Zhu Weiqun, leader comunista cinese: «l’ateismo è un obbligo, da sempre così»

In Cina il governo ha imposto l’ateismo di Stato dal 1912 e recentemente un alto funzionario del Partito Comunista Cinese, ha ribadito che i membri non possono credere nella religione e in Dio. Si tratta di Zhu Weiqun, Vice ministro esecutivo del Dipartimento del Fronte Unito di lavoro.

Weiqun ha sottolineato infatti che i membri del partito stanno sempre più partecipando ad attività religiose, e alcuni di loro addirittura diventano credenti. Un cosa inconcepibile per la dittatura cinese. Zhu ha così ribadito il divieto sulla religione, affermando: «ai membri del Partito è vietato credere nella religione, questa è sempre stata una regola costante nel Partito Comunista». Ha quindi richiesto un rafforzamento dell‘identità marxista e atea all’interno del Partito.

Il Partito impedisce anche il radunarsi verso quei credenti che appartengono a Chiese non riconosciute dal governo cinese (come la Chiesa cattolica romana). Arrivando a veri e propri arresti e persecuzioni. Forse è a causa di questo clima che moltissimi giovani decidono di andare a studiare negli USA, molto spesso convertendosi come è raccontato qui.

Ricordiamo che l’85,6% del totale mondiale delle esecuzioni capitali si svolge in Cina. L’anno scorso ne sono state effettuate circa 5.000, come riportato dal rapporto 2011 di “Nessuno tocchi Caino”.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Anche in Nuova Zelanda crescono i medici contrari all’aborto

Un numero crescente di medici neozelandesi si sta sempre più rifiutando di eseguire l’aborto, ottenendo applausi dal mondo pro-life. Negli USA gli obiettori sono oggi l’86% dei medici, mentre in Italia lo è l’80%.

Lo ha stabilito l’annuale rapporto governativo “The Abortion Supervisory Committee”. Su 11.000 medici registrati, quelli abortisti in Nuova Zelanda sono infatti calati a 196 nel 2009, e a 175 nel 2010, continuando a diminuire nel 2011. Si ritiene che un numero crescente di medici sta anche contestando l’idea che l’aborto sia una parte necessaria della sanità, ritenendolo separato da essa.

Anche se in Nuova Zelanda l’aborto è legale, ci sono rigorose norme che una donna incinta deve rispettare prima di optare per la soppressione chirurgica dell’essere umano. Un aborto, ad esempio, deve essere prima approvato da due medici, uno dei quali un ginecologo o un ostetrico.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Il leader degli atei americani: «vogliamo rendere illegale festeggiare il Natale»

Solo sotto i vari ateismi di Stato la celebrazione del Natale venne soppressa. In Russia ad esempio lo si festeggia dal 1992, ovvero dalla caduta dell’URSS. Questo perché, anche se ci si sforza di evitarlo, non si può non legare il Natale al cristianesimo e alla nascita di Gesù. Lo stesso termine, “Natale” (dal latino “natalis”) indica proprio la connessione con la nascita di qualcuno, ed è davvero difficile che questo qualcuno possa essere Babbo Natale. Si può dunque fare finta di nulla, ma -anche se non lo si dice-, tutti sanno benissimo cosa (e chi) si festeggia il 25 dicembre.

Per gli atei militanti è un giorno insopportabile, per questo sotto i governi ateo-comunisti si decise di vietare ogni festeggiamento, e per questo oggi le Associazioni di atei e agnostici sparse nel mondo vorrebbero che si facesse lo stesso. Lo ha dichiarato in modo chiaro Dan Barker, fondatore e co-presidente della Freedom From Religion Foundation (FFRF), una sorta di UAAR americana.

Barker ha spiegato che vorrebbe costringere il governo federale a smettere di usare il termine “Natale” perché esso violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Ha quindi ritenuto che il governo abbia uno scopo religioso nell’onorare tale vacanza dal lavoro. Il quotidiano Greeleygazette ha intervistato il leader degli atei americani chiedendo se avesse mai considerato una causa contro il Natale. Egli ha risposto di “no”, ma solo perché «nessun giudice del mondo sarebbe a nostro favore». Resta il fatto che, secondo il militante laicista, «il governo dovrebbe cambiare il nome della vacanza, da Natale a qualcos’altro».

Le reazioni a queste dichiarazioni sono state evidentemente tantissime, tra giudici, storici e giuristi. Quella più interessante è arrivata da Mat Staver, del Liberty Counsel, il quale ha risposto di non essere affatto sorpreso: «Non c’è alcun dubbio che vieterebbero il Natale, se potessero. Anche se non possono metterlo fuorilegge apertamente, essi continueranno a cercare di sgretolarlo. Sono persone piene di odio. Si tratta di un’organizzazione militante anti-cristiana». Ha poi continuato: «L’unica ragione per cui possono fare quello che stanno facendo è che sono in una società cristiana. Se vivessero in un paese musulmano, non potrebbero farla franca con attività simili».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Niccolò Stenone, il sacerdote cattolico fondatore della paleontologia

L’11 gennaio scorso si è festeggiato l’anniversario di nascita di Niccolò Stenone, una dedica è stata fatta anche da Google dedicando a lui il suo logo. Stenone fu un importantissimo uomo di scienza e un sacerdote cattolico.

Francesco Abbona, preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali presso l’Università di Torino lo ha ricordato su “Il Sussidiario”, raccontando come sia divenuto il padre della geologia, della paleontologia, della stratigrafia e infine vescovo cattolico. Pose le basi scientifiche delle ghiandole, dei muscoli, del cuore e del cervello. Dimostrò che i fossili sono resti di organismi vissuti nel passato, propose il primo modello di ricostruzione tettonica, introdusse il concetto di evoluzione fisica e temporale della crosta terrestre. Frequentò Spinoza in Olanda e Leibniz in Germania.

Dopo la conversione cattolica venne ordinato sacerdote nel 1675, nel 1677 è consacrato vescovo e inviato come vicario apostolico nella Germania del Nord, dove vivrà in spirito evangelico di povertà e carità. Morì nel 1686 in Germania, non essendoci un prete cattolico per confessarlo durante l’agonia, si confessò in pubblico, elencando a viva voce i suoi peccati. Nell’1988 Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato. Abbona riporta le parole usate dal Pontefice durante la beatificazione: «Tutta la vita di Niels Stensen è stata un instancabile pellegrinare alla ricerca della verità, di quella scientifica e di quella religiosa. Osservatore acuto delle caratteristiche delle pietre preziose e altresì delle meraviglie del mondo vegetale e animale. Stensen ci sfida come europeo, come credente, come cristiano, come convertito, come pastore di anime e missionario».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Richard Dawkins tra i peggiori misogini del 2011

Verso l’inizio dello scorso mese avevamo parlato dello scandalo definito “Elevatorgate” che ha visto coinvolta la comunità ateista anglosassone, ed in particolare il leader Richard DawkinsRebecca Watson, amministratrice del blog Skepchick, durante un ritiro spirituale per soli atei in cui ha parlato del bisogno di un ruolo maggiore delle donne e di una diffusa misoginia tra i devoti dell’ateismo (ricevendo per questo, ha detto lei, diverse minacce di violenza sessuale), è stata “approcciata” in ascensore da un membro della comunità, in piena notte. Si è così sfogata  sul suo blog  esponendo la sua amarezza per quanto accaduto.

Ovviamente le reazioni sono state infinite e hanno generato un dibattito isterico, chi ha dato ragione alla Watson e chi -infastidito perché l’accusato era un membro della comunità ateista- ha insultato la donna. Tra questi c’è stato Richard Dawkins che le ha praticamente detto di fare le brava bambina senza far troppa pubblicità all’accaduto, anche perché nel mondo ci sono donne costrette a subire mutilazioni genitali. Figuriamoci se ci si può lamentare per un approccio sessuale da parte di un estraneo, in piena notte e in un ascensore!

L’episodio ha così avuto una diffusione incredibile sul web e il sito Ecosalon ha pensato di inserire tra i migliori (o peggiori?) 10 misogini del 2011 proprio il leader dei New Atheist, che si è aggiudicato la 5° posizione. La notizia è arrivata sull’Huffington Post.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’intellettuale islamica Alibhai-Brown: «vorrei un’Inghilterra cristiana»

inghilterra islamLei è una giornalista britannica di etnia pakistana, anti-razzista, femminista e conosciuta per i suoi articoli riguardanti immigrazione, diversità e multiculturalismo. Si chiama Yasmin Alibhai-Brown.

