Cattolici e astronauti: Michael T. Good e Michel Massimino

M. Good e M. Massimino«Dicono che non ci sono atei in trincea, ma probabilmente non ve ne sono nemmeno nelle navicelle spaziali», ha ironizzato l’astronauta statunitense Michael Timothy Good. Good è stato selezionato dalla NASA assieme a Michel Massimino, quest’ultimo è stato nello spazio nel 2002 con la missione dello Space Shuttle Columbia STS-109 e nel 2009 con la missione delloSpace Shuttle Atlantis STS-125.

Entrambi cattolici hanno portato la loro fede nello spazio interstellare, guardando da esso la meraviglia della Creazione. Good  è stato per due volte nello spazio con l’Atlantis e ha più volte spiegato come la sua fede sia stata pesantemente fortificata dai questo, da quel che ha potuto osservare dalla stazione spaziale. Massimino ha invece rivelato, durante un’intervista, che la preghiera è molto comune tra gli astronauti: «Ho pregato molto e questo mi ha fatto sentire più vicino a Dio», ricordando che nel suo viaggio ha portato con sé la bandiera della Città del Vaticano e uno foto di Benedetto XVI. 

Entrambi gli astronauti spiegano che la fede cristiana è stata una forza trainante nella storia della NASA, come ha confermato il portavoce del Johnson Space Center: «la NASA non fornisce risorse spirituali, ma oggetti religiosi come croci, bibbie, icone e  preghiere sono tra gli elementi personali più comuni portati nello spazio». Padre Brendan Cahill, vicerettore del Seminario di Santa María a Houston, ha invece sottolineato: «la Chiesa è molto aperta alle scoperte scientifiche, e la Bibbia ci dà una guida per interpretare ciò che la scienza scopre»

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Anche nel 2012 il Papa è stato l’autorità morale più importante

Si conferma rispetto al 2011 la quinta posizione di Benedetto XVI tra le persone più influenti al mondo, classifica stilata dalla rivista Forbes.

Il Pontefice, a capo del più piccolo stato indipendente del mondo, privo di risorse naturali e di potenza militare, segue il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, Angela Merkel, Vladimir Putin e Bill Gates.

Così come è accaduto nella storia degli ultimi 2000 anni, il capo della Chiesa cattolica si conferma dunque la più importante autorità religiosa, e dunque morale, del mondo. Nel gennaio 2012 il Gallup Poll ha anche stabilito che Benedetto XVI è risultato anche essere il personaggio straniero più ammirato degli USA.

Se poi pensiamo al successo recentemente realizzato con il suo ultimo libro sull’infanzia di Gesù, i quasi due milioni di followers al suo nuovo account Twitter e l’aumento di fedeli nel 2012 alle Udienze generali (da 400mila a 447mila) , possiamo ritenere che non sia davvero niente male per il riferimento ultimo di una religione che, a detta di laicisti e secolaristi (più una speranza che una deduzione), sarebbe in grave e irrisolvibile crisi (lo dicono dal 1700).

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La secolarizzazione? L’uomo è soltanto più solo

Creazione MichelangeloParlando del nostro periodo storico, molti osservano un processo di secolarizzazione, mentre altri ritengono che in realtà siamo già nella fase post-secolare. Certamente a livello occidentale sono nettamente aumentati coloro che non appartengono ad alcuna confessione religiosa, ma al contrario di quanto affermato dalla classica teoria della secolarizzazione, essi non hanno perso la fede in Dio ma sono in maggioranza rimaste persone individualmente religiose o vagamente spirituali. Dio è tornato nel dibattito culturale e le religioni e gli spiritualismi new age si diffondono a vista d’occhio.

Un’altra certezza è quanto affermato dall’arcivescovo Bruno Forte sul Corriere della Sera: «Secolarizzazione? In realtà siamo già in un’età post secolare. La secolarizzazione è lo sradicamento da una appartenenza comune. Sembrava rendere l’uomo più libero e in realtà lo ha lasciato più solo. Il grande problema, ora, è la solitudine. Una società sfilacciata, una folla di solitudini nella quale l’altro diventa lo straniero morale, la sfiducia verso il prossimo e il futuro. Non è un caso che si veda più al Nord, dove la secolarizzazione ha colpito prima». La secolarizzazione, indipendentemente che sia ancora in attività o sia già terminata, ha certamente fallito: l’uomo non è divenuto più libero, ma è soltanto divenuto più solo.

L’individualismo è ormai la caratteristica fondamentale della cultura americana, come descritto da questa recente indagine sociologica (che conferma studi precedenti). Come ha spiegato Giovanni Martinetti, «opere che negli ultimi decenni hanno avuto un impatto notevole in Occidente, come quelle di Frank J, Fromm, Cox, Marcuse, DeJumeau, Solgenitsin, Toffler, notano come oggi ci si imbatta sempre più spesso nell’insoddisfazione globale. La incontriamo nei quartieri eleganti e nelle case popolari, negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nei luoghi di divertimento. Non si tratta della depressione motivata da una grave disgrazia o da un pesante insuccesso, ma della noia di vivere, della delusione e demotivazione senza causa apparente».

Anche il premio Nobel Mario Vargas LLosa ha denunciato la frivolezza e la banalità della modernità, della cultura occidentale. Molte correnti sostengono per la maggioranza che la natura, l’uomo e la cultura siano autosufficienti, non abbiano bisogno di cercare il senso ultimo, non sono in movimento verso il significato. L’uomo sarebbe realizzato per il fatto stesso di esistere. Eppure i report medici presentano una situazione opposta: antidepressivi, alcool, droghe, psicofarmaci sono consumati in misura nettamente maggiore di ieri, sopratutto in Occidente. Si chiede Martinetti: «Da dove vengono allora tutte queste ansietà, fobie, nevrastenie, queste matasse ingarbugliate che gli psichiatri non riescono a sbrogliare, queste tensioni, inquietudini, esaurimenti, insonnie, nevrosi, angosce, disperazioni? E i suicidi? E la droga? C’è qualcosa di assai più grave della droga, che pure si diffonde in modo allarmante: è l’assenza assoluta di valori che la società consumistica offre ai giovani. Bisogna riconoscerlo: viviamo in un mondo deluso. Anche se il reddito è sempre più alto e il sesso sempre più libero, la gente abita case senza fondamenta, cammina su strade senza mèta, mangia cibi che non nutrono. Eseguono senza convinzione il ballo frenetico della vita in mezzo alla baraonda di impressioni inscenata dal perpetuo mutare delle cose». Lo aveva già riconosciuto lo scrittore francese Andre Malraux, quando diceva: «Il fondo dell’uomo è l’angoscia, la coscienza della propria fatalità, da cui nascono tutte le paure, anche quella della morte». Osservando i suoi concittadini non poté esimersi dall’osservare che «la morte dell’uomo ha seguito quella di Dio».

Per questo ritorna fondamentale quel che scrisse Pio XI, nell’enciclica “Quadragesimo anno” (1931), rispondendo a tutto questo:  «se ai mali del mondo v’è un rimedio, questo non può essere altro che il ritorno alla vita e alle istituzioni cristiane, giacché questo solo può distogliere gli occhi affascinati degli uomini, del tutto immersi nelle cose effimere di questo mondo, e innalzarli al cielo; questo solo può portare efficace rimedio alla troppa sollecitudine per i beni caduchi ch’è l’origine di tutti i vizi; del quale rimedio chi può negare che la società umana non abbia al presente un sommo bisogno?».

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Portogallo: alla Caritas il premio per i Diritti Umani 2012

Logo CaritasLa Caritas c’è, ogni giorno, 24 ore su 24 per tutti coloro che ne hanno bisogno: poveri, ammalati, soli, credenti, non credenti, islamici, ebrei, affamati, buoni o cattivi, vedovi o divorziati. L’organismo pastorale della Conferenza Episcopale per la promozione della carità opera quotidianamente nel silenzio, non sbandiera la sua attività in televisione come fanno i preti mediatici alla don Gallo.

Per questo, grazie alla sua risposta «sempre presente alle richieste di assistenza da parte di cittadini che non riescono a soddisfare i propri bisogni di base», soprattutto in questa fase di «emergenza sociale», il Parlamento portoghese ha conferito alla Caritas Portogallo il Premio per i Diritti Umani 2012, consegnato in occasione della Giornata nazionale dei diritti umani istituita nel 1998 in concomitanza con quella internazionale.

Ad aprire la cerimonia di consegna – riferisce Radio Vaticana – è stato il presidente della Commissione parlamentare per gli affari costituzionali, i diritti, le libertà e le garanzie, Fernando Negrão che ha ricordato l’indefessa opera dell’organizzazione caritativa cattolica «in difesa della dignità umana», elogiando in particolare la sua «forte denuncia della povertà e dell’esclusione sociale» e la sua lotta senza tregua «contro lo stigma che circonda le povertà emergenti», in cui ha sempre messo «al centro la persona umana» senza cercare un facile riconoscimento mediatico.

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Lo sciopero della fame di Pannella: lo scopo è il consenso elettorale

Marco PannellaIl mese scorso Marco Pannella è riuscito a strappare un plauso a molti italiani per la sua sceneggiata sullo sciopero della fame e della sete a causa delle condizioni carcerarie, l’amnistia e la giustizia. Lo scopo è certamente nobile e legittimo, ma il metodo è evidentemente contrario alla democrazia, sopratutto se realizzato da soggetti politici con a disposizione tutti gli strumenti mediatici adeguati (pagati dai cittadini) per attirare l’attenzione pubblica.

Come ha correttamente spiegato Sergio Romano, si tratta per la precisione di una indebita strumentalizzazione sentimentale, un abuso di forme di protesta dei “non violenti”, come Gandhi, ma realizzato da persone che ricevono 10 milioni all’anno per la loro radio di partito, per non parlare delle somme considerevoli «di alti vantaggi, fra cui quello della rappresentanza politica». Pannella trasforma la politica interna in un campo di battaglia ogni volta che «minaccia di usare il proprio corpo come un’arma letale e si dichiara pronto a morire pur di raggiungere il suo scopo. Se la politica democratica è lotta senza spargimento di sangue, questa, spiace dirlo, non è più democrazia».

L’ex tesoriere dei Radicali, Danilo Quinto, ne ha parlato sulla Nuova Bussola Quotidiana (finalmente ha riaperto, auguri da tutti noi!), spiegando che «l’obiettivo dell’azione di Pannella» è «quella che lui chiama una “riparazione”, in termini di spazi televisivi, che gli assicuri il consenso elettorale. Un’esigenza inderogabile in questa fase, perché il Partito Democratico, che ha “ospitato” i radicali nel 2008, questa volta gli ha chiuso le porte e non si profilano all’orizzonte, almeno per ora, possibilità di “peripezie” che gli consentano di allearsi con l’altra parte dello schieramento».

I giornali parlano poco delle pessime condizioni dei detenuti, ma solo di Pannella, del suo “corpo” ridotto a 72 chili, che per i medici rischia la dialisi e danni irreparabili. L’ex tesoriere, vicino a Pannella per diversi anni, prosegue: «il suo corpo si fa speranza, diventa così un “mito” ed anche il mezzo “tecnico” che si immola per raggiungere l’obiettivo, il fine. L’azione ha in se stessa contenuti ricattatori. La “controparte” non si può sottrarre. Accorre, infatti, o cinguetta con lui attraverso twitter, raggiungendo risultati sbalorditivi di milioni di contatti. Gli accorrenti o cinguettanti si dimenano nell’esprimere solidarietà e condivisione, spesso accettano la “seduzione”. “Giocano di sponda” con quel corpo che si priva di acqua e cibo, che annuncia di aver dovuto mangiare caramelle o mandarini per poter parlare. Ne tessono le lodi, lo invitano a “riprendere” vita. Se ne fanno carico. Il corpo, dal canto suo, si nutre delle dichiarazioni e delle visite, delle pagine dei giornali e degli spazi televisivi dedicati, della posizione nella scaletta delle notizie destinati a propagandare il sequel. Pannella diventa il “centro” di tutta la scena. Crea il suo “mito”, quello di un uomo che si batte per gli altri, per i sofferenti, per il “prossimo”, con quel suo anelito, sempre più evidente, di saccheggiare, con il suo linguaggio e le sue parole, i contenuti del cristianesimo per i suoi fini mondani. Afferma la sua alterità rispetto a quel “regime partitocratico” che disprezza, ma che nello stesso tempo frequenta chiuso in una camera di una clinica privata (mica pubblica, per carità)».

Il martire volontario Pannella davanti alle telecamere gioca dunque ad immolarsi per i diritti degli altri (a scopo di ricevere consenso elettorale), contemporaneamente però viene costretto dalla Corte d’Appello di Roma a versare ad una collaboratrice, Giuseppina Torielli, 250 mila euro perché è stata pagata in nero (la donna ha 81 anni ed è senza contributi) dal cosiddetto “paladino italiano dei diritti umani” (solo in televisione però).

Guarda caso, la sceneggiata di Pannella sullo sciopero della fame segue le dichiarazioni di Emma Bonino, la quale ha pubblicamente escluso la sua candidatura in parlamento poiché il partito radicale rischia di infrangersi sulla soglia del 4%.  In un attimo di lucidità ha affermato: «Trovo scontato, ripetitivo, fuori contesto la presentazione di una Lista Bonino-Pannella. E trovo altrettanto scontato che dovessi essere candidata sempre, a qualunque cosa, in qualunque contesto», ricordiamo infatti che la Bonino è un cosiddetto “dinosauro della politica”, mantenuta da vent’anni dai contribuenti. «Non ritengo né indispensabile né automatica una candidatura. Posso anche inventarmi altro», ha dichiarato. Già, chissà quale altro hobby si inventerà.

Ma come mai i radicali non riescono nemmeno a raccogliere le 160 mila firme necessarie per presentarsi al parlamento? La Bonino risponde:  «Vedo il rischio di una ennesima riproposizione di una offerta, quella radicale, sulla quale non so neppure se ci sia una domanda. Se una domanda c’è, chiedo che si espliciti, che si faccia viva. Ad oggi, con tutte le nostre battaglie, e anche con i nostri risultati, continuiamo ad essere 1200 iscritti in tutta Italia». In poche parole: checché ne dica Staderini, nessuno si sente rappresentato dalle inutili attività dei Radicali.

Salvatore Abruzzese, sociologo della religione all’Università di Trento,  ha risposto in modo più approfondito evidenziando il fallimento dei Radicali nel loro progetto sociale di creare un’Italia laica (cioè laicista), che ha prodotto non soggetti mossi da partecipazione e responsabilità ma «narcisisticamente piegati sul proprio interesse personale ed altrettanto indifferenti a qualsiasi destino collettivo». Invece, ha continuato il sociologo, «affinché i margini di libertà si convertano in progetti di vita, dei quali la partecipazione politica è solo uno degli aspetti, occorre che sia riconosciuta e legittimata una tensione dell’uomo verso l’infinito. Occorre che, da qualche parte, esistano un Vero ed un Bene, non relativi. Occorre che ci sia una natura umana da coltivare che non sia riducibile ad una semplice costruzione mentale, magari socialmente condivisa. Relativizzare tutto, ridurre la realtà al privato quotidiano, ritenere che tutto si chiuda nel perimetro della propria esistenza personale, sono le basi per qualsiasi dimissione, anche dalla politica».

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Odifreddi: il ritorno di un troglodita

Odifreddi convertitoOdifreddi ritorna, proprio come Berlusconi. L’incoerenza la fa ancora da padrona per il matematico incontinente, il “non senso” del suo agire permane, come appunto ha chiamato il suo blog ospitato da Repubblica, che da poche settimane è stato riaperto. Anche lui dunque, assieme all’ex presidente del Consiglio, non ha alcuna intenzione di ritirarsi a vita privata per godersi la pensione.

Odifreddi, dopo gli spiacevoli accadimenti avvenuti in passato con il matematico ebreo Giorgio Israel, aveva infatti esplicitato nuovamente il suo antisemitismo paragonando Israele al nazismo (anzi, “dieci volte peggio dei nazisti”). Il sito web di Repubblica ha dunque deciso di censurare tali affermazioni e Odifreddi aveva reagito dicendo: «se continuassi a tenere il blog, d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso, e dunque scrivo, può non essere gradito a coloro che lo leggono», annunciando il suo ritiro «a coltivare il proprio giardino». Ma la logica di Odifreddi, si sa, è «defettibile», come è stato fatto notare su Il Sole 24 ore. Sono bastati solo pochi giorni e già ha sentito la mancanza del palcoscenico, capendo che senza lo spazio offertogli da Repubblica sarebbe caduto immediatamente nell’oblio in cui avrebbe dovuto precipitare già da parecchi anni, per il bene della scienza e della reputazione della laicità. Qualcuno ha perfino ironizzato ipotizzando che Odifreddi in realtà aveva «dimenticato la password e ti vergognavi a dirlo».

Saputa la notizia ed essendo ancora in ferie natalizie, ho voluto testare se il “nuovo” Odifreddi fosse lo stesso mediocre argomentatore di sempre, oppure la pausa aveva giovato alla sua capacità razionale. Mi sono loggato come mandi333 e ho cominciato a trollarlo per studiare le sue reazioni. Il discorso si è subito infuocato: ho infatti sostenuto che, nonostante continui a definirsi uno “scienziato”, in realtà sia un emerito sconosciuto sulle riviste di pubblicazioni peer-review, come d’altra parte ha sottolineato anche un altro utente. La sua risposta? Ha replicato con il suo curriculum vitae, ed è stato allora facile fargli notare l’inconsistenza della sua risposta. Con la divulgazione, inoltre, siamo messi ancora peggio: tutti ricorderanno i due Asini d’Oro vinti come peggior divulgatore scientifico italiano. Gliel’ho scritto chiaramente, rivelando che il prof. Paolo Diodati, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Perugia, ha fatto girare alcuni articoli scientifici di Odifreddi, ma senza firma, divertendosi a osservare le repliche sdegnate dei suoi colleghi. Come ha reagito il matematico? Invitandomi ad andare a leggere il curriculum del prof. Diodati. Il grande e sedicente logico replica con banali argumentum ad hominem?

Proseguiamo con il racconto, perché le cose cambiano: ad un utente che, come me, ha evidenziato l’inconsistenza del suo lavoro scientifico, Odifreddi ha replicato in modo nuovamente inadeguato, entrando in ambito religioso e affermando che «per leggere la bibbia, e accorgersi che è piena di fregnacce, non c’è bisogno di essere delle medaglie fields, e nemmeno di essere dei ricercatori bravi, o modesti. basta un minimo di sale in zucca, che lei e i suoi compagni di merenda dimostrate di non avere». Argomenti da troglodita del 1800: fin troppo semplice, a questo punto, fargli notare che i più grandi matematici della storia l’hanno pensata in modo esattamente contrario. Ho scritto: «evitando di fare l’elenco infinito, restiamo ai tempi nostri: penso a Laurent Lafforgue, Antonio Ambrosetti, George Francis Rayner Ellis a Giovanni Prodi e così via. Ecco i veri matematici, e anche persone religiose che di certo nella Bibbia non vedono, e non vedevano, quello che il mediocre Odifreddi vede. Ma essendo appunto mediocre, il suo giudizio è e resta mediocre».

Pensate che Odifreddi abbia umilmente accettato la verità? No, colpito sul vivo ha fatto uscire la sua intolleranza: «mi sembra di parlare con un mongoloide. quanto ad ambrosetti, ellis e prodi, con tutto il rispetto per loro, dire che sono tra “i più grandi matematici mai esistiti” fa semplicemente ridere». Mongoloide? Pur di denigrarmi Odifreddi ha voluto offendere le persone affette da questo handicap, mancando di rispetto a loro, alle famiglie e a tutti coloro che hanno a che fare con queste splendide persone. E’ intervenuto addirittura un altro blogger di Repubblica, suggerendogli di scusarsi per la sua volgarità. Odifreddi ha obbedito, seppur arrampicandosi sui vetri, facendo tuttavia capire che la prossima volta non avrebbe avuto problemi ad utilizzare nuovamente questo insulto.

E’ stato semplice da parte mia dargli il KO finale, dopo il quale sono stato bannato da Odifreddi con la scusa che stavo sviando dall’argomento principale (come tutti gli altri, d’altra parte). Ho avuto la possibilità, comunque, di lasciare un ultimo saluto riassuntivo, che è stato in seguito cancellato. Avevo scritto: «Odifreddi non ha ancora spiegato la tesi secondo cui solo i cretini non rifiutano la Bibbia. Tuttavia i più grandi pensatori della storia della scienza hanno detto proprio il contrario, sono dunque cretini oppure è cretino l’autore della tesi? Perché l’autore di tale tesi si fa chiamare “scienziato” e poi non ha mai realizzato una pubblicazione in peer-review, al contrario dei tanto odiati Paolo Diodati, Giorgio Israel e Antonio Ambrosetti?».

Odifreddi non ha più toccato l’argomento lasciando sfogare gli odifreddini. Chi sono questi ultimi? La cosa più divertente di quel blog: utenti che seguono religiosamente Odifreddi ovunque vada, e si scatenano con epiteti e argomenti da bar, contro chi avanza critiche al loro beniamino. Qui un esempio, qui un altro, ancora più simpatico. Per questo comportamento mi sono divertito ad apostrofarli come “cagnolini da guardia”, domandando a Odifreddi: «Ha visto cosa è riuscito a racimolare in questi anni di proselitismo? Qualche cagnolino che le fa la guardia, ma di liberi pensatori non se ne vedono affatto».

Lo scopo di questo articolo era mostrare come funziona il “mondo di Odifreddi”, evidenziando come di fatto anche il “nuovo” Piergiorgio non riesca, come non è mai riuscito, a sostenere le sue tesi anticristiane e antiteiste. Ringrazio UCCR per avermi ospitato, la prossima mossa sarà quella di trollare Odifreddi dal vivo, mettendolo in difficoltà con domande scomode -laddove ovviamente sarà permesso fare domande- durante una sua conferenza pubblica.

mandi333

 

P.S. “Troglodita” è stato usato da Odifreddi contro Umberto Bossi il giorno del suo abbandono politico. Mi è sembrato che tale termine, tuttavia, fosse paradossalmente più adatto proprio per Odifreddi, perfettamente in grado di evocare la sua “profondità” argomentativa.

 
AGGIORNAMENTO 07/01/13
L’utente “lucia verdini” presente nei commenti è in realtà lo stesso Odifreddi. In merito a questa sua simpatica incursione abbiamo scritto un articolo in proposito: “Odifreddi: la vendetta (fallita) di un troglodita”.

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Accettati i santi sulle monete slovacche, e altre vittorie sul laicismo

Euro monetaSotto Natale, per motivi abbastanza prevedibili, il laicismo diventa ancora più aggressivo. Esso è una sorta di perversione della laicità, che, al contrario  di quest’ultima, vorrebbe che lo stato assumesse una posizione chiaramente atea, privo di ogni tipo di forma religiosa, almeno a livello pubblico. Il laicismo è presente oggi in Francia, Vietnam e in North Korea, ma la laicità è un’altra cosa, come ad esempio ha spiegato il giurista Joseph Weiler.

Tornando ai fatti recenti: in Svizzera Thomas Bruderer presidente del partito politico dei Pirati Svizzeri ha pescato nel prontuario ateista affermando pubblicamente i noti cavalli battaglia: «Chi difende la Bibbia, non ha alcuna etica, e non conta se la interpreta in senso letterale o no», e ancora: «Quasi tutte le religioni sono pericolose, anche nei paesi occidentali dove sono state indebolite dall’Illuminismo», citando quasi a memoria Richard Dawkins. Ha quindi sostenuto che la religione sarebbe un disturbo mentale, una psicosi di massa. Niente di che stupirsi, esattamente coerente con la ben poco tollerante cultura laica moderna.

Andando in Slovacchia, ci si sorprende rilevando la vittoria del centrosinistra (al governo a Bratislava) che ha voluto adottare  banconote comuni all’eurozona ma coniando monete con immagini legate a tradizione e cultura nazionali, e dunque immagini dei due Santi Cirillo e Metodio, che sono già rappresentati nella bandiera nazionale. A Bruxelles è subito arrivato il divieto da parte degli euroburocrati, preoccupati della presunta violazione dei diritti laicisti. Da Bratislava il premier socialista Robert Fico ha replicato sostenendo che Cirillo e Metodio sono stati gli evangelizzatori dei popoli slavi, sono nella Memoria storica nazionale e due personaggi-chiave dell’aggancio all’Europa della parte del mondo in cui viviamo. Il 2013 –riconoscono anche su Repubblica– è l’anno giubilare di quei due santi che col cristianesimo portarono agli slavi alfabeti e cultura occidentale, l’idea del diritto, insomma elementi d’Occidente cui ci ancorarono. La Commissione ha ceduto e Bratislava ha avuto i suoi santi con le aureole sui due euro.

Un’altra vittoria sulle incursioni laiciste è stata realizzata in Brasile, dove un giudice ha respinto una causa in cui si chiedeva la rimozione della frase “Sia lodato Dio” dalle monete, dicendo che il motto non rappresenta un’imposizione di fede religiosa da parte dello Stato, non più di quanto fanno le feste religiose o i nomi di molte città (come quella di San Paolo, che è anche la più vasta e popolosa città dell’Emisfero australe). Secondo il censimento 2010, su 200 milioni di abitanti, il 64,6 per cento dei brasiliani si dicono cattolici e 22,2 per cento evangelici, 8 per cento rivendicazione alcuna appartenenza religiosa e circa 600.000 dicono di non credere in Dio.

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Matrimoni gay e pace: ecco perché il Papa ha ragione

Benedetto XVINon ce ne sarebbe stato bisogno, ma i media hanno male interpretato il messaggio di Benedetto XVI per la 46° Giornata mondiale della pace, per questo ci sembra utile l’approfondimento del prof. Francesco D’Agostino, giurista, ordinario di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, presidente onorario del Comitato nazionale per la bioetica, di cui è membro fondatore

 

di Francesco D’Agostino, giurista
da Avvenire 18/12/12

 

L’ accoglienza ottenuta in ambienti laicisti (e persino in qualche ambiente cattolico) dal messaggio predisposto da Benedetto XVI per la celebrazione della 46° Giornata mondiale della pace non si è discostata da una falsariga che dovrebbe esserci oramai ben nota: lodi su lodi per i riferimenti fatti dal Pontefice alla necessità di introdurre più giustizia nell’ordine internazionale, di promuovere più sviluppo nei popoli, di affrontare energicamente la crisi dell’economia, con attenzione prioritaria ai più deboli; in una parola sola compiacimento per la vivissima attenzione del Papa al ‘sociale’.

Critiche, invece, a volte garbate, ma più spesso molto aspre, all’’innesto’ del problema della pace sul problema antropologico operato nel medesimo documento da papa Benedetto (in particolare nel paragrafo 4). Un ‘innesto’ che il Papa spiega molto chiaramente: non si può essere autentici «operatori di pace» se non si percepiscono nel loro giusto rilievo le grandi questioni che concernono la vita (a partire da quelle dell’aborto e dell’eutanasia), la libertà religiosa ed educativa, la famiglia e il matrimonio (nella sua struttura fondamentale di relazione eterosessuale aperta alla vita). Opera per la pace chi opera per il bene dell’uomo e non si opera per il bene dell’uomo se non ci si oppone al fatto che l’uomo sia indiscriminatamente manipolabile, sia a livello biologico, utilizzando le pratiche più estreme della biomedicina, sia a livello sociale, come ad esempio avviene quando si cerca di abolire per legge termini come ‘padre’ e ‘madre’, per sostituirli con quelli di primo e secondo ‘genitore’, come è inevitabile che avvenga quando si proceda al riconoscimento dell’adozione da parte di coppie omosessuali o della procreazione artificiale.

È da ritenere così «sorprendente» – come fa ad esempio Alberto Melloni sul Corriere della Sera di domenica 16 dicembre – la decisione del Papa di ricondurre alla grande questione della pace simili questioni antropologiche e giuridiche? Davvero così il Magistero della Chiesa dimenticherebbe che «la vita è fatta di percorsi tortuosi»? Non sarebbe meglio evitare di presidiare quei punti di confine «tra il pubblico e l’intimo dove non passa nessuno?». Domande pesanti, non tanto però per la loro profondità, quanto perché da esse emerge una singolare carenza di consapevolezza della peculiarità del messaggio cristiano e in particolare di due suoi punti decisivi. Il primo è che a fronte della «tortuosità» della vita (per riprendere le parole di Melloni), tortuosità innegabile, resta pur sempre l’ineludibile precetto di Gesù: la vostra parola sia sì, sì, no, no. Alla crisi del matrimonio e della famiglia, alle tentazioni abortiste, alle istanze coniugali dei gay non si risponde facendosi carico della «tortuosità» delle questioni, ma riportandole alla loro semplice, diritta e diretta verità (divenuta forse scandalosa per molti!): abortire è uccidere una vita umana; legalizzare le nozze gay significa disconoscere che il matrimonio è per generare figli e dare loro un padre e una madre.

La doverosa condanna di discriminazioni e violenze contro le persone omosessuali e l’altrettanto doverosa comprensione umana verso donne schiacciate dal peso della gestazione non possono eludere il nostro dovere di riconoscere la verità delle cose: non è avallando più o meno pietose menzogne (del tipo: il nascituro non è un ‘vero’ essere umano) che si aiutano le persone, ma non lasciandole mai sole, soprattutto nei momenti della loro massima debolezza. Il secondo punto in cui si manifesta una «sorprendente» – adesso davvero sì – incomprensione del Vangelo e del messaggio di papa Benedetto – nei soliti critici e anche nel testo di Melloni – è simile al primo ed è questo: la pace, prima di essere il frutto di accorti equilibri giuridico-politici, nasce da un atteggiamento interiore, che non può prescindere dal ripudio delle ideologie e dal riconoscimento della verità: il saluto che Gesù rivolge ai discepoli, «La pace sia con voi», non è semplicemente un auspicio, è nel contempo un precetto.

Non si può, insomma, predicare la giustizia sociale se nello stesso tempo non si predica la «giustizia antropologica», intesa (per riprendere le parole del Papa) come un insieme di principi che non costituiscono verità di fede, ma sono iscritti nella natura umana stessa. Se vuole essere operatore di pace, l’uomo deve prima conoscere se stesso: un compito che mai, come nel nostro tempo inquinato dal relativismo, appare tanto necessario.

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L’84% degli uomini si identifica con una religione

December 2012 Pew Research CentersOltre l’80% delle persone in tutto il mondo – circa 5,8 miliardi di individui – si identificano con un gruppo religioso, secondo un nuovo studio del Pew Research Center

«I cristiani sono 2,2 miliardi, o circa uno su tre dei 6,9 miliardi di persone nel mondo nel 2010», ha rilevato lo studio, aggiungendo che circa «la metà di tutti i cristiani sono cattolici».  I musulmani sono invece 1,6 miliardi, 1 miliardo di indù, quasi 500 milioni di buddisti e 14 milioni di ebrei, mentre meno dell’uno per cento – circa 58 milioni di persone – appartiene ad altre religioni, compreso il giainismo, Sikhismo, Taoismo, Zoroastrismo, Wicca e la fede Baha’i. 

Lo studio ha inoltre rivelato che circa una persona su sei non ha alcuna affiliazione religiosa e questo gruppo è il terzo più numeroso a livello mondiale, alle spalle di cristiani e musulmani. «Tuttavia», viene spiegato, «molti dei non religiosamente affiliati hanno alcune credenze religiose», molti credono in un Dio trascendente, molti altri sono deisti e partecipano comunque a riti religiosi.  Hanno fede in Dio, per esempio, il 7% degli adulti cinesi non religiosamente affiliati cinesi, il 30% di quelli francesi e il 68% degli americani.

Dislocazione geografica. La maggioranza dei “religiosamente non affiliati” si concentra in paesi poco sviluppati, come l’Asia e l’area del Pacifico, dove risiede il 76% di essi. In particolare vivono in Paesi vittime dell’oppressione comunista, come la Repubblica Ceca, la Corea del Nord, l’Estonia, il Giappone e la Cina.  Quest’ultima, in particolare, è la patria del 62% delle persone religiosamente non affiliate nel mondo. Ricordiamo che in molti di questi Stati è decisamente pericoloso definirsi pubblicamente credenti e cristiani, in particolare in Corea del Nord, dove ancora permane l’ateismo di stato. In Europa rappresentano il 18% della popolazione e il 17% in Nord America. Al contrario, la maggioranza dei cristiani vive in aree fortemente industrializzate: il 90% in America Latina e Caraibi, il 77% nel Nord America, il 75% in Europa.  

Età media. Nel complesso, i cristiani hanno una età media di 30 anni, leggermente superiore a quella della popolazione complessiva mondiale, che è di 28 anni. I musulmani hanno un’eta media più giovane (23 anni), mentre i “non affiliati”, i buddhisti e gli ebrei hanno sono mediamente più anziani, 34/36 anni. Dove c’è una grande quota di aderenti in rapida crescita, viene spiegato, si tende ad avere una popolazione più giovane. 

Età religiosi

 

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Peter Pan Onlus premia il card. Bagnasco per battaglia contro pedofilia

Card. Bagnasco con Benedetto XVIIl Primo Crostone d’oro, il premio della Onlus Peter Pan contro la pedofilia, andrà al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, secondo quanto annunciato dal presidente Mario Campanella.

«Sua Eminenza», ha detto, «ha dato grande impulso all’azione di pulizia avviata all’interno della Chiesa contro i marginali ma sempre preoccupanti casi di sacerdoti pedofili sulla scia di quanto già fatto, ai tempi in cui era Presidente della Congregazione per la dottrina e la fede, da Sua Santità Benedetto XVI»«Mons Bagnasco», ha proseguito il presidente della Onlus Peter Pan, «è l’iconoclastica rappresentazione di una Chiesa che, nella sobrietà e nel silenzio, agisce per riaffermare i principi dell’amore universale che sono condivisi anche dal mondo laico».

In tutto il mondo c’è stata una buona reazione (si veda, ad esempio la situazione in Germania, oppure quella in Australiaad un gravissimo problema purtroppo a lungo sottovalutato all’interno della Chiesa, così come da tutta la società civile e da tutte le altre istituzioni, laiche o religiose, a contatto con minori. Tuttavia, in Francia è uscito un libro di Bernard Lecomte in cui si mostra come fin dal 1988 il futuro papa Benedetto XVI, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fosse preoccupato della “irresponsabilità generale” nella Curia, invocando “una più rapida e più semplice” soluzione per trattare i casi di preti pedofili.

I preti in Italia sono circa 39.000, quelli condannati per molestie ai minori negli ultimi 50 anni sono 17, più altri 10 in attesa di giudizio. Anche considerando quei 10 sacerdoti colpevoli, 30 su 39.000 è circa lo 0,07%. Questa la percentuale di sacerdoti italiani condannati per pedofilia in 50 anni, mentre nella società civile esistono invece 21 mila casi di pedofilia ogni anno. Gli insegnanti condannati per pedofilia negli ultimi 50 anni, ad esempio, sono 46.200, dunque su 800 mila insegnanti il 3% è stato condannato (dati Censis, elaborati dal prof. V. Mastronardi). Tirando delle somme approssimative si può stabilire che esiste una probabilità di incontrare un insegnante pedofilo 10 volte superiore a quella di trovare un sacerdote pedofilo.

In America il maggiore studio americano sul tema della pedofilia è quello condotto nel 2006 dal John Jay College della City University of New York, la più prestigiosa istituzione accademica americana nel campo della criminologia. Negli ultimi cinquant’anni i preti condannati per molestie su minori sono stati 105, dunque lo 0,2%. Un’indagine svolta nel 2004, sempre dal Jay College of Criminal Justice, ha stabilito invece una cifra leggermente differente: circa lo 0,33% del totale dei presbiteri statunitensi attivi negli anni 1950-2002. La stessa percentuale colpisce i religiosi e i pastori di altre religioni che sono sposati perché non è richiesta loro la castità: quindi è una bufala credere che il celibato favorisca la pedofilia.

In molti hanno usato le vittime dei preti pedofili per aggredire la Chiesa, dipingendola come un ambiente dominato dagli abusi sessuali, non a caso Marco Politi e altri noti laicisti anticlericali non hanno voluto riportare la notizia del premio conferito alla CEI. Ma perché allora soltanto gli scandali all’interno della Chiesa cattolica fanno tanto rumore? La risposta l’ha fornita egregiamente Vittorio Messori sul Corriere della Sera, quando ha affermato: «solo la Chiesa cattolica sembra fare notizia. Ma a ben pensarci, un simile “privilegio“ non dovrebbe dispiacere a un credente. Chi si sdegna per la malefatte di un prete, più che per quelle di chiunque altro, è perché lo lega a un ideale eccelso che è stato tradito. Chi considera più gravi le colpe “romane“, rispetto a ogni altra, è perché   vengono da una Chiesa da cui ben altro si aspettava. Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse. E’ scomodo, per i cattolici, che il bersaglio privilegiato sia sempre e solo “il Vaticano“. Ma chi denuncia indignato le bassezze, è perché misura l’altezza del messaggio che da lì viene annunciato al mondo e che, credenti o no che si sia, non si vorrebbe infangato».

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