Un approccio scientifico alla formazione dell’immagine della Sindone (I° parte)

Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Paolo Di Lazzaro, fisico e dirigente di ricerca presso il Centro Ricerche Enea di Frascati, vincitore del Premio della Società Italiana di Fisica nel 1990 e del premio di Eccellenza Enea nel 2008. Autore di oltre 195 articoli scientifici, è considerato tra i massimi esperti europei nel campo dei sistemi LASER di potenza elevata. Dal 2005 si è interessato agli studi scientifici sull’immagine sindonica, impegnandosi come Chairman del Workshop internazionale presso il Centro Ricerche Enea dal 4 al 6 Maggio 2010.

 

di Paolo Di Lazzaro*
fisico e dirigente di ricerca presso l’ENEA di Frascati

 

L’immagine frontale e dorsale del cadavere di un uomo flagellato e crocifisso, a malapena visibile sul lenzuolo di lino della Sindone di Torino (vedi figura 1) presenta caratteristiche fisiche e chimiche talmente particolari che rendono ad oggi impossibile ottenere una colorazione identica, come discusso nei seguenti articoli in bibliografia: Culliton, Gilbert, Jumper, Pellicori, Accetta, Morris, Heller, Schwalbe, Jumper 1984, Mc Crone, Jackson 1984, Jackson 1990, Fanti 2002, Ferrero, Fanti 2004, Fanti 2010a, Fanti 2010b, Fanti 2010c, Garlaschelli, Heimburger.

Figura 1. Fotografia della Sindone di Torino (dal sito www.sindone.org) e suo negativo bianco/nero ottenuto tramite software Jasc Paint Shop Pro7. Le dimensioni della Sindone sono di circa 441 cm in lunghezza e 113 cm in larghezza. La scoperta che l’immagine si comporta come un negativo fotografico venne fatta da S. Pia nel 1898, attirando l’interesse degli scienziati interessati a comprendere l’origine di questa singolare immagine [Falcinelli].

 

L’incapacità di replicare (e quindi falsificare) l’immagine sindonica impedisce di formulare un’ipotesi attendibile sul meccanismo di formazione dell’impronta e quindi di spiegare come si sia formata l’immagine corporea sulla Sindone. A parziale giustificazione, gli Scienziati lamentano l’impossibilità di effettuare misure dirette sul lenzuolo sindonico. Infatti, l’ultima analisi sperimentale in situ delle proprietà fisiche e chimiche dell’immagine corporea della Sindone risale al lontano 1978 quando un gruppo di 31 scienziati sotto l’egida dello Shroud of Turin Research Project (STURP) ottennero il permesso di effettuare misure dirette sul lenzuolo sindonico. Gli scienziati utilizzarono strumentazione all’avanguardia per l’epoca, messa a disposizione da diverse ditte produttrici per un valore commerciale di due milioni e mezzo di dollari, ed effettuarono numerose misure non distruttive di spettroscopia infrarossa, visibile e ultravioletta, di fluorescenza a raggi X, di termografia e pirolisi, di spettrometria di massa, di analisi micro-Raman, fotografia in trasmissione, microscopia, prelievo di fibrille e test microchimici. I risultati delle misure STURP sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche, vedi gli articoli di Gilbert, Pellicori, Accetta, Morris, Heller, Schwalbe, Jumper 1980, Jumper 1984.

Le analisi effettuate sul telo sindonico non trovarono quantità significative di pigmenti (coloranti, vernici) né tracce di disegni. Sulla base dei risultati delle decine di misure effettuate, i ricercatori STURP conclusero che l’immagine corporea non è dipinta, né stampata, né ottenuta tramite riscaldamento. Inoltre, la colorazione dell’immagine risiede nella parte più esterna e superficiale delle fibrille che costituiscono i fili del tessuto di lino, e misure effettuate recentemente su frammenti di telo sindonico [Fanti 2010c] dimostrano che lo spessore di colorazione è estremamente sottile, pari a circa 200 nm (1 nm = 10-9 m = un miliardesimo di metro), ovvero un quinto di millesimo di millimetro, corrispondente allo spessore della cosiddetta parete cellulare primaria della singola fibrilla di lino. Ricordiamo che un singolo filo di lino è formato da circa 200 fibrille.

Altre importanti informazioni derivate dai risultati delle misure STURP sono le seguenti:

a) Il sangue è umano, e non c’è immagine sotto le macchie di sangue [Heller, Jumper 1984];

b) La sfumatura del colore contiene informazioni tridimensionali del corpo [Jackson 1984];

c) Le fibrille colorate (di immagine) sono più fragili delle fibrille non colorate.

d) La colorazione superficiale delle fibrille di immagine deriva da un processo sconosciuto che ha causato ossidazione, disidratazione e coniugazione della struttura del lino [Heller]. In altre parole, la colorazione è conseguenza di un processo di invecchiamento accelerato del lino [Jumper 1984].

Come già accennato, fino ad oggi tutti i tentativi di riprodurre un’immagine avente le medesime caratteristiche sono
falliti. Alcuni ricercatori hanno ottenuto immagini aventi un aspetto simile all’immagine sindonica (vedi ad esempio gli articoli di Pellicori, Ferrero, Fanti 2010b, Garlaschelli) ma nessuno è mai riuscito a riprodurre simultaneamente tutte le caratteristiche microscopiche e macroscopiche. In questo senso, l’origine dell’immagine sindonica è ancora sconosciuta. Questo sembra essere il nodo centrale del cosiddetto “mistero della Sindone”: indipendentemente dall’età del lenzuolo sindonico, che sia medioevale (1260-1390) come risulta dalla controversa datazione al radiocarbonio [Damon, Van Haelst] o più antico come risulta da altre indagini [Rogers], e indipendentemente dalla reale portata dei controversi documenti storici sull’esistenza della Sindone negli anni precedenti il 1260 [Nicolotti, Piana, Scavone], la “domanda delle domande” rimane la stessa: come è stata generata l’immagine corporea sulla Sindone?

 

L’ IPOTESI RADIATIVA
I risultati delle misure STURP brevemente riassunti nel paragrafo precedente hanno importanti conseguenze nella ricerca e selezione di possibili meccanismi di formazione dell’immagine. Proviamo ad elencare alcune di queste conseguenze.

  • Ci sono almeno due modalità di deposizione del lenzuolo sindonico intorno al cadavere: posato sotto e sopra (non completamente a contatto con tutto il corpo irrigidito dal rigor mortis) oppure pigiato sul corpo e legato in modo da avere un contatto con quasi tutta la superficie corporea. La prima modalità è compatibile con la precisa relazione tra l’intensità (sfumatura) dell’immagine e la distanza fra corpo e telo. Inoltre, l’immagine è presente anche nelle zone del corpo non a contatto con il telo, ad esempio intorno le mani, e intorno la punta del naso. La seconda modalità è meno probabile, perché sono assenti le deformazioni geometriche tipiche di un corpo a tre dimensioni riportato a contatto su un lenzuolo a due dimensioni [Jackson 1984]. Di conseguenza, possiamo dedurre che l’immagine non si è formata dal diretto contatto del lino con il corpo. Questa considerazione, unita alla estrema superficialità della colorazione e all’assenza di pigmenti, rende estremamente improbabile ottenere una immagine simil-sindonica tramite metodi chimici a contatto, sia in un moderno laboratorio (vedi gli articoli di Garlaschelli e Heimburger), sia a maggior ragione da parte di un ipotetico falsario medioevale.

  • Sotto le macchie di sangue non c’è immagine. Questo significa che le tracce di sangue si sono depositate prima  dell’immagine [Heller]. Quindi l’immagine si formò in un momento successivo alla deposizione del cadavere. Inoltre tutte le macchie di sangue hanno contorni ben definiti, senza sbavature, e questa osservazione è compatibile con l’ipotesi che il cadavere non fu asportato dal lenzuolo

  • Mancano segni di putrefazione in corrispondenza degli orifizi, che si manifestano circa 40 ore dopo la morte. Di conseguenza, l’immagine non dipende dai gas di putrefazione e sicuramente il cadavere non rimase nel lenzuolo per più due giorni

     

Nella ricerca di un meccanismo di formazione dell’immagine che soddisfi tutte le condizioni poste da queste osservazioni sperimentali, alcuni articoli (vedi ad esempio Jackson 1984, Jackson 1990) hanno suggerito che una forma di energia elettromagnetica (per esempio un lampo di luce a corta lunghezza d’onda) incidente su un tessuto di lino potrebbe avere i requisiti adatti a riprodurre alcune tra le più peculiari caratteristiche dell’immagine sindonica, quali la superficialità della colorazione, la sfumatura del colore e l’assenza di pigmenti sul telo, che non possono essere ottenute con metodi chimici.

I primi tentativi di riprodurre il volto sindonico tramite radiazione utilizzarono un laser CO2 che emette luce infrarossa (lunghezza d’onda λ = 10.6 μm, dove 1 μm = un milionesimo di metro) e hanno prodotto una immagine su un tessuto di lino simile a prima vista all’impronta del volto sindonico [Ferrero]. Tuttavia, l’analisi microscopica ha evidenziato una colorazione troppo profonda e molti fili di lino carbonizzati, caratteristiche incompatibili con l’immagine sindonica. Una delle cause della carbonizzazione dei fili osservati da Ferrero è la lunghezza d’onda infrarossa della radiazione emessa dal laser CO2. Infatti, la radiazione a λ = 10.6 μm eccita livelli energetici vibrazionali del materiale irraggiato, con conseguente rilascio di energia termica che riscalda istantaneamente la zona irraggiata del lino fino a carbonizzarla. Al contrario, è noto che l’energia trasportata dalla radiazione a lunghezza d’onda corta (ultravioletto e lontano ultravioletto) agisce direttamente con i legami chimici del materiale irraggiato, senza riscaldare il materiale. Inoltre, tutti i materiali non metallici, incluso il lino, presentano un assorbimento che aumenta al diminuire della lunghezza d’onda della radiazione: di conseguenza, minore è la lunghezza d’onda della radiazione, più sottile è lo spessore del materiale che assorbe la stessa radiazione.

Con questi presupposti nel 2005 abbiamo considerato la radiazione ultravioletta (UV) come candidata in grado di ottenere due delle principali caratteristiche della immagine sindonica, ovvero un sottile spessore di colorazione e un processo di formazione dell’immagine a bassa temperatura. Dapprima abbiamo irraggiato stoffe di lino con due laser eccimeri XeCl (lunghezza d’onda di emissione λ = 0,308 μm, cioè 34 volte più breve di quella del laser dell’esperimento di Ferrero) che emettono impulsi di diversa durata, rispettivamente 120 nanosecondi e 33 nanosecondi a metà altezza (ricordiamo che 1 ns = un nanosecondo = un miliardesimo di secondo). I risultati di questi esperimenti sono descritti negli articoli Baldacchini 2006, Baldacchini 2008, Di Lazzaro 2009a. L’analisi dei risultati ottenuti ci ha suggerito che per ottenere una colorazione più simile a quella della Sindone avremmo dovuto utilizzare una radiazione a lunghezza d’onda ancora più corta, nello spettro del lontano ultravioletto. La nostra scelta è stata di utilizzare il laser eccimero ArF che emette impulsi a λ = 0,193 μm e i risultati ottenuti (pubblicati negli articoli Di Lazzaro 2009b, Di Lazzaro 2010a, Di Lazzaro 2010b, Di Lazzaro 2010c, Di Lazzaro 2010d) saranno descritti nella seconda parte di questo contributo.

 

Clicca qui per leggere la seconda parte.

 

BIBLIOGRAFIA

Accetta J., J. Baumgart: “Infrared reflectance spectroscopy and thermographic investigations of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1921-1929 (1980).

Baldacchini G., P. Di Lazzaro, D. Murra, G. Fanti: “Colorazione di tessuti di lino con laser ad eccimeri e confronto con l’immagine sindonica” Rapporto Tecnico ENEA RT/2006/70/FIM (2006).

Baldacchini G., P. Di Lazzaro, D. Murra, G. Fanti: “Coloring linens with excimer lasers to simulate the body image of the Turin Shroud” Applied Optics 47, 1278-1285 (2008).

Culliton B.: “The mystery of the Shroud challenges 20th-century science” Science 201, 235-239 (1978).

Damon P., D. Donahue, B. Gore, A. Hatheway, A. Jull, T. Linick, P. Sercel, L. Toolin, C. Bronk, E. Hall, R. Hedges, R. Housley, I. Law, C. Perry, G. Bonani, S. Trumbore, W. Woelfli, J. Ambers, S. Bowman, M. Leese, M. Tite: “Radiocarbon dating of the Shroud of Turin” Nature 337, 611-615 (1989).

Di Lazzaro P., G. Baldacchini, G. Fanti, D. Murra, A. Santoni: “Colouring fabrics with excimer lasers to simulate encoded images: the case of the Shroud of Turin” Atti SPIE vol. 7131 (2009a) pp. 71311R-1–71311R-6.

Di Lazzaro P., G. Baldacchini, G. Fanti, D. Murra, E. Nichelatti, A. Santoni: “A physical hypothesis on the origin of the body image embedded into the Turin Shroud” Atti dell’International Conference on The Shroud of Turin: Perspectives on a Multifaceted Enigma, edito da G. Fanti (Edizioni Libreria Progetto Padova 2009b) pp. 116-125, www.ohioshroudconference.com/papers/p01.pdf

Di Lazzaro P., D. Murra, A. Santoni, G. Baldacchini: “Sub-micrometer coloration depth of linens by vacuum ultraviolet radiation”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro (ENEA, 2010a) pp. 3-10. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Di Lazzaro P., D. Murra, A. Santoni, G. Fanti, E. Nichelatti, G. Baldacchini: “Deep Ultraviolet radiation simulates the Turin Shroud image” J. of Imaging Science Technology 54, 040302-040302(06) (2010b).

Di Lazzaro P.: “Ipotesi scientifiche sulla formazione dell’immagine della Sindone” 30GIORNI, n. 4 (Aprile 2010c), pp. 72-75. Un sunto è disponibile alla pagina http://www.30giorni.it/articoli_id_22507_l1.htm?id=22507

Di Lazzaro P.: “Dai ricercatori ENEA i risultati degli esperimenti con il laser ad eccimeri per la riproduzione in laboratorio di un’immagine simile alla Sindone di Torino” (2010d). Intervista disponibile alla pagina http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=166

Falcinelli R.: “Two unpublished letters of Secondo Pia about the 1898 Shroud photography”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro, pubblicato da ENEA (2010) pp. 123 – 128. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Fanti G., M. Moroni: “Comparison of luminance between face of Turin Shroud Man and experimental results” J. Imaging Science Technology 46, 142-154 (2002).

Fanti G., R. Maggiolo: “The double superficiality of the frontal image of the Turin Shroud” J. Opt. A 6, 491-503 (2004).

Fanti G., J. Botella, F. Crosilla, F. Lattarulo, N. Svensson, R. Schneider, A. Wanger: “List of evidences of the Turin Shroud” Atti dell’ International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro (ENEA, 2010a) pp. 67-75. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Fanti G., “Can corona discharge explain the body image of the Turin Shroud?” J. Imaging Science Technology 54 020508–020508-11 (2010b).

Fanti G., J. Botella, P. Di Lazzaro, R. Schneider, N. Svensson: “Microscopic and macroscopic characteristics of the Shroud of Turin image superficiality” J. Imaging Sci. Technol. 54, 040201-040201(8) (2010c).

Ferrero F., F. Testore, C. Tonin, R. Innocenti: “Surface degradation of linen textiles induced by laser treatment” AUTEX Research Journal 2, 109-114 (2002).

Garlaschelli L.: “Life-size Reproduction of the Shroud of Turin and its Image” J. Imaging Science Technology 54, 040301-040301(14) (2010).