E ‘ di religione musulmana, non esita ad indicare l’Ayatollah Khomeini, ex-leader dell’Iran, un “danno per la religione” islamica,  in quanto la sua ascesa al potere è stata spacciata per salvezza divina. Questo ed altri esempi, però, servono alla giornalista per raggiungere il vero obiettivo del suo articolo: David Cameron, primo ministro del Regno Unito, che ha recentementeaffermato che l’Inghilterra è “un paese cristiano, con valori cristiani” e che agli inglesi “non dovrebbe dispiacere dirlo”.

Eppure per Yasmin Alibhai-Brown, il primo ministro inglese è proprio uno di quei politici che danneggiano la religione. Scrive nel suo editoriale: l’Inghilterra «non può essere chiamata cristiana, se si considerano le politiche interne ed estere». E continua: «Vorrei che lo fosse. Vorrei che lo fosse perché, quando espresso al meglio, il cristianesimo è una delle religioni più umane, più dolci e merita di essere perseguito da persone migliori di coloro che lo rivendicano».

Al contrario Cameron, secondo la giornalista musulmana, sostenendo una politica evidentemente anticristiana è uno di quei politici che sfrutta “il calice della religione” e ne “offusca la bellezza ed il fine”. Prosegue così l’articolo della Alibhai-Brown: «Se la Gran Bretagna fosse un paese più cristiano, la sua gente non tollererebbe la ricca classe regnante che colpisce i più svantaggiati con leggi dure e retoriche ingiuste. Si ribellerebbe contro la povertà creata dallo stato. Conserverebbe lo stato del welfare – nato in un periodo in cui il paese era più cristiano e capiva i doveri della società. Cosa che non è più. In troppi sono come David Cameron, cristiani part-time per convenienza, che vivono per mammona, che usano la loro religione come un’arma contro coloro che disprezzano, i poveri, gli indifesi e gli ‘alieni’: proprio quei simboli e quelle dottrine che Gesù Cristo sposò nel suo tempo».

Effettivamente di “cristiani part-time” ne esistono fin troppi, e non fanno altro che danneggiare il cristianesimo. La giornalista ha invitato i cristiani ad essere cristiani davvero, pur essendo musulmana. Non è da rifiutare una proposta tanto allettante.

Michele Silvi

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Se i responsabili dell’UAAR sono neopagani…

Girano parecchie voci sul fatto che all’interno dell’UAAR, l’Associazione di atei e agnostici razionalisti, bazzichino -oltre a categorie in evidente contrasto tra loro, cioè atei e agnostici- anche satanisti e massoni. Non ci sono prove dirette, ve ne sono invece per quanto riguarda la presenza di neopagani.

Florasol Accursio, attivista orgogliosamente pagana è per l’appunto un membro dello staff delle Ultimissime del sito web. Ha anche rivelato che sono tanti i pagani membri dell’Associazione. Purtroppo, in seguito a questo articolo, Raffaele Carcano ha tentato di nascondere la pagina con l’elenco dello “staff delle Ultimissime”. Abbiamo comunque modo di dimostrare la presenza della donna tra i responsabili.

Come si legge, la Accursio si definisce “milanese, impiegata e amante dell’enigmistica e della cucina”. Nulla di strano, sembrerebbe. Certo, i suoi tautogrammi sugli organi sessuali maschili e femminili lasciano decisamente a desiderare, ma si trova di molto peggio sul web. Dopo aver constatato il suo gioire per la morte di don Luigi Verzé, ci sono arrivate alcune segnalazioni su altri suoi commenti controversi. Effettivamente, recandoci -come chiunque può fare- sul sito dell’UAAR per verificare, ci è parso interessante raccogliere alcuni di questi suoi interventi, i quali sono stati opportunamente screenshottati per evitarne la cancellazione da parte di Carcano, in questo contesto ci limiteremo ad indicare la data e l’orario del commento.

Fino a metà del 2010 la Accursio si firmava con nome e cognome, poi ha optato per lasciare solo il rarissimo nome, Florasol, che -comunque- riesce ad identificarla in modo assai netto. Non c’è dubbio tuttavia che anche in mancanza del cognome, si sia di fronte alla stessa persona (e non sia una coincidenza di nomi), anche perché è capitato che  -commentando con il solo nome-, scrivesse: «Una volta espiantati gli organi ancora utili ho lasciato scritto che il mio corpo può essere donato per studi scientifici oppure/indi cremato. Se mi succedesse qualcosa, aver espresso qui pubblicamente questa mia volontà poterbbe essere utile al fine di farla rispettare. FloraSol Accursio» (dall’articolo: “Donare il proprio corpo alla scienza?”, commento del 5/7/10 delle 9:55). Più volte inoltre, firmandosi solo con il nome, ha comunque ribadito dati salienti della sua biografia pubblica (donna milanese, impiegata e amante di enigmistica), non c’è dunque alcuna possibilità di essere dubbiosi circa la sua identità anche nei commenti in cui non è presente il cognome.

