I due pregiudizi più grandi: storicismo e scetticismo

Enrico BertiIlluminante la breve intervista apparsa su “Ilsussidiario.net” ad Enrico Berti, professore emerito di storia della filosofia presso l’Università di Padova, presidente dell’Istituto Internazionale di Filosofia, nonché esperto di fama mondiale nel campo della filosofia antica.

Due passaggi particolarmente significativi. Il prof. Berti ha spiegato come insegnare filosofia nei licei, raccomandandosi di stare attenti a due errori fondamentali: «Gli errori da evitare sono due: anzitutto lo storicismo, cioè il pregiudizio secondo cui la storia della filosofia è necessariamente un progresso, per cui le filosofie più recenti sono sempre più valide di quelle precedenti; poi lo scetticismo, conseguente allo storicismo, cioè il credere che ogni epoca abbia la sua verità particolare e transeunte e quindi non esista nessuna verità universale ed eterna».

Con poche parole il prof. Berti non ha soltanto evidenziato due enormi errori, ma ha sintetizzato il grande problema nell’approccio di ogni tematica che riguardi la morale. L’ossessione del progresso domina le società secolarizzate di oggi e si basa su un pregiudizio, come è stato spiegato. Pregiudizio è sostenere che il “nuovo” (i “nuovi diritti”, le “nuove famiglie”, i “nuovi costumi”) è sempre meglio del “vecchio” o del “tradizionale”, è un “progressismo adolescenziale”, come lo ha chiamato Papa Francesco.

Anche lo scetticismo è nebbia nella mente di molti, sopratutto giovanissimi. Il “vietato vietare” dei sessantottini si è trasformato nel “vietato giudicare” di oggi, detto dai figli dei sessantottini. Questo implica l’inesistenza di qualcosa di giusto e sbagliato, di una verità “universale ed eterna”, come spiega Berti. Un pregiudizio nichilista.

Un altro passaggio significativo dell’intervista è quando il filosofo spiega il senso della filosofia, in particolare della metafisica: «”Osare” nell’uso della ragione oggi significa non limitarsi a esercitare la razionalità scientifica o tecnologica, ma tentare di andare, con la ragione, oltre la scienza, cioè cercare le spiegazioni ultime, ovvero quelle che gli antichi chiamavano “cause prime”. Questo lo può fare solo la filosofia, anzi una certa filosofia, cioè la “metafisica” intesa nel senso migliore del termine».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

L’omofobia? Una grande bufala, ecco i dati

P.zza Montecitorio, flash mob contro l'omofobiaOggi è ripartito in Senato l’esame del disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia. Abbiamo scelto questa data per pubblicare il nuovo dossier UCCR, questa volta inserito nell’area “Bioetica” del nostro sito web e rivolto proprio a questo presunto fenomeno, che secondo le associazioni Lgbt sarebbe una vera e propria emergenza dilagante, dentro e fuori il nostro Paese, da contrastare con apposite leggi o aggravanti.

Eppure i dati non tornano: non solo perché nessuno riesce a citare negli ultimi dieci anni almeno cinque casi di omofobia accertati dagli organi italiani di polizia (dunque non soltanto segnalazioni mediatiche da parte di omosessuali), ma sopratutto perché esistono resoconti ufficiali che smentiscono (fortunatamente) gli allarmismi catastrofistici dei gruppi omosessuali. Certo, si verificano talvolta degli episodi di discriminazione ed intolleranza, subiti tuttavia da qualunque minoranza.

Premesso il fatto che anche soltanto un caso di discriminazione verso un omosessuale (o qualunque altra persona) sarebbe già troppo, la nostra posizione è quella del Catechismo cattolico, che giudica il comportamento omosessuale (le relazioni omosessuali, non l’omosessualità) come un disordine affettivo e un peccato contro la dignità umana, ma nega che questo debba autorizzare un’offesa alle persone che vivono questa inclinazione che, anzi, andrebbero guardate e accolte con fratellanza cristiana.

Inoltre, riteniamo che l’ossessione da parte delle associazioni omosessuali sul presunto fenomeno dell’omofobia nasconda obiettivi secondari: innanzitutto serva per auto-dipingersi come “categoria a rischio” o “minoranza discriminata” e poter così legittimare davanti all’opinione pubblica le varie rivendicazioni contro la famiglia naturale (cfr. Costituzione), che servirebbero per alleviare la loro situazione (lo ha ammesso proprio Ivan Scalfarotto, responsabile del ddl sull’omofobia, affermando che tale dibattito non allontana quello sui matrimoni gay o sulle unioni, «io direi che lo precede. Perché sono due cose diverse. E l’una viene logicamente prima dell’altra»). Ma non solo, spingendo sull’omofobia si mira anche ad instillare l’ideologia del gender nelle scuole (mascherandola appositamente sotto corsi anti-omofobia), a negare la parola a chi ha visioni differenti (l’etichetta “omofobo” come minaccia per chi non tace) e ad introdurre il reato d’opinione (il disegno di legge vorrebbe punire con il carcere, da uno a sei anni, chi “istiga alla discriminazione” e negare matrimonio/adozione gay potrebbe essere visto come discriminazione e/o razzismo). La lucida riflessione del sociologo Massimo Introvigne chiarisce la situazione.

