferita al 9/11 Museum, prendendo vie legali perché ciò non accada. Azione che, oltre a provocare lo sdegno dei parenti dei caduti, dell’American Center for Law and Justice e di molte altre associazioni, ha causato uno spacco all’interno del mondo ateo stesso, sollevando dure critiche da parte degli esponenti più autorevoli, come Susan Jacoby.

Jacoby, scrittrice e giornalista per il “Washington Post”, nella sua rubrica “The Spirited Atheist: In search of a new Age of Reason”, commenta aspramente l’iniziativa del gruppo ateo newyorkese, definendola «frivola» e a scopo puramente pubblicitario, dichiarando inoltre di non sapere se Silverman (il presidente dell’associazione di atei) «si stia comportando in modo deliberatamente ottuso o creda sul serio a questa sciocchezza». Secondo Silverman infatti, in un museo finanziato parzialmente dallo stato (nella fattispecie il 9/11 Museum), i simboli religiosi devono essere tolti o tutti egualmente presenti. L’argomentazione quindi, è la solita trita e ritrita che a suo tempo venne usata anche in Europa –con scarsi risultati- nel caso Lautsi.

La giornalista ha poi continuato confutando punto per punto le asserzioni formulate dall’American Atheist, fermandosi particolarmente su quello che ritiene «la più indifendibile delle obiezioni» ovvero che «la vista di qualcuno che veneri un oggetto, sia offensivo per le nostre convinzioni». La non credente Jacoby, ha poi concluso citando un commento che descriveva entusiasticamente l’azione legale degli atei newyorkesi come «un attacco preventivo contro la Chiesa Cattolica Romana e gli idioti religiosi della destra»  ricordando come «colpire preventivamente idee o immagini che una maggioranza o una minoranza non apprezza è esattamente quello che vieta il Primo Emendamento». Gli interventi della rubrica “The Spirited Atheist” interessati in questo articolo possono essere trovati qui e qui.

Nicola Z.

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La GMG 2011 porterà 143 milioni di dollari all’economia spagnola

Il capo del Madrid’s Housing and Economy Office, Percival Manglano, ha confermato che l’imminente Giornata Mondiale della Gioventù porterà 143 milioni dollari all’economia spagnola. L’arrivo di migliaia di giovani cattolici, ha continuato Manglano, «porterà una ventata di aria fresca per l’economia spagnola».

Ha anche respinto le solite critiche sul fatto che l’evento costerà milioni governo spagnolo di dollari. Il direttore finanziario della manifestazione, Fernando Gimenez Barriocanal, ha poi aggiunto che la GMG è in gran parte finanziata da fondi privati e poi da pubblicità. Il governo, ha dichiarato, non contribuirà finanziariamente.

Come già informavamo in Ultimissima 11/6/11, ha dichiarato che le spese per l’utilizzo di aree pubbliche saranno coperte, oltre che dalle donazioni di centinaia di sponsor, anche dalle quote di iscrizione versate da coloro che frequentano.

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Il compositore James MacMillan elogia la cultura musicale di Benedetto XVI

«La Chiesa cattolica ha la fortuna di avere un Papa che mostra un profondo apprezzamento della musica classica», ha dichiarato il noto compositore scozzese James MacMillan. «Siamo fortunati di avere un Pontefice che apprezza le vette delle civiltà umana e della realizzazione creativa».

I suoi commenti erano rivolti al concerto di gala in onore del 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto XVI, svoltosi nella sua residenza estiva a Castel Gandolfo. Il repertorio della serata è stato composto da musica del 18° secolo, con opere di Johann Sebastian Bach e Antonio Vivaldi. Nelle sue parole di ringraziamento, il Papa ha sottolineato la fede cristiana che ha animato entrambi i compositori.

MacMillan ha continuato: «I grandi compositori sono come angeli caduti sulla terra per permettere a noi di assaporare il Cielo. Il fatto che molti di loro erano fedeli servitori della Chiesa, e che abbiano creato musica per le nostre sacre liturgie, è un doppio motivo che dovrebbe emozionare e far esultare tutti i cattolici».