 

UAAR, NEOPAGANESIMO E SUPERSTIZIONE

L’11 marzo 2011 la Accursio ha scritto un articolo per l’UAAR, intitolato “Iniziativa anti-superstizione in Nigeria”, scagliandosi giustamente contro i vari credi superstiziosi presenti in Africa. Peccato però che pochi mesi prima aveva scritto in un commento: «Beh, non sono mai stata superstiziosa (balle! a volte lo sono, confesso!), ma quando il mio amatissimo micio, una dozzina d’anni fa, “scelse” proprio un venerdì 17 per precipitare dal balcone…devo dire che la coincidenza un po’ mi ha fatto impressione, lo ammetto» (da “17 settembre, giornata contro la superstizione”, commento del 7/9/10 delle 17:13). Da lei arrivano anche dichiarazioni di fede religiosa: «Per me pagana, la biblica Eva è l’archetipo biblico della donna e della Madre, quindi della Dea. Uno dei suoi innumerevoli nomi, volti, sfaccettature» (da “Pontifex contro i bestemmiatori su Facebook, e copia il sito UAAR”, commento del 30/7/11 delle 14:24). La responsabile dell’UAAR arriva anche a citare alcune delle divinità che venera, ovvero gli spiriti protettori degli antenati defunti, presenti nella mitologia romana: «io sono pagana e ho davvero un piccolo altare ai lari appena dentro la porta d’ingresso…» (da “Chiesa e Ici, governo accoglie odg radicale”, commento del 20/12/11 delle 18:12). E ancora: «Io credo negli dei. Credo in una forma di energia creatrice e duale, maschile e femminile se vogliamo semplificare, quindi nessuna divinità mi appare più credibile di un’altra, perchè le riconduco tutte alla dualità divina originaria» (da “Perché non credi in Dio?”, commento del 31/7/11 delle 15:54).

Ci è sembrato leggermente strano che davvero pochi membri dell’UAAR si siano domandati cosa ci faccia una neopagana, devota alle divinità romane, a scrivere articoli per atei e agnostici. I nostri dubbi sono stati chiariti quando abbiamo letto questo suo commento: «confermo ad Enrico che io (pagana) e parecchi altri amici pagani, sostenendo fortemente la laicità dello stato e le battaglie ad essa finalizzate, siamo iscritti all’Uaar in buon numero (da “Flavio Oreglio e l’UAAR”, commento del 2/7/10 delle 16:36). Un “buon numero” su meno di 4.000 adepti significa più o meno che l’unica associazione di atei italiana pullula di neo-pagani superstiziosi. Contenti loro…

 

AVVERSIONE VERSO EMBRIONI, FETI E BAMBINI

Recandosi ancora sul sito dell’Unione Atei e Agnostici Neopagani (UAAN, e non più quindi UAAR), si nota in particolare che la Accursio ama particolarmente infilarsi in ragionamenti completamente anti-scientifici su embrioni e feti umani, considerandoli così: «Gli aborti eliminano un malloppetto di cellule, quindi tecnicamente non “amazzano” “nessuno” (perchè non c’è alcun “qualcuno” che possa venire “ammazzato”.) Ai congressi eucaristici invece si ammazzano un bel po’ di cervelli, amputandone la razionalità, la libera scelta, e inserendo al loro posto sottomissione, superstizione, obbedianza cieca-pronta-assoluta ed altri nocivissimi germi» (da “Ancona, mancano fondi per il congresso eucaristico: li si chiede al governo”, commento del 20/7/10 delle 19:06). La Accursio risponde agli utenti con una logica da far accapponare la pelle tanto è razionalista: «Un conto è abortire un grumo di cellule, che tutto è meno che una persona. Alla stessa stregua potrei dirti che tu sei un criminale perchè ti tagli i capelli. Ohhh, i capelli crescono, se lasciati a sè stessi possono anche arrivare al pavimento, e fanno parte di un essere umano!!! (già, ma i capelli NON sono un essere umano! e nemmeno un embrione lo è)» (da “Cassazione: “Circoncisione, mancato ricorso al medico è scusabile”, commento del 6/12/11 delle 16:08).

