Brave le suore di Madre Teresa, i bambini non sono oggetti!

 La testimonianza di persone libere, davvero libere, è impagabile. Circondati da masse che obbediscono a mode culturali, stimiamo moltissimo il coraggio di sostenere ragionevolmente le proprie idee e convinzioni anche quando tutti gli altri corrono dalla parte opposta.

Ci riferiamo alle suore di Madre Teresa di Calcutta in India, le Missionarie della Carità. Da decenni dedicano la loro vita agli ultimi, ai poveri, ai paria (o dalit), cioè gli scartati dal sistema religioso induista, coloro che non possono entrare in contatto con gli appartenenti alle altre caste perché li renderebbero impuri. Le suore invece li accolgono e li trattano come principi, imitando le gesta di Madre Teresa.

Il governo indiano non ha pensato di interrompere questa discriminazione, ancora oggi molto presente (di tre anni fa la notizia di una donna uccisa dai fratelli perché voleva sposare un paria). Si è però preoccupato di permettere l’adozione di bambini anche a single, divorziati e separati.

Le missionarie, molto attive nel campo dell’adozione, hanno quindi deciso in modo sofferto di rinunciare allo status giuridico che permette loro di gestire questi centri in India. Il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, ha commentato: «La Chiesa cattolica in India deve occuparsi di questo problema delle linee guida. Io sostengo le sorelle missionarie. I bambini non sono oggetti; ognuno di loro è un dono prezioso di Dio. Le Missionarie della carità sono al servizio dei più vulnerabili e questi minori abbandonati non possono essere dati a qualsiasi genitore». Sopratutto, non possono essere inseriti in contesti familiari in cui non può essere garantita la complementarietà sessuale, la presenza di un padre o di una madre, due figure insostituibili per una armoniosa crescita del bambino. E non c’entra nulla la capacità di essere buoni genitori, cosa che sicuramente molti single, divorziati o separati sanno essere.

Molti quotidiani italiani, nel riportare la notizia, hanno ironizzato sostenendo che per le Suore sarebbe meglio i bambini orfani che affidarli ad un genitore solo. Non è così ovviamente, si tratta invece di amare così tanto i bambini da volerli inserire soltanto in una condizione strutturalmente ottimale per la loro crescita, senza accontentarsi di soluzioni poco idonee (nell’affido a single/divorziati li si lascia comunque orfani di un padre o di una madre). I bambini non sono dei giocattoli che ci si può accontentare di riporli in una cantina umida piuttosto che nell’armadio in camera, non si gioca con la vita altrui, non si fanno tentativi ed esperimenti sociali. Quando non ci saranno più coppie disponibili ad adottare potrebbe nascere l’ipotesi, ma non è certo la situazione attuale per fortuna.

Se la natura ha previsto la presenza obbligatoria di un uomo e di una donna per generare una nuova creatura, questa è per deduzione anche l’unica condizione ottimale e naturale di crescita per questa creatura. Chi sottovaluta questo non fa il bene dei bambini ma li usa, consapevolmente o meno, come oggetti. Per fortuna, c’è chi -per amore agli ultimi- dice no.

La redazione

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L’8×1000 e la Corte dei Conti: la Chiesa italiana non ha colpe

8x1000 2Le due notizie del giorno sono i “corvi” arrestati in Vaticano (anzi uno, dato che Francesca Immacolata Chaouqui, ex membro della Commissione referente su tutte le amministrazioni economiche del Vaticano, afferma di essere stata convocata dalla Gendarmeria Vaticana solo come informata dei fatti) e la relazione della Corte dei Conti sull’8×1000.

Del primo caso abbiamo poco da dire se non l’infinita tristezza per questo misero spettacolo offerto al mondo, ancora una volta. In un articolo vengono riportate anche le parole del Papa intercettate dai “corvi”, che poi hanno passato il materiale a Gianluigi Nuzzi per il suo ultimo libro. Il Pontefice, si sente nell’intercettazione, chiede chiarezza e trasparenza, si lamenta dell’alto numero dei dipendenti e insiste perché i preventivi dei lavori siano almeno tre e poi si scelga il più economico. E’ deluso di come vengano gestiti i soldi da un parte della burocrazia vaticana.

 

Sulla seconda notizia vorremmo invece soffermarci di più. L’anno scorso quello della Corte dei Conti fu un chiaro intervento politico, criticato anche da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale. Quest’anno la Corte ha ripreso in parte le stesse critiche, che i quotidiani hanno indirizzato quasi esclusivamente contro la Chiesa italiana. Ecco cosa ha detto la Corte dei Conti:

1) Sistema premia la Chiesa: il sistema ha rafforzato economicamente la Chiesa italiana, nel 2015 le sono stati ad esempio assegnati 995 milioni di euro. Si riaffermano inoltre le critiche già note: i fondi vengono distribuiti proporzionalmente sulla base delle scelte espresse. Benissimo, e dov’è il problema? La Chiesa viene scelta dall’80% dei contribuenti che esprimono una preferenza. I fondi di chi non ha espresso preferenze vengono divisi proporzionalmente tra Chiesa, Stato e tutte le religioni che ne possono beneficiare. E’ ovvio che la maggior parte di questi finisca alla Chiesa, dato che è stata volontariamente scelta dalla maggioranza di chi ha espresso una preferenza. Tutti lo sanno e chi non lo sa ha il dovere di informarsi e il diritto di essere informato, non c’è niente di non trasparente. Si può criticare il sistema, legittimo, ma non è certo colpa della Chiesa se l’80% dei contribuenti che esprimono una preferenza, la scelgono come beneficiario. Anzi, è un merito.

2) Ripartizione dei fondi: la Corte dei Conti ancora una volta interviene sostenendo che la Chiesa italiana destina il 27% dei fondi per gli interventi caritativi, mentre il 40% va alle esigenza di culto e pastorale e il 33% per il sostentamento del clero. E’ una lettura miope dei fatti, come è già stato spiegato nel nostro apposito dossier: è sbagliato considerare rigidamente soltanto la voce “carità” in quanto, ad esempio, lo stipendio per un missionario che ispira e anima un progetto di aiuto in Africa finisce sotto la voce “sostentamento del clero”, così come i fondi per mantenere mense, centri di aiuto e case d’accoglienza e gli immobili a servizio della carità, finiscono sotto la voce “culto e pastorale”. Dunque l’investimento nella “carità” non è tutto quello che appare sotto la diretta voce della rendicontazione. Da sempre la Cei informa costantemente sull’utilizzo dei fondi dell’8×1000.

3) Pubblicità mediatica: la Corte si lamenta anche con le confessioni religiose per il ricorso alla pubblicità per ottenere una quota sempre più rilevante della contribuzione pubblica, rischiando di creare la necessità di convogliare ingenti risorse a fini promozionali a discapito del loro utilizzo per le finalità proprie. Questa critica sembra legittima, bisognerebbe tuttavia verificare da dove arrivino i fondi per finanziare la pubblicità. Non è affatto detto che le varie confessioni religiose utilizzino quelli acquisiti tramite l’8×1000.

3) Errori dei Caf: un altro aspetto messo in luce dalla Corte dei Conti sono gli errori che avvengono nei Caf, dove il 7% delle volte gli impiegati non trasmettono la scelta effettuata dal contribuente o ne trasmettono una diversa. Nel 65% delle irregolarità in argomento le scelte erroneamente trasmesse sono a favore delle Chiesa cattolica. Anche qui l’errore è del Caf, non certo della Chiesa.

4) Critica allo Stato: l’ultima critica è contro lo Stato, accusato di scarsa trasparenza, uso improprio delle risorse, spesso non impiegate per i fini previsti dalla legge e disinteresse ad incentivare verso di sé la destinazione dell’otto per mille. Anche qui l’errore è dello Stato, non della Chiesa.

 

Non troviamo colpe della Chiesa italiana, come invece sembrano suggerire i quotidiani. Segnaliamo invece l’ottima risposta offerta anche dal quotidiano Avvenire. Anche quest’anno, inoltre, valgono le critiche già esercitate alla Corte dei Conti (e ai quotidiani) dal già citato giurista Cesare Mirabelli: «Il sistema dell’8×1000 funziona, ha contribuito al superamento definitivo delle leggi eversive dell’Ottocento, le confessioni religiose l’hanno giudicato in modo positivo, partecipano e stanno chiedendo di partecipare. La deliberazione non ne coglie l’originalità di democrazia nell’indirizzo della spesa: il suo punto di forza, chissà perché ignorato».

La redazione

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I nuovi libri che dovete assolutamente leggere (giugno-ottobre 2015)

libriContinuiamo la nostra rubrica con la quale segnaliamo i libri pubblicati nell’ultimo periodo, in questo caso tra giugno e ottobre 2015, che riteniamo contengano un utile approfondimento per la nostra fede.

Rendere ragione di quel che abbiamo incontrato, saper argomentare la propria posizione, anche pubblicamente. La fede è intimamente legata alla ragione, al saper dire a se stessi, e poi agli altri, perché ogni mattina si sceglie di essere cristiani e perché si sostengono determinate posizioni rispetto ad altre. Un aiuto a stabilizzare questo giudizio arriva anche impegnandosi in una formazione personale a 360°, in particolare mettendosi di fronte alle ragioni offerte da altri testimoni, come gli autori dei libri che presentiamo.

 
 

La credibilità del cristianesimo di Giuseppe Tanzella Nitti (Città Nuova 2015)
Il teologo Tanzella Nitti è un autore molto prolifico e convincente in tutte le sue opere, in questa si occupa delle implicazioni dell’annuncio del Vangelo nel contesto socio-culturale contemporaneo, anche considerando le obiezioni della razionalità filosofica e scientifica (l’autore ha anche un curriculum da astronomo).

Mente e cosmo – Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa di Thomas Nagel (Raffaello Cortina 2015)
Il libro di Nagel, tra i più celebri filosofi americani, è senza dubbio uno dei più interessanti usciti in questi mesi. Egli si dimostra convinto del fallimento della concezione materialistica della natura, che non spiega i tratti fondamentali del nostro mondo connessi con la mente (coscienza, intenzionalità, significato, valori). L’evoluzione non è affatto meccanicistica ma teleologica.

Ho udito il grido dell’Amazzonia. Diritti umani e creato. La mia lotta di vescovo di Erwin Kraütler (Edizioni Missionaria Italiana 2015)
Il vescovo austriaco Kraütler guida una diocesi più estesa dell’Italia, un impegno di oltre 50 anni a fianco degli indios, dei lavoratori rurali e dei senza terra. Un’azione pastorale che gli è costata varie minacce di morte e addirittura un attentato, cui è scampato per miracolo (il missionario che lo accompagnava è rimasto ucciso). Il racconto di un missionario che annuncia tramite il Vangelo la liberazione dei poveri e degli oppressi, lottando anche contro chi vorrebbe deturpare l’Amazzonia.

Il cristianesimo e la formazione della civiltà occidentale di Christopher Dawson (BUR 2015)
Dawson, uno dei maggiori storici del dopoguerra, sostiene assieme a molti che la Chiesa ha giocato un ruolo importante nello sviluppo della civiltà occidentale. Nella sua componente culturale, ma soprattutto in quanto presente nei luoghi più diversi del mondo, essa è stata capace di agire sulla realtà, ponendo così i fondamenti di una civiltà che ha segnato in maniera indelebile il Vecchio Continente.

Più forti del terrore – I cristiani del Medio Oriente e lo Stato Islamico di Louis Sako (Edizioni Missionaria Italiana 2015)
Mons. Sako, patriarca di Baghdad, guida la comunità cristiana irachena, una delle più perseguitate al mondo, testimonia la tenace ricerca della convivenza tra le diverse religioni e il rifiuto di odiare gli altri, anche i propri carnefici. Una bellissima testimonianza di un martire alla guida un popolo di martiri e racconta «molte testimonianze di giovani pronti a morire piuttosto che rinunciare alla loro fede». Sullo stesso tema, proponiamo anche Dialogo con l’Islam – Sciiti e cattolici davanti al futuro, di Vittorio Ianari (Mondadori 2015), dove il sacerdote romano parla del mondo degli sciiti e spiega la concreta possibilità di un dialogo.

La fine della vita umana – Questioni bioetiche di Claudia Navarini (If Press 2015)
Bioeticista molto attiva a livello mediatico, la Navarini insegna Bioetica, Etica e Antropologia Filosofica presso l’Università Europea di Roma, dove è anche ricercatrice di Filosofia morale. Nel libro affronta con la competenza necessaria l’argomento del fine vita, dall’eutanasia al testamento biologico, dall’accanimento terapeutico alla proporzionalità delle cure, offrendo risposte autentiche da usare nel dialogo con la cultura dello scarto.

Quando la Bibbia sbaglia? di Sebastiano Pinto (Messaggero Edizioni 2015)
Docente presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma) e la Facoltà Teologica Pugliese (Bari), Sebastiano Pinto affronta il corretto approccio alla lettura della Bibbia, lontano dal letteralismo tipico del protestantesimo. Con un linguaggio semplice e accessibile, rivolto soprattutto ai non addetti ai lavori, l’autore aiuta a chiarire quelli che a noi moderni appaiono come “errori” della Bibbia. Tutto dipende, in realtà, dall’approccio che si utilizza per accostarsi al Libro.

L’uomo e il suo destino – Scoprire Dio attraverso la scienza di Pierre Lecomte du Noüy (Castelvecchi 2015)
Non ha bisogno di presentazioni il celebre fisico du Noüy (1883-1947), in questo libro rilegge la teoria dell’evoluzione alla luce della fisica moderna, per dimostrare che una visione logica e razionale della Natura conduce all’idea di Dio, mostrando anche l’insoddisfazione verso le spiegazioni materialistiche.

Gen(d)erazione nuova – Oltre il senso comune di Riccardo Fenizia (Passione Educativa 2015)
Servono molto pubblicazioni su questa tematica, come quella del filosofo Fenizia, che chiariscano che siamo uomini o donne integralmente tali, che il sesso non è una mera appendice biologica, ma caratterizza ed esprime tutta la persona. Altro che gender. Sullo stesso tema consigliamo Nati per essere liberi – Famiglia e scuola: educazione sessuale no-gender theory dello psicologo Tonino Cantelmi (Paoline Edizioni 2015)

Bibbia e scienza – All’origine di un rapporto inscindibile di Stanley L. Jaki (Fede e Cultura 2015)
Il celebre Stanley Jaki ha lavorato una vita per mostrare in modo convincente la conciliabilità tra scienza e fede, tra il linguaggio scientifico e quello biblico. Questo libro è uno dei tanti frutti del suo lavoro.

Il «buono-scuola» per una «buona scuola» di Dario Antiseri (Rubettino Editore 2015)
Salvare la scuola pubblica, statale e paritaria, dallo statalismo. Il filosofo Antiseri è da anni impegnato in questa missione, spiegando -come fa ottimamente in questo libro- le nefaste conseguenze di una mancata parità (anche economica) tra scuole stati e paritarie, rispondendo allo stesso tempo alle obiezioni del mondo statalista.

Il cammino della Chiesa di Luigi Negri (Ares 2015)
L’arcivescovo di Ferrara, mons. Negri, è specializzato nel riconoscere nella storia, della Chiesa e non, indizi utili per inquadrare l’attualità. In questo libro spiega come la Chiesa sia possibile comprenderla, non concependola come una realtà meramente politica e socio-culturale, ma soltanto alla luce della fede, poiché è una realtà in cui l’elemento umano s’intreccia con quello divino. Su un tema molto simile consigliamo Una storia della Chiesa di Angela Pellicciari (Cantagalli Editore 2015).

Erotica & materna – Viaggio nell’universo femminile di Mariolina Ceriotti Migliarese (Ares 2015)
Neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, Ceriotti Migliarese racconta la preoccupante scissione tra la dimensione erotica e la dimensione materna della donna. Se l’eccesso della componente erotico/narcisistica comporta, infatti, egoismo e aridità emotiva, lo squilibrio verso la componente materna spinge verso modalità soffocanti che sono altrettanto pericolose nelle relazioni interpersonali.

Esistenza e concetto di Dio di Dario Tione (Edizioni Segno 2015)
In accordo con la conoscenza scientifica e la sensibilità culturale dell’uomo del XXI secolo, e con l’ausilio delle fonti religiose, della logica e del pensiero speculativo, questo saggio di teologia cristiana propone validi argomenti a favore dell’esistenza e dell’essenza di Dio.

Ma che cos’è una famiglia? di Fabrice Hadjadj (Ares 2015)
Un bellissimo saggio sulla famiglia da parte del filosofo francese Hadjadj. Sullo stesso argomento consigliamo anche Famiglia e matrimonio di fronte al Sinodo. Il punto di vista dei giuristi di Anna Sammassimo e Ombretta Fumagalli Carulli (Vita e Pensiero 2015).

Le pietre di inciampo del Vangelo – Le parole scandalose di Gesù di Gianfranco Ravasi (Mondadori 2015)
Mons. Ravasi affronta le parole “dure” di Gesù che compaiono nel Vangelo e alcune contraddizioni presenti tra i diversi sinottici, dando una spiegazione convincente a queste “zone d’ombra”.

Strappata all’abisso. Dagli psicofarmaci alla fede di Milly Gualteroni (Ares 2015)
L’autrice racconta la sua storia: nata in una solida famiglia lombarda, un’ottima formazione culturale, giornalista nei periodici patinati, feste, sesso, intrighi, vanità senza curarsi di vincoli etici, respinti come anacronistici “moralismi”. Un periodo di depressione, tre tentativi di suicidio, farmaci e la scoperta di aver indossato sempre una maschera mondana. Ad un certo punto l’irruzione del Mistero, lo scettico razionalismo viene messo alla prova da una serie di eventi inspiegabili, impressionanti. Una Luce inattesa porta la liberazione del corpo e dell’anima, arrivando alla conversione.

La redazione

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UCCR riparte, ecco cosa è accaduto…

Piazza San PietroTemporeggiare qualche mese: questo avevamo scritto nel nostro ultimo articolo, quattro mesi fa. Quando il confronto dialettico -parliamo sopratutto della realtà cattolica mediatica- diventa odio reciproco allora preferiamo tirarci indietro piuttosto che buttarci nella mischia. Così infatti abbiamo fatto, approfittando dei mesi estivi.

Per capire le ragioni della nostra posizione offriamo una lettura di quanto è avvenuto in questi ultimi due anni: tutto nasce dalla grande incomprensione subita da Papa Francesco. Come abbiamo scritto nel marzo scorso, non finiremo mai di ringraziarlo per aver portato agli occhi delle coscienze un atteggiamento contrastante con l’essere cattolici. I due pontefici precedenti hanno avuto il grande merito di far capire a molti l’incompatibilità tra il professarsi cattolici e vivere contemporaneamente una fede-fai-da-te, preferendo la comodità delle correnti del tempo alla scomodità del Magistero della Chiesa. Essa accoglie tutti ma rimane stabile sulla verità, posizione blasfema per la modernità relativista che ha portato ad ondate di abbandoni da una parte e parecchie conversioni dall’altra. Altri ancora, invece, sono rimasti vivendo però una dicotomia tra fede cattolica ed adesione alla Chiesa, continuando a sperare di poter “adeguare” il Magistero della Chiesa alle mode del pensiero attuale. Sono stati definiti “progressisti” o “cattolici adulti”.

Lo scontro con la modernità ha portato però tanti altri credenti -anche in reazione al fenomeno del progressismo cattolico- ad irrigidirsi, a sospettare di tutto e di tutti, a specializzarsi nell’indicare con zelo ma senza misericordia il peccato altrui, condannando l’errore assieme all’errante. Hanno assunto una posizione difensiva, vissuta in reazione ostile e lamentosa rispetto alla modernità, guardano con disfattismo e pessimismo il mutare della società, citano a sproposito l’Apocalisse e i loro discorsi sono sempre catastrofici, si rifugiano nelle profezie dei mistici, prefigurano scismi e cataclismi ad ogni angolo. Sono stati definiti “tradizionalisti” (a nulla c’entra la difesa della Tradizione della Chiesa!)

Anche qui verranno chiamati così, consapevoli però che ogni etichetta è sempre limitativa. Per questo Francesco parla di tentazione progressista e tentazione tradizionalista, tentazioni in cui incappiamo tutti. E’ stato proprio lui a scoperchiare il vaso della tentazione tradizionalista, mostrandone l’incompatibilità con la positività e serenità dell’annuncio cristiano contenuto nel Vangelo, un’annuncio propositivo e non reattivo, di gioiosa speranza e non di lamentosa sconfitta. Incompatibilità con la Chiesa, la quale non ha solo il compito di indicare la Verità e condannare la Falsità, ma anche quello di curare le ferite, essere misericordiosa (che non significa accondiscente!) con chi non riesce o non vuole stare sulla strada del Vero, di guardare la realtà che la circonda e trattenere “ciò che vale” (1Ts 5,21), cioè valorizzare sempre -poco o tanto che sia- quel che di bello e di vero comunque c’è (nelle altre religioni, nelle coppie irregolari ecc.). Questo crea ponti che possono essere usati da chi è lontano per avvicinarsi, se vuole farlo. Il cristiano deve principalmente spendersi nell’annuncio cristiano: “il senso della tua vita si è fatto Uomo, è incontrabile anche da te, così come sei -peccatore, divorziato, omosessuale, carcerato, egoista, traditore, omicida, pedofilo, invidioso ecc.- vieni e sperimentalo, cambia la tua vita alla luce di questo incontro”. Questo è l’uso della ragione e della fede come apertura al mondo e alla realtà, tema centrale del pontificato di Benedetto XVI e tema centrale del pontificato di Francesco (la “Chiesa in uscita, ospedale da campo”).

L’incomprensione è iniziata in molti “progressisti”, convinti che con queste parole Francesco volesse adeguare la dottrina per rendere la Chiesa più appetibile e “misericordiosa” agli occhi del mondo. Un esempio è il famoso articolo di Vito Mancuso del marzo 2014, davvero convinto che fosse questo l’obiettivo del Papa. La loro speranza si è ben presto però trasformata in delusione e hanno iniziato a demonizzare la presunta forma di lobbysmo o ostracismo dei fantomatici cardinali “tradizionalisti” che impedirebbero a Francesco di raggiungere il suo scopo. Questa è la posizione assunta anche dai principali media. Negli ultimi tempi hanno comunque criticato lo stesso Francesco, forse iniziando finalmente a capire qualcosa. Alla posizione assunta da Papa Francesco si sono giustamente sentiti chiamati in causa i “tradizionalisti”, scocciati anche dall’entusiasmo iniziale dei “progressisti” verso il Papa (il “tradizionalismo” vive di reazione, come abbiamo già detto). Sono partiti cercando di delegittimarlo tramite la sciocchezza del Conclave invalido, arrivando ad una vera e propria ostilità, un’intolleranza endemica ad ogni parola e gesto del Pontefice, definendolo eretico, apostata, cattocomunista. Si definiscono “lottatori per la verità”, si sostengono tramite il citazionismo allegro di beati, santi e mistici (i quali si sarebbero fatti uccidere piuttosto che essere usati contro il Successore di Pietro) e giustificano la loro ribellione con il “fumo di Satana” (citazione a sproposito di Paolo VI) che avrebbe vinto sullo Spirito Santo portando e mantenendo sul trono di Pietro un distruttore della cattolicità.

Una reazione così immatura non ce la aspettavamo davvero, odio che ha colpito anche noi quando abbiamo iniziato a prendere posizione, mostrando la contraddizione e le bugie dei “tradizionalisti” con la stessa modalità e fermezza con la quale affrontiamo le argomentazioni dei “progressisti”. La temperatura si è alzata ancora di più all’approssimarsi del Sinodo, con querele e minacce tra cattolici “tradizionalisti” e “progressisti”, accuse e offese personali. Abbiamo atteso la fine del Sinodo, ora i “tradizionalisti” si sono un po’ calmati avendo constatato che le loro profezie catastrofiche sull’esito del Sinodo erano paure irrazionali. Sopratutto, siamo come stati “obbligati” a riprendere dai tantissimi messaggi ricevuti ogni giorno (ogni giorno!), di stima e solidarietà, ringraziamento di tanti che “hanno aperto gli occhi”. Molti, compresi sacerdoti e catechisti, ci hanno parlato di un vero e proprio “bisogno” dei nostri articoli, questo ci ha davvero colpito e onorato. Siamo mancati incredibilmente anche a qualche ateo e non credente.

Facciamo infine presente che il tempo che dedichiamo a UCCR lo sottraiamo necessariamente al lavoro, allo studio, agli affetti e agli hobby personali. E’ un servizio gratuito che diamo ma invitiamo comunque chi lo riceve e ne beneficia quotidianamente a contraccambiare con una libera donazione tramite questa pagina. Usiamo e useremo questi fondi per affittare lo spazio virtuale sul web, per promuovere ancora di più il sito nei motori di ricerca (dal 2016) e per difenderci in caso di controversie legale che potrebbero capitarci.

Ricordiamo che UCCR è presente su Facebook, tramite una pagina e un gruppo ufficiale (dove compaiono notizie che non trovano spazio sul sito web), su Twitter (dove spesso intratteniamo confronti con intellettuali e personaggi oggetto dei nostri articoli), una pagina su Google plus e anche su Youtube. E’ possibile iscriversi dalla home-page alla nostra Newsletter, cioè un’email settimanale di riepilogo degli articoli pubblicati sul sito, con i principali discorsi di Papa Francesco ed eventuali avvisi interessanti. Nei commenti sotto gli articoli è possibile confrontarsi sul tema proposto dall’articolista, in proposito invitiamo ad un confronto leale sugli argomenti e non contro le persone. La moderazione interverrà in caso di eccessive divagazioni dal tema principale, in caso di provocazioni offensive e il caso di diatribe sterili e concitate. Per ogni domanda o chiarimento ci si può rivolgere al nostro indirizzo email: redazione@uccronline.it 

Benritrovati a tutti e buona ripresa di cammino a noi e ai lettori!

La redazione

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Cari fratelli cattolici, la nostra divisione ci fa perdere lucidità

chiesa vuotaNon è facile amici, la situazione è molto complessa e le acque non sono mai state così agitate. Parliamo della realtà cattolica italiana, ovviamente quella che appare a livello mediatico (blog, siti web, quotidiani, noti esponenti ecc.) e che ha il compito di informare e testimoniare ad ampio raggio le ragioni e i valori che contraddistinguono la nostra presenza nel mondo.

In questi anni abbiamo contribuito a neutralizzare l’ateismo organizzato italiano (chi oggi parla o si interessa più dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti?) e non solo, rispondendo alle accuse e alle convinzioni dei militanti laicisti più noti. Abbiamo informato adeguatamente circa le più svariate leggende nere diffuse contro la Chiesa cattolica e spesso ci siamo occupati di bioetica, contrastando la pesante ideologia che anima l’opinione pubblica.

La secolarizzazione occidentale non si è certo fermata, tuttavia anche la fede atea è stata intaccata dalla liquidità relativista e individualista, le convinzioni si sono attenuate portando gran parte dei militanti a slegarsi dalle associazioni laiciste iniziando a considerare l’aspetto spirituale della vita e gli aspetti positivi delle religioni (pensiamo alla veloce diffusione delle Atheist Church nel mondo anglosassone). La stessa mutazione liquida avviene da tempo anche nel cristianesimo, l’esempio dello sfaldamento della miriade di confessioni protestanti è sotto gli occhi di tutti. Ma anche il cattolicesimo sta subendo sempre più l’influsso del relativismo, dell’opinionismo, dell’egocentrismo, del sentimentalismo, dell’emotivismo, del “sono quel che mi sento”. L’esempio più evidente è la posizione individuale in antitesi con quella della Chiesa di tantissimi cattolici, praticanti e non, nei confronti della morale sessuale e delle posizioni bioetiche.

Anche in Italia si è infiltrata massicciamente quella che Benedetto XVI chiamava “fede adulta”, ovvero «l’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che San Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo».

Se i vari Vito Mancuso fino a qualche tempo fa erano l’eccezione, oggi sono la regola (pensiamo ai tanti amici su Facebook che hanno scelto di colorarsi d’arcobaleno in sostegno dell’ideologia Lgbt). Dall’inizio del pontificato di Francesco, inoltre, stiamo assistendo ad un altro ennesimo fenomeno di divisione interna oltre al progressismo: lo potremmo definire il “soccianesimo” (dall’inconsapevole fondatore, Antonio Socci), cioè la convinzione di tanti devoti praticanti di essere talmente cattolici da poter indicare alla Chiesa e al Papa cosa è giusto o sbagliato, cosa scrivere nelle Encicliche, come esprimersi in pubblico, con chi dialogare e chi incontrare. Ad essi si sono subito associati gli ideologi del pro-life, coloro che identificano l’essere cattolici con la, seppur giustissima, militanza pro-family, anti-aborto, che parlano soltanto di queste tematiche (quanti cattolici parlano solo di omosessualismo sui social network, nemmeno fossero gli ossessionati simpatizzanti dell’Arcigay?). Non hanno infatti accettato che Papa Francesco abbia invece osato ricordare che il primo messaggio cristiano è l’annuncio dell’incarnazione del Senso dell’esistenza, dal quale, poi, dipende tutto il resto. La priorità di un cristiano è aderire a quest’Uomo e testimoniarlo, il convincimento altrui sul perché essere contro l’eutanasia e a favore delle cure palliative arriva dopo, come conseguenza.

Questa confusione dei piani, questo individualismo estremo, questa liquidità della fede e la pressione costante e ridicolizzante nei confronti della fede da parte dell’ideologia mondana, ha prodotto una miriade di divisioni, di litigi, di vendette anche all’interno della realtà cattolica e mediatica italiana. Abbiamo visto organi di informazione cattolici criticarsi a vicenda, La Bussola Quotidiana contro Avvenire e i cattolici di sinistra, La Croce di Adinolfi contro La Bussola Quotidiana (ad esempio nel caso Mattarella), Corrispondenza Romana di De Mattei contro tutto e tutti, Antonio Socci antipapista armato di una retorica infantile copiata dall’anticlericalismo più militante. Insulti, diffamazioni e querele tra cattolici nel caso del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, divisioni interne sul recente Family Day, anche a livello gerarchico (mons. Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, a favore e mons. Galantino, segretario della CEI, contrario), attacchi spropositati a Comunione e Liberazione per non aver aderito ufficialmente all’evento, Scout che assistono all’udienza del Papa e poi sfilano al Gay Pride accompagnati da un prete che attacca la Chiesa e la castità. Scontri e diatribe tra i “pro-Medjugorje” e i “contro-Medjugorje”, vaticanisti che manipolano le parole del Papa e in costante litigio tra loro, sospensione dell’accredito alla Sala Stampa Vaticana a Sandro Magister con immediata esultanza dei cattolici che sono stati stati da lui bersagliati in questi anni, come Francesca Immacolata Chaouqui, referente sui dicasteri economici della Santa Sede. Alla gioia della Chaoqui sono quindi seguiti insulti personali nei suoi confronti da parte dei cosiddetti “tradizionalisti” cattolici con conseguente querela nei loro confronti…

A volte sembra soltanto una lecita dialettica interna, ma effettivamente da l’impressione di essere invece una pesante e continua divisione. Le acque ci sembrano davvero agitate, dicevamo all’inizio, troppo agitate per riuscire ad entrare nel merito con ragionevolezza, per contribuire con lucidità come crediamo di aver fatto finora. Per questo, come redazione, preferiamo temporeggiare qualche settimana, qualche mese, altrimenti rischiamo solamente di amplificare questo frazionamento di posizioni. Con i tantissimi che ci scrivono, e che ringraziamo, ci siamo già confrontati su questo. Se interverremo, in questo periodo, lo faremo raramente anche perché, ora come ora, davanti a tutta questa enorme frammentarietà interna, francamente è venuta un po’ meno l’inspirazione.

La redazione

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In Italia non esiste l’omofobia, lo dice anche “Repubblica”

Omofobia italiaRicordate le centinaia di articoli sui principali quotidiani in favore di una legge contro l’omofobia per frenare la presunta dilagante persecuzione degli omosessuali in Italia? Tutto finito, ora che vanno promossi matrimoni e adozioni Lgbt bisogna assolutamente presentare le coppie gay come totalmente integrate e accettate dagli italiani, che sarebbero così pronti a riconoscere il loro matrimonio.

E’ di questi giorni l’articolo-spot a favore delle adozioni Lgbt del giornalista di Repubblica Francesco Merlo (anticlericale di lungo corso): Merlo si è recato a casa di una coppia di donne con bambino descrivendo prevedibilmente la loro unione come un angolo di paradiso, di amore, di felicità, di bontà, di rispetto, di attenzione e di progresso, concludendo in modo classico: «Esco da quella casa e penso che se avessi da affidare un bambino lo darei a loro». E’ il copione classico per insinuarsi emotivamente nella testa del lettore.

Tuttavia nel confezionare lo spot pro-Lgbt, Merlo non si è accorto di aver appena realizzato anche uno spot contro i sostenitori dell’omofobia italiana, le due donne infatti hanno infatti raccontato -manco fossero dei profughi scappati dalla guerra-, l’aiuto e la vicinanza ricevuta dai vicini di casa, dagli impiegati dell’Anagrafe, dai negozianti del loro quartiere, dal consultorio a cui si sono rivolte e perfino al corso di preparazione al parto, «nessuna delle donne in gravidanza ha mostrato il minimo turbamento. Insomma gli italiani sono molto più avanti delle leggi dello Stato». Ma come? E la dilagante omofobia italiana? Il contesto attorno alle persone omosessuali non era mica discriminatorio, fino a poco tempo fa, tanto da aver bisogno di tutele specifiche?

Evidentemente le necessità dell’associaziono Lgbt sono cambiate, la legge contro l’omofobia è passata in secondo piano e allora ecco i quotidiani che raccontano un’Italia a misura degli interessi degli attivisti omosessuali. E’ sempre Repubblica, nelle sue quotidiane e sdolcinate interviste a coppie Lgbt, a confermare che quella dell’omofobia era una bufala: «Non abbiamo mai avuto problemi all’asilo, con il pediatra, per le vaccinazioni», hanno spiegato altri due omosessuali “genitori” di un bambino. «E neanche ne ha avuti con i suoi coetanei. Forse una differenza la vedremo quando sarà più grande o forse mai». E lo stesso in un terzo articolo-spot a favore delle nozze gay: «nella vita di tutti i giorni siamo una coppia accettata da famiglia, vicini e colleghi», hanno spiegato altri due omosessuali.

Insomma, quando gli attivisti Lgbt volevano far passare il ddl Scalfarotto sui quotidiani non si parlava altro di questa minoranza continuamente perseguitata e bisognosa di una speciale protezione giuridica. Era una grande sciocchezza, come abbiamo dimostrato citando dati e studi sociologici, ed infatti il disegno di legge è stato velocemente accantonato con l’unanime consenso. Oggi la strategia è puntare direttamente sulle nozze gay, così le coppie omosessuali vanno presentate come isole di paradiso, capitali del rispetto e dell’amore reciproco, lontane anni luce dalla litigiosa famiglia italiana, coppie perfettamente integrate nel contesto in cui vivono, dove vengono amate e rispettate, alla faccia dell’omofobia.

Entrambe le descrizioni sono false: nessuna omofobia e nessuna approvazione, gli italiani sono rispettosi delle persone ma difendono la famiglia naturale uomo-donna riconosciuta costituzionalmente, come mostrano i dati. Gli sforzi e le marchette di Repubblica riescono soltanto a mostrare la perenne autocontraddizione e l’utilizzo della stampa come organo di regime e di propaganda per instaurare l’ideologia Lgbt, esattamente per questo Papa Francesco la chiama “colonizzazione ideologica”.

La redazione

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Il mistero dell’equilibrio delle forze in natura: considerazioni di un matematico

scontro stelle 
 
di Paolo Di Sia*
*docente di Matematica presso l’Università di Verona

 

La fisica non affronta direttamente problemi come la lotta tra il bene e il male, ma spiega l’antagonismo nella natura tra forze diverse che si contrappongono. Consideriamo ad esempio la dinamica di una stella; la gravità propria, dovuta al fatto che la stella ha una massa, tende a schiacciarla, mentre la pressione termica e la radiazione elettromagnetica cercano di farla esplodere. C’è quindi una sorta di “lotta”, di “antagonismo” tra forze diverse che cercano di prevalere una sull’altra.

In generale nell’universo si riscontra questa lotta, questo antagonismo; se non ci fosse pertanto un equilibrio “quasi perfetto”, tutti i sistemi sarebbero in breve tempo sopraffatti da una delle forze in gioco. Si parla di “equilibrio quasi perfetto” e non “perfetto”, poiché di fatto in tempi lunghi una delle forze prevale. Ecco allora che le stelle hanno una vita, nascono, vivono e muoiono, che anche l’universo (da quello che le conoscenze scientifiche attuali affermano) ha un suo percorso, una sua durata, e dovrebbe implodere così come è esploso all’inizio, con il big-bang.

Sembra tuttavia esserci un “mistero” in questa “sospensione della morte” apparentemente accidentale. Si tratta infatti di una “stabilità durevole”, ma non eterna, che permette all’universo di “rimandare la sua morte”, ossia lo stato in cui l’energia non sarà più degradabile. Il fisico teorico e matematico britannicoFreeman Dyson, premio Wolf per la fisica nel 1981, a tal proposito si è espresso in questi termini: “Poiché l’universo ha imboccato il piano inclinato che irreversibilmente porta alla morte, allo stato in cui l’energia non è più degradabile, perché mai ci mette tanto tempo a morire?” ( F. Dyson, Energy in the Universe, Scientific American, N. 225(3), pp. 50-59 (1971)).

Troviamo nell’universo e nelle leggi fisico-matematiche che lo governano molti esempi di questa “sospensione”:
1) la “sospensione dimensionale”, relativa alla crescita primordiale dell’universo: questa crescita ha permesso all’universo di non collassare subito sotto la spinta della propria gravità, ma di avere una vita molto lunga;
2) la “sospensione dovuta alla rotazione”: essa rende stabili galassie e sistemi planetari, poiché la forza centrifuga che ci spinge verso l’esterno bilancia l’attrazione gravitazionale che cerca di aggregare gli oggetti o parti di essi;
3) la “sospensione nucleare”: le stelle consumano il combustibile nucleare in modo molto graduale, e questo permette loro di vivere a lungo, di non collassare velocemente.

Non è chiaro e ancora non debitamente spiegato il perché di questa “lentezza”, di questo equilibrio quasi perfetto tra forze antagoniste. La scienza offre una strada interessante alla ricerca della verità e di Dio da parte dell’uomo, cosa che avviene dall’inizio dei tempi. Solo conoscendo il mondo nei suoi diversi aspetti (riduzionista e olistico, fisico-matematico e non materialistico) si potrà giungere a capire noi stessi e il senso dell’universo in cui viviamo.

Il fisico teorico Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, ha scritto: “Siamo soliti, per descrivere il mondo, parlare di gerarchie, o di livelli….. Quale estremità è più prossima a Dio, se mi è consentito di impiegare una metafora di carattere religioso? La bellezza e la speranza, o le leggi fondamentali della fisica? Io credo che la risposta giusta sia questa: dobbiamo tener presenti tutte le interconnessioni strutturali della cosa” (R. Feynman, The Character of Physical Law, Modern Library, 192 pp. (1994))

 
Gli altri articoli dello stesso autore:
Perché esiste qualcosa e non il nulla: considerazioni di un matematico (maggio 2015)
Dio e il multiverso: considerazioni di un matematico (febbraio 2015)

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Caro Bruce, la chirurgia non ti trasformerà in Caitlyn: ti stanno ingannando

Call me caitlynLa propaganda Lgbt continua quotidianamente, oggi tocca al Corriere, che pubblica la storia di Bruce Jenner, nato 65 anni fa, vincitore della medaglia d’oro di decathlon all’Olimpiade di Montreal, padre di sei figli.

Da qualche settimana Bruce ha deciso di voler diventare Caitlyn, pensa (o lo hanno convinto) di essere nato in un corpo sbagliato e si “sente” donna. Lo annuncia in un’intervista televisiva e diventa il nuovo eroe americano, il presidente Barack Obama gli fa i complimenti e guadagna immediatamente milioni di fans su Twitter.

«Se Caitlyn è famosa, lo deve esclusivamente a Bruce, l’uomo che non è mai esistito dentro di lei», sentenzia il Corriere (i suoi lettori non sembrano apprezzare a leggere i commenti). Qualche botta ormonale, tanto silicone per gli zigomi, intervento chirurgico agli occhi per sembrare “una gatta”, la crescita dei capelli lunghi ed ecco come si crea artificialmente «la transessuale più famosa d’America».

Il tutto raccontato con la solita retorica poetica da Vanity Fair, che ha chiamato per l’occasione il premio Pulitzer, Buzz Bissinger, il set fotografico è stato curato nei dettagli: «Bruce ha dovuto raccontare tutto il tempo una bugia, ogni giorno», ha spiegato l’ex decatleta manifestando una preoccupante doppia personalità. «Ha avuto sempre un segreto, dalla mattina alla sera. Caitlyn non ha segreti». Ma le parole entusiaste del Corriere sono davvero chiarificanti: «La campagna mediatica in corso oltreoceano a favore di una serena transizione da un sesso all’altro ha trovato così il testimonial più efficace».

Una campagna mediatica, appunto, che ha disperato bisogno di testimonial per poter introdurre una moralità nuova nella società, ostile ad ogni limite, che sia etico, religioso o naturale. Una sessualità relativista, fluida, soggettiva e individualista, attraverso la quale si fa credere a queste persone -già deboli perché ferite dalla vita- che davvero una donna è semplicemente un po’ di silicone in più dell’uomo e qualche milione da dare al chirurgo plastico. Si fa credere che è davvero possibile ignorare il proprio corpo, il proprio Dna, il proprio dato biologico -che tale resterà per sempre- assecondando totalmente le fluttuanti sensazioni psicologiche.

Nessuno prende davvero sul serio il bisogno di quest’uomo, Bruce, il desiderio di sentirsi amato per quel che è, per come è nato, e non ingannato ad essere quel che non sarà mai, nemmeno se riempito di silicone. Il nuovo aspetto esteriore è solo una maschera per coprire il buio interiore, che allontana semplicemente la luce di cui ha bisogno Bruce, l’ordine e la coerenza interiore tra mente e corpo che gli potrà permettere di dire “io” senza sentirsi frammentato. Tanto meno se ne farà qualcosa dei complimenti di Obama e dei nuovi seguaci su Twitter.

Caro Bruce, riprendi in mano te stesso e smettila di farti strumentalizzare: Caitlyn non esiste, non è mai esistita e mai esisterà, guardati attorno e vedrai che c’è chi è disposto a volerti bene così, senza chiederti un cambiamento. Il vero coraggio è imparare ad accettarsi per quel che si è.

La redazione

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La conversione dell’astrofisica Salviander: «ho percepito un ordine nell’Universo»

ordine universoHa fatto il giro di molti siti web internazionali la testimonianza della dott.ssa Sarah Salviander, ricercatrice presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università del Texas e docente di Astrofisica presso la Southwestern University. La storia della sua conversione è davvero incredibile, originatasi dai suoi studi scientifici e dalla morte della figlia. Vale la pena prendersi cinque minuti per leggere le sue parole.

«Sono nata negli Stati Uniti, ma cresciuta in Canada», ha scritto la scienziata riassumendo quanto ha raccontato nel periodo pasquale in una chiesa di Austin (Texas) dove era stata invitata. «I miei genitori erano atei anche se preferivano definirsi “agnostici”, sono stati gentili, amorevoli e morali, ma la religione non ha giocato alcun ruolo nella mia infanzia».

«Il Canada era già un paese post-cristiano», ha proseguito, «col senno di poi è incredibile come per i primi 25 anni della mia vita ho incontrato solo tre persone che si sono identificate come cristiane. La mia visione del cristianesimo era fortemente negativa, guardando indietro ho capito che era dovuto all’assorbimento inconscio della generale ostilità verso il cristianesimo comune in Canada e in Europa. Non conoscevo nulla del cristianesimo ma pensavo che rendeva le persone deboli e sciocche, filosoficamente banale».

A venticinque anni la Salviander, che allora abbracciava la filosofia razionalista del filosofo Ayn Rand, si è trasferita negli Stati Uniti per frequentare l’università: «Mi sono iscritta al programma di fisica presso la Eastern Oregon University percependo subito l’aridità e la sterilità dell’oggettivismo razionalista, incapace di rispondere alle grandi domande: qual è lo scopo della vita? Da dove veniamo? Perché siamo qui? Cosa succede quando moriamo? Mi sono anche accorta che soffriva di una coerenza interna: tutta l’attenzione è rivolta alla verità oggettiva ma mancava una fonte per quella verità. E, tutti concentrarti a godersi la vita, gli oggettivisti razionalisti non sembravano provare alcuna gioia. Al contrario, erano rabbiosamente preoccupati di rimanere indipendenti da qualsiasi pressione esterna».

L’attenzione è stata così completamente rivolta agli studi di fisica e matematica, «sono entrata nei club universitari, cominciai a fare amicizia, e, per la prima volta nella mia vita, ho incontrando i cristiani. Non erano come i razionalisti: erano gioiosi, contenti e intelligenti, molto intelligenti. Sono rimasta stupita di scoprire che i miei professori di fisica, che ammiravo, erano cristiani. Il loro esempio personale ha cominciato ad avere una certa influenza su di me, ritrovandomi sempre meno ostile al cristianesimo. In estate, dopo il mio secondo anno, ho partecipato a uno stage di ricerca presso l’Università della California aderendo ad un gruppo del Center for Astrophysics and Space Sciences impegnato nello studiare le prove del Big bang. Sembrava incredibile trovare la risposta alla domanda sulla nascita dell’Universo, mi ha fatto pensare all’osservazione di Einstein che la cosa più incomprensibile sul mondo è che è comprensibile. Ho cominciato a percepire un ordine sottostante all’universo. Senza saperlo, stavo risvegliando in me quello che il Salmo 19 dice chiaramente: “I cieli narrano la gloria di Dio; il firmamento annunzia l’opera delle sue mani”».

Dopo questa intuizione la sua ragione si progressivamente trasformata in un’apertura al Mistero, «ho iniziato a rendermi conto che il concetto di Dio e della religione non erano così filosoficamente banale come avevo pensato. Durante il mio ultimo anno ho incontrato uno studente di informatica finlandese. Un uomo di forza, onore e profonda integrità che come me era cresciuto come ateo in un paese laico, ma aveva abbracciato Gesù Cristo come suo personale Salvatore a vent’anni attraverso un’intensa esperienza personale. Ci siamo innamorati e sposati. In qualche modo, anche se non ero religiosa, ero confortata nel sposare un uomo cristiano. Mi sono laureata in fisica e matematica in quell’anno e in autunno ho iniziato ad insegnare Astrofisica presso l’Università del Texas a Austin».

Il penultimo passaggio del suo percorso è stato l’incontro, anch’esso casuale, con un libro scritto da Gerald Schroeder, The Science of God. «Sono stata incuriosita dal titolo, ma qualcos’altro mi ha spinto a leggerlo, forse la nostalgia per una connessione più profonda con Dio. Tutto quello che so è che quello che ho letto ha cambiato la mia vita per sempre. Il dottor Schroeder è un fisico del MIT e un teologo, mi resi conto che incredibilmente la Bibbia e la scienza sono completamente d’accordo. Ho letto anche i Vangeli e ho trovato la persona di Gesù Cristo estremamente convincente, mi sentivo come Einstein quando disse di essere “affascinato dalla figura luminosa del Nazareno”. Eppure, nonostante avessi riconosciuto la verità e fossi intellettualmente sicura, non ero ancora convinta nel mio cuore».

L’approdo al cristianesimo è avvenuto solamente due anni fa attraverso un drammatico evento: «mi è stato diagnosticato il cancro, non molto tempo dopo mio ​​marito si è ammalato di meningite ed encefalite, guarendo per fortuna soltanto tempo dopo. La nostra bambina aveva circa sei mesi e abbiamo scoperto che soffriva trisomia 18, un’anomalia cromosomica fatale. Ellinor è morta poco tempo dopo. E’ stata la perdita più devastante della nostra vita, mi ha colto la disperazione fino a quando ho lucidamente avuto una visione della nostra bambina tra le braccia amorevoli del suo Padre celeste: solo allora ho trovato la pace. Pensai che, dopo tutte queste prove, io e mio marito non eravamo solo più uniti ma anche più vicini a Dio. La mia fede era reale. Io non so come avrei fatto di fronte a tali prove se fossi rimasta atea. Quando si hanno venti anni si è in buona salute, c’è la famiglia intorno e ci si sente immortali. Ma arriva un momento in cui la sensazione di immortalità svanisce e si è costretti a confrontarsi con l’inevitabilità del proprio annientamento e di quello dei propri cari».

Nella conclusione la dott.ssa Salviander ha spiegato i motivi della sua testimonianza pubblica: «Amo la mia carriera di astrofisico. Non riesco a pensare a nient’altro di meglio che studiare il funzionamento dell’universo e mi rendo conto ora che l’attrazione che ho sempre avuto verso lo spazio altro non era che un desiderio intenso di una connessione con Dio. Non dimenticherò mai quando uno studente, poco tempo dopo la mia conversione, si è avvicinato chiedendomi se era possibile essere uno scienziato e credere in Dio. Gli ho detto di si, naturalmente. L’ho visto visibilmente sollevato e mi ha riferito che un altro professore gli aveva invece risposto negativamente. Mi sono chiesta quanto altri giovani erano alle prese con domande simili, così ho deciso di aiutare coloro che stanno lottando con il dubbio. So che sarà una strada difficile da percorrere, ma il significato del sacrificio di Gesù non lascia dubbi su quello che devo fare».

La redazione

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Finalmente anche le femministe contro l’utero in affitto…

Maternità surrogataDopo la guerra contro gli uomini, la guerra contro i cattolici nei consultori, la guerra al diritto di obiezione di coscienza, la guerra all’azzurro e al rosa…finalmente le femministe riescono a farne una giusta. Per una volta dalla vera parte della dignità femminile.

E’ ormai chiaro che molte di loro non vogliano piegarsi alla maternità surrogata (o utero in affitto): affittare il corpo di una povera donna-incubatrice che produca un bel bambino-prodotto per strapparglielo dalle mani e consegnarlo ai compratori omosessuali (o eterosessuali sterili)…questo no. Ad affermarlo (con tanto di sito web) è la Swedish Women’s Lobby, il più importante gruppo di pressione femminista svedese, che, oltretutto, coordina l‘European women’s lobby. La loro campagna è denominata “Feminist no to surrogacy”, spiegando che si tratta di una «campagna politicamente e religiosamente indipendente che si oppone alla maternità surrogata per motivi femministi». Sostengono la risoluzione adottata dal Parlamento europeo nell’aprile 2011, in cui si afferma chiaramente che la maternità surrogata è uno sfruttamento del corpo della donna e dei suoi organi riproduttivi.

«Se le porte per la maternità surrogata vengono aperte», spiegano le femministe svedesi in un comunicato, «non importa quanto possa essere regolamentata, i bambini saranno considerati come materie prime e le donne come contenitori. Stiamo assistendo ad un trend che va verso lo smantellamento dei diritti fondamentali a favore del desiderio e della volontà degli individui di diventare genitori in nome della propria personale soddisfazione. Avere un approccio femminista alla maternità in affitto significa rifiutare l’idea che le donne siano usate come contenitori, e che le loro capacità riproduttive possano essere comprate».

«Il diritto all’integrità del corpo», proseguono, «non dovrebbe mai essere negoziato da qualsiasi forma di contratto. A prescindere dalla regolamentazione o dalla natura del contratto resta sempre un commercio dei corpi delle donne e dei bambini. Il focus del dibattito sulla gravidanza conto terzi deve essere quello dei diritti delle donne e dei bambini, e non l’interesse dell’acquirente». Si sono a loro unite la Federazione di sinistra delle donne svedesi, le Verdi, le Associazioni per le immigrate, le Donne del Consiglio ecumenico svedese e il “Boston women’s health book collective”, oltre all’importante adesione dell’ong indiana “Sama resource group for women and healt”. La battaglia, finalmente, è sacrosanta.

Anche in Francia però le cose cominciano a muoversi nel vetero-femminismo: Marie Da Fonseca, addetta stampa del movimento femminista “Osez le féminisme 69″ e membro del movimento Lgbt francese «per i diritti delle donne e delle lesbiche», assieme ad altre 38 associazioni non ha partecipato al Gay pride di Lione, intitolato: “Il nostro corpo, la nostra scelta: diritti dei trans, Pma (fecondazione assistita), Ivg (interruzione di gravidanza), Gpa (utero in affitto) e prostituzione”. Ha spiegato così l’assenza della sua associazione: «Noi come associazione siamo a favore dei diritti delle donne e quindi consideriamo la prostituzione e l’utero in affitto, cioè donne che hanno bambini per altre persone, come una strumentalizzazione e una commercializzazione del corpo delle donne». L’utero in affitto «è il peggior prodotto del sistema patriarcale e capitalista, che si arroga il diritto di trattare le donne e i bambini come semplici prodotti di consumo. Sottolineo anche che il mito della scelta individuale nel caso della prostituzione e dell’utero in affitto contribuisce a perpetuare l’oppressione subita da una grande maggioranza di persone e nuoce gravemente al rispetto della loro dignità e dei loro diritti fondamentali».

Parole simili ad una femminista di casa nostra, Ritanna Armeni, che così si è rivolta tempo fa ad un’amica: «Mi dai continue lezioni a proposito della sostenibilità del pianeta, dei disastri che il mondo occidentale ha provocato nei paesi in via di sviluppo, sulla rovina delle foreste, sullo sfruttamento abominevole che le multinazionali fanno del lavoro delle donne e degli uomini di quei paesi. Riterresti giusto, moralmente accettabile che alcune donne – le ricche occidentali – che ormai sono riuscite nella loro carriera e possono economicamente permetterselo, paghino altre donne di quel mondo già colpito e sfruttato affittando il loro utero? E’ coerente con i tuoi principi – che sono anche i miei – accettare con serenità che le donne della parte più povera del mondo vendano il proprio corpo per permetterci carriera e denaro?».

La femminista di “Repubblica”, Maria Novella De Luca, un anno fa affermava: «C’è qualcosa di terribile in questa macchina della maternità. Il 25 aprile è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: anche questo è sopruso, proviamo a ricordarlo». E’ notizia di questi giorni, invece, che una delle principali femministe inglesi, Germaine Greer, ha pubblicamente attaccato Elton John e il compagno David Furnish che si sono registrati come “padre” e “madre” sul certificato di nascita dei figli avuti da una madre surrogata: «hanno svilito la maternità e rischiano di distruggerla», ha scritto la Greer. «È quello che le donne vogliono? Mi viene il sospetto che l’aborto in questo Paese sia stato approvato solo perché l’industria della fertilità ne aveva bisogno. Di certo non è avvenuto grazie alle nostre marce: volevano permetterci di porre fine alle gravidanze per controllare a comando i prodotti del concepimento. La stessa cosa sta accadendo ora con la maternità surrogata».

La redazione

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