La Nuova Bussola Quotidiana ora è anche novax

cascioli vaccini bussola quotidianaLa Nuova Bussola Quotidiana e le bufale. Il portale di Riccardo Cascioli rischia di essere un autogol per il mondo cattolico, fortemente orientata alla critica ideologia verso il Papa, all’antievoluzionismo, al free-vax. Ecco l’ultima de LaNuovaBQ.

 
 
 

“Siete diventati anche no-vax, voi cattolici antiscientifici avete raggiunto il fondo”. Così ci hanno scritto ieri pomeriggio.

Chi glielo spiega che La Nuova Bussola Quotidiana, nonostante i proclami, difficilmente può ritenersi una fonte d’informazione (autenticamente) cattolica? E che, ormai, prevale l’imbarazzo nell’essere in qualche modo accomunati al portale diretto da Riccardo Cascioli?

Un sito web esasperatamente politicizzato, dove l’interlocutore critico non sono gli antagonisti della fede, ma i nemici della Lega e i sostenitori del PD. In nome di questa lotta (politica), tutto è giustificato e non vi è alcuna remora ad asfaltare chiunque osi mettersi sui binari di Matteo Salvini, il vero riferimento morale de LaNuovaBQ da quando i suoi autori hanno rinnegato l’autorità spirituale di Papa Francesco.

 

LaNuovaBQ sui vaccini e sulle “malattie dei migranti”.

L’ultima è arrivata ieri, a firma di Paolo Gulisano.

Lo scrittore se l’è presa nientemeno che con Walter Ricciardi, già presidente del Consiglio Superiore di Sanità e docente Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva, reo di aver bollato come antiscientifico l’inno alla “libertà vaccinale” proveniente dalle file del governo giallo-verde.

Gulisano, articolista de La Bussola ed attivissimo anche sul portale del sedevacantismo italiano Radio Spada, ha dileggiato Ricciardi accusandolo di fare affari con le case farmaceutiche produttrici di vaccini e con il Partito Democratico, arrivando a sfidarlo a «portare le prove che il Vice Premier ha torto», quando afferma che i vaccini sono dannosi e i migranti portano malattie.

Gulisano, ovviamente, concorda con Salvini, smascherando il «grande affare delle vaccinazioni» ed invocando la “libertà vaccinale” che sarebbe in vigore negli altri Paesi europei.

 

La Nuova Bussola Quotidiana e la cultura cattolica.

Così Gulisano e La Bussola si schierano apertamente con il mondo dei no-vax e free-vax, rifiutano con veemenza l’evoluzione biologica e verrà il tempo delle scie chimiche e, perché no, della terra piatta.

Ma chi sono coloro che proclamano la “libertà vaccinale”, a cui si ispirano Cascioli e Gulisano?

E’ il comitato Colmiva, sul cui sito web vi sono continui collegamenti tra vaccini ed autismo e la frase “danni da vaccino” è onnipresente. LaNuovaBQ esalta l’intervento del gruppo di lavoro “Vaccino Veritas” contro il dott. Ricciardi, omettendo però che è formato da omeopati ed ortopedici e l’unico medico (in pensione) è un noto negazionista del legame HIV-AIDS.

Cosa dire della tesi salviniana dei “migranti portatori di malattie“? E’ di qualche mese fa uno studio del Campus biomedico di Roma che ha negato questa relazione.

Ma, si sa, anche gli scienziati fanno tutti parte di un grande complotto ordito dal Vaticano immigrazionista. «Cavernicoli», li definisce con durezza l’eminente virologo Roberto Burioni. «Somari patentati, che con la loro superstizione vogliono mettere in pericolo i loro figli, i nostri figli e tutti noi. Qualcuno ha il coraggio di affermare che ‘bisogna garantirgli la libertà di scelta‘. Invece bisogna solo garantirgli la libertà di studiare o di tacere, e fare in modo che con la loro follia non facciano del male a tutti gli altri, prima di tutto ai loro figli».

 

LaNuovaBQ rischia da tempo di essere un danno per il mondo cattolico -come lo era il sito web Pontifex di Bruno Volpe qualche anno fa- che potrebbe venire accomunato al suo catastrofismo, all’antipapismo, all’antievoluzionismo, alla generalizzazione negativa nei confronti di migranti e musulmani.

Altre loro battaglie sono contro le canzoni rock “pericolose”, come Bohemian Rhapsody dei Queen e l’ossessione per il “materiale fecale” dei gay. Classici argomenti di cultura cattolica, no?

A detta continua del direttore Riccardo Cascioli, «i vescovi hanno perso la testa». Ma chi ha smarrito la bussola sembrano invece coloro che divulgano tali dichiarazioni, che nulla hanno a che vedere con il cattolicesimo e verso le quali ogni cattolico dovrebbe prendere le distanze.

E molti loro lettori lo hanno fatto.

La redazione

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L’Ohio è il decimo Stato a vietare l’aborto per smembramento

aborto smembramento divietoAborto per smembramento vietato in Ohio. Passa il disegno di legge, ma sfuma per un soffio la legge che avrebbe vietato l’interruzione di gravidanza in caso di rilevamento del battito cardiaco. Il nuovo governatore promette però di approvarla nel 2019.

 

Lo stato americano dell’Ohio ha vissuto un dicembre molto intenso nella Camera e nel Senato del suo parlamento. A causare discussioni, polemiche e votazioni è stato il cosiddetto Heartbeat Bill (HB 258) approvato inizialmente dal Senato ma su cui il governatore John Kasich ha posto il veto, il quale per un solo voto non è stato annullato dalla Camera (mentre il Senato vi era riuscito).

La legge avrebbe proibito di eseguire consapevolmente e deliberatamente un’interruzione di gravidanza su una donna incinta con l’intento specifico di causare o favorire la fine della vita del feto umano il cui battito cardiaco fetale è stato rilevato. Il battito cardiaco si può percepire già a partire dalla 6° settimana di gravidanza. Sarebbe stata la legge più restrittiva sull’aborto negli Stati Uniti, un’iniezione di civiltà. Ma per un voto, il sogno è sfumato.