Gilbert R., M. Gilbert: “Ultraviolet visible reflectance and fluorescence spectra of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1930-1936 (1980).

Heimburger T., G. Fanti: “A scientific comparison between the Turin Shroud and the first handmade whole copy” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro (ENEA, 2010) pp. 19-28. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Heller J., A. Adler: “A chemical investigation of the Shroud of Turin” Can. Soc. Forens. Sci. J. 14, 81-103 (1981).

Jackson J., E. Jumper, W. Ercoline: “Correlation of image intensity on the Turin Shroud with the 3-D structure of a human body shape” Applied Optics 23, 2244-2270 (1984).

Jackson J.: “Is the image on the Shroud due to a process heretofore unknown to modern science?” Shroud Spectrum International 34, 3-29 (1990).

Jumper E., W. Mottern: “Scientific Investigation of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1909-1912 (1980).

Jumper E., A. Adler, J. Jackson, S. Pellicori, J. Heller, and J. Druzik, “A comprehensive examination of the various stains and images on the Shroud of Turin”, Archaeological Chemistry III: ACS Advances in Chemistry 205, edito daJ.B. Lambert (American Chemical Society, Washington, 1984), pp. 447-476.

Mc Crone W.C.: “The Shroud image” The Microscope 48, 79-85 (2000).

Morris R., L. Schwalbe, J.R. London: “X-ray fluorescence investigation on the Shroud of Turin” X-Ray Spectrometry 9, 40-47 (1980).

Nicolotti A.: “I Templari e la Sindone. Storia di un falso” (Salerno ed., Roma 2011).

Pellicori S.: “Spectral properties of the Shroud of Turin” Applied Optics 19, 1913-1920 (1980).

Piana A.: “Missing years of the Holy Shroud” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI 2010, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 95-102. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Rogers R.: “Studies on the radiocarbon sample from the Shroud of Turin” Thermochimica Acta 425, 189-194 (2005).

Scavone D.: “Documenting the Shroud’s missing years”, Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI 2010, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 87-94. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete su www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

Schwalbe L., R. Rogers: “Physics and chemistry of the Shroud of Turin, a summary of the 1978 investigation” Analytica Chimica Acta 135, 3-49 (1982).

Van Haelst R.: “A critical review of the radiocarbon dating of the Shroud of Turin” Atti dell’International Workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos Images, IWSAI, edito da P. Di Lazzaro, (ENEA 2010) pp. 267-273. ISBN 978-88-8286-232-9, disponibile in rete alla pagina www.acheiropoietos.info/proceedings/proceedings.php

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Le scuole private fanno risparmiare 6 milioni di euro allo Stato

Le scuole private paritarie fanno risparmiare allo Stato quasi sei milioni di euro. Lo stabilisce una ricerca eseguita dal dipartimento di Scienze antropologiche della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Genova, sotto la guida della professoressa Luisa Ribolzi. Ed è anche l’opinione dell’Agesc, l’Associazione dei genitori delle scuole cattoliche, che chiedono più finanziamenti allo Stato perché comunque l’amministrazione pubblica ci guadagna.

Se lo Stato incentivasse il passaggio dalla pubblica alla paritaria con un bonus di 500 euro annui per studente risparmierebbe comunque perché quello studente costerebbe di meno che se continuasse a frequentare la scuola pubblica. Basterebbe soltanto guardare la differenza tra la spesa media dello Stato per uno studente del liceo pubblico, 7.147 euro, e la spesa dello Stato per uno studente che va alla paritaria: 51 euro.

Anche nella scuola d’infanzia c’è un grande risparmio: 5.828 € contro i 584 € per coloro che vanno alle paritarie. Nella scuola primaria si parla di 6.525€ contro gli 866€ e alle medie 7.232€ contro 106€. Senza le scuole paritarie lo Stato non riuscirebbe a sostenere il costo di tutti gli alunni e tantissimi studenti non potrebbero andare a scuola.

Lo Stato, sostengono i ricercatori di Genova, risparmierebbe il 20% se permettesse a quella percentuale di famiglie che non si può permettere di spostarsi nelle paritarie con un incentivo di circa 500 euro annui.

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L’umanista Tallis contro Dennett e Dawkins: «l’uomo non è riducibile all’animale»

Non è certamente un romanzo da ombrellone, né un libello per rilassarsi nei pigri martedì sera invernali; su questo, nessuna recensione sembra differire. Dopotutto, avrà pensato Tallis, “per salvare l’ateismo dagli atei”, non sarebbe potuto essere altrimenti.

“Aping Mankind: Neuromania, Darwinitis and the Misrepresentation of Humanity” (Acumen Publishing, 2011), è l’ultima fatica del filosofo, scrittore e gerontologo Raymond Tallis, il quale, da umanista secolare, indirizza la critica contro “l’asse Dennett/Dawkins, per il loro ottimismo pseudo-scientifico”.

Uno dei punti principali della critica riguarda “l’informazione”, fondamentale nella visione di Daniel Dennett e Richard Dawkins, separando nettamente tra informazione in senso informatico, inteso come entità matematicamente misurabile, e significato. Egli mostra che, negando l’unicità umana e riducendo al minimo le differenze tra gli esseri umani e gli animali a loro più vicini -attività preferita dalle filosofie anti-cristiane-, il biologismo travisa ciò che realmente siamo ed offre una descrizione grottescamente semplificata e perfino degradante dell’umanità, dalle conseguenze disastrose.

Pur di dimostrare che il cristianesimo ha torto nel ritenere l’uomo come creatura ad immagine e somiglianza di Dio, si arriva a falsificare la scienza per degradare l’umanità. Così dal vedere noi stessi come animali -continua l’umanista Tallis- si possono trovare ragioni per trattare gli altri come gli animali si trattano fra loro. In una critica devastante, Tallis dimostra l’eccessivo ottimismo per la capacità delle neuroscienze e della teoria evolutiva nello spiegare la coscienza umana, il comportamento, e dimostra che gli esseri umani sono infinitamente più interessante e complessi di quanto non appaiano nello specchio del biologismo.

Evidenziando gli errori di questi «scrittori di pop-science» -come definiti da Brown nella sua recensione-, si può incominciare a smettere di guardare alla coscienza come parte dell’attività neurologica. Continua Tallis: «il fallimento dei tentativi di spiegare la coscienza in termini di attività nervosa non è dovuto a limiti tecnici facilmente superabili, ma alla natura auto-contraddittoria del compito, di cui l’incapacità di spiegare la contemporanea unità e molteplicità della consapevolezza, l’avvio dell’azione, la costruzione del sé, il libero arbitrio, la presenza esplicita del passato (non ammessa in un sistema fisico; le sinapsi, in quanto strutture fisiche, lavorano solo a stati presenti) ecc. non sono che i sintomi». Il libro, oltre ad essere stato recensito sul TheGuardianè stato anche dettagliatamente commentato dal poeta e saggista cattolico Mark Signorelli.

Nicola Z.

 

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Francia: aumentano gli iscritti alle scuole cattoliche

L’insegnamento cattolico in Francia continua a far parlare di se’, con luci e ombre. Zone come la Vandea e il Morbihan sono caratterizzate infatti, seppur la tradizione dell’istruzione cattolica abbia radici antiche, da una forte perdita di posti di lavoro derivata dalla riduzione delle risorse economiche.

Ombre si diceva, ma anche luci; perché un incremento di tali dimensioni non si registrava da ben vent’anni. Mi riferisco all’aumento di iscritti alle scuole di primo e secondo grado e negli istituti agrari, che hanno registrato un incremento di ben 12.053 studenti in più rispetto all’anno scorso. Eric de Labarre, segretario generale di Enseignement Catholique commenta così il grande risultato ottenuto dall’istruzione cattolica francese: «Questi risultati sono una ricompensa. Sono dovuti soprattutto alla ridistribuzione delle risorse fra le circoscrizioni, anche all’interno dei dipartimenti, per ammortizzare la perdita di posti di lavoro». Problema, quello della perdita dei posti di lavoro, che ha addirittura costretto il sistema a respingere circa 3.000 – 4.000 domande di iscrizione e che purtroppo, si aggrava anno dopo anno.

De Labarre coglie anche l’occasione per sottolineare come nel 2011 si sia dovuta sacrificare l’accoglienza ai bambini con età inferiore ai 3 anni, nonché il fatto che si sia dovuto aumentare il numero di studenti per classe, problema questo in cui tutti ci perdono perché anche per i docenti lavorare diventa più difficile. E in Italia ne sappiamo qualcosa, purtroppo. Successivamente, citando dati risalenti al giugno scorso, il segretario fa anche notare come l’intero costo degli istituti privati sotto contratto con la collettività nazionale, considerando tutte le spese e le risorse, sia nettamente più basso di quello delle scuole pubbliche: 1300 euro al mese per studente all’anno negli istituti di primo grado e 750 euro in quelli di secondo grado.

Alla luce di questi dati Eric de Labarre non può che giudicare “ineguale e insufficiente” il finanziamento da parte delle collettività territoriali e locali. Devo necessariamente trovarmi d’accordo col segretario, soprattutto alla luce della nuova normativa che obbliga di mettere a norma gli istituti cattolici entro il 1 gennaio 2015, e per le varie iniziative avviate: delocalizzazione degli immobili e necessaria ristrutturazione. Poi, la rivoluzione: Einsegnement Catholique si occuperà della creazione di federazioni diocesane o interdiocesane che raggrupperanno persone fisiche o giuridiche proprietarie di beni immobiliari adibiti all’insegnamento e all’educazione cattolica. Il punto focale comunque, rimane sempre lo stesso: avviare una vera riforma del sistema educativo che vada finalmente a tutelare il bene comune, tant’è che lo stesso segretario generale annuncia la pubblicazione di un manifesto sull’educazione che fornirà gli orientamenti necessari e informerà sugli ostacoli da evitare. Del resto ha ragione de Labarre, non ridefinendo gli obiettivi della scuola si rischia di accentuare la crisi, che stavolta però, si riverserà sulla società non senza una riflessione di fondo.

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Sondaggio Gallup: crescono i giovani americani che vogliono valori tradizionali

Un recente sondaggio Gallup (8-11 settembre 2011) ha documentato un’impennata di giovani americani dai 18 ai 34 anni che desidera che il governo debba promuovere i “valori tradizionali”. Una cosa simile si è verificata in un sondaggio realizzato recentemente in Francia (cfr. Ultimissima 10/10/11)

In generale nel 2011 crescono del 3% (dal 43 al 46%) rispetto al 2010 coloro che non ritengono che il governo debba promuovere un sistema di valori, mentre quelli che desiderano che debbano essere promossi dalla politica i valori tradizionali calano del 5% (dal 53 al 48%).

Ma il dato interessante è che negli ultimi tre anni (dall’elezione del presidente Barack Obama) il trend nella fascia dei giovani è andato nella direzione opposta, ovvero è passato dal 38% del 2008 al 53% di oggi. I ricercatori del Gallup hanno quindi commentato: «i risultati mostrano un recente aumento di giovani che preferiscono far progredire i valori tradizionali. Normalmente le opinioni dei giovani sono all’avanguardia del cambiamento sociale»

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Piergiorgio Odifreddi difende i Black Bloc «hanno ragione loro!»

Ancora una volta Odifreddi prende la parola, e ancora una volta le odifreddure sono tante, questa volta molto gravi però. Nel suo penultimo articolo aveva invidiosamente criticato la vita di Steve Jobs, beccandosi una bella replica da “Il Fatto Quotidiano”: “Odifreddi da i numeri!”. Domenica invece, mentre il direttore di “Repubblica”, Ezio Mauro, commentava le manifestazioni di Roma definendole «scene terribili di una violenza che non sa nemmeno contro chi si rivolge», Piergiorgio Odifreddi esultava: «Le manifestazioni di ieri hanno mostrato che anche in Italia la rabbia sale. Con ragione, ovviamente». Dunque pieno appoggio da parte del noto militante anticlericale per la violenza dei Black bloc.

Mentre tutti stigmatizzano l’accaduto, Odifreddi in solitudine giustifica la devastazione di Roma. Era già accaduto qualcosa di simile all’inizio del mese: mentre tutti facevano notare come le recenti scoperte avvenute al Cern avrebbero potuto mettere in crisi la teoria della relatività di Einsten, lui sosteneva invece che la relatività di Einstein non prevede affatto che la velocità della luce non possa essere superata.  Tornando ai Black Bloc, secondo Odifreddi ci sono tutte le ragioni per protestare, «non c’è dunque da stupirsi che qualcuno si secchi e passi alle maniere forti. Semmai, da stupirsi c’è che siano pochi a farlo». Addirittura 500 balordi scatenati sono troppo pochi, secondo lui. La prossima volta dunque i violenti per non stupire Odifreddi dovranno essere molti di più.

Il matematico incontinente è ovviamente soddisfatto anche perché i suoi amici hanno devastato una Chiesa, spaccato un crocifisso e distrutto una statua della Madonna (già donata nuova dal Ceis). Piuttosto che con i Black Bloc se l’è presa con padre Federico Lombardi che ha osato parlare di «offesa alla sensibilità religiosa». Ha quindi concluso il suo articolo accusando preti e banchieri, ritenendoli responsabili degli scontri di Roma: «Le soluzioni sono difficili da trovare, e non è detto che ci siano. Ma una cosa è certa: senza i banchieri e i preti, le cui istanze sono autorevolmente rappresentate da Draghi e da padre Lombardi, magari potremmo anche trovarle. Fino a quando gli uni e gli altri saranno presenti, invece, la cosa sarà sicuramente molto più ardua, e forse risulterà semplicemente impossibile».

 

Qui sotto un esempio della furia dei Black Bloc giustificata da Odifreddi

 

Qui sotto i Black Bloc in azione in via Cavour, per Odifreddi «le manifestazioni di ieri hanno mostrato che anche in Italia la rabbia sale. Con ragione, ovviamente»

 

Qui sotto la Chiesa vandalizzata, Odifreddi afferma: «non è un’offesa alla sensibilità religiosa»

 

Qui sotto il momento preferito di Odifreddi: i Black Bloc distruggono la statua della Madonna

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Radicali smentiti: l’uso di Cannabis causa sintomi depressivi

Nel 1984 Marco Pannella, ospite a San Patrignano, auspicava che la droga «si potesse trovare al self-service» perché così «la cocaina sarebbe doc, l’eroina anche» (da La Repubblica, 28/8/1984, p. 14). Esattamente un anno fa i Radicali italiani parlavano di «persecuzione verso i consumatori di Cannabis» e invitavano i giovani drogati ad appoggiare «apertamente l’unica forza politica, quella radicale, che da trentacinque anni, dalla prima canna fumata da Marco Pannella davanti alle forze di polizia, tenta di porre nell’agenda politica la questione della legalizzazione di tutte le droghe. Al prossimo congresso di Radicali Italiani, a fine mese, a Chianciano, rilanceremo l’iniziativa antiproibizionista: cari fumatori di cannabis, rimarrete ancora una volta alla finestra?». Pochi mesi fa invece il Partito Radicale di Verona ha organizzato il “primo festival antiproibizionista”, a cui ha ovviamente partecipato ufficialmente anche l‘UAAR.

Tuttavia in questi giorni la rivista scientifica “Addiction Biology” ha pubblicato uno studio realizzato da Roy Otten del Behavioural Science Institute of Radboud University Nijmegen, il quale dimostra come il fumo di cannabis porta ad un aumento del rischio di sviluppare sintomi depressivi. La situazione più grave al mondo è quella olandese, area geografica molto famosa per diffuso laicismo (e legalizzazione dell’eutanasia), dove quasi il 30% dei 16enni ammette di aver fatto uso di cannabis e il 12% lo ha fatto nell’ultimo mese. Secondo la ricerca, oltre a peggiorare le prestazioni a scuola, l’uso di cannabis aumenta anche il rischio di sviluppare schizofrenia e psicosi.