Ha poi concluso: «Ciò che la Chiesa deve temere di più è la deculturizzazione della società. I risultati di questo si possono vedere, mentre scrivo, nelle strade del Regno Unito». Di pari passo a questa diffusa ignoranza, avanza purtroppo anche la secolarizzazione, tanto che molti osservatori ritengono che i due avvenimenti abbiano rapporto di concausalità.

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L’economo Grenham: «il quarto figlio di Beckham? Ottima notizia per il pianeta!»

La menzogna della bomba demografica è ancora purtroppo promossa a gran voce, nonostante sia stata già completamente smentita. I maltusiani si sono rifatti sentire recentemente alla nascita del quarto figlio del noto calciatore David Beckham. Hanno dichiarato che la coppia ha dato un pessimo esempio per la società e ha contribuito a mettere ancora di più in ginocchio l’economia e la nostra sopravvivenza sulla terra.

Il dr. Dermot Grenham docente presso la prestigiosa London School of Economics, membro dell’Institute of Actuaries ed esperto di demografia e popolazione, ha risposto a queste accuse dicendo: «Congratulazioni a David e Victoria! L’arrivo di un quarto figlio Beckham è sicuramente una grande notizia per loro, ma è anche una buona notizia per l’economia e per il futuro del pianeta!». Commentando l’attacco mediatico subito dalla coppia dagli ecologisti e ambientalisti radicali, ha continuato: «Non appena una celebrità ha tre o quattro bambini, i doomsayers [cioè i “catastrofisti”] iniziano a lamentarsi dicendo che stanno dando un pessimo esempio». «Eppure», ha spiegato Grenham, autore del recente libro “On population”, «i tassi di natalità nei paesi più ricchi sono già sotto il livello di sostituzione, in alcuni Paesi ben più al di sotto, il che significa che prima o poi ci sarà una diminuzione del numero dei lavoratori a sostegno degli anziani. Che tipo di società vogliamo lasciare ai nostri figli?».

Per smentire tutte queste argomentazioni, come la scarsità di risorse naturali, il sovrappopolamento, la mancanza di terreni coltivabili ecc.., sostenute e promosse da iper-ecologisti e da abortisti, l’UCCR ha creato una pagina dedicata, in cui si può trovare un vasto elenco di studi scientifici e di dichiarazioni di specialisti in materia: “L’aborto e la menzogna della bomba demografica”.

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Sud Italia: oltre 3 ginecologi su 4 sono obiettori

MediciApprovata nel ’78, la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza non spopola ancora tra il personale degli ospedali italiani. In particolare nel Meridione e nelle isole – Sardegna esclusa- dove più di 3 ginecologi su 4 sono obiettori.

In Sicilia, l’ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge 194/1978 del ministero della Salute riporta che l’obiezione di coscienza coinvolge l’81,7% dei ginecologi, il 75,7% degli anestesisti e 87% del personale non medico. Un trend simile si osserva anche nelle altre regioni meridionali; in particolare, per quanto concerne la categoria dei ginecologi che raggiunge il 78,5% in Abruzzo, l’82,8% in Molise, l’83,9% in Campania, il 79,4% in Puglia, l’85,2% in Basilicata ed infine il 73,3% in Calabria.

Tuttavia, con buona pace dei Radicali Italiani per i quali invece “sta diventando un problema organizzativo per Asl e direttori di ospedali” e “dietro ogni Ivg c’è un miracolo, o un singolo con senso di responsabilità del proprio lavoro medico”, anche al Centro e al Settentrione si registrano segnali analoghi con l’80,2% di obiettori in Lazio, il 78% in Veneto e l’81,3% in provincia di Bolzano.

Per il cosiddetto problema delle “percentuali troppo elevate” è preoccupato anche il Fp Cigl, il quale propone tre diverse soluzioni: affidare la direzione dei presidi dove si effettuano gli aborti ai non-obiettori; l’introduzione del requisito discriminante di non-obiezione nel caso di assunzione o trasferimento in presidi con oltre il 50% di obiettori, e l’attuazione dell’istituto della mobilità per ovviare alla carenza di personale non-obiettore. La notizia è stata pubblicata dall’Ansa.

Nicola Z.

