Regno Unito: maggioranza di medici contrario a eutanasia e suicidio assistito

Indipendentemente dalla forte pressione di una certa area culturale, i medici inglesi respingono fortemente l’eutanasia e il suicidio assistito. In Ultimissima 23/3/11 si parlava dell’80% di oppositori tra gli specialisti della salute che vivono in un’area sociale fortemente esposta a ideologie radicali ed esasperatamente pro-death.

La rivista “Palliative Medicine” ha pubblicato recentemente uno studio nel quale i ricercatori hanno valutato tutti gli articoli scientifici pubblicati tra gennaio 1990 e aprile 2010, confermando che i medici del Regno Unito si oppongono all’introduzione sia di AVE (eutanasia volontaria) che PAS (suicidio assistito) nella maggior parte di essi. Lo stesso risultato è stato dato nel 2009, dove è risultato anche che gli specialisti in medicina palliativa erano quelli più fortemente contrari.

E’ bene sapere che la maggioranza dei medici rimane coerente con la propria etica professionale e con il Giuramento d’Ippocrate che recita espressamente: «Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo», e nella versione moderna: «Giuro di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze».

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Sondaggio Gallup: Benedetto XVI è lo “straniero” più ammirato negli USA

Benedetto XVI, oltre ad essere la 5° persona più influente del mondo (cfr. Ultimissima 29/8/11), nonostante sia l’unico a non avere un esercito e a governare il più piccolo stato indipendente del mondo, è anche lo “straniero” più ammirato e popolare del 2011 tra gli americani.

Lo stabilisce la graduatoria redatta dal quotidiano statunitense UsaToday in collaborazione con Gallup Poll, che ha voluto stabilire chi fosse il personaggio più ammirato degli USA. Benedetto XVI si è piazzato all’ottavo posto, dietro a 7 americani come Obama, gli ex presidenti George W. Bush e Bill Clinton. Alle spalle del pontefice si trova invece il fondatore della Microsoft Bill Gates. Una identica classifica è stata realizzata per la “donna più popolare”.

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Spagna: enorme successo per il libro di R. Cohen sugli ex-omosessuali

L’omosessualità non è da considerarsi in alcun modo una malattia e non c’è interesse a sostenere una precisa e specifica risorsa terapeutica per gli omosessuali che vogliano farsi aiutare nel riordinare la loro identità sessuale. Altra cosa invece è valorizzare la loro libertà nel poter farlo, nel chiedere aiuto ad un terapista.  Si pontifica l’autodeterminazione della persona in ogni contesto bioetico, ma nell’omosessualità sarebbe un sacrilegio. Pare davvero una violazione di un loro diritto quello di impedire questa richiesta, criminalizzando inoltre i tantissimi psichiatri che si mettono a disposizione, al di là delle dichiarazione meramente politiche delle varie associazioni. D’altra parte questo è riconosciuto perfino da alcuni attivisti omosessuali, come Doug Haldeman che in un meeting organizzato dall‘American Psychological Association, ha affermato in merito a coloro che intendono modificare la propria omosessualità: «abbiamo il diritto di negare un trattamento individuale che può aiutare la persona omosessuale ad adattarsi nel modo in cui ha deciso sia giusto per lui? No, direi che non lo abbiamo» (Haldeman, D., “Gay rights, patients’ rights: the implementation of sexual orientation conversion therapy”, paper presented at the meeting of the American Psychological Association, Washington, D. C., August 2000).

Della stessa idea è lo psicoterapeuta Richard A. Cohen, lui stesso ex-gay. Cohen si considera un pro-choice dell’omosessualità: «Se qualcuno vuole vivere una vita gay deve essere rispettato. Se qualcuno vuole cambiare e uscire da questa condizione ha anch’egli bisogno di essere rispettato. Fateci praticare la tolleranza vera, la reale diversità e uguaglianza per tutti».  Lo psicoterapeuta, come riportavamo in Ultimissima 11/2/11, ha pubblicato in Italia il libro Riscoprirsi normali – Comprendere e guarire l’omosessualità (Uomini Nuovi 2010).  Nel libro non si parla affatto di malattia, ma piuttosto di guarigione da ferite emotive. In Spagna, in particolare, il libro sembra avere avuto un enorme successo. Le agenzie riportano che l’editore “Libros Libres” sta ricevendo «una valanga di ordini da parte di librerie e clienti». Così «stiamo iniziando a lavorare ad una nuova edizione al fine di soddisfare la domanda». Viene anche rivelato il contenuto del libro, ovvero la descrizione dettagliata del lavoro degli ultimi venti anni di Cohen, il quale «ha aiutato migliaia di uomini e donne che, facendo uso della loro libertà, hanno desiderato cambiare dall’omosessualità all’eterosessualità». L’editore spiega anche di stare ricevendo il sostegno di molte persone omosessuali che «non si sentono rappresentati dalla comunità gay e non condividono la loro intolleranza verso altri punti di vista».

Infatti, di pari passo al successo del volume, cresce la solita violenza e pretesa della lobby omosessuale nel voler togliere tutte le copie dagli scaffali delle librerie. Queste normali iniziative dei militanti della “gayzzazione occidentale”, fanno tornare alla mente la sfida che l’attivista omosessuale Michael Swift fece alla società eterosessuale: «Noi sodomizzeremo i vostri figli, emblemi della vostra mascolinità debole, dei sogni superficiali e delle vostre bugie volgari. I vostri figli devono diventare i nostri servi per la nostra offerta. Loro verranno ricreati a nostra immagine. Verranno a desiderarci e ad adorarci. Tutte le chiese che ci condanneranno verranno chiuse. I nostri santi dèi sono maschi giovani e attraenti. Aderiamo al culto della bellezza, morale ed estetica, tutto ciò che è brutto, volgare e banale verrà distrutto. Dal momento che non saremo più alienati dalla classe media delle convenzioni eterosessuali noi saremo liberi di vivere la nostra vita secondo i dettami della pura immaginazione. Per noi, il troppo non è sufficiente» (citato da F. York, C. McIlhenny e D. McIlhenny in “When the Wicked Seize a City”, Huntington House Publishers, 1993, pp. 212-213).

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Tristezza e contraddizioni per il “tempio laico” di Marta Vincenzi…

Il Sindaco di Genova, Marta Vincenzi, avrebbe dovuto dimettersi o per lo meno scusarsi. Questo hanno urlato per giorni i cittadini dopo che ha deciso di mantenere comunque aperte le scuole in occasione del recente terribile alluvione che ha colpito la città, aumentando così il numero di vittime. I gruppi Facebook contro di lei aumentano costantemente, come questo e questo.
La Vincenzi, che non brilla di idee geniali, ha anche avuto la grande pensata di far organizzare nel 2011 a Genova la celebre “Giornata Internazionale della Laicità”, organizzata da UAAR e dall’European Humanist Federation. Ha partecipato in prima persona, intervenendo a salutare i relatori. Un vero e proprio flop, come abbiamo spiegato in Ultimissima 9/05/11.  Ma il sindaco laicista non si è persa d’animo e ha buttato via 275.000 euro per realizzare un classico scimmiottamento religioso in versione laicista, ovvero un “tempio laico” nel cimitero di Staglieno, come è descritto da Monica Mondo.

Innanzitutto un intreccio di contraddizioni: «Tempio, laico. I due termini stanno male insieme, perché i templi nascono sulle fondamenta di una fede, e la parola “laico” contrapposta a religione deriva da un’errata interpretazione semantica. Laico è chiunque non indossi una veste da prete, o da suora, e dunque in ogni cimitero c’è una fossa di terra per tutti i laici, ben più numerosi dei chierici. L’unico tempio ideologicamente innalzato contro il Cristianesimo e la Chiesa è quello voluto alla Dea Ragione durante il Terrore francese. La storia insegna quali frutti di convivenza e dialogo abbia portato». E ancora: «Chi pensa che la morte sia la fine di tutto, coraggiosamente non ha bisogno di templi e cerimonie. Sparge i suoi resti al vento, al mare, regala le sue ossa al ciclo eterno della natura». E’ un’azione tutta simbolica dunque, in sequela alla moda della multietnicoculturalreligiosità: «E’ vero che Genova detiene il primato italiano della denatalità, e tanto vale occuparsi dei morti. Per un sindaco che doveva dimettersi, la signora Vincenti di iniziative ne sa prendere, soprattutto se provocatorie», commenta la giornalista. Restando probabilmente vuoto, come vuota era la sala durante la presentazione, è stato già annunciato che il “Tempio della spiritualità laica” verrà usato per mostre e convegni.

La cosa simpatica è che al prefabbricato, spacciato per “tempio laico”, sono state installate finestre che irradiano una luce a forma di croce, «per rifarsi a simboli che comunque appartengono alla nostra cultura, e guarda caso, inaugurato il giorno di Natale. Non bastavano le tante croci su cui hanno pianto, pregato, sperato i devoti genovesi. Non bastava, per tutti, la luce del sole che illumina il cielo, sopra tutti quanti, i giusti e gli ingiusti, i religiosi e i non credenti». I laicisti ci offrono oggi un monumento al Nulla, proprio come i pagani.

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I fisici dell’ENEA su Ra3: «La Sindone non è riproducibile»

Torniamo a parlare di Sindone, dopo che il Centro Ricerche ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha pubblicato un resoconto ufficiale degli studi effettuati con la più avanzata tecnologia disponibile per tentare di riprodurre l’immagine. Il dott. Paolo Di Lazzaro, fisico e primo ricercatore presso il Centro di Frascati, aveva pubblicato proprio su questo sito una sintesi di quello che da pochi giorni è divenuto un vero e proprio documento scientifico. Lo scienziato, assieme a due suoi collaboratori, Daniele Murra e Antonino Santoni, sono stati ospiti due giorni fa della trasmissione televisiva Geo Scienza condotta da Marco Castellazzi su Raitre per presentare il loro lavoro. Il dott. Di Lazzaro ha ripetuto le sue conclusioni: oggi la scienza non è in grado di replicare l’immagine sindonica, tuttavia attraverso un irraggiamento di un tessuto di lino tramite impulsi laser eccimero, al Centro ENEA ci si è significativamente avvicinati. Ma essa rimane comunque un mistero.

 

Qui sotto il video della trasmissione, pubblicato anche sul nostro canale Youtube

 

DATAZIONE AL RADIOCARBONIO. Come si vede, il dott. Di Lazzaro -nonostante l’ENEA non si sia occupata di questo- ha anche risposto ad una domanda sulla datazione al radiocarbonio, sostenendo giustamente che si tratta di un metodo generalmente affidabile anche se nel caso della Sindone i risultati possono essere stati inquinati da diverse contaminazioni. Questo fatto è stato riconosciuto Willard Frank Libby, l’inventore della tecnica della datazione al radiocarbonio, il quale ha definito la sacra Sindone un reperto poco adatto al modo di datazione da lui inventato. Harry Gove, il principale portavoce e coordinatore degli scienziati per la datazione della Sindone, ha mostrato in uno studio scientifico seri dubbi sulla datazione medioevale della Sindone, all’inizio sostenuta da lui con convinzione. E infatti il chimico Raymond N. Rogers, considerato uno dei maggiori esperti a livello internazionale in analisi termica, ha individuato proprio nella zona in cui è stato prelevato il campione per la datazione del 1988, delle inserzioni di rammendo invisibile con filo di cotone, probabilmente di origine medioevale. Ha quindi affermato: «La data emersa dall’esame al radiocarbonio non è da considerarsi valida per determinare la vera età della Sindone».  Anche il responsabile di uno dei laboratori in cui è stata realizzata la datazione, Christopher Ramsey di Oxford, ha affermato in un comunicato ufficiale del 2008 che «Ci sono un sacco di altre prove che suggerisce a molti che la Sindone è più vecchia della data rilevata al radiocarbonio».

Per quello che può valere, la inattendibilità della datazione è stata perfino riconosciuta dal leader dell’ateismo scientifico, Richard Dawkins, ma l’ultima parola in ordine cronologico è toccata alla Società Italiana di Statistica, i cui ricercatori hanno confermato le conclusioni di alcuni studiosi della “Sapienza” di Roma (Livia De Giovanni e Pierluigi Conti), rilevando errori di calcolo e la modificazione di alcuni dati per arrivare al livello di attendibilità dall’1 al 5%, ovvero la soglia minima per poter presentare l’esame scientificamente. Hanno così concluso: «le datazioni che sono state prodotte dai 3 laboratori non possono essere considerate come provenienti da un’unica ignota grandezza ed è quindi probabile la presenza di una contaminazione ambientale nel pezzetto di stoffa analizzato che ha agito in modo non uniforme, ma in modo lineare, aggiungendo un effetto sistematico non trascurabile. Se l’effetto sistematico evidenziato dalle datazioni dei tre laboratori si trasferisse direttamente sulla Sindone per tutta la sua lunghezza si potrebbe, per una lunghezza di circa 4 metri, ipotizzare una variazione di due decine di millenni nel futuro, partendo da una data del bordo risalente al primo millennio d.C.». A starnazzare sulla validità della datazione è quindi rimasto soltanto il povero Antonio Lombatti, ma si sa che l’ideologia è dura a morire.

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Il filosofo Hoerster: «amici atei addio, preferisco Benedetto XVI a voi scimmie»

Sono passati solo pochi mesi dalla visita di Benedetto XVI al Bundestag tedesco e pare proprio che le conseguenze positive di questa visita possano prendere la via di quelle succedute al viaggio nel Regno Unito. Nel nostro apposito dossier abbiamo raccolto alcune di queste prime reazioni positive, ma poco prima di Natale ne è avvenuta un’altra. Si tratta della decisione di un “ateo di ferro”, il filosofo Norbert Hoerster, già professore di Filosofia del Diritto e sociale presso l’università di Mainz, di abbandonare la solita combriccola di “invas-atei” dedicata al mago esoterico Giordano Bruno. Ma è la motivazione ad avere creato un putiferio in Germania, ovvero l’adesione al pensiero di Benedetto XVI abbinata alla critica verso l’idea di illuminismo, la violenza del «nuovo ateismo», l’evoluzionismo di Dawkins (e non più di Darwin), la stupidità di certe dichiarazioni dell’associazione razionalista e anche di certe manifestazioni con i soliti pupazzi di suore e preti.

Il filosofo ha voluto scrivere un articolo su uno dei più prestigiosi quotidiani tedeschi, il “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, in cui si legge: «Non c’è bisogno di essere un veneratore del Papa per trovare criticabile il fatto che Schmidt-Salomon (il presidente dell’associazione Giordano Bruno) dichiari che questo Papa sia da condurre “davanti a un tribunale internazionale” e che abbia “un influsso disastroso sulla politica mondiale”. Quanto sia fuorviante questa posizione è chiaro anche in virtù di una frase pubblicata su internet dalla stessa Fondazione, secondo la quale il Papa sarebbe “un uomo che istiga milioni di uomini in tutto il mondo a rapporti sessuali non protetti provocando effetti mortali”. Esiste forse qualcosa che lo attesti? Nel Catechismo della Chiesa cattolica si dice che “l’atto sessuale può avvenire esclusivamente nel matrimonio” e questa è anche la posizione del Papa. Non saprei dire a quanti milioni di effetti mortali può aver portato finora l’atto sessuale consumato all’interno del matrimonio». Una lucidità di pensiero ormai decisamente rara nella cultura razionalista.

Ovviamente non manca l’affondo contro Richard Dawkins: «Per quale motivo la teoria darwiniana dell’evoluzione, presupposta la sua giustezza, confuterebbe la fede in Dio? Ciò che quella teoria confuta è soltanto (volendo prenderlo alla lettera) il racconto biblico della creazione. Le teorie evolutive non potrebbero essere legate a un intelligente principio ordinativo del mondo o essere addirittura il risultato di un cosciente atto creativo? Perché il mondo è programmato al punto tale che la vita segue proprio le leggi dell’evoluzione? Non è forse presuntuoso attendersi che una sola branca della scienza offra una spiegazione esaustiva della vita? Un pensatore che si consideri un filosofo come Schmidt-Salomon, indicato dalla stampa come il “capo degli atei di Germania”, proprio in nome dell’illuminismo dovrebbe affrontare la filosofia della religione in maniera un po’ più approfondita». Insomma, anche il Pierpippo Odifreddi tedesco non sembra essere un tipo molto sveglio.

Infine Hoerster percepisce benissimo il tentativo disperato dell’ateismo militante moderno di eguagliare l’animale all’uomo attraverso l’ideologia dei diritti degli animali e la presunta somiglianza tra la scimmia e l’uomo, con lo scopo di annullare la straordinarietà e unicità dell’essere umano. L’unica etica promossa da loro è quella che deriva dall’osservazione del mondo animale: «Non vedo perché le ricerche sul fenomeno dell’omosessualità nel contesto animale abbiano una rilevanza minima circa la questione se lo Stato possa vietare un simile comportamento tra gli uomini. E non credo che un uomo, anche non del tutto ragionevole, potrà mai far dipendere, per esempio, la sua posizione rispetto al divorzio da quanto frequentemente accada lo stesso comportamento nel contesto delle diverse specie di scimmie. A proposito di scimmie. Trovo fuorviante il fatto che ci si adoperi con veemenza affinché vengano riconosciuti dallo Stato ai cosiddetti ominidi i tipici diritti umani fondamentali. Le scimmie non hanno bisogno, per esempio, di alcun diritto in tema di libertà religiosa. Non necessitano neppure del diritto alla vita. Per Schmidt-Salomon & Co. un uomo è nient’altro che “il parente prossimo degli scimpanzé”. Devo ammettere che quando leggo la Critica della ragion pura di Kant, oppure ascolto il secondo atto del Tristano e Isotta di Wagner mi risulta difficile capire quanto sostenuto da Schmidt-Salomon».

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L’aborto indotto aumenta il rischio di isterectomia e sanguinamento vaginale

Non solo l’aborto è la soppressione di una vita umana innocente, ma è anche profondamente nocivo per la salute della donna. Lo dimostrano infiniti studi, come quelli concentrati sulla cosiddetta Sindrome Post Abortion, il più importante di tutti pubblicato proprio recentemente.

