Il Nobel per la medicina Montagnier, la fede e le guarigioni di Lourdes

Finalmente è uscito anche in Italia il libro “Il Nobel e il monaco. Dialoghi sul nostro tempo” (Giunti Editore 2012), nel quale il giornalista televisivo Philippe Harrouard ha messo a confronto, nell’abbazia della Trappe (vicino a Soligny), un premio Nobel per la medicina, Luc Montagnier e un monaco cistercense, Michel Niaussat.

Avevamo già parlato di questo libro nel novembre 2010 sottolineando la grande apertura di ragione di Montagnier, nonostante si dica “agnostico”, rispetto al rapporto tra scienza e fede, in particolare per quanto riguarda i miracoli. Essendo entrambi gli interlocutori di origine francese, non si poteva non soffermarsi sugli eventi di Lourdes, miracoli e guarigioni inspiegabili a cui Montagnier si è dedicato (oltre allo staff medico-scientifico presente costantemente alla grotta di Massabielle). Il Nobel ha infatti detto, durante l’intervista: «Quando un fenomeno è inspiegabile, se esso esiste veramente, non serve nulla negarlo. Molti scienziati fanno l’errore di rifiutare ciò che non comprendono. Non mi piace questo atteggiamento. Cito spesso questa frase dell’astrofisico Carl Sagan: “L’assenza di evidenza non è l’evidenza dell’assenza”. Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non spiegabile. […] Io non mi spiego questi miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza».

Un altro premio Nobel per la medicina si è occupato delle guarigioni di Lourdes, si tratta di Alexis Carrel, il quale nel 1903 decise di recarsi al santuario per sostituire un collega, intenzionato, da ateo, ad appurare personalmente la falsità dei miracoli. Visitò Marie Bailly, in condizioni gravissime, affetta da tempo di peritonite tubercolare, tubercolosi e pleurite, con ventre e gambe gonfie, costole sporgenti, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta e ipertensione. Lui stesso appurò durante il viaggio che la paziente era in punto di morte, una volta arrivato, spronato dalla grande fede incontrata a Lourdes, volle fare una promessa. Scrisse nel suo diario: «Vergine Maria. Guarite dunque questa giovinetta, ha troppo sofferto. Fate che viva un poco, fate che io creda. Quel che io vedo in questo momento è molto razionale. Se questa giovinetta guarisce, cosa che sembra assurda, fate che io possa credere ritrovandola veramente viva all’uscita delle piscine»Il miracolo si compì sotto i suoi occhi, il gonfiore della giovinetta sparì in pochi istanti, lo stesso per la sacca di liquido formatasi vicino all’ombelico, tanto che ella riuscì ad alzarsi in piedi da sola. La conversione di Carrel, descritta nei dettagli nel suo libro “Viaggio a Lourdes”, fu uno scandalo per lo scettico naturalismo dominante allora l’ambiente francese (ancora oggi pochi hanno voglia di parlarne).

«Ho sempre avuto grande rispetto per chi possiede la fede e per la Chiesa», ha detto Montagnier, nell’intervista. Il Nobel ha poi riconosciuto che gli ordini religiosi cristiani svolgono da sempre un ruolo fondamentale nell’assistenza fisica e spirituale dei malati: «L’ho potuto verificare da vicino nei miei lunghi anni di lotta all’Aids in cui, soprattutto all’inizio, vedevo tutti i giorni pazienti condannati a una morte ineluttabile. Spesso la fede e la vicinanza della Chiesa li aiutavano ad affrontare la malattia e a non sentirsi abbandonati. È grazie a questa esperienza che ho sempre riconosciuto l’apporto pionieristico e insostituibile della Chiesa nel campo delle cure ospedaliere». E’ anche emersa,  durante il dialogo con il monaco Niaussat, la grande stima che Montagnier prova per Giovanni Paolo II, a cui diede addirittura consigli per rallentare la progressione del Parkinson.

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Il forum “Atei italiani”: «quelli dell’UAAR si sono bevuti il cervello»

Sono in molti ormai a pensare che l’associazione UAAR, che dovrebbe rappresentare gli atei (e gli agnostici) militanti italiani, sia in realtà una beffa cattolica.  Non è possibile che una tale associazione abbia potuto triplicare il numero di crocifissi nelle scuole;  colmare un vuoto legislativo  (in senso positivo, ovviamente) sulla presenza del crocifisso in classe; sia riuscita a dimostrare che la Sacra Sindone non è affatto replicabile (sia con strumenti in uso nel medioevo, sia con la tecnologia attuale) e sia riuscita a far esprimere ufficialmente il Consiglio di Stato in favore delle autorità religiose negli istituti scolastici.