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“Perché Dio non esiste”: recensione del libro di Odifreddi

Il sedicente “matematico” Piegiorgio Odifreddi non è certo un matematico. Dopo l’università ha presto abbandonato la ricerca scientifica per concentrarsi sulla divulgazione scientifica. Il motivo? Lo ha detto nel suo penultimo libro, intitolato “Perché Dio non esiste” (Aliberti 2010): «Il ricercatore cerca le risposte alle domande. Il divulgatore cerca di divulgare le risposte che già sono state date. Trovare risposte nella matematica è un’impresa giovanile», il che ricorda molto la storia della volpe e l’uva o, sinteticamente: è facile rifiutare quel che non si può ottenere.

Oggi Odifreddi è finito a fare unicamente lo scrittore antireligioso e il volume citato è uno delle sue ultime fatiche. Titolone a parte, si tratta semplicemente una lunga intervista sui fatti privati del noto anticlericale, dai quali emerge tuttavia tutta la sua ambigua, seppur simpatica, personalità.

 

BIOGRAFIA E ANEDDOTI. E’ vero, ha fatto il divulgatore, ma in realtà -come rivela lui stesso a pag. 131- ha solo usato le scoperte scientifiche (degli altri) per tentare di combattere la Chiesa: «Per anni ho scritto articoli su “Repubblica” sugli argomenti più disparati, ogm, big bang, scacchi, letteratura. Il mio divertimento era ficcarci dentro ogni tanto una frase contro la religione» (pag. 131). Comunque, ci si comincia a divertire fin dalla prefazione (pag. 10) a causa delle sue continue contraddizioni (o “odifreddure”). Dice, ad esempio: «Mi è difficile credere che persone strutturate intellettualmente siano dei credenti. Ci credo poco. Non credo ci siano credenti». Bastano però poche righe perché Odifreddi cambi idea raccontando gli anni giovanili passati dalle suore Giuseppine e le medie dai preti: «Si studiava bene. Sopratutto facendo il paragone con quello che si vede oggi. I preti mi hanno insegnato a studiare». Ma poco prima non aveva mica sostenuto che le persone istruite non possono essere credenti? Più avanti (pag. 122), si disgusterà perché «Carlo Rubbia mi pare che sia cattolico. Enrico Bombieri, medaglia Fields, è cattolico e va a messa». Anche loro persone non strutturate intellettualmente?

Per chi volesse passare al primo capitolo il divertimento rimane assicurato. Continuando a parlare della sua educazione cattolica, racconta: «negli anni Cinquanta io vedevo in televisione solo due personaggi Pio XII e Mike Bongiorno. Erano loro i due modelli fra i quali scegliere. Io scelsi Pio XII. Anche se poi sono diventato più come Mike Bongiorno» (pag. 12). Finì in seminario ma lo abbandonò perché aveva calcolato che c’era bassa probabilità per un italiano di diventare Papa nell’era postconciliare. Un altro motivo è perché «mi alzavo alla sei e mezzo, mi mettevo al tavolino e finivo la sera alle sei. E poi andavo a letto presto». Un ritmo da vero studioso, non certo alla sua portata: «mi ero rotto le scatole, non era adatto. Non ero in grado di obbedire, non sapevo stare alla disciplina» (pag. 12). Racconta anche che «dalle suore avevo il permesso speciale di alzarmi durante le lezioni. Potevo camminare nell’aula. Una specie di bulimia» (pag. 27). La disciplina comunque non la imparerà più, tanto da unirsi a violenti dissidenti sovietici in URSS. Venne arrestato, racconta, ma intervenne Giulio Andreotti, allora ministro degli esteri, che organizzò lo scambio dei prigionieri: «tornato in Italia ebbi i miei cinque minuti di gloria mediatica» (pag. 15). La fede comunista è ancora oggi molto viva in lui. Dice di Giovanni Paolo II: «Era un furbone. Pericoloso. E’ quello che ha tirato giù l’Unione Sovietica» (pag. 112). Pericolosissimo!

A pagina 20 prende coraggio e finalmente rivela l’altro motivo dell’abbandono della ricerca: «La soluzione dei problemi matematici richiede una grande concentrazione. E un notevole sforzo fisico. Stare dieci ore al giorno a pensare non è una cosa da poco». Facciamo notare che è lo stesso motivo per cui abbandonò anche il seminario. Si conferma dunque proprio un‘incapacità congenita all’uso prolungato della ragione. Tra l’altro, proprio per questo difetto genetico, Odifreddi è anche l’unico furbone ad aver scritto due libri, pubblicati uno di seguito all’alto, con un titolo quasi identico: “Il matematico impertinente” e “Il matematico impenitente”. Il secondo ovviamente ha venduto solo 50 mila copie (cioè quanto vende il libro del Papa in un giorno solo in Italia) perché, spiega lui sconsolato, «molti l’hanno confuso col primo. Qualcuno non ha capito che era un libro nuovo» (pag. 23).

 

ODIFREDDI CONTRO TUTTI. Scorrendo le pagine si nota lentamente l’emergere di una grande insoddisfazione verso la vita e verso gli uomini. I giudizi cinici su tutti e su tutto quanto lo circondi sono infiniti, e pure l’intervistatore, Claudio Sabelli Fioretti, se ne accorge. L’elenco dei disprezzati parte a pag. 14 da Flavio Briatore -suo compagno di classe di allora-, con un’accusa mica da ridere: «Era uno che non faceva niente. Finito il geometra a Cuneo si mise in società con un tal Dutto, che un giorno saltò in aria con tutta la macchina. Briatore scomparve da quel giorno. Quando riapparve era ricchissimo […] Nessuno può costruire un impero dall’oggi al domani». Passa poi all’attacco dei ricchi e degli imprenditori, da buon vecchio e nostalgico comunista: «non sono antiberlusconiano più di quanto non sia anti-Fiat» (pag. 14). Passa alla politica, ma la sua ira non si placa: «Mi piace un sistema statalista, governato dal centro. Io sarei più di estrema sinistra, ma se vai in Rifondazione Comunista comunque sei fuori, fai le battaglie di bandiera. Veltroni doveva far fuori tutti: Rutelli, Fioroni, Fassino, D’Alema. Tutte queste cariatidi che tirano a fare i loro giochetti. Sono interessati solo ai posti, non gliene frega niente di portare la sinistra al governo». Bersani e Franceschini? «Persone degne ma senza carisma. E succubi dell’apparato» (pag. 33). Bassolino? «E’ una ruota di scorta. E’ andato perfino a baciare il sangue di san Gennaro. Uno di sinistra non può andare a baciare il sangue di san Gennaro» (pag. 34). Veltroni? «E’ l’antitesi di Zapatero. E’ un vecchio democristiano di sinistra. E’ responsabile della tragedia del Pd. Uno come Veltroni non si capisce cosa voglia. E alla fine ti frega. Gli chiesi di prendere posizione contro i democristiani. Lui ha parlato della funzione pubblica della religione. E allora me ne sono andato […]. Ha sbagliato tutto» (pag. 34,35 e 102).

Rutelli? «Rutelli è difficile da capire. Si è convertito, fa la comunione, si è risposato in chiesa. Non lo capisco» (pag. 47). Pannella e Bonino? «Pannella parla molto ma fa poco. La stessa Bonino quando è stata al governo con Berlusconi, che cosa ha fatto per bloccare gli interessi della Chiesa?» (pag. 51). D’alema? «Se da quando nasci a quando muori stai in Parlamento, chi rappresenti? Uno come D’Alema, figlio di un deputato, che non ha nemmeno finito gli studi e non ha mai lavorato, chi rappresenta? […] Si crede molto intelligente, e questo è un errore gravissimo, quando non lo si è» (pag. 56 e 102). Diliberto? «Simpatico. Ma il problema è che quelli lì io non li considero credibili» (pag. 101). Beppe Grillo? «produce populismo. Delegare la politica ai comici è sintomo di un malessere […]. Grillo lo trovo antipatico e livroso» (pag. 103,104). Travaglio? «E’ un po’ manicheo e maniacale […]. Spesso gioca sull’equivoco, riporta accuse a politici che non sono ancora state confermate nei tribunali» (pag. 103,104). Santoro? «Lo trovo un po’ egocentrico. E’ come Piero Angela: la sua trasmissione è lui. Da Piero Angela magari ci sono due premi Nobel in studio, ma non parlano: sono lì solo per confermare quello che dice lui» (pag. 131).

Una delle poche persone che ne esce bene da questo vortice di disgusto è Paola Binetti. Per lei ha parole gentili e di comprensione: «Fa il suo lavoro. E’ dell’Opus Dei, vive in una comunità di donne, il suo stipendio lo devolve all’Opus Dei. Quelli dell’Opus Dei sono persone un pò strane. Ma ti dico: preferisco una come lei. In fin dei conti sai cosa pensa» (pag. 35). Anche Berlusconi tuttavia è trattato dignitosamente: «Ha portato l’idea che la politica aveva bisogno di facce nuove. Che le facce nuove siano la Carfagna, la Brambilla o la Gelmini può non piacere. Rimane il fatto che sono faccie nuove. Tra i berlusconiani non ci sono quelli che di professione fanno il politico. Non c’è la casta» (pag. 95). Su Bruno Vespa dice: «Prima di conoscerlo lo trovavo insopportabile. Poi sono andato da lui qualche volta, e mi sono stupito. Ho dovuto ricredermi. Ho capito che lui è un professionista» (pag. 131). Stranamente ha qualche parola di apprezzamento anche per i religiosi: «Ho conosciuto il vescovo di Noto, Antonio Stagliano. Ovviamente non siamo d’accordo su nulla. Però è uno con cui si può parlare. Ho incontrato il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe. Anche lui mi è sembrato una persona aperta». Ripiomba però subito nel feroce nichilismo militante: «Ma frequentarli è sbagliato. I brigatisti rossi dicevano che se tu vai a sparare a qualcuno non devi pensare alla sua vita, a sua moglie, ai suoi figli. Non devi pensare che è una brava persona. Devi solo pensare che stai combattendo una battaglia politica. Non voglio sparare ai vescovi, ma il fatto che siano eventualmente persone decenti non li rende meno degne di essere combattute» (pag, 36).

CONTRO FILOSOFI E SCIENZIATIAnche per i filosofi e gli intellettuali c’è una forte repulsione: Vattimo? «Recita il breviario tutti i giorni. L’unica cosa che gli invidio è il colloquio che ha avuto con Fidel Castro» (pag. 41). Cacciari? «Va in Vaticano a presentare i libri del Papa. Il libero pensiero degli illuministi è qualcosa che a lui fa ribrezzo. Mi chiama il nipotino di Voltaire» (pag. 43). Severino? «è una cariatide della filosofia, incomprensibile e antiscientifico. La sua è la filosofia più deleteria» (pag. 46). Marcello Pera? «Era un filosofo della scienza, un popperiano. Arrivato al potere è diventato un laico devoto. E’ un personaggio singolare. Ma anche lui non è un grande filosofo» (pag. 47). Il matematico ebreo Giorgio Israel? «E’ un virulento, un intellettuale di nicchia, una testa calda. In più esercita il vittimismo dell’ebreo» (pag. 79). Il fisico Zichichi? «Ha l’intelligenza di un bambino. Anzi no, perché i bambini sono svegli» (pag. 87). Ernesto Galli della Loggia? «Anche lui è un po’ tonto, poverino» (pag. 88).

A pag. 59 rivela che nemmeno il Festival della matematica è una sua invenzione ma di Rutelli: «ero un pò scettico. Pensavo fosse un’esagerazione». E’ durato tre anni, poi «sono cominciati gli screzi. Di ogni tipo. Risultato, non mi hanno rinnovato il contratto». A pag. 62 rivela che «si può benissimo avere una concezione immanente della divinità. Allora ci credo anch’io. E si può anche non considerarlo come la natura, ma come l’ordine che regola la natura. Quindi ad un livello più alto. Gli scienziati ci credono che c’è un ordine che regola la natura». Poco dopo si nota un’ennesima odifreddura: «Solo la mancanza di un progetto può spiegare come è fatto il mondo». Più avanti dice una cosa ancora diversa: «Gli scienziati credono in quello che i cristiani chiamerebbero il Logos. Se non credi che l’universo sia strutturato, che sia regolare, che non sia casuale, è inutile che tu faccia lo scienziato» (pag. 123). Quindi la realtà è ordinata e non casuale ma manca di un progetto. Quanta confusione!

 

CLASSICHE ODIFREDDURE. A pag. 63 parla proprio dell‘inesistenza di Gesù e lo avrebbe capito addirittura leggendo i Vangeli, mentre a pag. 67 informa che Madre Teresa di Calcutta era atea. A pag. 71, temendo l’islam, dice che «Non c’è un concordato con l’islam. Quando ci sarà me ne occuperò. Nel frattempo posso dire che la Bibbia è una truffa mentre il Corano non lo è. La Bibbia si presenta come un libro di storia». Ma il Corano non è mica considerato essere dettato direttamente da Dio? Più avanti (pag. 108) difenderà il Burqa e l’Islam, opponendosi all’odio «nei confronti degli islamici perché si sono sempre contrapposti al cristianesimo». Ah, ecco perché gli sono così simpatici. Spiega anche che la paura del terrorismo è irrazionale perché l’11 settembre ha fatto 3000 vittime, mentre il tabacco e l’alcool ogni anno ne fanno 120 mila (pag. 109), e giustifica anche l’attentato, accusando il comportamento degli americani. A pag. 81 dice che «non è colpa mia se quelli di destra non vincono i Nobel». A pag. 81 annuncia che «fascista è un aggettivo generico, una maniera per dire che fa riferimento alla violenza, all’intolleranza. In questo senso Israele è un Stato fascista. Fascisti sono anche in parte gli Stati Uniti. Obama dice le cose identiche che diceva Bush […]. Io sono antistatunitense, sono antisionista non antisemita». A pag. 127 si dichiara anche contro gli inglesi. Addirittura «io farei un referendum per buttarli fuori dall’Unione Europea».

Un libro che consigliamo vivamente insomma, che contribuisce a smantellare quell’aurea di saggezza e intelligenza creata appositamente dalla cultura atea attorno ad Odifreddi.

 

AGGIORNAMENTO 13/8/11
In seguito alla pubblicazione di questo articolo, il matematico Giorgio Israel ha pubblicato una risposta a Odifreddi, il quale ha replicato sostenendo che il suo intervistatore, Sabelli Fioretti, e anche l’editore, Alberti, hanno riportato pensieri non suoi. Abbiamo contattato entrambi e, sia il giornalista che l’editore, hanno replicato sostenendo di avere la registrazione delle parole di Odifreddi e annunciando querela. Inoltre, abbiamo mostrato come fino a ieri lo stesso Odifreddi pubblicizzava il libro sul suo sito web. Potete trovare descritte queste vicende in Ultimissima 13/8/11 e Ultimissima 13/8/11.

La redazione

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Studio USA: l’istruzione non allontana da Dio ma rende meno fondamentalisti

Nonostante la quasi totalità degli uomini dalle grandi doti intellettuali si siano rivolti a Dio, si sente ogni tanto sostenere che più si è istruiti e meno probabilmente si sarà religiosi. Un nuovo studio americano invece afferma che l’istruzione ovviamente non allontana da Dio, ma fornisce un atteggiamento meno fondamentalista.

Lo ha stabilito il professore associato di sociologia presso l’University of Nebraska-Lincoln, Philip Schwadel, il quale ha rilevato -studiando un campione di 1800 studenti- che per ogni anno di istruzione in più aumenterebbe la convinzione la verità di fede esista anche nelle altre religioni. Questo perché aumentano le possibilità di contatti e amicizie tra persone di culture differenti. Inoltre, per ogni ulteriore anno di istruzione ha rilevato il 15% di probabilità in più di avere assistito a funzioni religiose durante la settimana, il 14% in più di probabilità di credere in un “potere superiore” piuttosto che in un Dio personale, il 13% di probabilità in più di diventare protestanti (una religione meno impegnativa) e il 13% di probabilità di dire che la Bibbia è “parola ispirata da Dio” piuttosto che “parola diretta di Dio”

In Ultimissima 2/6/11 informavamo dei risultati di un altro studio, secondo il quale il 70% degli studenti americani non vedeva alcun conflitto tra scienza e fede. Anche gli atei integralisti dell’UAAR hanno voluto riportare la notizia, ovviamente evitando di citare i dati più scomodi.

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Un nuovo studio valuta la situazione del cattolicesimo italiano

Durante le celebrazioni del 150° dell’Unità nazionale si è sovente osservato che l’Italia ha trovato la sua profonda, e forse unica, coesione nel cattolicesimo. Partendo da queste considerazioni, informa Toscana Oggi, Roberto Cartocci, professore ordinario di scienza politica nell’Università di Bologna, ha voluto studiare, attraverso delle ricerche statistiche, la situazione del cattolicesimo italiano, pubblicando per la Società editrice il Mulino il volume intitolato Geografia dell’Italia cattolica.

L’esperto accusa la secolarizzazione di aver creato vuoti assai rischiosi e pericolosi per la stessa sussistenza della società, con politiche ultraliberiste che rendono assai arduo comprendere perfino l’idea di bene comune. Prendendo in considerazione quattro elementi indicatori: la frequenza alla Messa, i matrimoni, civili e religiosi (e le unioni di fatto); l’insegnamento della religione cattolica; la destinazione dell’otto per mille, rileva un 10% di «cattolici impegnati», membri di associazioni e movimenti o comunque attivi nella partecipazione alla vita parrocchiale; un 20% di «cattolicesimo di minoranza», caratterizzato da un’assidua pratica religiosa; un 50% di «cattolicesimo di maggioranza» (ridotta pratica religiosa), con frequenza alla messa saltuaria o limitata alle grandi festività; un 10% di non cattolici che però hanno fiducia nella Chiesa: non vanno alla messa, ma scelgono l’ora di religione per i figli e destinano alla Chiesa l’8xmille; un 10% di non cattolici, indifferenti o anticlericali, che oltre a non frequentare la chiesa non scelgono l’ora di religione e destinano diversamente l’8xmille.

Per quanto riguardo la partecipazione alla Messa domenicale, il dato nazionale è del 32,5 % (dal 42% di Campania e Puglia al 21% di Toscana ed Emilia Romagna). Circa il numero dei matrimoni civili si deve rilevare che esso è di gran lunga aumentato dopo l’introduzione del divorzio. Cartocci fa presente che la scelta di non accedere al rito cattolico è dovuta sopratutto dal fatto di avere alle spalle un divorzio. Il tasso nazionale del matrimonio civile è comunque del 34% (dal 46% della Toscana al 14% della Calabria). Il numero degli studenti italiani che si avvalgono dell’ora di religione è del 91,2% (dall’83,4% dei toscani al 98,7 dei campani). Pure nella destinazione dell’otto per mille l’indice nazionale è ragguardevole: 89,8 % (dal 78,2% dei romagnoli al 96,8 dei pugliesi).

Arnaldo Nesti, direttore del centro internazionale di studi sul fenomeno religioso contemporaneo (Cisreco), apprezza lo studio di Cartocci, ma invita a non usare troppe semplificazioni. Non lo ha sorpreso il “primato” di secolarizzazione di Toscana ed Emilia Romagna, poiché, afferma, già nel 1905 venivano ritenute «scadenti diocesi». Tuttavia, nota, «Ci sono dei segnali proprio nelle zone di forte tradizione laica, di forte presenza di un sacro selvaggio, devozionale. Si possono interpretare come superstizione, manipolazione del religioso, però di fatto i soggetti si reinventano e ricostruiscono a loro modo un orizzonte religioso». Pietro De Marco, docente di Sociologia della religione all’Università di Firenze, sostiene che lo studio «conferma quella rappresentazione storico-politico-religiosa dell’Italia che vede il nucleo più forte e persistente di secolarizzazione nelle ex regioni rosse, con estensione alla Liguria e alle due regioni a statuto speciale del Nord, Val d’Aosta e Trentino Alto Adige, e punte nella Venezia Giulia». Invita infine i sacerdoti a tenere conto di questi dati per migliorare la loro evangelizzazione. L’importante sociologo italiano Massimo Introvigne commenta a sua volta questo studio su La Bussola Quotidiana, aggiungendo informazioni importanti.

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Cina: lo stato (ateo) uccide 5000 persone all’anno

L’85,6% del totale mondiale delle esecuzioni capitali si svolge in Cina. Quest’anno ne ha effettuate circa 5.000, come nel 2009. E’ il dato che emerge dal rapporto 2011 di ‘Nessuno tocchi Caino’, presentato in questi giorni a Roma.

Al secondo posto un altro stato con un’ideologia religiosa al potere, cioè l’Iran, con 546 esecuzioni. Le esecuzioni pubbliche sono aumentate anche in un altro Stato guidato ufficialmente dall’ateismo, cioè la Corea del Nord, che si colloca al terzo posto con 60 esecuzioni all’anno (per traffico di droga, fuga in Cina o in Corea del Sud ecc.). Il quotidiano La Stampa sostiene che le esecuzioni sarebbero aumentate nel tentativo di rafforzare il regime: Kim Jong-un, designato alla successione del padre Kim Jong-il, avrebbe richiesto “fucilazioni in tutto il Paese”.

In Europa c’è uno solo Stato con la pena di morte, cioè la Bielorussia, area ex comunista e anch’essa segnata dall’imposizione (ir)religiosa. La Russia invece, ex patria mondiale dell’ateismo, si sta impegnando ad abolire lentamente la pena di morte. Negli USA permangono ancora 46 esecuzioni capitali all’anno. Proprio in questi giorni invece a Panama è stata avanzata la proposta di introdurre la pena di morte per i casi d’omicidio. Come riferisce Radio Vaticana, i cattolici si sono subito schierati contro.

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L’ebreo Gary Krupp: «nuovi documenti provano l’impegno di Pio XII verso gli ebrei»

Ancora importanti rivelazioni circa l’operato di Papa Pio XII verso gli ebrei. Lo storico Micheal Hesemann ha infatti ritrovato alcuni documenti nella chiesa di Santa Maria dell’Anima, la chiesa nazionale della Germania a Roma, che provano il salvataggio della vita di 11mila ebrei di Roma da parte di Papa Pacelli.

Hesemann è dal 2008 il rappresentante per la Germania della fondazione “Pave the Way”, nata negli Stati Uniti da parte dell’ebreo Gary Krupp, con lo scopo di promuovere il dialogo tra le religioni e difendere la figura di Pio XII. Krupp ha dichiarato: «Molti hanno criticato Pio XII per essere rimasto in silenzio durante gli arresti del 16 ottobre 1943 e quando i treni lasciarono Roma con 1.007 ebrei mandati al campo di concentramento di Auschwitz, ma nuove scoperte provano che Pio XII agì direttamente dietro le quinte per far terminare gli arresti alle 14.00 dello stesso giorno in cui erano iniziati, e che non riuscì a fermare il treno dal destino tanto crudele».

Lo studioso ebreo ha proseguito: «La mattina del 16 ottobre 1943 il Papa seppe dell’arresto degli ebrei e inviò immediatamente una protesta ufficiale vaticana all’ambasciatore tedesco, sapendo che non avrebbe avuto esito. Il Pontefice inviò allora suo nipote, il principe Carlo Pacelli, dal vescovo austriaco Alois Hudal, guida della chiesa nazionale tedesca a Roma. Il principe Pacelli disse a Hudal che era stato inviato dal Papa, e che Hudal doveva scrivere una lettera al governatore tedesco di Roma, il generale Stahel, per chiedere di fermare gli arresti».

La lettera venne consegnata a mano al generale Stahel, il quale la mattina dopo rispose: «Ho girato subito la questione alla Gestapo locale e a Himmler personalmente. Himmler ha ordinato che, considerato lo status speciale di Roma, gli arresti siano fermati immediatamente». In un altro documento ritrovato, continua il fondatore di “Pave the Way”, si afferma che il vescovo Hudal riuscì a ottenere che «550 istituzioni e collegi religiosi fossero esentati da ispezioni e visite della polizia militare tedesca. Migliaia di ebrei locali a Roma, Assisi, Loreto e Padova si salvarono grazie a questa dichiarazione», ha detto Krupp, che poi ha aggiunto di nutrire la sincera speranza che i rappresentanti degli studiosi della comunità ebraica romana compiano ulteriori ricerche su questo materiale originale.

«Scopriranno che la stessa esistenza oggi di quella che Papa Pio XII chiamava ‘questa vibrante comunità’ è dovuta agli sforzi segreti di questo Papa per salvare ogni vita», ha concluso l’ebreo Kraupp.  «Pio XII ha fatto ciò che ha potuto, mentre era sotto la minaccia di invasione, di morte, circondato da forze ostili e con spie infiltrate».

La redazione

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