L’effetto immediato di cannabis può essere piacevole e causa un’effimera sensazione di euforia, utile per sopportare meglio quei due minuti di un’esistenza che si considera arbitrariamente triste e senza senso. Basta osservare quali siano le categorie di persone che ne vogliono la legalizzazione. Tuttavia, nel lungo periodo gli studiosi osservano che l’uso di cannabis porta a gravi conseguenze.

A proposito di Radicali, segnaliamo la brutta disavventura capitata a Marco Pannella due giorni fa:

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Lo psicolgo Matt J. Rossano: «più studiamo l’evoluzione e meno appare casuale»

Parlare oggi di “ateismo scientifico” significa strappare un sorriso al proprio interlocutore. Tuttavia fino a pochi anni fa era una vera dottrina insegnata nelle migliori università dell’URSS e, come raccontano gli ex studenti (molti dei quali, oggi, convertiti), il tema principale era la casualità dell’evoluzione. Il paleontologo Stephen J. Gould parlò spesso di questa contingenza e dell’inesistenza di una direzionalità inerente: noi siamo «un piccolo ramoscello su un improbabile ramo di un contingente arto su un albero fortunato» (S.J. Gould, “Wonderful Life”, Norton & Company 1990, p. 291).

Per qualche anti-teista, la natura capricciosa dell’evoluzione sembrava rappresentare finalmente l’obiezione principale al cristianesimo, il quale mette l’uomo al centro, apice dell’opera creativa di Dio, il vero scopo della creazione stessa. Ancora oggi qualche neo-darwinista, debole rimasuglio del grande movimento filosofico/ideologico che nacque per divulgare il più possibile l’evoluzion-ismo, tenta di ragionare come Dio e sostiene che un Creatore non avrebbe mai scelto percorsi del genere per far apparire l’uomo.

Ma, come spiegava in Ultimissima 9/10/11 Michele Forastiere, le cose pare stiano mettendosi sempre peggio per gli amici neo-darwinisti. Lo ha spiegato su “Huffington Post”, il sito web più visitato al mondo, lo psicologo Matt J. Rossano, docente alla Southeastern Louisiana University ed esperto in psicologia evolutiva: «Sempre più spesso -dice l’evoluzionista-, la scienza sta dimostrando che il processo evolutivo ha fatto i conti con molti vincoli che limitano la sua possibilità e forzano i suoi percorsi».

Porta come esempio di questo il fenomeno della onnipresente convergenza evolutiva, cioè la tendenza per cui specie diverse che vivono nello stesso ambiente, sottoposte agli stessi stimoli ambientali, si evolvono sviluppando strutture o adattamenti molto simili. Come scrive il paleobiologo di Cambridge, Simon Conway Morris in “Life’s Solution” (Cambridge Press 2003), esiste solo un numero limitato di modalità con cui l’evoluzione può risolvere i problemi di adattamento posti dagli ecosistemi della terra. Di volta in volta, l’evoluzione si imbatte sempre nelle stesse caratteristiche di progettazione generale. A questo occorre aggiungere, secondo Rossano, l‘effetto Baldwin e i recenti risultati nel campo dell’epigenetica (chi vuole approfondire può farlo leggendo l’articolo originale), i quali -sommati agli effetti di convergenza- «sono solo alcuni dei meccanismi che servono come vincoli direzionali sui percorsi dell’evoluzione». La ha riconosciuto anche l’antropologo Melvin Konner: «Non ci sono intrinsechi fattori di guida nell’evoluzione, ma ci sono intrinsechi vincoli e canalizzazioni lungo i quali l’evoluzione è facilitata a procedere» (M. Kooner, “The Evolution of Childhood”, Harvard Press 2010).

Lo psicologo conclude dunque sottolineando come, naturalmente, «nessuno di questi fattori garantisce il nostro arrivo sul palco evolutivo. Essi, tuttavia, aumentano la probabilità che una creatura complessa, razionale, capace di intrattenere sia idee scientifiche e religiose possa emergere». E ancora: «Più comprendiamo evoluzione, meno sembra fondata la paura dei creazionisti o la dissoluzione di Dio cui bramano alcuni atei».

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Il filosofo Rémi Brague: «l’unica etica universale è quella cristiana»

Il prestigioso filosofo Rémi Brague, specialista in filosofia greca, medievale araba ed ebraica e docente presso la Sorbona di Parigi e la Ludwig Maximilian University di Monaco, ha scritto un articolo sul Cortile dei Gentili, l’iniziativa voluta dalla Chiesa per il dialogo con i non credenti (www.cortiledeigentili.com).

Il filosofo si è soffermato molto sul cristianesimo e il suo ruolo nel mondo e nella storia, il quale ha «la particolarità notevole di essere una religione che è solo una religione. Le altre religioni sono delle religioni e ogni volta qualcos’altro. Il buddismo, se è una religione – e alcuni preferiscono evitare il termine -, è una religione e una forma di saggezza, lo shintoismo è una religione e un legittimismo, il giudaismo è una religione e un popolo, l’islam è una religione e una legge. Il cristianesimo non è una legge. Nel cristianesimo, è netta la distinzione fra norme (fra cui diritto e morale) da una parte e religione dall’altra. Molto meno nelle altre religioni».

Non vi è un diritto cristiano, commenta Brague, «vi sono cristiani che producono del diritto e che cercano d’introdurvi il massimo di giustizia. Anche la cosiddetta “morale cristiana” non ha nulla di specificamente cristiano. Essa non è il folclore di una nazione particolare: è la morale comune». Il diritto romano, continua, «non è stato modificato profondamente dal cristianesimo. Quest’ultimo ha solo adattato certe disposizioni legali che urtavano i cristiani, i quali […] apportavano uno sguardo più acuto per discernere l’umanità laddove fino ad allora si faticava a scorgerla: nel bambino, nella donna, nello schiavo, nel barbaro, cioè il non greco (dal punto di vista dei Greci), nel “pagano” (dal punto di vista degli Ebrei)».

In questa pagina abbiamo elencato altre opinioni di importanti pensatori sul fondamentale contributo che ebbe il cristianesimo nell’affermazione della dignità di donne e bambini. Continua: «possiamo avere opinioni diverse sul modo in cui la Chiesa difende certe realtà incapaci di far valere da sole la loro umanità», come l’uomo all’inizio della vita (embrione e feto) o alla sua fine, ma -continua l’intellettuale- «è comunque importante comprendere che i cristiani di oggi non pretendono di fare nient’altro rispetto a quanto fecero i primi fra loro: rastrellare ciò che è umano in modo tanto esteso da essere sicuri di non lasciare nulla al di fuori».

Dopo aver riflettuto molto acutamente sul diritto naturale, conclude soffermandosi in modo molto interessante sui non credenti e sul ruolo della coscienza come «la voce di Dio in noi. Ascoltarla significa l’approdo del regno di Dio in una parte del mondo non molto grande, ma che ha il vantaggio di dipendere da noi, cioè noi stessi […]. E la coscienza parla pure, anzi talora più chiaramente, ad alcuni di coloro che non conoscono o non vogliono conoscere Dio. Perché? Mi piacerebbe rispondere formulando in proposito una regola: Dio non persegue mai il proprio tornaconto, neppure un proprio tornaconto simbolico, la gloria. Ricerca l’interesse delle sue creature. In particolare, non cerca di farsi conoscere per essere applaudito da una claque. Il Dio dei cristiani si fa conoscere unicamente quando ciò è necessario per la salvezza della sua creazione. Non c’è bisogno d’identificarlo come tale. Questo Dio agisce in tal modo secondo le regole della più elementare e forte cortesia umana. Se in una strada uno sconosciuto ci chiede il cammino, noi glielo indichiamo, senza sentire per questo il bisogno di presentarci». Così «per chi si crede capace di cavarsela da solo e rifiuta la Rivelazione, resta tutto il campo nel quale Dio, benché altrettanto presente, non ha bisogno di manifestarsi esplicitamente. Tutto il campo della ragione, dunque. Tutto ciò che è “davanti l’ingresso del Tempio”, tutto ciò che è – come vuole l’etimologia di quest’aggettivo – profano. Il Cortile dei gentili consiste proprio in questo».

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Il fisico Leonard Mlodinow: «scienza contro spiritualità è una falsa dicotomia»

La “Harvard Book Store” ha organizzato un dibattito pubblico tra lo scrittore e medico Deepak Chopra e il fisico Leonard Mlodinow, docente al California Institute of Technology e co-autore assieme a Stephen Hawking dei libri “La grande storia del tempo” e “The Grand Design”.

Durante l’incontro, moderato dal docente di teologia alla Harvard Divinity School, Harvey G. Cox Jr., è stato presentato il libro “War of the Worldviews: Science vs. Spirituality” (Harmony 2011), realizzato dai due relatori, all’interno del quale hanno affrontato questioni come la nascita dell’universo, il tempo, la vita e Dio.

Gli autori, si legge su Thecrimson.com, hanno fin da subito sottolineato la natura gratuita della scienza e della spiritualità, come pure l’importanza della loro coesistenza nel pensiero moderno. «Il libro è una discussione delle nostre visioni del mondo», ha detto Mlodinow all’inizio della dibattito. «La scienza contro la spiritualità è una falsa dicotomia».

I due relatori hanno convenuto che la scienza è la chiave dell’esistenza moderna, ma hanno anche riconosciuto che ci sono alcune questioni che solo la religione può affrontare. «La scienza non ha bisogno di evolvere e non ha bisogno di rispondere a queste domande», ha detto Mlodinow. «Non credo che la scienza in futuro debba cambiare le sue metodologie al fine di essere in grado di rispondere a queste domande». Mlodinow ha anche tracciato una linea tra le domande a cui la scienza non può rispondere e quelle a cui semplicemente non ha ancora trovato una risposta.

Il moderatore ha chiesto poi ad entrambi di definire la più forte differenza tra la scienza e la spiritualità nel modo di guardare il mondo. Per Mlodinow, la scienza si distingue per il metodo scientifico. Ha spiegato: «La scienza guarda il mondo definendo la sua verità, ma non riconoscendo la sua verità». Chopra ha invece sostenuto che il conflitto principale tra scienza e spiritualità sta nel ruolo della coscienza. Ha infatti spiegato che la scienza vede la coscienza umana come un sottoprodotto di altre forze, mentre la spiritualità vede la coscienza come una forza trainante dell’uomo.

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