D’altra parte, se non mostra simpatia per i nascituri come potrà amare i già nati? E infatti chiunque può leggere una certa avversione ai bambini: «un feto non è un essere umano, un uovo non è un pollo, una nuvola non è una tempesta, un granello di sabbia non è un deserto. A me non piacciono affatto i bambini, non so comunicare con loro, non mi fanno tenerezza, non li apprezzo nè acusticamente nè olfattivamente […]. Fin dal primo rapporto mai ho corso rischi, e mi sono sempre protetta adeguatamente. Ma se domani mi succedesse un incidente? Dovrei dannarmi la vita per un grumo di cellule?» (da “Obama taglia i fondi per l’aborto, il sindaco di Washington si fa arrestare”, commento del 13/04/11 delle 19:46). E ancora: «se la percentuale di persone che scelgono di non fare figli o che essendo omosessuali (maschi, beninteso) non possono averne fosse molto più alta, chi incoraggia la popolazione in questa direzione andrebbe considerato un benemerito dell’umanità» (da “Il vescovo di Cordoba allerta: c’è un piano per aumentare la popolazione gay”, commento del 4/01/11 delle 17:59). In un commento scrive: «io non sono depressa, anzi, allegra e serena. Anche perchè non ho figli […]. Di questi doni possiamo fare a meno» (“Saremo 10,1 miliardi entro la fine del secolo”, commento del 6/5/11 delle 10:00). Il catastrofismo da bufala demografica continua: «Giustamente la Chiesa è sempre pro famiglia…così saremo sempre di più, sempre più poveri, sempre più affollati, malati e disperati» (da “Cei lancia libro contro crisi demografica”, commento del 4/10/11 delle 17:33). Sorprende anche questa affermazione: “Ai bambini l’attività sessuale non crea nè problema nè scandalo, casomai una blanda curiosità” (da “Forlì: niente albero di Natale comunale, critiche del centro-destra”, commento del 25/11/09 delle 17:22). Non manca neppure una risposta ad Antonio Socci che paragonava la povera tredicenne Yara Gambirasio, morta nel tentativo di proteggersi da uno stupro, a Santa Maria Goretti: «La menano tanto che la vita (persino quella di un ammasso amorfo di cellule) è sacra e poi incitano a buttarla via per salvare un pezzettino di pelle di imene?» (“Antonio Socci: “Yara come Maria Goretti”, commento del 1/3/11 delle 16:52)

Le offese generalizzate e gratuite vanno dai pro-life: «il “Movimento per la Vita” vuole uno spazio in ospedale. Per tenerli lontani dalle persone civili e magari curarne l’insanità mentale io preferirei dargli un’ospedale nello spazio…» (da “Trento, Movimento per la Vita vuole spazio in ospedale”, commento del 19/11/11 alle 15:53), ai cristiani discriminati nel mondo: «le…minoranze..cristiane? Bwaaaaahahahahahaha!!» (da “Frattini, protesta contro i diari scolastici UE: “Mancano festività cristiane”, commento del 31/12/10 delle 8:01).

 

UAAR E AUGURI DI MORTE

Infine, come abbiamo già notato per don Verzé, la collaboratrice del sito web UAAR ama frequentemente augurare la morte ad altri esseri umani. Meglio se sono credenti. Ad esempio, risponde così ad un cattolico, sempre sul sito web dell’UAAR: «Spero che la vostra genia, si estingua presto, per il bene dell’umanità» (da “Bologna: card. Caffarra contro aborto, UAAR risponde”, commento del 1/1/12 delle 14:52). Offre anche alcuni auspici per l’inizio dell’anno 2010: «Pronostico la caduta del governo, la morte del papa, una grave malattia di Berlusconi che ne causi il ritiro completo dalla vita politica. Oroscopi? Naaaah, auguri!!!!» (da “Il Cicap: anche nel 2009 gli oroscopi si sono rivelati sbagliati”, commento del 31/12/09 delle 14:00). Rispondendo ad un utente che ironizzava sulle guardie del corpo del leghista Calderoli, in merito a sue affermazioni critiche verso l’Islam, l’articolista dell’UAAR ha commentato: «speriamo siano abili a proteggerlo quanto quelle del Berlusca…per una volta tiferei per l’islamico!» (da “Integralista islamico tenta di uccidere Kurt Westergaard”, commento del 3/01/10 delle 16:48). Infine, rivolgendosi ancora a Benedetto XVI e commentando un articolo intitolato “Nel giorno dei defunti Ratzinger parla della morte”, replica: «Nel giorno dei defunti Ratzinger schiatta. Sarebbe stato decisamente più divertente» (commento del 3/11/11 delle 18:05).

