Non essere sposati aumenta il rischio di morte prematura

MatrimonioUna recente ricerca condotta presso il Duke University Medical Center a Durham, North Carolina, ha scoperto che le persone non sposate presentano un rischio più alto di morte prematura in particolare durante la middle age, ovvero tra i quaranta e i sessant’anni.

I ricercatori, guidati dalla dott.essa Ilene Siegler, hanno analizzato i dati di 4.802 persone e hanno appunto scoperto che coloro che non si sono mai sposati avevano più del doppio di probabilità di morire prima rispetto a coloro che sono sposati. Essere single, o aver perso un partner senza averlo sostituito è correlato ad un aumentato del rischio di morte precoce durante la mezza età e riduce la probabilità di sopravvivenza durante l’anzianità. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Annals of Behavioral Medicine e una sintesi è pubblicata su Sciencedaily.

Il matrimonio, dunque, conviene anche dal punto di vista del proprio benessere psicofisico, come è stato anche riconosciuto in un recente editoriale sul British Medical Journal (qui una sintesi): «a conti fatti vale probabilmente fare lo sforzo di sposarsi», hanno concluso con un pizzico di ironia. E’ infatti chiaramente dimostrato che le donne sposate si espongono ad un abbassamento del 10-15% del tasso di mortalità e per gli uomini un calo dei rischi di andare incontro ad ictus, malattie cardiache e complicazioni dovute a stili di vita non salutari.

Una serie di studi simili è possibile trovarla in questa pagina, dove si evince che il matrimonio conviene per la coppia e anche per i figli, i quali sono invece esposti a una peggiore salute psico-fisica se i due genitori non scelgono di sposarsi.

La scelta di sposarsi è fortemente avversata dalla vulgata occidentale, la quale predilige la meno impegnativa convivenza.  La Chiesa cattolica invita invece le coppie al matrimonio per rispondere alla vocazione (compito) che Dio ha dato a loro, ovvero la cooperazione nel dono della vita e la generazione di un nuovo essere umano attraverso l’educazione.

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Il controverso mito sull’inizio del protestantesimo

Martin LuteroIl 31 ottobre del 1517 un giovane monaco agostiniano di nome Martin Lutero attaccò alla porta della chiesa del castello di Wittenberg “novantacinque tesi sulle indulgenze”. La sua intenzione era di presentare un testo di discussione in accordo con la pratica accademica dell’epoca, ma la sua azione fu interpretata come una sfida alla gerarchia ecclesiastica.

Questo è quello che, più o meno conosciamo tutti. In realtà, come ha spiegato di recente Juanjo Romero, le tesi non erano 95, il manoscritto originale non aveva numerazione, questa fu messa successivamente dai tipografi. Alcune, inoltre, erano “tesi”, altre semplici preghiere; inoltre l’azione di Lutero non seguì la pratica accademica dell’epoca, perché se fosse stato così avrebbe dovuto appenderle in varie località. Molto probabilmente, dunque, il 31 ottobre del 1517 nessuno inchiodò nulla sulla porta di nessuna chiesa. Sarebbe più giusto, ma probabilmente meno romantico, dire che il 31 ottobre del 1517 fra Martin Lutero inviò una lettera all’arcivescovo di Magonza protestando per la predicazione del domenicano Johan Tetzel. Questo è confermato da Lutero stesso che, curiosamente, non racconta in nessuno dei suoi scritti l’affissione pubblica delle tesi nella cattedrale di Wittenberg.

Il 31 ottobre, noto come il “Giorno della Riforma”, non è dunque da attribuire a Lutero, il mito ha la sua origine nella prefazione che scrisse Filippo Melantone per il secondo volume delle opere complete nel 1546, quando Lutero era già morto. Melantone era un mediocre teologo e un pessimo storico, non certo noto per la precisione, sopratutto quando riferisce dettagli sulla vita di Lutero. Egli non può essere testimone oculare dei fatti che racconta, perché nel 1517 stava a Magonza. Inoltre, nessuno dei cronisti contemporanei menziona un fatto tanto rilevante come l’affissione delle “tesi”: né lo storico Juan Carion (1499-1537), amico di Melantone; né Jorge Spalatino, i cui Annali, perfettamente informati arrivano fino al 1525; né F. Myconius (1490-1546), autore di una Historia reformationis; nè C. Scheurl, che trattò del caso nel suo libro “Hiistorico de la cristiandad de 1511 a1521”; nè Emser; nè Cocleo; nè Kilian Leib; né nessuno dei controversisti; né il documentato storico J. Sleidan, che aveva cominciato la sua grande opera “De statu religionis commentarii” prima del 1545.

Per comprendere meglio ricordiamo che la chiesa del castello ducale di Wittenberg, dedicata a Tutti i Santi, celebrava il primo di novembre la sua festa, che iniziava con i vespri solenni il 31 di ottobre e continuava il primo novembre, dunque tutta la popolazione di Wittenberg entrava in quella chiesa con l’ansia di ottenere le indulgenze. Nell’ipotesi che Lutero avesse fissato le sue tesi contro le indulgenze stesse, la cosa avrebbe creato un notevole scalpore e la sua eco si sarebbe fissata indimenticabilmente nella memoria di tutti. Perché, invece, nessuno lo ricorda?

Ci sono poi dei motivi interni alla storia di Lutero che ci portano a confermare tutto questo. “Dopo la festa di tutti i santi”, in un giorno indeterminato Lutero viaggia a Kemberg, 13 Km da Wittenberg, e lì comunica – lo riferisce egli stesso – al suo amico Geronimo Schurff il suo proposito di scrivere “contro gli errori delle indulgenze”, chiaro segnale che a Wittenberg non erano state ancora pubblicate le 95 tesi. Il 15 febbraio 1518 al principe Federico e ai suoi consiglieri giunsero alcune voci sulle tesi di Lutero. Uno di essi, Jorge Spalatino gli scrisse in novembre manifestando come fosse insolito che nessuno dei cortigiani avesse notizia di tali tesi, e Lutero rispose: “non volevo arrivassero all’orecchio del nostro principe o di uno dei suoi cortigiani prima che loro (i vescovi) potessero muovere le loro critiche”. E’ difficile che, se nè Federico nè i suoi cortigiani conoscevano il contenuto delle tesi, esse fossero già state affisse. A novembre dell’anno seguente, infine, Lutero si scuserà col principe, spiegandogli perché i primi che informò furono l’arcivescovo di Magonza-Magdeburgo e il vescovo di Brandeburgo. Sarebbe stato poco corretto annunciare e divulgare le tesi sulle indulgenze, il cui testo era stato inviato a dette autorità ecclesiastiche, prima di aver avuto la loro risposta.

L’inizio del protestantesimo è dunque basato su un mito. Molti studiosi protestanti, inoltre, riconoscono che Lutero aveva lacune abbastanza grandi nella comprensione della dottrina cattolica e ancor più controverso sapere che Lutero, al contrario dei protestanti moderni, riconosceva l’autorità del papa nel rimettere i peccati, oppure sosteneva che Dio usa i sacerdoti per comunicare il suo perdono. Scriveva infatti: «Il Papa non può rimettere alcun peccato, se non dichiarando che è stato rimesso da Dio e avendo da lui l’assenso alla remissione. Però, per essere sicuri, si può concedere la remissione nei casi riservati al suo giudizio» (Tesi 6). E ancora: «Tuttavia,  la remissione e le benedizioni della Chiesa, che sono concessi dal papa non devono in alcun modo essere disprezzate, perché sono, come ho detto, la dichiarazione della remissione divina» (Tesi 39). Inoltre: «perché sia chiaro che per la remissione delle pene e dei casi riservati,  il potere del papa è di per sé sufficiente» (Tesi 61). Nella “tesi 26”, Lutero scrive: «Il papa fa bene quando concede la remissione alle anime [del purgatorio] , non per il potere delle chiavi (che non possiede), ma per mezzo dell’intercessione». Lutero pronuncia anche un anatema contro chiunque neghi l’autorità del vescovo di concedere un perdono apostolico: «vescovi e curati sono tenuti ad amministrare il perdono apostolico, con tutta la riverenza», (Tesi 69), «colui che parla contro la verità delle indulgenze apostoliche, sia anatema e maledetto!» (Tesi 71).

La ragione all’origine della Riforma protestante, come scrivono anche ex protestanti, ha avuto molto più a che fare con la politica, che con argomentazioni teologiche. Per esempio, Enrico VIII si era inizialmente opposto alla Riforma ed ha anche ricevuto il titolo di  Defensor Fidei (“Difensore della fede” dal papa, tuttavia quando quest’ultimo ha rifiutato di riconoscere il suo divorzio e nuovo matrimonio – che avrebbe avuto importanti implicazioni politiche per lui – ha cambiato bandiera. Lutero intendeva solo aprire una discussione interna alla Chiesa cattolica, le cose hanno preso un’altra direzione a causa della politica.

Davide Galati e Luca Pavani

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Cinque donne concepite dopo uno stupro: “non siamo un errore”

Richard MourdockIl candidato al senato americano Richard Mourdock di recente è stato pesantemente attaccato dai media dopo essersi detto contrario all’aborto in caso di stupro. Ma cinque donne, tutte concepite in seguito a uno stupro, si sono fatte avanti per difenderlo, definendolo un “eroe” per aver rischiato le conseguenze politiche della sua scelta pur di difenderle.

Mourdock aveva affermato che l’unico caso che lui ammetteva per l’aborto era quello in cui fosse in gioco la vita della madre, aggiungendo anche che era giunto a considerare che se la vita nasceva perfino in seguito a uno stupro, quello era qualcosa che Dio aveva voluto accadesse. Le parole di Mourdock sono state però distorte dai media per far sembrare che lui intendesse dire che Dio aveva voluto che accadesse lo stupro, mentre il candidato al senato ha sempre cercato di chiarire strenuamente il suo pensiero, ovvero semplicemente che Dio è il creatore di ogni vita.

Una prima donna ha spiegato che sua madre fu violentata quando aveva 19 anni e lei venne concepita, quando nacque fu data in adozione. All’età di 28 anni riuscì a rintracciare la madre naturale e racconta: “Non dimenticherò mai il momento in cui ha visto i suoi nipoti, i miei quattro bambini, per la prima volta. Era emozionata e piangeva, ma si è girata verso di me e ha detto: “Ne valeva la pena.””. Monica è un’altra di queste donne, la cui madre fu violentata brutalmente a 17 anni, ma all’epoca l’aborto era illegale e così fu protetta. A 23 anni la madre di Monica scoprì di avere un cancro e di non poter più avere bambini. “Siamo sempre stati felici di esserci l’uno per l’altra. Voglio ringraziare personalmente Mourdock per essersi alzato a difendere la mia vita e a ricordarci che Dio ha un progetto per ciascuno di noi.” 

Rebecca Kiessling, attivista pro-life, racconta di come sua madre rimasta incinta dopo essere stata stuprata, tentò due volte di abortire illegalmente, ma senza successo. “Se fosse stato legale mi avrebbe abortito.” ha detto Rebecca che prima di concludere ha aggiunto:Ringrazio Richard Mourdock per aver riconosciuto che lo stupratore non è il mio creatore e che io non sono il frutto di uno stupro, ma una figlia di Dio”.

Davide Galati
autore di E un elfo li radunò… per Linee Infinite Edizioni

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Nathalie de Williencourt: «noi omosessuali contro le nozze gay»

Nathalie de WiliecurtIn questo periodo in cui politici e giudici eterosessuali vogliono imporre il matrimonio omosessuale nella società, si moltiplicano le prese di posizione contro questa “isteria attuale pro-matrimonio” (cfr. Julie Bindel ) da parte degli stessi omosessuali. L’ultima in ordine cronologico è Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox, ovvero un collettivo di cittadini francesi che porta la voce degli omosessuali francesi che si oppongono al progetto di legge ideato da Hollande e chiamato “matrimonio per tutti”.

In Francia, dice intervistata da Tempi.it, «si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma molti omosessuali non fanno parte di questo movimento. La maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro. Noi vogliamo dare la parola alla maggioranza degli omosessuali in Francia e sosteniamo la “Manifestazione per tutti” perché noi gay non vogliamo il matrimonio».

La lobby gay non è un’invenzione omofobo-complottista, la stessa esponente omosessuale afferma: «Le comunità LGBT sono composte molto spesso da persone omosessuali che sono state rigettate dalla famiglia, sono venute a Parigi e hanno trovato ospitalità nella comunità Lgbt, sorta nel quartiere del Marais. Queste persone hanno una ferita in rapporto alla loro omosessualità: poiché non la accettano, rivendicano di essere come gli eterosessuali. Il nostro movimento rivendica invece che gli omosessuali siano trattati diversamente dagli eterosessuali, perché siamo differenti. Non possiamo chiedere l’uguaglianza per situazioni che sono differenti. Non è l’uguaglianza ad essere importante, ma la giustizia. C’è un’uguaglianza giusta e un’uguaglianza ingiusta».

De Williencourt riconosce la diversità e la complementarietà sessuali, fondamentali anche per la crescita di un bambino: «Perché la coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa per un semplice dettaglio: non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio. Ha bisogno di un’altra cosa perché la realtà delle coppie omosessuali è diversa da quella delle coppie eterosessuali».

Rispetto all’adozione da parte di coppie gay, «crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta». Inoltre, ha informato che «dal momento che paesi come la Cina e altri in Asia hanno procedure nelle quali chiedono che le coppie omosessuali siano escluse. Tutto ciò significa rendere l’adozione per le coppie uomo-donna ancora più difficile. Noi non vogliamo il matrimonio, che è riservato all’uomo e alla donna in quanto possono procreare. È così da secoli».

Anche gli omosessuali dissidenti sono tacciati di omofobia per essere messi in silenzio, ma da qualche mese in Francia le cose sono un po’ cambiate: «prima chi si opponeva al matrimonio gay veniva subito chiamato omofobo da quasi tutti i grandi media ed era impossibile opporsi senza essere immediatamente tacciati di omofobia. Io e i miei amici omosessuali, che non possiamo certo essere accusati di omofobia, chiediamo che ci sia un dibattito per permettere le unioni omosessuali, ma creando un’istituzione diversa dal matrimonio».

La richiesta al presidente Hollande è «un dialogo con il popolo. Perché il presidente aveva promesso che non avrebbe fatto passare una legge con la forza se il popolo francese non fosse stato d’accordo. Ha detto che voleva dialogare col popolo francese. Speriamo che aprirà il dialogo con degli Stati generali sul matrimonio e con un referendum per interrogare tutti i cittadini su questo argomento. La pace si costruisce dentro la famiglia e per avere pace nella famiglia bisogna donare ai bambini il quadro più naturale e che più infonde sicurezza per crescere e diventare grandi. Cioè la composizione classica uomo-donna».

Come Nathalie de Williencourt anche altri omosessuali hanno preso posizione contro matrimonio e adozione gay: Julie Bindel, Alfonso SignoriniJean-Pierre Delaume-MyardRichard WaghorneAndrew PierceDavid BlankenhornRupert Everett e Doug Mainwaring.

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Il Vaticano e i soldi di Mussolini, nuova bufala anticlericale

Città del Vaticano Le bufale anticlericali si ripetono ormai a scadenza mensile: passata di moda quella sulle scarpe Prada del Pontefice e sul suo anello d’oro che sfamerebbe mezzo mondo, che abbiamo ampiamente smentito, arriva ora dal Regno Unito quella riguardante il sostegno ufficiale al fascismo.

Secondo il quotidiano britannico Guardian, infatti, il Duce avrebbe ricompensato il Vaticano per il sostegno e il riconoscimento ufficiale del regime con un enorme patrimonio, che sarebbe stato investito a Londra in due immobili di pregio, di proprietà della Grolux Investments, controllata da una società svizzera, la Profima, la quale a sua volta, avrebbero rivelato dei documenti risalenti alla seconda guerra mondiale ritrovati negli Archivi nazionali di Kew, riconducibili appunto al Vaticano. E il nome spuntato assieme alla Profima è quello di Bernardino Nogara (1870-1958), il banchiere che amministrò per conto della Santa Sede il risarcimento ottenuto dal regime fascista con i Patti Lateranensi, tramite l’Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che fu poi sostituita dall’Apsa.

Denaro, potere, fascismo e Vaticano, gli ingredienti giusti per aizzare la fame anticlericale ci sono tutti e infatti la vicenda è finita su molti quotidiani di chiara ispirazione anti-cattolica, come il Fatto Quotidiano, e altre testate giornalistiche.

Peccato che il grande scoop sarebbe solo l’ennesima dimostrazione di quanto i giornalisti di oggi siano incapaci di fare il loro lavoro. Come ha risposto il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Lombadi, «sono cose note da 80 anni, con il Trattato del Laterano, e chi voleva una divulgazione del tema a livello popolare si poteva leggere Finanze vaticane di Benny Lai». Aggiungendo, come riportato da Avvenire: «Che l’Apsa, cioè la Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, abbia una sezione straordinaria è scritto anche sull’elenco telefonico del Vaticano». Nel 2005, inoltre, lo storico inglese John Pollard aveva già descritto nel dettaglio come sono nate la Grolux Investments e la svizzera Grolux Investments, facenti capo al Vaticano, nel libro Money and the Rise of the Modern Papacy: Financing the Vatican, 1850-1950 (Cambridge University Press 2005). Pollard ha correttamente spiegato che la creazione della Grolux, nel 1933, si inquadrava in una strategia per diversificare gli investimenti della Santa Sede nei difficili anni a ridosso della Grande Depressione, puntando sull’oro e sul mattone. Sulla figura di Nogara, invece, come ha ricordato sempre padre Lombardi, si è soffermato anche il decano dei vaticanisti Benny Lai in Finanze Vaticane (Rubbettino editore), spiegando il suo collegamento tra gli ambienti cattolici e quelli della finanza laica.

Se finora dunque si è parlato di falso scoop, tocca a Carlo Cardia,  docente di Diritto canonico e Diritto delle istituzioni religiose all’Università degli Studi di Roma Tre, smontare la bufala del denaro di Mussolini in cambio del riconoscimento del fascismo da parte della Chiesa: «Non siamo di fronte a nessun regalo di Mussolini. Quello che fu dato alla Santa Sede con la convenzione finanziaria del 1929 era il parziale risarcimento delle somme che alla Santa Sede spettavano in virtù della legge delle Guarentigie del 1871, somme che però la Chiesa non aveva mai preso perché non accettava la legge. Nel 1929 la convenzione finanziaria considerò i danni subiti dalla Sede apostolica e le diede una somma molto inferiore rispetto a quella che le sarebbe spettato». Ci si riferisce alla ricompensa per le proprietà che la Chiesa perse quando gli stati papali vennero invasi e occupati nel 1860. Sottolinea poi Cardia: «Teniamo presente che tutte le grandi organizzazioni confessionali, a partire dalla Chiesa d’Inghilterra, hanno dei patrimoni di scopo, ossia finalizzati alle esigenze missionarie o alla tenuta della struttura ecclesiastica e di questo patrimonio, per evitarne il depauperamento, una parte è destinata all’investimento».

Riguardo alla trattativa che portò ai Patti Lateranensi, anche Danilo Veneruso, emerito di storia contemporanea all’Università di Genova, ricorda che «non fu fatta per valorizzare il regime di Mussolini. Pio XI aveva la ferma intenzione di promuovere e stipulare patti o concordati con Stati di tutto il mondo. Quando il 6 febbraio 1922 Achille Ratti salì sul soglio pontificio, benedisse la folla assiepata nella piazza San Pietro, lasciando cadere la consuetudine di benedirla dentro la Basilica di San Pietro per protesta per la conquista dello Stato pontificio. Subito dopo pregò l’arcivescovo di Genova di assistere alla conferenza internazionale per la Pace nella sua città, pregandolo di stare alla calcagna del sovietico Cicerin per tentare un concordato anche in Urss. Il Papa aveva pensato a vari modelli, a seconda del numero di cattolici e delle politiche presenti nei vari Stati. Il regime politico e sociale non contava».

Dunque nessuno tesoro segreto e nessun riconoscimento del fascismo. Ma la bufala ormai è diffusa a livello internazionale (nonostante il contro-articolo del Telegraph) e nella mente dei sedicenti liberi pensatori si è sedimentato il convincimento che la Chiesa possegga enormi patrimoni segreti e abbia valorizzato ufficialmente il fascismo. La menzogna è l’arma principale di chi combatte la verità.

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Ateismo di stato in Corea del Nord: 6mila cristiani nei gulag

Ragazza north koreaLa Corea del Nord ha stabilito un record: per l’11esimo anno consecutivo è il paese che perseguita di più i cristiani nel mondo. Lo ha stabilito il consueto rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani stilato dall’organizzazione internazionale Open Doors, il regime ateo-comunista di Pyongyang è il più repressivo nei confronti dei cristiani, peggio anche di Arabia Saudita (secondo posto), Afghanistan e Iraq (terzo e quarto).

Sul rapporto si legge che si «contrasta con veemenza ogni tipo di religione. I cristiani sono visti come persone ostili, meritevoli di arresto, detenzione, tortura e anche esecuzioni pubbliche». Secondo le stime di Open Doors, «nonostante la pesante repressione, esiste un movimento crescente di chiese sotterranee che conta circa 400 mila cristiani» su una popolazione di 24,5 milioni di abitanti.

Riferendosi poi al terribile campo di concentramento per prigionieri politici di Yodok, il rapporto ricorda che «in Corea del Nord c’è un sistema di campi di lavoro, compreso il famigerato campo n. 15, dove si trovano almeno 6 mila cristiani».  Secondo una fonte di Daily Nk, organo di informazione composto da dissidenti del Nord, «le autorità nordcoreane dividono i dissidenti in diverse categorie a seconda della ragione per cui cercano di scappare. Quelli che portano con sé una Bibbia o hanno stretto contatti con cristiani cinesi vengono di solito giustiziati». Un cristiano è stato recentemente ucciso proprio per questi motivi. Ricordiamo che assieme alla Cina, la Corea del Nord è uno dei pochi Paesi che ancora è guidato ufficialmente dall’ateismo di stato.

Dalla Russia invece, ex fortezza dell’ateismo governativo, si apprende che l’ora di religione è divenuta obbligatoria nelle scuole. Una decisione che non riteniamo per nulla condivisibile, stupisce tuttavia riflettere sulla portata del cambiamento avvenuto, quando fino a pochi anni fa il dittatore Stalin imponeva ore di ateismo scientifico nelle scuole e nelle facoltà universitarie, come ha recentemente ricordato la scrittrice russa Ljudmila Ulitskaja, la poetessa Ol’ga Aleksandrovna Sedakova e sopratutto Andrey Kuraev.

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The Guardian: “normalizzare la pedofilia per proteggere i bambini”

http://ottopagine.net/files/2012/11/pedofilia-thumb.jpg“La decadenza è in marcia”. Così commenta il National Review Online, il recente articolo pubblicato dal “Guardian” dove l’autore Jon Henley, ripropone le ormai note tesi per lo sdoganamento della pedofilia come «orientamento sessuale» al pari, né più né meno, dell’eterosessualità.

Alla base di tutto, vi è un’udienza del parlamento canadese  (crf. Ultimissime 11/4/11) in cui sono stati ascoltati il dottor Vernon Quinsey, professore emerito di psicologia presso la Queen’s University e il dottor Hubert Van Gijseghem, ex professore di psicologia presso l’Università di Montreal e un intervento sulla Harvard Mental Health Letter, entrambi concordi nell’affermare che in qualità di «orientamento sessuale», la pedofilia è verosimilmente non correggibile. Incorreggibilità su cui Wesley Smith, giornalista del National Review Online, ironicamente concorda: è, infatti, per questo che «una volta rilasciati di prigione», i pedofili sono «registrati alla polizia» per essere sempre tracciati.

Quello che invece si può correggere, riporta il “Guardian”, è la «percezione sociale». Un «ampio cambiamento sociale è necessario», viene sostenuto  nell’articolo, «lasciando che i pedofili siano dei membri ordinari della società», si aiuterà a proteggere i bambini. Si tratta fondamentalmente di normalizzare la pedofilia, venire a patti con la sua esistenza come declinazione naturale della sessualità umana, per “responsabilizzare” e valorizzare i pedofili che hanno volontariamente scelto l’autocontrollo ed aiutare chi non ci riesce. Tesi, questa, poco convincente per Smith per il quale, «molti […] ricevono già aiuto per controllare i loro impulsi, prima di rovinare una vita», nondimeno, trasformare «l’aberrante ed il patologico in qualcosa di accettabile non aiuterà a proteggere i bambini». Ma a preoccupare davvero Smith è quella che lui definisce come ‘acriticità morale terminale’, ovvero il lento ed inesorabile passaggio dalla proibizione all’accettazione. «Se una visione del genere dovesse entrare nell’opinione pubblica -e ci sembra vicina-», conclude, «siamo sulla strada per la morte culturale».

Nicola Z.

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Nuovo libro sull’attività anti-nazista di Pio XII

Il terzo reichFin dagli anni ’60 una determinata pubblicistica insisteva a presentare in negativo la figura di Papa Pacelli, lasciando trapelare una Sua sostanziale passività durante gli anni della seconda guerra mondiale, e una certa simpatia del Papa verso la Germania che, in periodo nazista, era dominata dalla croce uncinata.

Quello che, da un punto dell’analisi storica, risultava non chiaro era il perché ci si focalizzava tanto su Pio XII mentre, al contrario, si taceva su molte altre situazioni a dir poco drammatiche. Ormai, sia dagli studi storici che dalle inchieste giornalistiche e dalle indagini di alcuni ricercatori stavano emergendo delle realtà terribili:

-la non solidarietà di vari Paesi verso gli ebrei allo scoppiare della tragedia hitleriana;
-l’intesa commerciale di ditte americane con il governo del Terzo Reich. Ad esempio ad Auschwitz le calcolatrici usate nel lager erano targate IBM;
-le molte ombre gravanti sulla Svizzera: l’oro strappato agli ebrei era fuso in lingotti, questi venivano trasferiti nei caveaux elvetici e il governo nazista, con il liquido che riceveva, acquistava il necessario per proseguire la guerra (diversi processi sono stati celebrati al riguardo);
-le decisioni di morte di Stalin anche nei confronti dei cristiani (nell’ordine di milioni);
-i silenzi degli Alleati che, pur sapendo dell’imminente razzìa degli ebrei romani (e di altri ebrei) non informarono i diretti interessati per paura che venisse scoperta la loro rete di intelligence;
-i silenzi della Croce Rossa Internazionale (alcuni suoi membri avevano visitato dei lager);
-l’inattività della Resistenza davanti alla razzìa dei ebrei romani;
-il ruolo degli Alleati e quello di altri Paesi nel sostenere la via di fuga di criminali nazisti (detta anche ratline o Rattenlinien ovvero la “via dei ratti”), e nell’accogliere questi militari. Il loro impiego trovò una precisa valorizzazione sul piano della ricerca missilistica, in ambito militare, a livello di studi sanitari, e in area strettamente economica (i nazisti non avevano bisogno dell’appoggio del Vaticano semplicemente perché portavano con sé molto denaro e valori);
-gli esperimenti di eugenetica condotti in Paesi non nazisti;
-il collaborazionismo, le delazioni;
-i crimini di guerra degli Alleati;
-le violenze degli eserciti alleati sulle popolazioni civili; e altro.

In tale contesto era necessario aprire molti armadi e vedere che cosa realmente si dicevano tra loro i più alti vertici nazisti. Il prof. Pier Luigi Guiducci, docente presso tre università (Cattolica, Lateranense e Salesiana, autore di quasi un centinaio di libri a prevalenza storico-religiosa) lo ha fatto, impiegando sette anni. In fase iniziale ha creato una rete di referenti in Italia, Germania, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Israele. Nell’ambito di questa rete sono state coinvolte anche alcune comunità ebraiche. Poi è stato organizzato uno staff (ad alto livello) di traduttori dal tedesco all’italiano. Successivamente i singoli testi sono stati studiati con il metodo comparativo (che fa allungare i tempi ma è il più sicuro): ad esempio un dispaccio segretissimo nazista veniva messo a confronto con la traduzione del medesimo effettuata dai servizi segreti e (quando possibile) con le testimonianze degli stessi protagonisti (contenute anche in diari, in relazioni e in libri di memorie).

Il lavoro è stato immane perché il materiale nazista non è catalogato in modo completo e ordinato. Tutto è legato al fatto che nel 1945 i primi ad arrivare a Berlino furono i sovietici. Essi presero quello che rimaneva negli archivi e – alla rinfusa – tutto fu gettato dentro grandi contenitori i quali, via ferroviaria, furono depositati in magazzini segreti di Mosca. Per un lungo periodo gli storici faticarono a convincere i sovietici ad aprire i loro archivi. I dinieghi erano continui. Avvenne però un fatto. Dalla Germania dell’Est, i servizi segreti chiesero un dossier contenente in copia tutto quello che i nazisti affermavano nel più totale segreto su Pio XII. Mosca mandò il fascicolo. Con il crollo del muro di Berlino gli archivi di Berlino-est confluirono in quelli di Berlino-ovest. Fu così possibile agli studiosi arrivare a leggere quanto riguardava Pio XII.

I risultati di questo lavoro sono ora pubblicati dal prof. Guiducci nel volume: Il Terzo Reich contro Pio XII. Papa Pacelli nei documenti nazisti(prefazione del padre Peter Gumpel SI, San Paolo, Cinisello Balsamo, gennaio 2013, pagine 376, euro 18). Si stanno ora preparando le edizioni in lingua inglese, spagnola e francese. A questo punto ci si può chiedere: quali sono gli elementi più qualificanti dell’opera?

Il lavoro, prima di tutto, dimostra che Pio XII:
non fu un Pontefice passivo (le spie raccontavano di sue arrabbiature a motivo del fatto che tutti gli aiuti alla Polonia erano bloccati dai nazisti);
non fu incapace di reagire (fin da quando era Segretario di Stato seppe ribattere punto per punto ai vertici del Terzo Reich);
non fu incerto nell’ora delle decisioni (impartì direttive per resistere alle violenze);
non fu arrendevole con i nazisti (sono stati pubblicati i documenti inerenti il Nunzio a Berlino, SE Mons. Orsenigo);
non fu spettatore immobile davanti alla razzia degli ebrei romani il 16 ottobre del 1943 (si contano ben cinque interventi, ed uno in particolare riuscì a fermare il rastrellamento);
non fu inadatto a sostenere una rete di solidarietà (tutti i documenti consultati attestano un collegamento diretto e indiretto con il Vaticano nelle azioni a sostegno dei perseguitati).

In tale contesto, dai dispacci nazisti, risulta un odio dei vertici del Terzo Reich verso Pio XII. Tale intima avversione era legata all’atteggiamento del Pontefice. Egli non spezzava alcuna comunicazione con la Germania (per salvaguardare quel bene che ancora si poteva realizzare), ma contemporaneamente era fermo in una resistenza alla dottrina nazionalsocialista, ai metodi hitleriani, alle decisioni di guerra, alle operazioni di sterminio. I nazisti questo lo sapevano. Per questo costruirono intorno a lui una rete di spionaggio che, comunque, non riuscì a penetrare fino in fondo la decisionalità di Pacelli.

Luca Pavani

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Le donne sposate subiscono meno abusi di quelle conviventi

abusi contro donneViolenza femminile e matrimonio. Secondo uno studio le donne conviventi o single subiscono più abusi sessuali rispetto alle donne sposate e soffrono maggiormente di depressione e abuso di sostanze stupefacenti.

 

Un interessante studio sul matrimonio è stato pubblicato lo scorso dicembre sul Journal of Public Healthed è relativo a un confronto di donne sposate in gravidanza con donne conviventi o single. L’indagine ha mostrato che le donne sposate sono meno soggette all’abuso subito dai partner, all’abuso di sostanze stupefacenti e alla manifestazione di depressioni post-partum.

Lo studio ha in particolare mostrato che su 6421 donne fertili “solo” il 10,6 per cento delle donne sposate era stata soggetta a uno dei tre mali sopracitati. Ma la percentuale saliva al 20 per cento per le donne conviventi, al 35 per cento per le donne single mai state sposate, e al 67 per cento per coloro che avevano divorziato un anno dopo la nascita del bambino. Dati allarmanti! Lo studio rileva anche che la quantità di figli nati fuori dal matrimonio in Europa ha ormai superato quella dei figli nati all’interno di un matrimonio. Il dottor Marcelo Urquia, epidemiologo promotore della ricerca, sottolinea che “la novità di questo studio è che per la prima volta abbiamo osservato la durata della convivenza delle coppie non sposate e abbiamo constatato che più breve è la convivenza maggiore è il rischio nelle donne di essere violentate, di assumere droghe e cadere in depressione per tutto il tempo della gestazione. Non abbiamo visto questo modello tra le donne sposate, che hanno avuto meno problemi psicosociali, indipendentemente dalla durata del tempo con cui hanno vissuto con i loro coniugi”

Recentemente uno studio dell’Istat, riportato da Il Foglio, ha mostrato molto chiaramente che nel Nord Italia il matrimonio religioso abbia perso 3 punti percentuali rispetto al matrimonio civile. Ma molto acutamente il giornalista Roberto Volpi ha fatto notare come, seppur ci siano più matrimoni civili, è anche vero che rispetto a 3 anni fa la percentuale di matrimoni civili sia scesa di un buon 12 per cento, e che anche questo tipo di unione stia già perdendo terreno. Ma il tema centrale dell’articolo è un altro: ciò che suscita timore è come il divorzio abbia smontato la concezione di famiglia e che ormai non si formino più nuclei familiari poiché non ci sono più certezze, in questo momento soprattutto economiche, che spingano i giovani a uscire di casa.

Nonostante i risultati dello studio sopra citato (come quelli di un’altra recente indagine scientifica), rimane verificata la presenza di numerosi omicidi in ambito familiare. Tuttavia, non è distruggendo uno degli elementi sociali più antichi o sostenendo che la famiglia è più pericolosa della criminalità organizzata che si impedirà il verificarsi di queste crudeltà. E’ soltanto ripartendo da cos’è la famiglia, cos’è il matrimonio che si può sperare di spazzare via questa serie di scandali, ripartendo da una maggior consapevolezza dei due coniugi, che si può sperare di debellare il fenomeno. Anche gli uomini di Chiesa dovrebbero prestare più attenzione alle pratiche di preparazione al matrimonio, affinché sempre più gli sposi comprendano quanto non debbano contare solo sulle loro forze e sentimenti, perché senza che Dio operi nel matrimonio, non si raggiungerà mai il motto biblico: “(l’uomo) si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. (Gen 2:24)

Vorrei segnalare anche la pagina del nostro sito dedicata proprio ai matrimoni, per chi fosse interessato ad approfondire.

Luca Bernardi

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Welfare migliore? La Cina incentiva le nascite

Bimbo cineseCome prevedibile dalle dichiarazioni della Fondazione per la ricerca sullo sviluppo cinese di due mesi fa, non tardano i primi provvedimenti atti a rivedere la politica demografica della Cina: la politica del figlio unico apparterrà presto al passato, precisamente dal 2015, quando verrà consentito il secondo figlio e dal 2020, quando le nascite saranno completamente liberalizzate.

Nel frattempo però esistono delle città in cui è già possibile, per coppie autorizzate dalla legge, generare un secondo figlio: una di queste è Shangai, e le autorità si sono rivolte ai cittadini interessati perché provvedano al più presto, in modo da poter sostenere meglio welfare e pensioni nel futuro.

Autorizzare la nascita di un secondo figlio non è però sufficiente: delle coppie a cui è stata data questa possibilità l’anno scorso (circa dodicimila) solo la metà ha generato un secondo figlio, mentre quest’anno solo l’8,6% ha collaborato con la nuova politica governativa. Ciò avviene a causa dell’alto costo della vita nella metropoli (capitale economica della Cina), motivo per cui le autorità stanno attualmente pensando ad agevolazioni e incentivi per favorire la nascita di questi secondogeniti.

Michele Silvi

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