Crisi dei preti, una soluzione: la fraternità sacerdotale!

La crisi dei preti può trovare soluzione nella fraternità sacerdotale. La vita in comune, in fratellanza, condividendo gli impegni della parrocchia ed il dono del celibato, testimoniando la gioia del sacerdozio.

 
 
 

Sono anni che lo suggeriamo e siamo felici che Papa Francesco ne abbia parlato.

Non possiamo nascondere che ci sia una crisi nel sacerdozio in Occidente.

Non parliamo solo dello scandalo degli abusi sessuali, un fenomeno statisticamente minoritario tra il clero cattolico (al di là di quello che fanno sembrare i media) e prettamente riguardante il passato. Quasi tutte le accuse risalgono, infatti, a 30-40 anni fa.

 

Sacerdoti in crisi di identità.

Ci riferiamo piuttosto alla profonda solitudine in cui si trovano i nostri sacerdoti. Sommersi da oneri burocratici, moltiplicati con l’unificazione delle parrocchie a causa della scarsità delle vocazioni, in molti rischiano di allontanarsi sempre più dalla vita parrocchiale, delegando le responsabilità a laici e pur preziosissimi volontari.

Ma parliamo anche di quella che il card. Robert Sarah ha definito «una crisi di identità dei sacerdoti», oggetto di uno studio specifico1R. Repole, Crisi del prete, appello per la Chiesa. Uno sguardo alla situazione attuale, www.chiesadimilano.it, 15/11/10 da parte di don Roberto Repole, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà teologica di Torino. Le cause non sono facili da rintracciare, sicuramente se ne vedono i frutti.

Non sono più molto frequenti i sacerdoti che riescono ad offrire una testimonianza personale di gioia, speranza cristiana e calore umano, quelli che riescono ad essere un riferimento spirituale prezioso nella vita dei fedeli. Comincia ad essere difficile trovare un sacerdote che riesca a comunicare Cristo con la sua vita (oltre che con le parole), così da scaldare il cuore degli uomini, vicini e lontani, senza perdersi in fumose formule teologiche.

Certamente molto dipende dall’impostazione dei seminari, per lo meno quella ancora in voga fino a 20 anni fa.

 

La fraternità sacerdotale, soluzione alla crisi dei preti.

Allora, quale può essere una soluzione?

A nostro avviso è la fraternità sacerdotale. I preti di una parrocchia (o di una ristretta area geografica) devono vivere assieme, condividere il celibato in una vita in comune con altri sacerdoti, fianco a fianco, da fratelli. Ognuno con il suo spazio e le sue stanze private, ma la vita ordinaria è in fratellanza.

Gesù stesso inviò i suoi apostoli a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi (cfr Lc 10,1).

«Senza amici e senza preghiera il celibato può diventare un peso insopportabile e una contro-testimonianza alla bellezza stessa del sacerdozio», ha detto qualche tempo fa Papa Francesco, aprendo il Simposio internazionale sul sacerdozio.

«Mi spingo a dire», ha sottolineato il Papa, «che lì dove funziona la fraternità sacerdotale ci sono legami di vera amicizia, lì è anche possibile vivere con più serenità anche la scelta celibataria».

Vivendo la vita ordinaria in comune ed in carità, «l’amore fraterno, per i presbiteri, non resta chiuso in un piccolo gruppo, ma si declina come carità pastorale, che spinge a viverlo concretamente nella missione», ha precisato ancora il Papa. Il celibato, se vissuto così, diventa «un dono che la Chiesa latina custodisce, ma è un dono che per essere vissuto come santificazione necessita di relazioni sane, di rapporti di vera stima e vero bene che trovano la loro radice in Cristo».

Una soluzione rivoluzionaria, a costo zero. Semplice, certamente non facile. Ma siamo testimoni delle parole del Papa: dove i preti vivono la fraternità sacerdotale, fioriscono anche le vocazioni nei giovani perché intravedono un modello positivo ed affascinante di vivere il sacerdozio.

Non è la prima volta che Papa Bergoglio parla della fraternità sacerdotale. Lo aveva già fatto nel 2017 ricevendo i membri del Pontificio Collegio Pio Brasiliano. Ad essi spiegò:

«il primo oggetto della carità pastorale dev’essere il nostro fratello nel sacerdozio. Pregare insieme, condividere le gioie e le sfide della vita accademica; aiutare coloro che soffrono di più la nostalgia; uscire insieme per una passeggiata; vivere come una famiglia, da fratelli, senza lasciare nessuno da parte, compresi quelli che sono in crisi o forse hanno avuto degli atteggiamenti censurabili, perché la fraternità presbiterale non esclude nessuno».

 

L’esempio positivo della Fraternità San Carlo di Roma.

C’è già una realtà in Italia che vive la fraternità sacerdotale, sono i preti della Fraternità San Carlo (FSCB) di Roma.

Certo, si tratta innanzitutto di missionari, ma nei luoghi dove si recano abitano assieme, nella stessa casa, mangiano assieme, pregano assieme. Ed assieme guidano le parrocchie del mondo. La loro fratellanza, la loro unità misteriosa è la prima ed immediata testimonianza agli occhi di chi li guarda.

«I sacerdoti vivono insieme in case di tre o più persone», si legge sul loro sito web. «La comunione che vivono fra loro non è solo sostegno nel lavoro quotidiano della missione, ma anche cammino di conversione e strada verso la santità. La Fraternità è una compagnia formata da persone che sono messe assieme da un Altro, dal gesto di un Altro che è misericordia sulla loro vita. Essa è il segno efficace della misericordia di Dio. Ciascuno è stato raccolto e viene continuamente accompagnato da Cristo attraverso i fratelli. Perciò la Fraternità è il luogo che, attraverso la nostra conversione, rende più semplice e continua la memoria di Cristo».

Perché questa esperienza non può essere seguita da tutti coloro che vivono la vita sacerdotale ordinaria?

La redazione

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Un commento a Crisi dei preti, una soluzione: la fraternità sacerdotale!

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  1. Edoardo Secco ha detto

    Anche un’altra cosa: il mio Vescovo qualche tempo fa ha pubblicato una lettera pastorale in cui progettava, a fronte del diminuire del numero di sacerdoti, di creare delle vere unità pastorali, gruppi di parrocchie in cui ci fosse un sacerdote che per lo più abiti stabilmente in una di esse senza dover andare fuori di testa per i troppi impegni, e dovrebbero essere gli abitanti delle parrocchie vicine a spostarsi per partecipare alle celebrazioni e incontri vari.

    Ci si mette d’accordo per portare in auto le persone anziane, già che ci siamo rinsaldiamo un po’ i legami.

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