I membri dell’UAAR gioiscono per la morte di don Verzé e dei cristiani in Nigeria

Così com’era accaduto nel settembre scorso per il vaticanista Giancarlo Zizola (cfr. Ultimissima 21/9/11), gli intolleranti membri e fans dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti hanno esultato e festeggiato per la morte di alcuni credenti, in particolare per il prete-manager don Verzé e per i cattolici nigeriani morti il giorno di Natale per un attentato terrorista. Per gli uaarini sono notizie liete, che danno senso alle loro giornate. La stessa redazione UAAR è complice e probabilmente concorda con questi sfoghi disumani, non solo perché i suoi responsabili sono tra i primi ad esultare (come vedremo), ma perché non interviene nella moderazione di nessun commento offensivo (al contrario di quelli che contengono la parola “uccr”, provare per credere!).

Il 31/12 l’UAAR ha pubblicato, in mezzo al gossip quotidiano sulle religioni, la notizia della morte di don Verzé.  Subito i suoi seguaci hanno espresso non solo legittime critiche sul suo controverso operato all’interno del San Raffaele, ma hanno pubblicato pareri decisamente “poco cristiani” (in tutti i sensi, ovviamente), gioendo per la morte di un credente e ancor di più di un sacerdote (seppur sospeso dalla Chiesa dagli anni ’70) . L’utente “Luigi” è andato subito dritto al punto: «Uno in meno,ma TROPPI ne devono morire di questi in***i!». L’utente “Nicola” ha subito replicato entusiasta: «non mi copiare la mia preghiera della sera!», mentre l’utente “San Dokan” ha risposto, non certo rammaricandosi, ma concedendo un’altra via d’uscita: «Beh, non devono neanche per forza morire, basta perlomeno che si facciano gli affaracci loro». Il giorno prima aveva invece appoggiato pienamente l’operato del capo-chierichetti dell’UAAR di Bologna, Roberto Grendene. L’utente “Whichgood” , prima di insultare gratuitamente i cattolici che commentano abitualmente sul sito, ha scritto: «Mi dispiace soltanto che non abbia fatto neanche un solo giorno di galera», solo pochi giorni fa si complimentava per le iniziative della “sua” UAAR.  Tamarey, poco tempo fa mostrava tutto il suo attivismo da uaarino/a militante, e alla notizia non si è trattenuto/a: «è morto don verzé….SAMBA!». Anche l’utente Arnaldo ha voluto festeggiare postando il link ad un video di Youtube di musica brasiliana. Dalla rarità del nome si ipotizza che possa essere Arnaldo Demetrio, responsabile del Gruppo Atheia e collaboratore dell’UAAR. L’utente “civis romanus sum” non si è lasciato scappare la notizia: «Come augurio PER UN BUON ANNO! Ne dovrebbero morire ancora a migliaia di suoi simili per pensare il nostro paese finalmente libero e migliore». Tempo fa ostentava il suo orgoglio di essere ateo. La redazione UAAR non solo non è voluta intervenire per difendere per lo meno il rispetto verso una persona defunta, ma ha a sua volta festeggiato della morte di un uomo attraverso FloraSol Accursio, membro dello staff delle Ultimissime UAAR, impiegata milanese, iscritta all’UAAR dal 2008, la quale si è espressa così: «il 2012 inizia con un Gran Corrotto in meno. Prima buona notizia».

Ma gli uaarini non si sono ovviamente trattenuti nemmeno per la strage di cattolici in Nigeria, avvenuta proprio il giorno di Natale. In queste ore sono annunciati nuovi attacchi verso i cristiani del Sud della Nigeria, e l’utente uaarino “Francesco” ha scritto: «I terroristi hanno fatto un bel regalo di natale al Vaticano e ai sottosviluppati che gli corrono dietro». Non manca ovviamente di citare la “civilizzazione laica” che impedirebbe queste azioni in Occidente. L’utente “ateopisano” si è mostrato stranamente rammaricato, non ovviamente per le vittime però: «Non so esattamente come stanno le cose in Nigeria. Quello che mi dispiace è che delle vittime di un fondamentalismo religioso vengono strumentalizzate qui in Italia». Altri ironizzano così: “Regolamento di conti tra gangs rivali”. Otto Permille ha riflettuto: «Cristini e mussulmani. Speriamo che prima o poi si eliminino a vicenda». Stranamente qualcuno che per lo meno recita la parte del dispiaciuto c’è questa volta, mentre pochi altri lo sono realmente, come ad esempio l’utente cesareTS, il quale legge i commenti e si chiede perplesso: «Ma vi rendete conto che i commenti fino ad ora sono una strumentalizzazione stucchevole? Essere atei forse ammette di avere disprezzo per la vita dei credenti?». Guarda caso è l’unico utente non credente frequentemente in disaccordo con le notiziole da gossip pubblicate dall’UAAR e spesso in litigio con i devoti uaarini, ai quali dice: «attaccare sempre i credenti in modo derisorio e offensivo è inutile e dannoso per la causa atea», scatenando così le loro ire.