Verso fine dicembre 2011 è stato dimostrato sulla rivista “Acta et Obstetricia Gynecologica Scandinavica” un legame tra un aborto indotto precedentemente e l’aumento del rischio di isterectomia post-partum. Il tasso di rischio aumenta in caso di presenza di placenta previa, anch’essa dovuta in gran parte a causa di un precedente aborto, come dimostrano questi studi.

Sempre nel mese scorso, la rivista “Contraception” ha pubblicato uno studio basato su 4.931 donne che hanno abortito con la RU486 (ovvero con lo steroide mifepristone).  Queste sono state messe a confronto con 4.925 donne senza una storia di aborto indotto e 4.800 donne con un precedente aborto chirurgico e le hanno seguite durante la gravidanza e il parto. Le donne con un precedente aborto farmacologico (RU486) avevano un più alto rischio di sanguinamento vaginale rispetto a coloro che non avevano mai abortito. Il rischio era tuttavia simile a coloro che avevano un precedente aborto chirurgico. 

La scienza continua a dimostrare che interrompere una gravidanza significa uccidere un essere umano e aggravare la propria salute psico-fisica.

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Il Nobel Carlo Rubbia: «l’unicità della vita umana proviene da un atto creativo»

Il fisico Carlo Rubbia è il penultimo italiano ad aver vinto il Premio Nobel (1984), scienziato dotato di grande prestigio a livello internazionale, già direttore del CERN, dell’ENEA di Frascati, socio onorario dell’Accademia Nazionale dei Lincei, della National Academy of Sciences americana, della Royal Society, della Pontificia Accademia delle Scienze e di tante altre accademie.

Rubbia, assieme a Bombieri, è anche uno degli scienziati più disprezzati da Piergiorgio Odifreddi. Il motivo è semplice: «Carlo Rubbia mi pare che sia cattolico, Enrico Bombieri, medaglia Fields, è cattolico e va a messa», scrive a pag. 122 di “Perché Dio non esiste” (Aliberti 2010). Il Nobel italiano è in realtà uno dei grandi esempi di come un’altissima conoscenza scientifica possa contribuire ad una riflessione esistenziale molto profonda. Ha detto in passato, ad esempio: «Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un “caso”, di scontri tra “forze” come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale» (citato in C. Fiore, “Scienza e fede”, elledici, Leumann (TO) 1986, p. 23).

Poco prima di Natale ha partecipato ad un convegno organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, guidata da un altro Premio Nobel, il biologo Werner Arber. Rubbia ha proposto una bellissima relazione intitolata dal quotidiano Liberal così: La vita sulla Terra ha un solo Padre. Citiamo alcuni passaggi: «Con alta precisione, oggi vediamo che il cosmo è straordinariamente unico, caratterizzato dal valore ½° =1. La natura dell’universo non è dunque casuale, essa è il risultato di un evento unico e straordinario, possibile solamente per questo valore […]. Grazie a potentissimi anelli di collisione tra fasci di altissima energia, è possibile ripetere le fasi iniziali dell’evoluzione della materia cosmica, con la creazione nel laboratorio di tutta una serie di straordinari fenomeni che ci permettono di esplorare le condizioni dell’Universo fino a qualche miliardesimo di secondo dopo il big-bang. Anche a questi incredibili istanti, la creazione iniziale era già un fatto compiuto. L’uomo di scienza non può non sentirsi umile, commosso ed affascinato di fronte a questo immenso atto creativo, così perfetto e così immenso e generato nella sua integralità a tempi così brevi dall’inizio dello spazio e del tempo. Vanno ricordate le fasi successive di questa immensa trasformazione a partire dalla creazione fino al giorno d’oggi. L’universo si è evoluto in maniera unitaria e coerente, come se fosse un unico tutto. Ricordiamo a questo proposito le parole della Genesi, dove si dice: “Dio pose le costellazioni nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona”».

