L’errore di chi tira in ballo le mura vaticane contro i migranti
Il Vaticano ha mura alte però critica il muro di Trump. Un paragone fuori luogo da parte del presidente americano, ecco la storia delle Mura leonine ed ecco perché il ricatto morale è un errore.
Negli ultimi mesi si è presa la moda di opporsi ad ogni appello di Papa Francesco all’accoglienza chiamando in causa le mura del Vaticano. Un ricatto morale, come se l’esistenza delle Mura leonine smentisse il richiamo all’inopportunità morale di costruire muri ai confini degli Stati per respingere chi chiede di essere accolto.
Anche Papa Wojtyla e Benedetto XVI contro la chiusura delle frontiere.
Le Mura che cingono il Vaticano esistevano già al tempo di Benedetto XVI, quando anch’egli si espresse contro una politica che si riduce «alla chiusura ermetica delle frontiere» (2012) ed invitò ad «aprire le frontiere dei popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze» (2005).
Le Mura circondavano il Vaticano anche quando sul soglio pontificio c’era Giovanni Paolo II il quale, come oggi Francesco, invitava i Paesi ricchi a «non disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi». Perché «il diritto ad emigrare» è «al di sopra di ogni egoismo nazionalista» (2001). Eppure nessuno ricattò moralmente i predecessori di Francesco tirando in ballo le Mura leonine.
Il presidente Trump si giustifica con le Mura del Vaticano.
Tuttavia, qualche giorno, delle Mura vaticane ne ha parlato addirittura il presidente americano, Donald Trump. Mentre difendeva il progetto del muro al confine tra Usa e Messico per impedire l’entrata alla carovana di famiglie disperate partite dall’Honduras, ha smentito che si potesse ritenere “immorale” perché anche il Vaticano ha delle mura difensive alte 40 piedi (circa 12 metri). «E’ uno dei muri più alti esistenti!».
Ma il parallelismo di Trump è quantomeno sballato, basterebbe conoscere la storia delle Mura leonine. Apprezzabile da questo punto di vista il commento di Damiano Serpi su Il Sismografo: «È vero, il Vaticano è circondato da un poderoso muro, anzi da più di uno», ha spiegato. «Tuttavia, non si possono scambiare le pere con le mele senza fare i conti con la storia e il mutare dei secoli. Ciò di cui parla Trump sono, in realtà, le così dette “mura leonine”, ovvero quella cinta muraria di circa 3 km di lunghezza, alta 14 metri e composta da ben 44 torri che fece erigere tra l’848 e l’852 l’allora pontefice Leone IV».
Le Mura Leonine non servivano ad impedire il passaggio di famiglie disperate.
Le mura vaticane risalgono all’Alto Medioevo e non ha alcun senso comparare un’opera muraria di 1170 anni fa a qualcosa che si vuole costruire oggi, nel 2019. L’esigenza di realizzare questa cinta muraria, ha proseguito Damiano Serpi, «non derivò dalla necessità o dall’obiettivo di impedire a dei “poveri cristi” disperati di varcare il confine di uno stato perché in cerca di cibo, lavoro e di un futuro migliore. Quel sistema articolato di mura e torri non aveva come obiettivo quello di cancellare la speranza di altri uomini e le loro famiglie per un futuro migliore (e più equo). Leone IV, così come i suoi precursori, aveva ben altri impellenti problemi da affrontare, ovvero proteggere il Colle Vaticano e la prima Basilica di San Pietro dai Saraceni che, nell’estate dell’846, l’avevano già violata e saccheggiata in armi».
Come ha spiegato il card. Joseph Tobin, arcivescovo di Newark, la costruzione di muri può essere giustificata moralmente o moralmente sbagliata, considerando anche che quando si innalzarono muri per respingere i migranti a metà degli anni ’90, queste persone si spinsero verso passaggi di confine molto pericolosi e ne morirono circa 8mila (in Arizona e in Texas). Questo perché «le forze che li spingono a fuggire – violenza, persecuzione e povertà estrema – sono più pericolose di un pericoloso passaggio di confine».
La Città del Vaticano ospita due famiglie di migranti: 10 persone.
Oggi le mura vaticane hanno esaurito il loro compito e sono lì a rappresentare un’epoca passata, «l’ingegno e la caparbietà dei nostri avi nel difendere l’integrità del cristianesimo». Usare la loro esistenza per giustificare la muratura delle frontiere significa prendere per i fondelli, potrà farlo qualche giornalista di Libero in crisi esistenziale ma non il presidente degli Stati Uniti. «Confondere l’archeologia vaticana con l’architettura attuale della dottrina sociale della Chiesa è un meschino tentativo di mistificare la realtà».
E fa parte della realtà anche il fatto che il Vaticano ospita da anni due famiglie di migranti, dieci persone in tutto. Sono 605 gli abitanti totali della Città del Vaticano.
Ovviamente, ogni Stato ha il sacrosanto diritto a regolare i flussi migratori e, se non c’è possibilità di integrare, è anche lecito «non accogliere», come ha spiegato Papa Bergoglio. Ma non si mistifichi la realtà.
La redazione