Ma la radio della Rai non è la radio di “Repubblica”

Valentini - GrazianiQualche giorno fa su Repubblica è apparso un articolo a firma di Giovanni Valentini (sosia di Ciccio Graziani, foto a sx?) di chiaro stampo laicista (ovvero contro la presenza pubblica di qualsiasi aspetto religioso).

Questa l’accusa di Repubblica: «con l’ avvento di Papa Francesco non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un direttore dei giornali radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nel Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali di uno Stato straniero come il Vaticano». Al centro dell’accusa Antonio Preziosi, direttore dei Gr Rai e “consultore” pontificio. La Rai, continua Valentini, «non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico».

Per mettere le mani avanti, Valentini scrive di non avere «alcun pregiudizio, né a livello personale né soprattutto a livello editoriale, nei confronti della Chiesa e più in generale del fenomeno religioso: tant’è che proprio in questo fine settimana la “Repubblica” terrà a Bari un’importante anteprima della sua “Festa delle Idee” dedicata appunto al rapporto tra fede e ragione». Ah beh, una manifestazione che proprio ha dimostrato il “loro” pregiudizio: un evento a gran maggioranza laicista (Odifreddi, Veronesi, Bodei) al quale hanno invitato come controparte Vito Mancuso, cioè uno che la pensa come loro. Aver intervistato il card. Camillo Ruini non è certo servito a mascherare gli evidenti intenti della manifestazione.

Ma, tornando a Valentini e alle sue accuse, quale scandalo vedrebbe? Nei Consigli Pontifici, come ha spiegato Avvenire, ci sono da sempre credenti cattolici e di altre religioni e anche non credenti, tra cui una trentina di Premi Nobel e scienziati di gran nome, come Carlo Rubbia, John Carew Eccles ecc. Valentini chiederebbe che vengano cacciati da incarichi scientifici statali per incompatibilità questi studiosi? E tutti i docenti universitari membri della Pontificia accademia delle scienze sociali? E cosa dire al rettore dell’Università di Bolgona Ivano Dionigi, che è anche presidente della Pontificia accademia di latinità? E’ evidente che vi sia una malattia incurabile di anticlericalismo laicista.

Oltretutto occorre far presente una cosa che Valentini non sa, o che non vuole far sapere: uno dei più importanti programmi di Radio3, intitolato “Prima Pagina”, è condotto anche da Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica. Dunque, potremmo anche noi usare le stesse parole di Valentini: «non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un conduttore dei programmi radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nella direzione di un quotidiano di stampo laicista, come “Repubblica”. La Rai non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico al laicismo anticlericale».

Ovviamente non abbiamo nulla contro il doppio incarico di Giannini su Radio3 e nella direzione del quotidiano diretto da Ezio Mauro, ci interessa far presente tale fatto semplicemente per mostrare la ridicolaggine e l’ipocrisia delle accuse laiciste di Giovanni Valentini e di Repubblica.

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Tutti dalla parte delle persone Down: e l’aborto selettivo?

Bambina DownIn occasione della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, tenutasi il 21 marzo scorso, tante sono state le iniziative dirette a sensibilizzare l’opinione pubblica diffondendo l’idea che la vita di tali persone debba esser vista con occhi diversi, scevri da pregiudizi di sorta. In questo contesto ben undici organizzazioni di diverse nazioni (tra cui l’Italia), hanno promosso la campagna “Down syndrome – So What!” (“Sindrome di Down… e allora!”).

Mentre la campagna “Dammi più voce”, organizzata dal Coordown, onlus con sede a Genova, ma che coordina l’attività di ben 73 associazioni sul territorio nazionale, ha visto la partecipazione di numerosi testimonial d’eccezione come Jovanotti, Carlo Cracco, Giusi Ferreri, Claudio Bisio, Diego Abatantuono, e addirittura Sharon Stone, che ha lanciato un appello. Altresì nel Regno Unito grande successo sta riscuotendo una T-shirt rossa recante la scritta: “Keep calm, it is only an extra chromosome” (“Tranquilli, è solo un cromosoma in più”) indossata da molti bambini, ragazzi e adulti con sindrome di Down, le cui foto sorridenti stanno facendo il giro del mondo grazie ai social network.

Sempre dal Regno Unito, tuttavia, giungono dati che indicano la pratica pervasiva dell’aborto in presenza di diagnosi di anomalie o malattie del feto, soprattutto in presenza di Sindrome di Down. Infatti dall’agosto scorso è in commercio in alcuni Paesi Europei un test per la diagnosi prenatale non invasiva della Trisomia 21 (Sindrome di Down). Il test, permetterebbe la diagnosi alla 12a settimana di gestazione, evitando così alla donna che ne facesse richiesta di ricorrere ad altri test diagnostici invasivi, ed ha come fine quello di dare alla donna la possibilità di interrompere la gravidanza nel caso scopra che il feto che ha in grembo sia affetto da questa anomalia cromosomica.

Tutto ciò pare scaturire dal presupposto che un bambino affetto da Sindrome di Down non possa vivere un’esistenza serena, e che magari la sua nascita e il prosieguo della sua vita potrebbero arrecare sofferenza ai suoi genitori, ai suoi familiari più stretti ed a tutte le persone che dovranno prendersi cura di lui. Tale pare essere anche l’opinione dalla giurisprudenza italiana dato che pochi mesi fa un suo pronunciamento riteneva che qualora un bambino nasca con la Sindrome di Down debbano essere risarciti sia lui che i suoi genitori per i disagi che questa nascita comporterebbe a tutto il nucleo famigliare. Notizie confortanti invece giungono dal North Dakota, primo Stato americano a vietare con una legge l’aborto di bambini affetti da sindrome di Down o con altre malattie genetiche. Una norma, altresì, proibisce di abortire oltre le sei settimane o quando il battito cardiaco del bambino venga rilevato. Tale legge, risponde al fatto che 9 bambini su 10 a cui viene diagnosticata la sindrome di Down vengono abortiti.

Ora, ritornando alle campagne di sensibilizzazione e agli accorati appelli delle star, ci piacerebbe lanciare una provocazione, domandandoci se questi artisti e queste organizzazioni sarebbero anche favorevoli a prendere posizione contro l’aborto selettivo (o eugenetico!) per queste persone.

Giovanni Balducci

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Perché dev’essere sempre il Concertone degli esaltati?

primomaggio2013Tanta musica, divertimento, tanti lavoratori in festa, tanti giovani e meno giovani, eppure c’è sempre qualche represso anticlericale di troppo che, di fatto, attira a sé tutta l’attenzione mediatica. E’ purtroppo il destino del Concerto del Primo Maggio, accusato ormai da varie parti -a torto o a ragione- di essere un reperto archeologico che odora di muffa. “Il Concertone ha fatto il suo tempo”, si legge oggi in un editoriale del Corriere della Sera, lo dimostrano anche i dati televisivi.

Questa volta non hanno attaccato il Papa o inneggiato al suicidio assistito come alla morte di Piergiorgio Welby come accaduto nel 2007, si sono inventati però dell’altro: il cantante dello sconosciuto gruppo “Management Post Operatorio”, Luca Romagnoli, dopo aver alzato con entrambe le mani un preservativo mimando la consacrazione dell’ostia (con tanto di preghiera: “Prendete e usate e tutti”), pettinato come San Francesco d’Assisi ha pensato bene di calarsi mutande e pantaloni alla fine di quella che lui chiama canzone, intitolata «Pornobisogno». Romagnoli è certamente una persona matura, uno che dice di sé: «Bere è diventata l’unica aspirazione della mia vita. Il mio unico obiettivo». E ancora: «non distinguo una bestemmia da un rosario».

Ecco ottenuti i 5 minuti di celebrità che evidentemente non riesce a ottenere con le sue prestazioni “musicali” (le virgolette sono d’obbligo). Ancora una volta i cristiani sono presi di mira e discriminati con il consenso della satira e della libertà d’espressione (pochi giorni prima, sempre in nome della libertà d’espressione, l’arcivescovo Andre-Joseph Leonard è stato insultato e bagnato con dell’acqua dal terrorismo femminista durante una conferenza a Bruxelles). Ancora una volta l’organizzatore del Primo Maggio, Marco Godano, si è dovuto dissociare dai fatti per «la violenza e la scorrettezza che perseguiremo anche per vie legali», sottolineando anche come certi atteggiamenti stridano «con i temi culturali, artistici e sociali che questo palco rappresenta». Nessuna parola invece dalla conduttrice Geppi Cucciari, che evidentemente pensa che la discriminazione esista solo se è contro gli omosessuali.

Nel pubblico del Concertone tanti lavoratori ma anche tanti criminali: sono state 61 le persone arrestate e 25 quelle denunciate per detenzione e spaccio di droga, furti e borseggi. Si parla di “bilancio choc!”.

Chi volesse inviare la propria opinione agli organizzatori del Concerto del Primo maggio può scrivere a:
redazione@primomaggio.com

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Nozze gay: l’APA senza credibilità, smentita dagli studi

APANel luglio 1998 l’American Psychological Association (APA) ha sostenuto, tramite uno studio scientifico, che gli abusi sessuali sui bambini non sarebbero dannosi se vengono da essi “consentiti”. Nello studio vi si legge che «le esperienze sofferte da bambini, sia maschi che femmine, che hanno avuto abusi sessuali sembrano abbastanza moderate», inoltre, «l’abuso sessuale su un bambino non necessariamente produce conseguenze negative di lunga durata». Così, si conclude, «il sesso consensuale tra bambini e adulti, e tra adolescenti e bambini, dovrebbe venire descritto in termini più positivi, come “sesso adulto-bambino” e “sesso adolescente- bambino”». L’APA ha invitato a non usare lo studio come un avvallo della pedofilia, ma non ha mai preso le distanze dalle affermazioni contenute.

L’American Psychological Association è anche nota per essere fortemente influenzata (e alcuni dicono ricattata) dall’attivismo omosessuale, fin dagli anni ’70. Un noto ricercatore e attivista gay, Simon LeVay, lo ha ammesso dopo la decisione del 1973 di cancellare l’omosessualità dal DSM (manuale diagnostico dei disturbi mentali): «l’attivismo gay era chiaramente la forza che ha spinto l’APA a declassificare l’omosessualità dai disturbi di mente». Su questa decisione (giusta o sbagliata che sia, non è questo l’argomento), presa per alzata di mano (sic!), sono intervenuti anche due ex presidenti della stessa organizzazione, ovvero Rogers H. Wright e Nicholas A. Cummings.

Nel loro libro “Destructive Trends in Mental Health: The Well Intentioned Path to Harm” (Routledge 2005), scrivono da testimoni oculari dei fatti: «Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders della American Psychiatric Association ha ceduto improvvisamente e completamente a politiche di pressione quando nel 1973 ha rimosso l’omosessualità dalle condizioni di curabilità. Una tempesta politica era stata creata dagli attivisti gay all’interno dell’associazione e gli psichiatri fortemente contrari alla normalizzazione dell’omosessualità sono stati demonizzati e persino minacciati di morte, piuttosto che scientificamente confutati» (pag. 9). All’interno del volume si parla frequentemente dei «gruppi gay all’interno dell’APA» che ne condizionano l’attività ed i pronunciamenti pubblici. Le accuse contro l’APA di inattendibilità scientifica sulla tematica dell’omosessualità sono arrivate anche numerosi altri ex presidenti e responsabili dell’associazione, come Jack G. Wiggins, Robyn Dawes, David Stein e Robert Perloff, che hanno supportato pubblicamente le affermazioni del libro.

Nel 2008 sempre Nicholas A. Cummings, uno degli ex presidenti dell’APA (nonché tra i più influenti psicologi in America) ha raddoppiato la dose: «L’APA ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Il pubblico non può più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove sull’omosessualità, piuttosto si deve basare su essa per quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati e il consiglio dei Rappresentanti. La stragrande maggioranza dei 100.000 membri sono essenzialmente privati dei diritti civili. Alla Convenzione APA del 2006 a New Orleans, ho tenuto un discorso intitolato “Psicologia e la necessaria riforma dell’APA”, che è stato ampiamente diffuso nei listserves di psicologia ma è stato totalmente ignorato dalla leadership dell’APA».

Come può dunque essere presa sul serio un’associazione scientifica che si lascia condizionare da forme di lobbysmo, priva di democrazia interna e che ha come nemici così tanti suoi ex presidenti? Come può essere attendibile su questa specifica tematica se la sua principale ricercatrice è Charlotte Patterson, attivista Lgbt+ e dichiaratamente lesbica e convivente? Eppure il quotidiano La Stampa ha dato voce ad uno degli attuali responsabili, Clinton Anderson, il quale ha speso buone parole circa le relazioni omosessuali paragonate a quelle eterosessuali, anche se -ha detto- «ancora non possiamo paragonare coppie sposate omo ed eterosessuali perché, negli Usa, il matrimonio gay è consentito solo in alcuni Stati». L’unica differenza, secondo lui, sarebbe la minor durata delle relazioni omosessuali. Peccato che sia stata solo un’intervista di chiaro intento propagandistico (che dovrebbe essere evitato dalle organizzazioni scientifiche) e non abbia potuto citare alcuno studio a suo supporto.

Siamo tuttavia contenti che abbia taciuto sulle adozioni a persone dello stesso sesso, probabilmente consapevole che nel luglio 2012 uno studio pubblicato su “Social Science Research” ha di fatto mostrato la completa infondatezza della posizione “possibilista” dell’American Psychological Association, secondo la quale i figli di genitori gay o lesbiche non sarebbero svantaggiati rispetto a quelli di coppie eterosessuali. E’ stato dimostrato che i 59 studi citati dall’APA per sostenere la propria tesi sono inaffidabili dal punto di vista scientifico e, se interpretati correttamente, attestano notevoli differenze sussistenti tra figli adottati da coppie gay conviventi e figli naturali di coppie eterosessuali.

Interessante infine rilevare una sorprendente dichiarazione rilasciata dallo stesso Clinton Anderson, probabilmente considerata pesantemente omofobica dalle lobby di pressione interne all’APA. Egli ha infatti affermato nel 2006: «Io non penso che chiunque di noi sia in disaccordo con l’idea che le persone possano cambiare, perché noi sappiamo che eterosessuali sono diventati omosessuali, così è totalmente ragionevole che persone omosessuali diventino eterosessuali. La questione non è se l’orientamento sessuale può cambiare, ma se risultano efficaci le terapie di cambiamento dell’orientamento sessuale». E’ evidente che la frase finale non ha senso ma è unicamente giustificata da motivi di avversione ideologica. Ribadiamo le parole del dott. Nicholas Cummings, ex presidente dell’APA: «le persone non possono più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove sull’omosessualità, piuttosto ci si deve basare su essa per quel che riguarda l’essere politicamente corretti».

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Alvin Plantinga: l’evoluzione è in conflitto con il naturalismo

Alvin PlantingaIl filosofo Alvin Plantinga è stato recentemente premiato con il prestigioso Nicholas Rescher Prize for Contributions to Systematic Philosophy, rilasciato dai dipartimento di Filosofia, Storia e Filosofia della scienza dell’Università di Pittsburgh.

Plantinga, professore Emerito di Filosofia presso l’Università di Notre Dame, è considerato uno dei più importanti filosofi cristiani in attività ed è un peccato che soltanto pochi suoi libri siano tradotti in italiano. L’influente filosofo Thomas Nagel ha ampiamente utilizzato il lavoro di Plantinga nel suo recente libro
“Mind and Cosmos: Why the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False” (Oxford University Press 2012), e lo stesso filosofo non credente ha pubblicato anche una recensione positiva dell’ultimo libro di Plantinga “Where the Conflict Really Lies: Science, Religion, and Naturalism” (Oxford University Press 2012).

Molto interessante nel pensiero di Plantinga è l’aver confutato il naturalismo a partire dalla verità dell’evoluzione biologica, la sua tesi resiste indenne da vent’anni. Recentemente, invitato alla University Presbyterian Church, ha avuto occasione di parlarne: «La teoria evoluzionistica contemporanea non è incompatibile con la credenza teistica e con il cristianesimo, se Dio avesse voluto usare il darwinismo come un processo per la creazione, avrebbe potuto farlo». Ad essere incompatibile con l’evoluzione è invece il naturalismo (cioè il pensiero ateo applicato alla scienza) ogni qual volta si ritiene che le nostre facoltà cognitive, come la percezione e il ragionamento, sono affidabili.

Una spiegazione approfondita di questa affascinante riflessione è stata offerta su UCCR dal prof. Michele Forastiere. Quanto è probabile che le nostre capacità cognitive siano affidabili, data la loro origine evolutiva? Lo stesso Charles Darwin diceva: «Mi sorge sempre l’orrido dubbio se le convinzioni della mente umana, che si è sviluppata dalla mente degli animali inferiori, siano di qualche valore o in qualche modo attendibili. Chi riporrebbe la sua fiducia nelle convinzioni della mente di una scimmia – se pure esistono delle convinzioni in una tale mente?». Dal momento che la selezione naturale si limita a premiare i comportamenti che aumentano l’adattamento, non ha alcuna importanza se le convinzioni che stanno alla base di quei comportamenti sono vere o false. Basandoci solo sulla teoria dell’evoluzione e dell’adattamento, come fanno i sostenitori del naturalismo riduzionista, non possiamo dire nulla di positivo sulla verità delle conclusioni a cui possono portare i nostri processi intellettivi.

Naturalismo ed evoluzione sono in conflitto, dunque, perché non è ragionevolmente possibile accettare entrambi. Al contrario, non vi è alcun conflitto tra fede e scienza, tra evoluzione e creazione. T. Dobzhansky, coautore della cosiddetta “sintesi moderna”, infatti spiegava: «E’ sbagliato ritenere creazione ed evoluzione come alternative che si escludono a vicenda. Io sono un creazionista e un evoluzionista. Evoluzione è il modo con cui Dio o la Natura creano».

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Cinque modi per fermare l’aborto

Stop abortoIn America ci stanno lentamente riuscendo, così il medico Randall K. O’Bannon ha consigliato anche all’Europa una serie di strategie per mettere alla porta la cultura della morte. Questi approcci possono servire alla causa pro-life in tutti i Paesi.

 

Strategia 1: raccontare sempre la verità sul bambino.
Chi promuove l’aborto mente su tutto o quasi. La prima grande menzogna riguarda l’umanità del bambino non ancora nato, che viene negata in tutti i modi addirittura definendolo cellula indifferenziata o “tessuto”, qualcosa insomma che può e deve essere rimosso e gettato via come un unghia o un appendice tumorale del corpo della donna. Occorre dunque mostrare i libri scientifici di embriologia e dotare gli ospedali di ecografie 4D che mostrino davvero cosa siano l’embrione e il feto umano, concentrarsi sull’ascolto del battito del cuore del bambino inizia a tre settimane dal concepimento, informare nei consultori che il suo DNA è unico e irripetibile già dal momento del concepimento.

 

Strategia 2: raccontare sempre la verità sulla RU-486 e gli altri abortivi chimici.
L’industria dell’aborto è mantenuta economicamente dalle pillole abortive, come la RU-486. Per questo l’aborto chimico viene presentato come sicuro, semplice e alternativa non rischiosa dell’aborto chirurgico. La verità è gli aborti chimici sono complicati, dolorosi e rischiosi per la donna, con una miriade di altri effetti collaterali spiacevoli. Il tutto con una significativa possibilità che falliscano, causando la necessità di un aborti chirurgico.

 

Strategia 3: sostenere le alternative all’aborto.
La legge 194 invita a non usare l’aborto come metodo anticoncezionale e stimola a offrire alla donna tutte le alternative possibili a questa tragica scelta, è proprio quello che gli abortisti non vogliono fare quando invitano a cacciare i pro-life dai consultori. Occorrono politiche che facilitino l’adozione immediata, de-burocratizzando i processi di affidamento ma mantenendoli comunque sicuri, occorro politiche economiche e sociali a sostegno della gravidanza e delle famiglie con bimbi, occorrono più centri come quelli in quasi ogni Diocesi che offrano una vasta gamma di servizi come i test di gravidanza gratuiti, psicologi che affrontino le esigenze delle madri, sconti sul cibo per i neonati, sull’abbigliamento ecc. Occorre facilitare la successiva ricerca di lavoro della madre, corsi di genitorialità ecc. La società dovrebbe avere tutto l’interesse per avviare queste politiche che sono un’investimento sul suo futuro, altro che nozze omosessuali!

 

Strategia 4: abbattere la leggenda dell’aborto terapeutico.
L’aborto viene imposto attraverso il mito del pericolo di salute della madre, eppure i Paesi in cui l’aborto è illegale, come Cile e Irlanda, sono anche quelli in cima alla classifica per quanto riguarda la salute materna. Grazie al progresso della medicina sono rarissimi i casi in cui la salute della donna è in pericolo a causa di una gravidanza, occorre dunque abolire il concetto di aborto terapeutico che risulta essere completamente inutile. Occorre inoltre informare delle pesanti e gravi conseguenze dell’aborto indotto sulla salute della donna, come dimostrano gli studi scientifici: dal cancro al seno alla Sindrome post aborto.

 

Strategia 5: ripristinare il rispetto per la vita umana e per l’obiezione di coscienza.
Occorre un impegno anche politico verso il pieno riconoscimento del diritto fondamentale alla vita, il primo di tutti i diritti e per l’obiezione di coscienza dei medici e farmacisti. La vita umana è sacra per tutti, è l’unico vero bene che abbiamo e occorre difenderla dal concepimento fino al suo termine naturale, ognuno deve anche avere il diritto di rifiutarsi di compiere un omicidio, senza alcuna discriminazione lavorativa. Occorre un’educazione sociale, ma anche la politica dev’essere coinvolta. Per questo è importante firmare e invitare tutti ad aderire alla campagna europea “Uno di noi”, per sottolineare il riconoscimento giuridico dell’embrione.

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Marco Politi torna a diffamare Benedetto XVI

Marco PolitiPiù volte abbiamo segnalato le menzogne di Marco Politi, sedicente vaticanista del Fatto Quotidiano. La sua ultima diffamazione è sempre contro Benedetto XVI, per cui sembra provare una forma di ossessione, riesumando addirittura il caso del prete pedofilo Stephen Kiesle e accusando il card. Ratzinger di averlo coperto.

Ha lanciato questa accusa durante la prima conferenza internazionale della SNAP, associazione che dovrebbe proteggere le vittime dei preti pedofili. Un’organizzazione fasulla, che non intende presentare ai tribunali i documenti con i quali accusa ai sacerdoti e il cui solo obiettivo è quello di infangare la Chiesa: lo ha ammesso in tribunale il presidente David Clohessy -cioè colui che ha invitato Marco Politi- ammettendo di aver pubblicato informazioni false contro la Chiesa cattolica. Lo stesso Clohessy non si è mai scusato con le vittime che dovrebbe proteggere, né ha mai preso le distanze, dal suo stretto collaboratore all’interno della SNAP, Steve Taylor, arrestato nel 2008 per possesso di oltre 100 video-immagini pedo-pornografiche. Addirittura la fondatrice della SNAP, Barbara Blaine, ha scritto diverse lettere in sua difesa chiedendo ai magistrati di chiudere un occhio.

La SNAP ha anche tentato di incriminare Ratzinger sul caso di padre Lawrence C. Murphy, ma un anno fa le accuse sono state ritirate perché, come ha spiegato l’avvocato Jeffrey S. Lena, «sapevano che avrebbero perso se avessero continuato a perseguire il caso. Non volevano una pronuncia negativa da parte del giudice». Marco Politi consumò fiumi di inchiostro su questa vicenda per aggredire Ratzinger, ma ha accuratamente evitato di segnalare, al contrario dei suoi colleghi, la notizia che la denuncia era stata ritirata. Strano, perché lo stesso vaticanista scriverà poco dopo un delirante articolo sull’etica giornalistica e il dovere di informare correttamente.

Marco Politi, dicevamo, ha voluto riesumare in questi giorni una vicenda nata (e chiusa) nel 2010 a causa di un errore dell’agenzia Associated press«nel 1985 il cardinale Ratzinger in una lettera al vescovo di  Oakland sulla riduzione allo stato laicale di un prete, che ha abusato di due ragazzi, soppesa i pro e i contro dell’espulsione rispetto alle reazioni della comunità parrocchiale», ha detto Politi alla conferenza della SNAP.

Ecco i fatti: il 6 novembre 1985 con una lettera in latino il card. Ratzinger a mons. John Stephen Cummins,vescovo di Oakland (California), manifestava dei dubbi sulla concessione della dispensa dallo stato laicale richiesta dal prete accusato di molestie padre Stephen Kiesle. Il sacerdote voleva infatti evitare il processo canonico da parte della Chiesa (parallelo a quello statale) e aveva chiesto di lasciare la chiesa con la scusa di doversi sposare. Il cardinale Ratzinger scrisse che, per il bene della Chiesa e dei fedeli, la risposta doveva essere negativa. Inoltre era stato Giovanni Paolo II ad aver impartito di rifiutare le richieste di sacerdoti che rinunciavano all’abito talare prima dei 40 anni (padre Kiesle ne aveva 38). Nel frattempo la diocesi di Oakland poteva naturalmente proseguire l’indagine penale suscettibile di portare Kiesle alla dimissione dallo stato clericale, non su sua richiesta ma come pena per gli abusi compiuti. Il caso è stato ben spiegato da Massimo Introvigne, ma anche da p. Joseph Fessio nel 2010 (e da tanti altri). Ringraziamo il blog di Raffaella per aver seguito con costanza tutta la vicenda.

Occorre anche ricordare che nel 1985 la Congregazione per la dottrina della fede non aveva alcuna competenza per i casi di pedofilia, che venne accordata solo nel 2001. Dunque anche volendo l’allora cardinale Ratzinger non avrebbe potuto ridurre allo stato laicale il sacerdote (espellerlo dal sacerdozio), ma andò comunque oltre ai suoi compiti e presentò invece al vescovo di Oakland i suoi dubbi sull’accettare le furbe richieste di questo sacerdote.

Il vaticanista di Repubblica, Paolo Rodari ha scritto nel 2010: «Sul caso di Stephen Kiesle è invece l’Associated Press a fare disinformazione. Ovvero ad accusare, senza sapere nulla di ciò che scrive, Ratzinger di aver coperto un prete pedofilo». Accusare senza sapere ciò che si scrive, ecco la vocazione professionale di Marco Politi.

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La forza della vita, basta non mettersi di traverso

Fiore 
 
di Stefano Bruni*
*pediatra
 
 

Sono entrambi giovani. Lei é bionda, con gli occhi azzurri. Sorride dolcemente quando, visitando Nicoletta, la sua bimba che ora ha quattro mesi di vita, le dico “Chissá se le rimarranno questi splendidi occhi azzurri anche da grande”! “Li conserverà, li conserverà!” mi dice, “Li ha presi da me.” Io mi sento un po’ sciocco. Certo, il colore delle iridi dei neonati può cambiare nel corso dei mesi, ma Nicoletta è il ritratto della mamma: bionda e con due grandi e dolci occhioni azzurri. Certo che manterrà quel bellissimo colore!

Il papà sta tenendo a bada il fratellino di Nicoletta. Lui, il fratellino, l’ho già visitato. Non è uno che ami molto farsi visitare ma questa volta é andata meglio del solito e ora, con la meritata caramella in bocca, fa la spola tra l’ambulatorio e la piazzetta antistante saltando come un grillo, felice di avere il papà a sua completa disposizione per un po’. Nicoletta è una bimba bella e sana. Sgambetta e mi sorride. Di tanto in tanto accenna ad un “nghé” come per rispondere ai complimenti che le faccio (le femmine, anche piccolissime, sembrano sensibilissime ai complimenti e se dici loro che sono “moooolto carine” ti sorridono e partono a chiacchierare, a modo loro, che non le fermi più se non quando le metti sulla bilancia, altra cosa cui sembrano molto sensibili fin da piccolissime).

Ed è un miracolo che io la stia visitando perché undici mesi fa i medici l’avevano data per morta. Chiedo alla mamma se posso raccontare la sua storia su questo sito web e lei non ha esitazioni: si coccola Nicoletta orgogliosa e acconsente con un sorriso. Il papà è rientrato nello studio per un attimo, all’inseguimento del figlio più grande. Chiedo il permesso anche a lui: “Sono sempre d’accordo con quello che fa mia moglie!” dice con un sorriso sornione.

Nicoletta avrebbe potuto avere un fratellino gemello ma alla fine del secondo mese di gravidanza la mamma lo ha perso. Un’emorragia, la corsa al Pronto Soccorso, l’ecografia, la triste diagnosi. I medici che visitano la giovane mamma non hanno dubbi: aborto spontaneo dei due piccoli feti. Occorre effettuare il raschiamento, cioé ripulire la cavità uterina dai resti di quella gravidanza interrottasi spontaneamente, per evitare infezioni e future complicanze…La mamma è distrutta. Il giovane papà è oppresso allo stesso modo ma ha un’esitazione. Se il raschiamento dev’essere effettuato preferisce spostare sua moglie nell’Ospedale, non molto lontano, in cui lavora il suo ginecologo.

Durante il trasferimento in ambulanza nella mente della giovane donna si affollano i pensieri e si scontrano violentemente: l’immagine dei due gemellini, costruita nella sua mente negli ultimi due mesi, si confonde nel rosso scuro del sangue dell’emorragia. I ricordi irrompono impetuosi. Il ciclo che ritarda, la certezza della gravidanza, l’impatto della notizia: “Signora, sono due fratelli gemelli!”. La paura per l’impegno subito scalzata dalla gioia per quelle due nuove vite che si stanno formando nel proprio ventre. E ora, in un attimo, all’improvviso, senza motivo apparente, più nulla…Il papà segue l’ambulanza in macchina. Anche la sua mente è in subbuglio. Una tempesta di emozioni contrastanti, lo scontro tra il pensiero di ciò che è e quello che avrebbe potuto essere è devastante.

L’ambulanza arriva in ospedale. Il ginecologo accoglie la giovane donna; ha discusso il caso coi colleghi che per primi hanno visto la sua giovane paziente. Si prepara per il raschiamento. Nessuno parla; l’ospedale dorme, è notte. Ma dentro la testa dei due giovani quel silenzio é assordante. Prima di intervenire il medico, correttamente, sottopone ad una nuova ecografia quella signora bionda e con i grandi, gonfi, occhi azzurri. Il ginecologo sgrana gli occhi. Uno dei due feti, purtroppo è vero, non vive più; ma dietro un grosso ematoma la sonda dell’ecografo sorprende il secondo feto che si nasconde, si muove, il suo cuoricino batte dunque è vivo. Certo, il medico non scommetterebbe nulla sulla possibilità che quella giovanissima vita raggiunga il nono mese di gestazione e possa venire al mondo. La strada, più che in salita, si presenta come un’arrampicata su una parete rocciosa verticale.

Ma la speranza si riaccende nella giovane famiglia. Il pensiero di quello che potrà ancora essere torna prepotente ad occupare la loro mente anche se è e rimarrà viva la tristezza per l’altra giovane vita interrotta. Come sia accaduto che il primo medico non abbia riconosciuto che la seconda camera gestazionale è ancora “abitata” da Nicoletta e che Nicoletta è viva e intenzionata a continuare il suo sviluppo ora non interessa più a nessuno, anche se da quell’errore avrebbe potuto avere origine una tragedia ancora più grande di quella che si è comunque consumata. Nicoletta avrebbe potuto essere soppressa per errore! Che grande responsabilità ha il medico; è bene che tutti noi che facciamo questo mestiere ce lo ricordiamo sempre.

Ora ció che importa é fare tutto il possibile affinché Nicoletta sopravviva, cresca e possa nascere. Non sarà facile, il ginecologo è molto chiaro. Saranno sette mesi di letto per la giovane donna, sette mesi di dialogo serrato con la sua bimba, a convincerla a tenere duro, ad andare avanti, giorno dopo giorno, divisi tra la paura che non ce la faccia e la speranza, molto più forte, che a quella seconda nascita ne segua una terza, quella definitiva. I mesi scorrono lenti. Ma ogni giorno che passa è un giorno conquistato. Ormai manca poco… Ora la paura è quasi un ricordo… Ora la paura è un ricordo. Questa notte le stesse pareti bianche dello stesso ospedale hanno un colore diverso, un odore diverso. Non è più il rosso a dominare il contesto ma l’azzurro vivo degli occhi di Nicoletta appena aperti che si fissano in quelli della sua mamma non più velati e spenti ma finalmente accesi e grati.

La mamma ora sta rivestendo Nicoletta che continua a sorridere e “chiacchierare” imperterrita a modo suo. Chissà se è consapevole del miracolo che la sua vita, che i suoi quattro mesi e i suoi grandi occhi azzurri sono lí a testimoniare. A giudicare dalla sua facciotta furba direi quasi di sì. Certo ne sono consapevoli la sua mamma e il suo papà. E ne sono consapevole anche io. Ci salutiamo dopo aver discusso di come divezzare la bimba. Nicole ora è imbacuccata nella sua giacchina rosa. Da dentro il cappuccio continua a sorridermi appena le rivolgo lo sguardo.

La vita è stata più forte della morte. E il miracolo si è ripetuto. A volte, perché il miracolo si ripeta, basta solo lasciare che le cose accadano: basta non mettersi di traverso alla vita.

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Furio Colombo: «L’attentato a Boston? E’ colpa dei cristiani»

Furio ColomboTutti sappiamo che Nerone accusò i cristiani di aver appiccato il fuoco a Roma o di quando i discepoli venivano accusati di essere cannibali perché mangiavano il “corpo di Cristo”. Beh, occorre anche sapere che la storia non cambia e ancora oggi i nuovi Nerone, cioè i laicisti frustrati a causa del fallimento delle ideologie del ‘900 a cui avevano illusoriamente creduto, continuano ad addossare ai cristiani tutte le colpe per i mali del mondo.

Lo ha fatto in questi giorni Furio Colombo, l’impresentabile senatore del Partito Democratico e membro della Casta dagli anni ’90, accusando i cristiani niente meno di essere gli autori del recente attentato alla maratona di Boston. Questo perché ci sarebbero delle coincidenze temporali: aprile è il mese di molte grandi scadenze del fondamentalismo cristiano ed è anche il mese in cui il presidente Obama ha lanciato la campagna contro la libera circolazione delle armi. Ed inoltre, «il presidente americano, per la prima volta nella storia di questo Paese, è un nero».

Ecco dunque la tesi dell’onorevole Colombo: i cristiani che notoriamente sono razzisti e violenti, si sarebbero vendicati di tutto questo piazzando delle bombe all’arrivo della maratona. Inutile ricordare che due giorni dopo queste sue affermazioni, sempre sul Fatto Quotidiano, si spiega che gli attentatori in realtà sono due fratelli ceceni islamici fondamentalisti, seguaci del predicatore Feiz Mohammed.

E’ andata male al Furetto, ma probabilmente sarà per la prossima volta quando certamente ci ritenterà, per ora si può accontentare dei 58mila euro di buonuscita, faticosamente e profumatamente pagati dagli italiani.

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La Chiesa cattolica alleata del sano ecologismo

TerraLa fede nella Materia tipica del marxismo è trasmigrata nella fede nella Natura (maiuscolo), cioè una realtà autonoma e sufficiente che ha in se stessa la sua spiegazione e le sue leggi. Tutto è Sacro nella Natura, tranne l’uomo che è nocivo, un parassita che rovina l’ambiente moltiplicandosi e vivendo una Terra che starebbe meglio senza di lui. Questo si può definire una sintesi del manifesto ecologista estremo, in voga molto più in anni passati che oggi fortunatamente.

Da un sano rispetto per l’ambiente e una giusta militanza per la salvaguardia del creato, con la fine delle illusioni ideologiche si è tornati ad aggrapparsi alla religione panteista (o pagana) di Gaia, profondamente nemica dell’essere umano. Filippo, duca di Edimburgo, fondatore del WWF diceva: «Se rinascessi, vorrei essere un virus letale per contribuire a risolvere il problema dell’eccesso di popolazione. Il maggiore dramma del mondo è che ci sono più culle che casse da morto». Ed ecco allora proliferare associazioni e gruppi (anche su Facebook: qui e qui) che inneggiano all’estinzione dell’uomo per il bene delle piante e degli animali.

L’ottimo Claudio Magris sul “Corriere della Sera” osserva tutto questo e commenta: «In molti sacrosanti critici dello stupro dell’ambiente vi è inoltre una distorta, misticheggiante fede nella Natura, con l’iniziale maiuscola, identificata soltanto con alcune delle sue manifestazioni, nel falso presupposto che l’uomo e l’attività umana non ne facciano parte anch’essi. Una creatura per noi mostruosa degli abissi marini o un bacillo per noi mortale non sono meno “naturali” del nostro amato cane e di noi stessi. Escludere l’attività umana dalla natura è stupido e impossibile». Fortunatamente, come si spiega su Mercator.net, tanti ecologisti stanno mettendo in discussione l’idea che la natura sia qualcosa di immutabile e l’uomo un intruso distruttore. Lasciare che la natura faccia il suo corso, senza alcun intervento umano, può anche essere fatale per la stessa natura.

Come fa notare benissimo Enzo Bianchi: l’ecologia è cattolica. Ovvero, «l’interesse per la creazione, e dunque per il rapporto dell’umanità con essa, è un’istanza della fede biblica. La tradizione cristiana, infatti, non può e non sa separare giustizia ed ecologia, condivisione della terra e rispetto della terra, attenzione alla vita della natura e cura per la qualità buona della vita umana. Questione sociale e questione ambientale sono due aspetti di un’unica urgenza: contrastare il disordine, la volontà di potenza, far regnare la giustizia, la pace, l’armonia. La Terra è desolata quando viene meno la qualità della vita dell’uomo e della vita del cosmo, e la qualità della vita umana dipende anche dalla vita del cosmo di cui l’uomo fa parte e nel quale è la sua dimora».

Francesca Santolini, esperta di tematiche ambientali, spiega sull’Huffington Post che la Chiesa cattolica è un grande alleato dei movimenti ecologisti (quelli sani!), di questo si parla poco. Eppure «sta contribuendo sensibilmente alla maturazione del concetto di responsabilità ecologica», attraverso «il forte richiamo alla responsabilità dei cattolici verso il creato, che impone una condotta che potremmo definire, con parole moderne, ecologica». Non a caso la GMG di quest’anno a Rio De Janeiro che si terrà a fine luglio si aprirà alle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile.

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