Lo chef Rodríguez a sua figlia: «vai a Messa, la miglior cosa che puoi fare nella vita»

Se i cosiddetti vip hanno così influenza oggi sulle persone, bisognerà in qualche modo compensare all’onnipresente nullità di Fedez&Ferragni con qualcosa di più umanamente significativo. Ecco dunque comparire Pepe Rodríguez, lo chef spagnolo più famoso al mondo, una stella Michelin e tra i più amati giudici dell’edizione spagnola di MasterChef.

Se Fedez annuncia all’universo mondo che non ha intenzione di battezzare suo figlio né di sposarsi in chiesa, chef Rodríguez risponde come un qualunque papà: «Insisto spesso perché mia figlia maggiore vada a messa, la domenica. Ma lei non vuole. Mi dice: “Papà, sono molto occupata; Papà, io non ho tempo, devo studiare e non posso sprecare un’ora”. A volte le rispondo: “Non ti rendi conto che io lavoro tutti i giorni della settimana, ma trovato sempre il tempo di andare in chiesa? Lo faccio perché lo voglio, perché ne ho bisogno. Voglio che ti rendi conto che andare a Messa è la cosa migliore che puoi fare nella vita. Se prendi sette o nove nell’interrogazione è secondario, ma spero che il mio esempio possa raggiungerti”».

Pepe Rodríguez, in un’intervista recente, ha raccontato di sé: «Sono un uomo che vive la parrocchia, che va nella chiesa della sua città e vi partecipa. Non tanto quanto dovrei, ma cerco di coinvolgere la mia famiglia, i miei figli e mia moglie per quanto posso. Mi sento anche parte della Caritas. Come non aiutare chi chiede aiuto? Se mi chiedono aiuto, sono lì. Quando sei molto conosciuto ti chiamano migliaia di associazioni chiedendo la tua immagine. Bene, è bello aiutare in questo modo. Ma chiedo di andare oltre la mia immagine. Non valuto migliore la testimonianza di un famoso credente rispetto a quella di un idraulico, un tassista. Sono interessato alla gente comune. Le persone semplici e normali».

La fedeltà alla Messa, accennata dallo chef spagnolo poco sopra, non è un mero rispetto di una tradizione. E’ una necessità profonda, legata da un incontro con un Dio presente. Ma non basta avere la fede, «dobbiamo renderci conto che occorre coltivare quel rapporto giorno dopo giorno, chiedere sempre di più. Io sono una persona che ha fallito molte volte, non sono un esempio da seguire, ma so che quando cado mi posso alzare e Dio mi perdona sempre».

La redazione

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31 commenti a Lo chef Rodríguez a sua figlia: «vai a Messa, la miglior cosa che puoi fare nella vita»

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  1. giuliano ha detto

    Bisogno di far parte della comunità ecclesiale… bellissimo.

  2. Gianluca C. ha detto

    Chiedo a chi è più addentro la dottrina cattolica, senza polemica:
    la Chiesa condanna la lussuria sia come vizio (predisposizione) sia come singolo atto lussurioso.
    Posto che la Chiesa condanna la gola come vizio (predisposizione), qual è il giudizio etico che viene dato al singolo atto di cedimento alla gola, come certamente è spendere 200 Euro per un pasto in un ristorante pluristellato?

    • theo ha detto in risposta a Gianluca C.

      Esiste anche il senso della bellezza. L’uomo ha bisogno anche della bellezza per vivere e intravedere la perfezione di Dio dentro le opere d’arte, sia pure culinarie, umane.

      • theo ha detto in risposta a theo

        Culinarie nei senso di fatte in cucina, sia ben chiaro.

      • Gianluca C. ha detto in risposta a theo

        Sarà anche “bello” un piatto costoso e ricercato, ma è di una bellezza che appaga i sensi, più vicina alla bellezza carnale della lussuria rispetto a quella spirituale dell’arte. No, francamente non credo si possa affermare la liceità del peccato di gola attraverso canoni estetici

        • theo ha detto in risposta a Gianluca C.

          I sensi Dio ce li ha dati proprio perché siano appagati. Altrimenti si scade nei grigiori vittoriani (non a caso protestanti), che arrivavano a colpevolizzare così tanto la carne da coprire le gambe delle sedie, sennò era già scandalo.

    • giuliano ha detto in risposta a Gianluca C.

      Penso che il peccato di gola (e quindi una sua “valutazione”…) non possa che essere collegato soprattutto al concetto di “spreco” e a come lo stesso spreco possa incidere sui bisogni dei più poveri (peggiorando la situazione…).

      Inoltre “peccato di gola” non può che riportare alla “ricerca” incontrollata di riempire un vuoto nello stomaco e quindi chiudere con una sorta di “mancanza”. Ciò contraddice il senso stesso della Fede su cui si basa l’essere cristiano (ogni giorno un piccolo passettino, ma senza vedere la fine) … da cui nasce il “contraltare del digiuno” e la continua richiamata necessità di approfondire il Mistero, ecc…

      • Gianluca C. ha detto in risposta a giuliano

        Penso che il peccato di gola (e quindi una sua “valutazione”…) non possa che essere collegato soprattutto al concetto di “spreco” e a come lo stesso spreco possa incidere sui bisogni dei più poveri (peggiorando la situazione…).

        Perciò chi spende 200 euro per un pasto, compiendo oggettivamente uno spreco, non foss’altro perché destina una quantità ingente di risorse alla pura soddisfazione edonistica, risorse sprecate appunto perché potrebbero essere utilizzate in modo più etico, cade o no nel peccato di gola?

        • giuliano ha detto in risposta a Gianluca C.

          Un cristiano (vero) le posso assicurare che non ha di questi problemi ne ha tempo per ricadere in queste valutazioni. Tant’è l’importanza di dare testimonianza della propria fede… Questo è almeno quel che penso io.

          E giusto per anticipare la sua presumibile “pensata” le posso già da subito precisare (sempre secondo quel che penso io ovviamente…) che il presbitero o cardinale di turno che paga 200 euro per mangiare in qualche ristorante alla moda compie sicuramente un peccato di gola (a dir la verità compie anche peccati ben più importanti … ma questo è un altro discorso).

          E sempre secondo me il fatto che con ogni probabilità (il presbitero o cardinale di turno) si troverebbe quasi sempre il conto pagato da altri non cambia di una virgola la conclusione. Se poi la questione diventa “obbligatoria” per rispondere con un minimo di creanza ad un invito di terzi sono sicuro che il vero cristiano non dovrebbe gradire molto l’obbligo di “ingozzarsi di brutto” (se non altro perchè non dovrebbe essere, appunto, abituato a farlo).

          • Gianluca C. ha detto in risposta a giuliano

            La mia domanda nasce dal fatto che scorgo un’intima contraddizione in colui che professa la fede cristiana e fa del suo mestiere il soddisfare i peccati di gola dei ricchi, non in colui che sporadicamente si concede il piccolo lusso dell’aragosta o del risotto al tartufo

            • giuliano ha detto in risposta a Gianluca C.

              Ho capito. Punta il dito sul “cuoco” di grido che, presupponendo “ipocritamente” di essere nel giusto facendosi pagare profumatamente, cerca sempre “ipocritamente” di far applicare il suo credo, la sua fede e la sua cultura alla figlia. Mah… modo di ragionare vagamente contorto.
              Fare il cuoco di grido non vuol dire necessariamente soddisfare i peccati di gola dei ricchi (per i quali presuntivamente l’ultimo dei problemi è soppesare i propri desiderata in cucina in termini di “peccato di gola”). E in ogni caso… non crede che peccare come peccatore è una cosa e stimolare il peccato del peccatore sarebbe comunque altra cosa? Se estremizza il discorso bisognerebbe essere tutti Santi come San Francesco e rinunciare alle proprie fortune per diventare, appunto, Santi. Potrebbe essere anche un obiettivo (diventare tutti Santi intendo…) ma sono “necessarie” anche le persone che non ci riescono ne ci provano. Non crede?
              In ogni caso interessante la sua ipotesi di induzione al peccato per procura…

              • Gianluca C. ha detto in risposta a giuliano

                Punta il dito sul “cuoco” di grido che, presupponendo “ipocritamente” di essere nel giusto facendosi pagare profumatamente, cerca sempre “ipocritamente” di far applicare il suo credo, la sua fede e la sua cultura alla figlia. Mah… modo di ragionare vagamente contorto.