Ricordando la complicità diretta (FloraSol Accursio) e indiretta (nessuna moderazione) dell’associazione UAAR per queste forme di disprezzo verso persone che sono credenti in Dio, ci domandiamo se la società civile sia disposta ad accettare una setta fondamentalista di questo tipo, augurandoci che i tanti “cesareTS” si impegnino a sollevare il livello della cultura laica, salvandola innanzitutto dalle sue frange più estreme.

AGGIORNAMENTO 4/01/11
Il segretario dell’UAAR, Raffaele Carcano, in seguito a questo articolo, avendo riconosciuto la responsabilità diretta di un membro del suo staff, ovvero Florasol Accursio, ha pensato bene di rendere offline la pagina in cui vengono elencati tutti i propri collaboratori. Se si provasse infatti a cliccare sul collegamento ipertestuale inserito qui sopra alla frase: “responsabile del sito web UAAR”, si verrebbe indirizzati verso un’altra pagina, per la precisione una Ultimissima UAAR del 14 agosto 2006 intitolata: “Stafford (Texas): troppe chiese, cosa fare per limitarle?”. Tuttavia lo screenshot qui sotto (immagine a sinistra), catturato da Google, e la cache dello stesso motore di ricerca (immagine a destra con evidenziate le “parole chiave” utilizzate per la ricerca) dimostrano sia l’esistenza della pagina che l’UAAR ha voluto nascondere, sia la presenza del nome della Accursio (FloraSol Accursio. Milanese, impiegata. Iscritta all’UAAR dal 2008 ecc…), la quale avendo la lettera iniziale del cognome corrispondente alla prima lettera dell’alfabeto, risulta essere in cima all’elenco dei collaboratori. Complimenti a Carcano per l’astuzia!

 

 

 

 

 

 

 

 

AGGIORNAMENTO 11/02/13
Florasol Accursio ci ha comunicato che si è sempre espressa a titolo personale e mai a nome dell’associazione, inoltre non è mai stata responsabile dell’UAAR. Il suo compito come membro dello “Staff delle Ultimissime UAAR” era quello di reperire notizie interessanti e segnalarle alla redazione, a volte anche riassumendole, per poi essere pubblicate.

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Vittorio Messori risponde alla gaffe di Odifreddi su Lourdes

È dello scorso 18 dicembre l’articolo, comparso sul “Corriere della Sera”, di Vittorio Messori in cui il giornalista segnala alla pubblica attenzione un’ennesima gaffe di Piergiorgio Odifreddi, di cui tanto si è già parlato in questo sito per gli argomenti più disparati.

Questa volta, ci informa Messori, il matematico avrebbe dimostrato il suo essere “cultore dell’ideologismo” nella prefazione del recente libro “Lourdes – i dossier sconosciuti” di Luigi Garlaschetti. Bernadette, questo afferma Odifreddi, «era imbeccata dal parroco». Un’accusa certamente molto grave e significativa, se solo fosse coadiuvata dai fatti. E proprio sui fatti si concentra l’articolo di Messori: «Ecco, dunque, la gabbia del pregiudizio contro i fatti, quelli ricostruiti da decine di storici con scialo di documenti inoppugnabili, dai quali risulta in modo certissimo che Bernadette conobbe il parroco, il tempestoso Peyramale, solo il 2 marzo, dopo la tredicesima apparizione».

Già a questo punto risulta indubbio che la tesi del matematico sia insostenibile, ma c’è altro. Continua il Messori: «Riferendo impaurita il messaggio di Aquerò, «quella là», la piccola ne ricavò una scenata e fu cacciata fuori dalla canonica assieme alle due zie in lacrime, con minaccia di negare la comunione». Non solo, quindi, la ragazzina non poteva essere «imbeccata dal parroco», perché non lo conosceva, ma per di più lo stesso parroco non volle credere, in un primo momento, alle parole della ragazza. «Solo dopo quattro anni di indagini serrate lo scetticismo della Gerarchia fu vinto, riconoscendo la verità di quanto Bernadette riferiva. I preti, insomma», -continua Messori- «si arresero all’evidenza dei fatti. Cosa che non vuol fare il matematico piemontese: il suo schema ha deciso che Lourdes non può, non deve essere credibile. Checché ne dica la storia, quella autentica, non le dicerie da Bar Sport di sempre».

Ne approfittiamo per segnalare un altro interessante articolo di Messori, pubblicato poco prima di Natale sempre sul “Corriere della Sera“, in cui descrive alcune delle varie “enigmatiche coincidenze” (date, in particolare) che legano le apparizioni, questa volta di Fatima,  a numerosi eventi storici.

Michele Silvi

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Messico: torna la libertà religiosa, abbandonato il laicismo di Stato

Anche in Paesi dove non è ufficialmente presente il “laicismo di Stato”, di fatto però si impedisce la presenza religiosa nella società. Tuttavia la Camera dei deputati messicana ha approvato recentemente la riforma dell’articolo 24 della costituzione stabilendo così che ogni cittadino messicano avrà ora il “diritto di partecipare individualmente o in modo collettivo, sia in pubblico sia in privato, alle cerimonie, agli atti di devozione e agli atti di ciascun culto, purché non rappresentino un delitto o siano castigati dalla legge”. Ora le organizzazioni religiose, ad esempio, non saranno più escluse dalle concessioni radiofoniche e televisive e le cerimonie potranno essere trasmesse dai mezzi di comunicazione.

In precedenza non era così, infatti le modifiche apportate nel 1992 impedivano la diffusione pubblica di atti religiosi senza l’autorizzazione del ministero dell’Interno, relegandoli esclusivamente nelle Chiese. E’ probabile che questo sia il primo passo che porterà anche alla possibilità di poter insegnare la religione nelle scuole. Il secolo attuale corrisponde sempre più al pensiero dei teorici della post-secolarizzazione e del “ritorno religioso” nella società. Dal laicismo alla vera laicità.

I partiti della sinistra messicana (Prd e Pt) hanno cercato di fermare la modifica denunciando che essa violerebbe la laicità dello stato, ma in realtà l’unica cosa che queste modifiche fanno è di permettere una reale libertà religiosa che, come ha affermato don Manuel Corral, portavoce della Conferenza episcopale messicana, è un ingrediente essenziale della “vita democratica”. E’ recente anche l’annuncio del viaggio apostolico del Papa, prima della prossima Pasqua, in Messico e a Cuba.

Davide Galati

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Importante studio: «l’aborto aumenta dell’81% il rischio di malattie mentali»

Sulle conseguenze mentali e fisiche dell’aborto indotto è in corso una vera e propria battaglia a suon di ricerche scientifiche, come accade per tutte le tematiche politicamente rilevanti. Tuttavia ci sono, come sempre, studi e posizioni guidate da ideologia e politica e studi di alta qualità e correttezza metodologica.