 

Smembramento del nascituro, pratica abortista più praticata dopo il 4° mese.

Gli attivisti per il diritto alla vita possono comunque consolarsi per un altro ddl trasformato in legge il 21 dicembre, ovvero il Bill 145 o “Dismemberment Abortion Ban”. Come già si capisce dal nome, la nuova legge ha reso reato la pratica di aborto chiamata D&E (dilatazione ed evacuazione), ovvero provocare la morte del nascituro tramite lo smembramento del suo corpo all’interno dell’utero materno, così da poter estrarlo un pezzo alla volta tramite l’utilizzo di morsetti, pinze e forbici.

L’aborto per smembramento è la pratica più comune di interruzione di gravidanza attuata nel secondo trimestre di gravidanza, soprattutto dopo la 16° settimana. La cervice della donna viene dilatata e, poiché il feto è troppo cresciuto per poter essere aspirato, la sua testa e il suo corpo vengono letteralmente spappolati come già descritto. La nuova legge prevede carcere e multa per chi praticherà ancora questo tipo di aborto, ad eccezione nel caso in cui sia in pericolo la vita della madre o quando il feto è già morto. Secondo i gruppi pro-life dell’Ohio, questa legge avrà la possibilità di salvare centinaia di vite umane ogni anno, è il decimo Stato ad aver approvato questo tipo di limitazione all’aborto.

 

Il nuovo governatore vieterà l’aborto se si rileva il battito cardiaco.

Il governatore Kasich, colui che ha posto il veto alla legge sul divieto di aborto in caso di rilevamento del battito cardiaco, è arrivato a fine mandato e sarà sostituito il 14 gennaio con il senatore Mike DeWine, il quale ha già promesso che approverà l’HB 258 nel 2019 e, in ogni caso, i contrari all’aborto avranno una maggioranza più consistente nel corso di questo nuovo anno per scavalcare qualsiasi tipo di veto. Ne è consapevole la Pro-Choice Ohio, associazione pro-aborto, la quale ha definito la recente vittoria per il veto governativo come “piccola e breve”.

La redazione

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La colonizzazione spagnola portò (anche) civiltà: gli Atzechi e i sacrifici umani

colonizzazione spagnolaAtzechi, sacrifici umani e colonizzazione. Scoperto un tempio atzeco dove le vittime venivano scuoiate per ingraziarsi gli dèi della fertilità: una pratica che cessò solo con l’introduzione del cristianesimo portato dagli europei (che comunque non erano santi).

 

I colonizzatori spagnoli invasero e distrussero popolazioni primitive, inermi e pacifiche, convertendoli forzatamente al cristianesimo e sovvertendo i loro usi e costumi tradizionali. Ancora oggi è possibile incontrare frasi come queste nei libri di storia e nella mente di milioni di persone. Una recente scoperta potrebbe aiutare ad instillare qualche dubbio rispetto a questa versione.

Poco tempo fa alcuni ricercatori hanno scoperto in Messico, a Popoluca nello stato centrale di Puebla, un antico tempio dedicato ad una divinità della fertilità pre-ispanica chiamata Xipe Totec, la quale veniva adorata scuoiando letteralmente le vittime sacrificali. Lo hanno spiegato il Mexico’s National Institute of Anthropology and History, aggiungendo che i santoni dedicati a questa pratica indossavano poi la pelle delle vittime umane per garantire la fertilità e la rigenerazione.

Gli atzechi scuoiavano le vittime in onore delle divinità della fertilità.

Si ritiene che il tempio sia stato costruito dal popolo dèi popolucas tra il 1000 e il 1260 d.C., prima che la civiltà fosse conquistata dagli Aztechi. L’archeologa dell’Università della Florida, Susan Gillespie, ha anche annunciato il ritrovamento del busto di un essere umano con addosso la pelle scorticata di una vittima sacrificale. Una pratica che venne proseguita dagli Atzechi, i quali -ha proseguito l’archeologa- «praticavano la morte sacrificale in uno o più luoghi ed immagazzinavano ritualmente le pelli in un’altra, dopo che erano state indossate per alcuni giorni. Questo potrebbe essere il tempio in cui le pelli venivano mantenute, rendendo tutto più sacro».

La scoperta è un promemoria del livello di brutalità che i conquistatori spagnoli si trovarono davanti agli occhi nel 16° secolo. Non è un caso che Hernán Cortés, il discusso conquistatore spagnolo del popolo azteco, fu aiutato da migliaia di Indios Maya che appoggiarono gli spagnolo per liberarsi dal terribile e sanguinario popolo atzeco.

Cristianizzazione degli indios e introduzione della morale cristiana.

Si parla dell’introduzione forzata del cristianesimo. Eppure, basta leggere la principale studiosa delle civiltà azteca e maya, l’antropologa australiana Inga Vivienne Clendinnen, per apprendere come di fronte a popoli esaltatori del sacrificio per favorire divinità crudeli e golose di sangue umano non c’era altro modo che inculcare i valori della civiltà cristiana. L’instaurazione del cristianesimo servì a dotare queste popolazioni di una morale più “umana”, allontanandoli dalla violenza religiosa. Il popolo Azteco, è stato infatti dimostrato, smise di praticare quotidiane uccisioni di massa (circa 10-20 mila persone all’anno, preferibilmente bambini) e altre violente forme autoctone di culto proprio grazie alla conversione cristiana di molti dei suoi membri. L’eminente storico francese Jean Dumont, tra i massimi esperti della storia spagnola dei secoli XV e XVI, ha comunque precisato che «l’evangelizzazione degli indios non fu forzata e nemmeno superficiale. Popoli indios abbracciarono subito autonomamente la fede cristiana, in Perù la rivolta contro il potere coloniale si farà in nome del cristianesimo».