Rubbia passa poi a tratteggiare «un altro successivo immenso evento», ovvero «la creazione della vita […] Una delle più importanti conquiste della scienza moderna è quella che le leggi della fisica e conseguentemente il comportamento della materia sono invarianti nello spazio e nel tempo. Esse sono dimostrabilmente le stesse a miliardi di anni luce da noi e miliardi di anni fa. Ciò è facilmente comprensibile se si pensa che oggi sappiamo che le leggi fondamentali della fisica sono state per così dire inscritte nelle proprietà “geometriche” dello spazio, ancorché vuoto e quindi prescindono dalla materia fisica in esso eventualmente contenuta. La materia che costituisce l’Universo quindi esprime per così dire il suo “libero arbitrio”, all’interno di strette regole definite apriori, che preesistono alla sua creazione e successiva evoluzione». Il Premio Nobel intende anche sfatare «un’impressione, e cioè il fatto che essendo senza dubbio la Terra solamente un pianeta su tanti possibili in cui condizioni idonee per la vita si sono realizzate, la probabilità di un tale evento sia necessariamente elevata: in realtà questo ragionamento non è valido. Anche se questo fosse un fenomeno unico nell’universo, per definizione esso è avvenuto sulla nostra terra». Tuttavia «è perfettamente concepibile che si costruisca pian piano, come del resto comprovato per gli elementi più semplici, da qualche parte nelle immensità dell’Universo anche la struttura chimica della prima cellula vivente. Va ricordato che nelle sue forme più elementari, tuttavia capaci di riprodursi, la vita abbisogna di un numero relativamente limitato, da alcune decine ad alcune centinaia di migliaia di atomi. Va inoltre ricordato che grazie alla presenza della forte affinità chimica, questo non è puramente una roulette, in quanto elementi più complessi (proteine) sono costruibili a partire da componenti, da “mattoni” più semplici, già pre-costituiti».

Il celebre fisico parla anche dell’evoluzione della vita, «fortemente influenzata dalle condizioni specifiche al nostro pianeta. Ad esempio le transizioni tra grandi periodi geologici, caratterizzati da forme profondamente diverse di vita, come ad esempio il Giurassico, il Cambiano ecc. sembrano essere state determinate da eventi catastrofici e dalle immense estinzioni delle specie prodotte. La fine dei dinosauri e il passaggio ai mammiferi fu un passo evolutivo importante, per cui fu determinante il cambiamento climatico, probabilmente conseguente all’impatto di una meteorite sulla penisola dello Yucatan e del conseguente temporaneo periodo di oscurità e di freddo durato alcuni anni con conseguente estinzione delle specie meno preparate a subire questo straordinario shock climatico, che apparentemente eliminò tutte le specie di dimensioni più grandi di alcuni centimetri e specialmente quelle al momento più evolute e quindi più fragili. È quindi evidente che su di un altro ipotetico pianeta, pur assumendo una simile “partenza” probabilistica, è completamente improbabile che la forma di vita risultante sia, per così dire, la copia-carbone di quella su terra. Tutto ciò depone a favore a due fatti importanti: che l’evoluzione della vita segue una linea precisa a partire molto probabilmente da un unico e singolo fatto iniziale, il primo DNA da cui è conseguita tutta l’evoluzione, motivata da tutta una serie di eventi esterni fa sì che essa abbia una grandissima specificità che rende probabilmente unica la vita su terra, come noi la intendiamo. Oggi sappiamo che l’uomo rappresenta uno degli ultimi anelli della vita. Ciononostante la struttura dettagliata del DNA umano è solo leggermente diversa da quella degli altri esseri viventi. È questa una differenza morfologicamente piccola in sé, ma enormemente diversa per quanto riguarda le sue conseguenze. L’uomo è quindi strutturalmente fondamentalmente diverso dalle altre specie animali conosciute. Ha caratteristiche che lo contraddistinguono profondamente e in maniera unica».

Il fisico conclude il suo intervento augurandosi che la scienza scopra l’esistenza di altra vita nell’immenso universo. «Ma la scoperta di una eventuale vita extra-terrestre, con tutte le somiglianze e diversità rispetto alla nostra», continua, «arricchiranno ancora di più l’unicità dell’uomo in tutti i suoi aspetti e ci aiuteranno a meglio percepire e apprezzare gli immensi patrimoni di umanità e di saggezza che abbiamo ricevuto e di cui dobbiamo fare il più prezioso utilizzo, così ben ricordato in quella meravigliosa immagine dell’uomo con il dito puntato verso il Creatore nel fantastico affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina».

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Documentario dà voce ai figli dei donatori di sperma: «è una sofferenza per noi!»

Alana Stewart è una dei 30.000-60.000 concepiti ogni anno negli Stati Uniti attraverso la donazione di sperma. Ma è anche una delle tante voci critiche di questa pratica, che lei chiama “l’atto violento di acquisto e di vendita di un bambino”. Parla per esperienza diretta. La sua storia, presente nel prossimo documentario “Anonymous Father’s Day”, sta diventando sempre più comune. Molti dei bambini concepiti con la donazione di sperma ora sono adulti, e alcuni di loro si sono pronunciati fortemente contrari a questa disumana pratica che li ha portati in esistenza. Le loro storie stanno rivelando che l’esperienza di essere un bambino concepito da un donatore non è quello che molti sostenitori della tecnologia vorrebbero.

Vorrebbero essere emersi dopo un atto di amore di un uomo sposato con la loro madre, e non da quell’individuo che ha prodotto in solitudine il liquido seminale in una banca dello sperma, prima di andarsene con in tasca un assegno di $ 75.  Jennifer Lahl, regista del documentario citato, ha affermato che ha voluto dare voce a persone come Alana, le cui preoccupazioni sono troppo spesso trascurate in un dibattito che ha profonde implicazioni per la loro vita e identità. Per lei la tecnologia riproduttiva ha prodotto un senso di abbandono da parte del suo padre biologico e una relazione malferma con l’uomo che l’ha allevata. L’altra storia che viene raccontata è quella di Barry Stevens, il quale credeva che suo padre fosse davvero il padre biologico fino a quando, assieme alla sorella, ha «avuto la sensazione che lui non si sentiva veramente mio padre», spiega Stevens. Questo ha prodotto anche in lui una forte cristi d’identità. Una pubblicazione dello scorso anno della Commission on Parenthood’s Future, ha intervistato giovani adulti concepiti attraverso la donazione di sperma, confrontando le loro risposte con quelle di coetanei allevati da genitori adottivi e genitori biologici. Lo studio ha trovato che il 43% di loro (come il 15% dei bambini adottati e il 6% dei figli di genitori biologici) concorda con l’affermazione: “mi sento confuso su chi faccia davvero parte della mia famiglia e chi no”. Inoltre, il 48% dei discendenti di donatori, paragonati al 19% dei bambini adottati, è d’accordo su questa frase: “quando vedo amici con i loro padri e madri biologici, mi sento afflitto”. Lo studio ha inoltre trovato una correlazione tra il concepimento da donazione di sperma e il fallimento del matrimonio: il 27% dei genitori di bambini “donati” sono divorziati rispetto al 14% dei genitori di bambini adottati.

Alana Stewart spiega che il rivolgersi ad un donatore di sperma o ovuli per concepire un bambino, può essere la dimostrazione di un atteggiamento “materialistico”: «Sono persone che trovano difficile accettare di non poter avere qualcosa e spesso mettono i propri bisogni prima di quelli degli altri (cioè il loro bisogno di avere un bambino prima del bisogno del loro bambino di avere un “suo” padre/madre), e queste personalità spesso falliscono nel matrimonio». Stewart ha fondato un sito web, anonymousus.org, il quale offre un forum e un supporto. Il regista Lahl dice invece di sperare che il film faciliti una riflessione generale. C’è bisogno di esaminare le “implicazioni politiche”, proprio negli Stati Uniti deve «se hai i soldi puoi pagare il medico e il laboratorio per fare tutto quello che vuoi».

Emiliano Amico

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Nel Medioevo la Chiesa cattolica si oppose al razzismo verso gli ebrei

Nel 1300 l’Europa fu invasa dalla peste nera che seminò morti senza precedenti: quasi il 70% della popolazione e nella maggior parte degli uomini comparvero dubbi e paura. Questo consenti di galoppare e restaurare una paura contro gli Ebrei, i quali vennero accusati di avvelenare i pozzi, di essere in qualche modo la causa di questo disastro. Così spiega in un articolo Francesco Agnoli su “La Bussola Quotidiana”di fronte ad un disastro, rintracciare un colpevole, un capro espiatorio, serve a fornire una “spiegazione” all’accaduto. Questo presunto “colpevole” cambiava da nazione a nazione , da epoca a epoca. In Spagna si diffuse la voce che gli avvelenatori erano, per lo più, i musulmani; in Francia gli inglesi; altrove e in altre occasioni, i lebbrosi, oppure gli “stranieri poveri”, considerati potenziali portatori di malattie e così via… Nella Atene del V secolo, anch’essa colpita dalla peste, Tucidide racconta che furono gli spartani ad essere sotto accusa.

Per quanto riguarda gli ebrei, il luogo dove costoro furono identificati maggiormente come colpevoli, o comunque dove subirono le angherie peggiori, furono alcune aree germaniche, in particolare la regione lungo il fiume Reno. Secondo Rodney Stark (in “Un unico vero Dio”, Lindau 2009) ciò è connesso alla “prevalente debolezza sia della Chiesa che dello Stato in quella regione”. Infatti, proprio in queste zone sia i vertici laici che quelli religiosi con insistenza tentarono di frenare ed impedire che “le folle uccidessero gli ebrei”, ma se i principi, in quei luoghi, erano deboli, anche la Chiesa lo era, vista la “concentrazione di movimenti eretici cristiani nelle stesse comunità renane”. Nella Francia meridionale, invece, Clemente VI “interpose a loro difesa (degli ebrei, ndr) la sua autorità pontificia, e con bolla del 4 luglio 1348 vietò di ascrivere agli ebrei delitti immaginari o toccarne vita o sostanze prima di sentenza del legittimo giudice”. Il Pontefice dovette nuovamente intervenire il 26 settembre con un’altra bolla, in cui spiegava che gli ebrei morivano di peste esattamente come gli altri, e che la peste si era diffusa anche laddove non vi erano comunità ebraiche. Inoltre “ordinava a tutti i vescovi di pubblicare nelle chiese una sentenza di scomunica contro coloro che li molestassero, in qualunque modo ciò fosse”.  Gli storici William Naphy e Andrew Spicer, nel loro “La peste in Europa” (Il Mulino 2006), aggiungono che “molti eminenti uomini di chiesa condannarono questi attacchi ispirandosi agli insegnamenti di sant’Agostino di Ippona, per il quale gli ebrei dovevano essere tollerati in quanto parte essenziale della storia cosmica del cristianesimo”. Ma se in alcuni posti ebbero ascolto, in altri, soprattutto nelle regioni del Reno, non fu così. Non è un caso che le autorità civili e religiose fallirono laddove pullulavano i movimenti ereticali, portatori di una specifica visione non solo religiosa, ma anche politica e sociale.

Gli eretici medievali si scagliarono pesantemente anche contro cattolici e sacerdoti, come spiega G. Fourquin nel suo “Le sommosse popolari nel Medioevo” (Mursia 1976). Norman Cohn, ne “I fanatici dell’Apocalisse”, ricorda che eresiarchi tedeschi, per lo più millenaristi fanatici, erano “nemici intransigenti della Chiesa, decisi non solo a condannare il clero, ma anche a respingere completamente la sua pretesa di autorità soprannaturale”. Per questo non di rado tiravano giù dal pulpito ecclesiastici e predicatori, per bruciarli sul rogo o per lapidarli: “Gli ebrei non erano comunque i soli a venire uccisi: molti membri del clero perirono per mano delle orde escatologicamente ispirate”, continua Cohn. Lo stesso Martin Lutero, proprio come gli eretici renani, affiancò alla polemica contro la Chiesa cattolica, quella contro gli ebrei. Nel 1543, pubblicò un testo, “Degli ebrei e delle loro menzogne”, in cui, insieme ad un duro attacco alla Chiesa romana e agli italiani, definiva gli ebrei “disperati, cattivi, velenosi e diabolici”, “velenose, aspre, vendicative, perfide serpi, assassini e figli del demonio” e invitava, tra le altre gentilezze, a “dar fuoco alle loro sinagoghe o scuole”, a “distruggere e smantellare anche le loro case”, a cacciarli come “cani rabbiosi”.

Nel Novecento, chiude Agnoli, le regioni in cui il nazionalsocialismo antisemita ed anticristiano avrebbe raggiunto l’apice, furono quelle storicamente protestanti (quelle un tempo più eretiche), e non quelle a maggioranza cattolica. Vari storici, parlando delle eresie millenariste medievali, hanno infatti notato la somiglianza con ideologie moderne, anch’esse millenariste, come il nazismo ed il comunismo. E’ infatti vero che i nazisti dichiararono in più occasioni la loro ammirazione per gli eretici medievali, per i flagellanti tedeschi, e che condivisero con costoro la mentalità millenarista, e quindi immanentista. Alcuni di loro, come Julius Streicher, si rifecero esplicitamente a Martin Lutero, mentre non mancarono i pastori protestanti che si compiacquero che la notte dei cristalli era caduta nell’anniversario della nascita del fondatore del protestantesimo. Bisogna anche dire che i teorici nazionalsocialisti erano figli, più ancora che del loro lontano passato, del passato più recente: dell’illuminismo materialista, del darwinismo sociale, del razzismo “scientifico” creato dagli antropologi, dai seguaci delle pseudoscienze atee ottocentesche (frenologia, antropometria, criminologia lombrosiana…), dai biologi darwiniani; erano figli del superomismo nicciano, della statolatria hegeliana, del nazionalismo ateo; della secolarizzazione e della “morte di Dio” che aveva sganciato il concetto di uomo da quello di creatura, eliminando così, come notava Leon Poliakov, l’idea biblica secondo cui l’uomo, ogni uomo è “creato a immagine e somiglianza di Dio”. Molto probabilmente, si può aggiungere, se Inquisizione (laica e religiosa) fosse esistita nel Novecento, Hitler, Lenin e Stalin non sarebbero mai saliti al potere.

Domenico Campo

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