Una famiglia che prega assieme è più unita e vive meglio, lo dicono gli studi

PreghieraNumerose ricerche sono state dedicate al rapporto tra religione e psicologia e i risultati sono pressoché identici: la fede è una forza di benessere psico-fisico personale ed un collante sociale.

Avere una vita religiosa attiva migliora la salute mentale, aumenta il successo scolastico, rende più felici, migliora l’autocontrollo, diminuisce il tasso di dipendenze e aumenta la prospettiva di vita, riduce la delinquenza, l’ansia e la depressione. Sono alcuni dei risultati di numerosi studi scientifici elencati nel nostro apposito dossier.

Ma i benefici sono anche a livello sociale, un’alta frequenza ai sacramenti è legata ad una migliore relazione di coppia, sentimentale e sessuale, nonché alla diminuzione dei tassi di divorzio, ed influisce sulla fedeltà di coppia. Un sondaggio del 2015 ha rilevato che il 50% delle coppie non prega assieme al di fuori dei pasti in famiglia, l’altro 50% lo fa almeno una volta all’anno, di cui l’11% tutti i giorni e un terzo, nel complesso, almeno una volta al mese.

Clay Routledge, professore di Psicologia presso la North Dakota State University, ha elencato i risultati della letteratura scientifica che dimostrano come la preghiera migliora l’autocontrollo, aiuta ad essere pazienti, rende più indulgenti verso le persone che ci sono vicine e porta vantaggi per quanto riguarda la salute e gli effetti dello stress. «Vi è una crescente mole di prove», ha spiegato, «che indica che la preghiera, un comportamento spesso associato con la religione, può essere utile per gli individui e la società».

Ovviamente, l’indagine scientifica non entra nel campo teologico, nel rapporto tra la persona e Dio, nei motivi della preghiera e nell’eventuale risposta di Dio, ma si limita a valutare le conseguenze che è in grado di percepire tramite i suoi metodi di ricerca. Tuttavia, chiunque comprende facilmente che il tempo che le famiglie passano pregando assieme è tempo sottratto alla televisione e agli smartphone, impiegato invece in un rapporto profondo e di qualità. Uno studio ha infatti scoperto che i bambini, figli di genitori che pregano più di una volta al giorno, vivono un migliore rapporto con i loro genitori anche se non sono coinvolti nei momenti di preghiera. Un secondo studio ha trovato una correlazione positiva tra l’aumento di fiducia reciproca e il tempo che la coppia dedica alla preghiera.

Il medico e biologo francese Alexis Carrell, premio Nobel per la medicina nel 1912, scrisse nel 1941 un bel libro intitolato, per l’appunto, La preghiera, in cui mise in guardia dal non paragonare «la preghiera con la morfina. Poiché essa determina una specie di fioritura della personalità, solleva gli uomini al di sopra della statura mentale loro propria per eredità o per educazione. La preghiera fortifica nello stesso tempo il senso sacro e il senso morale. Gli ambienti nei quali si prega sono caratterizzati da una certa persistenza del senso del dovere e della responsabilità, da una minor gelosia e malvagità, da qualche bontà nei rapporti col prossimo. Quando la preghiera è abituale e veramente fervente, la sua influenza si fa chiarissima. Si direbbe che nella profondità della coscienza s’accenda una fiamma». Insomma, conclude il Nobel per la medicina, «tutto accade come se Dio ascoltasse l’uomo e gli rispondesse. Gli effetti della preghiera non sono un’illusione. Non bisogna ridurre il senso sacro all’angoscia dell’uomo davanti ai pericoli che lo circondano e davanti al mistero dell’universo. Né bisogna fare unicamente della preghiera una pozione calmante, un rimedio contro la nostra paura della sofferenza, della malattie della morte. Il senso sacro sembra essere un impulso proveniente dal più profondo della nostra natura, un’attività fondamentale, per mezzo della preghiera l’uomo va a Dio e Dio entra in lui» (A. Carrel, La Preghiera, Morcelliana 1986, pp. 28-44).

