John Lennox, matematico a Oxford, sfida Hawking e presenta il suo libro

John Lennox è uno dei nomi, assieme a quello di Francis Collins, che fa tremare i polsi dei più odifreddiani militanti. La sola esistenza di uno scienziato di prestigio internazionale, docente di matematica presso l’Università di Oxford e devotamente cristiano, scredita la leggenda laicista sull’incociliabilità tra scienza e fede.

Il matematico ha già avuto modo di affrontare in un dibattito pubblico i due pensionati Richard Dawkins e Christopher Hitchens. Pochi giorni fa ha invece presentato il suo ultimo libro, God and Stephen Hawking: Whose Design Is It Anyway? (Lion UK 2011), con il quale -come si può dedurre dal titolo- intende sfidare l’astrofisico Stephen Hawking, autore di dichiarazioni “ateeggianti” circa l’inutilità di Dio, delle quali ci siamo già occupati nel nostro dossier: Creazione senza Dio? Scienziati, filosofi e teologi rispondono a Stephen Hawking.

Alla presentazione pubblica del libro, presso la University Presbyterian Church di Seattle, erano presenti oltre un migliaio di persone. Come riporta il sito “Evolutionnews”, Lennox ha criticato la visione materialista secondo cui la scienza è l’unico strumento per arrivare alla verità e ha affrontato i principali argomenti di Hawking confutandoli uno ad uno. Lennox, dall’alto della sua esperienza di prestigioso scienziato e devoto cristiano, ha condannato la falsa idea secondo cui la fede in Dio diminuisce all’aumentare della scienza (d’altraparte esistono anche studi che lo dimostrano oggettivamente, come quelli citati in Ultimissima 18/4/11 e Ultimissima 9/8/11).

Attendendo l’arrivo del volume anche in Italia ne approfittiamo per consigliare l’acquisto dell’ultimo libro di Lennox pubblicato in italiano ed intitolato semplicemente: Fede e Scienza (Armenia 2009). In esso il docente di Oxford prende in esame tutti gli argomenti “caldi” del dibattito culturale, in particolare quello sull’evoluzionismo, proponendo, attraverso un’infinità di studi scientifici, il suo punto di vista.

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Le conseguenze della scoperta della tomba dell’Apostolo Filippo

In Ultimissima 14/8/11 riportavamo la notizia che la Missione Archeologica Italiana in Turchia, guidata da Francesco D’Andria, ha portato alla luce la tomba di San Filippo Apostolo, ennesima scoperta archeologica a conferma dell’attendibilità storica dei Vangeli.

Alfredo Valvo, docente di Storia romana ed Epigrafia latina all’Università Cattolica di Milano, commenta su “La Bussola Quotidiana” l’importante ritrovamento: «Innanzitutto conferma della tradizione. Archeologia ed epigrafia si dimostrano una volta di più indispensabili per confermare le notizie delle fonti letterarie, prime fra tutte i Vangeli e gli Atti degli Apostoli (per quanto riguarda Filippo)».

Diventa dunque certa la presenza di Filippo a Hierapolis di Frigia nell’ultima parte della sua vita. «Le notizie letterarie confermate», continua Valvo, «provengono dagli Atti di Filippo che sono testi apocrifi, cioè non riconosciuti come ispirati ma non per questo da rifiutare. Altre notizie sulla vita dell’Apostolo troviamo in Eusebio di Cesarea, storico del IV secolo, che a sua volta le mutua da Papia, vescovo di Hierapolis, vissuto fra I e II secolo e perciò quasi contemporaneo di Filippo e come tale fonte attendibile sulla vita dell’Apostolo». Filippo era di Betsaida, in Galilea, è uno dei primissimi apostoli di Gesù ed è tra coloro che vengono citati nella moltiplicazione dei pani e dei pesci (vicino al sepolcro è stato trovato un mosaico con raffigurazione di pesci), è anche tra i protagonisti del Vangelo di Giovanni e degli Atti degli Apostoli, e la scoperta della tomba conferma inoltre, ancora una volta, «che il cristianesimo, predicato a tutte le genti, all’inizio si radicò saldamente nella penisola anatolica prima che altrove. Infine la terza e forse più solida ragione per considerare la rilevante importanza del ritrovamento è una ennesima prova della continuità apostolica da Gesù in poi. Il ritrovamento troverebbe nello schietto “linguaggio” archeologico una testimonianza molto vicina al tempo in cui Cristo visse».

