La bufala dell’appartamento di lusso del card. Bertone

Francesco e BertoneQuella che segue è la lettera che il cardinale Tarcisio Bertone ha inviato ai settimanali diocesani di Vercelli e Genova. Si tratta della replica ad alcuni articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi che alludevano a “traslochi di lusso” dell’ex Segretario di Stato vaticano in un attico di 700 metri quadrati (il grassetto è un’aggiunta della redazione UCCR).

 
 

Egregio Direttore,

nei giorni scorsi alcuni media hanno parlato in maniera malevola a proposito dell’appartamento che abiterò in Vaticano e, per rincarare la gogna mediatica, l’ “informatore” ne ha raddoppiata la metratura. E’ stato detto, fra l’altro, che il Papa si sarebbe infuriato con me per tanta opulenza. Addirittura è stato messo a confronto lo spazio del “mio” appartamento con la presunta ristrettezza della residenza del Papa.

Innanzitutto ringraziamo Dio e la sollecitudine di tanti, per il fatto che il Papa sia alloggiato e assistito dignitosamente a Santa Marta dove può svolgere agevolmente le sue attività istituzionali.

Personalmente, poi, sono grato e commosso per la telefonata affettuosa che ho ricevuto da Papa Francesco il 23 aprile scorso per dirmi la sua solidarietà e il suo disappunto per gli attacchi rivoltimi a proposito dell’appartamento, del quale era informato fin dal giorno in cui mi è stato attribuito.

Tante persone, conosciute durante gli anni del mio ministero a Vercelli e a Genova, o campaesani della mia diocesi di origine Ivrea, mi hanno scritto e telefonato per condividere il dispiacere.

Scrivo questa lettera ai settimanali diocesani per ringraziare queste persone amiche e per quelli che possono essere rimasti meravigliati dalla notizia. L’appartamento spazioso, come è normalmente delle residenze negli antichi palazzi del Vaticano, e doverosamente ristrutturato (a mie spese), mi è concesso temporaneamente in uso e dopo di me ne usufruirà qualcun altro.

Come diceva il Santo Pontefice Giovanni XXIII “non mi fermo a raccogliere le pietre che sono scagliate contro di me”.

Cordiali saluti.
Tarcisio Card. Bertone

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Pasqua 2014: sostieni UCCR!

Logo UCCE + scritta 2Nelle idee iniziali non figurava quella di chiedere un aiuto economico ai lettori per il progetto UCCR, dopo due anni abbiamo capito che non basta, purtroppo, la buona volontà.

Oltre al tempo e alla passione che vi dedichiamo, esistono delle spese a cui far fronte e, anche se viviamo un tempo di sfide affascinanti, non nascondiamo che la libertà di parola e di pensiero è ormai sotto continuo attacco. Non c’è solo il reato d’opinione contenuto nel ddl Scalfarotto a renderci inquieti, ma quella dalla quale difendiamo la ragionevolezza della nostra posizione, è una cultura che in generale è poco tollerante per le idee differenti. Occorrono delle capacità economiche per difendersi anche legalmente.

Per sostenere concretamente il nostro lavoro, in questo inizio della seconda fase dell’anno 2014, l’invito che vi facciamo è di cliccare su “Donazione”, qui sotto, e seguire le indicazioni. Saremo felici di contraccambiare con un piccolo regalo. Grazie a tutti, anche a coloro che vorrebbero ma non possono permetterselo.



 
 
 

La nostra attività consiste in:
-Aggiornamento quotidiano di riflessioni e notizie originali, spesso ancora inedite in Italia, chiamate “Ultimissime”.
-Pubblicazione di Dossier specifici e approfonditi su tematiche precise (raggiungibili cliccando le varie voci del menu in alto).
-Invio di una Newsletter settimanale (riprenderemo da domenica prossima) con la sintesi delle notizie pubblicate in settimana.
-Aggiornamento quotidiano della pagina UCCR di Facebook e dell’account UCCR di Twitter, attraverso notizie e curiosità che non trovano spazio sul sito web.
-Proposta di video interessanti, a volte tradotti, sul nostro canale Youtube.
-Possibilità, per gli interessati, di proporre notizie e dialogare con un amministratore nel gruppo UCCR di Facebook.

La redazione

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Il senso della Pasqua: “tu sei unico, per questo non morirai”

Cristo risortoIn un breve scambio di battute (il video lo trovate più sotto) tra Papa Francesco e un fedele in Piazza San Pietro è racchiuso tutto il valore del cristianesimo.

“Papa Francesco sei unico”, gli urla uno delle migliaia di fedeli mentre sta passando con la sua papamobile, Francesco senza esitazione risponde: “Anche tu, anche tu sei unico, non ci sono due come te”.

Da una parte l’odio verso l’uomo espresso da tutte le filosofie nichiliste, comuniste, ateiste, riduzioniste, scientiste, che vogliono convincerci che l’umanità è semplicemente un nient’altro che, che siamo un caso accidentale, che abbiamo il 99% dei geni in condivisione con gli scimmioni (è vero, ma anche il 50% in condivisione con le banane. E allora?), che non siamo liberi, che la coscienza è un epifenomeno del cervello, che la morale esiste solo come costume momentaneo, che siamo determinati dai nostri antecedenti genetici, che siamo inutili nell’universo, che siamo “‘esseri non pensanti” (Guido Ceronetti), la “più infelice di tutte le creature” (Michel Foucault), “una passione inutile” (Jean-Paul Sartre), “più scimmia di qualsiasi scimmia” (Friedrich Nietzsche), che “l’uomo è un cancro” (Guido Ceronetti), che “l’uomo è il punto nero della creazione” (Emil Cioran), che “vorrei affogare l’umanità nel mio vomito” (Gustave Flaubert), che siamo “tutti nient’altro che brodaglia con un po’ di arsenico” (Arthur Schopenhauer).