Non è pensabile, ancora, che un’associazione di (seppur sedicenti) razionalisti riesca a produrre una gaffe dopo l’altra: dalla moltitudine di epurazioni di responsabili eretici ai legami con i neofascisti di Casapound; dalla frequentazione del centro sociale di Acrobax (nascondiglio delle armi per i Black Bloc) alla richiesta allo Stato di concessione dell’8×1000 in quanto “l’ateismo è una religione e l’UAAR è una confessione religiosa”; dalle immagini omofobiche sulla famiglia alla partecipazioni di responsabili dell’associazione al paganesimo, con insulti ed esultanze per la morte di persone credenti in Dio.

L’ultima odifreddura realizzata dall’UAAR è emersa grazie al forum “Atei italiani”, che sembra più, in realtà, il ritrovo degli epurati/nauseati dell’UAAR. Si tratta di un’immagine (divulgata e promossa sulla pagina Facebook ufficiale dell’associazione) con la scritta: “Almeno il 50% delle gravidanze termina spontaneamente entro il primo trimestre. E Dio non fa niente”. Una vera e propria assurdità, degna del più rigoroso creazionismo protestante. Oltretutto, viene strumentalizzato un caso così sensibile e delicato -alla faccia della sofferenza delle donne!- per fare propaganda. Davvero un colpo basso per tutte quelle mamme che hanno perso in questo modo i loro figli.

Non a caso, chi ha avuto il merito di far emergere tale offesa (sotto il titolo: “In UAAR si sono bevuti il cervello”), è un utente donna, la quale scrive sul forum degli “Atei italiani”: «Slogan più di cattivo gusto, male interpretabile e antipatico di questo non si poteva pensare… Grazie a dio non ho rinnovato la tessera quest’anno, senno chiedevo il rimborso. Che tristezza un’organizzazione che riesce a perdere consensi persino tra i soci». E in un secondo commento: «Io davvero mi chiedo come si fa a pensare di portare avanti la causa della laicità dello stato con questi toni… rendiamoci conto che questi rappresentano gli atei in Italia, siamo messi malissimo […] la tessera non l’ho rinnovata per altri motivi (questione casapound e atteggiamento della dirigenza)». L’utente cita la “questione casapound” di cui abbiamo già parlato a lungo: la sede UAAR principale, attraverso una votazione democratica, ha approvato che la dirigenza contattasse, per parcondicio, l’associazione fascista Casapound per  proporre loro lo “sbattezzo”, in quanto lo stesso era avvenuto per gli “sfascia-vetrine” del centro sociale Acrobax. In quell’occasione, Massimo Maiurana, membro del Comitato del Coordinamento dell’Uaar, nonché responsabile della comunicazione interna dell”associazione, si è giustificato così: «va detto che casapound non è un’organizzazione violenta come lo sono altre, è un’organizzazione che qualche volta è stata coinvolta in episodi quantomeno discutibili, ma mi pare abbia fatto anche altro».

Tornando al dibattito all’interno sull’immagine dell’UAAR, un altro utente ha commentato: «poi ci si stupisce che chi crede reputa gli atei aridi e senza cuore(probabilmente riferendosi al famoso e “scandaloso” sondaggio realizzato negli USA).  Una responsabile del forum, l’utente “Avalon”, che è stata responsabile regionale dell’UAAR  poi epurata senza troppe parole, è intervenuta con realismo: «E’ veramente orrendo. Una pugnalata al cuore di ogni donna che abbia sofferto per un aborto spontaneo…».  Un altro utente ha centrato pienamente l’enorme fallacia delle associazioni integraliste come l’UAAR: «io mi chiedo solo perché, un’associazione o che caspita è non so, che dovrebbe avere come fine quello di promuovere la laicità debba subdolamente cercare di fare leva su un giochino psicologico tanto sgradevole e di cattivo gusto. Che parlino dei vantaggi reali della laicità, perchè devono parlare di dio? Perchè evidentemente il loro interesse principale è screditare la religione anzichè promuovere le loro idee». Vogliamo qui spezzare una lancia a favore di Raffaele Carcano, leader máximo degli Atei Razionalisti italiani: risulta ben difficile parlare dei “vantaggi reali della laicità” (leggasi “laicismo”) se di fatto non ce ne sono. E’ inevitabile, dunque, che per dimostrare di essere vivi resti solo da aggredire e deridere il “nemico”.

Un altro utente ha dimostrato, di avere idee chiare su come conquistare il mondo: «ci vogliono slogan che puntino a destabilizzare la fede dei credenti, a farla crollare dalle fondamenta». E’ normale comunque che anche in questa occasione arrivino anche le richieste di dimissioni dei responsabili della nuova iniziativa dell’UAAR: «Io penso che chi è responsabile per l’aver dato l’ok a questo manifesto dovrebbe dimettersi per manifesta inettitudine […], sorge anche a me il dubbio che sia stata pagata apposta da qualcun altro, un’agenzia di comunicazione difficilmente può essere così idiota». Un altro ha aggiunto: «Peggio ancora, è stata pagata con i soldi dell’associazione e rema contro… è il massimo della perversione!».

Per quanto ci riguarda, l’UAAR continui pure con tranquillità a bersi quel poco di cervello che rimane. Non sembra esistere, nel panorama italiano, un’associazione più controproducente…dopo 28 anni di esistenza, se è uno scherzo, facciamo presente ai responsabili che sarebbe arrivato il momento di rivelarlo.

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“L’obiettore è un buon medico”, parla Renzo Puccetti

Come abbiamo già informato, il 6 giugno 2012 la Consulta di Bioetica Laica (già nota per altre vicende) ha avviato una crociata contro il diritto dei medici di essere obiettori di coscienza nei confronti dell’interruzione della vita dell’essere umano nella prima fase della sua esistenza (tecnicamente “aborto”). L’intollerante campagna è stata chiamata “Il buon medico non obietta”, e ha il chiaro intento di debellare l’obiezione di coscienza dei medici (grande ospitalità sui media e volantinaggio fin dentro gli ospedali).

UCCR ha voluto contattare alcuni medici, giuristi ed esperti di bioetica per chiedere loro un parere su questa azione intimidatoria verso la libertà di coscienza

 
 

Il dott. Renzo Puccetti, è specialista in medicina Interna, membro della Research Unit della European Medical Association, referente per l’area bioetica della società medico-scientifica interdisciplinare Promed Galileo e socio fondatore dell’Associazione Scienza & Vita. Ha cortesemente risposto così ad alcune nostre domande:

 

“Dott. Puccetti, perché lei ha deciso di essere obiettore di coscienza?”
«Perché è la cosa più naturale che il medico non uccida gli esseri umani, così come è naturale che un ingegnere non progetti ponti destinati a crollare. La parola “medico” deriva dal sanscrito “madh” che indica colui che che sa e colui che cura. Questo è il medico, colui che cura perché sa farlo. L’aborto è l’uccisione di un essere umano su indicazione di un altro essere umano che stabilisce la diagnosi e che indica al medico come unica cura detta uccisione; beh, credo sia difficile negare che l’aborto abbia davvero poco a che fare con la vera medicina, per questo, appena laureato, scrissi al medico provinciale, allora si faceva così, la mia dichiarazione di obiezione di coscienza, una scelta che non mi ha portato alcun beneficio economico o di carriera, ma che ha portato un enorme beneficio alla mia coscienza.»

 

“Cosa ne pensa di questi tentativi di limitare la libertà del medico, obbligandolo a compiere azioni contro la sua coscienza?”
«Sono la sostanza feroce che si cela dietro l’apparenza melliflua del buonismo relativista. Da un lato la bioetica relativista adotta il dogma dell‘assenza di verità ed il conseguente precetto assoluto che tutto è buono, purché liberamente scelto, ma dall’altra questa stessa bioetica si fa latrice di un attacco alla libertà di dire “no” di fronte a determinate richieste come quella di abortire. C’è qualcosa d’incoerente in tutto questo; sbaglierò, ma ho l’impressione che abbia a che fare con l’odio per colui che si sottrae alla logica del “tutti partecipi, tutti d’accordo, nessun misfatto, tutto è bene”, forse il medico obiettore disturba questo disegno

 

“I medici obiettori sono accusati di non essere dalla parte della donna, cosa ne pensa lei?”
«Questa è la più grossa sciocchezza sotto il profilo scientifico. Abbiamo una mole di dati a questo proposito. È stato dimostrato dallo studio STAKE, una valutazione di tutte le donne in Finlandia per un periodo di oltre 14 anni, che la mortalità totale delle donne che abortiscono ad un anno dall’evento è tre volte maggiore rispetto a quella delle donne che danno alla luce un figlio. È stato dimostrato sia dall’American Psychiatric Association che dal British Royal College of Psychiatrists che l’aborto non offre nessun beneficio effettivo in termini di salute mentale per la donna, l’aborto è cioè sotto questo profilo un intervento futile. Infine è da poco uscito su PlosOne, una delle riviste ad impatto scientifico più alto, uno studio che sfata un altro mito, quello per cui attraverso la legalizzazione dell’aborto si riduce la mortalità materna, cioè la mortalità entro 14 giorni dal termine della gravidanza: l’analisi condotta su 50 anni di mortalità materna in Cile ha mostrato che la proibizione legale dell’aborto ha condotto ad una riduzione delle donne morte. Per questi fatti, per delle evidenze scientifiche, posso affermare con serenità che la contrarietà all’aborto significa essere dalla parte delle donne.»

 

“Perché secondo lei ci sono così tanti medici obiettori (80% in Italia, 86% negli Usa)?”
«Ci sarebbe da stupirsi del contrario. Affermare che il buon medico non obietta significa sostenere che i medici obiettori non sono buoni medici? Se così è si tratta di un’affermazione offensiva nei confronti della quale sarebbe interessante valutare i profili di responsabilità legale. Significa che l’aborto è un bene perché è legale? Ma allora anche l’obiezione è legale, allora perché attaccarla? Forse la stragrande maggioranza dei medici non effettua né partecipa agli aborti perché la scienza ci ha dimostrato chiaramente che dal momento della fecondazione si è in presenza di un essere umano vivente unico ed irripetibile, cioè di un valore incondizionato, una preziosità che la maggioranza dei medici intende quale propria missione tutelare e non sopprimere.»

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Al summit Rio+20 vittoria contro lobby antinatalista

Ha trovato per fortuna poco spazio sui media, ma comunque si è concluso il fumoso summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del pianeta a Rio de Janeiro, chiamato appunto Rio+20. L’obiettivo (purtroppo fallito), era quello di adottare una politica comune per l’ambiente, all’interno di un documento di 50 pagine.

Sappiamo già che quando ci sono in gioco fanta-ambientalisti pannelliani e malthusiani, in un modo o nell’altro riescono a buttarci dentro anche la contraccezione di massa, l’aborto e la sterilizzazione come misure di riduzione demografica a favore del Pianeta Gaia. E infatti è proprio quello che è avvenuto, ma incredibilmente non sono riusciti a spuntarla. Giustamente “Il Foglio” parla di “vittoria contro l’ideologia antinatalista”. Non hanno vinto le politiche neoimperialiste di chi afferma che bisogna barattare i figli con la CO2.

L‘Unfpa (Un Popolation Fund) e l‘Ippf (International Planned Parenthood Federation, cioè il più grande ente abortista del mondo fondato dall’eugenista Margharet Sanger) -in accordo con Norvegia e Islanda- avrebbero voluto inserire nel documento finale un richiamo ai presunti “diritti riproduttivi” (cioè: aborto, contraccezione di massa e sterilizzazione), ma un consistente gruppo di nazioni ha invece preferito aderire al richiamo della Santa Sede (che ha un seggio come osservatore nell’Onu, dunque non può votare) e dell’“UK’s Society for the Protection of Unborn Children”, per respingere questo indebito richiamo, offensivo per le donne (sterilizzazione contro l’effetto serra?) e pericoloso –come riporta Enzo Pennetta-, in quanto veloce a trasformarsi in un mezzo per veicolare controlli malthusiani della popolazione. Le Nazioni che hanno contribuito ad affondare il richiamo sono state: Vaticano, Russia, Honduras, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Cile, Siria, Egitto, Malta, Polonia e Costa Rica (e il gruppo chiamato “G77”, che promuove gli interessi delle nazioni del mondo in via di sviluppo contro lo sfruttamento), mentre quelli favorevoli erano: Stati Uniti, Bolivia, Perù, Uruguay, Messico, Norvegia, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Svizzera e Islanda.

Planned Parenthood ha lavorato febbrilmente per costruire il vertice di Rio +20, proprio per un sicuro ritorno economico, possiede infatti la più grande catena di cliniche abortiste. L’Irlanda è da tempo sotto fortissima pressione da parte dell’ONU in quanto non intende legalizzare l’aborto. Infatti ha un tasso di natalità molto più alto rispetto alla media europea, una bassa incidenza di cancro al seno, una buona salute mentale tra le donne e il 70% dei cittadini approva tale divieto. Stessa situazione in Cile.

Inviperita certa stampa, anche “Il Corriere della Sera” si è sfogato con un divertente articolo (leggere per credere) di Alessandra Arachi, che ha ricostruito in termini apocalittici il momento in cui ha preso la parola il segretario di Stato americano Hillary Clinton, affermando che “le donne devono avere il potere” (di uccidere i propri figli?). Gianni Gennari su “Avvenire” ha invece, giustamente parlato di “razzismo” e “arroganza colonialista” (d’altra parte si parla politiche imperialiste), contro chi ha inveito sul fatto che alcuni Paesi a maggioranza islamica, tra cui Siria ed Egitto, e tutta l’America Latina, si sono trovati d’accordo con la Santa Sede (oltre a Russia e Polonia).

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Popolare blogger atea annuncia conversione al cattolicesimo

Il 18 giugno scorso un post su “Patheos Atheist Portal” ha fatto il giro del mondo scioccando la comunità laica (o laicista). E’ firmato dalla popolare blogger Leah Libresco ed è intitolato: “Questo è il mio ultimo post”.

La Libresco (collaboratrice anche per l’Huffington Post) ha scritto: «Per molti anni, un sacco di miei amici mi hanno detto che avevo una filosofia incoerente e insostenibile […]. Ero pronta ad ammettere che c’erano parti del cristianesimo e del cattolicesimo che sembravano una partita abbastanza buona per i bit del mio sistema morale, mentre nel frattempo la mia filosofia era non particolarmente soddisfacente». Un’atea convinta, tuttavia, fino a poco tempo fa. Ma durante «la Domenica delle Palme, ero nella mia università per un dibattito con alcuni alunni. Ho tradotto un sacco di principi cattolici, al fine di usarli nel mio intervento». Dopo il dibattito, la Libresco si è poi soffermata in un dialogo con un cattolico, basato sull’origine della legge morale.

La blogger aveva ascoltato in passato «spiegazioni che cercano di inserire la moralità nel mondo naturale, come quelle della psicologia evolutiva. Esse sostengono che le disposizioni morali hanno trionfalmente prevalso sull’egoismo, si parla di selezione di gruppo, o qualcos’altro. Di solito, queste soluzioni proposte però fraintendono radicalmente a) l’evoluzione b) la filosofia morale, o c) entrambi. Non pensavo affatto che la risposta era lì. Il mio amico mi ha costretto a smettere di battere su spiegazioni offerte da altre persone, portando le mie». Riflettendo, la Libresco si è così accorta di credere all’esistenza della Verità, cioè nell’origine divina della morale, e «c’era una religione che sembrava essere più promettente per raggiungere quella Verità vivente. Ho chiesto al mio amico un suggerimento, abbiamo pregato la Liturgia delle Ore assieme».

Dopo quella sera di qualche mese fa, ha voluto prendersi del tempo per riflettere a lungo, domandandosi anche «cosa avrei dovuto fare del mio blog sull’ateismo». Smettere di scrivere? Continuare in uno stile cripto-cattolico sperando che nessuno se ne accorgesse (come del resto ha fatto nell’ultimo periodo)? No, la soluzione trovata è stata un’altra: «A partire da domani, questo blog si chiamerà “Patheos Catholic channel” (l’url e RSS rimarranno invariati)». Ha quindi concluso rivelando che questo momento della sua vita «mi rende così felice… E’ il momento migliore per essere vivi, quando quasi tutto ciò che credevamo di sapere risulta essere sbagliato».  Il fatto è molto simile a quanto avvenuto qualche anno fa, quando un popolare blogger di nome “The Raving Atheist”  ha annunciato la sua conversione, cambiando il suo blog in “The  Raving Theist”.

E’ rischioso per un ateo riflettere troppo profondamente attorno ai propri convincimenti, può darsi che alla fine non ne sia più convinto.

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Nel South Australia bocciata l’eutanasia, in Canada aperta la discussione

Il Parlamento dell’Australia del Sud ha bloccato un tentativo di introdurre una nuova legge a favore dell’eutanasia. La legge avrebbe previsto la possibilità di sopprimere malati terminali con dolori incoercibili, ma è stata bocciata 22 a 20 (5 astenuti) trovando l’opposizione dei liberali conservatori e della destra laburista, mentre era favorevole la sinistra.

Alcuni gruppi cristiani si sono mobilitati per modificare  l’atteggiamento dei favorevoli nei confronti della possibile introduzione dell’eutanasia; cosa necessaria dato che la legge è stata bocciata di misura e potrebbe passare se ripresentata. Questo voto è la seconda sconfitta importante per gli attivisti pro-eutanasia in meno di un anno,  essendo stata recentemente bocciata anche una proposta di legge per fornire tutela legale ai medici che accelerano la morte per mezzo di farmaci antidolorifici.

 

Contraria la situazione nello stato della British Columbia, in Canada, dove la Corte Suprema, per mezzo di Lynn Smith –nota abortista e femminista– ha appena stabilito che il divieto per i medici di aiutare i pazienti nel suicidio assistito sarebbe incostituzionale. Il dibattito si è dunque aperto, interessante è l’articolo apparso su “The Globe and Mail” da parte di Margaret Somerville, founding director del Centre for Medicine, Ethics and Law presso la McGill University. La filosofa ha spiegato che «le persone che sostengono la legalizzazione del suicidio assistito/eutanasia presumono semplicemente che l’autonomia individuale abbia la priorità sul valore della vita. Ma la ricerca mostra che le motivazioni di chi vuole il suicidio assistito/eutanasia sono la paura di essere abbandonati, di morire da soli e non amati e di essere un peso per gli altri. Sicuramente la nostra risposta a questi timori non dovrebbe essere quella di aiutarli ad uccidere se stessi, o dare loro una iniezione letale».

Così, ha continuato, «se ci poniamo una serie di domande sulla legalizzazione del suicidio assistito/eutanasia, molti di noi concluderebbero che è una pessima idea. Perché stiamo discutendo sul suicidio assistito/eutanasia quando oggi potremmo fare molto per alleviare il dolore di quanto non potessimo in passato? In una società laica, la medicina e la legge sono le principali istituzioni che sostengono il valore del rispetto per la vita». E’ possibile agire per «rendere sopportabile la morte», ad esempio attraverso «l’accesso alle cure palliative […], l’aiuto verso le persone morenti perché comprendano di essere rispettate, che hanno ancora qualcosa da dare a tutti noi, e che anche quando si sta morendo si può avere un senso di speranza, evitando la palude della disperazione».

Linda Gridelli Luca Pavani

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Il giudice Coleridge: «il divorzio ha lacerato la società inglese»

Qualcosa si muove, nel Regno Unito, riguardo al problema del divorzio, causa, come più volte abbiamo visto in questo sito, di gravi problemi per la società in genere, ma soprattutto per i bambini che lo subiscono (esempio qui, qui, qui e qui).

Il giudice Paul Coleridge, della Family Division (che si occupa dei casi relativi alle famiglie, quindi anche di divorzi) è arrivato a definire il divorzio una “calamità”, responsabile della lacerazione della società britannica. Lo scopo prefissatosi da Coleridge è «dar vita ad un movimento nazionale con l’obiettivo di cambiare l’atteggiamento su tutta la linea di tutta la società, così da migliorare la vita di tutti noi, soprattutto dei bambini». Embrione di questo movimento è la Marriage Foundation, il cui ruolo è la pretesa di politiche governative atte al supporto delle coppie sposate e vicine al matrimonio, con il fine di “rafforzare le istituzioni per il beneficio dei bambini, degli adulti e della società in toto.”

Coleridge vuole infatti agire prima che la situazione si faccia irrecuperabile (con 3.8 milioni di bambini coinvolti in cause di divorzio ogni anno, già ora), dopo aver visto la situazione farsi sempre peggiore: è sostenuto da un buon numero di avvocati, soprattutto a fronte degli studi che hanno mostrato chiaramente i danni subiti dai bambini a causa del sistema giudiziario riguardante le famiglie. Un decimo dei bambini coinvolti ha infatti dichiarato di aver pensato al suicidio, di essersi sentiti “isolati” e “usati”, mentre un terzo di essi ha invece dichiarato di essere stato tentato a rivolgersi alla droga o all‘alcool; un altro 10%, inoltre, è stato coinvolto nel crimine.

Uno dei problemi principali risiede nel fatto che il sistema, ponendo in opposizione i due coniugi, spinge ad usare i bambini, gettati in mezzo a due poli, per vincere la causa: è frequente che un genitore convinca il proprio figlio a mentire o a spiare l’altro: di fatto, rileva il giudice, l’attuale sistema giudiziario incoraggia il conflitto, ed è necessario, per il bene dei bambini in primis, risanarlo.

Michele Silvi

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Il nuovo spot di Enel Energia è un inno alla vita

Chi scrive ha spento la televisione e la radio da tempo, puntando solo sul web, esasperato dall’eccessiva invadenza degli spot pubblicitari.

Tuttavia, in questo contesto storico dominato dalle varie Emma Bonino, dai Carlo Flamigni e dai Silvio Viale, è con gioia sottolineare la presenza, tra la quotidiana e martellante réclame televisiva, anche di un bellissimo inno alla vita.

 
 

Qui sotto il nuovo spot di Enel Energia

 
 
E dopo lo spot pubblicitario, c’è spazio per l’ascolto di questa intensa canzone di Nek, presa dall’album “L’Anno Zero” (2003). Il testo è un altro inno alla vita, o meglio, una preghiera contro la decisione di abortire: «Lui vive in te, si muove in te con mani cucciole. E’ in te, respira in te, gioca e non sa che tu vuoi buttarlo via. Lui vive in te, si culla in te con i tuoi battiti. E’ in te, lui nuota in te, gioca chissà…è lui il figlio che non vuoi».

Qui sotto il video (non ufficiale) della canzone “In te”, di Nek

 
 
Guardando questi video, non possono non venire alla mente le parole di Pier Paolo Pasolini, il quale riconosceva: «Sono però traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell’aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo. L’aborto legalizzato è infatti – su questo non c’è dubbio – una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l’accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della “coppia” così com’è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi – da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura» (da “Corriere della Sera”, 19/1/1975).

Come dimenticare l’intervista a Norberto Bobbio, quando disse: «L’aborto è un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri. […] Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto […] Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere“. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere». (da “Bobbio: ecco perché sono contro l’aborto”Corriere della sera, 8/5/1981)

 

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California: legge impedisce aiuto a omosessuali egodistonici, psicologi contrari

La lobby gay è riuscita a far approvare al Senato della California una legge in cui si impedisce a chi ha attrazioni omosessuali indesiderate di poter chiedere aiuto ad un terapista per superare tale situazione ed interrompere questo comportamento. La legge ora, per essere approvata, dovrà passare alla Camera.

Qui non si è a favore di nessuna terapia in particolare, ma soltanto si sostiene il diritto di queste persone ad autodeterminare la loro persona, la loro libertà nel chiedere aiuto. Nonostante ci siano tantissimi ex omosessuali, noti anche alla grande stampa, nonostante gli studi abbiano dimostrato che queste terapie funzionano e non danneggiano nessuno, nonostante sia chiaro che l’omosessualità non sia determinata geneticamente e da essa vi si può uscire, nonostante prestigiosi esponenti della psichiatria americana -come Robert PerloffNicholas Cummings, entrambi ex presidenti dell’American Psychological Associationabbiano dichiarato di aiutare numerosi omosessuali nel loro cammino di abbraccio (o ritorno) all’eterosessualità,  non c’è nulla da fare. La ricca e potente lobby gay –principale finanziatrice del presidente Obama (anche qui)- ha deciso che nella vita si può solo diventare (o nascere) omosessuali e nessuno potrà più tornare indietro, tutti gli aiuti psicologici dovranno andare obbligatoriamente in questa direzione.

Occorre dire che la proposta di legge, sostenuta dal senatore democratico Ted Lieu è ancora in versione “leggera”, ovvero il divieto sarà solo per le persone sotto i 18 anni, mentre gli adulti saranno obbligati a firmare una liberatoria attestante che la terapia è inefficace e potenzialmente pericolosa. E’ chiaro però dove si voglia arrivare.

La situazione è dunque all’estremo dell’intolleranza, tanto che a sostegno dei numerosi psicologi pro-terapia è scesa in campo anche lCalifornia Psychological Association (CPA) la quale -oltre ad aver espresso preoccupazione «per chi tenta di cambiare il suo orientamento sessuale», (non poteva che allinearsi all’APA e all’OMS) ha però affermato di «avere preoccupazione anche nell’uso del processo legislativo come un mezzo per impedire una pratica professionale», secondo le parole del Direttore esecutivo Jo Linder-Crow. Non solo la legislazione «crea un’occasione ampia per intentare azioni legali contro gli psicologi», ha continuato la California Psychological Association, ma il consenso informato proposto dal senatore è anche troppo preciso e dittatoriale.

Tra i numerosi psichiatri e psicologi, si è staccato dal politically correct  anche il prestigioso psicoanalista americano Jeffrey Satinover, già presidente della C.G. Jung Foundation di New York, docente a Princeton e vincitore per due volte di un premio per la ricerca assegnato dall’Università di Yale. Satinover è uno dei membri del comitato scientifico della National Association for Research & Therapy of Homosexuality, una delle associazioni di psichiatri a favore di queste terapie, il quale ha affermato che vi sono troppe variabili umane nella relazione terapeuta-paziente per progettare rigorosi esperimenti scientifici atti a dimostrare i “risultati” di questo o quell’altro approccio: «se uno psicoterapeuta rispetta l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione del cliente, la terapia non sarà né “affermativa” né “riparativa”, ma seguirà i desideri e le inclinazioni del paziente».  «Etichettare una terapia come “positiva” o “di conversione”», ha continuato, «è un atto essenzialmente propagandistico». Questi politici «non hanno competenza per dare questo tipo di giudizio, si tratta di una intrusione assolutamente ingiustificata da parte dello Stato nella vita privata degli individui. Il principio di autonomia e  autodeterminazione, che nel diritto costituzionale si riferisce alla libertà, è così essenziale nel nostro paese che è sorprendente per me come questi legislatori non capiscano che questo tipo di intrusione autoritaria nella vita della gente è riprovevole»

Si ricorda infine che anche l’American Psychological Associationseppur guidata su questa tematica da puro spirito politico e non certo scientifico, come ha più volte rivelato l’ex presidente Cummings- si è opposta alla terapia di ri-orientamento sessuale ma riconoscendo contemporaneamente che «non vi sono studi dai risultati scientificamente rigorosi sia per determinare la reale efficacia o il danno di trattamenti “riparativi”». Nel 2004 ha presentato uno studio in cui, dopo aver seguito 11 donne che si erano identificate come lesbiche per più di 10 anni, si riconosceva che esse anche dopo 30 anni mantenevano normali e intime relazioni con gli uomini. Nel 2006 l’allora presidente  dell’associazione, Gerald P. Koocher, ha dichiarato che «l’APA non ha alcun conflitto con gli psicologi che aiutano le persone afflitte da indesiderate attrazioni omosessuali», aggiungendo che la scelta di entrare in terapia per diminuire attrazioni omosessuali e per rafforzare il potenziale eterosessuale deve essere rispettata (deve essere volontaria e gli obiettivi devono essere concordati col terapeuta)

 

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La morte non porta a credere in Dio, smentito il “Catechismo laico”

Solitamente le componenti fondamentaliste dell’ateismo militante ritengono che l’educazione religiosa dei bambini e dei ragazzi sia un plagio, un lavaggio del cervello, addirittura un virus che gli adulti trasmettono ai loro pargoli e dal quale essi non potranno più liberarsi. Non si riesce a capire tuttavia come sia possibile allora che il 99% degli anti-teisti emerga da famiglie cristiane, dopo aver seguito il catechismo per anni e addirittura dopo aver frequentato il seminario, come avvenuto per Piergiorgio Odifreddi, il più noto tra questi esponenti.

Occorre ricordare inoltre che, mentre viene diffusa questa tesi, il sito italiano di riferimento del laicismo ha creato il suo «Anticatechismo per ragazzi: il Piccolo Ateo», con il quale si invitano i bambini -attraverso una voce narrante che vorrebbe risultare simpatica- a «difendervi dai preti, dai famigliari e dalle persone che invece vogliono per forza farvi credere che esiste Dio». Una vera e propria propaganda atea, dai classici e prevedibili contenuti pescati nel vasto repertorio laicista, molto simile a quanto veniva insegnato durante le ore di “ateismo” che Joseph Stalin impose alla popolazione sovietica.

E’ interessante notare che nel “Catechismo per il piccolo ateo” venga affrontato uno dei tanti cavalli di battaglia: «La paura della morte ci fa illudere che c’è Dio». I bambini dei figli degli atei vengono indottrinati (se per gli atei il catechismo plagia i bambini, lo stesso evidentemente fa “l’anti-catechismo”) con frasi come queste: «Ci sembra impossibile che questa vita così intensa e piena di stimoli, debba finire improvvisamente e in un modo così crudele e sciocco. E allora ci siamo inventati dei sistemi per far sembrare la morte meno brutta di com’è. Sono tutti sistemi illusori, ovviamente, perché nessuno di essi sconfigge davvero la morte. Però almeno uno ci consola assai e ci fa sperare che la vita può continuare anche dopo la morte: questo sistema lo abbiamo chiamato “dio”».  

A questi poveri bimbi andrebbe invece fatto notare che anche la morte può essere “sorella” dell’uomo, come ci ha insegnato San Francesco nel “Cantico dei Cantici”, ovvero una grande risorsa perché è lo stimolo più efficace per pensare alla vita, ad interessarsi di essa, al suo senso ultimo. L’approdo a Dio diventa così l’ultimo passo razionale per chi cerca lealmente ed intensamente la ragione ultima e adeguata del suo vivere. Come ricorda Sant’Agostino, tutto quanto viene prima di Dio, infatti, non basta mai alla sete di significato e di infinito presente misteriosamente in ogni creatura umana. Quindi, certamente la morte avvicina a Dio perché ci costringe ad affrontare seriamente la ragione del vivere, e non tanto per cercare una consolazione. Ma non è nemmeno detto che sia così in modo automatico, dipende sempre dalla libertà dell’uomo.

Infatti, “L’anti catechismo” viene confutato anche da diverse ricerca psicologiche. Nel marzo scorso informavamo, ad esempio, di uno studio scientifico dell’University of Malaya, il quale ha rilevato come le persone religiose (islamiche, in particolare) temono maggiormente la morte rispetto a quelle non religiose. Dunque, “inventarsi dio”, come dicono i sacerdoti laicisti, non risulta essere per nulla utile o efficace. Nel prossimo numero della rivista Personality and Social Psychology Bulletin, invece, ricercatori americani renderanno pubblici i risultati di uno studio attraverso il quale dicono di avere smontato «il mito che gli atei si rivolgano a Dio nei momenti di difficoltà». Infatti, secondo lo studio, pensare alla morte non rende più propensi a credere in Dio, suggerendo che il vecchio detto “non ci sono atei in trincea” non regge.

L’UAAR ovviamente non ha riportato la notizia, anche perché avrebbe dovuto dire ai suoi maître à penser di modificareL’ateo-catechismo per bambini”. Raffaele Carcano -presidente dell’UAAR- avrà il coraggio di dire ai figli dei suoi soci che, oltre ad essere stati plagiati da piccoli, sono state a loro inculcate a forza informazioni scientificamente false?

La redazione

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