In altre due occasioni ci siamo occupati della preghiera, nella prima rispondendo alla classica domanda: “Perché pregare se Dio conosce già i nostri pensieri?”, nella seconda, spiegando che la preghiera non serve per istruire Dio, ma semmai per disporre noi ad accogliere il Suo aiuto. Resta comunque insuperabile la riflessione di Benedetto XVI: «Nell’esperienza della preghiera la creatura umana esprime tutta la consapevolezza di sé, tutto ciò che riesce a cogliere della propria esistenza e, contemporaneamente, rivolge tutta se stessa verso l’Essere di fronte al quale sta, orienta la propria anima a quel Mistero da cui si attende il compimento dei desideri più profondi e l’aiuto per superare l’indigenza della propria vita. In questo guardare ad un Altro, in questo dirigersi “oltre” sta l’essenza della preghiera, come esperienza di una realtà che supera il sensibile e il contingente».

La redazione
(articolo inserito nell’archivio tematico dedicato al rapporto tra fede e psicologia)

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18 commenti a Una famiglia che prega assieme è più unita e vive meglio, lo dicono gli studi

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  1. giorgio baldrati ha detto

    Giov,14:[27] Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

  2. Sophie ha detto

    Credo nella potenza della preghiera in famiglia. Pregammo perchè ridotti in povertà siamo rimasti a pane e acqua.
    Non solo poi con la preghiera le cose sono migliorate, ma i miei genitori hanno deciso di sposarsi in Chiesa. Gesù ci sente. 🙂

  3. Vincent Vega ha detto

    Nell’articolo davvero. A proposito di famiglia, recentemente ho scoperto che nella Chiesa unita del primo millennio non si era affatto così categorici come si è stati in quella del secondo millennio. Ad esempio, non era considerato peccato mortale ogni rapporto sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale (convivenze) o una volta che esso fosse fallito (divorziati risposati).

    A tal proposito in un vecchio articolo di Socci (così nessuno mi dirà che mi servo di un zuccheroso modernista).

    Vediamo cosa dice http://www.antoniosocci.com/per-capire-papa-benedetto/

    “Giustiniano” scrive 30 Giorni “ottiene di più col rendere il concubinato ‘legitima coniunctio’ a condizione che si tratti di unione stabile e monogamica (cfr. Digesto 23, 2, 24). Il concubinato resta inferiore al matrimonio solo quanto a dignità (inequale coniugium). Con ciò Giustiniano non fa nient’altro che accogliere un principio già vigente nella prassi pastorale della Chiesa. Scrive papa Leone Magno nell’Epistola 167: ‘Chi non ha moglie e ha una concubina per moglie (pro uxore) non sia allontanato dalla comunione’ ”.

    Ma che sorpresa! In passato quindi non era come oggi dove ogni rapporto sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale è considerato peccato mortale! 🙂
    Ma che sorpresa davvero!

    E lo stesso valeva per i divorziati risposati, mi invento nulla eh, cito da “la civiltà cattolica”, ovvero la rivista dei gesuiti.

    http://www.laciviltacattolica.it/it/quaderni/articolo/3461

    “Ma che cosa si intendeva nella Chiesa antica per «indissolubilità»? Nei primi secoli essa contrapponeva alla legge civile, che considerava legittimo il ripudio e il divorzio, l’esigenza evangelica di non infrangere il matrimonio e di osservare il precetto del Signore «di non dividere ciò che Dio ha unito». Tuttavia anche al cristiano poteva accadere di fallire nel proprio matrimonio e di passare a una nuova unione; questo peccato, come ogni peccato, non era escluso dalla misericordia di Dio, e la Chiesa aveva e rivendicava il potere di assolverlo. Si trattava proprio dell’applicazione della misericordia e della condiscendenza pastorale, che tiene conto della fragilità e peccaminosità dell’uomo. Tale misericordia è rimasta nella tradizione orientale sotto il nome di oikonomia: pur riconoscendo l’indissolubilità del matrimonio proclamata dal Signore, in quanto icona dell’unione di Cristo con la Chiesa, sua sposa, la prassi pastorale viene incontro ai problemi degli sposi che vivono situazioni matrimoniali irrecuperabili. Dopo un discernimento da parte del vescovo e dopo una penitenza, si possono riconciliare i fedeli, dichiarare valide le nuove nozze e riammetterli alla comunione.

    Forse potrebbe aver contribuito a una tradizione così tollerante l’interpretazione del comando del Signore sulla indissolubilità (Mt 19,4-6), intesa come una norma etica ideale verso cui il cristiano deve continuamente tendere e non come una norma giuridica.Del resto nella Chiesa dei primi secoli, che considerava l’adulterio uno dei peccati più gravi insieme all’apostasia e all’omicidio, i vescovi avevano il potere di assolvere tutti i peccati, anche quelli relativi all’infedeltà coniugale e alla conclusione di una nuova unione.”

    Ma quindi che è successo? Nel secondo millennio c’è stato un “upgrade” dell’uomo da uomo carnale a übermensch indefettibile e alla tolleranza del passato si è sostituìta la severità che c’è stata fino ad oggi? E i peccati mortali non dovrebbero discendere direttamente dall’insegnamento divino ed essere tali semper et pro semper? Mah! Una cosa però dovrebbero domandarsela i tradizionalisti: sono più tradizionalisti loro o io, visto che la penso come la Chiesa del primo millennio mentre per loro la Chiesa pare iniziata dalla radicalizzazione legalista del Concilio di Trento?

    Ai posteri l’ardua sentenza.

    • sara ha detto in risposta a Vincent Vega

      Allora convivi…
      Cosa stai qui ancora a scrivere trattati.

      Fai quello Che ti pare.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

        Cara Sara, le domande che ho fatto sono ben precise. Le riporto di nuovo

        “Ma quindi che è successo? Nel secondo millennio c’è stato un “upgrade” dell’uomo da uomo carnale a übermensch indefettibile e alla tolleranza del passato si è sostituìta la severità che c’è stata fino ad oggi? E i peccati mortali non dovrebbero discendere direttamente dall’insegnamento divino ed essere tali semper et pro semper? Mah! Una cosa però dovrebbero domandarsela i tradizionalisti: sono più tradizionalisti loro o io, visto che la penso come la Chiesa del primo millennio mentre per loro la Chiesa pare iniziata dalla radicalizzazione legalista del Concilio di Trento?”

        Se c’è stato un upgrade nell’essere umano e ciò che poteva essere tollerato nel primo millennio oggi non può più esserlo perché evidentemente gli umani sono passati da poveri esseri fallibili a übermensch vorrei saperlo. 🙂

        Non penso di chiedere troppo. Se un determinato atto vale l’inferno logica vuole che lo valesse anche nel primo millennio, li invece era tollerato.

        Si aprono due possibilità:

        1) La chiesa del primo millennio ha sbagliato.

        2) Oppure nel secondo millennio c’è stata una “radicalizzazione”, un irrigidimento se vuoi, che ha portato a considerare peccato mortale anche ciò che prima non lo era.

        Tertium non datur. Questa è logica eh, alla portata di chiunque.

        Quello che è sicuro e che se il Concilio di Toledo prima e Papa Leone Magno poi hanno accettato la legittimità delle convivenze e il Catechismo odierno e la Chiesa odierna le considera atti meritevoli di dannazione (qua puoi trovare un sito sedicente tradizionalista che difende questa idea http://www.riscossacristiana.it/convivere-e-peggio-che-uccidere-avviso-parroci-parlate-di-peccati-sta-bene-ferisce-tante-anime-belle-sensibili-di-paolo-deotto/ ) uno dei due ha certamente torto.

        • Gianfranco ha detto in risposta a Vincent Vega

          A mio parere la situazione è più complessa di quella da te descritta. Le alternative da te poste possono essere riformulate. La Chiesa è il popolo di Dio in cammino. Nel primo millennio il popolo cristiano si trovava in netta minoranza in un mondo pagano o ostile. Le cristianizzazioni avvenivano con battesimi di massa dove l’inculturazione era lenta e bisognava fare i conti con situazioni più disparate, senza farsi molti scrupoli. Per fare un esempio i principi normanni, dopo la conversione continuavano a mantenere mogli e concubine. Lo stesso Carlo Magno aveva concubine. La scelta della gerarchia in quel tempo era di assicurare la sopravvivenza del popolo cristiano in un ambiente ostile non formalizzandosi eccessivamente. Con il tempo le regole si sono consolidate, anche se con molte resistenze. La tolleranza in ambito coniugale è stata una costante perchè si è considerata come priorità la difesa della Chiesa (dai barbari, dai musulmani, dai bizantini ecc.) da parte dei principi.
          Purtroppo questo ha portato a situazioni che sono sfuggite di mano arrivando al paradosso di vescovi, nominati dai re, che convivevano con una o più concubine.
          Il mondo medievale quindi non può essere preso totalmente a modello per il mondo moderno.
          Tuttavia la diffusa secolarizzazione attuale può aiutarci a trarre insegnamento dall’atteggiamento della Chiesa in quei secoli per affrontare le sfide moderne. Ed è quello che mi pare voglia fare il Santo Padre.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Gianfranco

            Ben detto Giancarlo, si ricordino di ciò tutti coloro che ogni giorno tuonano sul web contro il Papa dandogli dell’eretico modernista, quando in realtà le sue (le nostre, perlomeno le mie) posizioni sono più tradizionaliste delle loro! 😀

            Concordo anche sul fatto che il mondo del primo millennio non possa essere preso totalmente come modello, ci mancherebbe, quello che intendevo è che forse si è un tantino esagerato nel catalogare tutto come peccato mortale (che, ricordiamolo, è ciò che dovrebbe condannare alla dannazione eterna, mica roba da poco), perché se un determinato atto non era peccato mortale 13 secoli fa è assurdo che lo sia oggi.

            Cioè, se convivevo come cristiano nel VII D.C andava bene e potevo prendere la Comunione mentre se lo faccio oggi e non riesco a pentirmene perché non vedo cosa ci sia di male devo andare all’inferno? Ma scherziamo? I comandamenti e i peccati mortali dovrebbero essere sempre quelli.

            Speriamo in questo Papa e nel suo successore (che sono quasi certo che sarà il Cardinale Tagle).

            Ad maiora.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Gianfranco

            Oh, riporto dal sito di Socci eh (e qui li voglio vedere i tradizionalisti 😉 )

            “Giustiniano” scrive 30 Giorni “ottiene di più col rendere il concubinato ‘legitima coniunctio’ a condizione che si tratti di unione stabile e monogamica (cfr. Digesto 23, 2, 24). Il concubinato resta inferiore al matrimonio solo quanto a dignità (inequale coniugium). Con ciò Giustiniano non fa nient’altro che accogliere un principio già vigente nella prassi pastorale della Chiesa. Scrive papa Leone Magno nell’Epistola 167: ‘Chi non ha moglie e ha una concubina per moglie (pro uxore) non sia allontanato dalla comunione’ ”

            Ne consegue che la convivenza non era peccato mortale per nessuno, al massimo veniale. Poi nel post sopra appunto ho riportato un articolo dalla civiltà cattolica che spiegava che anche verso i divorziati risposati c’è stata molta tolleranza, nonostante l’unico vero matrimonio sia il primo e si fosse mantenuto sempre fermo l’ideale migliore.

            .Francamente come ho detto io disapprovo fortemente il successivo inasprimento che c’è stato già dallo scisma con gli ortodossi e si è massimizzato col Concilio di Trento, non ci resta che sperare in questo Papa e nel suo successore, come ho detto.

            Che Dio ce la mandi buona.

          • hic et nunc ha detto in risposta a Gianfranco

            se la chiesa stabilisce che mangiare con le mani “sporche” è peccato, è peccato nel senso che dà l’occasione al peccato di realizzarsi… immutabile è l’identificazione del peccato con un “atto impuro”, mutabile è l’identificazione dell’atto impuro con il mangiare con le mani “sporche”: se prima bastava l’acqua da quando “esistono” i batteri mangiare con le mani senza usare il sapone è come mangiare con le mani sporche, un atto impuro

            questa apparente mutabilità delle norme morali non giustifica l’aggiornamento della chiesa solo in senso apparentemente proibizionista più di quanto non lo giustifichi in senso apparentemente lassista

            la giustificabilità delle norme però non può comunque basarsi, nella Chiesa, che è pura metafisica, sulla razionalità positivistica o utilitaristica né per rendere più rigida né per rendere più morbida una norma…

            più che altro la Chiesa farebbe bene a non fare il legislatore dei comportamenti morali, che decide a priori quali comportamenti sono morali… ma il pastore che illumina il cammino delle pecore nel buio della notte verso l’alba del comportamento morale, il maestro di morale… che mostra la luna e non il dito, la lavagna e non la bacchetta con cui picchia o minaccia i suoi scolari

            giudicando le pecore una per una quando vanno a confessarsi per capire caso per caso se si comportano bene

  4. Vincent Vega ha detto

    Ah è giusto per la cronaca, Papa Leone Magno mica era impazzito eh! Se andiamo ancora più indietro nel tempo, al Concilio di Toledo, le convivenze erano stabilite come legittime https://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_Rivista.aspx?idArticolo=30309

    Perciò pare proprio che nei primi secoli il peccato fosse commettere adulterio, ovvero tradire la propria moglie, ma non era categoricamente condannato tutto ciò che avveniva prima del matrimonio o fuori dello stesso (divorziati risposati).
    Forse allora chi si lamenta dell’ipertrofia del sesto comandamento che è passato da non commettere adulterio a non commettere atti impuri proibendo tutta la sessualità umana fuori dal matrimonio sacramentale non ha tutti i torti.

    Quello che so è che le leggi di DIO non dovrebbero cambiare, e gli uomini non dovfebbero dichiarare peccato mortale una cosa non dichiarata tale da Dio stesso, generando solo sensi di colpa inutili negli uomini, ma ormai il danno è fatto.

    Spero che con Francesco sia iniziato il percorso di purificazione della Chiesa per un ritorno alla legislazione più tollerante, umana ed evangelica del primo millennio.

    • sara ha detto in risposta a Vincent Vega

      Lascia stare la Dottrina.

      Se sei cosi’ informato e’ perche’ sei illumunato.

      Siamo tutte delle pecorelle Che sndiamo dietro a cavolate imposte come macigni insopportabili.

      Esci dal Giro.

      Fai cio’ che vuoi, ma lascia stare la Chiesa, caro amico ” cattolico”.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

        Più che portare ciò che hanno sentenziato dei Concili non so cosa fare. 🙂

        Di fatto le cose sono cambiate, poi uno potrà valutare se in meglio o in peggio, ma devo dire che mi ha stupito sapere che le mie idee erano più tradizionalise di coloro che oggi si definiscono tradizionalisti, visto che la penso come la Chiesa del primo millennio.

        Essere cattolici non vuol dire essere acritici. E se permetti il fatto che oggi una cosa sia considerata peccato mortale mentre un millennio e passa fa non lo era, qualche domanda me la pone, visto che in teoria dovrebbe essere la legge di Dio irriformabile è sempre quella.

        Se non altro spero che questi post spingano coloro che criticano l’attuale Papa (che sta indubbiamente cambiando molto) a pensare se ciò che difendono non sono tradizioni “umane, troppo umane”. Altrimenti spiegami tu il perché la dottrina è cambiata. 🙂

        • sara ha detto in risposta a Vincent Vega

          Vincent,
          Se per te scrivere e’ una valvola di sfogo dimmelo.
          Almeno lo so.

          Non riesco a non reagire, tutto e’ un attacco alla Chiesa, e io mi chiedo. Ma perche’?.

          E’ una strada.
          Nessuno obbliga ad aderirvi.
          Le scelte le Fai tu, perche’ aspettare che la Chiesa si adatti a certe situazioni?
          Ce n’e’ per ogni convinzione:

          Protestanti, ortodossi, anglicani…

          Scegliete Dove potete attingere meglio, secondo cio’ che conviene di piu’.

          Io parto sempre da una idea:

          Chi sta con la Chiesa Cattolica e’ perche’ Vuole e sceglie la sua dottrina.

          Io non comprendo Cosa non quadri..o meglio so che le persecuzioni occorrono.
          Ma qual’e’ la tua posizione?.

          Dimmela cosi’ la so.
          Cosa non sopporti della Dottrina?.

          Vabe’…

          Non vorrei essere la solita polemica di turno, ma mi viene naturale difendere qualcosa in Cui Credo.

          Scusami.
          Buonagiornata. Ciao.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

            Per Sara

            “Non riesco a non reagire, tutto e’ un attacco alla Chiesa, e io mi chiedo. Ma perchè?”

            Ma quale attacco? Semplicemente ho messo in mostra una cosa alquanto “strana”, non credi? Per il resto, chiunque qui può confermartelo, ho sempre difeso la Chiesa dagli attacchi ingiusti, arrivando talvolta a litigate fenomenali con alcuni trolls, tipo un certo Piero che ha scritto qui sotto una miriade di nicknames. Ribadisco, gli amministratori del blog possono confermarlo, e anche il resto dell’utenza.
            Ma questo non mi esime dall’usare il cervello, credo.

            “Chi sta con la Chiesa Cattolica e’ perche’ Vuole e sceglie la sua dottrina.
            Io non comprendo Cosa non quadri..o meglio so che le persecuzioni occorrono.
            Ma qual’e’ la tua posizione?.”

            Io sono cattolico apostolico romano. In una parola:cattolico. Anche perché accetto tutti i dogmi, ma il fatto di accettare i dogmi non implica che debba essere d’accordo su tutto, anche sul Magistero ordinario.
            Sicchè, se scopro che la Chiesa del primo millennio aveva posizioni con le quali concordo appieno sui divorziati e sui conviventi, mentre la Chiesa di oggi (che pure sta cambiando, grazie a Francesco) non le ha, mi chiedo: da dove deriva l’inasprimento della dottrina su certi punti?

            Da Dio? Ma se fosse così ciò che è peccato mortale oggi lo sarebbe stato anche nel primo millennio non credi? E allora come stanno le cose? Perché sai, se certi precetti vengono da uomini e non da Dio è un po’ un problema, perché c’è gente che ci ha molto sofferto.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

            Per Sara

            “Dimmela cosi’ la so.
            Cosa non sopporti della Dottrina?.”

            Non sopporto che vengano imposti sulle spalle delle persone dei pesi non necessari, e che tali pesi non siano necessari lo sappiamo dalla prassi della Chiesa del primo millennio.
            La vita è già abbastanza dura così, e se permetti se Dio ha detto “non commettere adulterio”, ovvero la proibizione di tradire il proprio marito o la propria moglie, e tale comandamento viene trasformato da uomini in “non commettere atti impuri” in modo che venga proibito non solo il tradimento coniugale ma qualunque atto sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale beh, un pochino mi girano se permetti.

            Tutto li.

            • hic et nunc ha detto in risposta a Vincent Vega

              nell’ebraico c’è l’identificazione univoca di adulterio come atto impuro rispetto al matrimonio o c’è proprio l’espressione atti impuri (cioè adulterio) senza specificazione, senza riferimento univoco al matrimonio? comprendente quindi atti che vanno contro ciò che la legge ha stabilito essere “puro” (come sappiamo c’erano molte norme che separavano azioni pure da azioni impure), cioè conforme alla legge morale, che nel caso dell’ebraismo era coincidente con la legge di Mosè, dunque carne di maiale… Il riferimento univoco al matrimonio è una interpretazione o è letterale?

      • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

        Per Sara

        “Esci dal Giro.”

        Questo tuo modo di fare in ogni topic nel quale intervengo non credo che sia corretto. Essere cattolici non vuol dire rigettare il cervello, sebbene gli atei ci tengano molto a dare questa descrizione di noi, perciò, se permetti, se mi viene insegnato che ogni atto sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale è un peccato mortale che può portarmi all’inferno e scopro che nella Chiesa del primo millennio non era così qualche domanda me la faccio, e dovrebbero farsela tutti.

        Sai, c’è gente che è venuta su con delle nevrosi per queste cose, per cercare di rispettare tutti i precetti della Chiesa in campo sessuale (cosa niente affatto facile visto che la Chiesa ha reso il solo matrimonio sacramentale come unica situazione dove l’atto sessuale è legittimo, in qualunque altra condizione è peccato mortale, ovvero degna di dannazione), perciò ritengo che un minimo di chiarezza sia d’obbligo.

        Ti chiedo scusa per avere un cervello e non averlo rigettato, deve essere un altro peccato mortale. 😉

  5. sara ha detto

    Adesso e’ tutto chiaro.
    Grazie.

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