                Questo è il tuo modo di ragionare, non il mio. Non ne ho fatto una questione d’ipocrisia, né d’imposizione del proprio credo. Anzi, sono sicuro che il cuoco dell’articolo sia del tutto sincero nella sua fede, e questo perché non si è nemmeno posto il dilemma se il “fare da mangiare” finalizzato non al nutrimento, bensì alla mera soddisfazione del piacere gustativo (siamo d’accordo che nessuno va in un ristorante pluristellato per nutrirsi?) dei pochi che possono permetterselo, e da questo trarne un guadagno, sia eticamente o meno in linea con la dottrina.
                Io ritengo invece che il dilemma sussista, a meno di non svalutare il peccato di gola e considerarlo come un peccatuccio-uccio-uccio rispetto agli altri.
                E non è quello che è storicamente accaduto? D’altronde, è difficile immaginare, nei secoli scorsi, i ben pasciuti rappresentanti delle alte gerarchie ecclesiastiche fare reprimenda del peccato di gola ad un popolo per cui era quasi sempre un problema mettere insieme il pranzo con la cena.

                E in ogni caso… non crede che peccare come peccatore è una cosa e stimolare il peccato del peccatore sarebbe comunque altra cosa?

                No, non lo credo. E tu non saresti così tenero se invece di parlare del gestore di un luogo in cui si consuma regolarmente il peccato di gola parlassimo del gestore di un luogo in cui si consuma regolarmente il peccato di lussuria

                • giuliano ha detto in risposta a Gianluca C.

                  Prendo atto che lei “non ne fa una questione di ipocrisia”…

                  Mi sento di ribadire comunque che non c’è corrispondenza diretta fra il gestore dell’ambiente in cui si può concretizzare il “peccato di gola” e la persona che compie il “peccato di gola”. Non è la “creazione dell’occasione” in se che comporta il peccato ma è sfruttare l’occasione che “genera il peccato” (una persona potrebbe essere “creatore dell’occasione” anche in buona fede, o può trovarsi solo successivamente nella possibilità di non procedere nella strada intrapresa, ecc…).

                  E anche “ammettendo” il link da lei postulato fra “formatore” dell’occasione e “sfruttatore” dell’occasione va da se che è proprio il fatto che il peccato è prima di tutto “personale” che rende incongruo il tentativo di ritenere a priori meno “peccatore” un gestore di ristorante rispetto ad un gestore di postribolo (come da lei ventilato).

                  In ogni caso, indipendentemente da come la si pensi, penso abbia comunque poco senso cercare di evidenziare che un vizio capitale ha “meno peso” o col tempo “ha assunto meno peso” rispetto agli altri (come mi pare stia facendo lei). La Chiesa parla di sette vizi capitali, “capitali” perchè una combinazione di questi genera qualsiasi altro tipo di peccato (così si insegna a Catechismo…). Ma i peccati difficilmente possono considerarsi “puri”; distinguere e pesare “a priori” i vari vizi (e i peccati conseguenti) vuol dire dimenticarsi che nella pratica non possono che richiamarsi a vicenda. E anche volendo limitare per assurdo la questione al singolo puro peccato (come al puro peccato di gola) penso che si arrivi ad un livello grave grave solo nei casi estremi in cui si reca danno alla propria salute (non rispettando esplicitamente Dio) o quando non si considera chi non può sfamarsi (non rispettando le “direttive” del Vangelo), ecc.

                  • Gianluca C. ha detto in risposta a giuliano

                    E anche “ammettendo” il link da lei postulato fra “formatore” dell’occasione e “sfruttatore” dell’occasione va da se che è proprio il fatto che il peccato è prima di tutto “personale” che rende incongruo il tentativo di ritenere a priori meno “peccatore” un gestore di ristorante rispetto ad un gestore di postribolo (come da lei ventilato).

                    Quindi, se non ho capito male, secondo te il gestore di un postribolo ha lo stesso status etico di “non peccatore” del gestore di un ristorante extralusso? In effetti anche il primo crea solo l’occasione del peccato (di lussuria, in questo caso), ma non lo compie personalmente.

                    E anche volendo limitare per assurdo la questione al singolo puro peccato (come al puro peccato di gola) penso che si arrivi ad un livello grave grave solo nei casi estremi in cui si reca danno alla propria salute (non rispettando esplicitamente Dio) o quando non si considera chi non può sfamarsi (non rispettando le “direttive” del Vangelo), ecc.

                    C’è una cosa che non capisco. L’obeso, salvo rare malattie organiche, è una persona che ingurgita abitualmente più cibo del necessario e che quindi cade flagrantemente nel vizio della gola, recando danno alla propria salute e “non rispettando esplicitamente Dio”. Ma non per questo viene escluso o discriminato dalla comunità ecclesiale, e qualche volta riesce pure a diventare papa (vedi Giovanni XXIII), mentre un omosessuale dichiarato fa scandalo già se fa il catechista. Boh.

                    • giuliano ha detto in risposta a Gianluca C.

                      Penso non esista lo “status etico di non peccatore”.

                      Chi gestisce attività che inducono al peccato certamente non può dirsi in grazia di Dio, ma è altrettanto vero che la gravità della sua posizione è direttamente proporzionale all’accidia con cui rimane inerte alle conseguenze del suo operato. Forse qui sta la possibilità che si compia il peccato di cui lei sta scrivendo (non certo perchè gestisce una casa di tolleranza o un ristorante rinomato in se).

                      Bisogna infatti vedere come una persona è arrivata a gestire il ristorante destinato a far godere il palato oltre le mere necessità dell’uomo, ecc… Inoltre, ripeto, ha poco senso (sempre secondo me) fare graduatorie di (presunti) peccatori per procura.

                      Per quanto riguarda l’omosessuale non vedo legame con obesità o paventati altri peccatori affranti dai vizi capitali. La Chiesa ha una posizione ben precisa sull’omosessualità: un conto è l’omoaffettività e un conto è la pratica omosessuale. Eppoi, visto che secondo lei uno rischia di essere “super” peccatore solo perchè è obeso (cosa discutibile già di per se…) non mi venga a dire che uno deve considerarsi “super” peccatore solo perchè è omosessuale? Se andiamo avanti così rischiamo solo di attrarre l’ilarità di qualche “specialista” che per sbaglio ci legge…

            • Brunello ha detto in risposta a Gianluca C.

              Dato che il cuoco deve mantenere la sua famiglia non vedo la contraddizione 😉

    • Tommasodaquino ha detto in risposta a Gianluca C.

      Il problema è posto male in termini etici. Non esiste un principio assoluto per cui spendere 200 euro per una cena è immorale. Il peccato è mortale quando queste 3 condizioni vengono soddisfatte contemporaneamente 1- Materia Grave 2 – Deliberato Consenso 3 – Piena Avvertenza.
      Se sono un manager di un’azienda e voglio regalare un pranzo ad un cliente con miei soldi non vedo come possa essere considerato anche solo peccato!
      Lei parla di Vizio che si contrappone alla Virtù. Il vizio è semplicemente una cattiva abitudine, cioè un’azione oramai radicata che fa parte del bagaglio della persona. Si può commettere un peccato di gola grave anche solo spendendo pochi euro. Il vizio è tale quando diventa (nel nostro caso la gola) la cosa più importante della vita, diventa cioè idolo. Questo è il vizio, qualunque esso sia (lussuria, avarizia, gola, accidia, ira, superbia, invidia).

      • Gianluca C. ha detto in risposta a Tommasodaquino

        Per quello che so, il vizio capitale è qualcosa di ben più grave di una cattiva abitudine, trattandosi di uno stato di perdurante ricaduta nel peccato. Si può cadere nel singolo peccato d’ira, di superbia, di gola, d’avarizia ecc. senza cadere necessariamente nel vizio corrispondente.
        Posto ciò, in cosa consiste il singolo peccato di gola? E’ una questione quantitativa (ingurgitare più cibo del necessario) o anche qualitativa (indugiare in cibi costosi, raffinati e ricercati)?

        • theo ha detto in risposta a Gianluca C.

          Che il cibo sia costoso, se li vale tutti i soldi, non è peccaminoso in se. Continui a confondere peccato e piacere, la degenerazione con il legittimo uso.

  3. Aristarco De' Strigidi ha detto

    Se devo dirla tutta, del parere di uno chef il cui interesse riguarda fondamentalmente come IMPIATTARE quattro caccole in maniera da far apparire appetibile qualcosa che altrimenti avrebbe fatto passare la voglia di mangiare ad un biafrano di quelli di mezzo secolo fa, nunmenepòfregàdemeno.
    Per la cronaca, a parte che il locale dove mi sia capitato di mangiar meglio in vita mia é casa mia, quelle rare volte che per far felice il mio capo (in arte moglie, nonché cuoca sopraffina) vado in un ristorante, cerco di trovare le trattorie di una volta, quando si mangiava per il gusto del palato (vabbe’ che secondo voi la gola é un peccato, ma che me frega, tanto so’ Ateo).
    Ramen a tutti.

  4. Andrea2 ha detto

    Perché cadete nelle provocazioni di Gianluca C. (8 commenti su 20, molti dei quali in risposta ai suoi) che vi svia da quello che è il contenuto dell’articolo “vai a Messa è la cosa migliore che puoi fare nella vita” cianciando sul peccato di gola?
    Fate invece ciò che dice la Madonna: “Pregate di più e parlate di meno”.

    • Gianluca C. ha detto in risposta a Andrea2

      Io mi sono approcciato alla questione senza polemica e con tutta l’umiltà possibile di chi sa di poter sbagliare.
      Se volete rispondere ai quesiti che mi sono posto, ben venga, sennò è uguale. Fate conto di spiegare il vizio di gola a un bambino di sei anni.

      • Andrea2 ha detto in risposta a Gianluca C.

        Qui la questione è “vai a Messa è la cosa migliore che puoi fare nella vita” quindi ti dico “vai a Messa è la cosa migliore che puoi fare nella vita”.
        Se poi necessiti di spiegazioni sul peccato di gola approfitta del fatto che ti trovi in Chiesa per confessarti e chiedere al confessore tutti i chiarimenti che desideri.
        Pregherò per te.

  5. Brunello ha detto

    Penso di poter affermare che l’idea di peccato di Gianluca e’ quella dei farisei, cioe’ badare solo alla forma. Invece GESU’ disse che la legge e’ per l’uomo e non il contrario

  6. Gianluca C. ha detto

    Al contrario: aspiro a riempire *di sostanza* l’idea del peccato di gola, e per questo mi pongo domande concrete, sostanziali.
    Ad esempio quella relativa all’obesità quale manifestazione lampante del vizio di gola.
    O quella relativa al mangiare finalizzato non al nutrimento, bensì all’appagamento del piacere dei sensi.
    O quella relativa alla diversa considerazione che storicamente ha avuto il vizio di gola rispetto agli altri vizi.
    Ti sembrano, queste, questioni farisaiche?

    • Brunello ha detto in risposta a Gianluca C.

      Si, anche perche’ se conoscessi un minimo il Vangelo sapresti che Gesu’ trasformo’ l’acqua in vino per un pranzo di nozze, secondo i tuoi standard sarebbe un ubriacone; comunque e’ la tua idea di peccato che e’ un po’ una barzelletta: secondo te peccare vuole dire trasgredire regole assurde, secondo me peccare vuole dire fare del male agli altri ed in definitiva a se’ stessi. Ovviamente non sono un sacerdote quindi potrei anche non essere nel giusto. 😉

  7. Gianluca C. ha detto

    secondo me peccare vuole dire fare del male agli altri ed in definitiva a se’ stessi. Ovviamente non sono un sacerdote quindi potrei anche non essere nel giusto.

    Se un sacerdote sente la tua concezione del peccato (che condivido appieno) come minimo ti mena 🙂
    Come fai a dirgli che il sesso fuori dal matrimonio (per non parlare dell’omosessualità) non fa del male né agli altri né a se stessi e quindi non è peccato?

    • theo ha detto in risposta a Gianluca C.

      E rieccoci con una visione della fede e della Chiesa da barzelletta…

    • Brunello ha detto in risposta a Gianluca C.

      Diciamo che a mio avviso bisogna stare molto attenti a non ferire i sentimenti degli altri, a non considerarli oggetti che devono soddisfare le nostre voglie. Sull’omosessualita’ ho le idee un po’ confuse…se e’ una scelta e’ la peggiore possibile, se invece non lo e’ cambia tutto.

      • Gianluca C. ha detto in risposta a Brunello

        Sull’omosessualita’ ho le idee un po’ confuse…se e’ una scelta e’ la peggiore possibile, se invece non lo e’ cambia tutto.

        Ok, visto che la scienza non è arrivata a dare una risposta definitiva sulla genesi dell’omosessualità, se abbia una matrice genetica e biologica o se sia una mera “scelta”, perché non applicare alla fattispecie il principio “in dubio pro reo”, e non quello “in dubio contra reum” applicato sinora dalla dottrina? 🙂

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