«Quando senti la gente condannare la conquista spagnola ai danni degli abitanti nativi, pensa al fatto che entro un decennio dalla conquista spagnola il sacrificio umano terminò. Questo è qualcosa di cui essere grati, e anzi orgogliosi», si legge sul sito The American Conservative. I conquistadores non furono certo santi, spesso usarono violenza, erano avidi di denaro e ricchezze e, nonostante gli accorati appelli dei Pontefici e dei monaci al loro seguito (come Bartolomé de Las Casas), schiavizzarono i nativi. Tuttavia, a prescindere dalle loro gravi colpe e dalle loro cattive intenzioni, misero comunque fine a pratiche totalmente disumane e terribili.

Attenzione quindi a conclusioni affrettate e superficiali senza conoscere la storia e usando parametri moderni per giudicare il passato. Le scoperte come quella avvenuta recentemente aiutano a mettere in discussione le convinzioni più fossilizzate.

La redazione

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L’appello del Papa ai leader europei su tutta la stampa estera, Bruxelles non ha più alibi

appello francesco migranti49 migranti in mare. Interviene Papa Francesco con un accorato appello che fa il giro del mondo (al contrario di quanto scrive il quotidiano Il Tempo), richiamando la responsabilità di tutti i leader europei e non solo di quelli italiani. La soluzione al fenomeno immigratorio si trova solo comunitariamente.

 

Da 16 giorni nelle acque territoriali maltesi a bordo della Sea Watch e della Sea Eye vi sono 49 migranti, tra cui 3 bambini, in attesa di un porto aperto dove poter sbarcare. Una situazione drammatica, sia Malta che l’Italia non ne vogliono sapere e nessun Paese europeo si è dimostrato sensibile alla sorte di queste persone.

Ci ha pensato Papa Francesco, alla fine dell’Angelus di ieri, a richiamare le coscienze europee con un breve appello «ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone». Il Papa, giustamente, ha allargato le responsabilità a tutti i Paesi e i governi europei, l’ondata immigratoria è un fenomeno problematico inarrestabile e attuale per tutta l’Europa, la soluzione va trovata comunitariamente e non può essere scaricata soltanto ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Però quando uomini, donne e bambini sono in mare aperto li si lascia approdare, poi si studia una soluzione: il “me ne frego” richiama periodi oscuri della nostra storia.

 

Per “Il Tempo” i media esterni hanno snobbato Francesco: è vero il contrario.

Un’ora fa il quotidiano romano Il Tempo, a firma del vaticanista Pietro De Leo, ha scritto che “il Papa parla e nessuno se ne accorge”. L’appello di Francesco sarebbe stato snobbato da tutti i quotidiani europei, «diventa una notizia soltanto in Italia». L’intento di De Leo, stranamente, non è beffardo nei confronti del Pontefice, ma vuole sottolineare «l’immobilismo dell’Unione Europea, che si sta dimostrando non in grado di gestire questa crisi dell’accoglienza. Nonostante il tempismo (l’Angelus nel giorno dell’Epifania) l’accorato appello di Francesco non ha trovato traccia nella stampa europea». Sempre su Il Tempo si è aggiunto Franco Bechis, anche lui sottolineando che «nessuno sito estero ha pubblicato una sola riga dell’appello del Papa. Fuori dai nostri confini non interessa evidentemente a nessuno né di quelle 49 vite né di quel che possa dire o meno il Papa».

Fortunatamente, De Leo e Bechis hanno torto. Tutti i principali organi di informazione europea e non europea hanno ripreso l’accorato appello di Papa Francesco: la BBC, il Telegraph, l’Independent, il DailyMail, l’ABC, El Mundo, Liberation, Le Monde, Le Figaro, il Welt e il Frankfurt Allgemeine. Qualche esempio autorevole al di fuori dell’Europa: Washinton Times, il New York Times, il Japantime ecc.

Ora Il Tempo dovrà correggere il suo titolo di oggi, pubblicato in terza pagina: il Papa parla e tutti se ne accorgono. I leader europei dunque non avranno la scusa del “non sapere”, del “non essere stati adeguatamente informati” della situazione nel Mediterraneo e non potranno lasciare ancora una volta sola l’Italia. Almeno questa è la richiesta del Papa.

 

Perché i profughi della nave Diciotti sono scappati?

Oltre a Francesco, la comunità cattolica in generale si è prodigata in numerosi appelli di coscienza, l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, si è ad esempio detto disposto ad accogliere «alcune delle famiglie che si trovano a bordo delle navi», così come la diocesi piemontese si era già offerta di accogliere le 144 persone a bordo della nave Diciotti. Le quali vennero alla fine ospitate dalla Comunità Giovanni Papa XXIII, ma scapparono quasi subito generando ironia contro la comunità ecclesiale.

Proprio oggi, tuttavia, i responsabili della comunità hanno spiegato che tra le condizioni che ad agosto Matteo Salvini dettò per consentire il loro sbarco c’era non solo che i profughi non sarebbero dovuti essere ospitati nei centri di accoglienza, costringendo la Comunità a sistemazioni alternative, precarie e non adeguate. Ma accettarono perché la priorità era aiutarli a scendere da quella nave. «Il ministro Salvini non ha consentito che andassero nei nostri CAS dove avrebbero usufruito dei servizi riservati agli altri richiedenti asilo», dicono i responsabili dell’associazione cattolica. Ecco uno dei motivi dell’allontanamento dei profughi, molti dei quali hanno raggiunto i loro parenti nel Nord Europa.

La redazione

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Tra le 100 influencer scelte dalla BBC c’è una vergine consacrata

influecer 2018Influencer 2018. La BBC ha stilato una classifica e al 40° posto ha inserito Jessica Hayes, una giovane cattolica che ha accolto la vocazione della verginità. Uno “stile di vita” stimolante per il mondo, secondo l’emittente britannica.

 

Secondo la BBC, la più autorevole editore radiotelevisivo del Regno Unito, tra le 100 donne più influenti del mondo nel 2018 c’è Jessica Hayes. Non fa politica, non è una modella, non ha battuto record sportivi, non è miliardaria e non diffonde la sua quotidianità su Youtube. E’ una vergine consacrata.

Jessica appare alla 40° posizione della lista, è una professoressa americana di 41 anni ed è una delle 4000 vergini consacrate al mondo. Si tratta di una vocazione nell’alveo cattolico che è nata nei primi secoli del cristianesimo ed è rifiorita oltre mezzo secolo fa, sotto il pontificato di Paolo VI. A differenza delle suore, le vergini consacrate rimangono nel loro abituale ambiente di vita, vivono nelle loro case, hanno il loro lavoro e si auto-mantengono come tutti. Ma hanno scelto di donarsi a Gesù Cristo, fin nella verginità.

Secondo la BBC, questo “stile di vita” rappresentato da Jessica Hayes è stimolante per il mondo. La decisione per la donna britannica è arrivata nel 2013 e due anni dopo è stata consacrata nella cattedrale di Fort Wayne, evento a cui hanno partecipato amici e parenti e tanti cattolici della diocesi che, anche non conoscendola, hanno voluto comunque essere presenti.

La vocazione è nata nel dialogo con il suo direttore spirituale, dopo una serie di rapporti sentimentali nei quali mancava sempre qualcosa: «Pensavo di essere chiamata alla vita coniugale», ha spiegato Jessica, «un desiderio molto naturale nelle persone, avevo degli appuntamenti ma mai nulla di serio. Sono uscita con persone buone ma con nessuno ho sentito che l’andare avanti era la cosa migliore da fare in quel momento». Ma nemmeno percepiva la chiamata dell’appartenenza ad un ordine religioso. «La scelta del celibato», ha detto, «è un mezzo per avvicinarsi ancora di più al Signore».

Le vergini consacrate sono in aumento nel mondo.

Lo scorso luglio, il Vaticano ha pubblicato l’istruzione Ecclesiae Imago sponsae, confermando la crescita che si sta verificando in tutto il mondo di questo tipo di vocazione. Con tale istruzione la Santa Sede ha voluto offrire indicazioni ai vescovi nel ricevere queste donne nelle loro comunità. Vi fu qualche critica in quanto nel paragrafo 88 si afferma che resta estremamente importante ma non sarà più un prerequisito essenziale «l’aver mantenuto il corpo in perfetta continenza o aver praticato la virtù della castità in modo esemplare». Errori giovanili o l’essere rimaste vittime di abusi non saranno giustamente più ritenuti motivi per non accogliere coloro che si impegnano in un cammino di dedizione totale al Signore.

La BBC ha assolutamente ragione. La vocazione scelta da Jessica Hayes è davvero uno stimolo. Una giovane donna, che vive come tutti, senza abiti particolari, fianco a fianco con gli altri uomini. Eppure è diversa. Dà la sua vita a Cristo, fino in fondo. Certo, chi non la conosce la prende per pazza, una miserabile. Ma chi la conosce, i suoi colleghi, i suoi amici, i suoi studenti non la pensano così. Probabilmente ogni volta che la incontrano viene loro in mente la sua soprendente forma vocazionale, l’interrogativo sul come si possa percepire così reale il mistero divino. Così, lei e le sue 4000 consorelle introducono naturalmente nella realtà lavorativa e quotidiana in cui vivono un Qualcosa dentro qualcosa, un segno che rimanda ad Altro.

La redazione

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Pastore episcopaliano diventa cattolico: «entro nell’autentica Chiesa primitiva»

protestanti convertitiUn ex pastore episcopaliano, Andrew Petiprin, si è convertito al cattolicesimo dopo aver scritto un libro destinato ai suoi parrocchiani, in cui esplorava la dottrina cristiana. «Dove si trova la verità? Non potevo non aderire alla Chiesa di Roma».

 

Gli episcopaliani sono una denominazione cristiana a metà strada tra l’anglicanesimo ed il cattolicesimo, in ogni caso fanno parte della grande famiglia del cristianesimo protestante. Un loro sacerdote, Andrew Petiprin, è entrato nella Chiesa cattolica il 1 gennaio 2019.

Assieme alla sua famiglia, la moglie Amber e i loro due figli, Alex e Aimee, l’ex pastore episcopaliano Petiprin si è convertito al cattolicesimo un anno fa e all’inizio di questo mese ha chiesto di essere ufficialmente accolto nella Chiesa cattolica, dopo aver seguito un percorso presso la parrocchia di St. Patrick di Nashville (Tennessee).

Il suo cammino è iniziato scrivendo il libro Truth Matters: Knowing God and Yourself (2018), sulla ricerca e la comprensione della verità del Vangelo, un percorso che lo ha condotto a riconoscere che quella cattolica è la Chiesa originale e primitiva, fondata da Gesù Cristo. «Sono grato per 16 anni come anglicano e 8 anni come prete episcopaliano e, più recentemente, come canonico dell’Ordinario nella Diocesi del Tennessee. Ma sono entusiasta del fatto che il Signore abbia chiamato me, mia moglie e i nostri figli in piena comunione con Roma», ha twittato Andrew.

 

“Quella cattolica è la Chiesa primitiva che ha obbedito fedelmente alla dottrina”

Il suo libro parla degli elementi fondamentali della dottrina cristiana: la Trinità, la Cristologia, lo Spirito Santo, l’espiazione e la salvezza. L’ex pastore Petiprin ha spiegato che dopo il completamento del libro è sorta una domanda importante: da dove viene l’autorità per verificare la verità di tutto ciò? «Mi ha davvero costretto a tornare alle domande che mi chiedevo da molto tempo, cioè, dove si trova la verità alla fine?». L’onestà intellettuale e la coerenza lo hanno portato ad un’unica risposta: «Per me significava aderire al papato, alla Chiesa. La Chiesa cattolica è la Chiesa primitiva che ha sviluppato fedelmente la dottrina durante i secoli».

L’intenzione nello scrivere il libro era aiutare i suoi parrocchiani, ma ora è tutto cambiato. «Oggi, spero davvero che la gente legga il libro e poi si procuri una copia del Catechismo della Chiesa Cattolica, che inizi a esplorare la fede cattolica. Voglio scrivere un seguito al libro ed esplorare alcune particolarità del perché non è sufficiente seguire la dottrina cristiana, ma bisogna riconoscere che la Chiesa cattolica è il luogo in cui il Vangelo viene vissuto nel modo più autentico e completo».

Sempre su Twitter, si è rivolto ai suoi ex parrocchiani: «La mia conversione ha causato costernazione tra alcuni amici anglicani. Ho ricevuto gli ordini sacri e ho servito la Chiesa episcopale sul serio. Fino a quando non ho potuto fare altrimenti, ma non ero in malafede». Solitamente i ministri anglicani sposati che entrano nel cattolicesimo ricevono una dispensa per poter continuare ad essere sacerdoti, ma Andrew Petiprin non ha ancora deciso se proseguire l’ordinazione sacerdotale. «Sono aperto al discernimento sull’eventuale formazione per il sacerdozio cattolico, ma ora sono ansioso di trovare un buon impiego e di vivere la fede cattolica con la mia famiglia come laico».

Pochi mesi fa la Chiesa ha accolto altri due sacerdoti protestanti, André Schneider (44 anni) e Andreas Theurer (51 anni), anch’essi sposati e che, al contrario dell’ex pastore episcopaliano, hanno richiesto e ricevuto la dispensa dal celibato. In particolare, don Theurer ha offerto la stessa spiegazione alla sua conversione di Andrew Petiprin. «Sono stato un pastore protestante di Württemberg per 17 anni. Durante il mio sacerdozio, tuttavia, è maturata in me l’idea che l’ordinazione dei sacramenti come nella testimonianza biblica e nella chiesa primitiva richiede effettivamente un’ordinazione sacerdotale cattolica». Nel 2011, un’intera parrocchia episcopale del Maryland ha chiesto ed ottenuto di entrare nella Chiesa cattolica.

La redazione

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L’astrofisico J. Lunine, da Carl Sagan ai gesuiti del Vaticano

Scienziati credenti. Jonathan Lunine è un astrofisico di fama internazionale, convertitosi al cattolicesimo nel 2007. Un ammiratore del celebre Carl Sagan a cui però ha preferito i gesuiti della Specola Vaticana, fondando la Society of Catholic Scientists.

 

Quando il Congresso degli Stati Uniti vuole capire se valga la pena investire denaro per determinati progetti spaziali solitamente si rivolge ad un team di scienziati. Tra essi non manca mai Jonathan I. Lunine, astrofisico ed tra i più esperti al mondo nell’evoluzione, nella formazione e nella possibile abitabilità dei pianeti extraterrestri.

Lunine è direttore del Center for Radiophysics and Space Research della Cornell University, dove è docente. Ma è anche un devoto cattolico, convertitosi dall’ebraismo, nonché uno dei fondatori della Society of Catholic Scientists (nata nel 2016). Come scrivevamo, nonostante abbia solo due anni di vita, la Società degli scienziati cattolici vanta già 800 prestigiosi membri.

L’astrofisico americano si è battezzato nel 2007 ed è stato anche un grande ammiratore del famoso fisico Carl Sagan, un agnostico e promotore dello scetticismo scientifico, grazie al quale si è innamorato dell’esplorazione dello spazio. Il pallino di Lunine oggi è accompagnare i giovani cattolici ad aprirsi al mondo scientifico. «Come dice il Catechismo al punto n° 159», ha spiegato lo scienziato americano, «le realtà profane e le realtà della fede hanno la loro origine nello stesso Dio». Inoltre, «c’è una grande differenza tra il determinare la struttura dell’universo e la sua evoluzione nel tempo, e chiedersi perché esiste l’esistenza, perché c’è qualcosa, purtroppo invece è qualcosa che alcuni scienziati confondono».

 

La conversione dell’astrofisico grazie alla scienza.

La conversione di Lunine è davvero interessante. Proviene da una famiglia ebrea, il padre era un conservatore non praticante mentre la madre apparteneva alla corrente riformata dell’ebraismo, «riteneva che la religione era la fonte di tutti i mali dell’umanità e si è sempre rifiutata di praticare la sua fede», ha spiegato l’astrofisico. Tuttavia, Lunine crebbe con una certa “ansia spirituale” e, per questo, lo iscrissero al registro della Sinagoga Centrale a New York. Ma la spiritualità del giovane venne meno, «il mio modo per fuggire è stata la rivista mensile “Sky and Telescope”, che lessi avidamente». In particolare, lo colpì una recensione al famoso libro di Carl Sagan, “The Cosmic Connection: An Extraterrestrial Perspective” (1973). Iniziò a scrivere al famoso fisico e suo idolo giovanile che gli rispose, indicandogli alcune strade da percorrere per diventare un astronomo. «Ci ho provato con tutto me stesso», ricorda oggi Lunine, «seguendo quella lettera siamo diventati colleghi prima che lui morisse a metà degli anni ’90».

La carriera scientifica ha anche risvegliato in Lunine le “ansie spirituali” giovanili, le quali trovarono una adeguata risposta nell’incontro con la sua futura moglie, una cristiana metodista. Jonathan iniziò a frequentare i sermoni del reverendo David Wilkinson, anche se rifiutò il battesimo cristiano. Il suo lavoro lo portò a contatto con gli astronomi gesuiti della Specola Vaticana, che hanno a Tucson un loro osservatorio: fu questo l’incontro decisivo. «Mi colpì profondamente la loro vita, l’armonia tra scienza e fede. Non c’era nulla di artificiale, questo mi segnò. Molte cose mi attrassero al cattolicesimo, la vita dei Santi e le risposte alle domande più profonde». Dopo essersi recato a Roma per alcune conferenze, «realizzai che dovevo prendere una decisione, e sentivo che quello che volevo era diventare cattolico, accettare Gesù Cristo ed essere battezzato formalmente. Dovevo arrivare ad un’azione pratica invece di continuare un simposio personale di 30 anni nella mia testa».

Così Lunine iniziò il processo di catecumenato per adulti nel 2006 presso il Newman Center (Arizona) e fu battezzato e confermato il Sabato Santo del 2007. Ora il suo mentore è Guy Consolmagno, attuale direttore dell’Osservatorio Vaticano e ha scelto di avviare la Society of Catholic Scientists proprio per favorire un “reset” nella mente di molti giovani cattolici, messi sotto pressione dai loro pari sul presunto antagonismo tra scienza e fede.

La redazione

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Il sito web UCCR, le notizie più lette nel 2018

sito web uccrSito web Uccr online. Gli articoli più letti del 2018, venti notizie che hanno interessato maggiormente i nostri lettori.

 

Tempo di bilanci, l’anno vecchio ci saluta ed entra il nuovo. Nel 2018 siamo stati presenti da giugno a dicembre, ritornati dopo un anno di pausa. In questi mesi, in particolare, abbiamo definitivamente varcato le porte italiane ed i nostri articoli sono stati letti e condivisi sopratutto nei paesi anglofoni: i lettori stranieri sono raddoppiati rispetto ad un anno fa, arrivando a diverse centinaia ogni giorno.

Ma quali sono le notizie più lette su UCCR nel 2018? Come da tradizione, abbiamo stilato un elenco dei 20 articoli che hanno riscosso maggior interesse.

Ricordiamo che UCCR è presente su Facebook con contenuti inediti, cioè notizie che non trovate sul sito web e con la rubrica “Per non dimenticare”, la riproposizione di articoli del passato pubblicati nello stesso giorno e mese. Potete seguirci tramite la pagina ufficiale Facebook ed il gruppo ufficiale. Siamo attivi anche su Twitter e su Youtube.

Ringraziamo tutti coloro che ci sostengono economicamente, un segno concreto di vicinanza e di riconoscimento del nostro lavoro che è possibile fare recandosi a questa pagina. Per chi lo desiderasse, è anche possibile provare a diventare nostri articolisti. Per informazioni o contatti: redazione@uccronline.it

 

I 20 articoli più letti nel 2018.

Qui sotto le venti notizie più lette durante il 2018, quelle più visitate e che statisticamente hanno interessato di più.

1) Accuse al Papa: l’ex nunzio Viganò ha mentito, ecco le prove (agosto)
Prendendo sul serio il dossier di mons. Viganò si scopre che il suo tentato impeachment ai danni di Francesco era basato su un’accusa falsa.

2) Il Natale non ha origini pagane, il 25 dicembre celebrato prima del Sol Invictus (dicembre)
L’origine pagana del Natale è una leggenda, l’abbiamo sfatata aiutati dallo storico statunitense W.J. Tighe. Furono i pagani a copiare dai cristiani.

3) «Gli iraniani delusi dall’Islam», i convertiti a Cristo superano la capienza delle chiese (dicembre)
Lo ha testimoniato il sociologo turco Sebnem Koser Akcapar.

4) A 11 anni è laureato in Fisica: «Dio esiste, serve più fede per dire l’opposto» (ottobre)
L’incredibile storia di William Maillis, un bambino prodigio con le idee molto chiare. Il suo hobby? Smentire le tesi a-teiste di Stephen Hawking.

5) Quei musulmani che gioiscono per la tragedia del ponte Morandi (agosto)
Dopo la tragedia di Genova, c’è chi ha esultato, vedendovi una vendetta di Dio per un popolo cristiano che rifiuta la “verità” del Corano.

6) Otto scomode domande a cui mons. Viganò è meglio che non risponda (agosto)
Seconda inchiesta sul caso dell’ex nunzio, autore di comportamenti ambigui e bugie con cui ha sorretto il dossier contro il Papa.

7) L’Universo non nasce dal “nulla”: la meccanica quantistica indica un “qualcosa” (luglio)
Un approfondimento sulle dichiarazioni del fisico Lawrence M. Krauss, il cui dio è una impossibile fluttuazione quantistica.

8) Nasce Open, il quotidiano di Mentana: subito spot a gender ed eutanasia (dicembre)
La nuova avventura di Enrico Mentana, sbandierata come “contro-corrente”, parte invece con la solita marchetta al pensiero unico.

9) La conversione di Giuni Russo, folgorata da Santa Teresa d’Avila (novembre)
La poco nota storia della conversione della famosa cantante italiana, la quale chiese di essere sepolta nel monastero delle Carmelitane Scalze.

10) L’ex boia dell’Isis che ha trovato pace convertendosi a Cristo (settembre)
Uno degli esempi più clamorosi di musulmani convertiti, raccontato da Nazanin Baghestani, supervisior di Mohabat TV.

11) Il Sessantotto ha distrutto la società: se a dirlo è l’Espresso (dicembre)
Il sorprendente intervento sul settimanale della sinistra radicale di Giovanni Orsina, ordinario di storia contemporanea.

12) Morire a 11 anni per il volgare vuoto di Sfera Ebbasta, una tragedia nella tragedia (dicembre)
Una riflessione sulla disastrosa situazione giovanile, a margine dei fatti avvenuti nella discoteca di Corinaldo.

13) Attivista Lgbt aggredisce vescovo con acido, i media nascondono la notizia (dicembre)
Il vescovo ausiliare di Managua (Nicaragua) attaccato da una militante lesbica pro-aborto, ma per i media la notizia non era rilevante.

14) Per Saviano, il moralizzatore, arriva la terza condanna: violatore di diritti (agosto)
Lo scrittore si occupa continuamente di diritti, che sarebbero calpestati dai cattolici. Ma è il primo a violarli in continuazione.

15) «Ho il cancro e non è una sfiga, il Signore non è crudele» (novembre)
Le parole di Nadia Toffa, testimonianza sul senso del male e risposta all’oncologo Veronesi, per il quale il cancro prova l’inesistenza di Dio.

16) Il Papa prega al cimitero dei bambini mai nati, per l’Associazione Luca Coscioni è illegale (novembre)
Per la prima volta un Papa sceglie di commemorare i defunti in un luogo dedicato ai bambini mai nati, combattuto da femministe e radicali.

17) Il Vaticano sapeva di McCarrick dal 2000: cosa c’entra Francesco? (settembre)
Il dossier Viganò è stato eclatante ma era pretestuoso: usa un caso gestito male in passato per incolpare Francesco.

18) La giornalista del Tg1 e la croce al collo. Gli ebrei italiani: «dov’è l’offesa?» (agosto)
Il volto pomeridiano del TG1, Marina Nalesso, al centro delle polemiche per una croce al collo: difesa da chi avrebbe invece dovuto scandalizzarsi.

19) L’Argentina respinge l’aborto, storico voto grazie a donne e Chiesa (novembre)
Una delle più importanti vittorie pro-life degli ultimi mesi.

20) «Da quando mi sono esposto, come matematico cattolico, ho scoperto che…» (giugno)
Una confessione personale di un nostro collaboratore, il prof. Francesco Malaspina.

La redazione

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Il vero Babbo Natale oggi avrebbe celebrato la nascita di Cristo

babbo natale san nicolaSan Nicola di Bari è Babbo Natale. Il vescovo di Myra (Turchia) è all’origine del caratteristico personaggio di Natale, ma non sarebbe stato d’accordo nell’essere sostituito con il vero protagonista: Colui che nascendo, ha fatto rinascere la vita degli uomini.

 

Natale, lo dice la parola, significa che qualcuno è nato. E non è certo Babbo Natale, come molti bambini oggi dicono. Oggi si fa memoria di Colui che non ha disdegnato venire tra gli uomini, diventando per essi via, verità e vita e, in fin dei conti, ha davvero rivoluzionato la storia umana e quella personale di chiunque lo ha preso sul serio. Come disse uno dei più celebri convertiti degli ultimi anni, il filosofo Antony Flew: «la figura di Gesù è così speciale che è sensato prendere in seria considerazione l’annuncio che lo riguarda. Se Dio si è davvero rivelato, lo ha fatto con quel volto».

Ma per molti moderni il 25 dicembre è ormai la festa di Babbo Natale o, all’estero, di Santa Klaus, quel vecchietto con la barba bianca che porta i doni ai bimbi viaggiando con il suo sacco. In molti paesi è tradizione che arrivi nelle case proprio nella notte di Natale. Ma da dove viene questo personaggio? È collegato a ciò che i cristiani celebrano?

Certamente, c’è una stretta correlazione! Il suo nome deriva da “Sinter Klaas”, che in lingua olandese si riferisce a San Nicola di Bari. Un Santo venerato dalla Chiesa cattolica, nato a Patara di Licia (Asia minore). Quando era ancora molto giovane, i suoi genitori morirono ereditando una grande fortuna che Nicola decise di utilizzarla per aiutare i bambini poveri della sua città e chiunque gli chiedesse aiuto. Era anche noto per avere un grande senso dell’umorismo.

Poi, la chiamata del Signore e la decisione di consacrarsi a Lui divenendo sacerdote ed infine vescovo di Myra in quella che oggi è la Turchia. Morì nel 350 d.C. e i suoi resti riposano a Bari, città in cui è stata eretta una grande chiesa che accoglie molti pellegrini. La Chiesa lo ricorda ogni 6 dicembre. La carità e la generosità di San Nicola, diventato il Protettore dei bimbi, entrò nel cuore del popolo cristiano e ha dato avvio alla tradizione di Babbo Natale.

Lo stesso San Nicola/Santa Klaus/Babbo Natale, dunque, il 25 dicembre festeggiava la nascita di Cristo e oggi avrebbe fatto lo stesso, proclamando alla sua comunità il grande annuncio: Dio si è fisicamente reso incontrabile dagli uomini. Lui stesso, San Nicola, non sarebbe stato d’accordo che il giorno della Natività si fosse trasformato in una festa in suo nome, con tutto l’apporto consumistico e commerciale che conosciamo. Quindi sì, il personaggio di Babbo Natale ha un legame con il cristianesimo ma non lo si sostituisca con il vero protagonista, colui che è nato e ha fatto rinascere la vita di chi in Lui ha creduto.

 
 

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Buon S. Natale!

L’aggiornamento di UCCR riprenderà il 2 gennaio 2019

 

La redazione

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Il Natale non ha origini pagane, celebrato prima del Sol Invictus

sol invictus nataleL’origine pagana del Natale, una leggenda. Lo storico W.J. Tighe spiega che il culto pagano del Sol Invictus venne istituito da Aureliano nel 274 d.C., dopo che i cristiani indicarono nel 25 dicembre la nascita di Gesù. Furono i pagani a copiare dai cristiani.

 
di William J. Tighe*
*docente di Storia presso il Muhlenberg College (Pennsylvania)
da Touchstonemag, 25/12/13
 
 

Anche molti cristiani credono che il cristianesimo celebri la nascita di Cristo il 25 dicembre perché i Padri della Chiesa si sarebbero appropriati della data di una festa pagana, quella del Sol Invictus. Pochi danno reale importanza a questo fatto, tuttavia è interessante sapere che la scelta del 25 dicembre è il risultato dei tentativi dei primi cristiani di indicare la data della nascita di Gesù basandosi su calcoli del calendario che non avevano nulla a che fare con le feste pagane.

Avvenne piuttosto il contrario. La festa pagana del Sol Invictus fu istituita dall’imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274, quasi certamente un tentativo di creare un’alternativa pagana ad una data che già godeva di una certa importanza per i cristiani romani. Per questo “le origini pagane del Natale” sono un mito senza fondamenta storiche.

 

Origini pagane del Natale, da chi arriva questa tesi?

L’idea che la data sia stata “rubata” ai pagani risale a due studiosi tra la fine del 17° e l’inizio del 18° secolo. Il primo è Paul Ernst Jablonski, un protestante tedesco, il quale intendeva dimostrare che la celebrazione della nascita di Cristo del 25 dicembre era una delle tante “paganizzazioni” del cristianesimo che la Chiesa del IV secolo aveva adottato, come una delle tante “degenerazioni” che avrebbero trasformato il puro cristianesimo apostolico in cattolicesimo. L’altro è Dom Jean Hardouin, un monaco benedettino, il quale invece cercò di dimostrare che la Chiesa cattolica aveva adottato feste pagane per scopi cristiani, senza paganizzare il Vangelo. Nel calendario giuliano, creato nel 45 a.C. sotto Giulio Cesare, il solstizio d’inverno cadeva il 25 dicembre e, pertanto, Jablonski e Hardouin trovarono chiaro che questa data doveva necessariamente contenere un significato pagano prima che venisse cristianizzata.

Eppure tale data non aveva mai avuto alcun significato religioso nel calendario festivo pagano in tempi precedenti ad Aureliano, ed il culto al sole non giocò mai un ruolo importante a Roma prima del suo arrivo. C’erano due Templi del sole a Roma. Uno di essi (gestito dalla famiglia in cui Aureliano nacque o venne adottato) celebrava la sua festa di consacrazione il 9 agosto, mentre nell’altro si festeggiava il 28 agosto. Tuttavia, entrambi questi culti caddero in disuso nel II° secolo, quando i culti solari orientali -come il mitraismo-, iniziarono a guadagnare adepti a Roma. In ogni caso, nessuno di questi culti, vecchi o nuovi che fossero, aveva festività legate a solstizi o equinozi.

 

Festa del Sol Invictus nacque dopo il Natale cristiano.

Quello che realmente accadde fu che Aureliano, che governò dall’anno 270 fino al giorno del suo omicidio nel 275 d.C., promosse (com’è ben documentato) l’istituzione della festa del Sol Invictus come tentativo di unificare i vari culti pagani dell’Impero Romano attorno ad una commemorazione della “rinascita” annuale del sole. Ostile al cristianesimo, Aureliano guidò un impero che stava avanzando verso il collasso, a causa di sconvolgimenti interni, ribellioni nelle province, declino economico e ripetuti attacchi delle tribù germaniche nel nord e dell’Impero persiano nell’est. La sua scelta cadde sul 25 dicembre, quando la luce del giorno comincia ad allungarsi e l’oscurità ad accorciarsi, un simbolo profetico della “rinascita” o dell’eterno ringiovanimento dell’Impero Romano, favorito dalla perseveranza nel culto degli dei la cui tutela (come credevano i romani) aveva portato Roma alla gloria. Se la nuova festa poteva anche sovrapporsi alla celebrazione cristiana, ancora meglio.

È vero che la prima notizia di una celebrazione cristiana della Natività a Roma, nel giorno del 25 dicembre, risale a pochi anni dopo Aureliano, nel 336 d.C.. Ma ci sono prove provenienti dall’Oriente greco e dall’Occidente latino che mostrano come i cristiani hanno cercato di individuare la data della nascita di Cristo molto prima che iniziassero a celebrarla in modo liturgico. Un chiaro esempio è quello di Sesto Giulio Africano, uno scrittore cristiano che nel 221 d.C., nella sua Chronographiae, scrive che Gesù si è incarnato (fu concepito) il 25 marzo (così, evidentemente, nacque nove mesi dopo, il 25 dicembre). Sesto Giulio Africano scrive mezzo secolo prima della creazione della festa del Sol Invictus da parte dell’imperatore Aureliano,

Occorre anche ricordare una credenza che sembra essersi diffusa nel giudaismo al tempo di Cristo, ma che non coinvolse tutti i cristiani. Riguarda “l’età integrale” dei grandi profeti ebrei, ovvero l’idea che i profeti di Israele siano morti nella stessa data della loro nascita o concepimento. I primi cristiani applicarono questa idea a Gesù, partendo dal fatto che il 25 marzo (o il 6 aprile) non era solo la data della morte di Gesù, ma anche quella del suo concepimento. Vi sono infatti alcune prove che almeno alcuni cristiani nel I° e nel II° secolo consideravano il 25 marzo o il 6 aprile la data della nascita di Cristo, ma -come già detto- la prima data prevalse rapidamente come il giorno del concepimento di Cristo. Ed è in questo giorno, il 25 marzo, che i cristiani ancora oggi commemorano quasi universalmente la festa dell’Annunciazione, cioè quando l’Arcangelo Gabriele portò alla Vergine Maria l’annuncio. Quanto dura una gravidanza? Nove mesi. Se contiamo nove mesi a partire dal 25 marzo, si arriva al 25 dicembre. Se invece si parte dal 6 aprile, si arriva al 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Gli Armeni sono gli unici tra le antiche chiese cristiane che ancora oggi celebrano la nascita di Cristo, l’Adorazione dei Magi ed il battesimo il 6 gennaio.

 

Comunque sia, il 25 dicembre come data della nascita di Cristo non è affatto in debito con influenze pagane. Andrebbe meglio studiato se sia stata la data esatta della nascita di Gesù di Nazareth, ma è certamente nata dagli sforzi dei primi cristiani latini di individuare la data storica della morte del Salvatore. D’altra parte, la festa pagana del Sol Invictus istituita dall’imperatore Aureliano in quella data, nell’anno 274 d.C., avvenne successivamente e non fu solo uno sforzo per usare il solstizio d’inverno con l’obiettivo di una dichiarazione politica, ma, quasi certamente, fu anche un tentativo di dare un senso pagano ad una data importante per i cristiani romani. A loro volta, i cristiani si riferiranno in seguito, in memoria della nascita di Gesù, all’ascensione del “Sole della salvezza” o del “Sole della giustizia”.

Per approfondire ulteriormente consigliamo:
– il nostro dossier sulla data storica del 25 dicembre.
– il testo Le origini dell’anno liturgico – Thomas J. Talley (Queriniana 1991)

 
 

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Buona Vigilia di S. Natale!

 
La redazione

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