Il governo australiano rifiuta il matrimonio omosessuale

Il Senato australiano ha bocciato una mozione dei Verdi che invitava il governo federale a sostenere il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso.

Solo 9 senatori su 31 hanno dato il loro voto favorevole alla mozione avanzata da Sarah Hanson-Young. Anche il primo ministro (non credente) Julia Gillard e il capo dell’opposizione (cattolico) Tony Abbott, si sono entrambi opposti a qualsiasi modifica della legge del 1961 che regolarizza il matrimonio.

La tattica usata dai Verdi è stata quella di fare perno sul fatto che l’Australia è uno delle uniche poche nazioni democratiche che non hanno una legge sul matrimonio omosessuale. E’ stato loro ricordato, tuttavia, che questa non può essere una motivazione seria e che comunque solo 9 nazioni su 148 hanno legalizzato questo nuovo tipo di unioni.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Recensione del libro “La vita inaspettata” di Telmo Pievani


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

 
 
Mi ero ripromesso di approfondire il discorso sull’ultimo libro del filosofo della scienza Telmo Pievani, “La vita inaspettata – Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto”, (Raffaello Cortina Editore 2011), ed eccomi qui. La sensazione immediata è che lo scopo del libro sia quello di convincere il lettore della validità dei seguenti concetti:

  1. sebbene non si possa dimostrare scientificamente l’inesistenza di Dio, la ragione e la scienza potrebbero ammettere, al massimo, un Dio incapace di agire nella storia
  2. chiunque insiste a credere in un Dio creatore è smentito dalla scienza, quindi è solo uno stolido testardo credulone

 

Naturalmente ogni opinione è rispettabile; nondimeno, trovo che Pievani usi talvolta strumenti poco corretti per sostenere le proprie tesi. Mi sembra infatti che, nell’analizzare certi fatti e documenti, di tanto in tanto egli tenda a “dimenticare” o a travisare qualche elemento-chiave. Il risultato è che il lettore distratto finisce per ricavarne sempre – guarda caso – un’impressione favorevole agli assunti dell’autore. Credetemi, non è possibile in questa sede prendere in esame tutte le stonature che ho incontrato ne “La vita inaspettata”. Ne analizzeremo perciò solo alcune.

Cominciamo a sfogliare il libro. Il titolo è un riferimento esplicito alla monografia di Stephen J. Gould “La vita meravigliosa” (Feltrinelli, Milano 1990). Grazie principalmente a quest’opera, Pievani giunge alla conclusione che l’esistenza dell’Uomo è in gran parte frutto della contingenza, ovvero di una lunga serie di coincidenze fortuite e irripetibili (capitoli 1, 2 e 3). Niente di strano, però, perché secondo lui la specie umana vale quanto qualsiasi altra: per esempio, quanto l’unico superstite dell’ordine dei Tubulidentati, l’Orycteropus Afer (pag. 43), o quanto i discendenti virtuali degli scomparsi vermi priapulidi del Cambriano e dell’estinto Velociraptor (pag. 212).

Pievani, tuttavia, omette di dire che Gould non la pensava affatto così. Nell’ultimo capitolo de “La vita meravigliosa”, infatti, il grande paleontologo afferma di continuo che non tutte le possibili storie evolutive avrebbero potuto condurre all’apparizione di un’intelligenza autocosciente. Osserva, per dirne solo una, che se un imprevedibile evento (la caduta dell’asteroide dello Chicxulub) non avesse cancellato i dinosauri, con ogni probabilità non si sarebbe mai evoluto un essere mentalmente simile all’Uomo; a sostegno di ciò, cita un lavoro scientifico che nega la possibilità di un sufficiente sviluppo cerebrale nei dinosauri.

Il corollario alla filosofia della contingenza parrebbe perciò questo: pur in presenza di un numero soverchiante di vicoli ciechi, l’Universo sembra aver imboccato ogni volta la strada giusta verso l’evoluzione di vita autocosciente. Giunto a questo punto della trattazione, mi sarei dunque aspettato che Pievani affrontasse di petto la domanda che ne consegue, vale a dire: si può giustificare esaurientemente l’esistenza dell’Uomo grazie al solo intreccio del Caso e della Necessità naturale, oppure si può ammettere che essa possa non essere riducibile, nella sua interezza, a puro materialismo? È chiaro a tutti che la scienza non è in grado di rispondere; l’autore, però, decide di non sollevare nemmeno la questione e sceglie un’altra strada. Prima di seguirlo su questa, tuttavia, devo fare un piccolo inciso.

Come si sa, c’è chi ha creduto di poter dare una risposta definitiva a favore del materialismo, individuandola in una presunta quantità illimitata di risorse materiali a disposizione del Caso. Si tratta, in pratica, dell’idea di un Universo attualmente infinito ed eterno (cfr. Ultimissima 19/5/11), più o meno come quello di Epicuro e Giordano Bruno: l’Infinito materiale che permette di sfuggire all’Infinito trascendente. Il fatto è che la scienza, nonostante la grancassa che di tanto in tanto parte (vedi l’ultimo libro di Hawking, “Il Grande Disegno”), non è affatto convinta che ciò sia vero (cfr. qui e qui).

Pievani, che ha compreso tutto ciò molto bene, decide abilmente di evitare il discorso – lasciandolo pur sempre aleggiare in qualche modo sullo sfondo (pagg. 176, 224, 234), e si dedica a convertire i lettori alla fede ateista tentando, in maniera diretta e brutale, di screditare chiunque sostenga il teismo. D’altra parte, a mio parere, questa è la sola strada che gli resta, dato che ha appena mostrato di aderire a una filosofia della contingenza che è, di per sé, totalmente compatibile con la dottrina cattolica della Provvidenza.

In breve, Pievani parte all’attacco della teologia naturale (che tende a identificare col creazionismo di marca Intelligent Design), evidenziandone le debolezze scientifiche (pagg. 146, 159, 161, 171); poi insinua l’idea che le gerarchie della Chiesa Cattolica siano solo all’apparenza aperte alla scienza, ma che di fatto sposino subdolamente le idee creazioniste (pagg. 151, 153); infine, per dimostrare quanto i cattolici siano divisi sull’argomento, fa passare per miscredente il padre gesuita, nonché astronomo, George V. Coyne (pag. 160). Il tutto, secondo me, senza fornire prove sufficientemente persuasive (per farsi un’idea sulla vera posizione della Chiesa, vedi per esempio qui), e prendendo anche un bel granchio riguardo a Coyne. Vediamo come.

Alle pagine 40 e 41 del libro-intervista di Chiaberge (“La variabile Dio” – Longanesi 2008), citato a pag. 160 de “La vita inaspettata”, Coyne dichiara: «[Dio] non poteva sapere ciò che non era conoscibile [… ma …] sperava che noi saremmo un giorno esistiti. Potrebbe aver pregato perché diventassimo una realtà vivente».

Subito dopo questa citazione, Pievani insinua che l’“illuminato” Coyne, grazie alla scienza, non crederebbe più in un Dio onnipotente. A rigore di logica, dunque, il gesuita sarebbe nell’intimo un eretico, che mente ogni volta che recita il Credo. Per fortuna, si tratta soltanto di una solenne bufala, presto sbugiardata. In effetti, Coyne sta parlando in quel passo di un ipotetico Dio immanente, e sta affermando che quell’ipotetico Dio non potrebbe essere onnisciente. Dunque, coerentemente col suo essere sacerdote cattolico e scienziato, sostiene l’esistenza di un Dio trascendente rispetto alla creazione (concetto che in effetti chiarisce alle pagg. 91 e 92 del libro di Chiaberge). La frottola, come si può vedere qui, sarebbe stata messa in giro da una recensione parziale del solito Odifreddi, e  Pievani parrebbe aver attinto unicamente da questa.

Insomma, stando così le cose, ho il presentimento che nemmeno grazie a “La vita inaspettata” – ricca com’è di lunghe e dotte dissertazioni – Pievani riuscirà a convincerci che la fede sia davvero una faccenda da stolidi testardi creduloni.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’efficienza della vita non stabilisce chi è degno o non degno di vivere

In un bellissimo libro appena pubblicato si racconta la storia di Giulia, destinata allo stato vegetativo se fosse nata -secondo i medici-, cioè una situazione per loro incompatibile con una vita degna. Dunque il dottore aveva già programmato un’operazione abortiva. «E’ bastato uno sguardo con Riccardo, mio marito, per decidere di portare avanti la gravidanza, anche se eravamo coscienti che non potevamo controllare quello che sarebbe successo», questa la risposta di Mariangela, la mamma di Giulia, così come lei ha raccontato durante un incontro al Meeting di Rimini, nota kermesse culturale di Cl.

Giulia nasce, vive, cresce. Dopo il primo mese vengono fuori le difficoltà (il medico di certo non mentiva) e la bimba non si sviluppa come dovrebbe, rimane indietro, non si muove. Mariangela e Riccardo lavorano al Parlamento europeo a Bruxelles; non senza difficoltà – hanno raccontato – si sono decisi a chiedere aiuto agli amici. La parrocchia, i colleghi, i genitori dei compagni di scuola delle altre due figlie, gli amici degli amici: il semplice fatto che Giulia esistesse ha mobilitato un popolo che sembrava aspettare l’irrompere della vita per rinascere a sua volta. Ora Giulia ha otto anni: non parla e non cammina, ma capisce due lingue e ha una memoria formidabile per i volti; gattona, si muove, piange, saluta, scia, prende il cibo dal frigo quando ha fame. Solo con un sotterfugio radicale ai danni della ragione si potrebbe affermare che non è vita, scrive Mattia Ferraresi su Il Foglio.

Poi hanno incontrato Bernard Dan, neuropsichiatra e Direttore de Höpital Universitaire Des Enfants Reine Fabiola, Bruxelles, ateo ma senza orgogli militanti. Intervistato dal quotidiano dichiara: «ormai siamo abituati a considerare la vita soltanto sulla base dell’efficienza delle performance, ma questo è un grave errore dal punto di vista scientifico: l’umano eccede i limiti di ciò che il soggetto è in grado di fare o non fare. C’è un grande errore nella nostra società, anche a livello scientifico: quello di considerare l’efficacia come sovrano criterio di giudizio». Fabio Cavallari (www.fabiocavallari.it), giornalista e scrittore, ha voluto descrivere questa storia nel suo libro: Vivi: storie di donne e uomini più forti della malattia (Lindau 2011). Lo scrittore ha detto: «Mariangela e Riccardo non sono degli eroi, ma persone che hanno avuto il coraggio “normale” di considerare la nascita come un evento positivo».

 
Qui sotto è possibile visionare il video dell’incontro tenutosi al Meeting di Rimini, in cui sono intervenuti Fabio Cavallari, il neuropsichiatra Bernard Dan e Mariangela e Riccardo, i genitori di Giulia Ribera d’Alcalá.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Svizzera: presto referendum per tagliare i finanziamenti all’aborto

http://www.mamma.ch/uploads/pics/1001_banner_initiative_i.jpgIl popolo svizzero sarà presto chiamato al voto per pronunciarsi sui costi dell’interruzione volontaria di gravidanza. È infatti riuscita l’iniziativa popolare Il finanziamento dell’aborto è una questione privata portata avanti da una coalizione pro-life elvetica che chiede “lo stralcio del finanziamento dell’aborto dal catalogo delle prestazioni dell’assicurazione malattie obbligatoria”.

Non essendo la gravidanza una malattia né tantomeno l’aborto una cura, sul sito dell’iniziativa, viene chiesta l’eliminazione di questo dall’assicurazione di base obbligatoria, in nome anche della tanto cara libertà individuale. La stessa che permette la molto discutibile depenalizzazione del suicidio e che sarebbe piuttosto ipocrita nell’obbligare a finanziare le interruzioni volontarie di gravidanza altrui.

In Italia, allo stato attuale, l’aborto è offerto gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi totalmente a carico dei contribuenti.

Nicola Z.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Trovato l’ossario della nipote di Caifa

Pare dunque che sia confermato ufficialmente: studiosi israeliani hanno scoperto un ossario di 2000 anni fa appartenente alla nipote del sommo sacerdote Giuseppe Caifa, colui che condannò Gesù alla morte in croce . L’iscrizione sull’ossario è in aramaico e recita: “Maria, figlia di Gesù figlio di Caifa sacerdote di Maaziah di Bet ‘Imri”.L’Israel Antiquities Authority, ha dichiarato che l’ossario è stato sequestrato dai cosiddetti “tombaroli” tre anni fa, i quali lo avevano preso nella valle di Ela in Giudea. Per questo ci è voluto tanto tempo per confermarne l’autenticità e gli esami microscopici hanno confermato che l’iscrizione è “genuina e antica”.

Gli archeologi spiegano che Maaziah (o Ma’azya, o Ma’azyahu) è il nome dell’ultimo dei 24 ordini sacerdotali che serviva il Tempio di Gerusalemme. I nomi degli ordini sono elencati nella Bibbia, precisamente in Cronache 1 (24,18) e Maaziah è menzionato nel libro di Neemia (10,9). L’ossario indica che la famiglia di Caifa apparteneva all’Ordine dei Maaziah. Gli studiosi offrono anche due possibili spiegazioni per “Beit Imri”, che letteralmente significa “la Casa di Imri”. Una possibilità è che questo sia il nome di una famiglia sacerdotale – la famiglia di Imer, la quale è anch’essa menzionata nella Bibbia, precisamente in Esdra (2:36,37) e Neemia (7:39-42). La seconda opzione è che Beit Imri sia il nome di un luogo.

La scoperta suggerisce anche la diffusione dei nomi “Maria” e “Gesù”, tra i più comuni allora (come un “Mario Rossi” di oggi, per intenderci). Questa è ciò che può essere definita una delle tantissime “debolezze fortificanti” contenute nel Nuovo Testamento. Infatti, sono tanti gli studiosi che si sono chiesti: “Ma se i Vangeli fossero veramente dei testi inventanti, perché attribuire al Figlio di Dio e alla sua famiglia nomi così banali e diffusi? Non sarebbe controproducente per un falsario?”

Ovviamente ricordiamo che nel 1990, in una piccola tomba di famiglia a Talpiot, un sobborgo di Gerusalemme, venne rinvenuto, tra gli altri, un elaborato ossario del 41-48 d.C., la cui iscrizione diceva chiaramente: “Giuseppe, figlio di Caifa” (o “della famiglia di Caifa). All’interno vennero trovate anche le ossa del Sommo Sacerdote e le analisi mostrarono che morì intorno ai 60 anni. Faceva parte della corrente dei Sadducei, gli unici ebrei a non credere nella resurrezione dei corpi. Eppure la sepoltura nelle cassette degli ossari serviva proprio ad indicare la disponibilità delle nude ossa alla risurrezione del corpo. Forse che anche lui, come la sua famiglia, abbia constatato la resurrezione di Gesù e abbia leggermente modificato le sue convinzioni religiose?

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Nuovo studio: chi è sposato vive meglio e più a lungo di chi è single o divorziato

Un felice matrimonio giova alla salute e può allungare la vita. Lo sostengono i ricercatori dell’Università di Rochester in uno studio pubblicato sulla rivista “Health Psychology”.

Lo studio ha confermato che se qualcuno subisce un bypass coronarico, ha 3 volte più probabilità di essere vivo dopo 15 anni dopo se è spostato rispetto a chi è single, divorziato o vedovo. «L’effetto di soddisfazione coniugale è altrettanto importante per la sopravvivenza dopo un intervento chirurgico come i fattori di rischio più tradizionali: l’uso del tabacco, l’obesità e l’ipertensione», ha detto il dottor Harry Reis, co-autore dello studio.

Gli uomini sottoposti a intervento chirurgico di bypass hanno vissuto più a lungo in virtù del semplice fatto di essere sposati, indipendentemente da quanto fosse felice o infelice l’unione. Per le donne invece conta molto di più la qualità del matrimonio. In altre parole, le donne felicemente sposate avevano quasi quattro volte più probabilità di essere vive dopo 15 anni dall’operazione rispetto alle donne single o divorziate.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Irlanda, Indonesia, Cina e America: i seminari diventano più affollati…

Nonostante le brutte e drammatiche vicende legate alla pedofilia accadute in Irlanda, 22 nuovi seminaristi, provenienti da quattordici delle ventisei diocesi irlandesi, hanno cominciato quest’anno il loro periodo di preparazione nel seminario nazionale di Saint Patrick a Maynooth (Dublino). L’arrivo di nuove vocazioni al sacerdozio conferma – si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Conferenza episcopale irlandese e ripreso da Radio Vaticana – un trend positivo che continua da qualche anno. I nuovi seminaristi erano sedici nel 2010, trentasei nel 2009, trenta nel 2008. Con il loro arrivo il numero dei seminaristi irlandesi in formazioni sale ad oltre novanta.

In Indonesia, paese a dominanza musulmana, si festeggia invece la prossima ordinazione di sette nuovi sacerdoti. Questo ingresso, si legge su AsiaNews, sarà fondamentale per la diocesi di Ketapang, perché i futuri ordinati aiuteranno i 30 preti presenti sinora a seguire le 20 parrocchie in cui è suddivisa la diocesi.

L’Arcidiocesi per i Servizi Militari negli Stati Uniti, invece, ha annunciato che il prossimo autunno accoglierà 31 nuovi seminaristi. Un numero in crescita dato che l’anno scorso erano 23, 12 nel 2009 e solo tre nel 2008. Si preannuncia inoltre che l’anno venturo si attendono dai 5 ai 10 in più che inizieranno il seminario, dato che l’arcidiocesi sta già elaborando centinaia di richieste. La notizia è riportata su Catholic News Agency.

Rimanendo in America, e sempre su Catholic News Agency, la diocesi di Dallas ha informato di avere accolto 19 nuovi seminaristi, un numero record. L’anno scorso ne erano entrati undici. Attualmente ci sono 70 seminaristi che studiano per la diocesi, aumentati di 56 dal 2010.

Anche in Cina, nonostante la dura opposizione del regime ateo-comunista, migliaia di fedeli della diocesi di Jin Zhong, nella provincia dello Shan Xi, hanno accolto con grande festa ed entusiasmo tre nuovi sacerdoti. Oggi la diocesi conta oltre 20 mila fedeli, una trentina di sacerdoti, 29 seminaristi e una trentina di religiose della congregazione diocesana dell’Assunzione. Inoltre, continua l’Agenzia Fides, la diocesi gestisce una clinica che offre cure mediche sia secondo l’uso occidentale che della tradizione cinese.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Sono molti gli storici che sostengono l’origine della scienza nel cristianesimo…

Nonostante esistano tanti studi in merito, sostenere che la scienza moderna abbia avuto un inizio solo nella cultura cristiana sembra una cosa molto strana per molte persone. Questo è indice della grande opera di disorientamento creata dal positivismo militante, secondo cui lo sviluppo della scienza porta inevitabilmente all’eclissi della religione. Tuttavia, come dicevamo, esistono parecchi studi che affrontano e confutano proprio questi luoghi comuni. In un articolo su Canada Free Press compare una vasta presentazione di alcuni studiosi che sostengono questa visione.

Lo storico della scienza John Henry, docente presso l’Università di Edimburgo, nel suo The Scientific Revolution and the Origins of modern Science(Palgrave Macmillan 2002) si preoccupa di confutare la tesi “popolare” per la quale la scienza sia nata in epoca classica, da uomini come Archimede, ad esempio. Negli antichi greci, dice, mancava sostanzialmente il metodo d’indagine e la loro era soltanto speculazione scientifica.

Secondo James Hannam, dottore in Storia e Filosofia della Scienza presso l’Università di Cambridge, autore di The Genesis of Science: How the Christian Middle Ages Launched the Scientific Revolution (Regnery Publishing 2011), di cui abbiamo già parlato in Ultimissima 16/6/11, i veri precursori della scienza sono da ricercarsi nel mondo medievale occidentale, in piena antitesi con chi vuole definire questi secoli come “bui”. Hannam sostiene che il cristianesimo medievale abbia creato la metafisica pietra angolare per la scienza moderna. Il punto di partenza di tutta la filosofia sulla natura, nel Medioevo, era la convinzione che essa era creata da Dio. Questo ne ha legittimato lo studio poiché attraverso la natura l’uomo poteva conoscere di più il suo Creatore. Gli studiosi medievali, scrive ancora lo storico, ritenevano infatti che la natura seguisse le regole che Dio aveva ordinato ad essa. Essi respinsero le tesi di Aristotele, secondo il quale le leggi naturali erano legate per necessità. L’unico modo per conoscere queste leggi era, per i primi scienziati, l’utilizzo dell’esperienza e dell’osservazione.

Edward Grant, celebre storico americano, ha argomentato la sua posizione in The Foundations of Modern Science in the Middle Ages: Their Religious, Institutional and Intellectual Contexts (Cambridge University Press 1996), dove scrive che solo la creazione di un ambiente sociale nel Medioevo ha consentito un vero sviluppo e una rivoluzione scientifica. Nel XVII secolo, in particolare, furono presenti tre importanti pre-condizioni: 1) La traduzione delle opere su scienza e filosofia naturale dal greco al latino. 2) La formazione nell’università medievale. 3) L’emergere di una filosofia teologica-naturale.

Secondo Stephen Gaukroger, filosofo e storico della scienza presso l’ Università di Sydney e di Aberdeen, l’emergere del concetto di scienza e il metodo scientifico non sono stati creati in opposizione alla religione, come vuole il mito creato attorno al “caso Galileo”, ma sono stati guidati e formati su impulsi religiosi. Gaukroger affronta questa tesi nel suo The Emergence of a Scientific Culture: Science and the Shaping of Modernity 1210-1685 (Oxford University Press 2007).

Lo storico marxista Christopher Hill, concentrandosi sul Regno Unito, riconosce che il 1600 fu il punto più “cristiano” della storia britannica, quando avvenne la rivoluzione puritana e si posero le basi per la rivoluzione scientifica. In The English Bible and the Seventeenth-Century Revolution (Penguin 1995), fa presente che anche lo scrittore più apparentemente non credente, Thomas Hobbes, esprimeva le sue idee secondo una terminologia e immagini bibliche, tale era l’attrazione gravitazionale della Bibbia (anglicana) per la società. Allo stesso modo, tutte le indagini scientifiche in Inghilterra da questo momento, avrebbe presupposto qualche garanzia biblica.

Secondo Peter Harrison, docente di scienza e religione ad Oxford e direttore del Ian Ramsey Centre, autore di The Fall of Man and the Foundations of Science (Cambridge University Press 2009), la ragione alla base dello sviluppo del nuovo metodo scientifico è direttamente correlata al fatto coloro che lanciarono l’impresa erano cristiani. Le motivazioni erano basate sul libro della Genesi e riguardavano principalmente la storia di Adamo, la sua “conoscenza enciclopedica” sugli animali e la sua caduta dal Paradiso. Questo aiuta anche a spiegare il numero insolitamente elevato di puritani come membri della Royal Society di Londra, un fatto -continua Harrison- che non coincide con la sciocca affermazione per cui la scienza moderna fu un trionfo dell’illuminismo contro l’autorità della Chiesa. Riconquistare questa conoscenza adamitica è stato fondamentale per lo sviluppo della scienza nei primi anni del metodo scientifico. Harrison afferma anche il pessimismo di Agostino sull’uomo, accettato anche da Lutero e Calvino, è ciò che ha spinto gli scienziati a sperimentare metodi infallibili.

Stephen A. McKnight, professore emerito presso il dipartimento di storia all’Università della Florida, si concentra nel suo libro The Religious Foundations of Francis Bacon’s Thought (University of Missouri 2006), su Francis Bacon, figura di straordinaria importanza all’inizio della scienza moderna. La chiave del suo pensiero, che si trova in libri come “The great instauration” (1620) e “The new Organon” (1620), è la centralità di concetti religiosi. La riforma dell’apprendimento in Bacon diriva dalla Bibbia, in particolare dal racconto della Genesi, la “creazione” e la “caduta”. I suoi pensieri furono fondamentali per la prima Royal Society. Lo stesso si può dire per Keplero e Robert Barclay, Robert Boyle, John Locke e Isaac Newton.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Il sindaco di Madrid contro la manifestazione laica: «una vergogna per la città»

La cosiddetta “manifestación antipapa”, la marcia dell’orgoglio laico organizzata principalmente dall’“Associazione di atei e liberi pensatori” di Madrid il 17 agosto 2011 in segno di protesta per la visita del Papa in occasione della GMG 2011, si sta rivelando sempre più controproducente. In Ultimissima 19/8/11 davamo spazio alle prime reazioni dei quotidiani spagnoli alla violenza della manifestazione anticlericale, mentre in Ultimissima 26/8/11 abbiamo voluto documentare con video e fotografie cosa sia realmente accaduto. In Ultimissima 27/8/11 e Ultimissima 28/8/11 ci siamo invece dedicati alle conseguenze dell’orgoglio ateo: denunce per insulti e molestie su pellegrini, tra cui anche dei disabili, e denunce per minacce di morte da parte dei sindacati della polizia di Madrid.

Fortunatamente anche il sindaco della capitale spagnola, Alberto Ruiz-Gallardón, ha preso posizione durante un’intervista sull’intollerante comportamento tenuto dagli anticlericali madrileni. Ha infatti dichiarato: «L’intolleranza religiosa, la persecuzione per idee diverse, la molestia a causa di credenze religiose, è disgraziatamente esistita nella storia, e ora lo abbiamo visto, perché i pellegrini sono stati insultati, umiliati e vessati, non per quello che hanno fatto o detto, ma solo perché hanno proclamato pubblicamente la loro fede». Ha inoltre sottolineato che i cittadini che vogliono «perseguitare gli altri a causa delle idee religiose sono stati debellati nel XXI secolo in Spagna, ma rimane oggi una minoranza ostile che perseguita chi proclama pubblicamente la sua fede». Ha precisato poi: «Non voglio essere frainteso, non si tratta di un dissenso manifestato con rispetto, ma sto parlando di un atteggiamento ostile, insulti, abusi…la maggioranza ha dunque ragione a dichiarare che il sentimento religioso della gente che è venuta a Madrid è stato manifestato pacificamente».

Nella stessa intervista, il sindaco ha dichiarato ancora una volta che la manifestazione cattolica «non solo non è costata nulla, ma ha anche portato un importante ritorno a Madrid, non solo i circa 150 milioni di euro, ma anche la straordinaria promozione della città». Grazie alla GMG, infatti, «vedremo nei prossimi mesi molti visitatori, viaggiatori e turisti in più, si creeranno molti posti di lavoro e ci sarà una ripresa economica». «Coloro che dicono che la GMG ha avuto un costo per il governo», ha continuato il sindaco della capitale spagnola, «lo afferma senza avere dati perché oltre al dono spirituale della presenza del Papa, la GMG di Madrid ha portato risorse, generato aspettative e occupazione». Dopo aver sottolineato che ci sono molti cittadini che hanno trovato lavoro grazie a questa celebrazione, ha voluto elogiare il comportamento dei pellegrini: «Siamo altamente qualificati per organizzare eventi di grandi dimensioni, ma nei miei anni come sindaco non aveva mai trovato un numero così grande di persone disposte ad aiutare, sempre così attente alle istruzioni, collaboratrici con la polizia e la protezione civile. E’ stato molto facile lavorare con persone così, è lo abbiamo fatto anche volentieri».

Informiamo che anche il noto tennista spagnolo, Feliciano Lopez, ha voluto commentare il comportamento degli atei di Madri attraverso Twitter. Ha dichiarato infatti: «E’ una vergogna, è stata rovinata la nostra immagine. Si può benissimo essere atei, laici o qualsiasi altra cosa. Quello che è deplorevole, è non rispettare chi la pensa diversamente».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Australia: 13 nuove scuole cattoliche in risposta alla crescente domanda

In Ultimissima 11/2/11 davamo notizia dell’aumento di iscrizioni nelle scuole cattoliche australiane (il 53%).

Non stupisce dunque la notizia diffusa in questi giorni della creazione di 13 nuove scuole cattoliche nei prossimi 12 anni, in risposta alla crescente domanda. Si tratta di dieci scuole di istruzione primaria e “due o tre” di istruzione secondaria.

Il programma di costruzione delle nuove scuole, si legge su Zenit.it, è stato avviato proprio in risposta alla crescente richiesta di educazione cattolica in tutta la regione. Secondo l’ultimo Annuario Statistico della Chiesa, in Australia la Chiesa gestisce 471 asili, 1.310 scuole di istruzione primaria e 465 di istruzione secondaria e superiori. Una recente ricerca ha anche evidenziato come quasi la metà degli alunni di queste scuole non è cattolico.

Pare dunque che anche in Australia valga ciò che avviene nel Regno Unito, cioè che le scuole cattoliche offrano una migliore istruzione delle altre (cfr. Ultimissima 22/3/11).

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace