Cathopedia supera le 10 mila visite settimanali

La versione cattolica dell’enciclopedia online Wikipedia, Cathopedia (it.cathopedia.org), sta crescendo rapidamente ed oggi supera le 10.000 visite settimanali.

Uno dei primi traguardi degni di nota dunque per l’enciclopedia cattolica, progetto nato nel 2006 da due sacerdoti, don Paolo e don Giovanni Benvenuto e apprezzato ufficialmente e pubblicamente dalla CEI l‘8 marzo 2010 attraverso una lettera di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana.

Per poter crescere ulteriormente (oggi il progetto offre oltre 8000 voci) è necessario diffondere il più capillarmente possibile il sito web e occorre un numero sempre maggiore di collaboratori. Tutti possono contribuire e la registrazione può essere effettuata da qui.

Informiamo infine che da qualche giorno su Cathopedia è comparsa la voce “UCCR.

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Il cancelliere tedesco Angela Merkel: «la laicità non è escludere Dio dalla società»

Il cancelliere tedesco Angela Merkel, definita “la donna più influente del mondo”, ha sottolineato recentemente il prezioso ruolo delle religioni per la pace e nella “costruzione degli atteggiamenti nella società”, per poi osservare che la separazione tra Chiesa e Stato non comporta l’abbandono e l’esclusione di Dio dalla società.

Una sana dichiarazione di vera laicità, dunque, lontana dalla visione laicista. «La separazione tra Stato e Chiesa non deve far dimenticare che l’uomo diventa ben presto arrogante senza la fede in Dio», ha poi aggiunto il cancelliere tedesco. Non solo, ma la religione è a sostegno della politica perché permette di vivere «in armonia, tolleranza e comprensione reciproca, cose che sono al di fuori della competenza e delle capacità della politica». E ancora: «ho sempre ricordato che, anche insistendo sulla divisione tra Stato e Chiesa, senza la fede in Dio ci si dimentica qual è il significato della nostra vita».

Dopo aver criticato l’uso terroristico della religione, citando gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, ha infine espresso letizia per la vicina visita di Benedetto XVI, viaggio che verrà intrapreso dal Santo Padre dal 22 al 25 settembre. «In Germania siamo felici di ricevere a breve la visita di Benedetto XVI», ha detto.

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I video degli incontri più importanti del Meeting di Rimini 2011

Raccogliamo in questa pagina i video degli incontri più interessanti del “Meeting per l’amicizia fra i popoli” (www.meetingrimini.org) dell’edizione del 2011, così come abbiamo fatto per la precedente edizione. Si tratta di uno dei più importanti appuntamenti culturali dell’anno e viene organizzato dal movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione.

Questa XXXII° edizione è stata intitolata: “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grande è il cuore”. E’ possibile visionare gli altri incontri sul canale Youtube del Meeting.
 
 
 
 

E L’ESISTENZA DIVENTA UNA IMMENSA CERTEZZA

Partecipa: Costantino Esposito, Professore Ordinario di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Bari. Introduce Emilia Guarnieri, Presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli.
Durante l’incontro centrale del Meeting, il filosofo Esposito affronta il tema della certezza nella vita dell’uomo, confutando il pensiero dell’ideologia relativista, naturalista, nichilista, per riaffermare l’unico ideale in grado di rispondere adeguatamente all’uomo, cioè quello cristiano.

 
 
 
 

ATOMO: INDIVISIBILE? DOMANDE E CERTEZZE NELLA SCIENZA

Partecipa: Lucio Rossi, dirigente del gruppo Magneti Superconduttori del CERN di Ginevra. Introduce Mario Gargantini, giornalista e Direttore della Rivista Emmeciquadro.
Durante l’incontro lo scienziato sintetizza in modo efficacie cosa significhi ricercare la certezza nel mondo della ricerca scientifica, calando il tutto nell’esempio concreto dell’attività di fisica delle particelle attualmente in corso al CERN.

 
 
 
 

I CRISTIANI IN POLITICA

Partecipano: Paul Jacob Bhatti, Consigliere del Primo Ministro del Pakistan per le minoranze religiose; Phillip Blond, Direttore di ResPublica; Joseph Daul, Presidente del gruppo del PPE al Parlamento Europeo; Marcos Zerbini, Deputato al Parlamento dello Stato di San Paolo (Brasile). Presiede e introduce Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia.
Durante l’incontro i relatori raccontano cosa significhi per loro essere impegnati in politica, ognuno in aree diverse del mondo, vivere e difendere la fede cristiana.

 
 
 

INCONTRO CON CLARA GAYMARD, FIGLIA DEL GENETISTA JEROME LEJEUNE

Partecipa: Clara Gaymard, Fondazione Jérôme Lejeune, Vice President of Government Strategy and Sales at GE International, and President and CEO GE France. Introduce Letizia Bardazzi, Fondazione per la Sussidiarietà.
Durante l’incontro la Gaymard, nominata tra le 50 donne più influenti del mondo, racconta cosa ha significato per lei essere figlia del fondatore della genetica moderna.

 
 
 
 

L’ITALIA UNITA, STORIA DI UN POPOLO IN CAMMINO

Partecipano: Giuliano Amato, presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e Presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell’Unità d’Italia; Maria Bocci, professore Ordinario di Storia Contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Marta Cartabia, professore Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Introduce Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Durante l’incontro i tre importanti relatori descrivono le tappe più importante dell’unità d’Italia, soffermandosi sull’importante ruolo avuto dal cattolicesimo.

 
 
 

VIVI: STORIE DI DONNE E UOMINI PIU’ FORTI DELLA MALATTIA

Partecipano: Fabio Cavallari, giornalista e scrittore; Bernard Dan, neuropsichiatra e direttore de Höpital Universitaire Des Enfants Reine Fabiola, Bruxelles; Mariangela e Riccardo, genitori di Giulia Ribera d’Alcalá. Introduce Davide Perillo, Direttore di Tracce.
Durante l’incontro i genitori della piccola Giulia raccontano la drammatica vicenda avvenuta nella loro vita e la grande fede e rete di amicizie che questo fatto ha generato.

 
 
 

L’INEVITABILE CERTEZZA: RIFLESSIONE SULLA MODERNITÀ

Partecipa: Fabrice Hadjadj, filosofo e scrittore. Introduce Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Durante l’incontro l’intellettuale francese mostra le contraddizioni della visione scettica e relativista, riproponendo l’ideale aristotelico sulla solidità della certezza, sperimentabile e vivibile oggi nella realtà.

 
 
 
 

LA CERTEZZA NELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA

Partecipa: John Polkinghorne, fellow of the Royal Society and Fellow (and former President) of Queens’ College, Cambridge. Introduce Marco Bersanelli, professore Ordinario di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano.
Durante l’incontro il celebre scienziato e teologo risponde attraverso un lungo excursus sulla storia del progresso scientifico, se sia possibile raggiungere la certezza in campo scientifico.

 
 
 

CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

Partecipano: Eugenio Borgna, primario Emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara; Aldo Trento, missionario in Paraguay. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli.
Durante l’incontro conclusivo del Meeting i relatori presentano e commentano un libro del teologo don Luigi Giussani.

 

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La Chiesa cresce anche nel Bengala: 1000 cattolici in più all’anno

Una diocesi giovane quella di Asansol nel Bengala occidentale (India), ma operosa che dalla sua fondazione ha visto raddoppiare il numero dei fedeli, oggi 29mila, e triplicare quello dei sacerdoti, 44, e dei religiosi, 230.

Tre quarti degli abitanti nel Bengala sono di fede indù, poco meno di un quarto i musulmani. I cristiani costituiscono quindi una minoranza piuttosto esigua. La diocesi gestisce oggi sette scuole primarie e otto secondarie, oltre a numerosi programmi di educazione e formazione professionale per la popolazione rurale.

Sono inoltre organizzati incontri formativi di prevenzione e promozione sanitaria e di insegnamento di tecniche di produzione agricola più efficienti.

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Lecco: la città di Beppino Englaro vota contro il biotestamento

La città di Beppino Englaro -quel controverso e militante radicale che ha chiesto e ottenuto la soppressione di sua figlia Eluana in stato vegetativo (lasciandola morire di fame e di sete) in nome di presunte volontà ricostruite– ha risposto a questo terribile gesto opponendosi all’istituzione del registro comunale dei testamenti biologici.

Con 28 voti contrari e solo 7 favorevoli (più 4 astenuti) il consiglio comunale lecchese ha bocciato lunedì la proposta di delibera presentata da «Qui Lecco Libera», associazione legata al partito radicale, schieramento che ha fin da subito manipolato politicamente la triste vicenda famigliare della famiglia Englaro. La votazione è stata bipartisan e ha visto convergere gran parte dei consiglieri di maggioranza del Pd e di minoranza del Pdl. «Una votazione per dire da che parte sta Lecco – è il commento del presidente del Movimento per la vita di Lecco, Paolo Culisano -. Bene ha fatto il sindaco Virginio Brivio a respingere questo tentativo di forzatura». Presente alla sconfitta anche Mina Welby.

I militanti della “cultura della morte” non si sono dati per vinti e hanno promesso di continuare la battaglia. Ricordiamo tuttavia che una circolare del novembre scorso dei ministro della Salute, Fazio, del Welfare, Sacconi e dell’Interno, Maroni ha chiarito che tali registri, già istituiti da alcuni Comuni, sono privi di qualunque efficacia giuridica e sono esclusivamente uno spreco di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilità di chi se ne sia fatto promotore. Inoltre il comunicato afferma che tali «biotestamenti non sarebbero comunque vincolanti per il medico […], vi è il rischio che venga apposta una firma a prescindere dall’effettiva ed adeguata comprensione di quanto in essi espresso spesso sull’onda emotiva di casi dolorosi che coinvolgono l’opinione pubblica».

Ne approfittiamo infine per segnalare l’uscita del nuovo libro-film di Mario Melazzini, malato di Sla e alla guida di “Nemo”, centro clinico all’avanguardia per le malattie neuro-degenerative presso l’ospedale Niguarda a Milano, nel quale racconta al regista Emmanuel Exitu la sua esperienza. Il titolo è Io sono qui (libro + dvd, ed. San Paolo) e una bella recensione la si può leggere su Tempi.

 

Qui sotto il trailer del film

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Coppia omosessuale umilia il figlio adottivo vestendolo da donna

Due donne omosessuali australiane hanno umiliato il figlio adottivo di sei anni travestendolo da ragazza e pubblicando le sue foto su Facebook. Una delle due era in procinto di cambiare sesso per tentare di “trasformare” il suo corpo in quello di un uomo, mentre la sua compagna sta seguendo un trattamento di fertilità.

Questi i dati rilasciati dal tribunale dei minori del New South Wales che ha immediatamente portato via dalla coppia il bambino (chiamato con lo pseudonimo Campbell), rimosso le immagini da Facebook e avviato un’indagine sull’agenzia di affidamento che ha permesso l’assegnazione del minore alle due donne lesbiche.

Sul Dailymail si riporta che l’ex magistrato della Children’s Court, Barbara Holborow, quando ha saputo della vicenda ha dichiarato: «Oh mio Dio, che cosa stiamo facendo?», in un soprassalto di lucidità rispetto alla progressiva “gayzzazione dell’Occidente“. Il ministro per la Famiglia, Pru Goward, ha invece aperto un’indagine approfondita chiedendo se durante le modalità di affidamento si fosse tenuto in considerazione anche il benessere del bambino. Si è così scoperto che la madre naturale del ragazzo aveva più volte tentato di riconquistare la custodia di suo figlio, vedendosi sempre negata la richiesta.

Campbell venne affidato alla coppia lesbica nel 2009 assieme a sua sorella Abby, 12 anni. Tuttavia quest’ultima ha rifiutato i nuovi “genitori” ed è stata spostata in una famiglia normale. La notizia ha fatto il giro del mondo e ha sollevato inevitabilmente numerose polemiche sulla stabilità delle relazioni omosessuali, sull’adozione omosessuale e sul favoreggiamento all’omosessualità che viene spesso compiuto in questi particolari contesti familiari.

Paola Concia, questa volta, non ha rilasciato nessuna dichiarazione.

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Ecco chi sono le due lobby anticlericali che hanno denunciato il Papa all’Aja

Due associazioni che si dichiarano “per i diritti delle vittime di abusi sessuali da parte di religiosi”, hanno presentato alla Corte penale internazionale dell’Aia un dossier con cui si chiede che Papa Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone, il cardinale Angelo Sodano e il cardinale William Levada vengano processati per crimini contro l’umanità, perché avrebbero tollerato e reso possibile la copertura sistematica e diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo. Un’operazione esagerata e utopica molto interessante, perché porta finalmente alla luce l’immenso sforzo di mantenere a tutti i costi aperta  l’offensiva secolare alla Chiesa.

L’UCCR ha prontamente creato un apposito dossier in cui verranno raccolti tutte le notizie più interessanti sull’argomento. E’ subito significativo notare come la gran parte dei quotidiani si siano subito prontamente schierati dalla parte del Pontefice, sottolineando le innumerevoli iniziative di Benedetto XVI per combattere questo terribile neo presente nella Chiesa e i suoi infiniti mea culpa per la grande disattenzione avuta da parte di numerosi vescovi. In tanti prospettano che questa iniziativa si rivelerà presto un boomerang verso la cultura anticlericale e purtroppo anche un allontanamento dell’attenzione mediatica sui bambini abusati e sul fenomeno della pedofilia, grande male della società occidentale (secolarizzata secondo alcuni) e in continua espansione.

Fra gli articoli più interessanti c’è sicuramente l’ottimo lavoro svolto dal blog “paparatzinger”, dove sono stati già visionati tutti gli argomenti dell’accusa al Papa contenuti nel dossier presentato all’Aja e già confutati uno per uno.  Un altro articolo particolarmente degno di nota è quello comparso su L’Occidentale nel quale si mostra cosa realmente siano queste lobby anticlericali all’origine della denuncia. Giusto per dare l’idea di chi siano coloro che hanno interesse a portare avanti questa operazione diffamante e auto-pubblicitaria.

La SNAP (“Survivors Network of those Abused by Priests”) è una debole associazione i cui metodi di conduzione delle sue attività non hanno convinto la BBB, un’agenzia di rating delle charities statunitensi (cioè questo tipo di enti no-profit) che non l’ha nemmeno considerata degna di essere definita una “charity”. Non sembra poi essere molto amata dalle vittime dei pedofili, alcune delle quali hanno abbandonato l’associazione, come Micheal Baumann (qui il suo articolo del suo blog) o Key Ebeling (suo articolo). La SNAP inoltre si fa finanziare dagli avvocati a cui gira il lavoro mandandogli le presunte vittime come potenziali clienti. E la lista è ovviamente e necessariamente lunga. Inoltre, come ha segnalato un commentatore qui sotto, uno dei maggiori collaboratori della SNAP, Dr. Steve Taylor, è stato arrestato nel 2008 per possesso di oltre 100 video-immagini pedo-pornografiche. Il fondatore e attuale presidente dell’associazione per le vittime dei pedofili, Barbara Blaine, ha subito scritto diverse lettere in sua difesa chiedendo ai magistrati di chiudere un occhio e spostando l’attenzione sul lavoro svolto da Taylor negli anni. Tuttavia la SNAP ricorda sul suo sito web che, quando un prete è accusato, i parrocchiani che lo sostengono dovrebbero farlo “in privato”. Ma evidentemente le regole non sono uguali per tutti. In aggiunta, anche dopo l’arresto di Taylor, la SNAP lo ha apertamente promosso definendolo uno dei “capi” della sua organizzazione. Nonostante le richieste, né Barbara Blaine né alcun responsabile della SNAP si è mai scusato o ha espresso dolore per aver messo in intimo contatto le persone da loro seguite con un appassionato di immagini pedo-pornografiche e potenziale pedofilo, per averlo sostenuto e celebrato come loro responsabile anche dopo l’arresto. In questa pagina un elenco di ulteriori vicende controverse legate all’associazione anticlericale.

Quanto invece al CCR (“Center for Constitutional Rights”), fu fondato da radicali di sinistra e comunisti negli anni ’60. Nel suo passato ha difeso i membri della Black Panther, l’organizzazione terrorista, marxista-leninista-maoista degli Stati Uniti. Due dei suoi fondatori, Kinoy e Kunstler, erano dichiaratamente pro Fidel Castro, lo spietato ateo-dittatore cubano. In molti definiscono questi personaggi “anti-sionisti fino al midollo, se non anti-semiti”. Il CCR non sembra nemmeno disdegnare i finanziamenti dal sovversivo e antisionista George Soros.

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Proposta di legge per proclamare la croce di Ground Zero monumento nazionale

Dopo le proteste, considerate prive di fondamento, degli UAARini d’oltreoceano, arriva da un deputato repubblicano, Michael Grimm, la proposta di proclamare la Croce trovata tra le macerie di Ground Zero un monumento nazionale.

Di un’altezza complessiva di 6 metri, la croce era precedentemente stata posizionata in una chiesa vicino, ed è stata successivamente trasferita presso il “National September 11 Memorial and Museum” innescando infantili reazioni dell’associazione “American Atheists”, subito respinte dai parenti delle vittime e da gran parte della città di New York (cfr. Ultimissima 15/8/11). L’American Center for Law and Justice, organizzazione cristiana che promuove la libertà religiosa nel mondo, ha anche deciso di sporgere denuncia nei riguardi dell’associazione di atei militanti.

Il deputato Grimm, riferendosi all’American Atheist, ha dichiarato: «questo gruppo disonora i sentimenti religiosi di milioni di persone con l’unico obiettivo di guadagnare l’attenzione dei media». Ricorda molto la dichiarazione di un esponente dell’Italia dei Valori, Paolo Eusebi, nei confronti dell’UAAR dopo che un suo adepto (un vigile urbano in pensione) propose di prelevare del DNA dalle ostie consacrate per verificare se ci fosse veramente Dio. Eusebi rispose: «Da troppo tempo sono costretto ad ascoltare le sciocchezze che gli “Atei e agnostici razionalisti” sono costretti a pronunciare per dimostrare di essere vivi» (cfr. Ultimissima 4/2/11).

Tornando all’America, il padre Francescano Brian Jordan ha ricordato inoltre che «la croce è simbolo di consolazione e di conforto per tutti coloro che hanno perso i propri cari e di speranza per i vivi». Ancora una volta si è dinnanzi ai soliti tentativi dei promotori dell‘ateismo belligerante di farsi, in primis, pubblicità senza rimorso per ciò che veramente quella croce tende a ricordare. In secondo luogo, come al solito, si vedono gli atei “illuminati e razionalisti” scrivere con una mano articoli a difesa della libertà di opinione che verrebbe “schiacciata” dalla religione e con l’altra si adoperano invece per contrastare la stessa libertà di opinione e di scelta di chi, quella croce, vuole vederla a Ground Zero.

«Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa» (Gilbert Keith Chersterton)

A.P.

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I goffi tentativi di proselitismo di Corrado Augias… II° parte


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.


Nella parte precedente avevamo cominciato a esaminare l’ennesimo tentativo di proselitismo di Corrado Augias. Come ricorderete, Augias metteva in atto, nel corso della trasmissione televisiva “Le Storie – diario italiano” del 13 giugno 2011, una serie di CLIC (momenti salienti in cui si vuole specificamente “Creare L’Impressione Che…”); nel mio articolo proponevo, per ognuno di essi, un possibile Contro-clic.


1) Riprendiamo il filo del discorso. Eravamo arrivati al punto in cui il presentatore introduce il “terrificante” libro di Boncinelli (“Che fine ha fatto l’io?”, Editrice San Raffaele 2010). Secondo l’autore, le moderne neuroscienze tendono a escludere l’esistenza dell’io. A sostegno di questa affermazione parte un filmato sulla corteccia cerebrale. Si intuisce che questo dovrebbe essere il secondo piatto forte della trasmissione; è qui, infatti, che Augias pone la spiazzante domanda: “In tutto questo, la religione che fine fa?”. Lasciamo per il momento il quesito in sospeso e vediamo qual è l’impressione che con esso si vuole creare.
CLIC: LA SCIENZA PROVA CHE LA NOSTRA PERSONALITÀ È ILLUSORIA; QUINDI NON HA SENSO PARLARE DI UN’ESISTENZA DOPO LA MORTE, E NEANCHE DI UNA RESPONSABILITÀ PERSONALE NELLE NOSTRE AZIONI.
Contro-clic: nonostante le apparenze, le idee sostenute da Boncinelli non si possono definire una novità dirompente. Intanto va chiarito che il dialogo con Di Francesco, che forma il testo del suo libro, non giunge a conclusioni definitive sulla questione dell’autocoscienza – né potrebbe farlo. I due coautori, in effetti, si limitano a rimasticare vecchi concetti filosofici e psicoanalitici sull’io, giustapponendoli a ricerche neurologiche alquanto datate. Il riferimento scientifico principale, per esempio, è rappresentato dagli esperimenti di Benjamin Libet, svolti a partire dalla fine degli anni ‘70 (sebbene nel libro vengano citati solo attraverso una pubblicazione di compendio apparsa in Italia nel 2007, “Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina Editore). L’altro riferimento appare essere costituito dalle tesi che Daniel C. Dennett – noto ateo-scientista e sodale di Richard Dawkins – manifestò più di un quarto di secolo fa nel libro “L’Io della mente” (Adelphi 1985). È su queste basi che Boncinelli fonda la sua convinzione che l’io – il soggetto dell’autocoscienza – sia solo il frutto illusorio del lavorio incessante dei neuroni: un vortice transitorio privo di centro e di unità, e in quanto tale incapace di libero arbitrio.

Sinceramente, non riesco a vedere la rilevanza scientifica di questa opinione: principalmente perché gli esperimenti di Libet non hanno un’interpretazione univoca, come hanno evidenziato Roger Penrose (ne “La mente nuova dell’imperatore”, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli 2000) e altri. Del resto, l’idea che la mente umana sia solo il risultato di un “calcolo” neurale – opinione attivamente sostenuta dai paladini dell’intelligenza artificiale, un campo di ricerca ad alta densità di investimenti – non è oggi tanto assodata quanto si vorrebbe far credere (vedere qui, qui e qui). Non capisco, infine, come una qualsiasi spiegazione del funzionamento del cervello possa avere conseguenze sulle concezioni religiose: la fede cristiana ritiene infatti l’Uomo un’unità di corpo materiale e anima trascendente.


2) Andiamo avanti. Pievani risponde ad Augias dichiarando di credere che il senso religioso sia solo uno “straordinario adattamento” evolutivo teso a favorire la coesione sociale. Qui però il conduttore sembra accorgersi di una difficoltà di fondo del ragionamento appena esposto da Pievani – vale a dire, l’impossibilità di spiegare in modo soddisfacente, dal punto di vista materialistico, il comportamento etico. Sottopone perciò agli ospiti un altro quesito: “Se la religione è solo uno strumento pratico per tenere insieme le società senza farle divorare fra di loro, da dove viene il senso morale?”.
CLIC: LA SCIENZA DIMOSTRA CHE DIO NON ESISTE, PERCHÉ IL SENSO MORALE ESISTE A PRESCINDERE DA DIO, E SOLO GRAZIE AGLI ACCIDENTI EVOLUTIVI.
Contro-clic: credo che ogni ateo scientista farebbe bene a tenersi alla larga da siffatti tentativi di dimostrazione, per evitare il rischio di inciampare nella tautologia. Mi spiego: se parto dall’ipotesi che Dio non esiste, allora posso motivare tutti gli aspetti dell’esistenza umana mediante il materialismo e la selezione darwiniana. Mi invento allora una narrazione darwinista, logicamente coerente con l’ipotesi di partenza, che dia conto di qualche comportamento osservato; tanto per dire, mi immagino un ipotetico “circuito neurale” che, evolutosi per selezione naturale, spiega un certo atto morale. Porto quindi questa narrazione a riprova dell’idea che non c’è realmente bisogno di Dio per spiegare la morale; infine affermo di aver fornito, in tal modo, una prova a favore dell‘ipotesi di partenza, vale a dire l’inesistenza di Dio (vedere qui per un tipico esempio di tale modo di procedere). Come si capisce facilmente, argomentazioni del genere sono puri e semplici esercizi di logica. Una dimostrazione convincente richiederebbe infatti prove scientifiche concrete; e in ogni questione sull’origine dei comportamenti umani è impossibile addurre testimonianze empiriche valide, dal momento che gli stati mentali non lasciano fossili.


3) E la risposta alla fatidica domanda di Augias? Intanto osserviamo che, secondo Boncinelli, l’Uomo non ha libero arbitrio: non ha quindi, in definitiva, alcuna responsabilità morale assoluta. D’altra parte, a nessuno dei partecipanti alla trasmissione sfugge il fatto che quest’ultima conseguenza si può legittimamente sostenere solo nel caso in cui si sia sicuri che Dio non esista. Dunque, secondo le buone regole della “strategia dell’impressione”, si rende necessario rinfocolare la sensazione viscerale che effettivamente Dio non esiste. A questo scopo viene mandato in onda un documento filmato sulla contrapposizione tra darwinismo e creazionismo. Alla ripresa della discussione in studio, passa in sovrimpressione la scritta: “Il 99% del DNA umano è uguale a quello dello scimpanzé”.
CLIC: L’UOMO DISCENDE DALLE SCIMMIE, E SOLO POCHI ILLUSI CREDONO ANCORA NELLA CREAZIONE DIVINA.
Contro-clic: ci vuole proprio pazienza. Nelle loro numerose pubblicazioni, Pievani e Boncinelli di solito affermano, correttamente, che la scienza non può dimostrare né l’esistenza, né l’inesistenza di Dio. Nonostante ciò, ogni loro ragionamento viene invariabilmente articolato dando per scontata la seconda alternativa – magari schivando gli indizi che possano dare adito al dubbio, col rischio di far propendere per la prima. Vale la pena di continuare? Non credo: il sito dell’UCCR è pieno di contro-clic adatti.


Da questo momento in poi, la trasmissione entra in fase calante, e non merita secondo me ulteriori commenti. Che dire, dunque, in conclusione? Trovo che la “strategia dell’impressione” sia un modo di procedere scorretto per chiunque – come Augias – si consideri un paladino della razionalità umana. Sono convinto che, se si ritiene vera una qualunque convinzione personale, non si dovrebbe mai ricorrere a scorciatoie “di pancia” per sostenerla. Anche a rischio di annoiare. Forse, però, per agire così bisognerebbe avere più fiducia nel prossimo e, in ultima analisi, nella verità delle proprie idee.

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Anniversario di Pierre Duhem, fondatore della storia della scienza

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Pierre Duhem (e quest’anno è anche il 150° della sua nascita), celebre filosofo della scienza, ma anche fisico e matematico. Viene ricordato come il maggior storico della scienza di ogni tempo e come il fondatore di questa disciplina. In particolare è conosciuto per le sue innovative argomentazioni, oggi divenute ormai un dato di fatto, circa la sostanziale continuità tra scienza medievale e scienza moderna.

Duhem ha infatti dimostrato che l’esperienza cristiana ha contribuito in maniera decisiva a creare il contesto culturale idoneo per la nascita delle scienze esatte. Vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900, le sue scoperte furono una buona risposta alla cultura materialista e scientista dominante a quei tempi, la quale sosteneva l’esistenza di una differenza incolmabile tra la razionalità della scienza e la teologia cristiana, nonché il ruolo negativo di quest’ultima per l’emergere della prima. Come si spiega su Il Sussidiario, Duhem, in particolare nell’opera “Le Système du monde”, ha ribaltato tale pregiudizio, largamente diffuso nella sua epoca e purtroppo ancora oggi. Esso si fonda su una superficiale divulgazione e sull’erronea interpretazione di alcuni episodi storici, come la condanna di Galileo o la reazione di qualche ambiente teologico anglicano alle teorie di Darwin.

Sull’interessante portale Disf (Documentazione interdisciplinare di Scienza e Fede, www.disf.org) si riportano citazioni esemplificative dei risultati del suo lavoro: «Dalla nascita la scienza ellenica è tutta impregnata di una teologia, ma di una teologia pagana. La teologia insegna che i cieli e gli astri sono dei; […] essa maledice l’empio che osa attribuire un movimento alla terra […] Ora, questi ostacoli, chi li ha spezzati? Il Cristianesimo. Chi, in primo luogo, ha profittato della libertà così conquistata per lanciarsi alla scoperta di una scienza nuova? La Scolastica. Chi dunque nel mezzo del XIV secolo ha osato dichiarare che i cieli non erano per nulla mossi da intelligenze divine o angeliche, ma da un impulso indistruttibile ricevuto da Dio al momento della creazione, nello stesso modo con cui si muove una palla lanciata dal giocatore? Un maestro delle arti di Parigi: Giovanni Buridano…..» (da “Études sur Léonard de Vinci, ceux qu’il a lus et ceux qui l’ont lu”, 1913). E ancora: «Certo, io credo pienamente nelle verità rivelateci da Dio e trasmessaci dalla sua Chiesa, non ho mai nascosto la mia fede e Colui nel quale la ripongo mi salvaguarderà, lo spero nel profondo del cuore, dall’arrossirne. In questo senso è lecito affermare che la fisica da me professata è quella di un credente» (da La fisica di un credente, 1905).

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