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Dott. Piccinni, dalla fecondazione in vitro all’obiezione di coscienza

http://fertilitycenter-crete.gr/Photo/115_1.jpgCertamente, il caso  di Orazio Piccinni non è né il primo né verosimilmente l’ultimo del suo tipo ma rappresenta un segno inequivocabile che le cose stanno cambiando anche in Italia. Pioniere della fecondazione in vitro, il dottor Piccinni ha poi scelto la strada dell’obiezione di coscienza.

«Ero un allievo di Vincenzo Traina che mi insegnò la Fiv e, su sua indicazione, fondai nel 1989 il centro di procreazione assistita nel capoluogo pugliese», ha dichiarato nel 2005 in un intervista al settimanale Tempi. «Si era in pochi allora, soprattutto nel meridione e la gente arrivava a frotte. Anche perché fummo fra i primi a praticare la fecondazione in tempi in cui pochi conoscevano questo tipo di procedura e si limitavano all’inseminazione». Finché ad un certo punto tutto cambiò: «[…] L’età della coppia e le loro caratteristiche biologiche non permisero di ottenere in laboratorio che un solo embrione. Era però quello che io classificavo come un embrione “brutto” […]. Embrioni simili, non avevo mai esitato a cestinarli. Oggi quell’embrione ha 13 anni, si chiama Marco ed è sano come un pesce. Mi resi conto che quell’embrione -che tutta la mia scienza avrebbe scartato e destinato alla distruzione-, poteva invece arrivare ad essere un bambino. E pensai: quanti Marco ho buttato via fino ad oggi?». Dal 1996 il dottor Piccinni ha dunque smesso di praticare la Fiv senza però rinunciare al reparto di Ostetricia e ginecologia: «Sono obiettore e anche se ora è dura, sono rimasto per curare la sterilità in altri modi. Forse più faticosi per me, ma meno dispendiosi per la coppia e la loro salute. Nonché più efficaci. La verità – aggiunge – è che dal 1978 siamo completamente fermi: le percentuali di successo della procreazione medicalmente assistita (Pma) restano sempre le stesse, dodici per cento circa».

Il ginecologo lancia inoltre un monito: «[…] la Fiv, per numero di vite soppresse, è indubbiamente peggiore della interruzione di gravidanza. Spesso le pazienti non conoscono questo dato, così come l’aumento dal 2 al 6 per cento delle malformazioni». E neanche il diritto aiuta: «Ora poi che le regole avallano questa tecnica, non ci sono più freni alla meschinità. Non solo, oggi che tutto sembra regolare è ancora più evidente: nessuno viene a controllare quel che accade nei centri di Pma, i quali non si pongono limiti». Riguardo al recente scandalo che investì il dottor Carlo Cetera, primario di Ostetricia e Ginecologia all’Ospedale di Pieve di Cadore (BL) risultato implicato in un giro di tangenti per saltare i tempi di attesa per i trattamenti di Pma, il dottor Piccinni commenta: «Conosco bene questo mondo e il business che gira intorno a questa tecnica, – e soggiunge la procreazione assistita è un business enorme, quello che è accaduto in provincia di Belluno non è un caso isolato, come è comodo far sembrare. Anzi. È solo la punta di un iceberg che gli addetti ai lavori conoscono bene».

Nicola Z.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Studio spagnolo: il 75% è felice grazie alla famiglia

Durante l’incontro con gli ambasciatori del 9/1/12, Benedetto XVI ha parlato della famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna, la quale «non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità. Il contesto familiare è fondamentale nel percorso educativo e per lo sviluppo stesso degli individui e degli Stati; di conseguenza occorrono politiche che lo valorizzino e aiutino così la coesione sociale e il dialogo. È nella famiglia che ci si apre al mondo e alla vita e, l’apertura alla vita è segno di apertura al futuro».

Tutto questo è stato confermato da un recente studio dal quale è emersa proprio l’importanza della famiglia in una società in piena crisi economica e identitaria. Il Barómetro di dicembre del Centro spagnolo de Investigaciones Sociológicas (CIS) ha infatti confermato che la vita familiare è oggi l’aspetto più soddisfacente per i cittadini spagnoli. La pensa così il 74,8% degli intervistati, a seguire (molto distaccati) la salute o forma fisica, che rende felice il 28,7% e le relazioni secondo l’opinione del 20,7 per cento. Lo stesso accade in Francia, come riportavamo in Ultimissima 10/10/11.

Purtroppo è proprio la sfida della secolarizzazione a minare la stabilità della famiglia (e quindi alla felicità degli individui), e lo si nota nella gioia dei laicisti per ogni divorzio in più. Tuttavia, come ha insegnato Louis Dumont, antropologo francese docente alla Oxford University, «tutte le società che hanno proposto soluzioni collettivistiche miranti alla distruzione della famiglia, dalla città platonica al modello marxista-leninista passando per la severa eugenica “Città del Sole” di Tommaso Campanella (1637) sono state destinate al fallimento. Rileggendo “Il mondo nuovo” pubblicato da Aldous Huxley nel 1932 ci si accorge dove può condurre la volontà di distruzione dei sentimenti paterni e materni».

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Le neuroscienze decretano la fine del libero arbitrio?

 
 
di Michele Forastiere*
*professore di matematica e fisica
 

Prenderò spunto da un recente articolo di Eddy Nahmias, intitolato “Is Neuroscience the Death of Free Will?” (“Le neuroscienze sono la morte per il libero arbitrio?”), per affrontare la questione del libero arbitrio – un’impresa, per la verità, in cui da tempo mi ero ripromesso di imbarcarmi. Nahmias, professore associato presso il Dipartimento di Filosofia e l’Istituto di Neuroscienze della Georgia State University, inizia col constatare la crescente diffusione dell’idea che le ricerche neuroscientifiche dimostrerebbero, in maniera ormai inequivocabile, l’illusorietà del libero arbitrio. C’è addirittura chi è sicuro che ogni comportamento dell’Uomo possa essere spiegato mediante il funzionamento meccanicistico di uno o più circuiti neuronali. Niente di nuovo sotto il sole: si ricorderà che questa posizione è sostenuta anche dal “nostro” Edoardo Boncinelli (cfr. Ultimissima 14/9/11).

Intanto è bene sottolineare che un’idea del genere – se fosse realmente confermata – non sarebbe priva di importanti conseguenze pratiche. In particolare, se il libero arbitrio fosse morto, allora anche la responsabilità morale e legale sarebbe moribonda. Lo sostiene l’analista legale del New York Times, Jeffrey Rosen, che dice: “Dal momento che il comportamento è causato dal nostro cervello, ciò non significherebbe che ogni azione potrebbe essere potenzialmente scusata?”. Torna alla mente la notizia, riportata qualche mese fa dal Corriere della Sera, del riconoscimento di una peculiare attenuante in un delitto: la presenza di “alterazioni in un’area del cervello che ha la funzione di regolare le azioni aggressive”. Come dire che l’azione criminale sarebbe stata determinata (almeno in parte) da un inesorabile meccanismo biochimico, e non direttamente dalla volontà dell’imputata. Detto in altri termini, se la capacità di discriminazione è solo l’effetto di una serie di scariche elettrochimiche nei neuroni… ebbene, nessuna azione, nessun pensiero, nessuna decisione si possono definire “liberi” e “volontari”: facciamo quel che facciamo perché non possiamo fare altrimenti.

A questo punto sarebbe necessario aprire un discorso più generale sul determinismo causale, secondo cui ogni cosa che accade è inevitabile, non importa ciò che pensiamo o proviamo a fare. Limitandoci per il momento alla sua applicazione al funzionamento della mente umana, è facile capire che esso costituisce la negazione del libero arbitrio: se le nostre decisioni non sono altro che reazioni chimiche, allora il nostro pensiero conscio viene costantemente scavalcato da ciò che il cervello meccanicamente fa – così che ogni nostra azione si può ritenere di fatto involontaria. Nahmias, però, pensa che, anche nel caso in cui le neuroscienze e la psicologia fossero in grado di stabilire la verità del determinismo – cosa che ritiene improbabile – ciò non implicherebbe che il pensiero conscio venga effettivamente scavalcato. Tutto sta nel definire correttamente l’esercizio del libero arbitrio come uso efficace delle capacità di decisione consapevole e di autocontrollo. È chiaro che questa è una definizione pragmatica, che non dice nulla sul presunto determinismo di fondo della realtà (su questo torneremo più avanti); però è in grado di stabilire un punto importante, e cioè che la responsabilità personale di ogni atto che implichi decisioni moralmente rilevanti non può essere in nessun caso annullata.

Vediamo brevemente su quali basi Nahmias poggia la sua convinzione. È vero – dice – che alcuni esperimenti sembrano suggerire che le capacità di decisione consapevole siano escluse dalle catene causali che producono le nostre decisioni e azioni; in particolare, è vero che le neuroscienze mostrano che il nostro cervello prende certe decisioni prima che ne siamo consapevoli. In effetti, però, gli esperimenti riguardano tutti decisioni rapide e ripetitive, per le quali era stato detto ai soggetti di non pianificare l’azione, ma di aspettare l’insorgere di un forte stimolo a compierla. L’attività neurale precoce misurata, dunque, corrispondeva molto semplicemente a stimoli elementari che precedevano la consapevolezza conscia. D’altra parte, questo è ciò che dobbiamo ragionevolmente aspettarci in corrispondenza di decisioni semplici e ripetitive! Se, infatti, fossimo costretti a riflettere consapevolmente su ogni nostra azione, saremmo degli inetti a vita: saremmo perenni principianti alla guida, incapaci di parlare, scrivere, ballare, suonare uno strumento. È chiaro che l’attenzione conscia, relativamente lenta e laboriosa, è richiesta quando si apprende una qualsiasi attività; dopo è sostituita da processi neurali inconsci, molto più rapidi, in cui la consapevolezza gioca esclusivamente un ruolo di controllo a posteriori. È altrettanto chiaro, però, che essa è indispensabile nelle questioni importanti, quando per esempio è necessario giudicare o pianificare. Ebbene – ribadisce Nahmias – le neuroscienze e la psicologia non forniscono alcuna prova del fatto che la consapevolezza cosciente non intervenga in quel genere di decisioni: anzi, esistono prove concrete che indicano esattamente il contrario.

Secondo Nahmias, dunque, le indagini neuroscientifiche dovrebbero partire dall’assunto che le attività di decisione consapevole e di pensiero razionale siano svolte da complicati processi cerebrali, dopodiché potrebbero procedere a valutare se quei processi abbiano o non abbiano un ruolo causale nell’azione. In realtà, egli ritiene assai improbabile che i futuri sviluppi delle neuroscienze riusciranno a dimostrare la seconda possibilità: vorrebbe dire che quei processi cerebrali non sono di nessuna utilità pratica – anzi, sono sostanzialmente dannosi, considerata la notevole quantità di energia necessaria al loro funzionamento. Detto in altri termini, in quel caso l’autocoscienza si rivelerebbe essere poco più di un inutile accessorio, evolutosi per puro caso con l’unica funzione di permetterci di osservare ciò che facciamo dopo il fatto, piuttosto che per affinare le nostre procedure decisionali e migliorare il comportamento. In conclusione, Nahmias osserva che non c’è dubbio che i nostri processi cerebrali consci siano troppo lenti per intervenire ogni volta che si flette un dito per battere al computer; ma fin tanto che essi fanno la loro parte nel decidere quali idee scrivere, possiamo affermare che non sono un’appendice superflua, e che il libero arbitrio non è scavalcato da ciò che il cervello fa.

A questo punto, direi che si possa tranquillamente rispondere alla domanda iniziale con un “no”: le neuroscienze non decretano la fine del libero arbitrio – quanto meno nell’accezione pragmatica qui proposta. Questo, però, non risolve il problema generale del determinismo causale cui accennavo prima. Insomma, se anche il complesso delle funzioni cerebrali che presiedono alla decisione consapevole dipende, in ultima analisi, da meccanismi elettrochimici neuronali, si può continuare a parlare di libero arbitrio in senso proprio? In altre parole, posso dire di decidere davvero liberamente, se la mia stessa autocoscienza non è altro che il risultato di una concatenazione di reazioni chimiche, la cui consequenzialità è tanto inevitabile quanto la caduta di un sasso lungo un pendio?
Credo proprio che questo argomento meriti una trattazione ampia e approfondita… che proveremo ad affrontare in un prossimo articolo.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace