Notizie di sport e di fede cristiana…

La Chiesa ha frequentemente rivolto messaggi al mondo dello sport, in particolare volendo evidenziare come esso aiuti a promuovere pienamente lo sviluppo della persona, quando è vissuto con lo spirito giusto. La richiesta ai professionisti è quella di diventare dei validi modelli da imitare, anche in forza della profonda popolarità che hanno. Il card. Tarcisio Bertone lo ha espresso in maniera assai chiara nel 2007 in occasione dell’incontro natalizio con il mondo dello sport italiano: «C’è bisogno di modelli da imitare e voi, cari atleti, potete esserlo per tanti ragazzi. Modelli non solo nello sport, ma anche nella vita».

E’ giusto occuparsi ogni tanto anche delle tantissime notizie che giungono dal mondo sportivo internazionale, di atleti che sanno essere anche un riferimento sano e positivo per i loro fans. In Italia di esempi in questi ultimi anni non ce ne sono stati poi molti, tra i pochi sicuramente Damiano Tommasi, ex giocatore della Roma e della Nazionale e attuale presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Di profonda fede cattolica, come spiegò in questa intervista, è l’unico che abbia scelto di giocare in serie A con lo stipendio minimo sindacale (15 mila euro all’anno).

E’ di questi giorni la notizia che l’ex giocatore nordirlandese del Manchester United, Mulryne Phil, centrocampista di grande talento seppur “oscurato” dai vari Beckham, Scholes e Nicky Butt, è oggi a Roma a studiare per diventare sacerdote presso il Pontificio Collegio irlandese.

In Brasile c’è la squadra Vasco da Gama che si definisce con orgoglio “il club calcistico più cattolico del Brasile”, e che conserva gelosamente all’interno dello stadio São Januario, una cappella dedicata con beneaugurante orgoglio a Nostra Signora delle Vittorie. Una vera chiesetta collocata proprio dietro una porta. Il team si sta battendo in questi mesi perché rimanga, nonostante i necessari lavori di ampliamento dell’impianto sportivo.

Negli USA c’è un ragazzotto di 24 anni che sta davvero spopolando tra i tifosi del football americano. Il suo nome è Tim Tebow, quarterback dei Denver Broncos e già ritenuto un autentica leggenda, considerato tra i migliori quarterback della storia a livello di college. Profondissima fede evangelica, si riferisce spesso alla Bibbia nelle sue interviste, si raccoglie in preghiera prima e dopo la partita, imitato dai suoi compagni, e risponde con tranquillità quando gli si chiedono i motivi per cui desidera rimanere vergine fino al matrimonio. Partecipa volentieri a spot contro l’aborto e in difesa della vita nascente ed è omnipresente sulla stampa sportiva americana.

I cattolici “rispondono” con Philip Rivers, altro quarterback d’oro che gioca per i San Diego Chargers, già vincitore del titolo di ACC Athlete of the Year nella stagione 2004 e del titolo di ACC Rookie of the Year nella stagione 2000. 30 anni, sposato con sei figli, convertitosi dal protestantesimo grazie a sua moglie Tiffany. Va a Messa al mattino presto la domenica, prima della partita. Lo fa anche se è in tuor con la squadra: «Ho incontrato belle chiese in tutti i luoghi, ma ciò che è ancora più bello rispetto alle chiese è che Gesù è sempre presente nell’Eucaristia, e questo è vero in qualsiasi Chiesa cattolica in cui mi reco», ha detto recentemente. Assieme alla moglie ha fondato fondato la “Rivers of Hope”, un’associazione che facilita l’adozione di bambini.

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I fisici del Cern accolgono la visita della Cei: «alleanza tra scienza e fede»

Nel dicembre scorso il direttore del Cern di Ginevra, ovvero l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare e il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, ha invitato Benedetto XVI a visitare i laboratori. Rolf Heuer ha quindi dichiarato: «La teologia, la filosofia e la fisica sono tutte facce del sapere umano. Nessuna può escludere le altre. I rapporti fra Cern e Vaticano sono molto buoni, ho avuto un incontro con papa Benedetto XVI nel giugno 2011. All’inizio del prossimo anno abbiamo in agenda la visita di un gruppo di cardinali al Cern».