Un esempio calzante di tutto questo lo si è verificato nel 2006, dopo la pubblicazione di un importante studio sul Journal of Child Psychology and Psychiatry dove è stato rilevato che le donne sotto i 25 anni che avevano avuto un aborto indotto presentavano un alto tasso di rischio di avere problemi di salute mentale (42%) tra cui depressione, ansia, comportamenti suicidi e disturbi da abuso di alcool (50%) e sostanze illecite (67%) rispetto a coloro che non erano mai state in gravidanza (21%) e di coloro che avevano proseguito la gravidanza (35%). L’American Psychological Association, schierata politicamente come sempre, ha subito scritto un comunicato dicendo:  «l’APA nel 1969 ha adottato la posizione che l’aborto dovrebbe essere un diritto civile. Per i sostenitori pro-choice gli effetti sulla salute mentale non sono rilevanti per il contesto giuridico di argomenti per limitare l’accesso all’aborto». Il Dr Fergusson, psicologo ed epidemiologo (dichiaratamente “non credente” e “pro-choice”), ha a sua volta risposto su diversi quotidiani dicendo: «avremmo potuto non trovare quello che abbiamo trovato, ma lo abbiamo trovato e non si può essere intellettualmente onesti e pubblicare solo i risultati che ti piacciono […]. Sarebbe stato “scientificamente irresponsabile” non pubblicare i risultati solo perché sono così critici». Ha poi aggiunto che il lavoro è stato rifiutato da un certo numero di riviste, «è molto insolito per noi. Normalmente il lavoro viene accettato al primo tentativo», ha concluso ironizzando anche sulle pressioni e critiche ideologiche che gli sono piovute addosso. Un’esperienza molto simile a quella accaduta al biostatistico Alessandro Giuliani in campo biologico. Evidentemente non c’è davvero libertà di ricerca.

Indipendentemente dai comunicati dell’Apa (guidata dai soliti 200 soci, come ha spiegato l’ex presidente Cummings) nel 2008 uno studio sistematico pubblicato su Contraception (rivista americana considerata abbastanza schierata in versione pro-choice) ha valutato tutti gli articoli incentrati sulla potenziale associazione tra aborto e salute mentale pubblicati tra il 1 gennaio 1989 e 1 agosto 2008. E’ risultato evidente che gli studi di scarsa qualità e metodologia più difettosa erano quelli che negavano l’esistenza di un legame (mentre quelli di alta qualità hanno scoperto una connessione tra aborto e peggiore salute mentale).  Sempre nel 2008 il British Journal of Psychiatry ha pubblicato uno studio longitudinale durato 30 anni dal quale è emerso che le donne che avevano avuto aborti presentavano tassi di disturbi mentali del 30% in più.  

Quattro mesi fa sempre la stessa rivista ha presentato un nuovo studio, ad oggi la più grande stima quantitativa dei rischi per la salute mentale associati all’aborto disponibili nella letteratura mondiale. Il campione della metanalisi ha compreso 22 studi e 877.181 partecipanti.  Il risultato è perentorio: le donne che hanno subito un aborto presentano un rischio maggiore dell’81% di avere problemi di salute mentale, e quasi il 10% di incidenza di problemi di salute mentale ha dimostrato di essere direttamente attribuibile all’aborto. I ricercatori si augurano che queste informazioni vengano fornite alle donne in procinto di abortire. La ricerca ha così confermato decine e decine di studi precedenti, in gran parte presentati in questa pagina.

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Una lettura dell’ateismo contemporaneo da parte del filosofo Pessina

Di certo, fino a qualche anno fa, l’ateismo si presentava colto e pragmaticamente indifferente, oggi invece, si assiste ad un doppio cambiamento. Il primo mutamento che va sottolineato è sicuramente come ai giorni nostri si ricorra un po’ banalmente al neodarwinismo o alle neuroscienze per tentare di estrapolare delle motivazioni per negare l’esistenza di Dio. Il secondo cambiamento invece, riguarda il tentativo di far sembrare l’ateismo come portatore di una moralità nuova.

A sottolineare queste nuove caratteristiche ci pensa il filosofo Adriano Pessina, docente presso la Cattolica di Milano, in un articolo sull’Osservatore Romano. Egli precisa anche che: “La nuova apologetica dell’ateismo privilegia il riferimento alle scienze empiriche per giustificare la tesi per cui senza Dio si può vivere moralmente bene e, anzi, si può e si deve prendere nelle proprie mani il futuro di un’evoluzione che finora è stata, per così dire, cieca, ma che ora potrà finalmente essere governata dal progetto umano emancipato dalle pastoie di divieti ancestrali formulati sotto l’autorità divina”.

