Negozi chiusi di domenica: da Di Maio (e dal Papa) una proposta intelligente

Nel 2012 il decreto Salva Italia liberalizzava gli orari di apertura dei negozi e di altri enti pubblici, questo per facilitare il commercio e migliorare il servizio consumatori. Tale azione di governo, atta a rilanciare l’economia dopo la crisi del 2008, cercava di aiutare commercianti e negozianti, cosa che effettivamente è riuscita a fare, almeno in parte. Ma ha anche portato enormi problemi per i dipendenti.

Un caso è recentemente scoppiato al centro commerciale Oriocenter di Bergamo, dove con una circolare si comunicava ai lavoratori gli orari da coprire durante i giorni festivi di Natale e Santo Stefano. E’ scoppiata una protesta che ha visto coinvolti metà dei 3.000 dipendenti, tanto da far arrivare il caso fin in Parlamento. Già all’epoca, il neo ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, si era espresso a favore dei dipendenti, scrivendo che “tutte le famiglie hanno il diritto al riposo anche quelle che posseggono o gestiscono esercizi commerciali. Famiglie più felici sono la premessa di una Italia più forte!”. In questi giorni lo stesso Di Maio ha proposto un cambiamento del decreto, suscitando scontri tra sindacati e le associazioni dei consumatori. Ha quindi aggiunto: «Anche il Santo Padre, del resto, si è espresso più volte sull’importanza del riposo domenicale e festivo. Siamo pronti ad accogliere questo suo invito».

Effettivamente anche Papa Francesco, proprio in quei giorni di proteste, parlando della domenica, fece sentire la sua voce relativamente al significato sacro del giorno domenicale.  Da una parte l’interesse che le famiglie italiane abbiano la possibilità di ritrovare la loro unità nel riposo, dall’altra la sacralità del giorno domenicale: due tensioni che non si escludono, ma che confluiscono nel ricordare all’uomo contemporaneo che la sua realizzazione non si compie solo dentro al contesto lavorativo, ma anche nella sfera relazionale ed affettiva. Come ricordato dal vescovo Giampaolo Crepaldi, il lavoro va inserito al suo giusto posto, considerando l’uomo nella sua totalità, per questa ragione è doveroso salvaguardare quei valori che permettono non solo il riposo per ritemprare le forze, come già nel lontano 1891 Leone XIII ricordava nella sua Rerum Novarum, ma di coltivare anche il rapporto relazionale con i propri cari e soprattutto con Dio, grazie al quale anche la fatica lavorativa trova senso.

Come ricorda anche il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, nei giorni di festa bisognerebbe astenersi dai lavori, per riuscire a dedicare a Dio il giusto tempo, per riflettere, per studiare, formarsi alla vita cristiana, per svolgere le opere di misericordia e tentare di approfondire sempre più intimamente il rapporto con Cristo. Tuttavia, non siamo davanti a un imperativo categorico: sappiamo bene come molte famiglie arrivino con difficoltà alla fine del mese, e la Chiesa comprende questo e aiuta materialmente chi arriva a stento a fine mese. Eppure questo richiamo ci serve come pungolo per non dimenticarci che la nostra vita non gira solo attorno al fare.

È lunga la strada per arrivare a questa consapevolezza, eppure lasciare libero questo giorno dal lavoro potrebbe essere un primo passo per riscoprire la valenza di ciò che la nostra Tradizione ci ha lasciato. Non sono un tifoso del mondo grillino, ma se questa iniziativa dovesse andare in porto, spero possa portare frutti non solo di fede, ma anche di amore familiare, in modo da fortificare le famiglie, già da troppi decenni ferite e lesionate dalle pessime politiche dei nostri governi.

Luca Bernardi

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4 commenti a Negozi chiusi di domenica: da Di Maio (e dal Papa) una proposta intelligente

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  1. Sebastiano ha detto

    Proposta più che sensata.
    Oltretutto, ammesso e non concesso che le aperture festive abbiano “prodotto” più posti di lavoro, sarebbe di una certa utilità conoscere anche quanti ne ha cancellato, con la chiusura dei piccoli negozi stritolati dalla concorrenza dei super-ipermercati e, nondimeno, analizzare la desertificazione delle attività commerciali nei piccoli centri (e non solo), diventati quartieri dormitorio. Giusto perché poi non ci si lamenti ad ogni piè sospinto del loro spopolamento, facendo finta di non sapere che anche questa è una delle cause.
    Che le associazioni dei consumatori siano contro la chiusura è quasi scontato: se vedi le persone solo come acquirenti di scatolette e surgelati…

  2. Preghierecorte ha detto

    Il terzo comandamento ci dice di santificare le feste, il che vuol dire “Fare festa”!

    Fermarsi per avere un momento in cui ti ritrovi (e ritrovi il centro ciòe’ Dio) altrimenti é tutto un andare senza un perche’. Un momento in cui contemplare la tua vita, guardarla a bocce ferme.

    E’una cosa importantissima un regolare periodo di stop, anche per un non credente.

  3. lorenzo ha detto

    Chi in Italia ha abolito molte festività religiose ed ha in pratica sdoganato la domenica come giorno lavorativo, sono stati alcuni politici cattolici che volevano dare uno ulteriore slancio ad un’economia che marciava alla grande: da allora l’economia italiana è entrata in crisi.

  4. Abolivonzio ha detto

    Natale sì e 1 maggio no? Articolo incompleto. Trattamento disparato tra festività civili e religiose. Eppure nel calendario compaiono entrambe.

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