Così è stato infatti: pochi giorni fa –come riporta “Avvenire”– si è verificata una visita del Comitato per il progetto culturale della Cei, organizzata dal fisico italiano Ugo Amaldi. Vi hanno partecipato il cardinale Camillo Ruini, monsignor Ignazio Sanna, teologo e arcivescovo di Oristano, il cardinale Angelo Scola, il rappresentante della Santa Sede presso l’Onu, monsignor Silvano Tomasi, il paleoantropologo monsignor Fiorenzo Facchini, il demografo Gian Carlo Blangiardo, i filosofi morali Francesco Botturi e Paola Ricci Sindoni, la preside di Psicologia della Cattolica Eugenia Scabini, il giurista Francesco D’Agostino, il filosofo Sergio Belardinelli e il direttore di Tvsat 2000 Dino Boffo. Sul quotidiano cattolico sono riportate diverse dichiarazioni dei partecipanti, in particolare quella del cardinale Camillo Ruini: «nulla implica che lo studio della natura precluda una dimensione diversa. Tommaso d’Aquino introdusse il concetto di media via per risolvere la grande questione del rapporto tra il cristianesimo e il pensiero aristotelico. Tommaso è ancora attuale. Aggiungo che le scienze aiutano gli epistemologi e i filosofi a studiare il funzionamento dell’intelligenza umana, come mi insegnava Bernard Lonergan»

Come dicevamo, a guidare la “spedizione” c’era il fisico Ugo Amaldi, anch’egli membro del comitato della Cei e uno dei più noti fisici italiani, già coordinatore di un esperimento del Lep e da un ventennio impegnato con la fondazione per adroterapia oncologica Tera, a trasferire il know how del Cern nella lotta contro i tumori (l’ultimo nato è il centro Idra pediatrico). Ha spiegato: «Uno scienziato può interpretare la realtà esclusivamente attraverso il dato naturale, relegando l’uomo in un ruolo marginale, oppure può credere che esista un Creatore che mantiene nell’essere la natura com’è, creata e libera di evolversi, affinché vi si sviluppino forme di intelligenza sempre più complesse, fino alla condizione umana che è abitata dal libero arbitrio e dall’anima. Questa visione non è in contrasto con il metodo scientifico: purtroppo la nostra società è imbevuta di questo naturalismo che afferma che tutto è solo natura, mentre il naturalismo aperto al trascendente ha un minore appeal». Con loro anche il direttore della ricerca del Cern, il fisico Sergio Bertolucci, il quale ha dichiarato: «Scienza e fede sono mosse dallo stesso desiderio di ricerca». Poi, tra il serio e il faceto: «Al Cern non produciamo atei».

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Barcellona: gruppo abortista attacca una marcia pro-life

E’ sotto gli occhi di tutti come negli USA, e lentamente anche in Europa, vi sia un incredibile impulso del movimento pro-life. Lo dimostra un articolo della presidente di Planned Parenthood, ovvero l’ente abortista più grande del mondo, Cécile Richard, la quale etichetta il 2011 come l'”anno più difficile” nella storia del gigante dell’aborto. Un rapporto pubblicato dal Guttmacher Institute (l’ente di ricerca legato a Planned Parenthood), osserva che nel 2011 quasi la metà delle regolamentazioni varate sull’aborto sono norme restrittive. In un recente editoriale per RHRealityCheck, uno dei responsabili di Planned Parenthood, Casey Martinson, si è lamentato dicendo che «il cielo sta cadendo contro Roe vs. Wade» (cioè il caso giudiziario che rese legale l’aborto negli USA).

Forse a causa di questo, l’intolleranza nei militanti abortisti aumenta. Ne abbiamo una chiara documentazione in Spagna, a Barcellona. Il 25 gennaio 2012 si è svolta una pacifica e regolare marcia pro-life (durata prevista 30 minuti) con preghiere e canti, a cui hanno partecipato uomini, donne, anziani, bambini e intere famiglie. Durante il tragitto, vicino alla zona ospedaliera per arrivare alla Basilica della Sacra Famiglia, i partecipanti sono stati letteralmente presi d’assalto da un gruppo di abortisti, i quali hanno cominciato a urlare bestemmie, insulti e fare gesti osceni.   Tania Fernández  di Barcelona Right to Life ha dichiarato: abbiamo continuato a marciare «sotto le urla di un centinaio di abortisti e radicali infuriati,  che non hanno smesso un momento di urlare e insultare». I manifestanti sono apparsi frustrati perché «impotenti davanti alla pace, la gioia e la tranquillità che avevamo, nonostante le loro urla, bestemmie, insulti, sputi, e altro ancora». Iniziata la recita del rosario, il clima si è scaldato ulteriormente:  «i violenti manifestanti hanno continuato le bestemmie, hanno cominciato anche a lanciare pietre mentre prima si erano limitati a pomodori e uova», ha detto Fernandez. 

 

Qui sotto due video dell’attacco subito dai partecipanti alla marcia pro-life

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La conversione cattolica (segreta) di Giorgio Bocca

E’ il rispetto l’unica reazione lecita davanti alla morte di un uomo ed è con il massimo rispetto che rinnoviamo i saluti per uno degli intellettuali più incisivi e sopra le righe del giornalismo italiano. Giorgio Bocca ci ha lasciato il 25 dicembre dell’anno appena trascorso dopo una breve malattia alla veneranda età di 91 anni.

Politicamente inclassificabile, fu fascista prima e partigiano poi, uomo dalla penna tagliente e provocante. Tuttavia sono proprio le sue interviste e quelle con la moglie che mostrano come in quel cuore grande e libero albergasse anche una domanda che speriamo possa aver trovato risposta nei momenti finali della sua vita terrena. E’ la vedova che, intervistata da “Il Giornale”, risponde con titubanza al giornalista che le chiede conferma della notizia sulle sue supposte nozze “segrete” in chiesa. Silvia Giacomoni risponde diffidando molto di un giornale schierato come “avversario” delle correnti di pensiero del marito, fondatore di “Repubblica”, ma con grande onestà conferma e avvalora il tutto: «Mi sento un po’ confusa. Ho difficoltà a parlare di un argomento tanto delicato con un giornale che non lo è. Bocca mi ha insegnato che ai colleghi si risponde sempre. Ma non mi metto a raccontare che l’ho accompagnato all’altare. Però se tu fossi stato ai funerali avresti ascoltato un’omelia con dei contenuti precisi. Più che parlare con me bisognerebbe parlare con il sacerdote. Quella cerimonia voleva dire qualcosa.»

Una vita ricca di affascinanti contraddizioni quindi, fatta di battaglie intellettuali e grande giornalismo, divisa fra la certezze e i dubbi che attanagliano solo le grandi menti. Un’altra dichiarazione di Bocca, questa volta a Gabriella Colarusso di Lettera 43 che nell’aprile scorso lo interpellava sull’importanza della Costituzione: «Della Costituzione italiana me ne frego. A me importa della costituzione morale. Credo di più al Vangelo che non alla Carta. Mi sembra più convincente, perché nel Vangelo c’è qualcosa di divino che nelle costituzioni liberali non c’è.» (cfr. Ultimissima 3/5/11) Rincariamo la dose, sempre nella stessa conversazione con la Colarusso: «Dal punto di vista morale sono un po’ vigliacco, sono molto cattolico: la penitenza, la confessione…». E ancora, sempre nella medesima intervista, parlando di quando durante la Guerra tolse la vita a un uomo: «I preti sarebbero contenti di dire che ho un rimorso di questa roba, spesso me la ricordo… Credo che il mito che la vita umana è sacra, un dono di Dio, sia una cosa religiosa. Un timore, un rimorso che ti viene dall’educazione religiosa».

La vedova ovviamente ribadisce al giornalista de “Il Giornale” che non è assolutamente lecito parlare di “conversione”, soprattutto perché forse Bocca ha sempre avuto i germi silenziosi della religiosità dentro di se, almeno a giudicare dalle sue ultime interviste: non ci si può convertire a qualcosa se già la si sente propria, almeno in parte. Magari “propria” ma di nascosto, per la carriera, per senso di distacco da una famiglia da lui stesso definita “più superstiziosa che religiosa” (“La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011). Magari per le agitazioni di uno spirito acuto e forte, talmente tanto inquieto dal fargli cercare battaglie nobili e duri scontri per tutta la vita, sia nel giornalismo che nella politica. ”Certi uomini non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo.” E’ proprio questa frase tratta dal film “Il Cavaliere Oscuro” che può descrivere un uomo come Bocca, un incendiario contro il moralismo stantio e un terrorista contro il becero bigottismo intellettuale moderno, una vita vissuta sulla punta della penna e sul filo del rasoio, libero dai compromessi e dai luoghi comuni che intrappolano i pavidi e gli ignavi. Capace di darsi del vigliacco per provare rimorsi ma facendo di una potente morale il cardine portante della sua vita, senza bandiere e senza compromessi. E capace di cambiare idea sulla Fede e sulla vita grazie a una donna straordinaria come sua moglie.

Salutiamo nuovamente Bocca augurandoci che negli ultimi istanti abbia deciso di riappacificarsi anche con l’ultimo dei suoi avversari di sempre, sperando che Egli possa perdonare errori e sviste della sua gioventù in favore di quanto di grande e bello ha fatto per la cultura del nostro paese. Ma si sa, la Misericordia per eccellenza è proprio la Sua. «La mia famiglia era più superstiziosa che religiosa. Adesso che mia moglie è molto religiosa, vedo che essere religiosi è una cosa molto diversa» (Giorgio Bocca, “La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011)

Marzio Morganti

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Ennesimo attacco a B-XVI, che fa notizia anche con quello che non dice

Intorno al “Discorso del Santo Padre Benedetto XVI in occasione della presentazione degli auguri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede” di lunedì 9 gennaio 2011 è sorta l’ultima polemica in ordine di tempo nei confronti del pontefice e della chiesa cattolica. Non è altro che l’ennesimo tentativo di infangare l’immagine di B-XVI, che de facto è sotto attacco dal giorno dell’elezione al soglio di Pietro.

In particolare il casus sorge dalla dichiarazione di Phil Pulella, corrispondente Reuters dal Vaticano: «Lunedì, Papa Benedetto ha detto che il matrimonio fra omosessuali è una delle varie minacce alla famiglia tradizionale che mina “il futuro dell’umanità stessa”». Ora, è il caso di dire che questa affermazione: o rileva malafede nel pubblicare una notizia falsata o, semplicemente, che sarebbe opportuno leggere le dichiarazioni del papa prima di diffondere informazioni non vere, e dunque ignoranza.  Infatti, le parole del pontefice riguardavano l’educazione dei giovani e sono state: «Oltre ad un obiettivo chiaro, quale è quello di condurre i giovani ad una conoscenza piena della realtà e quindi della verità, l’educazione ha bisogno di luoghi. Tra questi figura anzitutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Questa non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità», perché «il contesto familiare è fondamentale nel percorso educativo e per lo sviluppo stesso degli individui e degli Stati».

Non si parla mai di matrimonio omosessuale, ma il passo è solo una lucida difesa della verità intorno alla famiglia e alla libertà di educazione, che sono due dei principi non negoziabili, concetti su cui B-XVI ama tornare spesso (più avanti nello stesso discorso vengono affrontati gli altri due, ovvero vita e libertà religiosa). Dove sarebbe, dunque, la novità? Che il papa è cattolico? Perciò, molto più remunerativo a livello mediatico inventarsi un proditorio attacco dello stesso pontefice agli omosessuali, giocando sul luogo comune del pregiudizio e dell’intolleranza.cMa c’è di più, partendo da questa notizia falsa, che ha fatto il giro del mondo, il deputato omosessualista brasiliano Jean Wyllys ha pensato di rincarare la dose accusando il Santo Padre di essere un irresponsabile ossessionato dagli omosessuali, un “nazista” (evocando triangoli rosa) e addirittura un “potenziale genocida”. Tuttavia, il discorso di Wyllys, in realtà non dimostra nulla, non confuta la dottrina della chiesa in materia di morale sessuale ed è solamente una fallacia ad hominem: si attacca il papa per screditarlo di fronte all’opinione pubblica e per cercare di distruggere la dottrina cattolica. Ma la cosa incredibile è che il papa non ha nemmeno mai detto ciò per cui viene contestato.

Il fatto che si sia oltrepassato il limite del buonsenso sembri evidente a chiunque, dal momento che perfino il quotidiano britannico di area labour “The Guardian” si è pronunciato sulla vicenda in favore di B-XVI: «Per quanto ne so, Papa Benedetto semplicemente non lo ha detto», così ha scritto Andrew Brown sulla questione. «Ha parlato in favore della famiglia “fondata sul matrimonio tra un uomo e donna”. Egli ha detto che “le politiche che minano la famiglia minacciano la dignità umana e il futuro della stessa umanità”. Ma non c’era alcuna indicazione sul matrimonio gay».

Vorrei, perciò, concludere con le parole di Benedetto XVI: «Davvero il mondo è buio, laddove non è rischiarato dalla luce divina! Davvero il mondo è oscuro, laddove l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore e, così, mette a rischio anche i suoi rapporti con le altre creature e con lo stesso creato».

Matteo Donadoni

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Ecco gli intrallazzi dell’UAAR con Casapound e Acrobax

Dopo  la pubblicazione di questo articolo abbiamo ricevuto numerose richieste di approfondimento da parte di simpatizzanti dell’UAAR, l’associazione italiana di atei reazio-razionalisti. Gli ex responsabili a livello regionale, in particolare Giacomo Grippa e Valentina Bilancioni, denunciavano un’intesa tra l’UAAR e i neofascisti di CasaPound.  Il Collettivo Autonomo Studentesco Nuova Resistenza, ha ripreso la notizia annunciando che «nel caso la notizia fosse fondata non verranno più pubblicate informazioni provenienti da uaar». La notizia è naturalmente vera, come dimostreremo, ma siamo pronti a scommettere che le notizie di gossip religioso dell’UAAR continueranno ad essere tranquillamente pubblicate.

 

UAAR E CASAPOUND

Per verificare la verità della notizia è sufficiente recarsi sul forum interno -luogo pubblico e accessibile a tutti- dell’UAAR, in cui è lo stesso segretario, Raffaele Carcano, a confermare. La questione è emersa ben prima che ne parlassimo anche noi e il merito va sempre ad un socio UAAR (probabilmente “ex” ormai, che più avanti dira anche di appartenere ad «una associazione diciamo così “veterocomunista” e abbastanza apertamente nostalgica dell’Urss e di Stalin»), il quale ha deciso di pubblicare alcune comunicazioni interne. Tra di esse c’è questo verbale ufficiale  del Circolo UAAR di Roma, il cui coordinatore è Marcello Rinaldi:

Si parla di “attacchi e campagne di diffamazione” perché il microcosmo uaarino è colmo di epurati, invidie, vendette personali, gelosie, guerre tra circoli, membri dissidenti al triangolo Carcano-Orioli-Vilella ecc., ma sarebbe troppo lungo (e noioso) rendere note queste assurdità.

L’utente pubblica anche una recente e-mail inviata dallo stesso Coordinatore del Circolo di Roma come risposta a una sua richiesta di delucidazioni circa i contatti con CasaPound. Rinaldi risponde così:

La giustificazione del responsabile dell’UAAR per aver contattato ufficialmente CasaPound è incredibilmente questa: dato che abbiamo avuto a che fare con degli “spacca vetrine” di estrema sinistra, perché non andare anche a cercare nuovi adepti tra i neofascisti? Ricordiamo che tra le tesi ufficiali dell’Associazione, c’è anche questa: «l’UAAR riconoscendo ovviamente il fondamentale ruolo dei partiti politici previsto dalla Costituzione repubblicana non ha punti di riferimento in alcuno di essi. Riafferma in ogni caso la sua totale opposizione al fascismo e/o ai regimi antidemocratici e totalitari».

Dopo la pubblicazione di questi documenti il clima tra i forumisti si surriscalda notevolmente e molti pretendono chiarimenti dai responsabili per decidere se rinnovare la tessera o meno. Anche perché c’è chi sostiene: «riconosco di essere dogmatica: l’antifascismo per me è valore assoluto imprescindibile» La risposta di Carcano, allarmato dal rischio di emorragia di fedeli, non si fa attendere e il 15 gennaio 2012 interviene cercando di chiarire (qui il suo commento integrale):

Nulla di cui allarmarsi quindi per lui, CasaPound si è dichiarata “laica e pro omosessuali” e quindi “democraticamente” il maggiore circolo dell’UAAR -composto da numerosi esponenti di estrema sinistra– ha deciso per una collaborazione. Ovviamente questo tentativo di calmare gli animi ha avuto l’effetto opposto. In un secondo intervento, Carcano si è giustificato così: «Diciamo che, di fronte all’accusa di andare sempre e solo in centri sociali di sinistra, hanno voluto mostrare che l’Uaar è apartitica». Per fortuna allora che non esiste più il partito nazista, altrimenti per dimostrare l’aparticità… Le indignazioni dei soci si sono prevedibilmente moltiplicate, uno ha affermato: «Perché essere così suscettibili ad «accuse» (sic!) d’appartenenza all’estrema sinistra e, soprattutto, perché tentarne goffamente una sorta di ridicola «compensazione» avvicinando movimenti neofascisti?». Un altro ironizza: «Mi sto domandando cosa accadrebbe se l’associazione degli astrologi italiani stabilisse che la congiunzione astrale odierna fra Marte e Urano, unita all’entrata della Luna nella Vergine, implica che bisogna far pagare l’Ici alla Chiesa Cattolica. Sarebbe un’occasione per proporre una manifestazione per lo sbattezzo presso la loro sede?».

Per tamponare la situazione decide di intervenire anche Massimo Maiurana, membro del Comitato del Coordinamento dell’Uaar, nonché responsabile della comunicazione interna dell”associazione, dicendo questo: «se io fossi un socio del circolo di roma avrei probabilmente votato contro questa iniziativa, perche’ per me e’ una stronzata, ma non avrei certamente montato una polemica perché la maggioranza ha visto le cose diversamente da come le vedo io.  Ma attenzione, puo’ anche essere che invece avrei votato a favore, perche’ magari in quella assemblea sono emerse delle considerazioni valide, considerazioni che solo una parte del verbale potrebbe spiegare, e non altre: il fatto che la delibera sia stata adottata a larghissima maggioranza». Anche per Maiurana l’alleanza con i neofascisti non è poi così grave: se la maggioranza vuole allearsi  cosa c’è da obiettare? Come se non bastasse ha aggiunto: «va detto che casapound non è un’organizzazione violenta come lo sono altre, è un’organizzazione che qualche volta e’ stata coinvolta in episodi quantomeno discutibili, ma mi pare abbia fatto anche altro». Altri commenti sono superflui.

 

UAAR E ACROBAX

Dopo il controproducente intervento di Maiurana,  Raffaele Carcano -terrorizzato di passare per fascista-, ha fatto un estremo tentativo confermando comunque che l’UAAR ha avuto a che fare con «il centro sociale Acrobax, che secondo alcuni inquirenti sarebbe un covo di black-bloc. Presso cui il circolo di Roma e Marcello Rinaldi, accusati di comunella coi fascisti, sono andati a organizzare un tavolo di sbattezzo due mesi prima della ‘famigerata’ assemblea». Acrobax è un centro sociale occupato autogestito, che ha sede nell’ex cinodromo di Roma, stabile situato nel quartiere Marconi. Secondo la legge italiana l’occupazione di un immobile altrui (anche se fatiscente) è un atto illegale, anche se temporaneamente tollerato delle forze dell’ordine. Nell’ottobre scorso i suo membri hanno partecipato attivamente ai violenti atti di terrorismo urbano nel centro di Roma, così come riportato da “Repubblica” e confermato dalla ricostruzione delle forze dell’ordine e dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni.

 

CONCLUSIONE

Insomma, non c’è molto altro da aggiungere: pur di combattere la Chiesa, l’UAAR è disposta ad andare contro le sue stesse tesi (antifasciste), cui hanno aderito i soci, alleandosi alle frange più estreme della società (le uniche probabilmente disposte a dar loro retta). Siamo convinti tuttavia che i soci UAAR minimizzeranno e passeranno sopra anche questa volta.

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Guido Meda: l’eroe è chi salva da un suicidio

Intervenire, fermare, far ragionare, sostenere, impedire che si facciano sciocchezze in un momento di confusione. Questo bisognerebbe fare di fronte ad un tentativo di suicidio. Ma oggi il mondo gira al contrario e l’eroe per i media è diventato chi è riuscito a trovare il coraggio di suicidarsi, così si è visto nel caso recente di Lucio Magri (suicidatosi per “semplice” depressione….) e prima di Monicelli. In mezzo agli applausi e agli appelli di stima per queste persone -da Chiara Lalli a Floro Flores D’Arcais-, in tanti hanno avanzato forti perplessità per queste assurde reazioni, tra questi a sorpresa anche Marco Travaglio per ben due volte (prima volta e seconda volta, quest’ultima rimasta abbastanza nascosta).

Ovviamente gli insulti per lui sono stati infiniti, sopratutto da militanti della sua stessa area politica. Tuttavia ancora nessun sedicente “libertario” ha ancora accusato il noto giornalista sportivo Guido Meda.  Anzi, Repubblica” assicura che è diventato addirittura “eroe del web per un giorno”, sempre che valga qualcosa. Il telecronista sportivo ha infatti salvato un giovane disoccupato dal suicidio: Meda era collegato su Twitter verso l’1.30 di notte quando ha notato i messaggi di sconforto lasciati da un utente e ha così cercato di confortarlo, ascoltando i suoi problemi e tentando di fornire un po’ di speranza. Ma quando il giovane, collegato dalla sua abitazione di Foggia, ha scritto: “La mia vita non ha senso, la faccio finita”, senza più rispondere ad altri messaggi del giornalista, Meda ha pensato bene di chiamare immediatamente la polizia della città in cui si trovava (Trento), convinto che quelle sarebbero state le ultime parole del giovane foggiano. I poliziotti hanno avvisato la questura di Foggia e gli agenti sono immediatamente andati a casa del ragazzo, sono entrati e l’hanno trovato ancora collegato al pc. Il foggiano – ha raccontato – è disoccupato, divorziato e da qualche tempo non ha neanche la possibilità di vedere sua figlia, che l’ex moglie gli nega di incontrare. Dopo l’intervento degli agenti, un ultimo post rassicurante: “Dopo una bella chiacchierata con gli angeli blu provo a dormire”. 

Dopo aver ricevuto diversi complimenti, Guido Meda ha risposto: «Chiunque la notte scorsa al mio posto avrebbe fatto la stessa cosa». Troppo ingenuo a nostro avviso, oggi tanti non avrebbero mai chiamato la polizia (ovvero lo Stato), ma anzi, avrebbero incoraggiato l’aspirante suicida nel suo gesto, magari consigliando anche quali gocce prendere per “addolcire” la morte. Dicono così loro: «No, caro Travaglio. Non siamo matti. Siamo semplicemente libertari. Miriamo cioè ad una forte limitazione del potere dello Stato sulla vita (e soprattutto la morte) dei cittadini, massimizzando la libertà individuale e politica». La polizia dunque non doveva intervenire e Guido Meda -per i radicali e i nuovi paladini dell’autodeterminazione totale- non è altro che l’ennesimo ficcanaso.

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L’ossessione di Corrado Augias: «Santo Stefano è stato ammazzato dai cristiani»

Un mese fa, il 26 dicembre, si festeggiava Santo Stefano, il primo martire della Chiesa cattolica. Uno dei mammalucchi dell’ateismo militante nostrano (anche se poi se ne vergogna e dice di rifiutare l’ateismo e di credere “in una specie di armonia universale che ci unisce tutti”), Corrado Augias, si è voluto occupare anche di questo nel suo libro scandalistico “Inchiesta sul cristianesimo” (Mondadori 2008).

L’ossessionato anticristiano Augias è arrivato a sostenere (pag. 86): «Sappiamo dagli Atti che, a un certo punto, si creò nella primitiva comunità di Gerusalemme una grave tensione fra i cristiani di provenienza giudaica e quelli che venivano dalla cultura ellenistica. Ci fu un’assemblea nella quale questi ultimi cominciarono a protestare, dicendo che si trascuravano le loro vedove e i loro orfani. Sembrava una questione riguardante l’amministrazione della carità, tanto che l’assemblea decise di nominare dei diaconi, fra i quali Stefano, per occuparsi appunto degli indigenti […]. Ciò che a me pare interessante -e sinistro- in questa fosca storia è che le tensioni all’interno delle varie correnti cristiane potevano arrivare fino al linciaggio di un avversario, poiché Stefano venne in pratica linciato dalla folla. Inoltre, sembra improprio attribuirgli la qualifica di “protomartire”, data la natura del dissidio dal quale Stefano venne travolto». In poche parole ha sostenuto che ad ammazzare Santo Stefano nel 35 d.C. siano stati gli stessi cristiani e non giudei e liberti romani che lo lapidarono dopo averlo trascinato davanti al Sinedrio e al Sommo Sacerdote accusandolo -alla presenza di Paolo di Tarso prima della conversione- di aver bestemmiato contro Mosè e Dio, nel preannunciare la distruzione del tempio e della legge mosaica, per mano di Gesù (qui, qui e qui un approfondimento). Non basta discriminare i cristiani, bisogna anche negare loro perfino lo statuto di vittime, come ha fatto notare Antonio Socci nel suo libro: “La guerra contro Gesù” (Rizzoli 2011). Qualcuno ha mai sentito Augias, sempre così attento ai diritti umani, spendere mezza parola per il massacro dei cristiani nel mondo (la comunità attualmente più discriminata a livello globale, secondo Bernard-Henri Lévy)? Secondo lui si stanno forse ammazzando tra loro?

La poca praticità di Augias con la storia era già stata notata quando ha sostenuto che Gesù avesse “dei fratelli”, facendo passare per tali i cugini paterni, figli dello zio di Gesù. L’antropologo e storico tedesco Michael Hesemann ne parla così: «Augias è un esempio perfetto di autore scandalistico». Il filosofo Costanzo Preve, celebre studioso del marxismo, parla così  del giornalista romano: «Dal momento che mi sono occupato personalmente di questi temi sono in grado di capire dove sta la specifica cialtroneria dell’approccio di Augias», sintetizzando così il libro: «libello del giornalista dilettante romano Corrado Augias». Il sociologo Massimo Introvinge ha definito i suoi libri una «truffa intellettuale».

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Il presidente Obama: «ridurre gli aborti, sostenere le donne e le adozioni»

Gli Stati Uniti fremono per le elezioni di novembre. Per ora ci sono le primarie dei Repubblicani, dove i politici fanno a gara per dichiararsi cristiani e pro-life, in una Nazione in cui il 92% è credente e il 47% è ormai diventato pro-life (i pro-choice calati al 45%), in particolare giovani. I democratici per ora stanno a guardare.

Intanto Barack Obama cerca di riconquistare qualche consenso dopo aver obbligato, a partire dall’agosto 2013, le chiese e le associazioni religiose a offrire ai propri dipendenti un’assicurazione sanitaria che contempli i rimborsi per la contraccezione e l’aborto. Nell’imminenza dell’anniversario di “Roe Vs Wade”, il caso che portò la legalizzazione dell’aborto negli USA (55 milioni di aborti da allora, riporta uno studio recente), afferma: dobbiamo «ridurre la necessità di abortire», proteggendo la vita dei neonati anche «promuovendo l’adozione». Dobbiamo «sostenere le donne incinte e le madri». Parole “forti”, si commenta su “Repubblica”, che probabilmente riempiono di orrore Carlo Flamigni. Il presidente americano dichiara comunque di mantenere il suo impegno a «proteggere il diritto di scelta della donna e questo fondamentale diritto costituzionale» a sopprimere una vita umana, così come afferma la scienza moderna (e anche un improbabile difensore, Christopher Hitchens).

Anche i peggiori abortisti sostengono di non essere felici di un aborto, che esso è sempre un male. Tuttavia non fanno nulla per evitare le condizioni per cui la donna decide di abortire (economiche nel 90% dei casi). Addirittura contrastano in ogni modo i volontari pro-life che cercano di incontrare queste donne fornendo loro un aiuto economico e morale (in Texas si sono salvati, nel 2011, circa 820 bambini grazie ai volontari fuori dalle cliniche abortiste). Anche in Italia i difensori della vita vengono fortemente avversati: in numerose regioni si impedisce l’ingresso dei Movimenti per la vita e dei Cav (Centri aiuto alla vita) nei consultori, anche se ci sono spiragli di cambiamento, come dimostra il caso recente del comune di Correggio. In realtà non è altro che una precisa disposizione della legge 194, dove si fa riferimento proprio alla necessità di aiutare le donne «a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza» (articolo 5). Evidentemente l’aborto è troppo utile come business economico per occuparsi davvero dei bisogni della donna.

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Spagna: promiscuità omosessuale riattiva malattia venerea

La “Agencia de Salud Pública” di Barcellona ha allertato i centri di salute per un focolaio di linfogranuloma venereo registrato nella capitale catalana, una malattia a trasmissione sessuale che si credeva essere quasi debellata. La microbiologa dell’ospedale Vall d’Hebron, Estrella Caballero, ha partecipato ad uno studio che conferma la preoccupante diffusione di questa malattia e ha spiegato che si tratta di «una malattia altamente contagiosa a trasmissione sessuale, ed è causata da alcuni ceppi del batterio Chlamydia trachomatis. La malattia, che colpisce soprattutto gli uomini gay, provoca infiammazione della mucosa anale e rettale, con piccole ulcere genitali».

L’infezione, continua la dottoressa, «si diffonde principalmente attraverso il sesso anale». Tra gli eterosessuali si sono registrati soltanto due casi. Non si verificava in Europa da molto tempo, spiega. «Tra il 2003 e il 2004 i primi casi sono stati rilevati in Olanda, e da allora è cresciuta». Le malattie sessualmente trasmissibili sono generalmente in costante aumento, «soprattutto tra la comunità gay, dove c’è maggiore probabilità di impegnarsi in rapporti sessuali non protetti con partner multipli e sesso anonimo», precisa la microbiologa.

Il sociologo dell’Università di Chicago, Edward Laumann, ha sostenuto che «gli omosessuali trascorrono la maggior parte della loro vita adulta in relazioni transitorie o a breve termine, con un impegno minore ai sei mesi» (Adrian Brune, “City Gays Skip Long-term Relationships: Study Says”, Washington Blade 2004). Nel 2003 Barry Adam, docente omosessuale dell’University of Windsor in Canada ha stabilito che, tra gli omosessuali che avevano relazioni di oltre un anno, soltanto il 25% ha dichiarato di essere monogamo. Nel 2000, uno studio ha rilevato che gli omosessuali avevano quasi quattro volte più probabilità di avere avuto più di 50 partner sessuali nei sei mesi precedenti l’indagine, rispetto agli eterosessuali. Inoltre, il 10,2% di essi ha riferito di aver avuto tra  i 501 e  i 1000 partner nella sua vita sessuale, mentre un ulteriore 10,2% ha superato i 1000 partner  (Paul Van de Ven, et al., “Facts & Figures: 2000 Male Out Survey,” p. 20 & Table 20, National Centre in HIV Social Research Faculty of Arts and Social Sciences, The University of New South Wales, Febbraio 2001).

Nel 2004 un caso di linfogranuloma venereo è stato diagnosticato a Barcellona, mentre tra il 2007 e il 2010 sono stati rilevati 146 casi. Nell’ultimo anno la malattia ha avuto un impatto maggiore, producendo 72 nuove infezioni. Continua la Caballero: «vi è una percentuale molto elevata, tra le persone colpite, di soggetti con HIV positivo, il 66% di quelli diagnosticati l’anno scorso. La ragione è che gli omosessuali sono promiscui». La microbiologa spagnola tiene ad avvertire che la Linfogranuloma, «può essere endemica se passa dalla comunità gay a quella etero, come sta già accadendo». In Spagna, come accade nel resto del mondo, i gay sono soltanto il 2% della popolazione ma rappresentano il 46% delle nuove infezioni. Un rapporto governativo del 2011 ha stabilito che «in Spagna, gli omosessuali sono diventati il gruppo più rappresentato tra le nuove diagnosi di HIV e l’unico con una tendenza crescente», essi hanno «una prevalenza di HIV estremamente elevata».

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