Ruggero Sangalli, esperto di storia della Chiesa e archeologia sacra, aggiunge: «in questi ultimi decenni la credibilità storica cristiana ha beneficiato molte volte del lavoro degli archeologi, a danno di chi, con faciloneria mista a tendenziosità, desiderebbe tanto confinare il cristianesimo nella sezione “miti, saghe e leggende”». Cita così lo sconquassamento avvenuto in casa laicista dopo la scoperta dei Rotoli di Qumran, della scoperta della piscina dei cinque portici a Gerusalemme, delle iscrizioni di Cesarea Marittima, della croce rinvenuta sotto le ceneri di Pompei ed Ercolano ecc.. «Tutta la Tradizione», continua Sangalli, «lungi dall’essere una sfilacciata somma di fantasiose aggiunte ed interessate interpretazioni, non fa che mostrarsi radicata in precisi fatti che l’hanno determinata fin dalle origini del cristianesimo».

 

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Studio scientifico: la pillola contraccettiva causa coaguli nel sangue

Mentre l’uso della pillola contraccettiva aumenta il rischio di morte per coaguli di sangue del 500%, il rischio arriva a oltre il 1700% per le donne degli Stati Uniti con una malformazione della vena, un’eventualità non rara, visto che compare in circa un quarto della popolazione mondiale.

A stabilirlo sono i ricercatori della Stanford University School of Medicine attraverso uno studio pubblicato sull’“American Journal of Obstetrics and Gynaecology”. Fino al 25% della popolazione sana, sostiene il Dr Lawrence Hofmann e colleghi, ha un restringimento noto come stenosi, nella vena iliaca sinistra.

Nel loro studio la combinazione di una stenosi della vena iliaca sinistra e l’uso di contraccettivi orali moltiplica il rischio per una donna di contrarre la trombosi venosa profonda, quasi 18 volte in più rispetto alle donne con nessuno dei due fattori di rischio.

Anche a causa di questo studio Health Canada, il dipartimento governativo della salute canadese, ha annunciato che riesaminerà la sicurezza del contraccettivo Yasmin.

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Il Principe del Liechtenstein: «qui l’aborto non verrà mai legalizzato»

Luigi (Alois) del Liechtenstein, attuale reggente del Liechtenstein ha dichiarato che, se verrà approvato un referendum per legalizzare l’aborto, egli vi si opporrà e non firmerà la legge, impedendo così la sua entrata in vigore. A

Alois, 43 anni, cattolico praticante, ha detto che tra le ragioni della sua opposizione vi è in particolare «il problema degli aborti di bambini disabili», un vero e proprio massacro nei paesi dove l’aborto è legale.

Nel mese di giugno, il parlamento ha discusso l’opportunità della legalizzazione, ma solo 7 dei 25 deputati ha votato a favore.

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L’ex gay Greg Quinlan: «sono più discriminato ora di quando ero omosessuale»

L’America è ancora un po’ sconvolta dal “coming out” di Greg Quinlan, ex omosessuale che ha difeso pubblicamente Michele Bachmann (e suo marito), l’astro nascente dei Repubblicani, psicologa e proprietaria di un centro di ascolto, dichiaratamente cristiano, dove gli omosessuali vengono scandalosamente trattati da persone e persino invitati a confrontarsi con la natura, le sue leggi e la morale. Gli omosessuali che si rivolgono a loro vengono curati nel significato che ha la parola “to care”, cioè “avere cura”, “prendersi cura”, “attendere”, “rivolgere attenzione”, “trattare con delicatezza”, “agire con serietà”, “prendersi a cuore”, e non “curati” come se avessero una malattia. Avendo libertà di parola e di pensiero, ritengono l’omosessualità un disordine e per loro “curare” significa riportare una persona omosessuale ad amare l’ordine di sé, delle cose, della natura.

Quinlan è presidente dell’organizzazione Parents and Friends of Ex-Gays & Gays, nonché direttore esecutivo del think tank “Equality and Justice for All” e ritiene che «più diritti civili gli omosessuali ottengono, più ne perdono gli eterosessuali». Io stesso, aggiunge, «patisco più vessazioni da ex omosessuale di quante ne abbia patite quando ero gay dichiarato e orgoglioso».

