Cari irlandesi, non illudetevi: le unioni gay rimangono eticamente contro l’uomo
Come prevedibile, al referendum irlandese per stabilire se i matrimoni tra due persone dello stesso sesso debbano o meno essere inseriti nella carta costituzionale, hanno vinto i “si”. Ora assisteremo per qualche giorno alla solita retorica della “vittoria del progresso contro l’oscurantismo”, così come è avvenuto dopo la legalizzazione in Francia. Almeno prima che si verificasse il boom di divorzi delle coppie gay sposatesi in quell’occasione e arrivassero dati e statistiche subito nascoste dai promotori delle campagne Lgbt.
In Irlanda era facile immaginarlo data la violenta spinta lobbystica organizzata nelle settimane precedenti. Tutti i principali uomini di spettacolo (che fanno sempre grande presa sul popolo) e i media internazionali, anche italiani, si sono apertamente schierati a favore del “si”. Ancora in queste ore stanno ripetendo che è il primo referendum su questa tematiche dimenticando che due anni fa lo stesso referendum in Croazia ha visto la netta vittoria dei difensori del matrimonio e della famiglia. Inoltre, la voce della Chiesa, l’autorità principale del Paese, si è lei stessa resa debole a causa del grosso e vergognoso scandalo dei preti pedofili e delle coperture da parte di alte autorità ecclesiali.
Si è scoperto anche che il miliardario irlandese-americano Chuck Feeney e la sua agenzia Atlantic Philantropies ha investito milioni di dollari per organizzare la campagna pro-Lgbt e “comprare” il voto: «denaro straniero sistematicamente investito per cambiare l’opinione pubblica, per far votare ‘sì’ in un referendum che ha enormi conseguenze per il diritto familiare e le future generazioni», è stato rilevato. Breda O’Brien sull’Irish Time ha affermato che l’Atlantic Philantropies si trasformata in una «macchina di lobbyng professionale che lavora a tempo pieno» per la l’associazionismo gay.
Il quotidiano online Irish Central ha documentato il violento fascismo dei promotori del “si” e delle associazioni omosessuali, con manifesti contrari alla ridefinizione del matrimonio «deturpati e abbattuti dai giovani assaltatori del “vota sì” in tutto il paese)». La campagna dei sostenitori Lgbt è stata organizzata “contro” i difensori del matrimonio, insultandoli e intimidendoli (come avviene già da tempo in Italia). In questo modo, molti indecisi «si sono sentiti intimiditi e hanno iniziato a tenere le loro opinioni per se stessi. Non desiderano essere vittime di bullismo o che le preoccupazioni che avevano sul matrimonio tra persone dello stesso sesso vengano liquidate come bigotte, una sciocchezza primitiva. Le stesse violenze sono state raccontate dall’ateo Brendan O’Neill, il quale ha parlato di «soffocamento della libertà d’espressione» per chi è contrario ai matrimoni gay, con tanto di minacce e pubblici insulti.
Il fascismo LGBT è stato condannato anche dallo scrittore irlandese John Waters sull’Independent in cui ha raccontato «i lanci di uova e le molestie contro un hotel di Galway, continuate finché non ha cancellato una conferenza contro l’emendamento». A Tempi Waters ha rivelato: «Questi sviluppi recenti sono il frutto di un potere politico e culturale crescente influenzato dalla lobby Lgbt, sia in Irlanda sia a livello globale. Affermano che quello che sta accadendo è qualcosa che nasce dalla società, ma in realtà viene imposto mediante le loro intimidazioni, le loro bugie, la manipolazione dei media e della politica e il silenzio a cui costringono le persone. Quando si agitavano per la legalizzazione delle unioni civili, insistevano sul fatto che si trattava solo di ottenere diritti come quello alla successione ereditaria e alla proprietà, e che non avevano alcuna intenzione di richiedere il matrimonio o l’adozione. E non appena le unioni civili sono state legalizzate, praticamente il giorno successivo, hanno cominciato a chiedere: “Perché allora non possiamo anche sposarci e avere figli?». Ed infatti è un avvertimento anche per chi anche in Italia è a favore delle unioni civili ma non al matrimonio omosessuale: è invece soltanto il primo passo che, come dimostrano tutti i Paesi in cui sono state legalizzate le nozze gay, porta direttamente al matrimonio e all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.
Per non parlare della corruzione delle parole: le campagne Lgbt sono sempre caratterizzate da parole come “amore”, “libertà”, “cosa c’è di male?”, “progresso”, le stesse che veniva utilizzate fino a pochi anni fa per sostenere l’eugenetica, accettata ovunque e insegnata nelle migliori università dell’Occidente (tranne l’Italia, come sempre). «Sfortunatamente non è più possibile, in questo contesto, parlare del significato delle parole», ha continuato Waters. «La lobby Lgbt ha letteralmente corrotto ogni parola che possa ostacolare il suo obiettivo, non solo la parola “matrimonio” ma anche “uguaglianza”, “discriminazione”, “libertà”, e sì, anche “amore”». Non a caso Papa Francesco ha scelto di denunciare tale fenomeno come «colonizzazione ideologica che cerca di distruggere la famiglia» tramite la «ridefinizione dell’istituzione del matrimonio».
Insomma una vittoria comprata con il denaro, frutto di intimidazioni, violenza, fascismo e corruzione delle parole. Ma è pur sempre una vittoria e va accettata. Molti si sono spesi per far capire a livello giuridico e sociale quanto fosse deleterio per la società e per la famiglia la ridefinizione del matrimonio, come ha fatto pochi giorni fa il laico magistrato Geremia Casaburi della Corte di appello di Napoli, esperto di tematiche familiari: «Il “matrimonio per tutti”, tanto per usare una formula alla francese, svilisce il matrimonio di tutti».
Dal punto di vista morale, infine, non vorremmo che gli irlandesi credessero davvero che legalizzando qualcosa automaticamente la si renda eticamente e moralmente accettabile: il matrimonio omosessuale legittima pubblicamente un’unione sentimentale deleteria per le stesse persone protagoniste della coppia (lo stesso vale e varrebbe per le unioni incestuose o poligamiche), che vivono un’affettività disordinata rispetto al loro bene e alla loro natura umana. La persona omosessuale va sempre accolta con rispetto e affetto, l’omosessualità non è né un peccato né una malattia da curare. Il problema sono i rapporti omosessuali poiché manifestano e amplificano la contraddizione tra il dato psicologico e l’orientamento biologico/anatomico della persona, che non può essere annullato o ignorato. Questo disordine tra mente e corporeità è un ostacolo alla realizzazione della persona e della sua vera felicità, come spesso ci viene testimoniato da chi vive queste tendenze. Il problema si complica ancora di più quando la coppia pretende di poter crescere un bambino, rendendolo orfano di padre o madre e censurando il confronto con la diversità sessuale, e per soddisfare questa pretesa, è costretta ad acquistare il corpo di una povera donna del Terzo mondo (utero in affitto o maternità surrogata) per poterle poi strappare dalle mani il concepito che ha portato nel grembo per nove mesi. La compravendita di bambini e l’uso della donna come incubatrice.
Dal punto di vista cristiano, evidentemente, le unioni omosessuali violano la volontà di Dio di crearci maschi e femmine e di donare all’uomo la compagnia della donna, e alla donna la compagnia dell’uomo perché fossero una cosa sola nel cammino della vita. Come ha spiegato Papa Francesco, «La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana». E ancora: «Il matrimonio consacrato da Dio custodisce quel legame tra l’uomo e la donna che Dio ha benedetto fin dalla creazione del mondo; ed è fonte di pace e di bene per l’intera vita coniugale e familiare».
Ecco, cari militanti irlandesi e cari amici gay: esultate pure, intimate e insultate pure fino allo sfinimento chi non la pensa come voi. Ma non illudetevi di agire per il vostro bene e per il bene della nostra e vostra società. Noi abbiamo cercato e stiamo cercando di farvelo capire.
La redazione