Per questo motivo abbiamo ritenuto utile creare un dossier apposito, costantemente aggiornato, sull’omofobia elencando tutti i dati oggettivi (studi, statistiche, fatti di cronaca e testimonianze) a sostegno della nostra posizione.

 

I dati smentiscono l’omofobia

 
La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

La Chiesa e i miracoli: questione di serietà scientifica

Miracoli«Pensavo che la Chiesa cattolica si accontentasse di qualcosa del tipo: “Stavo male, ho pregato e ora sono guarita. Quindi è un miracolo”. Invece no, il Vaticano non vuole opinioni ma fatti e richiede che vengano messe in campo le più avanzate conoscenze scientifiche disponibili». A dirlo è una scienziata atea canadese, Jacalyn Duffin che negli anni ’80 “impose” alla Chiesa di riconoscere un miracolo che il Vaticano aveva scartato, non ritenendolo tale.

E’ stato il sito web UCCR a parlare per primo in Italia della Duffin nel marzo scorso, altri siti hanno poi approfondito. “Tempi.it” ha ad esempio intervistato l’ematologa canadese, la quale ha raccontato di aver ricevuto la richiesta di essere stata il testimone cieco per dei vetrini di midollo osseo, cioè un medico che analizza dei dati senza sapere niente di loro. «Il paziente aveva la leucemia mieloide acuta, cioè il peggior tipo di leucemia esistente, che in media uccide in 18 mesi. Gli esami mostravano che la leucemia era stata curata ed era andata in remissione. Questo già era incredibile, ma non impossibile. Dopo quattro mesi la leucemia è tornata, aggressiva come prima, e a questo punto la Bibbia degli ematologi parla chiaro: se la leucemia torna, dopo essere andata una volta in remissione, il paziente è spacciato. Questo dice la scienza, e non è mai stata contraddetta». Tranne in questo caso, dove la paziente religiosa che si era affidata a Marie-Marguerite d’Youville , otto anni dopo, era viva e sana.

Gli esperti del Vaticano avevano già rifiutato questo caso: «per loro non si poteva parlare di miracolo perché, leggendo i vetrini, non avevano riscontrato la prima remissione ma solo la seconda. E secondo la scienza una remissione è possibile, due no. Quindi niente miracolo. Ma questo era un insulto: io sono una scienziata, nessuno può prendermi per stupida. Una volta consegnati i miei risultati sono andata in Vaticano al processo a testimoniare con una pila di documenti e di prove. Per me era una questione di principio, di scienza. Loro volevano la scienza e io gliel’ho data». Questa la storia che ha portato l’ematologa canadese ha studiare altri «400 miracoli usati nelle canonizzazioni degli ultimi 400 anni. Tutte guarigioni di malattie fisiche. Allora ho capito che Chiesa e scienza hanno una lunga tradizione comune».

A confermare l’accuratezza scientifica della Chiesa quando si parla di miracoli è sorprendentemente anche il “Fatto Quotidiano”, che ultimamente ha pubblicato una piccola indagine su questo tema. Due affamati anticlericali, Fabrizio d’Esposito e Carlo Tecce, sono arrivati infatti alla conclusione che «il Vaticano ha costruito un meccanismo per non confondere la mano divina con la mano di un impostore. Quando un fedele, o anche un ateo convertito, rivela di aver ricevuto una guarigione con l’intercessione di un uomo o una donna in odore di santità, che parrebbe al cospetto di Dio e così potrebbe intervenire per alleviare le pene ai sofferenti, la pratica non viene subito trasferita al palazzo in Vaticano. La procedura prevede una serie lunghissima, e complessa, di verifiche intermedie, teologiche certo, ma soprattutto scientifiche […]. Non ci sono corsie preferenziali per i pontefici, tutti si devono sottoporre all’itinerario contemplato dalla Congregazione», che si avvale di «una commissione di cinque medici più due periti, che possono essere anche atei o appartenenti a un’altra religione».

Peccato che poi si sia voluta dare la parola alla divertente coppia Vito Mancuso & Dario Fo. Uno più fuori contesto dell’altro. Il primo si dice teologo cattolico («un teologo sui generis, e famoso proprio per questo», lo ha definito “Avvenire”) il quale, non credendo nell’intervento di Dio, sostiene che i miracoli «sorgono dal basso, dall’energia della mente umana». Perché «una carezza, una parola dolce hanno lo stesso potere curativo di un farmaco». Pur di negare Dio, Mancuso teorizza l’assurdo. E si capisce perché le associazioni laiciste vogliano lui, e lui soltanto, come “intellettuale cattolico” da mettere come controparte nei loro dibattiti. E’ per non avere, di fatto, alcuna controparte!

L’altro intervistato è Dario Fo che, sorprendentemente, si dimostra meno ateo di Mancuso parlando di «presenza di uno spirito superiore capace di mettere in piedi cose straordinarie». Dopo aver dipinto un Padre Pio e un San Francesco d’Assisi anticlericali e anticattolici, è toccato a Gesù Cristo il quale – secondo Fo- «spesso si rifiutava di fare miracoli perché non voleva che la gente credesse in lui solo per questi gesti prodigiosi. Ne ha resuscitato solo uno: Lazzaro. Nessun altro, perché non voleva attirare l’attenzione della gente attraverso le magie». Eh già, peccato che sia proprio Gesù ad affermare: «le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza […]. Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre» (Gv 10, 22-38). E nei Vangeli, le persone resuscitate da Gesù sono ben tre, non una: la figlia di Giairo (Mc 5,21-43); il figlio della vedova a Nain (Lc 7,11-17) e Lazzaro (Gv 11,1-44).

Messi da parte i poco competenti Mancuso&Fo, interessante in generale l’attenzione de “Il Fatto”: «tutti a informarci sui loro sentimenti scettici, ma ammettendo che il discorso è serio», il commento di “Avvenire”. «Leggi e viene spontanea la replica della domanda del “cieco nato”, che però era tornato a vedere: volete diventare discepoli anche voi? Sareste benvenuti a bordo di questa “barca” di Pietro che da duemila anni naviga: avanti c’è posto!».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

«Il volontariato? Da laico preferisco le opere della Curia»

BuoniUn romanzo sta facendo discutere in questi giorni, è “Buoni” (Chiarelettere 2014) del giornalista torinese Luca Rastello, il quale ha rivelato le trame poco etiche che si celano all’interno delle onlus (i “professionisti del bene”): stipendi miseri degli operatori, bilanci truccati e poca umanità.

Il protagonista del romanzo è un personaggio di fantasia, don Silvano, prete dal maglione sgualcito e lo sguardo sofferente che predica sulla strada, amico di vip e rock star. Più che don Silvano sarebbe stato meglio chiamarlo don Gallo. Si è tuttavia scoperto che Rastello ha lavorato per anni nell’associazione antimafia “Libera” di don Luigi Ciotti e Adriano Sofri ha affermato che il prete anti-mafia sarebbe proprio il protagonista del romanzo. L’autore ha negato ma per alcuni i dubbi non si sono dissipati (oggi Sofri ha rincarato la dose).

In ogni caso, come spiega in questa intervista l’autore, il messaggio del libro è che «le associazioni di volontariato si sono privatizzate, concorrono sul mercato con le stesse logiche distorte del imprese. Diventano il potere e il contropotere». Rastello non crede più nel volontariato, «da laico adesso trovo più libertà nella Chiesa. Faccio il volontario con la Curia torinese per aiutare i migranti ad ottenere lo status di rifugiato politico».

Come Rastello, non sono pochi i laici che decidono di essere volontari nelle opere della Chiesa cattolica. Proprio in questi giorni è stato presentato il rapporto 2013 della Caritas. Molto bello il titolo de “Il Corriere”: «L’esercito invisibile e disperato che vive grazie alla Caritas». Non solo in Italia, ma anche all’estero: ad Haiti, ad esempio, negli ultimi quattro anni la Caritas ha attivato 146 programmi di sviluppo.

Ma non c’è solo la Caritas, sono innumerevoli le iniziative delle chiese locali, ecco quelle emerse recentemente sui quotidiani: ad Arezzo l’arcivescovo Fontana ha aperto l’ex convento di San Domenico ai clochard; a Brescia lo stesso servizio è riuscito a raddoppiare gli aiuti; a Vigevano la Curia ha avviato un progetto di raccolta fondi per le famiglie colpite dalla crisi economica; a Bergamo i preti della diocesi doneranno il loro intero stipendio alle famiglie più bisognose; a Gorizia è stato attivato dall’arcidiocesi il Fondo straordinario “Famiglie in salita”; a Radio Vaticana ha permesso di svolgere uno stage come giornalista ad un ragazzo affetto da sindrome di Down, Michael Gannon; la CEI ha finanziato un progetto finalizzato ad ospitare madri che potrebbero usufruire di misure alternative alla detenzione, ma che non hanno un domicilio legale.

Molto belle le parole di tre giovani imprenditori di Carpi, Enrico, Giordano e Mattia, che hanno aderito al progetto “Fides et Labor” avviato dal vescovo della diocesi, monsignor Francesco Cavina. «La Chiesa non solo è stata l’unica ad aiutarci, ma ci ha dato il denaro a interessi zero, senza farci firmare nulla. Un rapporto economico basato sulla mera fiducia, sa cosa vuol dire?. Dopo tante parole e promesse tradite da parte delle istituzioni e delle banche, che dopo il terremoto dissero di voler aiutare i giovani, questo gesto concreto è stato una manna. Ci viene una gran voglia di fare bene e di ridare quanto ricevuto ad altri. Non ci sembrava vero che qualcuno volesse aiutarci. E non solo economicamente. Infatti continuiamo ad essere sostenuti: la diocesi ci sta formando per affrontare la burocrazia. E’ strano che un’istituzione presentata come lontana e arcaica alla fine sia l’unica a sostenere veramente le persone senza fare troppi discorsi. Speravo in un aiuto che non trovavo e sono felice che sia arrivato da qui. Perché alla fine nei momenti duri c’è sempre stata solo la Chiesa ad aiutare la gente: subito dopo il terremoto con sostegni morali e materiali e poi con la visita di papa Benedetto XVI, grazie a lui il vescovo ha aperto il fondo».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Sui temi etici «attenti alle mode minoritarie ed elitarie»

Francesco Paolo CasavolaIl tema del fine vita è tornato d’attualità a causa del recente endorsement del presidente Napolitano.

Molto interessante l’intervista di “Avvenire” a Francesco Paolo Casavola, giurista, presidente emerito della Corte costituzionale e dal 2006 presidente del Comitato nazionale di bioetica, autore del recente libro “Bioetica. Una rivoluzione post moderna” (Salerno Editrice-Roma 2014). Casavola ha affrontato i temi eticamente sensibili su cui si sta confrontando la società, offrendo il suo autorevole punto di vista.

Innanzitutto ha criticato il fenomeno per cui per molti anziani «può esserci una scelta eutanasica anche dal punto di vista collettivo, della società, che dice: facciamo a meno di loro, liberiamoli dal peso dell’esistenza. Ci sono fattori oggettivi che spingono verso soluzioni non di fraternità umana ma di calcolo egoistico, come il computare i costi sociali della lunga vita. E gli egoismi collettivi sono più insidiosi di quelli individuali, perché più nascosti».

Molti attivisti parlano “diritto a nascere sani” o a “non nascere come un’aberrazione”, dove «l’aberrazione è innanzitutto nel fatto che questo diritto non è rivendicato dall’interessato ma è una rivendicazione dei già vivi e dei già sani che non vogliono sobbarcarsi la convivenza e le relazione con i figli che nasceranno. Da questa aberrazione può nascere una psicosi collettiva, con la ricerca di rimedi eutanasici non per se stessi ma per gli altri. L’eutanasia in senso stretto è il momento in cui l’essere umano finisce per auto-espellersi dal legame sociale, è la solitudine che assedia e poi finisce per avere ragione della persona. Ma quando i vivi e sani vogliono conservare la serenità della propria esistenza pensando di eliminare chi la potrebbe incrinare, non siamo più di fronte a un problema di autodeterminazione».

Si parla di maternità surrogata e di utero in affitto, attraverso cui «lediamo o non riconosciamo la dignità della persona. Le legislazioni più apparentemente permissive in realtà tengono conto solo di calcoli di opportunità e di egoismo da parte di chi fa scelte improprie, ovvero di chi – usando quel tanto di ironia che le metafore portano con sé – è come se andasse al supermercato a comprare un pupazzo».

Non poteva mancare il tema del gender e dell’omosessualità e delle adozioni per persone dello stesso sesso. «Anche questa è una delle tante incognite del tempo postmoderno, che tende a sostituire esigenze di affetto con esigenze di acquisto. L’affetto è dedizione, l’acquisto è egoismo. Andare oltre le diversità di genere per avere una prole rispecchia una visione di acquisto non di dedizione. Bisogna guardarsi bene da quelle che possono essere mode minoritarie ed elitarie, che non si confrontano con l’universalità delle esperienze umane».

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Omofollie: «i bambini hanno il diritto ad avere due mamme»

Rosaria IardinoAlla faccia della discriminazione, in Italia sono numerosi i politici dichiaratamente omosessuali, oltretutto con ruoli di primo piano nei loro partiti politici: pensiamo solo a Scalfarotto, Vendola, Crocetta, Grillini e, fino a poco tempo fa, Paola Concia(prima che i suoi concittadini abruzzesi hanno preferito votare addirittura per Antonio Razzi, piuttosto che eleggere lei).

Della cosiddetta Casta fa parte anche Rosaria Iardino, eletta nelle file del Partito Democratico. Omosessuale, militante LGBT e collaboratrice de “Il Fatto Quotidiano”, si definisce una “sopravvissuta dell’Aids” essendo sieropositiva da trent’anni. Fortunatamente, come ha spiegato, oggi le speranze di vita per i malati di HIV sono aumentate anche se in Italia, purtroppo, il 57% delle nuove diagnosi si trasmette per via omosessuale, come ha riconosciuto con titubanza anche “Repubblica” («le nuove diagnosi sono per il 43% per via eterosessuale»), mentre all’estero sono decisamente meno politicamente corretti.

Qualche mese fa scrivendo su “Il Fatto”, la Iardino si è concentrata sulle dichiarazioni di Matteo Renzi a favore delle unioni civili, spiegando ancora una volta che «l’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi europei a non prevedere alcuna tutela per le coppie conviventi, in particolar modo per le coppie omosessuali». Argomento fin troppo abusato e poco efficace: l’Italia è stato anche uno dei pochi Paesi europei a non aver accolto l’eugenetica quando in tutta l’Europa era sinonimo di progresso ed è ancora oggi uno dei pochi Paesi europei in cui le scuole paritarie sono tanto ostacolate e non totalmente finanziate dallo Stato. Dunque? Quando è giusto e quando è sbagliato appiattire il nostro libero pensiero al fantomatico “resto d’Europa”?

La militante Lgbt ha candidamente ammesso che le unioni civili sono «sicuramente un punto di partenza, non un traguardo» verso i matrimoni omosessuali. Un trampolino di lancio, dunque, come tanti oppositori temevano. Il resto dell’articolo è tutto un ripetersi della parola “diritto”, anche se per la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo l’unico “diritto al matrimonio” è per chi rispetta la diversità sessuale: «A partire dall’età minima per contrarre matrimonio, l’uomo e la donna hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto», si legge nell’articolo 12.

Ma ciò che è davvero grave è la costante invenzione di “nuovi diritti” come arma per sostenere i propri desideri: quel che si vuole diventa un diritto da acquisire. «Mi auguro, il prossimo anno, di poter festeggiare con la mia bimba il riconoscimento legale del suo diritto di avere due mamme», ha affermato la Iardino. Avere due mamme è dunque un nuovo diritto dei bambini.

La Iardino ha concluso con l’augurio «di poter esprimere con libertà il vostro sentimento, appoggiato da chi governa, nel rispetto del bene collettivo». La prendiamo sul serio sperando che nel nostro Paese non accada quel che è successo in America recentemente, dove il nuovo responsabile di Mozilla, Brendan Eich, è stato costretto a dimettersi per aver osato sostenere il matrimonio tra uomo e donna. La sedicente “esperta di diritti umani” Rosaria Iardino non ha però sentito l’urgenza di intervenire per difendere l’ennesima vittima dell’inquisizione Lgbt (come l’ha definita Andrew Sullivan, icona del movimento gay statunitense).

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Divorzio cattolico? La disinformazione de “Il Giornale”

Sacra RotaIl quotidiano conservatore “Il Giornale” ha giocato ancora una volta a disinformare contro la Chiesa e la vita cattolica. Chissà con quale gusto.

Qualche giorno fa ha dato la notizia che il Vaticano ha accelerato sui tempi dell’annullamento del matrimonio religioso, definendolo “divorzio cattolico” e facendo l’errato confronto con i tempi del divorzio nello stato italiano.

Si può pensare che non conoscano la differenza tra annullamento del matrimonio e divorzio, ma il sospetto scompare quando si legge che «le cause di nullità restano le solite, ma ciò che la Santa Sede intende velocizzare è la procedura» e «tecnicamente si tratta di un “riconoscimento di nullità” poiché, secondo la dottrina cattolica, il matrimonio è uno e inscindibile».

Quindi sono informati eppure giocano a confondere i lettori, facendo emergere in loro l’idea che la Chiesa si contraddica: si oppone al divorzio e poi velocizza il divorzio cattolico. Non è così, come spiegavamo nel novembre scorso: la Sacra Rota verifica semplicemente che il matrimonio non è mai stato valido (cioè non è mai stato celebrato davvero) in quanto la libertà di uno dei due coniugi al momento del “si” non era piena e consapevole (o per altri motivi, ma non entriamo nei dettagli). Non esiste alcun divorzio perché in questi casi non c’è mai stato matrimonio.

Per lo meno “Il Giornale” scrive qualcosa di vero: l’accesso al Tribunale della Santa Sede è alla portata di tutti, non solo per chi può permetterselo come si sente spesso. Si va dai 1.500 ai 3.000 euro.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Con la sola ragione si arriva all’esistenza di Dio

Esistenza DioPapa Giovanni Paolo II nel 1985 ha spiegato anche con il solo uso della ragione l’uomo può giungere alla conoscenza di Dio, il quale «non avrebbe potuto rivelarsi all’uomo, se questi non fosse già stato naturalmente capace di conoscere qualcosa di vero a Suo riguardo».

In questa direzione vanno le famose cinque argomentazioni di Tommaso d’Aquino, ancora oggi valide come abbiamo spiegato recentemente. Il confronto con chi non condivide la fede in Dio, dunque, è possibile e tra i più attivi a livello internazionale è senz’altro il filosofo analitico William Lane Craig, cristiano evangelico. Grande oratore, capace di spaziare con autorità dal campo biologico a quello storico, da quello filosofico a quello cosmologico, gestisce il noto sito web Reasonable Faith.

Nel dicembre scorso augurando un buon 2014 su Foxnews, ha voluto sintetizzare i cinque motivi che secondo lui rendono l’esistenza di Dio più probabile di quanto non lo sarebbe senza di essi. Ognuno di essi è un indizio di Dio, tutti e cinque assieme forniscono una prova. Li esponiamo qui sotto facendo però riferimento al confronto che ha avuto nel 2011 con Lawrence Krauss.

 

1° INDIZIO DI DIO: LA CONTINGENZA DELL’ESSERE.
La prima questione è quella più profonda presente nella filosofia è: “Perché esiste l’essere e non il nulla?”. Contingenza significa qualcosa che esiste ma che avrebbe potuto non esistere: montagne, pianeti, galassie, voi, e me. L’esperienza insegna che tutto ciò che esiste ha una spiegazione per la sua esistenza e la stessa realtà spazio-temporale è contingente nella sua esistenza. Per questo la spiegazione per la sua esistenza deve essere trovata in una causa esterna ad essa, dunque che esiste oltre il tempo e lo spazio. Cosa può esistere al di là del tempo e delle spazio? Solo Dio. Pertanto, l’esistenza dell’essere contingente anziché del nulla rende l’esistenza di Dio più probabile di quanto non lo sarebbe stato senza di loro. L’ateismo non ha alcuna spiegazione sulla contingenza dell’essere.

 

2° INDIZIO DI DIO: L’ORIGINE DELL’UNIVERSO.
Abbiamo buone ragioni, filosofiche e scientifiche, per sostenere che l’Universo ha avuto un inizio assoluto. Le ragioni, filosofiche e scientifiche, sono esposte qui. Dal punto di vista scientifico, alcuni (come Hawking), hanno teorizzato lo stato di vuoto quantistico in cui il nostro universo potrebbe essersi evoluto, ma hanno ingannevolmente ed erroneamente indicato come “nulla” quello che è una realtà ricca di leggi fisiche e avente una struttura fisica, un mare turbolento di energia. Altre teorie speculative, come gli scenari sui pre-Big Bang, non sono mai riuscite a ripristinare un passato eterno e al massimo hanno semplicemente spinto l’inizio dell’universo solo un passo indietro. Infine, anche se il nostro universo è solo una piccola parte di un molto più grande “multiverso”, secondo teorie mai dimostrate, questo teorema richiede che il multiverso stesso debba avere avuto un inizio. La domanda inevitabile è: perché l’universo è venuto in essere? Che cosa ha portato le condizioni per la sua nascita? Dal momento che l’universo, come tutto il resto, non avrebbe potuto semplicemente spuntare in essere senza una causa, deve esistere una realtà trascendente di là del tempo e dello spazio che lo ha portato all’esistenza. L’esistenza di Dio è più probabile dato l’inizio dell’universo di quello che sarebbe stato senza di essa, anche se in caso contrario non sarebbe comunque una obiezione.

 

3° INDIZIO DI DIO: IL FINE-TUNING DELL’UNIVERSO VERSO LA VITA INTELLIGENTE.
Negli ultimi decenni gli scienziati hanno verificato che le condizioni iniziali del nostro universo sono state affinate per l’esistenza di agenti intelligenti con una precisione e una delicatezza che sfidano letteralmente la comprensione umana. Tutte queste costanti rientrano in una gamma straordinariamente ristretta di valori che portano “miracolosamente” alla vita intelligente, se una soltanto di esse fosse leggermente diversa da quello che è, la vita non potrebbe esistere. Mentre la casualità non potrebbe mai essere proposta come soluzione ragionevole, anche una spiegazione basata sulla necessità fisica è scorretta in quanto tali costanti risultano indipendenti alle leggi della natura (ad esempio la costante gravitazionale). Le probabilità che sia accaduto quel che è accaduto è talmente infinitesimale che è molto più ragionevole pensare che questo è il risultato di un design. Così, ancora una volta, l’esistenza di Dio è chiaramente più probabile a causa del fine-tuning dell’universo rispetto a quanto sarebbe senza di esso.

 

4° INDIZIO DI DIO: I VALORI MORALI OGGETTIVI.
Con valori morali oggettivi intendo valori morali che sono validi e vincolanti sia che qualcuno crede in loro oppure no. Molti teisti e atei (come Dawkins, Ruse, Marks, Provine) concordano sul fatto che se Dio non esiste allora i valori morali oggetti non possono avere fondamento in quanto la morale è un adattamento biologico, un’illusione utile alla sopravvivenza. Eppure esistono alcuni valori che è impossibile ricondurre all’opinione personale, come ad esempio la condanna degli abusi e le crudeltà verso i minori. Chiunque afferma che tali comportamenti sono e saranno sempre sbagliati in modo assoluto e dunque, grazie all’esempio di questi casi estremi, vediamo che esistono cose che sono veramente sbagliate, oggettivamente sbagliate e possiamo affermarlo soltanto facendo appello ai valori morali che gli uomini condividono. Ecco dunque un argomento deduttivo:
(1) Se Dio non esistesse non esisterebbero valori morali oggettivi.
(2) Esistono valori morali oggettivi.
(3) Pertanto, Dio esiste.

 

5° INDIZIO DI DIO: I FATTO STORICI RIGUARDANTI GESU’ DI NAZARETH.
Gli storici hanno raggiunto una sorta di consenso sul fatto che il Gesù storico è apparso sulla scena del mondo pretendendo di rappresentare un’autorità divina senza precedenti. La suprema conferma di quello che diceva di essere è stata la sua risurrezione dai morti, la quale è confermata da diverse prove condivise da numerosi storici: 1) gli storici hanno raggiunto un consenso sull’affidabilità delle affermazioni dei Vangeli sul fatto che la tomba di Gesù è stata trovata vuota. 2) I discepoli hanno improvvisamente creduto nella risurrezione di Gesù, pur avendo, da ebrei, ogni predisposizione contraria ad un Messia sconfitto e morente in croce. Aderirono così fortemente che furono disposti a morire per la verità di questa convinzione, un fatto incredibile se avessero finto. Non si può spiegare l’ascesa del cristianesimo primitivo senza la resurrezione di Gesù. Pertanto, mi sembra che il cristiano sia ampiamente giustificato nel credere che la migliore spiegazione è che Gesù è davvero risorto dai morti ed era chi diceva di essere. Questo comporta che Dio esiste, abbiamo quindi un buon argomento induttivo per l’esistenza di Dio sulla base della risurrezione di Gesù:
(1) Ci sono fatti accertati su Gesù: la sua tomba vuota e l’origine della fede dei discepoli nella sua risurrezione.
(2) L’ipotesi “Dio è risuscitato Gesù dai morti e diceva il vero su di sé” è la migliore spiegazione di questi fatti.
(3) L’ipotesi “Dio ha risuscitato Gesù dai morti” implica che Dio esiste.
(4) Pertanto, Dio esiste.

 

Prendendo spunto dai rilevanti argomenti proposti da Craig (ce ne sono altri) abbiamo mostrato, parlando solo da un punto di vista della ragione, come l’esistenza di Dio sia più probabile grazie ad essi, di quanto sarebbe stata senza di essi. E questo che si vuole intendere quando si afferma che ci sono “prove dell’esistenza di Dio” e con queste ragioni è possibile costruire confronti rispettosi e prolifici con chi non crede in Lui.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

I rapporti prematrimoniali sono utili alla coppia? (video)

cafe teologicoPiù volte abbiamo condiviso i video del “Cafè teologico” organizzato dalle Sentinelle del Mattino di Verona, in cui si affrontano con ottima competenza svariate tematiche.

Oggi vorremmo proporvi il video della conferenza con il prof. Giuseppe Spimpolo, insegnante di religione nelle scuole veronesi, collaboratore della Diocesi di Verona e da anni educatore di adolescenti, che ha affrontato lo spinoso tema dei rapporti prematrimoniali, spiegando le ragioni della visione della Chiesa cattolica, la quale -come si sa- ne sconsiglia il realizzarsi. Ne abbiamo parlato anche altre volte, spiegandone i perché, proponendo anche il bellissimo video di due giovani fidanzati.

Spimpolo ha introdotto affermando che «quello che faccio con mia moglie sotto le lenzuola è un gesto intimo ma non privato, ma è assolutamente una questione sociale, perché come vivo l’intimità con mia moglie mi rende una persona diretta in una direzione piuttosto che in un’altra, mi trasforma e lavora sulla mia identità». I rapporti sessuali, anche quelli prematrimoniali, non sono problemi solo della coppia, dunque. La domanda è: i rapporti prematrimoniali aiutano la persona, la coppia e la società? Oppure la distruggono? La seconda premessa è capire il senso del fidanzamento: non è meramente il periodo di conoscenza della coppia, ma di valutazione del fatto se i due fidanzati possono realizzare un progetto di famiglia.

Entrando più nel merito vengono affrontati diverse motivazioni, tutte valide e convincenti. Su tutte il discorso della totalità: attraverso l’atto sessuale si esprime la totalità di sé, “io sono tutto tuo e tu sei tutto mio”. Ma due fidanzati sono ancora in cammino, non hanno fatto una scelta radicale, definitiva, vivono una precarietà (positiva) e il linguaggio sessuale dunque esprime una menzogna, in questo caso, non è vero che è un dono completo di sé ma soltanto parziale. La seconda ragione è quella dell’unicità: l’uomo o la donna che sposi dona a te quello che non ha donato a nessun/a altro/a. La terza ragione è quella della gratuità: i due fidanzati verificano se sono disposti ad amarsi per quello che sono e non per una loro gratificazione sessuale. Un approccio che elimina la misura dal rapporto, utile per tutta la vita assieme anche al di là del momento sessuale. Imparando ad amarla/o per tutto quanto può donare, al di là del sesso.

Un incontro molto utile in cui il relatore, con la sua freschezza e simpatia, è riuscito a mostrare che il rinunciare alla castità durante il fidanzamento è un farsi del male, è un perdere qualcosa, è un fare del male alla coppia. Per questo è un peccato, un peccato contro di sé. Per questo la Chiesa, che ama sinceramente l’uomo, li sconsiglia vivamente.

 

Qui sotto il video dell’incontro con il prof. Spimpolo

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Già arenata l’ennesima crociata contro i medici obiettori?

La cultura dello scarto ha provato a dare avvio all’ennesima campagna d’odio contro gli obiettori di coscienza con il famoso articolo su “Repubblica” di qualche settimana fa, confezionato dall’Associazione Luca Coscioni, in cui una donna raccontava che (ben!) quattro anni prima aveva abortito da sola in un bagno dell’ospedale perché mancavano medici abortisti, circondata solo da tenebrosi volontari pro life che metaforicamente la “picchiavano” brandendo una Bibbia.

Una ricostruzione fantasiosa, smontata il giorno dopo dall’Asl di Roma che, dopo una breve indagine, ha affermato che l’ospedale Pertini ha medici abortisti e quella sera del 2010 ce n’erano addirittura due in camera con la donna. Al massimo, è stato specificato, si è trattato di omissione di soccorso. Ma Corrado Augias, intellettualmente scorretto come al solito, ha preferito rilanciare la bufala come se niente fosse.

“Repubblica” non si è arresa e ha pensato di pubblicare la costruita storia della dottoressa Rossana Cirillo, ginecologia abortista e femminista che diventa obiettrice a causa dell'”ostilità dei colleghi” obiettori, tutti cattivi, contro le donne e interessati ai soldi. Dopo 25 anni di aborti ininterrotti «qualcosa dentro di me si è rotto», ha spiegato la Cirillo. Questa forse la vera motivazione, altro che colleghi obiettori antipatici. Si scrive di turni massacranti, quando una semplice indagine ha mostrato che agli abortisti toccano 1,3 aborti a settimana, non certo un carico inaudito di “omicidi”.

Nel frattempo sull’Unità (ma esiste ancora??) Carlo Flamigni ha calunniato i medici obiettori definendoli «medici inetti e disonesti», negando il diritto di libertà di coscienza. La risposta è arrivata da Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, che ha difeso il diritto all’obiezione di coscienza.

Prima abbiamo parlato di aborto come omicidio. Un giudizio condiviso da Giorgio Pardi (in questa intervista rilanciata da “Tempi”), professore di Ostetricia e Ginecologia, direttore all’Istituto “L. Mangiagalli” e studioso dello sviluppo fetale. «Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva, scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino, la vita comincia col concepimento. L’aborto è un omicidio. Fatto per legittima difesa della donna». La legge 194 non è intoccabile, ma serve «solo applicarla fino in fondo, soprattutto in quella sua parte iniziale in cui si prescrive tutto il necessario per far recedere la donna dal suo intento. Bisogna fare in modo che la donna non abortisca, che sia informata il più possibile sulle conseguenze che una tale scelta provoca, che sappia quali sono gli aiuti anche economici che le possono essere offerti per poter scegliere. Dunque, che sia una scelta il più possibile responsabile. Chi interrompe una gravidanza deve essere ben conscio di procurarsi una ferita che lascia cicatrici profonde, indipendentemente dal metodo abortivo usato. Lo zigote ha in sé già tutto. Capisco che possa fare meno impressione l’uccisione di un delinquente armato fino ai denti rispetto a quella di un bambino indifeso. Ma in entrambi i casi si tratta di omicidio. Certi giochetti linguistici servono solo a intorbidire le acque».

Se la campagna contro i medici obiettori sembra essersi temporaneamente arenata, alcune buone notizie sono in arrivo. Innanzitutto che, oltre all’aumento in Italia, il numero di ginecologi che si rifiuta di scartare e uccidere altri esseri umani è cresciuto esponenzialmente anche in America. Il Guttmacher Institute ha infatti rilevato che in oltre trent’anni i medici abortisti americani sono diminuiti del 40% e oggi solo il 14% è disposto a praticare l’interruzione di gravidanza. In secondo luogo che il presidente americano Barack Obama ha proprio difeso l’obiezione di coscienza incontrando Papa Francesco nella sua visita a Roma.

Infine invitiamo a firmare la petizione “Siamo tutti obiettori” rivolta alla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri e creata dall’associazione “Generazione Voglio Vivere”.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace