Gli sfidanti di Trump a favore dell’infanticidio
I candidati democratici che correranno contro Donald Trump nel 2020, tra cui Bernie Sanders, hanno votato a favore dell’uccisione dei bambini nati vivi sopravvissuti ad un tentativo fallito di aborto. Uno shock in America.
La possibilità di praticare un aborto termina quando il bambino è completamente uscito dal canale uterino o continua anche al di fuori di esso? La legge sull’interruzione di gravidanza permette di uccidere ciò che è dentro al corpo di una donna o può permettere di sopprimere legalmente il bambino anche al di fuori? Queste domande sono state messe a tema durante la votazione di un disegno di legge nel senato americano.
I repubblicani del Senato statunitense hanno infatti presentato il cosiddetto Born-Alive Abortion Survivors Protection Act per richiedere che i medici siano tenuti a fornire assistenza medica ai bambini nati vivi in seguito ad un aborto fallito. Tutti e 50 i membri del Partito Repubblicano presenti hanno votato a favore, purtroppo lo stesso non hanno fatto 44 su 47 Democratici, che invece hanno optato per la morte dei bambini nati vivi. Chiamasi anche infanticidio. Hanno infatti deciso che se fallisce il tentativo di interrompere una gravidanza, permane comunque il diritto a lasciar morire il bambino sopravvissuto.
Tutti gli sfidanti di Trump a favore dell’infanticidio.
La cosa ancora più preoccupante è che a votare contro sono stati tutti e 6 coloro che correranno nel 2020 contro l’attuale presidente Donald Trump. Questi i nomi: Cory Booker, Kirsten Gillibrand, Kamala Harris, Amy Klobuchar, Elizabeth Warren, Bernie Sanders e Sherrod Brown (in dubbio la sua candidatura). Giustamente, il presidente Trump ha già usato questa tragico episodio per delegittimare i suoi sfidanti e lo stesso farà quando inizierà ufficialmente la campagna elettorale. Molti indipendenti hanno sostenuto l’opposizione di Trump all’interruzione di gravidanza nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione.
Senate Democrats just voted against legislation to prevent the killing of newborn infant children. The Democrat position on abortion is now so extreme that they don’t mind executing babies AFTER birth….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 26 febbraio 2019
La votazione ha scioccato l’America in quanto il ddl prevedeva semplicemente la cura e il trattamento standard ai neonati sopravvissuti ad un tentativo di aborto, le stesse cure vitali che ricevono ogni giorno i bambini appena nati, in qualunque circostanza. Non si trattava di restrizioni all’interruzione di gravidanza o di violare la (presunta) libertà delle donne. Semplicemente si chiedeva ai professionisti medici di mantenere le loro responsabilità etiche e professionali verso i neonati, di riconoscere che un neonato è un neonato, anche se la sua vita è proseguita nonostante il tentativo di soppressione.
L’opposizione dei Democratici ha affossato il disegno di legge che avrebbe avuto bisogno di 60 voti per passare. I contrari si sono giustificati sostenendo che il numero di casi è estremamente basso e, di solito, comportano situazioni limite difficili da risolvere in anticipo. Se la prima “scusa” è completamente fuori luogo, la seconda motivazione conferma la legittimazione all’astensione alle cure verso un neonato sofferente solamente perché la sua situazione medica sarebbe “tragica”. La cosa paradossale, che non riesce a passare, è che la condizione medica di questi neonati è disastrosa proprio per il tentativo (fallito) degli stessi medici di ucciderli nel grembo materno, non certo per cause genetiche. Lo ha raccontato Gianna Jessen in un video, sopravvissuta all’aborto: «Oggi un bambino è un bambino quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Lo slogan oggi è: “libertà di scelta, la donna ha il diritto di scegliere”, e intanto la mia vita veniva soppressa nel nome dei diritti della donna».
Chi sopravvive a tentativo di aborto non ha comunque diritto alla vita.
Il senatore Ben Sasse, autore del disegno di legge, ha dichiarato che gli oppositori «sembrano suggerire che il diritto alla vita dei neonati possa essere condizionato dal circostanze che circondano la loro nascita». Ed è proprio così, un bambino nato vivo in seguito ad un tentativo di aborto non avrebbe gli stessi diritti legali di un bambino nato vivo, che tuttavia non è stato oggetto di una tentata soppressione della sua vita. Esiste dunque il diritto di uccidere un bambino anche se non è più all’interno dell’utero materno.
Sorprendentemente Donald Trump sta diventando il candidato “moderato” su molte questioni sociali. Secondo recenti sondaggi effettuati dal gruppo Rasmussen Reports, il tycoon ha infatti raggiunto il 52% di approvazioni, il numero più alto in questi due anni di governo. Lo stesso ha certificato anche il sondaggio realizzato da BC News / Wall Street Journal.
La buona notizia è che Hillary Clinton ha annunciato nelle ultime ore la definitiva arresa, rinunciando a candidarsi nel 2020. La brutta notizia è che a correre per la presidenza ci saranno personaggi altrettanto pericolosi per la dignità ed il diritto alla vita umana nascente.
La redazione