Da una parte ci si accanisce contro l’uomo (contro se stessi), riducendone la sua grandezza e misteriosità per non dover giustificare la sua inevitabile origine divina. Dall’altra -il cristianesimo-, c’è l’amore per l’uomo, per ogni uomo nella sua unicità, tanto che Dio non ha avuto vergogna di inviare Suo Figlio tra noi, fargli vestire i panni umani, condividere con noi l’ingiustizia, la sofferenza, il dolore e la morte. Ed infine risorgere per dire all’uomo: “Tu vali troppo, sei unico e non morirai. Ti ho salvato e ho vinto la morte a cui eri destinato”. Ecco il messaggio cristiano, unico nella storia umana, l’unico che risponda davvero al bisogno di infinito che ognuno porta dentro di sé.

In poche parole Papa Francesco ci ha comunicato il senso della Pasqua che tra qualche giorno festeggeremo con le nostre famiglie. Auguri a tutti voi!! L’aggiornamento di UCCR riprenderà lunedì 28 aprile 2014.

 

Qui sotto Papa Francesco risponde ad un fedele (pubblicato sul nostro canale Youtube)

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Aumentano gli adulti che si convertono al cattolicesimo

CatecumeniLa Pasqua solitamente è anche il periodo in cui tanti adulti convertiti al cattolicesimo chiedono di essere battezzati dopo un periodo di catechesi formativa.

Negli Stati Uniti, secondo una revisione della della Official Catholic Directory, negli ultimi 8 anni -dal 2005 al 2012- circa un milione di adulti sono entrati nella Chiesa cattolica attraverso il sacramento del Battesimo, e 6 su 10 erano stati precedentemente battezzati in altre comunità cristiane. Anche quest’anno saranno tanti i catecumeni (i nuovi cattolici adulti) che riceveranno il battesimo nel giorno di Pasqua: la diocesi di Galveston -Houston accoglierà 2.300 nuovi battezzati adulti, ad Atlanta saranno 1.913, a Los Angeles saranno 1666, a New York saranno 1350. L’arcidiocesi di Washington battezzerà oltre 650 catecumeni adulti (mai battezzati prima da alcuna confessione cristiana). A Cleveland nel giorno di Pasqua riceveranno il battesimo 511 adulti, 100 in più rispetto allo scorso anno, ecc.

Dalla Francia arrivano dati sorprendenti: un documento della Conferenza Episcopale ha rilevato che 3.600 adulti saranno battezzati nel 2014, con un aumento del 50% rispetto al passato. Oltre a 1.500 adolescenti dai 12 ai 18 anni. D’altronde, negli ultimi 10 anni è cresciuto il numero di francesi che hanno deciso di convertirsi in età adulta: se ne contano 29.037, che diventano 31.576 se si tiene conto anche dell’anno 2004, la maggior parte con un’età tra i 20 e i 35 anni.

In Spagna, dai dati che arrivano dal Centro de Investigaciones Sociológicas Barómetros (CIS), si rileva che nel 2014 è cresciuta del 23,2% la percentuale di cattolici che frequentano la Chiesa ogni settimana, e di coloro che partecipano alla Messa più volte alla settimana: aumento del 29,4%. In linea generale è cresciuto del 1% anche il numero di spagnoli che si dichiarano cattolici (dal 70 al 71%). Sempre in Spagna, secondo le statistiche rilasciate dalla Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), anche il numero dei seminaristi è aumentato nel 2013-2014, per il terzo anno consecutivo. Oggi si contano 1.321 seminaristi, con un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente (nel 2011-2012 sono aumentati da 1227 a 1278; nel 2012-2013 sono cresciuti a 1.307).

Nel Regno Unito un sondaggio realizzato tra le 22 Cattedrali di Inghilterra e Galles, ha rilevato un aumento del 65% di cattolici che vogliono riconciliarsi con il Signore tramite la Confessione. Molti non si accostavano al Sacramento da 10 o 20 anni e, in alcuni casi, addirittura da 40. Anche in questo caso si parla di “effetto Francesco”. Un altro sondaggio ha rilevato tuttavia che gli inglesi sono più propensi a credere nei fantasmi e nella superstizione rispetto a Dio.

In Argentina secondo i dati elaborati dall’Ufficio del Consiglio dei Ministri, sono esponenzialmente cresciuti i nomi riferiti a personaggi cristiani. Ovviamente è un boom di neonati chiamati Francisco e Francisca, accompagnato dalla crescita di altri nomi di origine italiana e spagnola con riferimento ai santi della Chiesa cattolica, come Giovanni, Pietro, Matteo e Luca.

Tornando agli Stati Uniti, secondo un sondaggio NBC/WSJ è aumentato al 20% il numero degli intervistati secondo cui la religione “non è così importante” per la loro vita, rispetto al 16% che hanno detto lo stesso nel 1999. Tuttavia più della metà degli americani pongono una maggiore enfasi sulla loro fede, il 13% ha affermato che la religione è l’aspetto più importante della loro vita e il 41% ha detto che è “molto importante”.

Sul web, Papa Francesco è stato il personaggio con il maggior volume di ricerche mensili su Google (1.737.300) e il più menzionato sul web (oltre 49 milioni) se confrontato con alcuni dei leader mondiali più influenti del 2013 quali Barack Obama (1,5 milioni ricerche su Google, 38 milioni d menzioni) e Vladimir Putin (246mila ricerche su Google, 8 milioni di menzioni). È il risultato dell’analisi La rete ama Papa Francesco realizzata dalla società 3rdPlace (3rdplace.com) per conto dal network cattolico d’informazione Aleteia.org.

La redazione

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L’unità tra cattolici e ortodossi nella difesa dell’uomo

Benedetto e MetropolitaCattolicesimo e Ortodossia: sono due termini che il solo accostarli ancora crea perplessità e dibattiti. Si sa, ormai le due Chiese sorelle son separate da quasi mille, dal lontano 1054 quando il cardinale Umberto da Silvacandida depositò la bolla di scomunica per il Patriarca Michele Cerulario sull’altare della maestosa e celebre Santa Sofia di Costantinopoli.

Non fu solo per semplice opportunità politica o superiorità ecclesiale: alla base di questa divisione troviamo radici teologiche profonde, maturate nel corso di secoli e sfociate solo per malintesi politici in quell’anno. Ma si sa anche che quasi cinquant’anni fa, proprio al tempo del Concilio Vaticano II, iniziò il periodo di dialogo e confronto tra i due grandi polmoni della cristianità mondiale, che continua ancora oggi. Ricordiamo che tutte le altre “chiese” cristiane sono da considerarsi comunità ereticali, al contrario della Chiesa Ortodossa, unica che, insieme alla Chiesa latina, conserva la Tradizione e l’intera Sacra Scrittura, e una successione apostolica valida, per sottolineare le proprietà principali.

Questo fruttuoso dialogo, che tenta di ristabilire l’unità e di superare le difficoltà teologiche, prosegue tuttora, e sotto gli ultimi tre Papi, da Giovanni Paolo II, le relazione sono notevolmente migliorate. Gli incontri tra i Papi e i Patriarchi orientali sono aumentati, e continuamente delegazioni dell’una o dell’altra Chiesa viaggiano per mezza Europa. Questi frequenti contatti, che cercano non di superare gli errori eliminandoli drasticamente o di ignorarli, hanno fatto sicuramente scaturire gli elementi comuni tra le due Chiese sorelle, permettendo così di creare fronti ancora più compatti contro le derive dell’epoca post-moderna.

Senza voler sbrodolare una lista infinita, basta ricordare la comune concordia cattolico-ortodossa su temi considerati “valori non negoziabili”, come ebbe a definirli il Papa Emerito Benedetto XVI.  Non è da mettere in discussione la totale sintonia delle due Chiese rispetto al sincretismo religioso e al relativismo, due comportamenti ormai comuni in tutto il nostro occidente e che sempre più vanno diffondendosi anche all’interno del cristianesimo. Sicuramente stessa collaborazione nel combattere l’aborto e l’eutanasia, due grandi piaghe dell’umanità, non per caparbietà o per ostilità al progresso, ma semplicemente per una totale adesione alla Verità di Cristo, che, nonostante non abbia mai parlato di queste tematiche, ha sempre affermato le verità su questi temi, non solo presenti nell’Antico Testamento, ma anche iscritte dentro alla stessa legge naturale e al cuore dell’uomo, che neanche più gli stessi cristiani riconoscono più come vera e presente. La vita è TOTALMENTE e INTEGRALMENTE sacra, sia alla sua alba che al suo tramonto.

Non si può scordare anche la condanna dei matrimoni omosessuali o delle stesse sole convivenze tra persone dello stesso sesso. Ma la cosa va ancora più in profondità: in questi ultimi anni l’emergenza “omosessualista” ha fatto intervenire le autorità ecclesiastiche soprattutto nell’affermare all’assoluta innaturalità di unioni omosessuali. Ma non si deve dimenticare che la famiglia, per essere tale al cospetto di Dio, deve essere unita attraverso il vincolo del matrimonio; la tanto ormai diffusa convivenza è una piega diffusissima in tutto l’Occidente, sintomo di una tremenda immaturità affettiva e di una smodata ricerca del benessere, scambiato per comodità. Ed è proprio su questo ultimo tema che le due Chiese sorelle si sono ultimamente trovate schierate insieme.

Dal 28 novembre al 1 dicembre, presso l’Università Cardinale Stefan Wyszynski, a Varsavia, in Polonia, si sono incontrati l’arcivescovo Józef Michalik, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, e il Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca con le loro rispettive delegazioni, per discutere di alcune tematiche. L’arcivescovo Michalik ha sottolineato le difficoltà attuali dell’Occidente, che non riesce ad accettare i valori cristiani, sradicando quindi i fondamenti su cui si fonda la stessa civiltà. Il Metropolita, partito da Mosca con la benedizione del Patriarca Cirillo, ha sottolineato che il Patriarcato di Mosca “nutre le stesse preoccupazioni e vede questi problemi in modo simile”. Le preoccupazione vertono soprattutto sul valore della famiglia, come prima accennato, e anche sulla difesa dei cristiani perseguitati in tutto il mondo, e soprattutto nelle regioni sconvolte dalla guerra.

Le “family patchwork”, come le ha chiamate recentemente il cardinal Schönborn, non possono diventare il nuovo modello di famiglia cristiana, che si fonda sull’amore dell’uomo verso la donna, e viceversa, in Cristo dentro la Chiesa. Troppo facilmente si dimentica che queste nuove forme sono dei surrogati, in cui sicuramente è presente l’amore, ma dove Dio è estromesso, cacciato, esiliato. “Come potrà mai c’entrare Dio con me e la mia ragazza, non basta l’amore?” non è questa una frase ripetuta ormai ad ogni piè sospinto? Ebbene, Dio c’entra, eccome se c’entra; non “solo” perché Dio c’entra con tutto, poiché Lui crea tutto, risposta forse troppo semplicistica e neanche “palpabile” dalla persona, ma perché, e sicuramente non si riduce a ciò, l’uomo è fatto di amore, ma come mostra soprattutto il nostro tempo, il suo amore è fiacco, debole, fallace: quante persone tradiscono i propri coniugi? Come vengono portati avanti i rapporti amorosi tra i giovani? Ebbene, questo mostra una cosa: non siamo in grado da soli di ricambiare e manifestare l’amore per l’altro, cadiamo e ricadiamo. Per questo nel Vangelo così ci racconta San Matteo: «Rispose loro Gesù:”… Chiunque ripudia la propria moglie,…, commette adulterio”. Gli dissero i discepoli: ”Se è questa la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi.” Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso”» Concesso da chi, se non dal Padre, da Dio? Ecco perché Dio c’entra, perché è l’unico che veramente può completare l’amore umano!

Approfittando del tema, ho voluto ribadire ancora una volta questa fondamentale verità. Ma son soprattutto queste prese di posizioni comuni che possono far gioire il cuore, vedendo i cristiani uniti ancora una volta per difendere le verità dell’uomo. Possiamo sicuramente rallegrarci per questi incontri ecumenici seriamente intrapresi, che fanno sperare che la divisione nella Chiesa possa un giorno cedere il passo alla Chiesa UNA per la quale anche Cristo aveva pregato il Padre.(cfr Gv 19, 21)

Luca Bernardi

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Nuovo studio: violenza domestica nelle coppie gay

Donne lesbicheUna recente meta-analisi, ovvero un’indagine su una serie di studi concentrati sulla stessa tematica, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Plos medicine” e realizzata da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine and King’s College London, ha rilevato che gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) -un termine che comprende omosessuali, bisessuali e transgender- sono una categoria frequentemente colpita dal comportamento abusivo del loro partner. «I nostri risultati suggeriscono che le vittime di violenza domestica (IPV) sono comuni tra le coppie gay (MSM)»scrivono nelle conclusioni i ricercatori.

Lo studio non è stato ripreso da alcun quotidiano e il motivo per cui ne diamo diffusione si inserisce nel confronto sull’idoneità delle coppie dello stesso sesso di ricevere in adozione dei bambini. Questo ultimo studio si aggiunge alla vasta letteratura scientifica che sottolinea come le coppie omosessuali non siano -per vari motivi- il luogo ideale per la crescita di un bambino. Occorre anche sottolineare che tali argomentazioni vanno prese in considerazione solo in questo ambito, senza utilizzare questi dati a scopo discriminatorio contro le persone omosessuali.

«La violenza domestica (IPV) tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) è un problema significativo», si legge nella meta-analisi, con valori che vanno dal 15% al 51% delle coppie omosessuali (altri studi parlano di percentuali dal 25% al 50%, altri ancora del 77%). Le conseguenze fisiche, il vero obiettivo dello studio, sono purtroppo notevoli: artrite, ipertensione, malattie cardiache e problemi psicologici, come la depressione, gli stress post-traumatici (PTSD) e pensieri suicidi. Effetti esasperanti per le persone omosessuali in quanto esse, si legge sempre nello studio, vivono già diverse problematiche, come più probabilità di contrarre l’HIV (il 63% delle nuove infezioni nel 2010), sono più propensi a impegnarsi in uso di sostanze nocive e soffrono maggiormente di sintomi depressivi. Proprio in questi giorni un ennesimo studio ha rilevato anche che i disturbi alimentari sono «un’epidemia tra gli uomini omosessuali».

Non è il primo studio che tratta questa tematica: nel 2004 su “Psychological Reports” si è concluso che «l’aggressione del partner potrebbe essere più diffusa tra gli uomini gay», stesse conclusioni in uno studio del 1991 e in un altro del 2012. Nel 2013 sul “Journal of Interpersonal Violence” si è rilevato ancora una volta che «la prevalenza di violenza domestica era maggiore nelle minoranze sessuali rispetto agli eterosessuali, in particolare per le donne bisessuali e gay». Secondo Lettie L. Lockhart, che assieme ad altri ricercatori ha approfondito tale tematica attraverso uno studio sul “Journal of Interpersonal Violence”, «lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer possono essere riluttanti a denunciare gli abusi, perché non vogliono essere visti come traditori della comunità LGBTQ, così le statistiche provenienti da fonti ufficiali probabilmente indicano soltanto i livelli minimi di violenza».

Studi di questo tipo dovrebbero essere un campanello d’allarme per i sostenitori delle adozioni omosessuali. Senza arrabbiarsi verso chi realizza tali studi o verso chi li cita e li divulga. Papa Francesco pochi giorni fa ha emesso un giudizio, difendendo proprio «il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva».

 

AGGIORNAMENTO 15/04/14
In seguito ad alcune segnalazioni pervenuteci per e-mail abbiamo deciso di modificare leggermente l’orientamento dell’articolo. Ringraziamo i nostri lettori per l’attenzione.

La redazione

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Frei Betto e Papa Francesco: un’altra bufala dei vaticanisti

Frei BettoNel marzo scorso Papa Francesco ha spiegato che «i peccati dei media, i più grossi, sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna, e sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione». La prima, in particolare, è più pericolosa perché «la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà».

Pochi vaticanisti hanno ripreso queste durissime parole del Pontefice, anche perché sapevano benissimo che erano rivolte innanzitutto a loro. Da tempo ci occupiamo della frequente disinformazione del vaticanista Marco Politi de il “Fatto Quotidiano”. Ma molti suoi colleghi non sono da meno.

Luigi Accattoli, vaticanista de “Il Corriere” solitamente attento e non fazioso, ha attaccato grossolanamente le Crociate prendendo spunto da  alcune parole di Papa Francesco. Eppure, proprio Accattoli aveva anticipato che «il contesto nel quale Papa Francesco aveva nominato le Crociate non comportava un diretto riferimento al mondo musulmano e ai “pellegrinaggi armati”». E allora perché scrivere un articolo sulle Crociate e di fantomatici “mea culpa”? Il giorno dopo lo storico Franco Cardini ha replicato al vaticanista de “Il Corriere” scrivendo ovviamente che il Papa non voleva dare alcun giudizio storico su tali eventi e che sulle crociate circolano ancora troppe falsità e troppi pregiudizi negativi.

Da qualche tempo segnaliamo il cambio di rotta di Paolo Rodari che, da quando è passato dal “Foglio” a “Repubblica” si è subito adattato alle linee guida di Mauro e Scalfari. Qualche giorno fa ha infatti strumentalizzato un episodio: Frei Betto, domenicano brasiliani amico di Fidel Castro e fedele alla comunista teologia della liberazione (che usava mischiare la teologia con l’analisi marxista, legittimando la lotta di classe armata), sarebbe stato «ricevuto ieri da Papa Francesco a casa Santa Marta». Rodari per l’occasione lo ha intervistato e il frate rosso ha spiegato di aver parlato al Papa della teologia della liberazione e di averli chiesto di «riabilitare ufficialmente Giordano Bruno», Papa Francesco gli avrebbe risposto in modo affermativo, dicendogli di pregare per questo.

Subito si è accodato Gian Guido Vecchi, vaticanista de “Il Corriere” solitamente onesto. Anche lui ha riportato la presunta conversazione tra Francesco e il teologo ribelle, non si sa da quale fonte abbia attinto. Maurizio Chierici de “Il Fatto” ha fantasticato sul primo Papa che “non dice di no a Giordano Bruno”. La notizia ha fatto il giro del mondo.

La disinformazione, ci ha spiegato Bergoglio, è dire metà delle cose, quelle più convenienti. Così Papa Francesco ha fatto intervenire l’Osservatore Romano, il quale ha riportato che il Papa ha davvero incontrato Frei Betto, ma giusto il tempo del baciamano al termine dell’udienza generale del mercoledì, come con altri mille fedeli. Non c’è stata alcuna udienza privata, dunque, tantomeno discussioni su Giordano Bruno e sulla sua ipotetica riabilitazione. Anche il portavoce del Pontefice, padre Federico Lombardi, ha voluto chiarire: «Il Papa non ha ricevuto Frei Betto a Santa Marta, non si è trattato di un colloquio articolato», ma soltanto «di un saluto di passaggio, nell’ambito del cosiddetto “baciamano” al termine dell’udienza». Papa Francesco «si è fermato per qualche istante, ha ascoltato e alla fine concluso, come spesso fa, invitando a pregare». Di certo, ha ribadito Lombardi, «non ha inteso entrare nel merito della vicenda di Giordano Bruno». Dunque, il breve incontro «non va trasformato in qualcosa che non è».

Fortunatamente Andrea Tornielli, come al solito tra i più attendibili vaticanisti, ha sottolineato l’ennesimo errore dei suoi colleghi, citando l’intervento ridimensionatore della Sala Stampa del Vaticano.

Il professor Paolo Sorbi, sociologo cattolico con alle spalle una militanza giovanile “a sinistra” (uno de marxisti ratzingeriani), ha spiegato di aver avuto Frei Betto come «punto di riferimento». Tuttavia lo ha accusato di non saper fare autocritica, in particolare nel ricorso alla lotta armata, quando «Frei Betto avrebbe dovuto rispondere alla violenza dei regimi che combatteva con i movimenti di massa anti-imperialisti e democratici». Inoltre, Sorbi ha spiegato che «il personaggio di Giordano Bruno è irrecuperabile: era un ‘mago egizio’». Il fatto che fosse domenicano, «non vuol dire niente: del resto, anche nell’ordine domenicano, da me amatissimo, vi possono essere degli stupidi».

La verità, che molti vaticanisti diranno mai, è che Bergoglio non ha mai condiviso le tesi della teologia della liberazione e ha più volte condannato i suoi confratelli gesuiti che si lasciavano attrarre. Ad esempio ha sempre criticato nella teologia della liberazione «l’uso di una ermeneutica marxista», come ha spiegato l’arcivescovo Filippo Santoro, suo collaboratore latino-americano.

Il consiglio che diamo ai nostri lettori è sempre lo stesso: evitate di comprare i quotidiani, sono soldi buttati e regalati alla disinformazione, un attento uso del web oggi è più che sufficiente. Per quanto riguarda la Chiesa, riferitevi soltanto a fonti attendibili e ufficiali come l’Avvenire, Radio Vaticana, l’Osservatore Romano e il sito del Vaticano.

 

AGGIORNAMENTO 17 APRILE 2014
Anche l’ottimo vaticanista Sandro Magister si è occupato del caso, rivelando che Papa Francesco è intervenuto personalmente per smentire le voci divulgate da molti vaticanisti.

La redazione

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Contrari alla fecondazione eterologa, ecco perché

Fecondazione in vitroAbbiamo atteso qualche giorno prima di parlare del recente ed ennesimo intervento della Corte Costituzionale contro la Legge 40 (passato grazie ad un solo voto). E’ sempre utile fermarsi un attimo e osservare lo scatenarsi delle reazioni: da una parte i membri della “cultura dello scarto” ossessionata da questi temi perché crede che la “sconfitta dell’etica cattolica” plachi davvero il senso del peccato, dell’infelicità e dell’incompiutezza in cui costantemente vivono. Dall’altra gli avvocati pro-life che vivono questi temi come fossero vita o morte, confondendo (magari tralasciando) il compito del cristiano con quello dell’attivista pro-vita.

E’ doveroso occuparci e preoccuparci della bioetica, ma ricordandoci che la nostra felicità non dipende da qui o dai nostri eventuali risultati. La secolarizzazione della società implica la distruzione delle sue basi etiche e morali, lo abbiamo sempre saputo e non possiamo improvvisamente cadere dalle nuvole. Dobbiamo continuare ad annunciare agli uomini che c’è un modo migliore per vivere, che la loro vita ha un Senso ultimo e la felicità che desiderano non la troveranno nella proliferazione dei “nuovi diritti”.

Entrando nel merito con la serenità necessaria dopo questa premessa, la Corte Costituzionale ha ribaltato il volere popolare espresso nel 2005 e ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La legge 40 non è una “legge cattolica” ma per lo meno bilanciava gli interessi degli adulti con i diritti del generato (si parla di “male minore”), il suo smantellamento produrrà una doppia rivoluzione etica: ogni cosa tecnicamente e scientificamente possibile è anche eticamente lecita (ottimo l’approfondimento di Lucetta Scaraffia), e i figli diventano un diritto da pretendere. Giustamente su “Il Foglio” si è parlato di una morente «“eccezione italiana” a difesa di un’idea di umanità non subordinata alla tecnoscienza e alla legge del desiderio».

 

Diversi interventi molto interessanti, grazie a Dio, ci aiutano a giudicare i fatti. Il primo è quello del prof. Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale, preoccupato per «l’impatto sociale gravissimo di questa sentenza», sopratutto «alla tutela del nascituro». Certamente, ha proseguito, «l’effetto di questo cambiamento sarà quello di aprire a una concezione di genitorialità del tutto svincolata dal modello naturale che finora abbiamo conosciuto. Ammettendo la separazione della filiazione biologica da quella di carattere sociale o del rapporto di coppia, si produrrà un travolgimento dell’aspetto generativo. Con il rischio concreto di una deriva eugenetica».

Il rischio di eugenetica è stato citato anche da un altro autorevole studioso, Alberto Gambino ordinario di diritto privato nell’Università Europea di Roma. L’eterologa, ha spiegato, si basa infatti su un esame del codice genetico dei possibili donatori e della donna ricevente, «un passo pericolosissimo verso la selezione del genere umano, con scenari caratterizzanti da probabili discriminazioni tra categorie di persone a patrimonio genetico “selezionato” e, dunque, più efficienti, e persone fecondate naturalmente con possibili difetti genetici». La selezione dell’aspirante donatore o donatrice in base a caratteristiche fisiche in vista del “figlio perfetto” è già realtà, come ha mostrato Emanuela Vinai.

Eleonora Porcu, responsabile del Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, si è concentrata sulla conseguente mercificazione di gameti e ha spiegato cosa voglia dire donatrici di ovuli: ciclo di stimolazione ovarica massiccia, iniezioni sottocutanee quattro volte al giorno, visite ecografiche a giorni alterni e aspirazione degli ovuli. «A questi trattamenti negli altri Paesi si sottopongono le donne che si trovano in una situazione di disagio economico e che cercano un guadagno. L’eterologa è questo: la libertà di alcune donne che passa attraverso la schiavitù di altre». Per questo un’altra donna, la storica Lucetta Scaraffia, ha affermato che «è veramente incredibile vedere che molti si vantino di questo successo senza vedere che è frutto di una nuova forma di sfruttamento».

A rivelare alcuni preoccupanti scenari tecnici futuri è Angelo Vescovi, l’agnostico biologo e farmacologo, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca e ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Il dott. Vescovi accenna anche al ruolo dei genitori sociali e non più naturali: «Credo che molti non si rendano conto che cosa voglia dire tirare su un bambino che, di fatto, è figlio di uno solo. L’altro genitore è un estraneo. Un intruso, in qualche modo. Quella vita non è figlia di una coppia che ha deciso di generare insieme. L’eterologa, di fatto, sterilizza l’atto che uno dei due, seppur in laboratorio, ha avuto con un altro. Il desiderio è avere un figlio con chi si ama non un figlio ad ogni costo con chiunque. Allora è meglio adottare e offrire un vita migliore a chi sta messo male».

La prof.ssa Assuntina Morresi ha spiegato ottimamente quale inquietante scenario si aprirà: si distingueranno i genitori legali/sociali/intenzionali – quelli che hanno cercato il figlio mediante fecondazione in vitro – da quelli genetici/biologici/naturali/– coloro che hanno ceduto i propri gameti (ovociti e spermatozoi) alla coppia. «Ci saranno cioè una madre e/o un padre conosciuti e socialmente riconosciuti, quelli con cui il bambino crescerà, e un padre e/o una madre nascosti, quelli che hanno realmente contribuito con il loro seme a generare il bambino, che quindi sarà considerato figlio non di chi lo ha concepito, ma di chi ha manifestato l’intenzione di diventare genitore. Tutto programmato a tavolino, prima ancora del concepimento».

Un altro intervento degno di rilievo è quello del prof. Adriano Pessina, docente di filosofia presso l’Università Cattolica, il quale ha abilmente confutato la “retorica del dono” e del “diritto alla salute” sostenuti da chi è favorevole alla procreazione artificiale. Il filosofo Marcello Veneziani si è concentrato sul potere della magistratura: «A me non piace vivere in un Paese in cui tutto è relativo meno il potere dei giudici, tutto è opinabile salvo le scelte ideologiche della Corte. Un rullo compressore nel nome del Progresso contro la Reazione».

Lorenza Violini, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano, si è domandata retoricamente se quella della Corte «sarà stato un passo prudente o avrà aperto un’altra falla all’individualismo, alla materializzazione dei rapporti umani, alla mercificazione e al consumo anche di quel particolarissimo rapporto che lega madri e padri ai loro figli?». Il card. Carlo Cafarra, si è dispiaciuto di un tentativo di ridefinire artificialmente «i vissuti umani fondamentali: il rapporto uomo-donna; la maternità e la paternità; la dignità e i diritti del bambino».

Importante articolo sul “Corriere della Sera” di Luca Diotallevi -professore di Sociologia all’Università di Roma Tre- in risposta ad un editoriale di Angelo Panebianco. Il sociologo ha parlato di una «concezione di famiglia tradizionale (e costituzionale) ancora di gran lunga prevalente, ma si potrebbe parlare anche d’un certo ritorno di simpatia per i valori tradizionali, sopratutto tra i giovani». Passando poi alla sentenza della Corte la quale si comporta da tempo «riducendo il numero di “no” che la legge impone, come se gli unici limiti accettabili fossero quelli che la tecnica non è (ancora) riuscita a superare». Eppure, «non si dà forma alla libertà se una maggioranza non condivide dei “no […]. Certamente qualche “no” andrebbe detto anche in materia di famiglia. O almeno questa è una delle lezioni che i costituenti ci hanno lasciato».

Infine, il card. Camillo Ruini, dopo aver espresso comprensione «per coloro che soffrono per la mancanza di un figlio», con poche parole ha sintetizzato i motivi per cui essere contrari alla fecondazione eterologa: 1) Anche nel giusto desiderio di essere genitori occorre non dimenticare che il figlio rimane sempre una persona, da accogliere come dono; 2) i figli che nascono hanno il diritto di poter conoscere le proprie origini biologiche, cioè di chi sono figli. Ma con la fecondazione eterologa, questo diventa impossibile; 3) questa decisione apre alla commercializzazione – non alla donazione – dei gameti maschili e femminili, come pure alla commercializzazione dell’utero delle gestanti.

Questi gli interventi che fino ad oggi ci sono sembrati più rilevanti e pertinenti a sostegno della nostra posizione.

La redazione

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Come può esistere l’inferno se Dio è misericordioso?

InfernoCom’è possibile la compatibilità tra un Dio buono e misericordioso come quello cristiano con l’esistenza dell’inferno e della dannazione eterna? La domanda è seria e la risposta, prettamente teologica, deve partire innanzitutto -come sempre-, capendo cosa davvero insegna la Chiesa cattolica, senza pensare di sapere quel che in realtà non si conosce.

Nel 1999 durante un Udienza generale, Giovanni Paolo II ne ha parlato in termini molto chiari. «Dio è Padre infinitamente buono e misericordioso. Ma l’uomo, chiamato a rispondergli nella libertà, può purtroppo scegliere di respingere definitivamente il suo amore e il suo perdono, sottraendosi così per sempre alla comunione gioiosa con lui. Proprio questa tragica situazione è additata dalla dottrina cristiana quando parla di dannazione o inferno. Non si tratta di un castigo di Dio inflitto dall’esterno, ma dello sviluppo di premesse già poste dall’uomo in questa vita». L’uomo si auto-esclude dalla relazione con Dio e Dio, che non costringe mai la libertà dell’uomo, lo terrà lontano da sé per l’eternità anche se fino all’ultimo cercherà di tendergli la mano. «L’inferno è la situazione in cui definitivamente si colloca chi respinge la misericordia del Padre anche nell’ultimo istante della sua vita», ha continuato Papa Wojtyla.

Il linguaggio usato dall’Antico e Nuovo Testamento, compresa l’Apocalisse, per descriverlo (un luogo di tenebre, una fossa, la Geenna dal “fuoco inestinguibile”, che poi era la discarica di Gerusalemme ecc.) è «un linguaggio simbolico» e «le immagini con cui la Sacra Scrittura ci presenta l’inferno devono essere rettamente interpretate». «Esse», ha proseguito Giovanni Paolo II, «indicano la completa frustrazione e vacuità di una vita senza Dio. L’inferno sta ad indicare più che un luogo, la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio, sorgente di vita e di gioia». Una auto-esclusione dalla comunione con Dio, come spiega anche il Catechismo: «Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola “inferno”».

Anche Enzo Bianchi, recentemente, ha spiegato che «noi siamo portati a immaginare l’inferno come luogo, ma esso è un “non-luogo”, un “non-essere”, un “non-tempo”, è il nulla di una morte eterna. Dio vuole che tutti siano salvati, suo Figlio Gesù è venuto nel mondo per i peccatori, non per i giusti (Mc 2,17 e par.; 1Tm 1,15): ma di fronte al bene o al male l’uomo, seppure in una condizione di fragilità propria della sua natura, resta sempre libero di aderire all’uno e rifiutare l’altro, almeno con il desiderio e la volontà». Il priore di Bose ha poi aggiunto che anche Gesù «per condannare il male in modo chiaro e indicare che l’uomo può scegliere vie mortifere, ricorre a immagini diverse, tratte sia dalle Scritture sia dalla sua contemporaneità». D’altra parte, «queste immagini sono crudeli, ma come descrivere altrimenti l’esito di una via che ha scelto la morte, la violenza, la prepotenza e non ha mai riconosciuto la vita dell’altro, non ha mai avuto discernimento del povero e del bisognoso, non ha mai riconosciuto la fraternità umana? Certo, queste sono solo immagini, ma ci dicono che noi possiamo scegliere non la vita e la comunione con Dio, ma la morte eterna e la separazione da Dio! L’inferno dunque non indica un luogo ma una situazione in cui potranno cadere coloro che liberamente e definitivamente hanno scelto tutto ciò che è contrario alla volontà di Dio e, di conseguenza, anche a ogni cammino di umanizzazione». Rispetto alla presenza reale delle fiamme, si può approfondire con la riflessione di padre Angelo Bellon.

Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto anche che «la ‘dannazione’ non va perciò attribuita all’iniziativa di Dio poiché nel suo amore misericordioso egli non può volere che la salvezza degli esseri da lui creati. In realtà è la creatura che si chiude al suo amore. La “dannazione” consiste proprio nella definitiva lontananza da Dio liberamente scelta dall’uomo e confermata con la morte che sigilla per sempre quell’opzione. La sentenza di Dio ratifica questo stato». E «il pensiero dell’inferno – tanto meno l’utilizzazione impropria delle immagini bibliche – non deve creare psicosi o angoscia, ma rappresenta un necessario e salutare monito alla libertà». Anche Enzo Bianchi ha riconosciuto che «l’inferno è rimosso soprattutto come reazione a un insegnamento che lo affermava per intimorire e minacciare, credendo in tal modo di poter dissuadere il popolo cristiano dal peccare». Invece, «le parole delle Scritture sull’inferno, dobbiamo innanzitutto vederle come una chiamata alla responsabilità, mediante la quale esercitare la nostra libertà in vista del nostro destino».

Pensare ad un Dio cattivo a causa dell’esistenza dell’inferno significa ritenere che per noi ci sia una salvezza automatica, qualunque cosa facciamo, qualunque vita viviamo. Ed invece non è così, anche perché l’inferno noi lo creiamo qui sulla terra, diventando sovente noi “inferno” per gli altri. Edith Stein nell’inferno di Auschwitz nel 1942 scriveva: «Appartiene a ciascuno decidere del proprio destino. Dio stesso si ferma davanti al mistero della libertà di ogni persona». Per questo, ha concluso Enzo Bianchi, «non è conforme alla fede cristiana affermare che non c’è l’inferno o che l’inferno è vuoto». Sostenerlo è un’azione dannosa per la fede, come ha spiegato anche padre Giovanni Cavalcoli.

L’esistenza dell’inferno dunque, come abbiamo visto, non contraddice affatto la bontà e la misericordia di Dio. E’ comunque importante che noi cristiani siamo chiamati sopratutto a ricordare la misericordia di Dio, sperando e pregando per tutti, anche per i nemici e i peggiori criminali, affinché conservino una scintilla di libertà e umanità capace di accogliere, almeno, l’ultima chiamata di Dio.

La redazione

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Il protestantesimo si adegua al mondo ed entra in crisi

Sally HitchinerIl teologo Vito Mancuso teme la modernità, per questo cerca di scendere a compromessi con essa tentando di diluire e annacquare quel che della dottrina della Chiesa non riesce ad essere accettato dalla maggior parte degli abitanti delle società moderne.

Il consiglio indiretto di Mancuso al Papa è di fare come le Chiese protestanti, smettere di valorizzare la diversità sessuale e accettare i matrimoni omosessuali, smettere di sostenere il sacramento del matrimonio guardando con negatività al divorzio, contraddire la tradizione apostolica e aprire al sacerdozio femminile. Solo rinunciando al suo “insostenibile” punto di vista, ripete Mancuso, la Chiesa riceverà finalmente l’applauso del mondo e sarà accolta nell’era del progresso.

La Chiesa è indietro, deve adeguarsi al mondo! Questo è un mantra ripetuto anche da molti cattolici. Eppure la Chiesa non ha mai inseguito le mode etiche dei periodi storici in cui si è trovata ad annunciare il Vangelo, non ha mai cercato di abbellire e mascherare la sua visione per apparire più attraente. Essa vuole semplicemente restare indietro di 2000 anni, ancorata alla verità di Gesù Cristo e dei Padri della Chiesa.

Non è la scelta fatta dai fratelli protestanti che, da quando si sono emancipati dalla successione apostolica, non hanno potuto frenare il relativismo etico e quindi il proliferare di centinaia di altri piccoli protestantesimi. Tanto che, in alcune aree dell’America, ogni 50 km c’è una chiesa protestante appartenente ad una “versione” diversa (anglicana, battista, mormone, evangelica ecc.).

I protestanti hanno scelto di fronteggiare la secolarizzazione all’opposto della Chiesa cattolica. Hanno “ascoltato i consigli” di Vito Mancuso: ad esempio significativo che poco tempo fa quattro vescovi della Chiesa anglicana hanno spiegato di voler accettare le nozze gay per apparire “al passo con i tempi” ed evitare «scontri con i comportamenti della società contemporanea». Dal 1994 “per apparire al passo coi tempi” gli anglicani hanno avviato il sacerdozio femminile cadendo nella trappola laica della fantomatica “discriminazione della donna” e, secondo statistiche recenti, proprio da quell’anno la pendenza di abbandoni dei fedeli per la Chiesa anglicana si è inclinata più rapidamente. Oggi il 50% dei nuovi preti è di sesso femminile e nel novembre scorso c’è stata l’introduzione delle donne vescovo, secondo uno studio metà delle sacerdotesse ordinate non crede nella resurrezione di Cristo. La reverenda Sally Hitchiner (vedi foto) è perennemente in televisione, veste Prada e gioielli: «Non ho 80 anni, indosso ciò che voglio. Moti uomini si sentono intimiditi e non vogliono uscire con me la sera». E dichiara: «La chiesa cattolica è la stessa da duemila anni e questa è la sua forza. Noi siamo una chiesa diversa, molto più tollerante, sempre in divenire». La tollerante Chiesa anglicana per questo ha deciso di eliminare le scomode parole “peccato” e “diavolo” dal rito del battesimo, preferendo una formula asettica e neutrale, politicamente corretta (tanto che il vescovo anglicano di Rochester Michael Nazir-Ali ha accusato il tentativo di «ridurre il cristianesimo a citazioni facilmente digeribili». «Il problema è che gran parte della Chiesa anglicana non crede più nell’inferno, nel peccato e nel pentimento», ha accusato un membro del Sinodo Generale).

Una chiesa molto tollerante, come dice Hitchiner, ovvero liquida come la società in cui è immersa. Eppure -sarà un caso?- è molto alto l’allarme del rischio di estinzione degli anglicani in Inghilterra. «La chiesa d’Inghilterra è soltanto a una generazione dall’estinzione», ha detto l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, intervenuto al grande sinodo della chiesa d’Inghilterra. «Dovremmo vergognarci di noi stessi, nell’aria vi è un senso di sconfitta».

Non va meglio ai protestanti in generale: i bambini battezzati nella Chiesa luterana in Svezia, ad esempio, nel 2013 sono meno della metà della popolazione e i praticanti sono il 2%, in generale un sacerdote protestante su sei, secondo una ricerca, non crede più in Dio e, in America, il 46% crede che la Terra abbia 6000 anni. Recentemente un pastore luterano ha celebrato la Messa in un minuto per non perdere la partita di football e uno dichiaratamente gay ha lanciato anatemi contro Papa Francesco imponendogli di cambiare opinione sull’omosessualità. Un libro uscito recentemente ha parlato della crisi del cristianesimo evangelico, le cui «contraddizioni sono il prodotto di una crisi di autorità che è al centro della loro fede. Gli evangelici non hanno mai avuto una sola autorità a guidarli attraverso i dilemmi o per risolvere la questione problematica di ciò che la Bibbia significa in realtà». «Le inclinazioni anti-intellettualistiche della cultura evangelica», pensiamo allo scontro con il mondo scientifico sull’evoluzione/creazionismo, «non derivano dall’obbedienza sincera e fiduciosa alla Scrittura, ma da profondi disaccordi su ciò che significa la Bibbia».

L’amicizia con i protestanti ci impone di fare loro presente tutto questo. La Chiesa cattolica continua invece globalmente a crescere (seppur anch’essa perda consensi in Europa e Nord America), Papa Francesco è riconosciuto come l’autorità morale principale del mondo intero e, allo stesso tempo, non ha intenzione di adeguarsi ad esso, non ne ha paura e non vuole annacquare la dottrina cattolica con il relativismo dei teologi new-age, nuovi portavoce di una società iper-individualista e moralmente in crisi.

La redazione

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