Un nuovo ateismo, dunque, che gioca sulla cattiva comprensione della questione di Dio come Creatore e che manifesta un po’ di inquietudine quando promuove un‘illusoria rassicurazione dell’uomo con la possibilità per gestire la vita manipolandola a suo piacimento. E’ un chiaro segno di un’avvertita consapevolezza della posta in gioco, cioè del significato ultimo dell’esistenza e del senso stesso dell’intera realtà. Il nuovo ateismo, continua il filosofo, deve suscitare nei cristiani una voglia ancora maggiore di affermare “le ragioni di un credere che è capace di ridare di nuovo forma a un sapere sull’esistenza di Dio in grado di plasmare il senso dell’ethos umano, per troppo tempo coltivato dentro un’autonomia incapace di cogliere la portata epocale della sfida pratica e teorica che l’uomo stesso ha plasmato con le sue mani”. C’è l’esigenza di trovare criteri etici che non siano puramente arbitrari e soggettivi: e l’ateismo militante vorrebbe porsi proprio come questo orizzonte ultimo di senso, in grado di giustificare il discorso etico su una vera e propria metafisica dell’immanenza e perciò della negazione di Dio.

Chiude magistralmente Pessina: «Agli argomenti della nuova apologetica dell’ateismo, che di fatto è tutt’altro che post-metafisica, si può e si deve rispondere, confidando nelle grandi risorse di cui proprio la ragione umana, salvata dall’evento dell’Incarnazione, dispone. Dopo il periodo del pensiero debole, delle identità fluide, si ripropone, nello spazio pubblico della cultura, la questione della serietà dell’esistenza nel suo necessario radicarsi con o contro Dio».

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Studio USA: figli di genitori lesbiche più propensi ad essere bisessuali e omosessuali

Uno studio prospettico sulle coppie dello stesso sesso indica chiaramente che le figlie 17enni di madre lesbiche, concepite mediante inseminazione, sono più propense a segnalare a loro volta un comportamento omosessuale e ad identificarsi come bisessuali, rispetto alle figlie di genitori eterosessuali. La ricerca è apparsa questo mese su “Archives of Sexual Behavior”, rivista peer-reviewed sulla sessuologia. Non si sono rilevate maggiori minacce di molestie, al contrario di tanti altri studi,  tuttavia queste ragazze hanno anche più probabilità, rispetto alle figlie di coppie eterosessuali, di partecipare ad attività sessuali con persone dello stesso sesso (15,1% contro il 5,1%). Per quanto riguarda i figli maschi, il 2,7% si è auto-valutato nello spettro bisessuale e il 5,4% come prevalentemente/esclusivamente omosessuale. Inoltre erano significativamente più anziani al momento del primo contatto eterosessuale rispetto ai loro coetanei. Lo studio ha anche sottolineato come il tasso di scioglimento del rapporto parentale è stato significativamente più alto nelle coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali.

Questi risultati si aggiungono a un crescente corpo di letteratura che suggerisce con evidenza che i bambini di genitori gay e lesbiche sono più inclini, rispetto ai loro coetanei, ad essere attratti dallo stesso sesso ed avere un comportamento sessuale tra persone dello stesso sesso. Nel 2010 lo ha stabilito uno studio pubblicato sul “Journal of Biosocial Science”, dimostrando che i genitori gay e lesbiche hanno più probabilità di crescere figli e figlie gay, lesbiche, bisessuali o incerti (come orientamento sessuale). La percentuale di questi varia tra il 16% e il 57%. In particolare la statistica anche in questo caso era prevalente in caso di coppie lesbiche. La ricerca ha confermato così i risultati apparsi nel 2007 , sempre sul “Journal of biosociali Science”, dove si evidenziava come l’orientamento omosessuale dei genitori influenzava significativamente quello dei figli. Sempre nel 2007, ad esempio, su “Perspectives on Psychological Science” si mostravano i risultati di studi tra donne omosessuali tra i 16 e i 23 anni, le quali, nel corso di 10 anni, per due terzi avevano cambiato la loro etichetta sessuale (“omosessuale”, “eterosessuale”, “bisessuale”) almeno una volta, e un quarto di esse aveva cambiato la propria identità sessuale più di una volta, mostrando dunque parecchia confusione e incertezza.

Inutile fare un elenco infinito. Segnaliamo infine uno dei più famosi (perché stranamente ha catturato l’attenzione dei media), realizzato nel 2001 da docenti di sociologia presso la University of Southern California, i quali hanno a loro volta dimostrato come i figli di genitori dello stesso sesso presentano differenze significative rispetto a quelli cresciuti da coppie eterosessuali: una percentuale maggiore dice di aver sperimentato l’intimità sessuale con un partner dello stesso sesso e le ragazze allevate da lesbiche hanno anche maggiori probabilità di essere avventurose sessualmente. Ma la questione davvero scottante che hanno rilevato i ricercatori su “American Sociological Review” è che decine di studi sui bambini cresciuti da genitori omosessuali sono stati appositamente male interpretati per ragioni politiche in modo da non attirare le ire degli attivisti omosessuali o incoraggiare la retorica anti-gay. Si è voluto minimizzare appositamente le differenze, come ha confermato David Murray del “Statistical Assessment Service”, il quale asserisce a sua volta che la maggior parte della ricerca sulla genitorialità omosessuale è politicamente contaminata: «Abbiamo permesso la politicizzazione di questo tema per erodere la nostra capacità di vedere con chiarezza e decidere in modo efficace le questioni di politica. E’ tutta una questione di politicizzazione della comunità accademica»

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Spagna, fallito “l’aborto libero”: aumentano le interruzioni di gravidanza

Dal 2010 gli aborti in Spagna ritornano a crescere (dopo una “speranzosa” diminuzione del 2009): il trend negativo è del 1,3%. Eppure i teorici della liberalizzazione, entrata in vigore nel luglio 2010, assicuravano che l'”aborto facile” avrebbe ridotto i numeri.

Nel 2008-2009 si assisteva ad una diminuzione, con 110 mila gravidanze interrotte volontariamente, dati alla mano del Ministero della Sanità spagnolo, le 2010 sono state 113 mila. Il 60% delle donne erano single ed avevano meno di 29 anni; il 46% non ha mai avuto un figlio. Ancora una volta, dalle false assicurazioni dei promotori socialisti che sostenevano la necessità di un aborto più facile, meno restrittivo e meno burocratico, ai fatti che purtroppo attestano un’altra realtà. Gli aborti aumentano, attestando così un fallimento della riforma che li aveva “liberalizzati”.

Su El Pais appare un’altra statistica su “la vendita della pillola del giorno dopo”, che da quanto riportato è aumentata dell’83% nel 2010. Ciò è avvenuto poiché il farmaco si può liberamente acquistare nelle farmacie e sono pochi coloro che si rivolgono agli ospedali o consultori. Doppio fallimento.

Ma nonostante tutto, con l’arrivo al governo del Pp qualcuno spera che le cose possano cambiare. Ad esempio nelle comunità delle Baleari sono stati recentemente eliminati dal bilancio 2012 i 540 mila euro (pubblici!) destinati a finanziare gli aborti nelle cliniche private. In sintesi si può affermare che una politica di liberalizzazione applicata a temi (così delicati) spesso provoca un risultato opposto, creando una mentalità cosiddetta “aperta” che produce nelle persone un meccanismo di accettazione. Una tematica così profonda diventa un bene di consumo e a sua volta prodotto di business (cliniche private), mettendo da parte la vita rimossa: dimenticata dallo Stato e dai genitori.

Domenico Campo

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Nuova ricerca mette luce sui rischi della fecondazione in vitro

fecondazione assistitaOgniqualvolta la scienza si spinge troppo oltre nei confronti della natura, qualcosa non torna. Sembra questa la morale che esce fuori dalla recente ricerca condotta dal Dipartimento materno­-infantile del Policlinico universitario «Le Scotte» di Siena che ha posto in evidenza come i danni cerebrali avvengano più frequentemente nei bambini nati dalla fecondazione in vitro che negli altri.

Lo studio, coordinato dal neonatologo Carlo Valerio Bellieni, e condotto dai primari Franco Bagnoli e Giuseppe Buonocore e dai relativi staff, pubblicata sulla rivista ‘Minerva Pediatrica’ e ripresa dal quotidiano ‘Avvenire’, si è basato sui nati del triennio 2004-2006 al Policlinico; un campione di 3810 bambini, 180 dei quali (4,7%) concepiti con fecondazione in vitro. Tra le due popolazioni di riferimento esaminate sono emerse differenze sul peso alla nascita, sull’età gestazionale e sull’età materna. “In particolare 3025 grammi nei nati naturalmente rispetto ai 2620 dei nati dopo fecondazione in vitro; 38,8 settimane di gestazione rispetto alle 36,5; 32,6 anni delle madri rispetto ai 35,7. Per quanto riguarda i danni cerebrali, sono risultati presenti in 4 bambini da fecondazione in vitro (2,2%) e in 23 (0,63%) di quelli nati da concepimento naturale.”

Sulle cause gli studiosi ipotizzano: «Può essere dovuto alle gravidanze multiple, spesso associate ai trattamenti di fecondazione in vitro e alla conseguente prematurità, un fattore di rischio ben noto per il danno cerebrale». Tuttavia, aggiungono, i dati mostrano che anche nel caso di nascite singole e non gemellari, il rischio è maggiore nella popolazione nata da FIVET.
I ricercatori, che seguiranno i bambini per ottenere un follow-up dei dati rilevati, concludono: «Nei bambini nati da fecondazione in vitro, il danno cerebrale avviene più frequentemente che nel resto della popolazione. Questo è probabilmente dovuto a una maggiore frequenza di prematurità e di basso peso nella popolazione di nati da fecondazione in vitro. È opportuno parlare anche di questo con i genitori perché prendano una decisione informata».

Nicola Z.

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Recensione del libro: “Eros greco e Amore cristiano”

Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Marco Fasol, docente di Storia e Filosofia presso un liceo classico e scientifico di Verona. E’ autore di Il Codice svelato. Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica (Fede e Cultura 2006) e I vangeli di Giuda. Le verità nascoste dei vangeli apocrifi(Fede e Cultura 2007). L’autore offre qui sotto una presentazione del suo nuovo libro: Eros greco e amore cristiano (Fede e Cultura 2011)

 

di Marco Fasol*
*docente di storia e filosofia

 

Come possiamo spiegare all’uomo d’oggi, ai giovani in particolare, che il cristianesimo viene da Dio? Questa è la domanda da cui sono partito per scrivere questo libro. Ne ho parlato tante volte a scuola con gli studenti ed ho visto che l’argomento più importante per la maggior parte di loro era proprio quello del nuovo modo di amare portato dal cristianesimo. Forse proprio la rivelazione centrale del Vangelo, quella sul primato dell’amore di Dio e del prossimo, è la prova più convincente dell’origine divina della nostra fede.

Perché? Perché l’amore cristiano è così sconvolgente e diverso dalle nostre aspettative e concezioni umane, che non può venire da un uomo. E’ così controcorrente da sembrare quasi impossibile, ad una prima analisi. Per spiegare questa affermazione ho iniziato il discorso presentando l’amore dell’umanità pre-cristiana, che ha il suo vertice nell’eros greco. Il mondo greco ha descritto magnificamente, soprattutto nell’arte poetica e nella riflessione filosofica platonica, quella forza potentissima che ci porta all’innamoramento, che ci entusiasma e ci fa desiderare la persona amata. La prima parte del saggio riporta le pagine bellissime della poesia greca e dei dialoghi platonici sull’eros, non senza trascurare le considerazioni filosofiche di Aristotele e delle filosofie ellenistiche. A questo punto ho iniziato a descrivere la novità portata dall’amore cristiano che, pur innestandosi nella natura umana con tutto il suo carico di passione, introduce tuttavia una nuova prospettiva. Al punto che in tutti gli scritti del Nuovo Testamento non viene mai utilizzato il termine eros, sostituito con il termine “agape” , molto frequente nei vangeli e scelto per indicare un nuovo concetto. L’agape denota infatti un sentimento donativo, altruistico, capace di sacrificarsi per la realizzazione dell’altro e disponibile al perdono.

Quell’attrazione per la bellezza che caratterizzava l’eros, viene rivestita di uno scopo che non è più solo egocentrico, ma si estende al desiderio di servire l’altro o l’altra, riempiendo così non solo il proprio vuoto interiore, ma anche quello altrui. L’agape diventa dunque un servire, un donarsi per la piena realizzazione dell’altra o dell’altro. E la rivelazione ancora più sconvolgente è che Dio stesso è Agape, è la fonte di questo amore donativo, al punto che viene invocato come Padre nostro, come Colui che ci dona la vita e ci ha inviato il Figlio per servirci. I racconti delle parabole e la preghiera qualificante del cristiano diventano il tema centrale del Nuovo Testamento. La rivelazione della Paternità di Dio ha segnato l’irruzione nella storia di questa “agape” che ha sconvolto la prospettiva delle nostre relazioni affettive, sostituendo il dominio e l’asservimento con il servizio e il rispetto della pari dignità dell’altro. Questa novità non si configura tuttavia come un’eliminazione dell’eros. Quest’ultimo viene riconosciuto ugualmente come una forza della natura che ci permette di realizzare noi stessi. E’ l’inizio dell’amore. L’agape cristiana ne estende le finalità, intese come servizio o donazione altruistica. Senza questa finalità, l’eros scivolava facilmente nel dominio e nel possesso egocentrico. La storia antica è piena di questi deragliamenti. Eros ed agape non sono separati e disgiunti, ma si fondono insieme nelle nostre scelte quotidiane e concorrono alla costruzione della nostra personalità. Sono come due sorgenti che confluiscono nella corrente sempre nuova della vita di ciascuno.

La parte conclusiva permetterà al lettore di verificare, alla prova della storia, come la nuova prospettiva si sia diffusa nei primi secoli del cristianesimo ed abbia a poco a poco trasformato l’impero romano e poi, lungo i secoli, tutta la civiltà occidentale. La ricerca storica più recente ha permesso di appurare come nonostante le persecuzioni di tre secoli, il cristianesimo si sia affermato come vincente anche per questa nuova visione dell’amore, capace di unire alla dimensione dell’eros anche quella donativa ed altruistica di servizio a chi si trova nel bisogno. Questa nuova solidarietà verso i più deboli, soprattutto nei momenti drammatici delle epidemie, carestie e guerre, ha segnato la differenza tra vecchio e nuovo. Proprio l’agape, la solidarietà fraterna, anche a rischio del contagio, ha permesso ai cristiani di sopravvivere in misura molto più consistente alle epidemie, rispetto ai pagani. A ciò si devono aggiungere, per spiegare il progressivo trionfo del cristianesimo, altri aspetti importantissimi dell’amore cristiano: la valorizzazione della donna, la difesa dei diritti dell’infanzia, la liberazione dalla violenza dello schiavismo e dei giochi gladiatori, l’affermazione della dignità infinita di ogni essere umano. Il Cristianesimo ha restituito così alla nostra civiltà il suo volto veramente umano.

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E’ più felice chi celebra l’originale significato cristiano del Natale!

La redazione desidera inviare i migliori auguri di un S. Natale a tutti i lettori e alle loro famiglie, ricordando in modo un po’ originale una ricerca svolta nel dicembre 2003 da ricercatori dell’Università di Warwick, secondo i cui risultati «coloro che celebrano l’originale significato cristiano del Natale sono, nel complesso, più felici di quelli che celebrano le feste natalizie nel pieno spirito del materialismo e del consumismo», o di coloro che vogliono trasformarla in una  “festa delle luci”. 

Questo è l’augurio che facciamo, innanzitutto a noi stessi, ed è lo stesso che ha voluto fare Benedetto XVI pochi giorni fa, ovvero di andare al significato originale dei segni esteriori, le luci e i regali, per «celebrare un Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano». Festeggiare il Natale non è il ricordo di un evento passato, ma esso «rinnova la certezza che Dio è realmente presente in mezzo a noi, è vicino a noi. E noi possiamo incontrarlo oggi, in un presente che non ha tramonto».

 

Qui sotto un “Flash Mob” avvenuto a Redondo Beach (California) il 18/12/11, paradigmatico di come andrebbe vissuto il Natale: in mezzo ai bagliori e alla foga consumistica di un centro commerciale, un canto introduce l’arrivo di un Bimbo davanti al quale non si può che interrompere tutto, rimanere in silenzio e inginocchiarsi.

 
L’aggiornamento del nostro sito web verrà sospeso dal 24 al 27 dicembre e dal 31 al 2 gennaio 2011. Auguri a tutti!
 

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