La comunità degli ex gay – sottolinea – «comprende migliaia di persone che come me erano un tempo omosessuali e che dal counseling hanno tratto beneficio». Ma, «dato che anche un solo ex dimostra che il comportamento omosessuale non è innato o immutabile, la paura che la lobby gay prova verso i suoi ex aderenti finisce in affermazioni false e in attacchi tesi a negare agli omosessuali il diritto all’autodeterminazione». Egli punta direttamente a queste lobby, che definisce “ricche e politicamente potenti”. Negli Stati Uniti, rivela, hanno aiutato molto Barack Obama ad arrivare alla Casa Bianca e lo stesso stanno facendo adesso per cercare di garantirgli un secondo mandato. Per questo Obama, secondo lui, è lo sponsor maggiore «delle politiche gay, bisessuali e transgender in ogni livello del governo federale».

Poi c’è la “Human Rights Campaign” – la più grande associazione LGBT degli Stati Uniti – che «pretende i “matrimoni” omosessuali mentre al contempo discrimina gli ex gay. Una delle sue vittorie più recenti è stato portare la Banca Mondiale a negare fondi alle charity di ex omosessuali consentendoli invece alle organizzazioni gay». Quinlan conclude domandandosi: «se un uomo gay decide di volere vivere da salubre eterosessuale, come ho fatto io, gli omosessuali hanno il diritto di bocciarne la decisione? […] Quanto a me, desidero con tutto il cuore vivere in un Paese dove gli attivisti gay non perseguitino i miei amici e me per il fatto che il sottoscritto è passato da gay a straight, ordinato».

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L’ateo Vittorio Feltri: «la Chiesa ha una funzione sociale, giusto agevolarla»

In Ultimissima 18/8/11 sottolineavamo che radicali e atei fondamentalisti non hanno i documenti in regola per poter attaccare la Chiesa sulle agevolazioni radicali. Oggi ci occupiamo di voci critiche più attendibili e serie.

Beppe Severgnini su “Il Corriere della Sera“, un ottimo giornalista, scrive: «In Italia il teppismo collettivo visto a Londra è fortunatamente sconosciuto: perché la famiglia inglese s’è quasi liquefatta; la nostra, per ora, tiene. E supplisce — come può, quando può, finché può — alle carenze pubbliche. Lo fa anche la Chiesa, certo. Gli oratori italiani, per esempio, meritano un monumento. Tante case di riposo e case di cura, senza i religiosi, chiuderebbero domani. Il miliardo di euro proveniente dall’8 per mille serve anche a questo». Tuttavia accusa: «Ma le agevolazioni alla Chiesa cattolica sono molte di più (convenzioni sanitarie, insegnanti di religione, grandi eventi, esenzione dall’Ici, esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, facilitazioni Iva, agevolazioni al turismo cattolico). Parte di queste risorse sono necessarie; ma se i denari sono troppi finiscono per diventare come certi vecchi governi democristiani: “nuocciono al prestigio della Chiesa, rimpicciolendole l’orizzonte, caricandola di un peso, gravandola un’altra volta, in qualche modo, dell’antico potere temporale”». Così su Twitter lancia la proposta: «Domanda per la Chiesa. Perché non rinunciare a qualche vantaggio fiscale in favore della famiglia, ignorata nella manovra di ferragosto?». Questione ripresa poi, sempre su Twitter, dal direttore del “Corsera”, Ferruccio De Bortoli.

La storia sembra comunque ripetersi: credenti attaccano la Chiesa e atei la difendono, molto più incisivamente di quanto facciano i cattolici. E’ successo per il crocifisso nelle aule scolastiche, è successo durante il caso Englaro e accade in questi giorni sulle agevolazioni fiscali della Chiesa. Alle parole di Severgnini ha infatti risposto Vittorio Feltri, direttore de “Il Giornale”, in un articolo intitolato “Ma quali privilegi? La Chiesa paga le tasse”. Egli dice: «Non è vero che il mattone dei preti sia esente da imposte. 0 meglio, lo è se destinato ad attività di culto, benefiche, assistenziali o comunque volte a colmare l`assenza dello Stato». Ricorda infatti che gli ospizi, gli asili, gli istituti per disabili della Chiesa non sono soggetti al normale regime fiscale. «Sarebbe assurdo il contrario», dice Feltri. «Perché assolvono a funzioni sociali che il settore pubblico non riesce a svolgere a causa di difetti organizzativi e mancanza di fondi. Se la Chiesa è in grado di sostituirsi ai Comuni, alle Province, alle Regioni e allo Stato laddove questi sono incapacidi agire, sarebbe assurdo che venisse penalizzata». Anzi, «semmai dovrebbe ricevere, oltre a encomi, anche dei congrui contributi e non soltanto l`esenzione fiscale. D’altronde è assodato che la maggioranza dei religiosi si impegna per il bene comune non certo a fine di lucro. Per loro aiutare il prossimo in difficoltà è una missione, non una professione remunerativa. E questo i cittadini, laici compresi, lo sanno benissimo, lo verificano personalmente quando hanno bisogno di soccorso».

Continua poi: «Ebbene, se una impresa a carattere religioso non punta a guadagnare, ma supplisce con la generosità alle lacune dello Stato, come minimo va agevolata sul piano fiscale. Con quale coraggio si può tassare chi rende meno agra la vita di un anziano non più indipendente? Lo stesso discorso vale per gli oratori e le scuole materne. I primi sono luoghi di aggregazione giovanile che nessun altro «ente» all’infuori delle parrocchie mette a disposizione dei ragazzi, tranne forse i centri sociali che però, consentiteci, sono cose ben diverse e non apprezzabili sotto il profilo educativo e della ricreazione. Tra l’altro, i centri sociali dispongono gratuitamente di locali dei Comuni, quindi non pagano l’Ici. E perché dovrebbero pagarla gli oratori?». Accenna poi al grande e indispensabile lavoro degli istituti cattolici e privati, i quali riscuotono un contributo statale ma anche un tot dalle famiglie. Se venissero penalizzati dovrebbero chiudere. Riuscirà lo Stato a sostituirsi ad essi? Conclude con due avvertenze: «Qualsiasi immobile della Chiesa che non sia utilizzato pergli scopi sommariamente citati sopra, e che sia invece affittato e produca reddito, viene trattato come se fosse nostro o vostro. Non è esente dall`Ici né da altre tasse». La seconda avvertenza è: «Vorrei rassicurare il lettore. L`autore di questo articolo non può essere sospettato di conflitto di interessi perché è ateo e non è stipendiato dai preti, molti dei quali gli sono pure fortemente antipatici».

Ricordiamo la pagina-esperimento che abbiamo creato per difendere la posizione della Chiesa: chi condivide può cliccare su “Like” nella finestra qui sotto.

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Pagina Facebook in difesa della Chiesa. I cattolici contano anche online?

In queste ore la cultura anticlericale italiana, sorretta da una certa area politica, sta montato una protesta online chiedendo che la Chiesa smetta di avere agevolazioni fiscali. I quotidiani rilanciano continuamente le pagine Facebook che vengono ossessivamente create, inscenando una ribellione virtuale.

Virtuale, esclusivamente virtuale, perché è l’unica modalità attraverso la quale quest’area culturale può esprimersi, non essendo mai riuscita a incidere nella vita reale, non riuscendo a penetrare nel tessuto sociale italiano. Tuttavia nel suo discorso pubblico per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Benedetto XVI ha parlato di Internet come di una “grande opportunità”, chiedendo però attenzione a non vivere in una realtà virtuale a scapito di quella della vita quotidiana.

Dopo aver notato che nessuno su Facebook si è preso la briga di difendere la posizione della Chiesa, abbiamo dunque voluto provare a farlo noi, consapevoli della nostra piccolezza, creando la pagina: “La Chiesa ha un importante funzione sociale: no alle tasse. Riteniamo, come abbiamo scritto nella presentazione della pagina, che volendo penalizzare un ente come la Chiesa, come la Caritas, si arrivi direttamente a penalizzare le persone bisognose che trovano in essa un conforto e un aiuto quotidiano. Per lottare contro la Chiesa si arriva a lottare contro i poveri. Per questo riteniamo assurda e incosciente questa protesta.

La pagina è un esperimento per vedere quanto conti la presenza cattolica (o comunque vicina alla Chiesa) online: verrà ignorata? Si riempirà? Verrà presa d’assalto? Chi condivide può cliccare su “Like” nella finestra qui sotto.
 

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Nuovo studio: i figli dei conviventi hanno maggiori problemi

Famiglia irlandeseUn nuovo rapporto realizzato da un paio di organizzazioni che si dedicano a rafforzare l’istituzione del matrimonio, mostra che un numero allarmante di coppie statunitensi decidono di avere figli senza essere sposati. Lo studio ha rilevato che, mentre verso la fine del 20° secolo il divorzio era la più grande minaccia al matrimonio, oggi è stata sostituita dall’ascesa delle convivenze, minacciando la qualità e la stabilità della vita familiare dei bambini.

Le statistiche mostrano che sempre più bambini nascono da coppie conviventi e trascorrono molto tempo in presenza di un adulto estraneo alla famiglia, che ad un certo punto si inserisce nella loro infanzia, spesso dopo che la coppia di genitori originaria si è sciolta. La ricerca dimostra anche che le coppie conviventi hanno il doppio delle probabilità di dividersi delle coppie sposate. Inoltre, i genitori conviventi hanno più probabilità di dover affrontare problemi emotivi e sociali, come l’abuso di droga, depressione, abbandono della scuola superiore, abusi fisici e sessuali, e povertà, con i loro figli rispetto a quelli di famiglie sposate.

Il Dr. W. Bradford Wilcox dell’University della Virginia e autore principale dello studio ha osservato che «l’instabilità familiare per i bambini è in aumento. Questo sembra in parte essere dovuto al fatto che le coppie sono conviventi e quindi molto instabili». Ha continuato: «Il nostro rapporto mostra anche che i figli all’interno di unioni di fatto hanno maggiori probabilità di soffrire a causa di una serie di problemi sociali ed emotivi – uso di droghe, depressione, fallimento scolastico – in confronto ai figli di famiglie sposate e non separate. La convivenza implica meno impegno, meno stabilità, meno fedeltà sessuale, e meno sicurezza ai partner romantici e ai loro figli. Di conseguenza, le coppie conviventi hanno più del doppio delle probabilità di dividersi e quattro volte più probabilità di essere infedeli a l’uno all’altro, rispetto alle coppie sposate. Tutto questo ha implicain queste casecrescono in queste situazioni».

Lo psicologo John Gottman, tra i massimi esperti statunitensi di relazioni matrimoniali, professore emerito di psicologia all’Università di Washington e co-autore del rapporto nazionale “Marriage Project”, ha dichiarato che tale instabilità ha un notevole impatto negativo sui bambini, il quale si nota nell’esternalizzazione dei disturbi, cioè più aggressività, che a livelo interno, cioè più in depressione. I figli delle coppie conviventi sono più a rischio rispetto a quelli delle coppie sposate».

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Petizione per interrompere le torture ai cristiani nell’atea Corea del Nord

L’associazione Persecution watchdog Release International nel Regno Unito ha presentato una petizione con 20 mila firme all’ambasciata nordcoreana di Londra la scorsa settimana, attraverso la quale si chiede la libertà religiosa per i cristiani in Corea del Nord, stato guidato ufficialmente dall’ateismo e tra i più repressivi al mondo.

Si chiede la libertà di culto ai cristiani e la cessazione delle regolari molestie da parte dell’autorità, le quali arrestano i fedeli anche soltanto se vengono trovati in possesso di una Bibbia. Recenti rapporti dalle organizzazioni dei diritti umani, si legge su Christian Today, accusano la Corea del Nord di aver messo ai lavori forzati fino a 180 mila persone. I rapporti rivelano anche che i cristiani detenuti sono vittime di torture e fame.

«Coloro che sono sono riusciti a scappare descrivono questi campi come “l’inferno sulla Terra”», ha dichiarato Andy Dipper, di Release International. Qui il testo della petizione.

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Il demografo Rosina risponde ai soliti eco-allarmismi di Giovanni Sartori

Negli ultimi quattro anni il politologo Giovanni Sartori ha scelto una data, il 15 agosto (2008, 2009, 2010 e 2011), per fare libero eco-catastrofismo attraverso un editoriale su Il Corriere della Sera. E anche quest’anno non ha mancato all’appuntamento scrivendo un articolo titolato: Quando saremo dieci miliardi.

Sartori è l’autore di questa grande perla di saggezza: «Se uccido un girino, uccido un girino, e non una zanzara. Se il girino mangia una larva di zanzara uccide una larva, non una zanzara. Se io bevo un uovo di gallina, io non uccido una gallina. E così via. E dunque non ha alcun senso sostenere che una interruzione di gravidanza è assassinio di un essere umano». Nel 2003 ha anche scritto “La terra scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo” (Rizzoli 2003), redatto dichiaratamente con l’intento di confutare gli studi di Gary Becker, premio Nobel per l’Economia nel 1992, il quale ha proclamato che la teoria maltusiana (cioè l’equazione:  “siamo troppi = urgenza di controllo demografico”) è completamente fallita perché la crescita della popolazione è stata fondamentale per lo sviluppo economico. Fra i principali testi di riferimento di Sartori inoltre c’è “The Limit to Growth” (1972), uno studio (più volte confutato) commissionato dal Club di Roma, un’associazione specializzata negli anni Settanta a diffondere notizie allarmanti sulla popolazione mondiale ed anche italiana, prevedendo catastrofi e distruzioni anche nel nostro Paese (mai verificatesi). Ne abbiamo comunque parlato ampiamente nel nostro dossier: L’aborto e la menzogna della bomba demografica.

Nel recente articolo Sartori ha saputo che a ottobre gli abitanti della Terra raggiungeranno i sette miliardi e che a fine secolo ce ne saranno dieci. E l’opinione è la stessa che riciclata dal 1700, nonostante al crescere della popolazione sia cresciuto enormemente il benessere economico di ognuno: «Io dico che la crescita demografica va fermata ad ogni costo». Si dichiara addirittura «terrorizzato» dall’idea di 10 miliardi di persone. Eppure già nel 1995 Paul E. Waggoner, ex presidente del The Connecticut Agricultural Experiment Station, docente presso la Yale’s School of Forestry and Environmental Studies, vice presidente della Connecticut Academy of Science and Engineering e membro della National Academy of Sciences (NAS) aveva realizzato uno studio (pubblicato su “Technology in Society”) in cui calcolò che (già allora) 10 miliardi di persone potrebbero essere nutrite adeguatamente con pochi sforzi. Lo studio ha confermato poi i calcoli dell’economista americano, David Osterfeld, specialista in crescita economica, sviluppo ed intervento dello Stato, docente di scienze politiche presso l’Università di Cincinnati, che nel 1992 affermò che senza nessun avanzamento nella scienza o nella tecnologia possiamo sfamare adeguatamente, su basi sostenibili, 40 o 50 miliardi di persone (otto o dieci volte l’attuale popolazione).

Il politologo attacca ovviamente la Chiesa per la sua politica anti-abortista e perché demonizza «i contraccettivi e a il controllo delle nascite». Su Libero Andrea Morigi risponde all’editoriale di Sartori dicendo che quest’ultimo «non ha capito che gli esseri umani sono la condizione necessaria allo sviluppo e che eliminarli non risolve il problema». Una risposta più ampia viene fornita dal docente di Demografia nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, Alessandro Rosina, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Statistica, del Consiglio Direttivo della Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze Statistiche e del Consiglio scientifico della Società Italiana di Demografia Storica, il quale, dopo aver ricordato le varie sciocchezze proclamate da Sartori negli anni precedenti, risponde parlando di “ossessione” da parte di Sartori. E dice: «quello che spiazza è sopratutto l’eccessiva semplificazione nella lettura dei grandi cambiamenti in atto e la brutalità delle soluzioni proposte. Non stupisce invece che se la prenda anche con i giovani, colpevoli di essere nati e di essere generazionalmente troppo diversi da lui, quindi sbagliati per definizione. Quando si pensa all’eccesso di crescita demografica sono stranamente sempre gli altri, tanto più quanto sono diversi da noi, ad essere troppi». Ricorda ovviamente che la crescita della popolazione abbia permesso il miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Inoltre il secolo appena iniziato, purtroppo, «sarà quello del rallentamento e della stabilizzazione» della popolazione. La fecondità decresce e «la bomba demografica risulta oramai ampiamente disinnescata». Conclude Rosina: «come molti studi però evidenziano, più che misure coercitive sulla riduzione della quantità dei figli, la vera risposta è la promozione dell’investimento sulla qualità delle nuove generazioni per tutte le ricadute positive che produce. Ma questo il Sartori non lo sa o fa finta di non saperlo».

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